Seduzione fatale

Tara sta festeggiando gli ultimi giorni di nubilato con le amiche del cuore quando incontra Patrick, un barista che la attrae e trascorre una notte con lui. Il rapporto che per lei non ha un particolare valore per lui è la prova di essere amato. Da quel momento comincerà a perseguitarla nel tentativo di impedire il matrimonio.

Un regista al primo lungometraggio non dovrebbe rischiare affrontando un tema ormai iper visitato dal cinema come quello di un rapporto occasionale che si trasforma per uno dei due partner in un'ossessione che mette l'altro in pericolo.

Adrian Lyne aveva toccato uno dei vertici con Attrazione fatale ma aveva a disposizione una sceneggiatura che Jim Agnew e Sean Keller non riescono non solo a eguagliare ma neppure ad avvicinare. Perché Wes Bentely, che ha alle spalle film con Terrence Malick e Christopher Nolan, sa come dare efficacia psicopatica al suo Patrick, stalker davvero pericoloso, così come Jaimie Alexander riesce a tradurre in gesti ed espressioni i timori di una donna che non vuole rivelare di aver commesso una trasgressione in prossimità delle nozze.

Tutto funziona nella media fino a due terzi del film quando, d'improvviso, le incongruenze narrative si accavallano annullando quanto costruito fino ad allora. Neanche lo spettatore più ingenuo può accettare l'idea che non si controllino certe situazioni e non si prendano precauzioni che sarebbero elementari anche in un contesto meno pericoloso. Tutto sembra dover procedere per automatismi grazie alla dabbenaggine altrui e non è sufficiente aggiungere un colpo di scena finale per garantire la soddisfazione di chi ormai ha rinunciato alla necessaria sospensione dell'incredulità. 