lucas s.
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lunedì 30 novembre 2015
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la felicità di vivere il cinema
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Il film di Zanasi è di una bellezza e di un intelligenza rara. Si parte con un'intuizione che ho trovato fantastica: Il regista inventa per Mastandrea un lavoro anomalo, una sorta di confessore dei rampolli d'industria, un traghettatore di anime nel delicato passaggio di un azienda dal fondatore a figli capaci al massimo di "ingolfare maserati". Senza voler ripercorrere la trama e svelare altre battute, è un piacere entrare in comunione con i personaggi di Zanasi, sentire l'alchimia tra il regista e gli attori, fluire nella storia con sequenze musicali che regalano sorprese e divertimento, in poche parole concedersi alla forza delle emozioni messe in campo. Alla fine posso dire che ci si ritrova tutti insieme fuori dal cinema con la voglia di ripetere e commentare alcuni momenti eccezionali che ci regalano Mastandrea, Battiston (incredibile un suo monologo) e Hadas, un'aliena di bravura.
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nana15
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martedì 1 dicembre 2015
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assolutamente da vedere
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Un film italiano assolutamente da vedere.
Una commedia divertente e ironica, ma allo tempo stesso amara nel rappresentare una realtà imprenditoriale e una crisi economica e sociale decisamente attuale. Cast eccezionale e una colonna sonora di livello per un film profondo e coinvolgente.
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Un film italiano assolutamente da vedere.
Una commedia divertente e ironica, ma allo tempo stesso amara nel rappresentare una realtà imprenditoriale e una crisi economica e sociale decisamente attuale. Cast eccezionale e una colonna sonora di livello per un film profondo e coinvolgente.
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maura manfredi
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martedì 1 dicembre 2015
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un film vero
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La felicità è un sistema complesso. lo sappiamo bene noi che cerchiamo di tenerlo in equilibrio ogni giorno questo sistema.
ci piace questo film perchè ci racconta emozioni forti che noi tutti conosciamo senza urlarle come tanti film italiani, ma come sono nella realtà.
il dolore paralizzante della morte, l'impotenza di fronte alle scelte di altri che ricadono sulle nostre vite, l'amore in un bicchiere di birra che si rovescia.
Tanti personaggi orchestrati magistralmente. Tra tutti spiccano Mastrandrea e la bravissima Haddas Yaron, tra i loro dialoghi troviamo alcuni scambi come quello sulla TORTA DI NOI che resteranno memorabili !!! il tutto accompagnato da musiche pazzesche ! un film da vedere !!! e da vedere al cinema per godere in pieno delle immagini bellissime ! Zanasi conferma la sua maestria alla macchina da presa.
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La felicità è un sistema complesso. lo sappiamo bene noi che cerchiamo di tenerlo in equilibrio ogni giorno questo sistema.
ci piace questo film perchè ci racconta emozioni forti che noi tutti conosciamo senza urlarle come tanti film italiani, ma come sono nella realtà.
il dolore paralizzante della morte, l'impotenza di fronte alle scelte di altri che ricadono sulle nostre vite, l'amore in un bicchiere di birra che si rovescia.
Tanti personaggi orchestrati magistralmente. Tra tutti spiccano Mastrandrea e la bravissima Haddas Yaron, tra i loro dialoghi troviamo alcuni scambi come quello sulla TORTA DI NOI che resteranno memorabili !!! il tutto accompagnato da musiche pazzesche ! un film da vedere !!! e da vedere al cinema per godere in pieno delle immagini bellissime ! Zanasi conferma la sua maestria alla macchina da presa.
p.s.
ma allora anche gli italiani vanno sullo skate !!! era ora !!!
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kimkiduk
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martedì 1 dicembre 2015
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non mi è piaciuto
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Non mi è piaciuto, delusione. Adoro ... oddio adoro ... mi piace Mastandrea, ha saputo ritagliarsi il suo spazio in un mondo che secondo me fatica a comprendere ed ha cercato anche di farselo piacere. Mi piace Battiston che se interpreta film di nicchia tipo Zoran, Io Sono Li o La Passione è sicuramente bravissimo. Mi era piaciuto anche Zanasi in Non Pensarci e quindi ero pronto a ridere e vedere un bel film. Ma una domanda alla fine mi sorge spontanea. Perchè dopo un inizio brillante, divertente e dinamico ha inserito il capovolgimento della vita come effetto con acqua e macchina nel lago/fiume che girano a 360°, Mastandrea gira, e girano tutti ...... per far capire che la vita stava cambiando per tutti e poi altre scene di tre mnuti con musica a palla tipo la salita con i ragazzi in skate e bici e la discesa rallentata nel tunnel.
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Non mi è piaciuto, delusione. Adoro ... oddio adoro ... mi piace Mastandrea, ha saputo ritagliarsi il suo spazio in un mondo che secondo me fatica a comprendere ed ha cercato anche di farselo piacere. Mi piace Battiston che se interpreta film di nicchia tipo Zoran, Io Sono Li o La Passione è sicuramente bravissimo. Mi era piaciuto anche Zanasi in Non Pensarci e quindi ero pronto a ridere e vedere un bel film. Ma una domanda alla fine mi sorge spontanea. Perchè dopo un inizio brillante, divertente e dinamico ha inserito il capovolgimento della vita come effetto con acqua e macchina nel lago/fiume che girano a 360°, Mastandrea gira, e girano tutti ...... per far capire che la vita stava cambiando per tutti e poi altre scene di tre mnuti con musica a palla tipo la salita con i ragazzi in skate e bici e la discesa rallentata nel tunnel. Voleva copiare Sorrentino negli effetti? Ormai pensiamo che Sorrentino sappia fare cinema da essere copiato? Voleva essere particolare? Voleva farci capire cosa? A me è sembrato tutto un pò inutile e anche noioso alla fine. I figli che dalla disgrazia diventano uomini e donne ..... per cosa nemmeno si capisce. L'amicizia della israeliana con la figlia evidenziata solo da una collaborazione dolciaria. Il paese che si ribella alla chiusura della fabbrica con una fila tipo biglietto della partita e non salutando il cattivo figlio oppure con un bonzo bruciante nella piazza centrale. Mi è sembrato un'idea buona sprecata, con degli attori niente male arrivati barcollanti alla fine e con una resa pari all'insufficienza Peccato. Però ho riso quando ha dormito per terra o ci dormiva lei e mi è piaciuto l'incontro con il fratello. Troppo poco
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maumauroma
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martedì 8 dicembre 2015
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la felicita' e' un sistema complesso
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Si dice:la felicita' e' nelle piccole cose; oppure: i soldi non fanno la felicita'. Modi di dire,certo,ma in fondo rappresentano abbastanza l'essenza di questo film. Enrico Giusti e' quello che di dice un tagliatore di teste,risana aziende in crisi "convincendo" giovani manager inetti e incapaci a licenziarsi e a cercare nuove opportunita',magari all'estero, e funge da intermediario per l'acquisto delle medesime aziende a prezzi stracciati da parte di quella per cui lavora.Un lavoro cinico,duro,senza sentimentalismi o sensi di colpa,un lavoro che alla lunga asciuga la sensibilita' dell'anima e cristallizza le emozioni che la vita propone.
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Si dice:la felicita' e' nelle piccole cose; oppure: i soldi non fanno la felicita'. Modi di dire,certo,ma in fondo rappresentano abbastanza l'essenza di questo film. Enrico Giusti e' quello che di dice un tagliatore di teste,risana aziende in crisi "convincendo" giovani manager inetti e incapaci a licenziarsi e a cercare nuove opportunita',magari all'estero, e funge da intermediario per l'acquisto delle medesime aziende a prezzi stracciati da parte di quella per cui lavora.Un lavoro cinico,duro,senza sentimentalismi o sensi di colpa,un lavoro che alla lunga asciuga la sensibilita' dell'anima e cristallizza le emozioni che la vita propone.Sara' l'incontro occasionale con una ragazza israeliana pura come acqua di fonte e senza alcuna necessita' materiale e con due fratelli giovanissimi messi improvvisamente a capo dell'azienda per la tragica morte dei genitori,e decisi a portare una ventata di umanita nella gestione della multinazionale,ha fungere da catalizzatore nel risvegliare in Enrico quei sentimenti a lungo repressi e dare un senso vero alla sua vita. Per essere felici a volte puo' bastare fare una torta di mele,oppure allevare un pesciolino,o impegnarsi in una partitella a rugby con dei ragazzi,o cimentarsi in una corsa sui pattini, o decidere di fare un tuffo in piscina vestiti. La tematica che il lavoro di Zanasi propone e' interessante,bella e moderna la sua regia,belle le musiche,convincente la non-interpetazione di Mastrandrea e Yaron, peccato pero' per i dialoghi,spesso troppo costruiti,didascalici e pedagogici allo svolgimento della sceneggiatura,spesso noiosa e farraginosa.
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no_data
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domenica 13 dicembre 2015
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molti spunti di riflessione
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Ho visto il film due volte per apprezzarlo di più. E questo mi capita di rado. Ma alla prima visione ho colto molti spunti che volevo meglio elaborare. Trama bella, ricca, che vuole (sottolineato) affrontare in modo delicato argomenti di schiacciante attualitá. Sorrido leggendo i commenti di chi lo ritiene poco legato alla realtà. Ma li leggete i quotidiani? La realtà di chi resta schiacciato dai giochi di potere delle finanziarie (la realtà supera sempre la finzione...) li avete letti in queati anni? Attualissimo questo film, attualissimo! Attori molto bravi. Il regista ha voluto, a parer mio, proporre spunti di riflessione, contando sulla sensibilità e la capacità dello spettatore di 'andare oltre'.
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Ho visto il film due volte per apprezzarlo di più. E questo mi capita di rado. Ma alla prima visione ho colto molti spunti che volevo meglio elaborare. Trama bella, ricca, che vuole (sottolineato) affrontare in modo delicato argomenti di schiacciante attualitá. Sorrido leggendo i commenti di chi lo ritiene poco legato alla realtà. Ma li leggete i quotidiani? La realtà di chi resta schiacciato dai giochi di potere delle finanziarie (la realtà supera sempre la finzione...) li avete letti in queati anni? Attualissimo questo film, attualissimo! Attori molto bravi. Il regista ha voluto, a parer mio, proporre spunti di riflessione, contando sulla sensibilità e la capacità dello spettatore di 'andare oltre'. La musica lascia spazio al non detto che ciascuno può elaborare con la propria sensibilità. Quel bel gioco di immagine e musica che ti lascia la possibilità di pensare con la tua testa e non trovare tutto sullo schermo, 'precotto'. Fantastiche musiche, bellissima fotografia. Emozionante.
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carlosantoni
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martedì 15 dicembre 2015
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la semplicità, un percorso (im)possibile
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Le prime immagini del film ci mostrano Mastandrea in parrucca, una parrucca da capellone anni ’70 o ’80, del tutto fuori luogo e fuori tempo. È come se Zanasi ci dicesse fin da subito: diffidate di ciò che vedete. In effetti Mastandrea interpreta un ruolo che "sembrerebbe" quello a lui congeniale, del brav’uomo un po’ impacciato, timido e sostanzialmente onesto e coerente. Ma lo è davvero? Non del tutto. Il suo è un personaggio ambiguo, svolge un ruolo da tessuto connettivo tra padroni irresponsabili e insensibili al destino della loro azienda, e soprattutto delle famiglie che sono obbligare a campare grazie al lavoro nella loro azienda, e cinici pescecani pronti a rilevarle ma non per risanarle, bensì per sbranarle secondo la loro convenienza.
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Le prime immagini del film ci mostrano Mastandrea in parrucca, una parrucca da capellone anni ’70 o ’80, del tutto fuori luogo e fuori tempo. È come se Zanasi ci dicesse fin da subito: diffidate di ciò che vedete. In effetti Mastandrea interpreta un ruolo che "sembrerebbe" quello a lui congeniale, del brav’uomo un po’ impacciato, timido e sostanzialmente onesto e coerente. Ma lo è davvero? Non del tutto. Il suo è un personaggio ambiguo, svolge un ruolo da tessuto connettivo tra padroni irresponsabili e insensibili al destino della loro azienda, e soprattutto delle famiglie che sono obbligare a campare grazie al lavoro nella loro azienda, e cinici pescecani pronti a rilevarle ma non per risanarle, bensì per sbranarle secondo la loro convenienza. È la storia dell’Italia da capitalismo straccione e violentemente delinquenziale degli ultimi venti e più anni. Enrico Giusti (cioè Valerio Mastandrea) per gran parte del film sembra una replica del buon samaritano, infastidisce perfino col suo buonismo a 360°: sembra si preoccupi di tutto e di tutti: di suo fratello (un’irresponsabile), della ragazza di suo fratello un po' fuori di testa, degli orfani adolescenti di una coppia di imprenditori ultramiliardari morti per incidente stradale… E sembra che nell’adempiere a questo compito risponda in qualche modo al vulnus provocato da suo padre, molto tempo prima scappato in Canada da bancarottiere fraudolento, con tanto di malloppo. “Noi non scappiamo!”, rivendica di fronte al fratello, ma quello non la intende, e scappa a gambe levate. Ma, appunto, neanche Enrico è così pulito come parrebbe, tutt’altro: scende continuamente a compromessi con la sua coscienza, dice di utilizzare le persone importanti, ma sa benissimo di essere lui al loro servizio… Finché la frequentazione dei due giovani orfani, miliardari ma "puri", e della ex fidanzata di suo fratello, non lo convincono che si possa vivere diversamente, onestamente. È ciò che alla fine sceglierà di fare. E dormirà per terra, come aveva visto fare alla ragazza.Splendida la fotografia (coi suoi movimenti lenti e avvolgenti e i suoi primissimi piani mi ricorda quella di Sorrentino), del tutto eccellente la colonna sonora. Inutile dire della bravura di Mastandrea, ma aggiungo anche della dolce Yaron e di Battiston. Da vedere senz’altro.
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catcarlo
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venerdì 11 dicembre 2015
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la felicità è un sistema complesso
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Nel cinema italiano sono davvero troppi i casi in cui, al tirar delle somme, manca sempre un centesimo – o anche più, ma non è questo il caso – per fare un euro. Alla categoria si iscrive pure il film di Zanasi, che, pur mostrando maggior coraggio della media sotto svariati aspetti, si ritrova a fare i conti con alcuni punti deboli che ne pregiudicano il risultato complessivo. Lo spunto è interessante: Enrico (Valerio Mastandrea) è un curioso tagliatore di teste per amministratori che convince inetti rampolli a cedere l’azienda di famiglia prima di condurla allo sfascio e non pare molto preoccupato che la stessa cada nelle mani rapaci di chi la rivenderà al miglior offerente.
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Nel cinema italiano sono davvero troppi i casi in cui, al tirar delle somme, manca sempre un centesimo – o anche più, ma non è questo il caso – per fare un euro. Alla categoria si iscrive pure il film di Zanasi, che, pur mostrando maggior coraggio della media sotto svariati aspetti, si ritrova a fare i conti con alcuni punti deboli che ne pregiudicano il risultato complessivo. Lo spunto è interessante: Enrico (Valerio Mastandrea) è un curioso tagliatore di teste per amministratori che convince inetti rampolli a cedere l’azienda di famiglia prima di condurla allo sfascio e non pare molto preoccupato che la stessa cada nelle mani rapaci di chi la rivenderà al miglior offerente. L’incontro con Filippo e Camilla, giovanissimi eredi di un piccolo gruppo industriale dopo la morte improvvisa dei genitori, pian piano lo porta a riconsiderare la propria vita facendogli, in un certo senso, aprire agli occhi, anche se la realtà non è una favola e il retrogusto rimane amaro. Il tema viene messo in immagini in modo tutto meno che banale grazie a una parte visiva che si sforza di volare ben al disopra della piattezza televisiva: ambientato su di una sponda trentina del lago di Garda per la quale non brilla quasi mai il sole (oramai le location le fanno le film commissions regionali, qui a sborsare è soprattutto la Provincia di Trento), l’opera di Zanasi si fa ricordare per la ricerca dell’inquadratura sempre originale e per i numerosi spunti che spesso si rivelano assai brillanti - la fotografia è di Vladan Radovic. Se la sequenza iniziale e quella della grotta, entrambe afflitte da un eccesso di sorrentinismo, faticano a cogliere nel segno, la morte dei genitori (più il funerale), la psichedelica cavalcata in skateboard del sottofinale, la graziosissima ‘scena di sesso’ tra Enrico e Achrinoam (Hadas Yaron) rappresentano sottolineature davvero efficaci. La figura della ragazza israeliana che il fratello sbologna tra i piedi del protagonista è, però, uno dei motivi di insoddisfazione: se è vero che contribuisce alla crescita del personaggio principale e che la storia del Chiapas è divertente, risulta comunque poco integrata con il resto della vicenda tanto che, a volte, non si capisce perché agisca in questo o in quel modo. Il ruolo della giovane può essere allora preso a simbolo di ciò che funziona a fatica in una sceneggiatura che perde a tratti la sua compattezza facendo calare l’attenzione: sarebbe forse stato il caso di rinunciare a qualcosa riducendo il minutaggio (non lontano dalle due ore) a favore della tensione e della coesione narrativa. Se ne sarebbero di certo giovati il tema sociale e quello del rapporto tra padri e figli (con relativo ribaltamento finale), ma l’insieme dei difetti non riesce a compromettere un esito che nel complesso si può dire positivo. A esso contribuiscono in modo significativo la colonna sonora e la prova degli attori. La prima assembla un buon numero di canzoni, ripescando anche She’s A Rainbow degli Stones, affiancate alla partitura originale scritta da Niccolo Contessa e suonata dal suo gruppo I Cani (incluso il brano-simbolo sulla torta della nonna), mentre il cast si muove senza sbavature sia che si tratti dei due ragazzi Filippo De Carli e Camilla Martini, sia riguardo all’interpretazione dei nomi più noti. Se Battiston rende al meglio la sgradevole patina di squalesca viscidezza del suo personaggio, il peso principale ricade tuttavia sulle spalle di Mastandrea, come sempre molto bravo a rappresentare figure che si sentono fuori posto, ma che non hanno la forza di ribellarsi: una maschera di sordiana (ovvero italica) viltà che ha bisogno di uno stimolo esterno per reagire e provare a riscattarsi.
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poldino
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venerdì 26 febbraio 2016
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la felicità vista con occhi diversi
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L'ultimo lungometraggio di Gianni Zanasi, è una commedia esistenziale che affronta temi importanti con leggerezza.
Fin dall'inizio di questo film, che mostra sinuosi movimenti di macchina, tempi sospesi e musica costante in sottofondo, lo spettatore intuisce che non si tratta né di una commedia normale, né di cinema d'autore all'europea.
Enrico Giusti (Valerio Mastandrea) avvicina per lavoro dei dirigenti totalmente incompetenti e irresponsabili che rischiano ogni volta di mandare in rovina le imprese che gestiscono. Lui li frequenta, gli diventa amico e infine li convince ad andarsene evitando così il fallimento delle aziende e la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. E’ il lavoro più strano e utile che potesse inventarsi e non sbaglia un colpo, mai.
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L'ultimo lungometraggio di Gianni Zanasi, è una commedia esistenziale che affronta temi importanti con leggerezza.
Fin dall'inizio di questo film, che mostra sinuosi movimenti di macchina, tempi sospesi e musica costante in sottofondo, lo spettatore intuisce che non si tratta né di una commedia normale, né di cinema d'autore all'europea.
Enrico Giusti (Valerio Mastandrea) avvicina per lavoro dei dirigenti totalmente incompetenti e irresponsabili che rischiano ogni volta di mandare in rovina le imprese che gestiscono. Lui li frequenta, gli diventa amico e infine li convince ad andarsene evitando così il fallimento delle aziende e la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. E’ il lavoro più strano e utile che potesse inventarsi e non sbaglia un colpo, mai. Ma una mattina un’auto cade in un lago e tutto cambia. Filippo e Camilla, due fratelli di 18 e 13 anni, rimangono orfani di un’importante coppia di imprenditori. Enrico viene chiamato col compito di impedire che due adolescenti possano diventare i dirigenti di un gruppo industriale d’importanza nazionale. Dovrebbe essere il caso più facile, il coronamento di una carriera ma tutto si complica e l’arrivo inatteso della fidanzata straniera di suo fratello rende le cose ancora più difficili. Questi due incontri, gli faranno ripensare al suo ruolo e daranno una svolta alla sua vita.
La forza del film è soprattutto la grande prova recitativa di Valerio Mastandrea (uno dei migliori attori italiani)e la capacità del regista di mantenere fluidità e freschezza dell'insieme. Sicuramente è un film che consiglio di vedere.
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giacomino
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giovedì 6 ottobre 2016
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ottimo film, punto
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Ottimo film, fila tutto, pare che ma...non so... poi invece il film si sviluppa in maniera garbata e coinvolgente, infine il cerchio si chiude con un messaggio positivo che non guasta.
Non è uno di quei film che ti ricordi per la vita ma è fatto molto bene. Musiche giuste al momento giusto (è già da quella prima canzone divisa col walkman in ospedale che capisci di aver trovato qualcosa di buono). Mastandrea, grande come sempre, che ti spara qualche guizzo qua e la che scalda il film. Anche tutti gli altri attori, coprotagonisti e gregari fanno egregiamente la loro parte. Che dire, lo consiglio.
Probabilmente resterà un film semisconosciuto...ma il valore resta!
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