shaque
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martedì 24 novembre 2015
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speranze e sogni
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Film che in fase di promozione viene presentato come una commedia agrodolce, ma si tiene su toni decisamente amari strappando appena qualche sorriso. Finale che più dare una speranza alle "nuove generazioni" tra il difficile problema del lavoro e la gioia improvvisa di crescere un figlio, regala un sogno con un finale da favola per piccini. Bravi decisamente gli attori con una Cortellesi poliedrica ed il solito Gassmann e la chicca di Bentivoglio. Tra cinepattoni e commedie volgari, può essere visto ma non aspettatevi un capolavoro! Del resto c'è gente che come tale definisce persino Pretty Woman, per cui.....
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flyanto
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lunedì 23 novembre 2015
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come la perdita del lavoro possa far precipitare l
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"Gli Ultimi Saranno gli Ultimi" più che una commedia dovrebbe essere definita come un film piuttosto drammatico dal momento che la vicenda narrata risulta tutt'altro che allegra e, cioè, trattando dell'attuale crisi economica che, purtroppo, molti individui vivono oggigiorno in prima persona.
Ed è ciò che, appunto, viene vissuto dalla coppia dei coniugi protagonisti formata da Paola Cortellesi ed Alessandro Gassmann, i quali, si vedono piano piano minare la propria sicurezza o, meglio, stabilità sociale in seguito ad una serie di vicende negative. La protagonista, una giovane donna allegra e di buon cuore, dopo aver appreso con somma gioia di essere rimasta dopo molti tentativi finalmente incinta, viene a tale proposito licenziata dalla fabbrica di prodotti per capelli in cui ella lavora da anni e con tanta buona volontà.
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"Gli Ultimi Saranno gli Ultimi" più che una commedia dovrebbe essere definita come un film piuttosto drammatico dal momento che la vicenda narrata risulta tutt'altro che allegra e, cioè, trattando dell'attuale crisi economica che, purtroppo, molti individui vivono oggigiorno in prima persona.
Ed è ciò che, appunto, viene vissuto dalla coppia dei coniugi protagonisti formata da Paola Cortellesi ed Alessandro Gassmann, i quali, si vedono piano piano minare la propria sicurezza o, meglio, stabilità sociale in seguito ad una serie di vicende negative. La protagonista, una giovane donna allegra e di buon cuore, dopo aver appreso con somma gioia di essere rimasta dopo molti tentativi finalmente incinta, viene a tale proposito licenziata dalla fabbrica di prodotti per capelli in cui ella lavora da anni e con tanta buona volontà. A nulla valgono le sue continue ed accorate preghiere di venire riassunta e così, con qualche sporadico lavoretto qualche sera come cameriera e con le continue discussioni col marito che non ha nessuna voglia di trovarsi un lavoro serio, la donna trascorre la propria gestazione in maniera non certo serena. Una serie ulteriore di negativi avvenimenti (vedi la certezza di non essere mai più riassunta nella fabbrica, il tradimento del marito con un'amica, ecc...) la porteranno a perdere letteralmente la ragione, arrivando ad un punto di disperazione tale da minacciare i suoi ex datori di lavoro con una pistola. Da qui un rivolgimento inaspettato e radicale della propria vita....
Massimiliano Bruno, già affermato regista di commedie ("Maschi contro Femmine" , "Nessuno mi può Giudicare", ecc...) rivolge in chiave cinematografica il fortunato ed omonimo spettacolo teatrale da lui scritto e diretto ed interpretato sempre da Paola Cortellesi ma, ripeto, sebbene l'andamento in generale ed i dialoghi siano comici, in realtà la pellicola non lo è affatto. Il tema della crisi economica che spietatamente induce un'azienda a licenziare i propri dipendenti soltanto perchè all'inizio di una gravidanza, cioè di un evento quanto mai naturale nella vita di una donna, la conseguente perdita del lavoro nonchè la difficoltà a trovarne un altro, l' incertezza generale verso il futuro, fanno sì che il film acquisti un tono quanto mai drammatico, sino addirittura alla disperazione. Paola Cortellesi interpreta magnificamente il proprio personaggio di donna umiliata e sino ad un certo punto anche sottomessa da un marito che non ha nessuna voglia di lavorare e tanta, invece, di divertirsi, Alessandro Gassmann, nel ruolo, appunto, del suddetto marito risulta quanto mai perfetto e l'ultimo, tra i principali personaggi, è Fabrizio Bentivoglio che, nel ruolo del poliziotto trasferito e reintegrato in servizio dopo la morte accidentale di un collega di cui, peraltro, viene ritenuto un poco responsabile e per questo alquanto deriso e disprezzato dai colleghi, impersona al meglio il dramma di un uomo, appunto, per nulla accettato dalla nuova comunità provinciale e dunque è profondamente tormentato sia dalla solitudine impostagli dalle circostanze sfavorevoli sia dai dubbi concernenti il reale significato del proprio dovere da compiere come esponente delle Forze dell'Ordine.
Insomma, la linearità e la scorrevolezza della regia, la buona sceneggiatura e l'ottima interpretazione di tutto il cast degli attori (principali e non) rendono "Gli Ultimi saranno gli Ultimi" un film molto gradevole ed affatto da sottovalutare. Consigliabile.
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flaw54
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lunedì 23 novembre 2015
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p s
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Si esaltano gli ultimi film di Sorrentino e di Garrone solo perchè si presentano con aria impegnata e professorale , mentre sarebbe il caso di rivalutare commedie come queste.
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flaw54
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lunedì 23 novembre 2015
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un film italiano sopra la media
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Una commedia triste sul modello di tanto cinema italiano ( e mi piace pensare che il personaggio della Cortellesi parli nel finale dall'aldilà) che affronta temi di vita quotidiana profondamente sentiti oggi. Ottimi i due protagonisti con un Gassmann ormai lanciato sulle orme del padre, anche se ancora secondo me sottovalutato, e una Cortellesi, che ho sempre visto non con particolare trasporto, veramente brava e capace di dare tutte le sfumature insite nel suo complesso, ma purtroppo veritiero, personaggio. Mi sono avvicinato con molti dubbi alla visione del film, ma nesono uscitto soddisfatto. Da vedere.
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tristanodetrabail
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lunedì 23 novembre 2015
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uno splendore di sentimenti e di realtà
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Ho approcciato la visione del film con sguardo critico, il tema trattato se non ben svolto poteva scivolare nel patetico.
Il film invece è un piccolo capolavoro, riesce a far uscire ogni personaggio dall'anonimato e si carpisce di ognuno l'animo, le difficoltà e le gioie. I personaggi sono piuttosto omogenei, tutti segnati, in un certo senso emarginati, immersi nello scenario drammatico di un paese del Lazio dov'è in corso una devastazione elettromagnetica da parte delle antenne di Radio Vaticana.
La forza vitale della protagonista principale rende il film graffiante, così come lo è la voglia di ognuno di liberarsi dalle catene che il destino ha messo loro ai piedi.
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Ho approcciato la visione del film con sguardo critico, il tema trattato se non ben svolto poteva scivolare nel patetico.
Il film invece è un piccolo capolavoro, riesce a far uscire ogni personaggio dall'anonimato e si carpisce di ognuno l'animo, le difficoltà e le gioie. I personaggi sono piuttosto omogenei, tutti segnati, in un certo senso emarginati, immersi nello scenario drammatico di un paese del Lazio dov'è in corso una devastazione elettromagnetica da parte delle antenne di Radio Vaticana.
La forza vitale della protagonista principale rende il film graffiante, così come lo è la voglia di ognuno di liberarsi dalle catene che il destino ha messo loro ai piedi. Questo film è vita reale, perché per la prima volta colloca il dramma della perdita di lavoro di una donna, perché incinta, in un contesto fatto di una quotidianitià che ognuno di noi vive e che viene messo a repentaglio da un sistema economico entro cui i ricchi divengono sempre più ricchi talvolta in maniera cinica.
Credibile anche Alessandro Gassman nella parte del marito che non si sa togliere di dosso il vizio di sperare nel colpo di fortuna per dare una svolta alla sua esistenza, e che suo malgrado dovrà invece fare i conti con la cruda realtà.
La colonna sonora scelta accresce notevolmente l'emozione.
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paolo middei
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domenica 22 novembre 2015
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oscar per paolo
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film che racconta i problemi di adesso della societa....cioe il lavoro e di conseguenza il denaro per prima cosa.....grandissima interpretazione di paola cortellesi....piu la guardo e piu dico che adesso è una delle nostre attrici piu brave
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albydrummer
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martedì 17 novembre 2015
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..drammatico..attuale
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La commedia italiana.ovvero la Cortellesi,si è trasformata nella sua interpretazione drammatica abbastanza convincente,con un bravissimo Fabrizio bentivoglio. Il film piano piano,da una commedia classica italiana,si trasforma nella sua drammaticità,attuale,che davvero fa riflettere,voglio dire che anche un film oltrer la sua drammaticità,anche amara,è anche un film che io definisco "tosto",nel senso che colpisce direttamente la vicenda.
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maracaibo
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lunedì 16 novembre 2015
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la cortellesi drammatica, per carità
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film assolutamente mediocre sicuramente per l'errata scelta della protagonista. Cortellesi brava ,simpatica in televisione ma lasci perdere il cinema e sopprattutto le parti drammatiche. La sua interpretazione è sempre un po' sopra le righe per cui sia il personaggio che le battute assumono attraverso lei un significato di farsa, di messa in scena. Ti aspetti sempre una battuta che però nel film , serio , non arriva e non può arrivare. E' la protagonista sbagliata. Se fosse stata la Ramazzotti il film sarebbe stato più convincente. La Cortellesi forse si crede la Melato , di poter affrontare tutti i ruoli. non comprende che con la sua recitazione mai sincera , sempre troppo recitata.
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film assolutamente mediocre sicuramente per l'errata scelta della protagonista. Cortellesi brava ,simpatica in televisione ma lasci perdere il cinema e sopprattutto le parti drammatiche. La sua interpretazione è sempre un po' sopra le righe per cui sia il personaggio che le battute assumono attraverso lei un significato di farsa, di messa in scena. Ti aspetti sempre una battuta che però nel film , serio , non arriva e non può arrivare. E' la protagonista sbagliata. Se fosse stata la Ramazzotti il film sarebbe stato più convincente. La Cortellesi forse si crede la Melato , di poter affrontare tutti i ruoli. non comprende che con la sua recitazione mai sincera , sempre troppo recitata. deve fare solo i cinepanettoni. l'anno scorso già aveva ammazzato il film di Verdone. Oggi questo.
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[+] la cortellesi si crede se stessa
(di tristanodetrabail)
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[+] maracaibo,
(di marezia)
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mauribianu
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lunedì 16 novembre 2015
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il minestrone di bruno
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Gli ultimi saranno gli ultimi è un film destinato al solo pubblico affezionato di Bruno, il quale non riesce con questa pellicola, sempre che ne avesse avuto voglia, a conquistarsi nuovo pubblico. Del resto il film è un minestrone surgelato dal finto sapore drammatico dove, per strappare una lacrimuccia ma pure un sorrisetto, il regista ci mette tuttl gli ingredienti possibili. Il licenziamento, la maternità con aborti pregressi, il vivere di espedienti pur di non andare a lavorare, il transessualismo - del tutto inutile nella pellicola - il confronto fra ricco e povero, il pregiudizio e il provincialismo, la crisi del lavoro e della economia, il tradimento - poco utile allo svolgersi della vicenda - la crisi identitaria delle persone, la presenza della chiesa - seppur proviene da water di una casa - l'inquinamento eletromagnetico, due guardie della security impacciate, il dialetto romano delle borgate, un paio di sederi rotondi e tanta musica messa a caso.
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Gli ultimi saranno gli ultimi è un film destinato al solo pubblico affezionato di Bruno, il quale non riesce con questa pellicola, sempre che ne avesse avuto voglia, a conquistarsi nuovo pubblico. Del resto il film è un minestrone surgelato dal finto sapore drammatico dove, per strappare una lacrimuccia ma pure un sorrisetto, il regista ci mette tuttl gli ingredienti possibili. Il licenziamento, la maternità con aborti pregressi, il vivere di espedienti pur di non andare a lavorare, il transessualismo - del tutto inutile nella pellicola - il confronto fra ricco e povero, il pregiudizio e il provincialismo, la crisi del lavoro e della economia, il tradimento - poco utile allo svolgersi della vicenda - la crisi identitaria delle persone, la presenza della chiesa - seppur proviene da water di una casa - l'inquinamento eletromagnetico, due guardie della security impacciate, il dialetto romano delle borgate, un paio di sederi rotondi e tanta musica messa a caso..e chi più ne ha più ne metta. Ed il regista ne ha più di tutti. Non pago e tracotante, passa dal dramma al melodramma, inzeppandoci qualche risata, per arrivare fino all'assurdo finale dove il minestrone di Bruno si riversa tutto nell'ultima scena. La scena finale infatti è una summa del film e chiarisce la scarsa volontà del regista di spostare la sua attenzione su un modo nuovo di fare il suo cinema: una maternità che arriva tra violenza e risatine, tra serio e faceto, tra musica e rallenty. Dopo un ora e mezza di melodramma, la nostra protagonista partorisce, li in mezzo ad una sala, con tutti i protagonisti del film presenti e con una ferita da arma da fuoco sul torace. Nessuno potrebbe partorire in quelle condizioni se non l'eroina di Bruno.
La protagonista, Paola Cortellesi, ci presenta una interpretazione manierata e sempre più eccessiva e, come nelle migliori caratteristiche della commedia, le espressioni facciali ce le mette proprio tutte. Da imitatrice di gran qualità, come del resto è effettivamente lei, già dopo i primi minuti del film, quando gli verrà detto che è stata licenziata, la sua faccia si storce in una posizione tenuta per bene 10 minuti di pellicola. Sembra essere stata colpita da peresi, ma tranquilli, si tratta di tecnica stanislawskiana. Nella scena finale invece, mentre le si rompono le acque, tra l'altro ha anche una pistola in mano puntata sul suo datore di lavoro, la Cortellesi si lancia ( e le fa pure bene) in una carrellata di urla doloranti, pianto, lacrime e pietismo. E' a questo punto che arriva l'altro protagonista del film, il poliziotto in crisi con il suo lavoro, interpretato benissimo da Bentivoglio, che farà partire il colpo che ferirà la protagonista. A questo punto, chissà se complice proprio il proiettile del poliziotto, la protogonista partorisce in un rallenty estenuante che avvoge tutte le azioni degli altri protagonisti in questa scena. Come non bastasse il tutto è accompagnato da un ultimo brano musicale tronfio e diatralmente opposto da quello che ci si aspetterebbe da un film drammatico e da una scena così. Ma è chiaro che questo non è un film drammatico d'autore e non lo vuole essere. Il film si confermerà di certo al botteghino e probabilmente vincerà qualche premio, del resto l'impegno economico, gli attori chiamati a lavorarci, e i produttori, reclameranno qualche statuetta: Tanto minestrone non lo si può buttare.
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[+] e anche per oggi...
(di spione)
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[+] a bru' nun te preoccupa'
(di joke)
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zarar
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lunedì 16 novembre 2015
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torneranno mai i film nostrani a essere i primi?
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Non si può immaginare questo film proiettato a Londra, o a Vienna, o a New York: è un film che non si libera dello stile provinciale della vecchia commedia all’italiana, di una “storia de noantri” all’amatriciana, nonostante le velleità drammatiche e l’introduzione di temi di bruciante attualità. Peccato, perché si capisce che Paola Cortellesi potrebbe essere spesa molto meglio altrove e che anche Alessandro Gassman meriterebbe di più. Lo spettatore non può non apprezzare i loro sforzi e finisce con il fare il tifo per i due attraverso le vicissitudini di una sceneggiata strappalacrime con bonus finale. In fondo, come dice giustamente Umberto Eco, è impossibile sottrarsi al fascino di un romanzo d’appendice.
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Non si può immaginare questo film proiettato a Londra, o a Vienna, o a New York: è un film che non si libera dello stile provinciale della vecchia commedia all’italiana, di una “storia de noantri” all’amatriciana, nonostante le velleità drammatiche e l’introduzione di temi di bruciante attualità. Peccato, perché si capisce che Paola Cortellesi potrebbe essere spesa molto meglio altrove e che anche Alessandro Gassman meriterebbe di più. Lo spettatore non può non apprezzare i loro sforzi e finisce con il fare il tifo per i due attraverso le vicissitudini di una sceneggiata strappalacrime con bonus finale. In fondo, come dice giustamente Umberto Eco, è impossibile sottrarsi al fascino di un romanzo d’appendice. Ma questo non impedisce di vederne i difetti. Che dire della modestia delle sfumature e della prevedibilità delle sciagure ad orologeria? La protagonista Luciana è un angelo senza macchia: radioso, poi tragico, poi vendicatore, ma angelo sempre, senza se e senza ma, anche se la Cortellesi fa salti mortali per dargli sostanza umana; il marito Stefano veste i panni classici e rigorosamente stereotipati di un tenero incosciente fannullone a responsabilità zero; la malasorte anima puntualmente la trama, nella forma super classica di amici infidi e padroni delle ferriere spietati. Il film ignora l’arte sublime del procedere per sottrazione di facili emozioni: la triste storia di base non basta, è rincalzata dalle deprimenti vicende di un transessuale incompreso e solitario e di un poliziotto sfigato a cui non ne va bene una. Troppo. Nello stile “un pizzico di questo, una manciatina di quello” entrano in gioco ‘caratteri’ da commediola (gli amici, la mamma, la padrona di casa), piccole gag modeste di stile casereccio (Radio Maria via lavandino e water), personaggetti presunti simbolici (il professore, il bimbo con pistola giocattolo) la cui significatività resta un punto interrogativo. Il mirabolante finale pulp è il colpo di grazia per lo spettatore indifeso.
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[+] a zarar
(di maynardi araldi)
[ - ] a zarar
[+] ha mai visto grazie, mrs thatcher o billy eliot?
(di miriama)
[ - ] ha mai visto grazie, mrs thatcher o billy eliot?
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