mauridal
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martedì 20 ottobre 2015
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quando il luogo è il protagonista.
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Una metropoli o una città o anche un piccolo paese del sud depresso, a volte nel cinema ,in un certo cinema, d'autore e indipendente diventa protagonista della vicenda narrata,affiancando , dando senso e significato alla storia e ai personaggi che gli attori interpretano. E' avvenuto tante volte nel cinema italiano ed europeo ma anche nei film di registi americani come Scorsese ad esempio, ma quando in italia si vuole raccontare con realismo e verità una vicenda di personaggi vissuti e intrecciati in un ambiente preciso, allora affrontiamo dei capolavori della storia del cinema, e autori di grande livello , Rossellini di Paisà Pasolini di Accattone .
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Una metropoli o una città o anche un piccolo paese del sud depresso, a volte nel cinema ,in un certo cinema, d'autore e indipendente diventa protagonista della vicenda narrata,affiancando , dando senso e significato alla storia e ai personaggi che gli attori interpretano. E' avvenuto tante volte nel cinema italiano ed europeo ma anche nei film di registi americani come Scorsese ad esempio, ma quando in italia si vuole raccontare con realismo e verità una vicenda di personaggi vissuti e intrecciati in un ambiente preciso, allora affrontiamo dei capolavori della storia del cinema, e autori di grande livello , Rossellini di Paisà Pasolini di Accattone . Più di recente senza nessun confronto ,ma altrettanto degni di nota troviamo storie di luoghi come in La grande bellezza , Anime nere o Per amor vostro , o irecentissimi Suburra e Gomorra. dove la storia dei personaggi, è proprio il luogo in cui vivono ed agiscono. Sicuramente il fim Non essere cattivo, di Caligari, raggiunge la qualità e il significato della migliore cinematografia italiana. La storia dei due protagonisti è intrecciata al luogo dove vivono, i non luoghi come Ostia e i l litorale laziale che sono esattamente come rappresentati, una periferia di metropoli ,dalla quale non si sfugge per tanta è la miseria e lo squallore che la impregna e che pervade tutti coloro che vi abitano. Non che la periferia di Roma sia peggiore di tante altre, ma lì vi è stata la presenza di altre vicende crude come nel cinema pasoliniano a confermare la realtà dei fatti. . La qualità del film è soprattutto nel crescente ritmo narrativo che segue le iniziali vicende frenetiche del personaggio Vittorio, magistralmente interpretato da Luca Marinelli,per giungere alla fine del film, dopo una vicenda convulsa appunto al ritmo concitato delle allucinazioni e visioni paranoiche del protagonista, ad un a catarsi tragica, con la la lentezza e rigidità della morte che incombe e colpisce le figure deboli ,inadatte alla vita. Una grande prova filmica del compianto regista, che gli autori suoi amici hanno avuto il merito di portare a compimento.
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sara kavafis
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venerdì 16 ottobre 2015
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"un film dall'umanità spiazzante!!!"
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Ostia 1995. Vittorio (Alessandro Borghi) e Cesare (Luca Marinelli) sono due ragazzi poco più che ventenni legati da una profonda amicizia. Si conoscono da molti anni ed il loro rapporto di tipo fraterno è l’unica cosa che da un senso alle loro vite immerse nella povertà e nella disperazione di chi non vede una luce di un possibile cambiamento. Come diceva Woody Allen in Blue Jasmine ”c'è un limite ai traumi che una persona può sopportare prima di mettersi ad urlare in mezzo alla strada”. E i due “fratelli” gridano, soprattutto il più fragile dei due Cesare: gridano nelle loro notti di eccessi di alcool e droghe sintetiche. Per Cesare lo sballo è l’unico modo di sopportare una vita con alle spalle grossi traumi: la sorella morta di AIDS ha lasciato a lui e alla mamma ormai anziana, una bambina anche lei malata.
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Ostia 1995. Vittorio (Alessandro Borghi) e Cesare (Luca Marinelli) sono due ragazzi poco più che ventenni legati da una profonda amicizia. Si conoscono da molti anni ed il loro rapporto di tipo fraterno è l’unica cosa che da un senso alle loro vite immerse nella povertà e nella disperazione di chi non vede una luce di un possibile cambiamento. Come diceva Woody Allen in Blue Jasmine ”c'è un limite ai traumi che una persona può sopportare prima di mettersi ad urlare in mezzo alla strada”. E i due “fratelli” gridano, soprattutto il più fragile dei due Cesare: gridano nelle loro notti di eccessi di alcool e droghe sintetiche. Per Cesare lo sballo è l’unico modo di sopportare una vita con alle spalle grossi traumi: la sorella morta di AIDS ha lasciato a lui e alla mamma ormai anziana, una bambina anche lei malata. I soldi servono a Cesare soprattutto per le cure a cui deve sottoporsi la piccola e quindi senza farsi troppe domande si mette a spacciare cocaina insieme a Vittorio ”. Ma Vittorio dopo un incontro casuale con una ragazza madre di cui s’ innamora , trova in questo rapporto la forza di dire di “NO” a questa vita al limite e comincia a lavorare in un cantiere. Vittorio cerca di trascinare anche lo sballato Cesare nella “ retta via” e se in un primo momento Luca Marinelli sembra “ disintossicarsi” dalla sua vita piena di eccessi ci sarà un avvenimento che riporterà Cesare in un punto di non ritorno. Non esiste in questa disperazione il privilegio di poter scegliere tra giusto o sbagliato, bene o male. Caligari non porta lo spettatore a giudicare il protagonista Cesare . L’intento del regista non è condannare Cesare per lo spaccio di coca ; non mette lo spettatore contro questo ragazzaccio a cui “ non si può che voler bene”. Bensì fotografa la vita drammatica, piena di sofferenza e di estrema povertà dei ragazzi della periferia di Ostia portando lo spettatore a riflettere se è possibile in queste condizioni “NON ESSERE CATTIVO”. Caligari ci racconta storie di borgata, di droga, di vite alla deriva. Certo la trama non sarà una novità. La novità, la forza del film è altro: la pellicola trasuda di una umanità imbarazzante. La sceneggiatura è scarna come cruda e aspra è la realtà nella quale vivono i due protagonisti. Ma al posto delle mancate parole della sceneggiatura troviamo numerose parole negli occhi dei personaggi. Il regista scava con numerosi primi piani dentro i due protagonisti trascinandoci nelle loro emozioni. Caligari ci porta dentro il grande mondo dei sentimenti umani, le loro grandi contraddizioni e le mille sfaccettature della natura umana. A volte malvagia ma a volte capace di un amore così grande come quello che unisce i due “fratelli”. A volte capace nonostante tutto di grandi atti di forza, di reagire e di riscattarsi nonostante tutto e tutti , a volte ahimè più fragile e succube di quella forza di gravità che ti travolge verso il punto di non ritorno. Alessandro Borghi e Luca Marinelli sono eccezionali! Viene alla mente Bèla Balàzs che paragonava il volto umano ad un paesaggio affermando che “il primo piano può racchiudere un mondo intero o anche di più”. Infatti i primi piani sui quali si sofferma il regista rendono l’anima umana dei personaggi visibile a noi spettatori. Ci dimentichiamo di essere al cinema! Questo film è emozione, anima!Forse proprio quella del regista Caligari che ci ha lasciati.....
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38ogeid
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giovedì 15 ottobre 2015
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ottime interpretazioni...il film un po' meno.
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Film molto crudo, essenziale, diretto in alcuni tratti tragicomico. Nulla di nuovo però dal punto di vista della sceneggiatura o delle regia. Ottimi gli attori, Marinelli veremante un astro nascente del cinema italiano, Borghi l'ho trovato bravo ma spesso un po' forzato nella sua interpretazione. Un buon film ma l'Oscar mi sembra decisamente irraggiungibile. Di sicuro non siamo difronte ad un capolavoro.
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zarar
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giovedì 15 ottobre 2015
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impossibile non essere cattivo
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E’ un film ‘nero’, violento e disperato, ambientato in un’Ostia estrema borgata derelitta di Roma, un Bronx in cui giovani emarginati, sbandati e nullafacenti vivono tra traffici di droga, discoteche, sniffate di cocaina, truffe, piccole rapine, risse e attese di un’occasione, dove l’occasione è un trasporto di droga, o la prossima rapina. Giovani che si esprimono quasi esclusivamente con una gestualità violenta, incapaci di mettere insieme un discorso: hanno trenta parole in tutto, nello sguaiato romanesco da coatto di periferia, quasi afasici se devono esprimere un sentimento, anche quando un forte sentimento c’è. E c’è un forte sentimento tra Vittorio e Cesare, i due protagonisti, amici da sempre, pronti a spalleggiarsi e ad aiutarsi sempre, a capirsi anche quando prendono vie totalmente diverse.
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E’ un film ‘nero’, violento e disperato, ambientato in un’Ostia estrema borgata derelitta di Roma, un Bronx in cui giovani emarginati, sbandati e nullafacenti vivono tra traffici di droga, discoteche, sniffate di cocaina, truffe, piccole rapine, risse e attese di un’occasione, dove l’occasione è un trasporto di droga, o la prossima rapina. Giovani che si esprimono quasi esclusivamente con una gestualità violenta, incapaci di mettere insieme un discorso: hanno trenta parole in tutto, nello sguaiato romanesco da coatto di periferia, quasi afasici se devono esprimere un sentimento, anche quando un forte sentimento c’è. E c’è un forte sentimento tra Vittorio e Cesare, i due protagonisti, amici da sempre, pronti a spalleggiarsi e ad aiutarsi sempre, a capirsi anche quando prendono vie totalmente diverse. Cesare, il più spavaldo e squinternato, totalmente negato all’idea di un lavoro, ha il suo punto fragile nell’attaccamento alla nipotina malata, ma non rinuncia per un attimo alla cocaina e a una vita spericolata; Vittorio, un po’ più presente a se stesso, ad un certo punto decide di rompere con l’ambiente malavitoso, inizia a lavorare e mette su famiglia, ma Cesare resta il suo amico di sempre. L’amicizia chiave di volta di un qualsiasi riscatto? Non ci sperate: Cesare, il ‘sommerso’ per definizione, dovrà soffrire la morte della nipotina e verrà alla fine colpito a morte durante una rapina; ma anche Vittorio, apparentemente il ‘salvato’, vedrà vacillare il suo precario mondo nuovo perché il miraggio di un benessere maggiore logorerà la sua famiglia, e la malavita tornerà all’attacco in modo tentante. Incalzare ben costruito di colori forti, ombre e luci, ritmo trascinante, bei primi piani, silenzi e urla. Prodotto all’incrocio tra varie suggestioni e diverso da tutte: c’è la durezza, ma non il granguignolesco dei ‘brutti, sporchi e cattivi’ di Scola; ci sono echi pasoliniani, in una certa innocenza di fondo dei personaggi, al di là della spavalderia e della violenza, ma il tono è meno empatico e poetico, non ha la disperata tenerezza di Pasolini; c’è il Bronx dei De Niro e dei Castellari, a suo modo epico, energico, adrenalinico, ma qui è come stemperato nella secolare apatia di una Roma che ha visto tutto. Ne esce fuori un mix che ha una sua originalità mal definibile, ma con un forte effetto di straniamento, che prende lo spettatore disturbandolo molto, provocandolo e sfidandolo a pensare. Tre stelle e mezzo.
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rinogaetanoforever
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giovedì 15 ottobre 2015
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la vita intrisa di paure si trasforma in coraggio
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Strepitosi Luca Marinelli e Alessandro Borghi,dove all'interno ,non di un film,ma di una rappresentazione,autentica di vita,rendono efficace,una recitazione che profuma di quotidiano,talmente si può avvertire vicino alla gente comune un disagio duro.
Le insicurezze di una vita cruda e senza pietà,viene sovvertita dai due protagonisti ,in un coraggio che fa quasi tenerezza.
Non c'è scoramento,ma tanta voglia di ricomincirae come una vita nuova che nasce.
Tecnicamente il film è perfetto,primi piani,sceneggiatura e cast hanno una perticolarità,sono veri come vera è la passione di Calligari,che mostra al mondo il coraggio di prendersi le proprie responsabilità,senza il minimo rimorso.
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Strepitosi Luca Marinelli e Alessandro Borghi,dove all'interno ,non di un film,ma di una rappresentazione,autentica di vita,rendono efficace,una recitazione che profuma di quotidiano,talmente si può avvertire vicino alla gente comune un disagio duro.
Le insicurezze di una vita cruda e senza pietà,viene sovvertita dai due protagonisti ,in un coraggio che fa quasi tenerezza.
Non c'è scoramento,ma tanta voglia di ricomincirae come una vita nuova che nasce.
Tecnicamente il film è perfetto,primi piani,sceneggiatura e cast hanno una perticolarità,sono veri come vera è la passione di Calligari,che mostra al mondo il coraggio di prendersi le proprie responsabilità,senza il minimo rimorso.
La droga è un ostacolo,in cui la vita non conosce fermate,se accanato a noi c'è qualcuno che ci aiuta senza pregiudizi,ma con sincerità.Imperdibile per la sua carica vibrante di gioia che scaturisce.
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quelchepenso
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lunedì 12 ottobre 2015
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appena sufficiente
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Soltanto una buona regia salva il film dal disastro.
La storia, banale anche se tristemente attuale, potrebbe essere sfruttata meglio da una sceneggiatura no del tutto sufficiente.
Bravi tutti gli interpreti a tratti un po' forzati nella caratterizzazione dei personaggi.
Nel complesso un film appena sufficiente, non si capisce come sia stato selezionato per la candidatura italiana agli Oscar.
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angelo umana
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venerdì 9 ottobre 2015
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nudi e crudi
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Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare…(da Francesco Guccini) nuda e cruda, così ha voluto raccontarla il regista Claudio Caligari, opera postuma recitata in romanesco stretto. Sembra non esserci nulla di romanzato, è più un documentario di storia vera, con i filmati degli “sballi” da droga in presa diretta, come fossimo lì a guardare aspettando la tragedia. Ma la tragedia è in tutto il film e la violenza è nei gesti e nelle parole.
Si tratta di due duri di periferia, Vittorio e Cesare, amici per la pelle fin da piccoli, il primo a controllare redarguire e interessarsi dell’altro anche con schiaffi, a frenarlo nella sua irruenza e sconsideratezza.
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Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare…(da Francesco Guccini) nuda e cruda, così ha voluto raccontarla il regista Claudio Caligari, opera postuma recitata in romanesco stretto. Sembra non esserci nulla di romanzato, è più un documentario di storia vera, con i filmati degli “sballi” da droga in presa diretta, come fossimo lì a guardare aspettando la tragedia. Ma la tragedia è in tutto il film e la violenza è nei gesti e nelle parole.
Si tratta di due duri di periferia, Vittorio e Cesare, amici per la pelle fin da piccoli, il primo a controllare redarguire e interessarsi dell’altro anche con schiaffi, a frenarlo nella sua irruenza e sconsideratezza. Smerciano droga, di quello vivono, tanta gente ce campa viene detto nel film da un “affarista” del gruppo. Appare difficile staccarsi da quella vita e da quella gang, è un trascinarsi in una non vita disseminata da ritrovi nel bar e l’immancabile ‘ndo annamo, che famo?, in cerca di colpi e di iniziative.
Cesare ha pure un suo angolo di umanità e tenerezza in casa, con la madre e la sua brutta, la nipotina figlia della sorella morta, per overdose naturalmente. Si organizzerà perfino un briciolo di famiglia con una compagna in una casa disabitata e pericolante. Alla fine del film ci viene presentato il bambino nato da quest’unione, segno che anche da un terreno incolto e maleodorante può nascere un fiore. Ma non gli servirà il Non essere cattivo disegnato sulla maglietta che la nipotina aveva fatto indossare al suo orsacchiotto, posto poi sulla tomba della bambina: se ne andrà pure lei.
Vittorio da parte sua viene “contaminato” da una vita ordinaria ma molto più impegnativa, con un lavoro di fortuna, lontano dalle sicurezze del famoso stato sociale. La contaminazione dev’essere iniziata quando guardandosi allo specchio ha sputato contro la sua immagine, ma avviene soprattutto per via di Linda, una donna sola che vive col figlio adolescente, io tiro sù lui e lui tira sù me.
Non essere cattivoè il film prescelto tra quelli italiani per concorrere al prossimo Oscar dei film stranieri, chissà se gli americani si lasceranno attrarre da una storia così cruda. Una storia più fiction, ma di moltissimo valore, li avrebbe forse potuti affascinare di più, come Vergine giurata, opera primadi Laura Bispuri con Alba Rohrwacher.
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nunziett�
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lunedì 5 ottobre 2015
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a ce' nun lo guardà er mare che te fa male...
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La storia è trita e ritrita, noiosa, prevedibile, ripetitiva.
Come pure i personaggi lo sono. Perfettamente rispondenti ad un genere 'coatto' retrò.
Questo film non mi è piaciuto. Non mi ha trasmesso nulla.
Non mi ha interessato neanche la lezione didattica su tutte le possibilità di 'pippare' la coca, lo sconvolgersi fino ad allucinarsi e farsi del male fino a non riuscirci.
Francamente non mi spiego la candidatura all'Oscar e mi domando esterrefatta perchè un film così lo dovrebbe ricevere.
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fabiofeli
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lunedì 5 ottobre 2015
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'a brutta!
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Non essere cattivi di Claudio Caligari. E' il 1995: due giovani, amici per la pelle, Cesare (Luca Marinelli) e Vittorio (Alessandro Borghi), vivono una realtà disperata alla periferia di Roma. Non lavorano e sono preda delle pericolose "Smart Drugs", le anfetamine di nuova formulazione, a dosaggio casuale con effetti allucicinogeni ed eccitanti; "chicche" che possono essere persino mortali se associate con alcool e cocaina. Si credono furbi perché non si bucano facendosi di eroina, ma forse sono già due morti che camminano. Tirano avanti tra spaccio delle pasticche residuate dal loro personale consumo e furti con la sgangherata banda del Brutto (Alessandro Bernardini), che frequenta il piccolo bar del posto.
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Non essere cattivi di Claudio Caligari. E' il 1995: due giovani, amici per la pelle, Cesare (Luca Marinelli) e Vittorio (Alessandro Borghi), vivono una realtà disperata alla periferia di Roma. Non lavorano e sono preda delle pericolose "Smart Drugs", le anfetamine di nuova formulazione, a dosaggio casuale con effetti allucicinogeni ed eccitanti; "chicche" che possono essere persino mortali se associate con alcool e cocaina. Si credono furbi perché non si bucano facendosi di eroina, ma forse sono già due morti che camminano. Tirano avanti tra spaccio delle pasticche residuate dal loro personale consumo e furti con la sgangherata banda del Brutto (Alessandro Bernardini), che frequenta il piccolo bar del posto. Vittorio e' inutilmente corteggiato da Viviana (Silvia D'Amico) che va nello stesso bar per legarlo a lei in una vita di coppia. Cesare e' già nella tragedia: sua sorella e' morta di AIDS ed anche la figlia nata dalla sfortunata relazione ha lo stesso male. Cesare manifesta un rozzo istinto paterno con la piccola, che chiama Brutta, ed un sentimento di protezione verso la madre che non sopporterebbe di perdere anche la nipote dopo la figlia. Dopo una serata di sballo troppo potente dei due, Vittorio decide di cambiare vita: si allontana dall'amico, cerca un lavoro da manovale e si lega a Linda (Roberta Mattei) e al figlio di lei vicino alla maggiore età. Esce dal giro malavitoso, ma Cesare non accetta "il tradimento" e cerca di strappare l'amico a quella vita di lavoro umile. Entra anche lui di prepotenza nel cantiere e truffa il capomastro con una "sola". Ma ormai la divergenza tra le loro vita e' insanabile e a nulla serve che anche Cesare costruisca un rapporto di coppia con Viviana, la ex di Vittorio, occupando con lei una catapecchia abbandonata: la vicenda è agli sgoccioli e sta per precipitare in tragedia ... Caligari descrive con toni crudi, quasi irritanti all'inizio, un'epoca del recentissimo passato con un dialogo elementare, ma attento ed accurato nello studio dei caratteri e del gergo n voga. Disegna un affresco disperato con primi piani e sfondi dai colori smorti di due "vite violente", una riscattata ed un no. Una sorta di doppia possibile evoluzione di Accattone. Cesare, "predatore dell'attimo",apparentemente il più forte tra i due, e' destinato a soccombere;Vittorio, "costruttore di futuro", trema e vacilla, ma non cade. La borgata di Pasolini non è' più il Mandrione o il Pigneto con il suo baretto degli anni '60, ma l'Ostia (o Fiumicino) degli anni '90, carcerariamente periferica e generatrice di vite "coatte". Il legame con il grande Regista ed autore e' fecondo e non imitativo o rimasticato: prova ne è' la rivisitazione in chiave evolutiva della scena della lotta di Accattone con il fratello, descritta con immagini dure ma sublimate dalla stupenda aria classica della musica, e il violento scontro tra i due amici fraterni che si conclude con un abbraccio pacificatorio. Una bella auto citazione il piano sequenza iniziale, "anticata" con predominanza di colori caldi su uno sbiadito sfondo marino e, forse, una citazione del Fellini visionario nelle allucinazioni provocate dalla perfida "Smart drug". Recitazione eccellenti, pure se spesso obbligate ad essere sopra le righe come nei film di Scorsese. Il film rappresentera' l'Italia per il premio Oscar per i film stranieri, ma il premio sarebbe postumo, perché Caligari è morto di recente. Un film denso, sanguigno, da non mancare.
Valutazione ****
FabioFeli
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