soleilmoon
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giovedì 14 aprile 2016
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tanto rumore per nulla
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A mio parere si tratta di un film squilibrato tra la prima parte che si svolge nella stanza e la seconda con il ritorno nella societa'. La prima parte e' drammatica e incalzante, la seconda noiosa, banale e inutilmente lunga. Il film scade in un prodotto da televisione, intriso di banalita' e buonismo.
Gli attori sono appena passabili se si fa eccezione del piccolo Jack. Anche qui le sue riflessioni e i suoi atteggiamenti non appartengono a un bambino di 5 anni ma e' indubbiamente un personaggio che fisicamente buca lo schermo.
Insignificante ai miei occhi Brie Larson, un Oscar immeritato per una prestazione ovvia che si rifa' al registro televisivo come quello degli altri attori.
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A mio parere si tratta di un film squilibrato tra la prima parte che si svolge nella stanza e la seconda con il ritorno nella societa'. La prima parte e' drammatica e incalzante, la seconda noiosa, banale e inutilmente lunga. Il film scade in un prodotto da televisione, intriso di banalita' e buonismo.
Gli attori sono appena passabili se si fa eccezione del piccolo Jack. Anche qui le sue riflessioni e i suoi atteggiamenti non appartengono a un bambino di 5 anni ma e' indubbiamente un personaggio che fisicamente buca lo schermo.
Insignificante ai miei occhi Brie Larson, un Oscar immeritato per una prestazione ovvia che si rifa' al registro televisivo come quello degli altri attori.
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lunedì 7 marzo 2016
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indimenticabile
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Uno dei film che si candida di diritto ad essere uno dei più belli e commoventi fra quelli da me visti nell'ultimo quinquennio e' senz'altro "ROOM", dramma psicologico ispirato ad una storia vera e che sarà in programmazione in questi giorni al cinema.
La storia è quella agghiacciante di una ragazza rapita, rinchiusa in una stanza e violata per 7 anni dal suo carnefice "Old Nick", dal quale ha un bambino, il piccolo Jack, che con la madre divide tutto, emozioni, tempo ed ogni singolo mm della stanza in cui si racchiude e RINCHIUDE tutta la loro vita.
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Uno dei film che si candida di diritto ad essere uno dei più belli e commoventi fra quelli da me visti nell'ultimo quinquennio e' senz'altro "ROOM", dramma psicologico ispirato ad una storia vera e che sarà in programmazione in questi giorni al cinema.
La storia è quella agghiacciante di una ragazza rapita, rinchiusa in una stanza e violata per 7 anni dal suo carnefice "Old Nick", dal quale ha un bambino, il piccolo Jack, che con la madre divide tutto, emozioni, tempo ed ogni singolo mm della stanza in cui si racchiude e RINCHIUDE tutta la loro vita.
E' piccola la "Room", davvero piccola, ma neanche quattro mura spesse frenano, anzi aggiungerei POSSONO, in alcun modo, fermare la potenza immaginifica della mente di un bambino che con la fantasia gioca, cresce ma soprattutto crea, riproducendo un mondo, quello stesso mondo che Jack non ha mai potuto vedere, in uno spazio di poco meno di 20 MQ.
Room e' un film che non lascia tregua, neanche per un secondo, lo si divora piangendo, o tremando, o restando esterrefatti (se ancora possibile) da quel che l'uomo può giungere a fare, in positivo ed in negativo.
"Room" e' la corsa verso la libertà di un bambino che neanche Sa la libertà cosa sia, ed è il dramma di una madre che quella stessa libertà se l'e' vista negare.
Un'attenta regia, concentrata sul punto di vista del piccolo Jack, ci aiuta a riscoprire assieme a lui e attraverso il suo sguardo innocente, le piccole cose del mondo che ci circonda, e che da quando iniziamo a crescere, diamo inevitabilmente per scontato, ed in questo l'utilizzo frequente della tecnica del Fuori Campo si rivela una scelta davvero vincente.
La Sceneggiatura di Emma Donoghue (tra l'altro scrittrice del libro dal quale il film è tratto) e' commovente, perfetta e conferma ancora una volta (se ce ne fosse ancora bisogno) la matrice del tutto politica e per nulla meritocratica delle assegnazioni dei premi Oscar.
Un film indimenticabile, da vedere assolutamente in lingua originale (il doppiaggio in Italiano non rende assolutamente la performance di Jacob Tremblay, l'attore sorprendente di 9 anni che veste i panni del piccolo Jack), un film che ci lascia una coda emozionale che ci portiamo dietro a lungo ed anche dopo la visione, che ci fa riflettere sugli interrogativi più profondi sulla psiche umana, la sua gestazione, il suo evolversi, e la sua stessa capacità di eventualmente RISCRIVERSI, che ci affascinano e attanagliano da sempre.
Non aggiungo ne annoio ulteriormente. Unico intento di questo mio scritto e' quello di condividere per una volta qualcosa che si ha davvero la voglia di "condividere", nel senso più letterale del termine, ovvero portare alla scoperta degli altri, per il bene stesso di questo fantastico mezzo di cultura che è il cinema e che tante, troppe volte, viene miseramente e colpevolmente scambiato per qualcos'altro dal valore assolutamente nullo (e non solo in Italia).
Che bel film, finalmente!
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gianleo67
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domenica 17 aprile 2016
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bambini venite parvulos
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Cresciuto nell'amorevole cattività di una piccola stanza blindata, il piccolo Jack è il frutto della violenza di uno psicopatico che ha rapito la madre ancora adolescente cinque anni prima che lui nascesse, tenedola segregata e abusandone sistematicamente, senza alcuna possibilità di contatto con il mondo esterno se non un piccolo televisore e lo spioncino di un lucernario dal quale guardare il cielo. Quando i due riusciranno a liberarsi, scopriranno che là fuori la vita puo nascondere le insidie di una prigionia altrettanto subdola da cui ancora una volta solo il loro amore li potrà salvare.
Tratto dall'omonimo romanzo di Emma Donoghue, ispirato al famoso caso Fritzl, e dalla stessa sceneggiato, il film dell'irlandese Lenny Abrahamson è un dramma della segregazione e della follia che parte come una tenera fiaba dell'amore filiale che sopravvive all'abominio della violenza e della cattività e si risolve nelle lungaggini di un melodramma convenzionale sulle difficoltà di inserimento sociale in un mondo sconosciuto e alieno nel quale ricominciare una nuova vita.
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Cresciuto nell'amorevole cattività di una piccola stanza blindata, il piccolo Jack è il frutto della violenza di uno psicopatico che ha rapito la madre ancora adolescente cinque anni prima che lui nascesse, tenedola segregata e abusandone sistematicamente, senza alcuna possibilità di contatto con il mondo esterno se non un piccolo televisore e lo spioncino di un lucernario dal quale guardare il cielo. Quando i due riusciranno a liberarsi, scopriranno che là fuori la vita puo nascondere le insidie di una prigionia altrettanto subdola da cui ancora una volta solo il loro amore li potrà salvare.
Tratto dall'omonimo romanzo di Emma Donoghue, ispirato al famoso caso Fritzl, e dalla stessa sceneggiato, il film dell'irlandese Lenny Abrahamson è un dramma della segregazione e della follia che parte come una tenera fiaba dell'amore filiale che sopravvive all'abominio della violenza e della cattività e si risolve nelle lungaggini di un melodramma convenzionale sulle difficoltà di inserimento sociale in un mondo sconosciuto e alieno nel quale ricominciare una nuova vita. Che il cinema Canadese prediliga le torbide storie di inganno e sopraffazione ambientate nel raggelato contesto di cittadine anonime e perennemente autunnali lo si era capito dai precedenti più o meno illustri di Denis Villeneuve (Prisoners - 2013, con locations appena più a meridionali) e Atom Egoyan (The Captive - 2014), laddove la spettrale aridità del paesaggio sembra rispecchiare le inesplicabili contraddizioni di una natura umana capace dei crimini più atroci come di un irrididucibile istinto di sopravvivenza, preservando con la forza dell'amore e della volontà quel barlume di umanità che non la faccia precipitare definitivamente nella irreversibile spirale della disperazione e della follia. A questi codici del dramma e della messa in scena sembra attenersi anche il film di Abrahamson, con la differenza di un curioso ribaltamento di prospettiva secondo il quale le terribili verità della storia e del contesto sono filtrate dalla sensibilità e dalla fantasia del piccolo protagonista, capace di trasformare l'intollerabile routine di una baracca tre metri per tre nel microcosmo fantastico popolato dalle meravigliose creature di oggetti inanimati passati nella quotidiana rassegna di una affettusa convivenza come pure nella razionale curiosità di discernere tra la natura fittizia delle creature bidimensionali che animano lo schermo televisivo dalla tangibile realtà delle loro controparti in carne ed ossa. Che la vita e l'amore nati dalla violenza possano trascendere la brutalità e l'insensatezza dell'abiezione umana che le ha generate, sembra essere lo snodo drammaturgico di un film che, almeno nella prima parte, riesce a mantenere l'originalità di un racconto capace di toccare le corde dell'emozione e della credibilità, misurandosi con la straziante scena di una liberazione giocata sul rischio di una dolorosa separazione e sugli espedienti di una tanatosi quale unica risorsa dell'animale in gabbia di sfuggire alle tenaci fauci del suo crudele predatore. Concluso il film che avrebbe quindi il respiro corto di un irrisolto mediometraggio, ne comincia subito un altro che principia con la liberazione di un ostaggio più veloce della storia dei sequestri di persona (manco col gps avrebbero fatto più presto!) e finisce con la solità tiritera di un menage familiare di padri anaffettivi, nonne comprensive, interviste televisive ed un tentato suicidio che lasciano il tempo che trovano. L'impressione è che si sappia gestire sul più difficile e si tenda a banalizzare sul più facile, dissipando il patrimonio di conoscenze e competenze acquisite col prologo per virare verso la facile storia strappalacrime che ne rende assolutamente ingiustificato il divieto ai minori di 17 anni (violenza, profanità e uso di droghe?) e le quattro candidature agli Oscar 2016 tra cui il premio come Miglior attrice protagonista a Brie Larson. Brava quest'ultima, ma bravissimo il piccolo Jacob Tremblay praticamente al suo primo, vero debutto cinematografico. Presentato al Toronto International Film Festival 2015 nella sezione Special Presentation dove ha vinto il Premio del Pubblico.
Bambini venite parvulos, c’è un applauso da fare al Bau Bau,
si avvicina sorridendo, l’arrotino col suo Know-How,
venuto a prendere perline e a regalare crack.
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luigi chierico
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domenica 20 marzo 2016
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meglio non andarci
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Entrato in sala per oltre un ora mi ritrovo in un vano (room) che fa da appartamento ad una mamma e ad un figlio, a Ma Newsome e a Jack Newsome interpretati dall’Oscar Brie Larson e da Jacob Tremblay. Come ci siano entrati e da quando tempo lo saprò restando con loro. Non c’è un perché ed un per come a rendere drammatica o da incubo la loro presenza in quella stanza. Prigioniera lei, saprò poi da sette anni,con un figlio che compie 5 anni che non conosce il mondo se non tramite la TV. Suoi compagni sono il Lavandino, l’Armadio, la TV,ecc. oggetti che saluta con un “Ciao” come se avessero un’anima.
Nella stessa room,che fa da ingresso,soggiorno,cucina,camera da letto e bagno,ci va a dormire anche il sequestratore!! Un personaggio di cui poco o nulla si dice e si sa durante la proiezione e nel cast.
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Entrato in sala per oltre un ora mi ritrovo in un vano (room) che fa da appartamento ad una mamma e ad un figlio, a Ma Newsome e a Jack Newsome interpretati dall’Oscar Brie Larson e da Jacob Tremblay. Come ci siano entrati e da quando tempo lo saprò restando con loro. Non c’è un perché ed un per come a rendere drammatica o da incubo la loro presenza in quella stanza. Prigioniera lei, saprò poi da sette anni,con un figlio che compie 5 anni che non conosce il mondo se non tramite la TV. Suoi compagni sono il Lavandino, l’Armadio, la TV,ecc. oggetti che saluta con un “Ciao” come se avessero un’anima.
Nella stessa room,che fa da ingresso,soggiorno,cucina,camera da letto e bagno,ci va a dormire anche il sequestratore!! Un personaggio di cui poco o nulla si dice e si sa durante la proiezione e nel cast.Ignoro lo scopo del sequestro che dura da sette anni, manca tensione patos e commozione in questa interminabile ora, aspetto che il figlio compia 6 anni perché possa avere le candeline sulla torta!. Jack è ben curato,in ottimo stato di salute, sebbene al buio nella room illuminata solo da un lucernaio, talora coperto dalle foglie a nascondere anche un raggio di luce,mai di sole. Ha solo i capelli lunghi come fosse una bambina. Tutto trascorre con l’accettazione passiva di queste condizioni di vita finché Ma decide di attuare un piano di fuga mettendo a rischio la vita del figlio Jack. Rimango assente da questo incubo perché Ma non sente e non trasmette alcuna tensione.Jack fugge e fugge anche il sequestratore, la room dopo sette anni è trovata in pieno abitato e Ma viene ridata ai genitori con Jack,mai conosciuto,ovviamente. Jack vede il mondo qual è, conosce persone,nonni e si inserisce nella famiglia. Ma,invece, trova difficoltà a stare in famiglia,in società e a tornare a vivere civilmente. Niente suspense, il regista non trascina,non trasmette, è freddo,lontano da me,che assisto con distacco senza partecipazione a tutto il film,non c’è commozione,non c’è pianto o gioia, non c’è trasporto, non c’è nulla di angosciante.A concludere Ma e Jack tornano a visitare la vecchia room, dove hanno trascorso tanti anni.Il film termina mostrando, fuori dal minuscolo una nevicata,mal riprodotta e per di più inutile!!!.Il film è tutto qui, e solo per l’oscar meriterebbe le tre stelle, se non ci fosse un ben più profondo messaggio diretto ai più attenti spettatori. Non siamo forse tutti prigionieri di noi stessi?La Tv ci ha abituato a stare in casa e a vedere lo spettacolo che il mondo e la terra offre in ogni ora ed in ogni luogo solo attraverso il piccolo schermo. Quanti Jack non hanno mai visto, e né vedranno mai non dico le cascate del Niagara, l’Himalaya o il Gran Canyon, ma purtroppo neanche Roma! Quanti conosceranno i nonni solo a 5 anni e non saranno ben accetti,perché venuti al mondo fuori dal matrimonio! Quanti segregati come Susie in “Amabili resti” e Ma e Jack. La foglia secca che cade sul lucernaio è la speranza di un cambiamento, volerà via portandosi via i sogni di chi li ha avuti o rimarrà lì ad attendere che il lucernaio si rompa per scendere in fondo al cuore per animarlo verso una nuova vita? Se questo film riesce a dire anche al più distratto degli spettatori,al Lazzaro di oggi ”Alzati e cammina”,scendi per la strada,mettiti in viaggio, va a conoscere gente e popoli, foreste e montagne, fiumi e torrenti, chiese e musei, bene solo allora potrò dare una stella in più a questo modesto film che non ha mai preso il volo. chibar22@libero.it
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(di claudus)
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