felicity
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sabato 1 aprile 2023
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accorato e spettacolare omaggio all''impresa
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The walk è un’opera del leggendario Robert Zemeckis, in cui sperimenta con la tecnica del 3D. Il film ha forti doti visive: la suggestione e la spettacolarità fanno da padrone. Pur non essendo il lungometraggio migliore di Zemeckis, che ha abituato il suo pubblico a ben altro livello, il film risulta comunque un intrattenimento gradevole, anche grazie all’interpretazione di Joseph Gordon-Levitt. La mano esperta e ispirata del regista accompagna il suo eroe verso un climax emozionante e ipnotico che è sufficiente a fare di The Walk uno dei film biografici più singolari ed efficaci che memoria ricordi: un'ultima mezz'ora che ci consegna tutta l'ebrezza dell'impresa, facendoci partecipi del vuoto e della vertigine, riempiendoci della gioia che erompe dal volto concentrato di Petit-Levitt, e rendendo inutile qualsiasi ulteriore risposta alla domanda che viene posta al protagonista all'inizio del film: perché? In più, con sorprendente riserbo e delicatezza, arriva la dedica alle vittime degli attacchi dell'11 settembre, inevitabile per un film che rende loro omaggio nel modo migliore trasformando le Torri gemelle da immagine dolente del giorno di terrore che sconvolse il mondo in un simbolo toccante di vita e di poesia.
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The walk è un’opera del leggendario Robert Zemeckis, in cui sperimenta con la tecnica del 3D. Il film ha forti doti visive: la suggestione e la spettacolarità fanno da padrone. Pur non essendo il lungometraggio migliore di Zemeckis, che ha abituato il suo pubblico a ben altro livello, il film risulta comunque un intrattenimento gradevole, anche grazie all’interpretazione di Joseph Gordon-Levitt. La mano esperta e ispirata del regista accompagna il suo eroe verso un climax emozionante e ipnotico che è sufficiente a fare di The Walk uno dei film biografici più singolari ed efficaci che memoria ricordi: un'ultima mezz'ora che ci consegna tutta l'ebrezza dell'impresa, facendoci partecipi del vuoto e della vertigine, riempiendoci della gioia che erompe dal volto concentrato di Petit-Levitt, e rendendo inutile qualsiasi ulteriore risposta alla domanda che viene posta al protagonista all'inizio del film: perché? In più, con sorprendente riserbo e delicatezza, arriva la dedica alle vittime degli attacchi dell'11 settembre, inevitabile per un film che rende loro omaggio nel modo migliore trasformando le Torri gemelle da immagine dolente del giorno di terrore che sconvolse il mondo in un simbolo toccante di vita e di poesia.
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martedì 24 marzo 2020
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metafora
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Ho visto stasera per la prima volta il film... Mi sembra una metafora per il petoodo che stiamo attraversando... Sospesa al un filo la nostra civilta, alla fine della imprevedibile traversata ci salveremo perché abbiamo creduto che c'è l'avremmo fatta, perché abbiamo riscoperto l'umana solidarietà e l'amore
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giuseppetoro
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venerdì 27 dicembre 2019
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documentario
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Film bello costruito sulla vera impresa di petit che nel 1974 percorse veramente sul filo le torri gemelle piu volte
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great steven
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lunedì 3 dicembre 2018
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il colpo artistico del secolo!
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THE WALK (USA, 2015) diretto da ROBERT ZEMECKIS. Interpretato da JOSEPH GORDON-LEVITT, BEN KINGSLEY, CHARLOTTE LE BON, JAMES BADGE DALE, PATRICK BABY, MARIE TURGEON, SOLEYMAN PIERINI, MARK TRAFFORD
Nato nel 1949 e vivente a Parigi, Philippe Petit è un giovane funambolo francese che si esibisce per le strade della capitale con numeri da giocoliere e prestigiatore, costantemente tenuto d’occhio dalla polizia che gli sta alle costole e rinnegato dai genitori che lo cacciano di casa. In città conosce Rudy Mankowski, meglio noto come Papa Rudy, capostipite ceco di una famiglia circense di funamboli, acrobati e giocolieri che all’inizio è riluttante a divulgargli i segreti da lui appresi in una vita, ma poi gli concede di effettuare un apprendistato presso il suo circo.
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THE WALK (USA, 2015) diretto da ROBERT ZEMECKIS. Interpretato da JOSEPH GORDON-LEVITT, BEN KINGSLEY, CHARLOTTE LE BON, JAMES BADGE DALE, PATRICK BABY, MARIE TURGEON, SOLEYMAN PIERINI, MARK TRAFFORD
Nato nel 1949 e vivente a Parigi, Philippe Petit è un giovane funambolo francese che si esibisce per le strade della capitale con numeri da giocoliere e prestigiatore, costantemente tenuto d’occhio dalla polizia che gli sta alle costole e rinnegato dai genitori che lo cacciano di casa. In città conosce Rudy Mankowski, meglio noto come Papa Rudy, capostipite ceco di una famiglia circense di funamboli, acrobati e giocolieri che all’inizio è riluttante a divulgargli i segreti da lui appresi in una vita, ma poi gli concede di effettuare un apprendistato presso il suo circo. Conosce nel frattempo la graziosa street singer Annie e il fotografo Jean-Louis, che diventano i suoi primi due complici per permettergli di pianificare le sue sfide (apparentemente) impossibili. Dopo una camminata sul filo risoltasi in un insuccesso, Philippe ha il suo riscatto debuttando con un’altra camminata su un cavo teso abusivamente fra i due campanili di Notre-Dame. Ma non gli basta: saputo che a New York sono in fase di lavorazione le Twin Towers del World Trade Center, che diventeranno le due torri più alte del pianeta in assoluto, intende tentare il colpo artistico del secolo, ossia tendere un cavo sui tetti delle Twin Towers, assicurarlo con bulloni e morsetti e camminarci sopra traversando una distanza di quarantadue metri e mezzo. Considerata l’altezza dei due edifici (centodieci piani, oltre quattrocentoquindici metri) e la scontata pericolosità di quest’impresa di action-body art, i suoi amici lo prendono per pazzo, ma proprio perché si tratta di un sogno che nessuno sano di mente si metterebbe in testa di concretizzare, decidono di continuare ad aiutarlo. Reclutando altri collaboratori (il giovanissimo professore di algebra Jean-François, il venditore di interfoni francese trapiantato a New York Jean-Pierre, il basista Barry Greenhouse e i due inservienti di un teatro Albert e David), il gruppo elabora un complesso piano per eludere la sorveglianza, travestirsi per non destare sospetti a chicchessia, salire al centodecimo piano della Torre Nord e da lì lavorare tutta la notte per la sistemazione del cavo, in attesa dell’esibizione definitiva che dovrà aver luogo all’alba del 7 agosto 1974. Devono superare un numero inaspettatamente elevato di ostacoli e imprevisti, ma in conclusione l’impresa riesce: Philippe cammina, al massimo della sua concentrazione, sul filo teso per quarantacinque minuti, mentre da sotto una sempre maggior quantità di newyorkesi lo osservano e da entrambe le torri si ammucchiano nugoli di poliziotti del NYPD che alla fine lo arrestano. Ma il trionfo è talmente clamoroso che non è possibile non congratularsi con questo giovane e impavido eroe, tant’è che la pena inflittagli dal giudice consiste semplicemente nell’esibirsi con regolarità a Central Park qualche giorno a settimana per i bambini su un cavo teso fra due alberi a pochi metri da terra. L’amata Annie e la maggioranza dei suoi fedeli e indispensabili complici, dopo i debiti festeggiamenti, ritornano in Francia, ma Philippe resta a New York, forte tra l’altro di un permesso speciale, senza limiti di scadenza, rilasciatogli dal progettista del World Trade Center che gli consente di visitare il luogo dove egli stesso s’è esibito ogni volta che lo desidera. Un regista che in altre sue opere ha raccontato delle straordinarie gesta umanitarie di un uomo con un’intelligenza inferiore alla media (Forrest Gump) o quelle di un iperattivo dirigente commerciale ritrovatosi all’improvviso a sopravvivere su un atollo tropicale disabitato (Cast Away) può benissimo addentrarsi nella narrazione, questa volta tratta da una storia reale, di cosa fece il più eccelso funambolo d’ogni epoca surclassando tutte le aspettative, superando sé stesso e dando un senso rinnovatore all’arte in cui credeva con intima fermezza. Zemeckis bissa l’impresa di Petit sul piano cinematografico, elaborando un film che è costruito come un’ascensione progressiva fino a un’altezza di vertiginosa meraviglia: comincia in chiave di commedia romantica, si sviluppa come action thriller (la preparazione del "colpo") per poi chiudersi in cinema puro, di immagini mozzafiato coadiuvate da effetti speciali notevolmente all’avanguardia (sempre funzionali, mai ampollosi) che sconvolgono e insieme rapiscono nell’imperturbabilità della contemplazione estetica. Ma il suo valore etico-politico è altresì fondamentale: mostrare del tutto diagonalmente, quattordici anni dopo l’attentato dell’11 settembre, l’abisso che divide la creatività dell’uomo dalla sua distruttività, l’eros dal thanatos: convalidare la tesi che l’arte, antitesi incontestabile della guerra, possiede contro quest’ultima il più efficace antidoto. Potentissime interpretazioni da applauso, da un Gordon-Levitt protagonista dalla determinazione coriacea a un Kingsley severo e saggio, da una Le Bon al tempo stesso tenera e spericolata a un Badge Dale con la vocazione di immortalare momenti irripetibili, soavi, magici. Col passare degli anni, diventerà senza dubbio un capolavoro da tramandare alle generazioni future.
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mercoledì 24 ottobre 2018
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commento su "the walk"
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Gent.ma Sig.ra Cappi, Anche se arrivo tardi, vorrei dire che il suo commento sul film "The Walk" è molto giudizioso in particolare modo sul simbolismo nascosto dietro questa storia vera, e penso che oggi questo filo sottile sta per spezzarsi del tutto a meno che..... Comunque mi piacerebbe incontrarla, Sig.ra Cappi. La mia e-mail è pielevi@libero.it Pierre Levi
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renatoc.
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venerdì 1 giugno 2018
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altro "centro" di robert zemeckis
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Debbo dire che ciò che mi ha colpito di più è il fatto che ciò che viene descritto nel film è accaduto veramente! Robert Zemeckis ha fatto veramente un buon lavoro nel descriverlo ed anche gli interpreti ne sono all'altezza! La prima parte è una biografia del protagonista Philippe Petit nell'epoca in cui è vissuto a Parigi; è lì che ha conosciuto gli amici che lo avrebbero aiutato nell'impresa delle due torri ed è lì che ha conosciuto il suo amore Annie Allix! Quando la compagnia si trasferisce a New York per compiere la grande impresa, comincia la suspance perchè si tratta di un'impresa illegale non autorizzata! Philippe, nel tendere il cavo tra le due torri segue attentamente i consigli di
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Debbo dire che ciò che mi ha colpito di più è il fatto che ciò che viene descritto nel film è accaduto veramente! Robert Zemeckis ha fatto veramente un buon lavoro nel descriverlo ed anche gli interpreti ne sono all'altezza! La prima parte è una biografia del protagonista Philippe Petit nell'epoca in cui è vissuto a Parigi; è lì che ha conosciuto gli amici che lo avrebbero aiutato nell'impresa delle due torri ed è lì che ha conosciuto il suo amore Annie Allix! Quando la compagnia si trasferisce a New York per compiere la grande impresa, comincia la suspance perchè si tratta di un'impresa illegale non autorizzata! Philippe, nel tendere il cavo tra le due torri segue attentamente i consigli di Papà Rudy in modo da renderlo il più sicuro possibile e alla data prefissata inizierà la sua impresa sotto gli ochhi degli amici che lo hanno aiutato a prepararla! La suspance non mi è mancata perchè mentre vedevo il film non ero al corrente che si trattasse di un fatto veramente accaduto e la cinematografia hollywoodiana degli ultimi anni, non sempre porta al lieto fine! Comunque l'impresa riesce e non una volta sola perchè, quando il protagonista vede i poliziotti sui tetti di entrambe le torri va avanti indietro più volte prima di decidersi di giungere al punto di arrivo! La cosa finisce bene, Philippe non viene arrestato ma addirittura premiato! Manca comunque l'happy-end sentimentale in quanto alla fine Philippe rimane a New York mentre Annie decide di tornare a Parigi con l'idea di compiere anche lei qualche bella impresa! Il film è anche un omaggio alle Torri Gemelle, la scena finale che le inquadra illuminate dal sole è bellissima ma non può non rattristare al pensiero di ciò che è accaduto l'11 Settembre 2001 e che quella visione non la si potrà vedere mai più!
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dandy
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domenica 24 settembre 2017
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per sempre...
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Adattando l'autobiografia di Philppe Petit "Toccare le nuvole",il regista(anche sceneggiatore) non è tanto interessato all'ossessione del protagonista(un bravissimo Gordon-Lewitt)o all'importanza di realizzare i propri sogni,ma piuttosto a utilizzare la tecnologia per rendere al meglio la sua incredibile impresa.Cosa perfettamente riuscita.Se tutto il resto(la narrazione in prima persona di Petit,la storia della sua vita,i rapporti talvolta conflittuali con chi gli sta attornola sua incrollabile determinazione)è convenzionale rispetto alla realtà mostrata nel documentario "Man on Wire"(in questo senso più coinvolgente perchè non fittizio),l'uso del 3-D raggiunge vertici di perfezione assoluta,facendo trattenere il fiato allo spettatore dal momento in cui comincia la traversata tra le torri(chi soffre di vertigini è meglio che non guardi).
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Adattando l'autobiografia di Philppe Petit "Toccare le nuvole",il regista(anche sceneggiatore) non è tanto interessato all'ossessione del protagonista(un bravissimo Gordon-Lewitt)o all'importanza di realizzare i propri sogni,ma piuttosto a utilizzare la tecnologia per rendere al meglio la sua incredibile impresa.Cosa perfettamente riuscita.Se tutto il resto(la narrazione in prima persona di Petit,la storia della sua vita,i rapporti talvolta conflittuali con chi gli sta attornola sua incrollabile determinazione)è convenzionale rispetto alla realtà mostrata nel documentario "Man on Wire"(in questo senso più coinvolgente perchè non fittizio),l'uso del 3-D raggiunge vertici di perfezione assoluta,facendo trattenere il fiato allo spettatore dal momento in cui comincia la traversata tra le torri(chi soffre di vertigini è meglio che non guardi).E il discorso "della memoria" delle Twin Towers,che nel documentario era accennato,qui viene preso di petto cancellando per 2 ore la tragedia dell'11/9,riportandole appena create,in tutto il loro splendore.Splendore che purtroppo va irrimediabilmente perso sugli schermi tradizionali.Commovente l'ultima sequenza,dopo che il protagonista rivolge un "per sempre" allo spettatore prima di uscire di scena.Un altro passo avanti nell'uso del digitale,in cui il regista sembra volersi superare ad ogni nuovo film.
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lorenzoferraro
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domenica 5 marzo 2017
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zemeckis una conferma
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Non sono d'accordo con la recensione di Marianna Cappi. L'ho trovato un film bellissimo e ben fatto. Nella prima parte, quella parigina, il regista mette le basi (necessarie e non noiose) per la seconda parte, quella newyorkese, quella dell'impresa. Il film è chiaro, pulito, e si fa capire senza troppi problemi. Il momento dell'impresa poi è ricco di suspance, ben messa in scena e ti lascia con il fiato sospeso (viste anche le considerevoli altezze). Regia ottima, fotografia di più, utilizzo del computer che non si nota (e dico poco), interpretazioni credibili. Insomma, voglio dire, cosa ci aspettiamo di più da un film? Onore a Zemeckis che non fa altro che confermare il proprio talento.
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Non sono d'accordo con la recensione di Marianna Cappi. L'ho trovato un film bellissimo e ben fatto. Nella prima parte, quella parigina, il regista mette le basi (necessarie e non noiose) per la seconda parte, quella newyorkese, quella dell'impresa. Il film è chiaro, pulito, e si fa capire senza troppi problemi. Il momento dell'impresa poi è ricco di suspance, ben messa in scena e ti lascia con il fiato sospeso (viste anche le considerevoli altezze). Regia ottima, fotografia di più, utilizzo del computer che non si nota (e dico poco), interpretazioni credibili. Insomma, voglio dire, cosa ci aspettiamo di più da un film? Onore a Zemeckis che non fa altro che confermare il proprio talento. Sottinteso ma presente, l'omaggio alle Torri Gemelle, che almeno per la durata del film sembra far dimenticare la tragedia dell'undici settembre, restituendo loro "materialità" e vita.
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laurence316
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martedì 1 novembre 2016
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film discreto, ma troppo fiacco nella prima parte
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Basato sul libro scritto dallo stesso Petit, autore della celebre impresa, diretto, sceneggiato e prodotto da Zemeckis, esperto del cinema d'azione, The Walk racconta la storia ormai nota di Philippe Petit, il funabolo francese che, il mattino del 7 agosto 1974, compie la famosa traversata delle Torri Gemelle del World Trade Center sul cavo d'acciaio da lui steso, senza alcuna protezione. Tale storia era già stata riportata nel bellissimo documentario Man on Wire di James Marsh (decisamente da preferire a questo film), e Zemeckis la va a ripescare per ricavarne un film di fiction, portando ad un risultato riuscito solo per metà.
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Basato sul libro scritto dallo stesso Petit, autore della celebre impresa, diretto, sceneggiato e prodotto da Zemeckis, esperto del cinema d'azione, The Walk racconta la storia ormai nota di Philippe Petit, il funabolo francese che, il mattino del 7 agosto 1974, compie la famosa traversata delle Torri Gemelle del World Trade Center sul cavo d'acciaio da lui steso, senza alcuna protezione. Tale storia era già stata riportata nel bellissimo documentario Man on Wire di James Marsh (decisamente da preferire a questo film), e Zemeckis la va a ripescare per ricavarne un film di fiction, portando ad un risultato riuscito solo per metà.
Nella prima parte, troppo lunga, lenta e poco coinvolgente, si racconta degli antefatti, ma il regista e il suo sceneggiatore Browne non riescono ad evitare le trappole dell'agiografia e costruiscono un racconto fiacco e melenso, di certo non aiutato da un commento fuori campo onnipresente e alquanto stucchevole.
Ma, per fortuna, è nella seconda parte che invece il film prende il volo, in particolare nell'ultima mezz'oretta circa in cui ci si concentra sull'impresa vera e propria. Fin dal momento dei preparativi, fra problemi vari e contrattempi, il film riesce a mantenere la suspense e, da quando finalmente il protagonista compie il primo passo sul filo, si assiste infine a dei momenti di grande cinema, grazie ad una regia capace e minuziosa, a straordinari effetti speciali e ad inquadrature studiate attentamente per ricreare il senso di vuoto e assenza di peso, il senso di vertigine che, almeno in un paio di momenti, inevitabilmente coglie lo spettatore. Sicuramente, queste ultime sequenze valgono da sole la spesa del biglietto e, almeno in parte, elevano il film dalla mediocrità. Dedicato alle vittime degli attentati terroristici dell'11 settembre.
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cedefari
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lunedì 26 settembre 2016
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la vertigine come voglia di volare
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<>(Italo Calvino, Collezione di Sabbia,1984)
In Philippe Petit, giovane funambolo francese protagonista principale dell'ultimo lavoro del regista Zemeckis, si trova una perfetta fusione di quel nesso cammino-mutamento, che permette di passare da un atto pragmatico esteriore ad una trasformazione spirituale interiore.
Il fatto stesso di raccontare una storia vera accresce ancor più il valore esemplare di un gesto, di per sé, sempre considerato un mero "vezzo circense" come il camminare su un filo sospeso in un vuoto imprecisato.
Il personaggio al centro della scena muove i primi passi in una Parigi del 1973, improvvisando spettacoli nelle pubbliche piazze della città, segnando cerchi sul terreno per delimitare il campo del suo agire scenico ed inviolabile, contrapposto al mondo esterno del pubblico e della legge.
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<>(Italo Calvino, Collezione di Sabbia,1984)
In Philippe Petit, giovane funambolo francese protagonista principale dell'ultimo lavoro del regista Zemeckis, si trova una perfetta fusione di quel nesso cammino-mutamento, che permette di passare da un atto pragmatico esteriore ad una trasformazione spirituale interiore.
Il fatto stesso di raccontare una storia vera accresce ancor più il valore esemplare di un gesto, di per sé, sempre considerato un mero "vezzo circense" come il camminare su un filo sospeso in un vuoto imprecisato.
Il personaggio al centro della scena muove i primi passi in una Parigi del 1973, improvvisando spettacoli nelle pubbliche piazze della città, segnando cerchi sul terreno per delimitare il campo del suo agire scenico ed inviolabile, contrapposto al mondo esterno del pubblico e della legge.
Nessuno può invadere tale area circolare, fatta dalla ripetitività di gesti diventati man mano routine e, forse, un po' scontati da saltimbanco, in essi c'è il culmine del percorso dell'artista, che coltiva la sua passione fin da quando ha otto anni, ed è affidata ad una ripresa in bianco e nero la sua quotidianità in perenne ricerca di un fine più alto. Non c'è, però, solo una scala di grigi di fronte all'occhio dello spettatore, emerge una nota di colore in questa monocromia: il filo rosso metaforico e reale nella vita del parigino, ovvero la fune dei suoi esercizi funambolici.
"Con quel sottile tratto di matita il mio destino era segnato. Questo era l'inizio del mio sogno", non è necessario aggiungere altro al protagonista che una linea (la figura geometrica più semplice) tracciata a matita a congiungere i palazzi delle Twin Towers newyorkesi, ecco l'epifania dei due colossi tra le pagine di una rivista nella sala d'attesa di un dentista.
Sono in costruzione, ma presto disponibili nella loro immensità per essere attraversate, oltre 415 m di abisso che attende solo di essere percorso.
Mesi di preparativi ed esercizi, la pianificazione di ogni dettaglio con l'aiuto dei compagni di avventure e finalmente giunge il giorno fatidico stabilito: il 7 agosto 1974, la data dell'epocale traversata su un cavo d'acciaio senza alcun sistema di sicurezza, mai tentata nell'umana memoria.
42 metri e mezzo, una distanza che la passeggiata in sospensione drasticamente riduce nella naturalezza di uno dei movimenti più normali come il camminare. È questione solo di alcuni minuti colti al sorgere mattutino, mentre il moderno e frenetico universo newyorkese a poco a poco solleva lo sguardo ammirato di fronte al prodigio. Sconvolge la spontaneità del procedere, pare quasi che il filo non abbia una voragine sotto di sé, ma pochi metri e nell'unicità dell'impresa è cesellata l'individualità del protagonista non solo egocentrismo, ma dubbio ed inquietudine forse perché, in fondo, <>...
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