paolo pasquini
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venerdì 18 maggio 2018
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un film profondo.
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Un film molto bello, con grandi interpreti e una trama che fa pensare. La regia è rigguardevole, con un ritmo lento e sospeso, consono alla profondità del tema trattato. Riassumerne la trama di superficie è sbagliato; in profondità si dibatte il problema attualissimo se il mercato, dunque il profitto, sia Dio ( " la purezza" di cui parla l'accaparratore ) o possa essere rovesciato dalla volontà di giustizia e di armonia, di ribellione alla civiltà dello scarto: se non produci e non consumi, non sei. Grandissimo Mastrandrea come sempre.
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jl
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mercoledì 8 maggio 2019
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la felicità questa sconosciuta
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Enrico è un tagliatore di teste sui generis che dopo aver intrecciato amicizia con manager incompetenti, o eredi incapaci, li persuade a cedere le proprie quote per cercare una strada più consona alle proprie aspirazioni, lasciando perdere il lavoro in azienda. La vita di questo ‘scienziato dell’eliminazione’ inizia a cambiare quando lungo la sua strada si presentano Achinoam, ragazza israeliana, aspirante suicida ed ex fidanzata di suo fratello, e i due eredi adolescenti di una multinazionale ad un passo dalla chiusura.
A sette anni da Non Pensarci, e a sei dalla omonima serie apparsa su FOX, il modenese Zanasi veste nuovamente Valerio Mastandrea dei panni del disadattato ma in tal caso non certo carico d’insuccesso, scanzonato, ma professionista serio e particolare, creatore di un lavoro socialmente utile unito a un vuoto e a una vena di profonda malinconia interiore.
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Enrico è un tagliatore di teste sui generis che dopo aver intrecciato amicizia con manager incompetenti, o eredi incapaci, li persuade a cedere le proprie quote per cercare una strada più consona alle proprie aspirazioni, lasciando perdere il lavoro in azienda. La vita di questo ‘scienziato dell’eliminazione’ inizia a cambiare quando lungo la sua strada si presentano Achinoam, ragazza israeliana, aspirante suicida ed ex fidanzata di suo fratello, e i due eredi adolescenti di una multinazionale ad un passo dalla chiusura.
A sette anni da Non Pensarci, e a sei dalla omonima serie apparsa su FOX, il modenese Zanasi veste nuovamente Valerio Mastandrea dei panni del disadattato ma in tal caso non certo carico d’insuccesso, scanzonato, ma professionista serio e particolare, creatore di un lavoro socialmente utile unito a un vuoto e a una vena di profonda malinconia interiore. Un attore dei giorni nostri e un abile trasformista capace di mimetizzarsi in ogni situazione per fare desistere gli incapaci e salvaguardare posti di lavoro che altrimenti sparirebbero come cumuli di neve al sole. Zanasi ancora una volta infila nel vaudeville della vita dei suoi protagonisti, fra i quali appaiono nuovamente Teco Celio e Giuseppe Battiston, nei ruoli di padre e figlio manager predatori e comici già visti nella precedente pellicola, tutto quello che caratterizza il suo cinema fatto di riflessioni in salsa comica. Il risultato è una presa di coscienza insperata che assume le sembianze di una potenziale suicida israeliana, l’attrice Hadas Yaron, e di una coppia di adolescenti, gli esordienti Filippo De Carli e Camilla Martini, improvvisamente catapultati nel mondo degli adulti per cercare di salvare l’azienda di famiglia da una fine indegna. Favola moderna nel corso della quale Mastandrea porta in scena il proprio personaggio con mestiere e senza particolari sbavature. Una favola il cui contenuto è fin troppo affine con Troppa grazia, ultima recente fatica di Zanasi. Film che alla stessa maniera funziona a metà. Carico di buoni sentimenti e incapace di andare oltre una bella confezione iniziale.
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teotheholy
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martedì 1 dicembre 2015
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un film che andrebbe preso e rimontato daccapo
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Un bel soggetto. Sono rimasto abbastanza colpito dall'interpretazione degli attori soprattutto, poi da alcune battute, da certe piccole brillanti idee registiche... Mi sono piaciuti tanti piccoli dettagli, però nel complesso per me andrebbe preso e rimontato daccapo. All'inizio nonostante la bravura degli attori il film non riesce a catturare davvero l'attenzione, nessun brivido, nessun contrappunto di immagini e di suoni, niente che possa tenere lo spettatore sveglio, solo parole e parole che rischiano di perdersi. La scena dell'incidente e del funerale è inutilmente lunga e senza alcun mordente—10 minuti senza che si capisca nulla—e okay che è una scelta registica, ma non è bella.
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Un bel soggetto. Sono rimasto abbastanza colpito dall'interpretazione degli attori soprattutto, poi da alcune battute, da certe piccole brillanti idee registiche... Mi sono piaciuti tanti piccoli dettagli, però nel complesso per me andrebbe preso e rimontato daccapo. All'inizio nonostante la bravura degli attori il film non riesce a catturare davvero l'attenzione, nessun brivido, nessun contrappunto di immagini e di suoni, niente che possa tenere lo spettatore sveglio, solo parole e parole che rischiano di perdersi. La scena dell'incidente e del funerale è inutilmente lunga e senza alcun mordente—10 minuti senza che si capisca nulla—e okay che è una scelta registica, ma non è bella... Anche altre lunghe scene con sola musica sembrano voler imitare un poco la follia artistica di un Sorrentino, ma poi finiscono per annoiare e basta. Ho visto diverse persone andarsene dalla sala e avrei fatto altrettanto se non fosse per il fatto che in realtà trovavo piacere nel stare lì a contemplare il lavoro svolto dagli attori e alcuni piccoli dettagli autorali. Non sono stato però veramete catturato dal film, per me manca proprio quella dinamica nella regia e nel montaggio che dovrebbe tenere il pubblico sempre incollato allo schermo catapultandolo continuamente da una scena all'altra ed è un peccato, perché "la felicità è un sistema complesso" aveva tutti gli ingredienti per poter essere un ottimo film.
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alberto58
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lunedì 7 dicembre 2015
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il potere e la sua influenza sulla felicità
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La frase che più mi ha colpito è quella del giovane Filippo quando parlando dei suoi quasi 5.000 dipendenti aggiunge pure "altrettante famiglie", e poi la risposta di Enrico Giusti/Mastrandrea "pensaci, è un quartiere di una città, una cosa inimmaginabile...". Ecco, forse sarà perchè io queste cose le pensavo quando, impiegato di una multinazionale, aspiravo a fare carriera e mi rendevo conto che chi carriera l'aveva fatta molto spesso sembrava completamente inconsapevole di questo...forse sarà per questo, ma a me sembra questa l'essenza del film. I due protagonisti si rendono ben conto di questo, ne sentono l'enorme peso, mentre chi il potere lo detiene se la cava dando tutto la colpa alle irrefrenabili forze del mercato, contro cui loro, "non si possono opporre".
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La frase che più mi ha colpito è quella del giovane Filippo quando parlando dei suoi quasi 5.000 dipendenti aggiunge pure "altrettante famiglie", e poi la risposta di Enrico Giusti/Mastrandrea "pensaci, è un quartiere di una città, una cosa inimmaginabile...". Ecco, forse sarà perchè io queste cose le pensavo quando, impiegato di una multinazionale, aspiravo a fare carriera e mi rendevo conto che chi carriera l'aveva fatta molto spesso sembrava completamente inconsapevole di questo...forse sarà per questo, ma a me sembra questa l'essenza del film. I due protagonisti si rendono ben conto di questo, ne sentono l'enorme peso, mentre chi il potere lo detiene se la cava dando tutto la colpa alle irrefrenabili forze del mercato, contro cui loro, "non si possono opporre". Comodo alibi per fare tranquillamente carne di porco di posti di lavoro, speranze....possibili felicità. Quando Filippo aggredisce lo zio colpevole di aver chiuso uno stabilimento senza neanche averlo avvertito, è Giusti/Mastrandrea ad intervenire spiegando pacatamente a Filippo che "Le cose sono più complicate di come sembra", ma il ragazzo non ci sta, per lui il discorso invece è semplice, e se ne va...Giusti si vede che non sa che pesci pigliare perchè sa che in fondo è proprio il ragazzo ad avere ragione e non è vero che la Felicità è un sistema complesso...rimane per un pò in imbarazzo e poi si butta in piscina con tutto il suo vestito aziendale, davanti agli stupefatti "Managers"..e con quel gesto strappa un sorriso ai due ragazzetti orfani. Forse il film è tutto lì.
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giacomino
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giovedì 6 ottobre 2016
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ottimo film, punto
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Ottimo film, fila tutto, pare che ma...non so... poi invece il film si sviluppa in maniera garbata e coinvolgente, infine il cerchio si chiude con un messaggio positivo che non guasta.
Non è uno di quei film che ti ricordi per la vita ma è fatto molto bene. Musiche giuste al momento giusto (è già da quella prima canzone divisa col walkman in ospedale che capisci di aver trovato qualcosa di buono). Mastandrea, grande come sempre, che ti spara qualche guizzo qua e la che scalda il film. Anche tutti gli altri attori, coprotagonisti e gregari fanno egregiamente la loro parte. Che dire, lo consiglio.
Probabilmente resterà un film semisconosciuto...ma il valore resta!
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berber
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giovedì 26 novembre 2015
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grandissimo mastrandrea e grandissima regia
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Ho visto questo nuovo Film di Gianni Zanasi che,a mio avviso,si è rivelato un Regista che ha sempre il coraggio di saper rappresentare le emozioni forti in una maniera particolarissima.In questo caso in una chiave poetica e quasi mistica soprattutto in alcune scene..tipo quella della Camera d'Albergo tra due dei Protagonisti.Non aggiungo particolari perchè è un Film da vedere in tutti i suoi dettagli.E'una pellicola che racconta una storia molto delicata in cui si intrecciano le esistenze di vari personaggi dove si alternano in un connubio perfetto ironia e dramma,dove i rapporti sentimentali,familiari,lavorativi tra le persone non appaiono mai scontati.Un film pieno di sorprese e di risorse.
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Ho visto questo nuovo Film di Gianni Zanasi che,a mio avviso,si è rivelato un Regista che ha sempre il coraggio di saper rappresentare le emozioni forti in una maniera particolarissima.In questo caso in una chiave poetica e quasi mistica soprattutto in alcune scene..tipo quella della Camera d'Albergo tra due dei Protagonisti.Non aggiungo particolari perchè è un Film da vedere in tutti i suoi dettagli.E'una pellicola che racconta una storia molto delicata in cui si intrecciano le esistenze di vari personaggi dove si alternano in un connubio perfetto ironia e dramma,dove i rapporti sentimentali,familiari,lavorativi tra le persone non appaiono mai scontati.Un film pieno di sorprese e di risorse.Citazione d'obbligo per le Musiche....geniali!!!
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dinamite moro
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venerdì 27 novembre 2015
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zanasi, un regitsa di noi
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il film è finito, si spengono gli ultimi echi della colonna sonora e si accendono le luci in sala. Esco. Penso: "quella cosa non mi è ben chiara, devo rivederlo". Faccio ancora il biglietto ed entro. Sulle note di "torta di noi" esco di nuovo e penso "avevo capito bene, è un capolavoro"! Certo, si fa presto a dire capolavoro, magari non lo è, o forse non lo è fino in fondo, ma il film di Zanasi, in questo avaro e superficiale panorama italiano, è un Film con la F maiuscola. E' un film in cui la mano del regista è sempre presente, un film dove un cast di fuoriclasse riesce ad interpretare e assecondare le visioni comiche e drammatiche di un regista che lascia il segno con le sue unghie affilate, graffiando senza fare male, anzi, facendo del bene al torpore della nostra mente.
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il film è finito, si spengono gli ultimi echi della colonna sonora e si accendono le luci in sala. Esco. Penso: "quella cosa non mi è ben chiara, devo rivederlo". Faccio ancora il biglietto ed entro. Sulle note di "torta di noi" esco di nuovo e penso "avevo capito bene, è un capolavoro"! Certo, si fa presto a dire capolavoro, magari non lo è, o forse non lo è fino in fondo, ma il film di Zanasi, in questo avaro e superficiale panorama italiano, è un Film con la F maiuscola. E' un film in cui la mano del regista è sempre presente, un film dove un cast di fuoriclasse riesce ad interpretare e assecondare le visioni comiche e drammatiche di un regista che lascia il segno con le sue unghie affilate, graffiando senza fare male, anzi, facendo del bene al torpore della nostra mente. Si ride, e anche alla grande, si sorride, si pensa, si cerca di capire perché e fino a dove, fino a quando. Insomma, è un FILM. E pazienza se qualcosa nella storia sfugge, se qualche passaggio rimane confuso o incompiuto. Dietro l'angolo c'è sempre un fotogramma risolutivo che ti concilia col cinema, un'immagine, un'istantanea di puro cinema, di quello che in Italia non siamo più abituati a vedere. L'insistenza su un primo piano di pura poesia fa da contrappasso ad un piano sequenza di pura "adrenalina" e tra i due e molteplici c'è sempre qualche momento di riposo per non rimanere sopraffatti dall'esuberanza del regista. Io spettatore mi sento abbracciato ma non rincuorato, piuttosto scosso, risvegliato. Le palpebre pian piano decollano e la realtà fa capolino: non c'è più modo di accettare, non è più saggio acconsentire; è opportuno aprire, aprirsi, capire, reagire e, infine, godere, non necessariamene vincere. Ecco, questo è Zanasi, questa è la sua idea di felicità. Vediamola, capiamola, questa sua felicità, perché forse è simile alla nostra e non lo sappiamo. Viviamola, con o senza di lui, di giorno e di notte, da soli o in compagnia, facciamone tesoro, appropriamocene, ma facciamo qualcosa. "La felicità è un sistema complesso" di Gianni Zanasi è un film e, in quanto tale, è da vedere e da "sentire". Buona visione a tutti.
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[+] l'importanza dei sentimenti
(di lanzani marisa)
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maurizio meres
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domenica 29 novembre 2015
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il cannibalismo finanziario
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Film che scava nei meandri della finanza,dove gente senza scrupoli è pronta,quasi lo prevedesse ad approfittare di un certo tipo di situazioni economiche,dove l'etica professionale perde qualsiasi valore.
I cosiddetti squali della finanza diventano dei mentori,agendo psicologicamente sia con i loro collaboratori con riunioni aziendali grottesche che con chi ignaro di tutto si affida a loro sperando in una gestione più sana e senza dolore.
Nel film però esiste una figura interpretata da Mastandrea,che pur convincendo le persone nella vendita delle proprie aziende in difficoltà,egli è convinto nella sua buona fede di salvare soprattutto,posti di lavoro,dignità aziendale e il marchio Italiano,ma la verità è un'altra cosa,è tutto il contrario di quanto lui pensava,quando incontra la purezza giovanile e una figura femminile spontanea ,e disinteressata ai soldi ,rinasce in lui la voglia di vivere aprendo gli occhi su quel mondo che non lo merita.
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Film che scava nei meandri della finanza,dove gente senza scrupoli è pronta,quasi lo prevedesse ad approfittare di un certo tipo di situazioni economiche,dove l'etica professionale perde qualsiasi valore.
I cosiddetti squali della finanza diventano dei mentori,agendo psicologicamente sia con i loro collaboratori con riunioni aziendali grottesche che con chi ignaro di tutto si affida a loro sperando in una gestione più sana e senza dolore.
Nel film però esiste una figura interpretata da Mastandrea,che pur convincendo le persone nella vendita delle proprie aziende in difficoltà,egli è convinto nella sua buona fede di salvare soprattutto,posti di lavoro,dignità aziendale e il marchio Italiano,ma la verità è un'altra cosa,è tutto il contrario di quanto lui pensava,quando incontra la purezza giovanile e una figura femminile spontanea ,e disinteressata ai soldi ,rinasce in lui la voglia di vivere aprendo gli occhi su quel mondo che non lo merita.
Il film gira tutto intorno al personaggio interpretato da Valerio Mastandrea ,bravissimo attore,dà spazio a tutte le sue doti di trasformazione espressiva passando dal serio al grottesco e soprattutto dando un volto umano al personaggio.
Bravo il regista nel dare le giuste gerarchie sia professionali che umane nella sceneggiatura,belle le sovrapposizioni sceniche danno un quadro sintetico ma efficace della trama,con ottimi cambi scena che rendono il film fluido.
Ambientazione in una bellissima Italia dell'est,per la trama del film non poteva scegliere di meglio.Colonna sonora appropriata alle varie circostanza.Consiglio di vederlo partendo dal principio che quel mondo purtroppo ci appartiene,e che la finzione cinematografica diventa solo uno strumento di comunicazione.
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siebenzwerg
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venerdì 27 novembre 2015
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artisticamente immaturo
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Perchè non mi ha convinto fino in fondo: malgrado la bravura innegabile degli attori tutti, la regia è carente. Probabilmente con un altro montaggio il film sarebbe stato più asciutto e congruente o almeno meno sgangherato, senza dilungamenti superflui. Fatto sta che Mastandrea, qui in una delle sue prove migliori, è stato mal diretto, l'ambiguità del suo personaggio, cioè la cosa principale, non viene fuori nella sua interpretazione. Altri personaggi, molti, troppo poco sviluppati. Tanto valeva non metterli affatto, e invece scavare di più nel carattere dei protagonisti. La ragazza israeliana (a parte l'attrice Halas, cos'ha d'israeliano il personaggio? Boh) rimane, fino alla fine, un fantasma di passaggio.
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Perchè non mi ha convinto fino in fondo: malgrado la bravura innegabile degli attori tutti, la regia è carente. Probabilmente con un altro montaggio il film sarebbe stato più asciutto e congruente o almeno meno sgangherato, senza dilungamenti superflui. Fatto sta che Mastandrea, qui in una delle sue prove migliori, è stato mal diretto, l'ambiguità del suo personaggio, cioè la cosa principale, non viene fuori nella sua interpretazione. Altri personaggi, molti, troppo poco sviluppati. Tanto valeva non metterli affatto, e invece scavare di più nel carattere dei protagonisti. La ragazza israeliana (a parte l'attrice Halas, cos'ha d'israeliano il personaggio? Boh) rimane, fino alla fine, un fantasma di passaggio. Carlo (Battiston), altro personaggio ambivalente, poteva essere una presenza fortissima, luciferina, e invece resta vanamente ai margini. Molto banalmente direi: tempo perso in dettagli e sottratto alle cose essenziali, che hanno tolto incisività a una storia bellissima. Solito annoso difetto del cinema italiano degli ultimi decenni, anche con delle storie interessanti, resta piatto, bidimensionale, manca di spessore emotivo e narrativo. Solo alcuni, come Avati o Sorrentino, ce la fanno. Per gli altri, speriamo in una maturazione...
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bizantino73
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domenica 29 novembre 2015
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inguardabile
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Film inguardabile di una lentezza e una noia esasperanti con musiche insulse e spaccatimpani.L'idea di partenza sarebbe anche buona: squali aziendali che si dividono aziende fallite per causa di rampolli incompetenti e vanesi. Ma lo svolgimento? Dieci minuti senza dialogo con musica becera per far capire che i padroni sono morti e gli eredi adolescenti non hanno voglia di fare un cazzo? Ma il regista prende gli spettatori per scemi? E la ragazza israeliana e suonata che c'azzecca? Forse la soluzione era nel finale ma davanti a questa minestra senza senso e dilungata un milione di volte me ne sono andato prima. L'unico che si salva (ma con un ruolo misero misero) è l'avvoltoio Battiston.
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