samanta
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domenica 2 giugno 2019
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non è mannix
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Il film dei fratelli Coen, racconta la storia di Eddie Mannix (Josh Brolin) diventato n. 2 della MGM negli anni 30-60, l'uomo che risolveva tutti i problemi.
Il film non mi piace perché travisa in modo irragionevole la realtà invece di rappresentarla nella sua crudezza. Concordo con il giudizio di Pino Farinotti secondo cui si tratta in fin dei conti di un omaggio al cinema deglianni '50 epoca d'oro di Hollywood. Però il tono comico-farsesco della pellicola non si addice alla figura di Mannix figura tragica, con una parodia forzata di eventi e persone che non fa ridere.
Innanzitutto la figura di Mannix che nel film si confessa tutti i giorni perché di nascosto alla moglia fumava 3 sigarette, e che la sera ritorna va a casa dalla moglie e figli mangiando con lei come un tranquillo borghese non è vera.
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Il film dei fratelli Coen, racconta la storia di Eddie Mannix (Josh Brolin) diventato n. 2 della MGM negli anni 30-60, l'uomo che risolveva tutti i problemi.
Il film non mi piace perché travisa in modo irragionevole la realtà invece di rappresentarla nella sua crudezza. Concordo con il giudizio di Pino Farinotti secondo cui si tratta in fin dei conti di un omaggio al cinema deglianni '50 epoca d'oro di Hollywood. Però il tono comico-farsesco della pellicola non si addice alla figura di Mannix figura tragica, con una parodia forzata di eventi e persone che non fa ridere.
Innanzitutto la figura di Mannix che nel film si confessa tutti i giorni perché di nascosto alla moglia fumava 3 sigarette, e che la sera ritorna va a casa dalla moglie e figli mangiando con lei come un tranquillo borghese non è vera. La sua vita non era così serena , la prima moglie chiese il divorzio per i suoi continui tradimenti e le violenze fisiche prima dell'udienza morì in un incidente, la seconda moglie, ebbe con il suo assenso, un amante tale Reeves quando litigò con il marito l'amante si suicidò e fu sempre sospettato Mannix della morte.
Il nostro era un criminale che viveva border line, colluso con organizzazioni crimanali per avere la tranquillità con i sindacati, per alcuni facente parte di organizzazioni criminali. Nel film si accenna al caso di un attore che uccise con l'auto una persona e che Mannix convinse un dipendente di prendersi la colpa dietro compenso. Nella realtà l'attore era Clark Gable che uccise con l'auto una attrice, Mannix pagò il marito di lei e costrinse un dipendente dietro remunerazione a prendersi la colpa e il carcere. Nel film l'attrice Moran (Scarlett Johansson) che rieccheggia Esther Williams, rimane incinta e Mannix le cerca un marito, nella realtà era Loretta Young che rimase incinta di Clark Gable e la sua casa di produzione (non Mannix) l'allontanò per alcuni mesi dato che non voleva abortire, Loretta ritornò tranquilla la bambina fu parcheggiata in orfanotrofio per 2 anni e poi l'attrice l'adottò. In compenso Mannix fece abortire per 2 volte Judy Garland la seconda volta era rimasta incinta da Tyrone Power, e anche Lana Turner, tutto questo perchè le gravidanze intralciavano la carriera. Mannix inventò la squadra Tracy nerboruti ragazzi che seguivano l'attore nei bar e quando dava ubriaco in escandescenze lo portavano con la forza a casa. Non contiamo l'overdose di medicinali che venivano fatti ingurgitare per sopportare lo stress del lavoro.
Tutto questo per una moralità di facciata e i fratelli stanno al gioco mettendo tutto in ridere (poco ...) e salvando così l'ipocrisia di Hllywood (che sotto altre sembianze rimane tutt'ora) se si raccontassero i fatti reali. Inverosimile poi la figura di Baird (Geoge Clooney) che se vuole richiamare Spencer Tracy non è azzeccata, perché l'attore nelle riprese si comportava in modo ineccepibile, anche non riuscita la scena dei sceneggiatori comunisti che guidati dal prof. Marcuse rapiscono Baird per avere un riscatto ritenedosi sottopagati. Insomma un film non riuscito, riservato ai cinefili che possono così dare sfogo ad indovinare i film e gli attori a cui si riferiscono. L'ambientazione appare mediocre i fondali dei film specie quelli di serie A non erano così scalcinati, perché tramutare il dramma in farsa?
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rmarci 05
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martedì 23 aprile 2019
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teologia e cinema in un film esilarante e satirico
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Dopo due pellicole profondamente malinconiche e drammatiche come "Il Grinta" e "A proposito di Davis", i fratelli Coen tornano a divertire e divertirsi: "Ave, Cesare" infatti possiede tutte le caratteristiche della commedia tipica dei due registi, dissacrante e beffarda, esilarante ma al contempo riflessiva e satirica, intrisa di un umorismo meravigliosamente intelligente; il film è soprattutto una critica esplicita e graffiante all'industria cinematografica di quegli anni, in cui però si intravedono ammiccamenti cinefili, omaggi nostalgici all'epoca d'oro di Hollywood e dibattiti teologici esilaranti, e per questo di grande spessore. I dialoghi, i personaggi tragicomici, la recitazione sopra le righe e le situazioni irresistibili sono al limite del parodistico, ma c'è sempre un fondamento di realtà.
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Dopo due pellicole profondamente malinconiche e drammatiche come "Il Grinta" e "A proposito di Davis", i fratelli Coen tornano a divertire e divertirsi: "Ave, Cesare" infatti possiede tutte le caratteristiche della commedia tipica dei due registi, dissacrante e beffarda, esilarante ma al contempo riflessiva e satirica, intrisa di un umorismo meravigliosamente intelligente; il film è soprattutto una critica esplicita e graffiante all'industria cinematografica di quegli anni, in cui però si intravedono ammiccamenti cinefili, omaggi nostalgici all'epoca d'oro di Hollywood e dibattiti teologici esilaranti, e per questo di grande spessore. I dialoghi, i personaggi tragicomici, la recitazione sopra le righe e le situazioni irresistibili sono al limite del parodistico, ma c'è sempre un fondamento di realtà. Gli aspetti più deboli invece sono sicuramente il ritmo altalenante e l'atmosfera a tratti priva della vivacità che caratterizzava le precedenti commedie dei Coen. 3.5 stelle su 5.
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dario lodi
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martedì 22 gennaio 2019
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sottile
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I Coen si sono divertiti, ma non certo a vuoto. Il film è una sottile critica alla dabbenaggine umana attraverso la lente del cinema. Nulla è sensato, dicono i Coen, perché l'uomo sta alla larga dal pensiero. Ha poca dignità di sè. Spettacolo di travolgente ironia, intelligentissimo nella sua semplicità, recitato benissimo, ma soprattutto diretto con mano felice. Una vera meraviglia.
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fabio
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venerdì 22 giugno 2018
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un omaggio riuscito
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I fratelli non deludono; anche stavolta sfornano un buon film che parla d'amore per il cinema, per la hollywood dei tempi d'oro e non solo. Solo loro potevano riuscirci senza scadere nello stucchevole. Certo non sfornano un capolavoro ma qui e là piazzano ancora qualche colpo riuscito. Vale la pena vederlo, al cinema sarebbe preferibile.
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cinelady
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mercoledì 26 luglio 2017
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un meccanismo ad orologeria
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Siamo a Hollywood, negli anni ’50, e assistiamo ad una giornata di lavoro di Eddie Mannix, capo della produzione della Capitol Pictures, casa cinematografica di proprietà di un ricco newyorchese. Il suo compito prevede di risolvere gli inghippi che sorgono durante la realizzazione di un film e di assicurarsi che le star non vengano coinvolte in scandali che rovinerebbero la reputazione loro e dello Studios agli occhi dei fan. Tra i vari problemi a cui deve far fronte quello più urgente è la misteriosa scomparsa di Baird Whitlok, star più importante della casa, che si scoprirà rapita da un gruppo che si firma Il Futuro e chiede un riscatto in cambio della sua liberazione.
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Siamo a Hollywood, negli anni ’50, e assistiamo ad una giornata di lavoro di Eddie Mannix, capo della produzione della Capitol Pictures, casa cinematografica di proprietà di un ricco newyorchese. Il suo compito prevede di risolvere gli inghippi che sorgono durante la realizzazione di un film e di assicurarsi che le star non vengano coinvolte in scandali che rovinerebbero la reputazione loro e dello Studios agli occhi dei fan. Tra i vari problemi a cui deve far fronte quello più urgente è la misteriosa scomparsa di Baird Whitlok, star più importante della casa, che si scoprirà rapita da un gruppo che si firma Il Futuro e chiede un riscatto in cambio della sua liberazione. Tutto questo mentre Mannix deve districarsi anche dalle pressioni esterne alla Capitol, come due giornaliste gemelle che ficcanasano in giro a caccia di scoop o l’allettante proposta per un posto di lavoro alla Lockheed Corporation.
Attraverso un protagonista che lavora dietro le quinte della grande fabbrica dei sogni per permettere che i sogni siano realizzati al loro meglio, i fratelli Coen offrono uno spaccato attento e dettagliato della scintillante Hollywood degli anni ’50, quasi un documentario ma infinitamente più interessante e divertente, rievocando un modo di fare cinema che oggi non c’è più.
La trama è costruita come un meccanismo ad orologeria, in cui ogni personaggio e ogni vicenda introdotta hanno una loro introduzione, un loro svolgimento e una loro conclusione, e offre una serie di siparietti comici davvero indimenticabili sui generi più in voga all’epoca, con spezzoni realizzati a regola d’arte che ricalcano dal western al musical, dal kolossal storico al dramma in costume, senza dimenticare i film acquatici con le coreografie di Busby Berkeley.
Ma non manca anche un occhio sui retroscena delle realizzazioni, in cui vengono mostrati i protagonisti di quel mondo, dagli attori specializzati in ruoli che non riescono ad abbandonare, a volte anche nella vita reale, ai registi pignoli ad un gruppo di sceneggiatori comunisti che criticano il sistema che secondo loro li sfrutta senza ricompensarli come dovuto; tutti personaggi caratterizzati alla perfezione e interpretati da una sfilza di star magistralmente dirette. Fotografia e colonna sonora non sono da meno.
Ogni elemento è pensato nei minimi dettagli, e occorrono più visioni per coglierli tutti, ma il film si fa gustare, e non solo dai cinefili, anche semplicemente come commedia brillante e intelligente, genere di cui il cinema contemporaneo è particolarmente carente.
Il risultato può apparire riuscito o no, ma una cosa è sicura: che siano messi in luce i suoi lati più oscuri o la sua stravaganza, e nonostante sia un mezzo del capitalismo, il mondo del cinema non stanca mai, è affascinante e non si può fare a meno di esserne attratti e coinvolti, e l’ha capito bene il protagonista del film Eddie Mannix, che per salvare e difendere questo mondo è disposto anche a sacrificare la famiglia e a infrangere la promessa fatta alla moglie di smettere di fumare.
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greatsteven
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martedì 18 luglio 2017
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carriere da aggiustare dentro la capitol pictures.
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AVE, CESARE! (USA/UK, 2016) diretto da JOEL & ETHAN COEN. Interpretato da JOSH BROLIN, GEORGE CLOONEY, SCARLETT JOHANSSON, CHRISTOPHER LAMBERT, TILDA SWINTON, RALPH FIENNES, CHANNING TATUM, DOLPH LUNDGREN, WAYNE KNIGHT, JONAH HILL, FRANCESC MCDORMAND, ALDEN EHRENREICH, ALISON PILL
Ecco a voi Eddie Mannix, presentato dalla voce narrante di Michael Gambon (Michele Kalamera nella versione italiana), stratagemma già adoperato dai due registi nella loro precedente filmografia, agente cinematografico e presidente di un immenso Studio di Hollywood, la Capital Pictures. Siamo nel 1951, e la storia racconta gli episodi, nell’arco di ventisette ore, di attori, sceneggiatori, registi e produttori dell’apogeo hollywoodiano, stuzzicando l’interesse dello spettatore mediante vizi, virtù, capricci, intrighi, giochi di potere, manipolazioni, motteggi e operazioni segrete sottobanco.
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AVE, CESARE! (USA/UK, 2016) diretto da JOEL & ETHAN COEN. Interpretato da JOSH BROLIN, GEORGE CLOONEY, SCARLETT JOHANSSON, CHRISTOPHER LAMBERT, TILDA SWINTON, RALPH FIENNES, CHANNING TATUM, DOLPH LUNDGREN, WAYNE KNIGHT, JONAH HILL, FRANCESC MCDORMAND, ALDEN EHRENREICH, ALISON PILL
Ecco a voi Eddie Mannix, presentato dalla voce narrante di Michael Gambon (Michele Kalamera nella versione italiana), stratagemma già adoperato dai due registi nella loro precedente filmografia, agente cinematografico e presidente di un immenso Studio di Hollywood, la Capital Pictures. Siamo nel 1951, e la storia racconta gli episodi, nell’arco di ventisette ore, di attori, sceneggiatori, registi e produttori dell’apogeo hollywoodiano, stuzzicando l’interesse dello spettatore mediante vizi, virtù, capricci, intrighi, giochi di potere, manipolazioni, motteggi e operazioni segrete sottobanco. Al centro c’è il rapimento dietro riscatto (ma loro lo chiamano risarcimento) di Baird Witlock, centurione romano convertito al Cristo in una produzione in costume dal titolo Hail, Caesar!, il che costerà a Mannix la bellezza di 100 milioni di dollari, racchiusi in una valigia che sarà poi depositata a vantaggio dei sequestratori, i comunisti, che perderanno il denaro durante una traversata da Malibù (dove Witlock è stato portato, e dove verrà salvato da un collega, Hobie Doyle) in cui il loro comandante deve salire su un sottomarino battente l’immancabile stella rossa. Fra i documenti accusatori di McCarthy e gli impegni improrogabili che lo tengono occupato notte e giorno, Eddie si deve destreggiare incontrando numerose personalità, una più indisponente e melliflua dell’altra, fra cui: l’affascinante DeeAnna Moran, protagonista di un musical dove interpreta il ruolo di una sirena che fuoriesce da un lago artificiale di ninfee, appena uscita da una gravidanza indesiderata e con l’obiettivo di adottare legalmente il figlio, ignorando chi sia il padre; Thora e Tessaly Thacker, due sorelle reporter totalmente agli antipodi, la prima giornalista impegnata a caccia di scoop e la seconda redattrice di gossip che si nutre di abbondanti scandali; Laurence Laurentz, regista di un film drammatico girato in un teatro di posa, uomo severo e posato che ha il suo daffare nell’insegnare a Hobie Doyle, attore di western abituato più a sparare e cavalcare che all’uso della parola, come pronunciare una battuta semplicissima da intendere; Burt Gurney, ballerino di tip-tap in un musical sui marinai che devono partire per un posto privo di fanciulle, anch’egli comunista in gran segreto; e Arne Slessum, produttore rivale che propone al fixer protagonista un’offerta vantaggiosa per uno Studio rivale, da lui prontamente rifiutata dopo qualche esitazione per poter continuare a risolvere i noccioli problematici dei suoi imprevedibili ma in fondo affezionati attori-immagine. Come sottofondo, una serie di scandali che esploderanno in un magico e soave finale a sorpresa. I Coen dirigono questa spiritosa commedia imbastendo un’ottima recitazione corale che lascia a tutti il giusto spazio espressivo, facendo risaltare un Brolin in formissima che veste i panni di un businessman in carriera capace di fronteggiare le situazioni più ardue dando sfoggio della sua ineguagliabile abilità di mediatore col pensiero fisso (e corretto) che si fa cinema per esprimere le gioie, i dolori e le bellezze della settima arte. Un atto d’amore per la recitazione cinematografica, un meta-racconto di qualità e una discesa esilarante nelle psicologie travagliate di una troupe che non lesina critiche né denunce della società americana appena entrata in un nuovo decennio, quello che concluse l’epoca del cinema statunitense classico e pose una pietra sopra un’età d’oro che i Coen ritraggono con verosimiglianza disarmante e il piglio di chi vuole divertire e al contempo indurre riflessioni non troppo leggere. Un cast stellare di attori uno più bravo dell’altro, a cominciare da Clooney, amabile guascone autoironico, per poi esaminare: la Swinton, eccellente nella duplice parte della giornalista affamata; la Johansson, nuotatrice di spettacoli acquatici rimasta incinta da nubile; Hill, ragioniere di poco conto e ragazzo non troppo brillante, che sposerà la donna di cui sopra in un matrimonio appositamente allontanato e diventerà il padre putativo del bimbo; Ehrenreich, cowboy ganzo che ruota la pistola, con scarsissime doti recitative ma dotato di un cuore aperto ai richiami dell’amicizia e del sentimento; Tatum, il cui ruolo richiama a gran voce Gene Kelly, secondo la detta di alcuni critici, invischiato nelle sottotrame politiche che gironzolano silenziosamente nello Studio e affiliato alla masnada comunista senza che nessuno lo sappia; Fiennes, cineasta impegnato che si lamenta col protagonista di aver ricevuto in dotazione un attore incapace per il suo dramma da camera. Con il ricorso efficacissimo ai finti film proiettati in sala, i due infallibili registi completano una vicenda interessante che sa prendersi in giro e ridere con gaiezza di sé stessa, instillando al contempo un germe di innocente malevolenza sullo star system che imperava allora e che oggi è addirittura degenerato, mostrando un dietro le quinte di disarmante sincerità che coglie nel segno e centra appieno il bersaglio. Il che non impedisce all’ottima sceneggiatura di puntare il dito contro l’utilizzo della cultura che spesso i film usciti dalla maggiore fucina di pellicole al mondo approntano, per pompare appositamente le storie e inventare trame al solo scopo di ottenere il gradimento del pubblico e costruirsi attorno un’aura di un determinato tipo, per quanto possibile austera e intoccabile. L’ironia, il sarcasmo, l’umorismo british e le costruzioni satiriche di Joel ed Ethan non smetteranno mai di sorprendere gli spettatori più coriacei: la loro intelligenza artistica è fuori da ogni sospetto o classificazione.
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themaster
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giovedì 19 gennaio 2017
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un altro pezzo di storia targato coen
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Nonostante gli anni alla fine ritornano sempre con un nuovo capolavoro e questo Ave Cesare è destinato a entrare a forza nella storia del cinema,quella di nicchia,quella migliore.
Come fu per Il Grande Lebowski e diversamente da Fargo,Non è un Paese per Vecchi e L Uomo che Non c'era,i due cineasti mettono in scena una brillantissima commedia/noir/grottesco/musicale che racchiude in sè tanti piccoli sottogeneri quasi a voler onorare una tradizione cinematografica che compiva i suoi più grandi passi proprio nella Hollywood del secondo dopoguerra e pre guerra fredda,in cui l'anticomunismo era alle stelle,in cui le tensioni tra Stati Uniti e Russia cominciavano ad avanzare e in cui le personalità di spicco dello star system sono più che mai ingestibili tra relazioni extraconiugali,simpatizzanti per i comunisti,attori che vengono rapiti e personalità assurdamente fuori di testa,tuttavia un uomo solamente è in grado di risolvere ogni cosa e portarsi a casa la pagnotta: Eddie Mannix interpretato da un più che mai grande Josh Brolin che offre una delle performance della sua carriera e sarà lui sempre al centro della vicenda e chiunque altro si limiterà ad un cameo o poco più che una semplice comparsa e come affermerà uno stesso personaggio,le comparse vanno e vengono,così come i personaggi in Ave Cesare e l'unico che finisce per essere più pulito,affidabile e con la testa sulle spalle è proprio il nostro protagonista,mentre personaggi come Scarlett Johansson,Channing Tatum,George Clooney e molti altri sono semplicemente mine vaganti di cui non ci si può fidare.
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Nonostante gli anni alla fine ritornano sempre con un nuovo capolavoro e questo Ave Cesare è destinato a entrare a forza nella storia del cinema,quella di nicchia,quella migliore.
Come fu per Il Grande Lebowski e diversamente da Fargo,Non è un Paese per Vecchi e L Uomo che Non c'era,i due cineasti mettono in scena una brillantissima commedia/noir/grottesco/musicale che racchiude in sè tanti piccoli sottogeneri quasi a voler onorare una tradizione cinematografica che compiva i suoi più grandi passi proprio nella Hollywood del secondo dopoguerra e pre guerra fredda,in cui l'anticomunismo era alle stelle,in cui le tensioni tra Stati Uniti e Russia cominciavano ad avanzare e in cui le personalità di spicco dello star system sono più che mai ingestibili tra relazioni extraconiugali,simpatizzanti per i comunisti,attori che vengono rapiti e personalità assurdamente fuori di testa,tuttavia un uomo solamente è in grado di risolvere ogni cosa e portarsi a casa la pagnotta: Eddie Mannix interpretato da un più che mai grande Josh Brolin che offre una delle performance della sua carriera e sarà lui sempre al centro della vicenda e chiunque altro si limiterà ad un cameo o poco più che una semplice comparsa e come affermerà uno stesso personaggio,le comparse vanno e vengono,così come i personaggi in Ave Cesare e l'unico che finisce per essere più pulito,affidabile e con la testa sulle spalle è proprio il nostro protagonista,mentre personaggi come Scarlett Johansson,Channing Tatum,George Clooney e molti altri sono semplicemente mine vaganti di cui non ci si può fidare.
Come al solito i Coen dirigono i propri attori in maniera grandiosa e ognuno ha una propria utilità,perfino quel Jonah Hill la cui presenza è stata tanto millantata ma che compare per circa trenta secondi,eppure in quei pochi secondi di ruolo riesce a essere memorabile sia per il talento comico dello stesso Hill che per la scena a dire poco fuori di testa in cui è inserito.
La Hollywood di quel periodo è rappresentata con una doppia faccia,da una parte il mondo sfavillante,fanno di brillantini,vestiti sgargianti e trucchi prorompenti,dall'altra parte il peso della reputazione,amori improvvisati,sodomie omosessuali per interessi e interpreti cani odiati dai propri registi.
Nonostante i Coen non vedano di buon occhio Hollywood e si vede,non si può fare altro che notare un certo qual grado di nostalgia,si guarda alla vecchia Hollywood quasi come ad un utopìa mancata che non come un ricordo sbiadito,un sistema vivo e vibrante i cui protagonisti e le cui regole sono costantemente in mutamento.
La regia è eccezionale e sottolinea quest'aura di grandiosità che il film permea,coadiuvata alla fotografia che rende i quadri costruiti maniacalmente da Joel e Ethan delle vere e proprie opere d'arte,come la scena del sottomarino o ancora il momento in cui Baird Withlock (George Clooney) recita la sua parte nel Peplum che dà il titolo al film.
Accompagnamento musicale clamoroso e montaggio perfetto chiudono il quadro tecnico di un'opera gigantesca.
Di Ave Cesare ne escono sempre meno purtroppo,tutto in favore di finta autorialità.
Con questa pellicola i Coen omaggiano non il cinema d'autore,ma il genere puro,condensando al suo interno numerosissimi generi cinematografici tra cui il western,la commedia,il musical,il noir e il peplum e,così come le gesta di Eddie Mannix,resterà impresso nella storia dell uomo.
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amarolucano
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venerdì 9 settembre 2016
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autocompiacimento
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Film narcisista. L'ispirazione dei Coen è ai minimi termini, la sceneggiatura tutto sommato originale e interessante sommata a un cast superbo non produce un risultato entusiasmante. E' un film che regala poche risate, pochi concetti e quasi nessuna emozione: stravincono gli sbadigli.
Il siparietto di Ralph Fiennes con Alden Ehrenreich nella battuta "vorrei fosse così semplice" è secondo me l'unico momento memorabile del film.
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venerdì 26 agosto 2016
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film così brutti non se ne fanno più
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Nel Definirlo decisamente mediocre mi sembra di elogiare quasi questo film. Sarò io non aperto "cinematograficamente", ma a me questo film davvero non è piaciuto. Si cerca si dare una visione pseudo storica/teologica in cui vengono mischiati personaggi storici, politici e letterari. Mi sembra molto il tentativo di dare alla luce una pellicola da intelletualoide del 21 secolo, la solita visione misantropa e nichilista che ha sempre contraddistinto i Coen e che in questi anni va molto ma con un tentativo davvero mal riuscito, quasi radical chic, di cui si puo fregiare solo chi vuol sembrare intelligente e acculturato senza essere curioso di conoscere.
Di una banalitá atroce tutte le scene sui comunisti (che americanata da 4 soldi.
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Nel Definirlo decisamente mediocre mi sembra di elogiare quasi questo film. Sarò io non aperto "cinematograficamente", ma a me questo film davvero non è piaciuto. Si cerca si dare una visione pseudo storica/teologica in cui vengono mischiati personaggi storici, politici e letterari. Mi sembra molto il tentativo di dare alla luce una pellicola da intelletualoide del 21 secolo, la solita visione misantropa e nichilista che ha sempre contraddistinto i Coen e che in questi anni va molto ma con un tentativo davvero mal riuscito, quasi radical chic, di cui si puo fregiare solo chi vuol sembrare intelligente e acculturato senza essere curioso di conoscere.
Di una banalitá atroce tutte le scene sui comunisti (che americanata da 4 soldi.. Ancora dopo 50 anni hanno un interesse a screditare i comunisti? Ma gli fanno cosi paura?)
in particolare quella sulla barca con la valigia di soldi.. Non trovo davvero un senso e una connessione con nulla!
Sicuramente non peggio del Grande Lebowski, ma comunque la solita melma di non sense che hanno presunzione di essere intelletuale nei contenuti.. Siamo rovinati!
attendo risposte..
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(di themaster)
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dave san
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giovedì 18 agosto 2016
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a proposito di eddie
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Questa meta pellicola dei Cohen, sembra ritrarre la medaglia opposta del loro Davis. Eddie Mannix non è un artista, né un bohème lunatico. E’ una specie di manager anti-gossip presso gli studios Hollywoodiani. Amministra attori sotto contratto, preservandone la reputazione rispetto ai ruoli interpretati. Un uomo che si trova ad affrontare prove, assumersi responsabilità e a sciogliere nodi. Non di rado Mannix vive la sua mission come politica e patriottica. Una figura di matrice dirigenziale rispetto alla precedente. Tormentato dal caos che imperversa al di fuori, più o quanto non gli roda dentro. Il Nostro dovrà comunque ricomporre pezzi. Il contesto che lo circonda è confusionario e controverso, oltre che comico.
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Questa meta pellicola dei Cohen, sembra ritrarre la medaglia opposta del loro Davis. Eddie Mannix non è un artista, né un bohème lunatico. E’ una specie di manager anti-gossip presso gli studios Hollywoodiani. Amministra attori sotto contratto, preservandone la reputazione rispetto ai ruoli interpretati. Un uomo che si trova ad affrontare prove, assumersi responsabilità e a sciogliere nodi. Non di rado Mannix vive la sua mission come politica e patriottica. Una figura di matrice dirigenziale rispetto alla precedente. Tormentato dal caos che imperversa al di fuori, più o quanto non gli roda dentro. Il Nostro dovrà comunque ricomporre pezzi. Il contesto che lo circonda è confusionario e controverso, oltre che comico. Intorno a Eddie pullulano personalità pittoresche. L’attore di peplum, Baird Whitlock, rapito da infiltrati comunisti. Un George Clooney, che indosserà l’abito di scena per tutto lo spettacolo. DeeAnna Moran (Scarlett Johansson), attrice di show acquatici che dovrà gestire una gravidanza sconveniente. Hobie Doyle, star di western non proprio espressivo, reclutato per recitare un dramma in costume. Dall’altra, le gemelle Thora e Thessaly Thacker, in cerca di scoop per le loro riviste: vere nemesi di Mannix. Eddie dimostra il suo know-how e declina pure l’offerta presso la Lockheed Corporation, che allora partecipava a test nucleari. La pellicola offre un affresco divertito e contestualizzato. Avvalendosi di un eroe con i piedi ben saldi a terra, al servizio di una Hollywood bizzosa. Mannix e la sua vicenda sembrano possedere anche i tratti dell’emblema. Forse non siamo ancora ai livelli dell’odierno cinema e/o tv…, ma il Nostro potrebbe impersonare con zelante pionierismo, la tangibile aziendalizzazione dell’entertainment.
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