gabriella
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venerdì 19 agosto 2016
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veduta dall'abisso
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Il film di Zemeckis sostanzialmente è tutto nella parte finale, quella interminabile camminata sul cavo teso tra le Torri del World Trade Center a opera del francese Philippe Petit nel 1974, scena vertiginosa e ricca di suspense, nonostante si conosca l'epilogo. Non amo molto i film del regista dell'Illinois , in particolare "Forrest Gump" che ho trovato di un sentimentalismo esasperato e anche quest'ultimo lavoro non mi è particolarmente piaciuto. Philippe Petit( Joseph Gordon Levitt) fin da bambino sogna di diventare un funambolo, provare l'emozione che lo divide tra cielo e terra e sembra questo il suo unico interesse e obiettivo, poco incline alle regole, ossessionato da un sogno, da ragazzo viene sbattuto fuori casa dal padre che non ha tempo e voglia di assecondarlo in quello che lui definisce una perdita di tempo.
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Il film di Zemeckis sostanzialmente è tutto nella parte finale, quella interminabile camminata sul cavo teso tra le Torri del World Trade Center a opera del francese Philippe Petit nel 1974, scena vertiginosa e ricca di suspense, nonostante si conosca l'epilogo. Non amo molto i film del regista dell'Illinois , in particolare "Forrest Gump" che ho trovato di un sentimentalismo esasperato e anche quest'ultimo lavoro non mi è particolarmente piaciuto. Philippe Petit( Joseph Gordon Levitt) fin da bambino sogna di diventare un funambolo, provare l'emozione che lo divide tra cielo e terra e sembra questo il suo unico interesse e obiettivo, poco incline alle regole, ossessionato da un sogno, da ragazzo viene sbattuto fuori casa dal padre che non ha tempo e voglia di assecondarlo in quello che lui definisce una perdita di tempo. Il giovane fa la conoscenza di un circense, papà Rudy( Ben Kingsley) che gli insegna le basi del mestiere, impresa non semplice perchè tra i due avvengono spesso litigi verbali piuttosto accesi, complice appunto il fatto che Philippe è uno spirito libero e allievo insofferente. Da qui a Parigi, dove cerca di mantenersi come artista da strada, conosce una ragazza, Annie ( Charlotte Lebon) e la coinvolge nel suo sogno folle, a cui un pò alla volta si aggiungeranno altri " complici" che lo aiuteranno nell'impresa, fino alla mattina del 7 agosto. L'arrivo a New York e la progettazione del piano, ovviamente illegale, l'elusione della sorveglianza per poter sistemare il materiale occorrente, il ricorso a espedienti e travestimenti vari, sembrano i preparativi di una banda di scassinatori pronti a realizzare il colpo del secolo. C'è qualche scena divertente, qualche buona battuta, però niente di esaltante, anzi, trovo che la storia d'amore tra Philippe e Annie non era necessaria, sembra messa lì apposta per allungare il brodo in attesa del momento clou, che è bello, emozionante, anche perchè, a differenza della folla radunata sulla strada sotto i grattacieli, con lo sguardo verso l'alto, lo spettatore è in cima a quel cavo d'acciaio con una grande paura di cadere nel vuoto. In definitiva potrei asserire che , almeno dal mio punto di vista "The walk sia un film senza infamia e senza lode.
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luigi chierico
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martedì 14 giugno 2016
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non c’e’ spazio per la fantasia
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Un film vero in cui non c’è spazio per la fantasia. Da brivido, rimanendo col fiato sospeso tra cielo e terra seguiamo con ansia i lenti passi del grande funambolo Philippe Petit. I suoi sogni da piccolo e da grande sono i nostri sogni che lasciamo morire nel cassetto. Philippe è egregiamente interpretato da Joseph Gordon-Levitt e guidato da un’ accorta grande regia. Il regista non fa ricorso a scene spettacolari, sebbene gli effetti 3D siano ottimi, senza eccedere. Non sono infatti questi a creare l’atmosfera di continua suspense che raggiunge l’apice verso la fine di una storia vera. Robert Zemeckis non ha avuto bisogno di inventarsi una storia, di far ricorso alla fantasia, si è limitato a raccontare e far raccontare una vita vissuta.
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Un film vero in cui non c’è spazio per la fantasia. Da brivido, rimanendo col fiato sospeso tra cielo e terra seguiamo con ansia i lenti passi del grande funambolo Philippe Petit. I suoi sogni da piccolo e da grande sono i nostri sogni che lasciamo morire nel cassetto. Philippe è egregiamente interpretato da Joseph Gordon-Levitt e guidato da un’ accorta grande regia. Il regista non fa ricorso a scene spettacolari, sebbene gli effetti 3D siano ottimi, senza eccedere. Non sono infatti questi a creare l’atmosfera di continua suspense che raggiunge l’apice verso la fine di una storia vera. Robert Zemeckis non ha avuto bisogno di inventarsi una storia, di far ricorso alla fantasia, si è limitato a raccontare e far raccontare una vita vissuta. C’è forse abituato se facciamo riferimento al suo fantastico “Forrest Gump” e al suo hitchcockiano “Le verità nasconste”. L’incredibile avventura si svolge in due grandi metropoli: Parigi e New York negli anni ‘70. Inutile dire che il periodo francese consente al regista di presentarci momenti bellissimi, ricchi di tenero romanticismo tra alberi e prati verdeggianti, ma ancor più in una piazza in cui tra bellissimi fiori splende l’immagine di Annie una bellissima e dolce Charlotte Le Bon che offre l’occasione al buon fotografo Dariusz Wolski di riprenderla in alcuni fotogrammi da collezione: un bellissimo viso incorniciato da un gran cappello nero, che nel film 3D sembra poterla afferrare per dirle insieme a Philippe “Ora ti dirò cosa penso di te”. Il film si presenta al pubblico in bianco e nero, spesso rossa soltanto una corda, diventa da mille colori rimanendo in un luna park, per le strade e piazze di Parigi, tra alberi e corsi d’acqua, la Senna e Notre Dame per poi tornare ad essere piuttosto grigia a New York sulle Due Torri di cemento alte oltre 400 metri! Philippe passo dopo passo sfida il tempo, lo spazio ed il vuoto, sfida il mondo intero, il suo maestro ed ispiratore Papa Rudy,buona interpretazione di Ben Kingsley. A vedere insistere il protagonista di questa allucinante storia vengono in mente i versi di Dante con le parole fatte pronunciare ad Ulisse al passaggio delle Colonne d’Ercole:”Fatti non foste a viver come bruti ,ma per seguir virtute e conoscenza”. Philippe ha insegnato ad avere coraggio e fiducia nelle proprie capacità, ha insegnato a superare cento difficoltà e la diffidenza, a rischiare amore,vita e liberà per provare al mondo intero di poter fare anche ciò che per tutti è pura follia, è impossibile, attraversare circa 60 metri all’altezza di oltre 400 metri nel vuoto su una semplice corda e con l’uso di un’asta. Sulla strada all’alba del 7agosto del 1974 migliaia di persone hanno assistito all’impresa e noi soffriremo con loro sino a conoscere la fine di chi si è voluto elevare come un uccello e portarsi verso le nubi rinunciando a calpestare la terra come ogni mortale. Proprio un bel film, sicuramente ottimo per quel che si vede e quel che lascia, al di là della sua buona realizzazione sono ottimi i contenuti, e al cinema non ci si dovrebbe andare solo per vedere come va a finire una storia generalmente solo frutto di fantasia.chibar22@libero.it
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liuk!
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sabato 13 febbraio 2016
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ottima regia
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Zemeckis riesce a prendere una storia non particolarmente interessante ed esaltarla, rendendola un buon film.
Non rimarrà nella storia, ma vi sono soluzioni visive veramente interessanti e riprese spettacolari.
Da vedere.
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contrammiraglio
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sabato 6 febbraio 2016
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cammina cammina
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Bel film leggero, dal quale si percepisce l'ossessione per la caduta elle torri da parte del regista; la camminata finale, anche se sai come è andata a finire, ti tiene col fiato sospeso. Grazioso!
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tool27
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martedì 3 novembre 2015
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l'insostenibile leggerezza di un filo
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Già nel 2008 il meraviglioso documentario "Man on wire" di James Marsh, aveva raccontato al mondo la surreale vicenda di Philippe Petit, che il 7 agosto del 1974 riuscì a tendere clandestinamente un cavo d’acciaio tra le due torri gemelle del World Trade Center di New York e a esibirsi in quella che diventerà una delle espressioni più audaci della follia umana del diciannovesimo secolo. Robert Zemeckis, quasi in contemporanea con le celebrazioni del suo leggendario "Ritorno al Futuro", ci regala una piccola perla.
L'approccio alla vicenda del funambolo francese è leggero e brioso. Non ci sono riferimenti politici, dietrologici, terroristici e quant'altro.
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Già nel 2008 il meraviglioso documentario "Man on wire" di James Marsh, aveva raccontato al mondo la surreale vicenda di Philippe Petit, che il 7 agosto del 1974 riuscì a tendere clandestinamente un cavo d’acciaio tra le due torri gemelle del World Trade Center di New York e a esibirsi in quella che diventerà una delle espressioni più audaci della follia umana del diciannovesimo secolo. Robert Zemeckis, quasi in contemporanea con le celebrazioni del suo leggendario "Ritorno al Futuro", ci regala una piccola perla.
L'approccio alla vicenda del funambolo francese è leggero e brioso. Non ci sono riferimenti politici, dietrologici, terroristici e quant'altro. E' la storia di un uomo e del suo sogno.
Tutta la preparazione al "colpo" non è appesantita da espedienti supereroistici, che spesso ad Hollywood accompagnano queste imprese...della serie "allenamenti alla Rocky IV e alla fine patetico trionfo mondiale".
Petit, interpretato da un ottimo Joseph Gordon-Levitt, dal momento in cui vede su una rivista quelle che nel 1974 erano le più alte strutture mai costruite dall'uomo, si accende come un fiammifero e la sua vita non sarà mai più la stessa. Quando galleggia sulla fune, in cima alle torri, ma anche quando si trova con i piedi per terra, Petit è inafferrabile. Tutti i personaggi che fanno da cornice alla storia infatti, compresa la donna che lo ama, sono costretti a guardarlo dal basso verso l'alto, anche quando ce l'hanno di fronte. Petit ha quella ingenua, incosciente e meravigliosa ostinazione così tipica dei bambini, immune a qualsiasi noiosa sicurezza del mondo dei grandi.
Come era lecito aspettarsi il film raggiunge il culmine della tensione narrativa e visiva con Petit sospeso su su un sottile cavo d'acciaio a oltre 400 metri di altezza ed è proprio qui che Zemeckis estrae il suo coniglio dal cilindro. Perchè se da un lato la voglia ansiogena di vedergli appoggiare il piede dall'altra parte del filo coinvolge anche gli spettatori più stitici, non possiamo non rimanere sedotti ed inebriati dal folle desiderio di un funambolo che vorrebbe continuare a danzare su quel filo per sempre, e noi con lui...
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carlo02
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sabato 31 ottobre 2015
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un buon prodotto
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Ho l'impressione che il titolo stia suscitando una netta contrapposizione tra gli spettatori : o molto amato o molto odiato.
Chiaramente il curriculum di Zemeckis non gioca a suo favore : tutti vorrebbero vedere un nuovo Ritorno al futuro o Forrest Gump ma ultimamente la sua vena sembra un poco inaridita o forse non riesce più a toccare le corde del pubblico ATTULAE.
Il film è gradevole , tecnicamente eccelso ( come sempre del resto) ma, secondo me , il protagonista , pur bravo, non ha il carisma occorrente per una parte così importante. Ovviamente il fatto che si conosca già la fine della storia nuoce alla suspance ma posso garantire che le scene sul cavo che occupano quasi tutta la seconda parte del film sono veramente notevoli e per chi , come il sottoscritto, soffre di vertigini , anche un poco .
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Ho l'impressione che il titolo stia suscitando una netta contrapposizione tra gli spettatori : o molto amato o molto odiato.
Chiaramente il curriculum di Zemeckis non gioca a suo favore : tutti vorrebbero vedere un nuovo Ritorno al futuro o Forrest Gump ma ultimamente la sua vena sembra un poco inaridita o forse non riesce più a toccare le corde del pubblico ATTULAE.
Il film è gradevole , tecnicamente eccelso ( come sempre del resto) ma, secondo me , il protagonista , pur bravo, non ha il carisma occorrente per una parte così importante. Ovviamente il fatto che si conosca già la fine della storia nuoce alla suspance ma posso garantire che le scene sul cavo che occupano quasi tutta la seconda parte del film sono veramente notevoli e per chi , come il sottoscritto, soffre di vertigini , anche un poco ...indigeste
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pier delmonte
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giovedì 29 ottobre 2015
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ma anche no
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Dal regista di Ritorno al futuro e Chi ha incastrato Roger Rabbit ti aspetti di piu’? io credo di si’. La storia e’ pazzesca, e’ la storia di un sogno di un’impresa, di quelle per cui vale la pena vivere … ma il film non entusiasma , forse perche’ sai come andra’ a finire. P.S. ovviamente da vedere almeno in 3D.
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maumauroma
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mercoledì 28 ottobre 2015
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the walk
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L'11 settembre era ancora un normale giorno del calendario,quando,all'alba del 7 agosto 1974,il giocoliere e funambolo Philippe Petit,elusi tutti i controlli,aiutato da amici e complici , riusci' nell'impresa di percorrere,camminando su un cavo di acciaio spesso 3 cm,senza alcun dispositivo di sicurezza, la distanza di circa 50 metri che separava le Torri gemelle di New York,sospeso a 400 metri di altezza,avanti e indietro per 45 minuti,prima di consegnarsi nelle mani dei poliziotti. Il film rievoca la vita e la storia di questo "genio della follia".Il regista Zemeckis si conferma un grande mestierante del cinema e in questa pellicola esalta tutta la sua abilita',rifacendo il verso a Philippe Petit,dando sfoggio di virtuosismi acrobatici nell'uso della macchina da presa,degli effetti speciali ottici,dei dialoghi "funambolicamente" e disinvoltamente divisi in francese e inglese,in numerose incongruenze della sceneggiatura.
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L'11 settembre era ancora un normale giorno del calendario,quando,all'alba del 7 agosto 1974,il giocoliere e funambolo Philippe Petit,elusi tutti i controlli,aiutato da amici e complici , riusci' nell'impresa di percorrere,camminando su un cavo di acciaio spesso 3 cm,senza alcun dispositivo di sicurezza, la distanza di circa 50 metri che separava le Torri gemelle di New York,sospeso a 400 metri di altezza,avanti e indietro per 45 minuti,prima di consegnarsi nelle mani dei poliziotti. Il film rievoca la vita e la storia di questo "genio della follia".Il regista Zemeckis si conferma un grande mestierante del cinema e in questa pellicola esalta tutta la sua abilita',rifacendo il verso a Philippe Petit,dando sfoggio di virtuosismi acrobatici nell'uso della macchina da presa,degli effetti speciali ottici,dei dialoghi "funambolicamente" e disinvoltamente divisi in francese e inglese,in numerose incongruenze della sceneggiatura. Seppur insufficiente nell'approfondire le problematiche esistenziali del protagonista,si tratta comunque di un film ben costruito,che non deludera' gli amanti di questo regista.
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alex2044
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martedì 27 ottobre 2015
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un eroe allegro ed il suo cavo
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Un film allegro , allegro come il suo protagonista che sbarca il lunario come artista di strada divertendo turisti e passanti in una Parigi un po' da cartolina , colorata e vivace .Poi prima la conoscenza di una ragazza che lo accompagnerà nelle sue gesta future.Infine l'incontro con una famiglia circense il cui un capocomico , interpretato da un Ben Kingsley preciso ed efficace , gli farà scoprire l'equilibrismo e un oggetto , il cavo , che gli cambierà completamente la vita portandolo a compiere l'impresa, l'attraversamento delle Torri gemelle , che lo consegnerà per sempre al successo planetario .
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Un film allegro , allegro come il suo protagonista che sbarca il lunario come artista di strada divertendo turisti e passanti in una Parigi un po' da cartolina , colorata e vivace .Poi prima la conoscenza di una ragazza che lo accompagnerà nelle sue gesta future.Infine l'incontro con una famiglia circense il cui un capocomico , interpretato da un Ben Kingsley preciso ed efficace , gli farà scoprire l'equilibrismo e un oggetto , il cavo , che gli cambierà completamente la vita portandolo a compiere l'impresa, l'attraversamento delle Torri gemelle , che lo consegnerà per sempre al successo planetario . La storia è tutta quà ma il film no . Il film sviluppa il suo racconto allargando il campo ai sentimenti . Quindi si parlerà di amore ma anche di amicizia e di spirito d'avventura . Ma anche di come si possano eludere anche i controlli più stringenti per intrufolarsi nelle torri gemelle per compiere un gesto supremo . Il tutto raccontato con un timing che ricorda l'organizzazione di una rapina tipo quella del secolo . Violando le leggi in entrambi i casi ma avendo come premio finale da una parte la conquista di un sogno e dall'altra il vil denaro . Alla fine di tutto le torri verrano unite da un cavo su cui passerà un tempo lunghissimo , per gli spettatori ma non per lui e senza alcun accorgimento di sicurezza , il nostro eroe allegro . Che non smetterà di divertire e divertirsi neppure nei momenti più complicati . Naturalmente il film ha anche la sua parte di paura e per quelli come me che hanno problemi con le vertigini ancora di più . Immaginarsi uno strapiombo di 400 metri è veramente complicato. The Walk è un bel film con un pregio in più e di questi tempi abbastanza raro , è un film per tutti , un tempo si sarebbe detto un film per famiglie . Si possono portare tranquillamente i propri figli o nipoti adolescenti con la certezza di far loro vedere uno spettacolo entusiasmante ed emozionante . Per concludere gli attori sono bravi , il protagonista è molto nella parte , il film è girato bene e Zemeckis si è dimostrato ancora una volta un regista che sa raccontare e divertire .
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flaw54
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lunedì 26 ottobre 2015
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un film con due anime
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Monotona e noiosa la prima parte, emozionante la seconda, nonostante che tutti conoscano la conclusione. Ottime le scene sulle torri gemelle di una veridicità sconcertante. Piuttosto monocorde il protagonista che nkn rende bene l' emozione per il suo gesto.comunque una bella serata con Zemeckis, anche se lontano dalle sue opere più significative.
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