aristoteles
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sabato 9 gennaio 2016
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lotta e speranza
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Concordo con la recensione della scheda.
Il film non è originalissimo, di storie simili ne abbiamo viste parecchie.
Ragazzi che spacciano,si drogano,fanno soldi illegalmente, poi tentano di cambiare vita,qualcuno ci riesce ,qualche altro no.
Tuttavia,compresa la bravura degli attori,c'è una verve particolare che affascina,una lotta continua contro le difficoltà della vita.
Nonostante la tragicità di fondo,si respira speranza in quel meraviglioso sorriso finale di un bambino.
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luca scial�
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mercoledì 30 dicembre 2015
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amore tossico trent'anni dopo
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Poco prima di morire, Claudio Caligari ci lascia in eredità un'ultima pellicola sul difficile sobborgo romano. Lezione di come si fa il cinema post-neorealista e underground.
E lo fa tornando laddove ha iniziato: a quell'Amore tossico che a inizio anni '80 denunciava il problema della droga tra i giovani. Il film inizia proprio con un omaggio a quel film, con un breve sketch che vede i protagonisti litigare per un gelato. La storia è meno cruda e minimalista, ma pur sempre drammatica e realista. Palcoscenico ancora Ostia, ma di metà anni '90, cambiata poco rispetto a dieci anni prima. I giovani cercano nella droga una spinta per andare avanti.
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Poco prima di morire, Claudio Caligari ci lascia in eredità un'ultima pellicola sul difficile sobborgo romano. Lezione di come si fa il cinema post-neorealista e underground.
E lo fa tornando laddove ha iniziato: a quell'Amore tossico che a inizio anni '80 denunciava il problema della droga tra i giovani. Il film inizia proprio con un omaggio a quel film, con un breve sketch che vede i protagonisti litigare per un gelato. La storia è meno cruda e minimalista, ma pur sempre drammatica e realista. Palcoscenico ancora Ostia, ma di metà anni '90, cambiata poco rispetto a dieci anni prima. I giovani cercano nella droga una spinta per andare avanti. Vittorio cerca però di ravvedersi, nonostante le sirene della cattiva strada lo chiami di continuo. Cesare invece è più fragile. Il finale è sì drammatico ma ha sfumature di speranze. Per una vita dannata che finisce ce n'è una che inizia.
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peli di noia
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sabato 26 dicembre 2015
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non male ma
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Poteva essere una sorpresa purtroppo prima c'è stato Romanzo criminale. Bravi gli interpreti. Vedibile.
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sergio dal maso
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venerdì 25 dicembre 2015
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non essere cattivo
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“ … per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo sguardo speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità, di verità …”
Smisurata preghiera (Fabrizio De Andrè)
In direzione ostinata e contraria é sicuramente vissuto il regista Claudio Caligari, scomparso a 67 anni nel maggio scorso, prima di poter concludere il montaggio dell’ultimo film, il suo testamento artistico oltre che il suo capolavoro.
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“ … per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo sguardo speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità, di verità …”
Smisurata preghiera (Fabrizio De Andrè)
In direzione ostinata e contraria é sicuramente vissuto il regista Claudio Caligari, scomparso a 67 anni nel maggio scorso, prima di poter concludere il montaggio dell’ultimo film, il suo testamento artistico oltre che il suo capolavoro.
Non essere cattivo è stato solo il terzo film in 40 anni di carriera, iniziata negli anni 70 con alcuni importanti documentari militanti sul mondo della droga.
E pensare che Amore tossico nel 1983 e L’odore della notte nel 1998 erano stati entrambi acclamati alla critica alla Mostra del Cinema di Venezia, poi diventati tra i cinefili film di culto. Ha scritto molte sceneggiature e soggetti, tutti progetti rimasti nel cassetto, perché nel mondo del cinema non c’era posto per lui. L’industria cinematografica lo ha sempre ignorato, “vediamo la prossima volta”, si è sentito ripetere tutta la vita.
Se non fosse stato per l’audacia e la determinazione dell’amico Valerio Mastandrea che ha fatto l’impossibile per trovare dei produttori, arrivando a bussare “alle porte dell’inferno” (ha scritto persino a Martin Scorsese, vedi nelle note), neppure Non essere cattivo sarebbe stato prodotto.
Troppo intransigente Caligari, scomodo, incapace di accettare compromessi e di mediare la sua idea di Cinema, di arte cinematografica.
Non ci ha lasciato solo una goccia di umanità e di verità, il suo è prima di tutto un commovente atto d’amore e di speranza verso gli ultimi, gli emarginati, gli esclusi dalla società capitalistica e dal mondo del lavoro. E lo ha fatto con una sincerità assoluta, senza nessun moralismo, soprattutto senza giudicare quei “ragazzi di vita” e quel mondo che amava e conosceva benissimo.
Non essere cattivo riprende il testimone da Amore tossico. Siamo a metà degli anni novanta, a Ostia non c’è più l’eroina dilagante dei primi anni 80 ma lo sballo delle droghe sintetiche e della cocaina. Vittorio e Cesare sono due amici fraterni, compagni nelle risse notturne e nella noia quotidiana, uniti da una vita senza prospettive tra l’uso e lo spaccio di droghe e la microcriminalità.
Non sono cattivi, fanno i duri per sopravvivere al degrado e alla violenza della periferia romana, animati da una disperata vitalità ma anche dal desiderio di una vita normale.
Dopo uno sballo allucinante in cui rischia di impazzire Vittorio decide di chiudere con la delinquenza e di cercare un lavoro, lo aiuta Linda, una ragazza-madre di cui si è innamorato. Cercherà di trascinare anche l’amico d’infanzia, il più vulnerabile e instabile dei due.
Ma per Cesare e Vittorio la strada per uscire dagli inferi è tortuosa e piena di ostacoli. La periferia di Ostia è una prigione che li stritola, senza via di fuga.
Sono due antieroi, due predestinati perdenti, due emarginati da quella società borghese che tuttavia desiderano, eredi di quel sottoproletariato pasoliniano che ha perduto l’innocenza originaria ma che non si mai integrato con la società post-industriale. Non essere cattivo trasuda rabbia, toglie il respiro e scuote lo spettatore che si trova a subirlo senza protezioni o filtri. Ma è una rabbia sincera, autentica, che ti prende allo stomaco ma anche al cuore. Col passare dei minuti con Cesare e Vittorio si crea una empatia totale, sono commoventi e strazianti perché sono veri, trasmettono un’umanità intensa e reale.
Merito sicuramente delle straordinarie interpretazioni di Luca Marinelli e Alessandro Borghi, due tra i migliori attori italiani dell’ultima generazione. La fisicità che esprimono, fatta di lacrime e sudore, occhiaie e occhi sbarrati, è impressionante, sono eccessivi senza mai strafare, fermandosi sempre un attimo prima di far perdere credibilità ai loro personaggi. Anche le figure femminili hanno uno spessore e una profondità notevoli, dalla madre di Cesare alle fidanzate Linda e Viviana, tutte le interpretazioni sono di altissimo livello.
Non ha nessuna sbavatura Non essere cattivo. Dalla sceneggiatura sobria ed essenziale, con un uso appropriato del romanesco, al montaggio serrato e adrenalinico della prima parte, più riflessivo nella seconda, fino alle musiche sempre in sintonia con l’evoluzione della storia, tutto funziona perfettamente ed esprime una maturità registica che aumenta i rimpianti per le occasioni che Caligari non ha mai avuto.
A Venezia, essendo un’opera postuma, è stato proposto fuori concorso, non senza polemiche visto che è stato il miglior film italiano presentato alla Mostra. Dopo l’enorme successo di critica e di pubblico è stato addirittura scelto per rappresentare l’Italia ai premi Oscar.
Chissà come avrebbe reagito Caligari a questo destino beffardo: il suo film accostato a quelli del suo mito, il regista americano Martin Scorsese.
Probabilmente avrebbe sorriso amaramente. Con lo stesso sorriso che ci strappa lo splendido finale del film, stremati ma rinfrancati da una goccia di speranza.
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eugenio
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martedì 22 dicembre 2015
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ragazzi di vita
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Ti prendo e ti porto via.
Ad Ostia
1995. Euro ancora lontano ma l’anno non importa; la storia potrebbe essere ambientata anche oggi in un contesto sempre uguale, quasi pasoliniano: la droga, il sesso, il tira a campare precario, la malattia.
E’ un film doloroso, Non essere cattivo, postumo di Claudio Caligari, prodotto da Valerio Mastandrea. E’ un film che nell’Ostia di Amore tossico, descrive le vicissitudini di due ragazzi di vita, segnati dall’emarginazione, dalla droga e dalla mancanza di speranza, di un futuro cieco che pare permeare di pessimismo la pellicola.
Luca Marinelli e Alessandro Borghi interpretano rispettivamente Cesare e Vittorio, due giovani cattivi, uno con una nipote segnata da una malattia incurabile che spaccia droga e si intrufula nelle borgate rubando per campare, l’altro operaio in un cantiere dai traffici poco chiari la sera.
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Ti prendo e ti porto via.
Ad Ostia
1995. Euro ancora lontano ma l’anno non importa; la storia potrebbe essere ambientata anche oggi in un contesto sempre uguale, quasi pasoliniano: la droga, il sesso, il tira a campare precario, la malattia.
E’ un film doloroso, Non essere cattivo, postumo di Claudio Caligari, prodotto da Valerio Mastandrea. E’ un film che nell’Ostia di Amore tossico, descrive le vicissitudini di due ragazzi di vita, segnati dall’emarginazione, dalla droga e dalla mancanza di speranza, di un futuro cieco che pare permeare di pessimismo la pellicola.
Luca Marinelli e Alessandro Borghi interpretano rispettivamente Cesare e Vittorio, due giovani cattivi, uno con una nipote segnata da una malattia incurabile che spaccia droga e si intrufula nelle borgate rubando per campare, l’altro operaio in un cantiere dai traffici poco chiari la sera. I due sono anime disperate che affogano lentamente nel riflesso di un mondo senza filtri, andrenalico, ai margini.
Giudicare Non essere cattivo un film “tossico” è vero solo in parte: il racconto di vita dietro cui si nasconde velatamente la matrice del film non è di formazione ma anzi un rito quasi obbligato che spinge lo spettatore a guardare la realtà nel degrado così come appare: periferie romane, coatti, travestiti, finti borghesi, rapine finite male.
Fa sorridere malamente pensare che il “simbolo” di Non essere cattivo sia un orsacchiotto rubato con appeso un tovagliolo che per antifrasi inneggia alla non cattività del titolo, un preludio a quella sventura che si abbatterà su Cesare soprattutto. Sventura che noi spettatori possiamo osservare passivamente constatando la lotta per la sopravvivenza, la legge del più forte che prevale sul più debole in un’atmosfera cupa da cui vorremmo allontanarci sempre più.
Vicende confuse che ruotando attorno ai due protagonisti, denotano un crollo delle gerarchie, della pudicizia, delle controtendenze, a favore di una discesa nei quartieri più infimi di Ostia. Cesare cerca soldi principalmente per far campare la nipotina, amorevolmente definita da lui “la brutta”, non ha un lavoro fisso, spaccia sfruttando disabili, finisce in un giro di eroina che minerà per sempre la stabilità ricercata con una donna che lo ama (veramente) in un cascinale abbandonato; Vittorio, al contrario, convive con una donna che ha già un figlio, ha un lavoro precario come operaio in un cantiere, anche lui assuefatto dalla droga tanto da impasticcarsi e avere allucinazioni come fuga dal dolore.
La bellezza cruda di Non essere cattivo sta nell’ambientazione, spesso notturna, specchio dell’ombra umana che alberga nelle torbide coscienze dei protagonisti, rischiarate da un debole raggio di luce dato dalla raffinatezza raggelante della morte della piccola “brutta” o da teneri momenti in cui viene rivelata l’umanità dei due ragazzi.
Non essere cattivo non si nasconde dietro un velo di ipocrisie, dietro una debolezza da romanzo melò che trasuda di violenza, no, tutt’altro.
Risse, crisi disperazioni rivelano l’anima da ricotta del protaginista (da applauso una delle scene finali del film) capace di esplodere in istanti impensati che scatenano violenza contro il prossimo, spesso più debole, per affermare la propria autorità.
Non essere cattivo è un crocevia di sguardi pesti e neri, incontro di pugilato teso e nervoso che non fa scandalo nell’utilizzo di colpi bassi, che ferisce e umilia ma che, al termine, incita alla speranza nonostante il mondo marcio e disperato che mette in evidenza.
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m.barenghi
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venerdì 20 novembre 2015
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un eccezionale testamento spirituale
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Claudio Caligari, il regista di "Non essere cattivo", non c'è più. Se n'è andato la scorsa primavera, per una lunga malattia già presente quando ha iniziato a girare, fra mille difficoltà di produzione, questo suo ultimo film. Ultimo di tre soltanto, perchè così pochi Caligari è riuscito a realizzarne in una carriera iniziata ormai più di 30 anni fa con "L'odore della notte", e proseguita 15 anni dopo con "Amore tossico". Un film ogni 15 anni o poco più: Caligari non era certo un Autore corteggiato ad oltranza dalle case produttrici.
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Claudio Caligari, il regista di "Non essere cattivo", non c'è più. Se n'è andato la scorsa primavera, per una lunga malattia già presente quando ha iniziato a girare, fra mille difficoltà di produzione, questo suo ultimo film. Ultimo di tre soltanto, perchè così pochi Caligari è riuscito a realizzarne in una carriera iniziata ormai più di 30 anni fa con "L'odore della notte", e proseguita 15 anni dopo con "Amore tossico". Un film ogni 15 anni o poco più: Caligari non era certo un Autore corteggiato ad oltranza dalle case produttrici. Ed anche questo sua ultima meravigliosa creatura non avrebbe visto la luce se non ci fosse stato Valerio Mastandrea -amico VERO del regista: andate su Wikipedia a leggerne l'epitafio!!- a prendersi sulle spalle l'onere di questa operazione. Che si è conclusa, almeno per il momento, con la selezione per la possibile nomination alla statuetta per il miglior film straniero, postuma ma -ci auguriamo- possibile. Comunque meritata!
Nella periferia romana si svolge la squallida vita di tutti i giorni, fatta di delinquenza più o meno piccola, traffici più o meno legali, poco o nessun lavoro, quasi sempre sporco. In questo sconfortante panorama si dipana la storia di Cesare e Vittorio, due amici VERI da sempre. Il primo con una nipotina già condannata ad una fine precoce per una malattia, l'AIDS, che già si era portata via la sorella del ragazzo. Il secondo è un "cane sciolto" di cui non è contestualizzato il contesto familiare; sappiamo solo, già dalla scena d'apertura, che fra i due esiste un'intimità senza riserve. I due cazzeggiano, si drogano, si barcamenano; per tutta la prima parte del film assistiamo più volte ai loro riti tossici, con tanto di soggettive dei loro sballi, di impronta surreale e felliniana. Finché a seguito di una di queste bordate di droga Vittorio comprende di essere al bordo dell'abisso, e cerca di mettere la testa a posto e tener fede alla promessa fatta alla ragazza che ha incontrato e con cui sta cercando di mettere su famiglia, senza peraltro venir meno al rapporto d'amicizia con Cesare. Troverà un lavoro come manovale edile, nel quale riuscirà a coinvolgere anche l'amico, che è però refrattario alla rettitudine e gli rovina la piazza fina dal primo giorno di lavoro. Stupenda la sequenza successiva in cui la lotta fra i due amici sconfina ripetutamente in abbracci e i pugni si trasformano quasi in carezze. Cesare non resisterà al fascino della "grana" e si farà coinvolgere in traffici che lo rovineranno, a dispetto degli avvertimenti di Viviana, la ragazza con cui ha messo su casa dopo la morte della nipotina Debora. Nella stupenda scena finale Vittorio, ormai paladino della normalità che ha già cercato di smorzare le velleità di arricchimento dei suoi familiari ("Ma perchè: non ci basta quello che abbiamo?") incontra Viviana che esce dalla casa in cui Cesare viveva con madre e nipotina per portare a il bambino, ormai orfano di padre, da lui avuto: ...E LA VITA CONTINUA!!!
Mi sarebbe piaciuto terminare la recensione con queste parole. Ma non posso fare a meno di sottolineare la straordinaria interpretazione di Luca Marinelli ed Alessandro Borghi: assai ben più che convincenti, direi strepitosi, anche per aver sopportato dosi pachidermiche di collirio all'atropina per rendere credibili i loro sballi. Fantastici!!
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francesca
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giovedì 5 novembre 2015
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il cinema italiano che resiste
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Un nuovo Cesare ( dopo "Amore tossico") e Vittorio ci regalano profonde emozioni in un'Ostia più attuale che mai. Due amici che crescono insieme, la droga, il solito bar, e la ricerca di cambiare in un'ambiente che non è certo favorevole. Dialoghi intensi. Caligari ci ha lasciati con un bel regalo.
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eugenio98
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mercoledì 4 novembre 2015
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un manifesto di denuncia del sociale contemporaneo
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Cesare e Vittorio sono due giovani che, negli anni ’90 a Ostia, trascorrono i giorni assumendo droghe e compiendo attività criminose. Quando Vittorio si rende conto che ormai stanno intraprendendo una strada senza via d’uscita, decide di cercare lavoro ma il suo cambiamento mette in crisi la relazione d’amicizia fino al tragico epilogo. Film del 2015, diretto da Claudio Caligari, Non essere cattivo è un manifesto di denuncia contro la malavita e l’uso spregiudicato di droghe. Fin dall’inizio della pellicola ci viene mostrato l’atteggiamento aggressivo con cui i due protagonisti affrontano la vita e il rapporto con amici e parenti.
Cesare è un personaggio in bilico tra il voler sopravvivere ad un ambiente ostile e il desiderio di stabilizzarsi, sposarsi, avere dei figli, un lavoro, ma è sempre trascinato dal mondo criminale a causa della “polverina frizzantina”.
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Cesare e Vittorio sono due giovani che, negli anni ’90 a Ostia, trascorrono i giorni assumendo droghe e compiendo attività criminose. Quando Vittorio si rende conto che ormai stanno intraprendendo una strada senza via d’uscita, decide di cercare lavoro ma il suo cambiamento mette in crisi la relazione d’amicizia fino al tragico epilogo. Film del 2015, diretto da Claudio Caligari, Non essere cattivo è un manifesto di denuncia contro la malavita e l’uso spregiudicato di droghe. Fin dall’inizio della pellicola ci viene mostrato l’atteggiamento aggressivo con cui i due protagonisti affrontano la vita e il rapporto con amici e parenti.
Cesare è un personaggio in bilico tra il voler sopravvivere ad un ambiente ostile e il desiderio di stabilizzarsi, sposarsi, avere dei figli, un lavoro, ma è sempre trascinato dal mondo criminale a causa della “polverina frizzantina”. Vittorio, suo migliore amico, decisamente il meno avventato dei due, quello che in alcune circostanze tenterà di mitigare le loro azioni, prenderà tuttavia le distanze dal compagno. Vittorio si renderà conto che la propria vita non ha uno sbocco e l’unica speranza di salvarsi è guadagnare dei soldi in cantiere per poi aprire una sala giochi/pub con la fidanzata.
Pur se il soggetto risulta già visto (due grandi amici inseparabili si ritrovano in un punto di collisione), Non essere cattivo è un documento-manifesto che, egregiamente narrato da Caligari, sprofonda nella precarietà della contemporaneità in apparenza priva di ogni sentimento. L’attenzione del pubblico viene catturata dal dinamismo, dalla magnificenza delle immagini e dalla convincente prova degli attori che bene interpretano la storia d’amicizia; cambiando contesto, sembra quasi di rivedere Noodles di C’era una volta in America insieme a Max, oppure Mike alle prese con Nick ne Il cacciatore. Due uomini, due realtà umane, accompagnate dalla tristezza della sopravvivenza, sono specchio di una parte di noi stessi; la speranza è il bambino di Cesare che nasce.
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alessio montini
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giovedì 29 ottobre 2015
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non essere il cattivo
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100 minuti: Un numero perfettamente tondo per testimoniare che non servono le produzioni di Hollywood per salvarci dai cinepanettoni.
Claudio Cagliari ci lascia con questo regalo, amaro e intenso quanto reale. Ci lascia con stile, il suo stile.
"Non essere Cattivo" è un film senza grandi pretese, dalla trama forse semplice, ma potente e strutturata con profonda intelligenza, portata avanti da una regia limpida e - soprattuto - da due Interpreti formidabili.
Non voglio dire altro, sono fedele a Chi diceva che le parole sono insufficienti per descrivere l'Arte.
Ma sono uscito poco fa dalla sala e a caldo e sono soddisfatto (Forse qualcosa nel finale.
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100 minuti: Un numero perfettamente tondo per testimoniare che non servono le produzioni di Hollywood per salvarci dai cinepanettoni.
Claudio Cagliari ci lascia con questo regalo, amaro e intenso quanto reale. Ci lascia con stile, il suo stile.
"Non essere Cattivo" è un film senza grandi pretese, dalla trama forse semplice, ma potente e strutturata con profonda intelligenza, portata avanti da una regia limpida e - soprattuto - da due Interpreti formidabili.
Non voglio dire altro, sono fedele a Chi diceva che le parole sono insufficienti per descrivere l'Arte.
Ma sono uscito poco fa dalla sala e a caldo e sono soddisfatto (Forse qualcosa nel finale...).
Il crimine romano (e non solo) non è fomento, caro Sollima; è Tragedia.
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emanuela piccioni
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mercoledì 21 ottobre 2015
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storia di un'invincibile amicizia.
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L'ho visto ieri sera. Quoto.
Ho conosciuto dei giovani attori bravissimi (Luca Martinelli; Alessandro borghi, Roberta Mattei, Silvia D'Amico); avuto conferma della bravura di Elisabetta De Vito, che finora avevo apprezzato, più volte, unicamente a teatro.
Prima nota positiva: Ostia, pur rappresentata nelle sue parti socialmente ed urbanisticamente più degradata, non ne esce affatto visivamente a pezzi come temevo: le scene più belle sono al sole, i sentimenti sbocciano e/o si manifestano a ridosso del mare.
I protagonisti esprimono una loro strampalata, coinvolgente, commovente vitalità: non eroi negativi, ma esseri umani a tutto tondo.
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L'ho visto ieri sera. Quoto.
Ho conosciuto dei giovani attori bravissimi (Luca Martinelli; Alessandro borghi, Roberta Mattei, Silvia D'Amico); avuto conferma della bravura di Elisabetta De Vito, che finora avevo apprezzato, più volte, unicamente a teatro.
Prima nota positiva: Ostia, pur rappresentata nelle sue parti socialmente ed urbanisticamente più degradata, non ne esce affatto visivamente a pezzi come temevo: le scene più belle sono al sole, i sentimenti sbocciano e/o si manifestano a ridosso del mare.
I protagonisti esprimono una loro strampalata, coinvolgente, commovente vitalità: non eroi negativi, ma esseri umani a tutto tondo. Un po' vittime, un po' carnefici, come nella vita reale di tanti giovani alle prese con dipendenze e criminalità.
Ma nel letame nascono fiori: anche nei loro momenti peggiori, quelle ragazze e quei ragazzi riescono ad amare ed esprimere sentimenti profondi.
Qualcuno, grazie ai sentimenti, si salva, qualcuno no. Ma il film, a dispetto di una locandina mal scelta e di trailer fuorvianti, trasmette fiducia e speranza nel futuro.
Più che un film sulle droghe, la storia di una grande amicizia.
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