shingo tamai
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giovedì 19 gennaio 2017
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la triste italia
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Alle 2 stelle ne andrebbe aggiunta un'altra metà.
Buona commedia drammatica sullo stato attuale del nostro Paese,dove sopravvivere ha preso nettamente il sopravvento sul vivere.
Le storie raccontate sono due e vanno ad intrecciarsi tra di loro,anche se solo nella parte finale,con il problema del precariato e dell'infelicità sugli scudi.
Ci sono delle verità incofutabili come quelle che siamo ancora in tempi tristissimi dove la gravidanza può diventare un problema sociale al pari di intraprendere una relazione con persone dello stesso sesso.
La storia con la Cortellesi e Gassmann è indubbiamente più accattivante,meglio strutturata e credibile di quella con il buon Bentivoglio,che anche nella parte finale mi sembra uscire di scena con troppa superficialità e poca chiarezza.
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Alle 2 stelle ne andrebbe aggiunta un'altra metà.
Buona commedia drammatica sullo stato attuale del nostro Paese,dove sopravvivere ha preso nettamente il sopravvento sul vivere.
Le storie raccontate sono due e vanno ad intrecciarsi tra di loro,anche se solo nella parte finale,con il problema del precariato e dell'infelicità sugli scudi.
Ci sono delle verità incofutabili come quelle che siamo ancora in tempi tristissimi dove la gravidanza può diventare un problema sociale al pari di intraprendere una relazione con persone dello stesso sesso.
La storia con la Cortellesi e Gassmann è indubbiamente più accattivante,meglio strutturata e credibile di quella con il buon Bentivoglio,che anche nella parte finale mi sembra uscire di scena con troppa superficialità e poca chiarezza.
Ma è proprio la lunga scena finale che non convince moltissimo con troppi colpi di scena,prese di posizione reiterate,isteria allo stato puro e con la poco credibile presenza di tutti i protagonisti coinvolti,che fanno fatica addirittura a "convivere"nelle inquadratura principale.
Tutto sommato ho apprezzato quanto visto,nonostante il minestrone finale,grazie alla bravura degli attori e a tematiche che non possono lasciarci indifferenti.
Sul fatto dell'originalità ,purtroppo nulla di nuovo,sono problemi che ci portiamo appresso da quasi un trentennio.
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xerox
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sabato 23 aprile 2016
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come ho scritto in qualche recensione precedente..
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...BENVENUTISSIMO a questi films che ci raccontano ciò che i mille canali tv non ci fanno mai vedere: LA REALTA'! In particolare la realtà del lavoro. La realtà amarissima della disoccupazione. La realtà durissima della vita di chi è non garantito. Attualmente stimo Paola Cortellesi la più grande donna di spettacolo esistente oggi. Cantare, recitare, intrattenere.... 10 in tutto! Il film in particolare: naturalmente bello e da vedere, con solo due appunti miei. Il personaggio di Antonio non mi pare si incastri perfettamente nella storia di Luciana. E la scena finale di Luciana con la pistola in mano: troppo stiracchiata, troppo portata per le lunghe... Dimenticavo: ma quante persone conosciamo simili al personaggio di Gassmann (bravissimo anche lui!).
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no_data
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sabato 26 marzo 2016
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una "commedia" che lascia sullo stomaco un mattone
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Definita come "commedia" comincio a guardare questo film con la spensieratezza di chi, non avendo niente da fare, decide di passare una serata in maniera leggera. Film bello in sé, peccato che di divertente e leggero non abbia nulla: dopo cinque minuti dall'inizio sullo stomaco dello spettatore si deposita un peso enorme, gli occhi cominciano a bagnarsi. Questa terribile sensazione non abbandonerà lo spettatore neanche dopo i titoli di coda.
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pierri93
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giovedì 3 marzo 2016
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bel film drammatico
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Bel film drammatico e a sprazzi comico nel trattare un argomento molto importante e triste :la disoccupazione .
Gli attori mi sono piaciuti tutti ,Paola Cortelle poi come al solito è stata splendida nella sua parte (soprattutto nel finale ;) ).
Bravo il regista perchè ha saputo dosare bene le varie parti del film.
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enzo70
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lunedì 29 febbraio 2016
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cortellesi e gassmann inediti ma vincenti
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No, non è la solita commedia all’italiana, nonostante la Cortellesi e Gassmann; si sorride qualche volta, ma la storia è amara perché Massimiliano Bruno va nel cuore delle vite degli italiani e della difficile quotidianità. La protagonista è Luciana, una giovane operaia che affronta la vita con brio ed energia; è molto innamorata del marito, Stefano, che ha un solo difetto: non gli va di lavorare. E intorno alle loro vite si intrecciano quelle di un poliziotto in punizione, di un trans che cerca una vita normale e di una provincia, Anguillara, che con difficoltà cerca di sopravvivere a sé stessa. La vita dei due giovani è sconvolta da due eventi: Luciana aspetta un figlio; e perde il lavoro perché aspetta un figlio.
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No, non è la solita commedia all’italiana, nonostante la Cortellesi e Gassmann; si sorride qualche volta, ma la storia è amara perché Massimiliano Bruno va nel cuore delle vite degli italiani e della difficile quotidianità. La protagonista è Luciana, una giovane operaia che affronta la vita con brio ed energia; è molto innamorata del marito, Stefano, che ha un solo difetto: non gli va di lavorare. E intorno alle loro vite si intrecciano quelle di un poliziotto in punizione, di un trans che cerca una vita normale e di una provincia, Anguillara, che con difficoltà cerca di sopravvivere a sé stessa. La vita dei due giovani è sconvolta da due eventi: Luciana aspetta un figlio; e perde il lavoro perché aspetta un figlio. Ma Bruno è bravo a non fare la morale, ma a raccontare il fatto, senza metafore, perifrasi o ghirigori, ed a parlare del resto; ed il problema centrale torna ad essere il lavoro, quello che Luciana cerca disperatamente e da cui Stefano fugge risolutamente. Un film intelligente e propositivo che si avvale di una grandissima Cortellesi che, come nel suo tran tran di operai, si accolla quasi tutto il lavoro del film. Alessandro Gassmann fa bene la spalla, come gli altri attori che riescono perfettamente a tenere il ritmo di una delle migliori attrici italiane. Film consigliato.
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antonietta dambrosio
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giovedì 10 dicembre 2015
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la legge del più forte in scena
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Non sono gli ultimi ad essere i primi, rimangono ultimi nella scala di una società che ancora confonde il verbo essere con il verbo avere, ma quegli ultimi sanno ritagliarsi uno spazio di felicità eretto sulla pazienza, sulla fiducia, sui sogni nutriti di amore. E’ Luciana (una quasi matura Paola Cortellesi) al centro di questo mondo posto leggermente di fianco, lavora in una piccola fabbrica di parrucche, ed è la moglie innamorata di Stefano (un Alessandro Gassmann vero anche nel ruolo del belloccio fannullone), un uomo disoccupato che ama Luciana a suo modo e vive di scommesse con se stesso pur di non sottostare alle regole di un padrone. Abitano ad Anguillara, un luogo dove si vive nel conforto del calore umano fatto di incontri tra amici, di parole scambiate tra vicini, e dove la piazza è ancora il centro di raccolta di generazioni a confronto, ma è anche il luogo dove si muore a causa di radiazioni pericolose.
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Non sono gli ultimi ad essere i primi, rimangono ultimi nella scala di una società che ancora confonde il verbo essere con il verbo avere, ma quegli ultimi sanno ritagliarsi uno spazio di felicità eretto sulla pazienza, sulla fiducia, sui sogni nutriti di amore. E’ Luciana (una quasi matura Paola Cortellesi) al centro di questo mondo posto leggermente di fianco, lavora in una piccola fabbrica di parrucche, ed è la moglie innamorata di Stefano (un Alessandro Gassmann vero anche nel ruolo del belloccio fannullone), un uomo disoccupato che ama Luciana a suo modo e vive di scommesse con se stesso pur di non sottostare alle regole di un padrone. Abitano ad Anguillara, un luogo dove si vive nel conforto del calore umano fatto di incontri tra amici, di parole scambiate tra vicini, e dove la piazza è ancora il centro di raccolta di generazioni a confronto, ma è anche il luogo dove si muore a causa di radiazioni pericolose. Luciana è felice, e mentre nutre con pazienza e fiducia il sogno di diventare madre, guarda con gioia i bambini della sua cara amica, sorride, anche all’ozio di Stefano, al professore che la chiama la figlia di Mario mentre le ricorda di quanto Mario avesse tradito sua madre. Ma sorride di quel sorriso che nasce dal senso del dono, perché Luciana nel suo piccolo sa donare. Sorride quando entra in fabbrica a Bruno (Stefano Fresi), la guardia giurata che l’accoglie all’ingresso ogni mattina, ed anche all’arrivista cui offre l’opportunità di affiancarla in fabbrica, ma che non esita a tradirla quando le rivela di essere incinta, e diffondendo la notizia della gravidanza fa in modo che quel contratto a tempo determinato di Luciana, che le veniva rinnovato da dieci anni, diventi suo. Poi c’è Antonio, un poliziotto veneto trasferito ad Anguillara per una colpa che si trascina dal suo arrivo fino al tragico epilogo, e si intuisce sin dalla prima scena che il peso della sua colpa e la stanchezza di Luciana esploderanno in uno scontro frontale. E’ la legge del più forte che va in scena nella pellicola di Massimiliano Bruno, che sarebbe stata anche credibile se si fosse fermata allo strazio di due persone abbandonate dalla società, alla disperazione di una donna a cui hanno rubato il sogno di una vita semplice, fatta di amore e poche cose, di educazione, di fiducia e sorriso, e al contegno di un uomo costretto ad espiare una colpa che tanto somiglia al rispetto per la vita umana. Se solo Bruno non avesse fatto predicare la messa a citofoni e lavandini e si fosse fermato a questo, avremmo sentito il disagio e l’orrore di Luciana, il suo rimpianto per non essere stata capace di seguire l’insegnamento di suo padre che le raccomandava di non farsi pecora altrimenti il lupo l’avrebbe fatta a pezzi, avremmo provato sdegno nei confronti di tutti i lupi di questa commedia che spesso sconfina nella farsa fino a toccare la tragedia. Avremmo sentito la solitudine di un uomo che si sarebbe fermata al senso di colpa e di impotenza se Bruno non l’avesse mischiata alla solitudine di Manuela (Irma Carolina di Monte), per raccontarci di un altro scarto della società. Se si vuole dire tanto si rischia di non dire nulla. E se si esagera con la finzione si corre il rischio che lo strazio di una storia così dura possa lasciare spazio ad un sorriso scettico. Una storia che fa male ma concediamoci il sogno che l’ultima scena sia quella vera.
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pier delmonte
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martedì 8 dicembre 2015
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piu' si che no
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storia semplice semplice non facile da articolare e rendere appetibile allo spettatore, quindi i complimenti al regista, dopodiche' scommessa direi vinta la Cortellesi, mentre Gasmann mi sembra paragonabile al "scusi, mi dia il solito!", dubbi sul trans ma buoni i simbolismi albero di natale caduto a terra, il triste cin cin di capodanno o la messa nel cesso(ops, scusate il gergo!), comunque ... bene
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tim_darkshadows
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giovedì 26 novembre 2015
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la favola triste di massimiliano bruno
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Sono passati quattro anni da quando "Nessuno mi può giudicare", deliziosa commedia italiana, usciva nelle sale, per Bruno è stata una camminata in salita. Le sue precedenti pellicole - "Viva l'Italia" e "Confusi e felici" - hanno saputo raccontare i nostri tempi con sagace ironia, mai sopra le righe o con troppe cadute di tono. Con il suo ultimo film "Gli ultimi saranno ultimi", Bruno continua questo filone, confezionando un film a metà tra la commedia e il dramma, riescendo ad emozionare con semplicità grazie ad una storia coinvolgente e tre interpreti di prim'ordine. Il favoloso trio formato da Cortellesi-Gassman-Bentivoglio offre tre ritratti tutti diversi tra loro, ma capaci di completarsi al meglio.
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Sono passati quattro anni da quando "Nessuno mi può giudicare", deliziosa commedia italiana, usciva nelle sale, per Bruno è stata una camminata in salita. Le sue precedenti pellicole - "Viva l'Italia" e "Confusi e felici" - hanno saputo raccontare i nostri tempi con sagace ironia, mai sopra le righe o con troppe cadute di tono. Con il suo ultimo film "Gli ultimi saranno ultimi", Bruno continua questo filone, confezionando un film a metà tra la commedia e il dramma, riescendo ad emozionare con semplicità grazie ad una storia coinvolgente e tre interpreti di prim'ordine. Il favoloso trio formato da Cortellesi-Gassman-Bentivoglio offre tre ritratti tutti diversi tra loro, ma capaci di completarsi al meglio. Paola Cortellesi si dimostra nuovamente una grande caratterista dei nostri tempi, capace di cogliere il fulcro emotivo di tutti i personaggi interpretati, il cui contraltare è un intenso e sempre molto calibrato Fabrizio Bentivoglio, qui in un ruolo diverso da quelli a cui ci ha abituati, mentre Alessandro Gassman riesce ad emergere nonostante il ruolo da non protagonista, che riesce a mettere in risalto la sua poliedricità.
Massimiliano Bruno ci racconta di una donna allo sbaraglio, la sua continua discesa verso un profondo abisso, economico e umano, con un'impronta artistica atipica per il suo modo di fare cinema e una grande autenticità che raramente ritroviamo in un film. Purtroppo non mancano alcune cadute di tono, completamente distaccate dall'intera vicenda, che fortunatamente non intaccano più di tanto la bellezza del film.
Forse non sarà il film migliore della sua carriera registica, ma è sicuramente il più maturo, con tinte forti, consapevoli e più credibili rispetto ai precedenti lavori.
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gloriana83
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giovedì 26 novembre 2015
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inaspettata cortellesi
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Siamo abituati nel vedere una Cortellesi comica ma questa volta la sua bravura ha superato le aspettative con un'interpretazione drammatica da attrice a 360 gradi.
Il film è improntato sul suo personaggio riuscendo a mantenere alta l'attenzione dello spettatore,affrontando tematiche importanti e inerenti alla vita quotidiana senza mai cadere nella banalità dell'argomento stesso.
Temi come la perdita del lavoro,gravidanza,tradimento e il riscatto di dignità di una donna affrontati in maniera meticolosa mettendo al centro dell'attenzione la figura femminile.
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vincenzo
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martedì 24 novembre 2015
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cortellesi, è confermato, è una attrice completa
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Ho visto il film proprio 40 minuti fa dopo essere stato invogliato dal lancio fatto in occasione della proiezione di "Nessuno mi può giudicare", è quindi un commento a"a caldo", ma se la storia ha i suoi momenti di fragilità quando vuole essere "commedia all'italiana", (in realtà è di fatto un dramma contemporaneo), i i momenti migliori sono dati proprio dalla signora Paola Cortellesi che usa tutti i registri della sua arte per darci un efficacissimo ritratto di donna italiana contemporanea. Difficile per Bentivoglio e Gasmann reggere alla distanza, anche se Bentivoglio riesce ad umanizzare il personaggio nella scena del litigio in commissariato.
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Ho visto il film proprio 40 minuti fa dopo essere stato invogliato dal lancio fatto in occasione della proiezione di "Nessuno mi può giudicare", è quindi un commento a"a caldo", ma se la storia ha i suoi momenti di fragilità quando vuole essere "commedia all'italiana", (in realtà è di fatto un dramma contemporaneo), i i momenti migliori sono dati proprio dalla signora Paola Cortellesi che usa tutti i registri della sua arte per darci un efficacissimo ritratto di donna italiana contemporanea. Difficile per Bentivoglio e Gasmann reggere alla distanza, anche se Bentivoglio riesce ad umanizzare il personaggio nella scena del litigio in commissariato. Gasmann purtroppo non è agevolato dalla caratterizzazione del personaggio, forse doveva farlo più "bambinesco", e quindi ne rimpiango le doti mostrate meglio ne "Il nome del figlio".
Infine. Ho letto nei titoli di coda che è l'adattamento dell'omonimo testo teatrale scritto da Massimiliano Bruno e diretto colà da Giampero Solari. Ecco, non vorrei passare per un pedissequo adulatore, ma a teatro ritengo che Paola Cortellesi sarebbe stata capace di reggere tutto il plot, e di evocare la storia, i personaggi, l'ambiente, tutta da sola......
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