flyanto
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mercoledì 7 ottobre 2015
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quanto un'impresa altamente rischiosa fallisce ine
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"Everest" ripropone l'avventura vissuta da alcuni scalatori di varia propvenienza quando nel 1996 decisero di intraprendere la difficile, e quanto mai allettante per loro, scalata della suddetta montagna e furono sorpresi da una violentissima tempesta di neve. Presentando ad uno ad uno gli svariati personaggi e le loro differenti motivazioni personali, i vari esercizi di preparazione all'impresa, il film poi si addentra nella rappresentazione vera e propria della difficile scalata del colosso roccioso con tutte le avversità che questo presenta, climaticamente e fisicamente parlando. Così nel corso della vicenda lo spettatore assiste ad un crescere continuo ed inquietante di disavventure e pericoli che tutti i provetti scalatori sono costretti ad affrontare al fine di non soccombere definitivamente.
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"Everest" ripropone l'avventura vissuta da alcuni scalatori di varia propvenienza quando nel 1996 decisero di intraprendere la difficile, e quanto mai allettante per loro, scalata della suddetta montagna e furono sorpresi da una violentissima tempesta di neve. Presentando ad uno ad uno gli svariati personaggi e le loro differenti motivazioni personali, i vari esercizi di preparazione all'impresa, il film poi si addentra nella rappresentazione vera e propria della difficile scalata del colosso roccioso con tutte le avversità che questo presenta, climaticamente e fisicamente parlando. Così nel corso della vicenda lo spettatore assiste ad un crescere continuo ed inquietante di disavventure e pericoli che tutti i provetti scalatori sono costretti ad affrontare al fine di non soccombere definitivamente. Ovviamente ogni caso sarà a sè e la salvezza, purtroppo, non sarà riservata a tutti.
Riportando pertanto un fatto di cronaca, la pellicola si divide tra il genere avventuroso e la testimonianza diretta di un avvenimento tragico dove realmente persero la vita un numero consistente di alpinisti e quello che immediatamente colpisce lo spettatore è il ritmo incalzante, serrato e sempre più coinvolgente, di cui "Everest" è costituito. Forse, l'atmosfera in generale risulta alquanto avventurosa ed assai simile alle precedenti opere cinematografiche riportanti catastrofi, naturali o meno, ma in ogni caso bisogna riconoscere che il film di Baltasar Kormakur è ben girato ed ovviamente la parte più encomiabile e sorprendente è dovuta alla splendida fotografia ed ai raffinati effetti speciali che riproducono la grande montagna e la violenta tempesta di neve. Pertanto, il film risulta altamente avvincente ed apprezzabile nel suo complesso e più che l'attinenza storica vera e propria, per l'atmosfera, appunto, avventurosa e ricca di suspense. Ci sarebbe da chiedersi se sia giusto o meno sfidare all' inverosimile la natura e soprattutto se sia moralmente accettabile o meno organizzare spedizioni di scalate simili che, per quanto ben organizzate e composte da persone più o meno preparate, molto spesso ed inaspettatamente conducono ad una fine tragica. Ma di ciò Kormakur non parla apertamente e lascia trarre ad ogni spettatore le proprie personali considerazioni....
Cast stellare, composto da molteplici bravi ed importanti attori (Josh Brolin, Jake Gyllenhall, JasonClarke, Robin Wright, Emily Watson, Keira Knightley, ecc ...) che, sebbene nessuno spicchi in maniera particolare sull'altro, ognuno però interpreta il proprio ruolo più che egregiamente ed in maniera più che esaustiva. Ed anche questo costituisce un elemento ovviamente che gioca a favore della resa e del successo della pellicola.
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gianleo67
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venerdì 9 ottobre 2015
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dont'worry, beck is back!
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10 Maggio 1996, Everest, Himalaya. Due spedizioni commerciali, una americana e l'altra neozelandese,durante la fase di ridiscesa dalla cima della montagna, vengono colte di sorpresa dalle avverse condizioni meteorologiche e da gravi problemi organizzativi. Nove componenti perderanno la vita, tra i quali gli esperti e famosi alpinisti alla guida due gruppi Rob Hall e Scott Fischer.
Dal resoconto della spedizione di Jon Krakauer, uno degli alpinisti del gruppo di Hall sopravvissuto alla tragedia, l'islandese Baltasar Kormákur trae un blockbuster celebrativo che assomma a tutti i pregi economici delle fastose produzioni Hollywoodiane (65 milioni di dollari) gli inevitabili difetti di una scrittura che si muove tra le forre del melodramma e le inaccessibili vette dell'agiografia, rischiando a più riprese di essere travolto dall'inesorabile valanga del ridicolo e dei fischi in sala.
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10 Maggio 1996, Everest, Himalaya. Due spedizioni commerciali, una americana e l'altra neozelandese,durante la fase di ridiscesa dalla cima della montagna, vengono colte di sorpresa dalle avverse condizioni meteorologiche e da gravi problemi organizzativi. Nove componenti perderanno la vita, tra i quali gli esperti e famosi alpinisti alla guida due gruppi Rob Hall e Scott Fischer.
Dal resoconto della spedizione di Jon Krakauer, uno degli alpinisti del gruppo di Hall sopravvissuto alla tragedia, l'islandese Baltasar Kormákur trae un blockbuster celebrativo che assomma a tutti i pregi economici delle fastose produzioni Hollywoodiane (65 milioni di dollari) gli inevitabili difetti di una scrittura che si muove tra le forre del melodramma e le inaccessibili vette dell'agiografia, rischiando a più riprese di essere travolto dall'inesorabile valanga del ridicolo e dei fischi in sala. Contando su di una confezione che ricalca la spettacolarità degli scenari naturali di innumerevoli produzioni precedenti (North Face e Nanga Parbat per citare i più recenti) e sull'esaltazione di uno spirito eroico che si riserva a chi ha scelto un mestiere tanto spericolato e animato da un irriducibile idealismo, lo scandinavo Kormákur conosce i pericoli del freddo e il rispetto che si deve alle travolgenti forze della natura, ritenendosi quindi titolato per propinarci le abbondanti due ore di un programma di preparazione ad una scalata che odora di tragedia lontano un miglio, con tanto di telefonate a casa di padri preoccupati o prossimi venturi quali stucchevoli inneschi drammaturgici che dovranno presentare alla fine il loro conto salato di lacrime facili ed emozioni a buon mercato. Se la struttura da melò in carenza di ossigeno appare tanto scontata quanto inevitabile per un film del genere, quello che più sembra difettargli è l'anonimo appeal di personaggi che mostrano il limite di un resoconto romanzato che ci conduce lontano dalle roventi polemiche che hanno animato il dopo tragedia e che ha visto contrapporsi i resoconti di due reduci (Jon Krakauer e Anatoli Boukreev) affiliati alle due principali spedizioni laddove, propendendo per la versione del primo, viene esaltata l'impavido eroismo di Hall a scapito della guascona cialtroneria di Fisher. Forse un pò confusionario nel finale concitato di una tormenta infernale, il film cerca di riscattarsi grazie agli scenari sempre affascinati dell'ambientazione nepalese ed al filo diretto di comunicazione satellitari che se ne fregano dell'intemperanza degli Dei e del fuso orario, conducendoci sul periglioso crinale della solita manfrina su chi, pur di raggiungere la vetta, è disposto a farne la propria tomba e mancando totalmente su quello appena abbozzato di una legittima critica allo sfruttamento commerciale di un passatempo tanto pericoloso. Tutto già visto grazie, compreso il solito 100% texan brave man di un impavido Josh Brolin nella parte di chi si salva pensando che... 'Torna, sta casa spetta a te'. Come volevasi dimostrare Beck is back! Presentato 72ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, sembra non sia stato accolto molto bene in sala. Cronaca di una tragedia annunciata, sì quella del film!
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vincenzo ambriola
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venerdì 25 settembre 2015
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bombole e lacrime
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Venti spedizioni cercano di arrivare in cima all'Everest nello stesso giorno, il 10 maggio 1996. Disorganizzazione, scarsa preparazione fisica e psicologica dei partecipanti, condizioni meteo avverse trasformano ciò che doveva essere l'evento della vita in un dramma pagato a caro prezzo da nove persone. Film di denuncia dell'alpinismo per tutti, dell'avventura estrema che diventa un'estrema avventura, ma anche dell'inquinamento di un luogo sacro per tutta l'umanità, si rivela essere un melenso e noioso racconto di persone che si telefonano (via satellite, ovviamente) per sapere come stanno i figli, quelli già nati e quelli in attesa di nascere, che piangono e che affrontano un'impresa alla quale sono palesemente im preparati.
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Venti spedizioni cercano di arrivare in cima all'Everest nello stesso giorno, il 10 maggio 1996. Disorganizzazione, scarsa preparazione fisica e psicologica dei partecipanti, condizioni meteo avverse trasformano ciò che doveva essere l'evento della vita in un dramma pagato a caro prezzo da nove persone. Film di denuncia dell'alpinismo per tutti, dell'avventura estrema che diventa un'estrema avventura, ma anche dell'inquinamento di un luogo sacro per tutta l'umanità, si rivela essere un melenso e noioso racconto di persone che si telefonano (via satellite, ovviamente) per sapere come stanno i figli, quelli già nati e quelli in attesa di nascere, che piangono e che affrontano un'impresa alla quale sono palesemente im preparati. Anche la salita diventa una disperata ricerca di bombole di ossigeno, protesi indispensabili per raggiungere la vetta. Restano i paesaggi stupendi, il senso di paura e di impotenza che attanaglia lo stomaco anche di chi se ne sta comodamente seduto, al caldo, ad assistere a questa potente esplosione di forza e di violenza della natura, indifferente alle sorti di chi ha provato a sfidarla.
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[+] telefonano via satellite per sapere dei figli
(di bobby65)
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lightyagami
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venerdì 2 ottobre 2015
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drammaticamente angosciante...
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Cosa spinge esattamente l'uomo a sfidare i propri limiti, ad avventurarsi nella "Death Zone", quell'area al di sopra degli 8000 metri dove ogni acclimatazione è impossibile e il corpo umano inizia ad entrare in uno stato di sofferenza tale da spegnersi lentamente?
Il film è una cronaca abbastanza realistica (magistrale la ricostruzione di molte scene delle scalate) di una tragedia realmente avvenuta nel 1996. Molte scene sono state realmente girate in alta quota, seppur non in condizioni così incompatibili con la vita. La storia e la sua narrazione hanno forse un unico grande difetto: la totale mancanza di "umanità". Viene presentato un racconto impersonale, e nonostante vengano fatti dei tentativi di presentare le vicende dei protagonisti anche da un punto di vista emotivo (le telefonate in punto di morte ne sono un esempio), qualcosa non funziona del tutto, e rimane un notevole senso di distacco, impedendo l'immedesimazione nei protagonisti (tra l'altro, ne manca uno vero, forse l'attenzione è maggiormente concentrata su Rob, seppur non più di tanto).
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Cosa spinge esattamente l'uomo a sfidare i propri limiti, ad avventurarsi nella "Death Zone", quell'area al di sopra degli 8000 metri dove ogni acclimatazione è impossibile e il corpo umano inizia ad entrare in uno stato di sofferenza tale da spegnersi lentamente?
Il film è una cronaca abbastanza realistica (magistrale la ricostruzione di molte scene delle scalate) di una tragedia realmente avvenuta nel 1996. Molte scene sono state realmente girate in alta quota, seppur non in condizioni così incompatibili con la vita. La storia e la sua narrazione hanno forse un unico grande difetto: la totale mancanza di "umanità". Viene presentato un racconto impersonale, e nonostante vengano fatti dei tentativi di presentare le vicende dei protagonisti anche da un punto di vista emotivo (le telefonate in punto di morte ne sono un esempio), qualcosa non funziona del tutto, e rimane un notevole senso di distacco, impedendo l'immedesimazione nei protagonisti (tra l'altro, ne manca uno vero, forse l'attenzione è maggiormente concentrata su Rob, seppur non più di tanto). La pellicola rimane comunque più che valida, ma l'unica cosa che si riesce a percepire con decisione è l'angoscia per le sorti degli scalatori sorpresi da una delle peggiori bufere sull'Everest che la storia ricordi.
Il film pone anche l'accento, seppur non con troppa decisione, sugli aspetti "commerciali" della scalata all'Everest, che spesso costa la vita a Sherpa e guide.
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massimo mingarelli
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sabato 3 ottobre 2015
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appuntamento mancato, troppo stereotipato!
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Ho visto il film e lessi il libro di Kralauer del '97. Dopo 18 anni le polemiche tra Anatoli e Krakauer non sono finite e ciò nonostante il forte alpinista kazako oltre ad aver risposto con un proprio libro sulla vicenda sia morto nel '98 sull'Annapurna. Questo film, decisamente ispirato al romanzo lascia immensi vuoti che rendono la pellicola distante dal pathos raccontato nel libro. Sopratutto viene molto banalizzata la figura di Scott Fisher qui narrato come un alcolista senza cervello (ciò che non traspare nel libro) mentre viene esaltata la personalità di Anatoli Bukreev che invece fu costretto a scrivere un libro per difendersi dalle accuse di egoismo mossegli dallo scrittore americano in "ARIA SOTTILE".
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Ho visto il film e lessi il libro di Kralauer del '97. Dopo 18 anni le polemiche tra Anatoli e Krakauer non sono finite e ciò nonostante il forte alpinista kazako oltre ad aver risposto con un proprio libro sulla vicenda sia morto nel '98 sull'Annapurna. Questo film, decisamente ispirato al romanzo lascia immensi vuoti che rendono la pellicola distante dal pathos raccontato nel libro. Sopratutto viene molto banalizzata la figura di Scott Fisher qui narrato come un alcolista senza cervello (ciò che non traspare nel libro) mentre viene esaltata la personalità di Anatoli Bukreev che invece fu costretto a scrivere un libro per difendersi dalle accuse di egoismo mossegli dallo scrittore americano in "ARIA SOTTILE". La bufala maggiore della pellicola (rispetto al libro) è il rifiuto di Krakauer alla richiesta di Bukreev di andare in soccorso dei malcapitati: lo scrittore americano ha sempre negato questo episodio. Inoltre non viene ben descritto (un problema forse nel montaggio) lo sforzo di Scott Fisher che mosso dalla sua generosità ridiscende fino al campo-1 per sincerrasi delle condizioni di un cliente per poi risalire ai campi alti per l'attacco alla vetta. Questo sforzo gli costerà la vita in quanto non riuscirà a recuperare le energie necessarie per il prosieguo della spedizione; nella pellicola non è ben chiarito quanto descritto ed anzi viene adombrato che il suo sfinimento possa essere dipeso dalla vita sregolata e dall'assunzione incontrollata di medicine. Infine la descrizione della salita viene del tutto banalizzata senza descrivere la complessità dei vari Campi posti alle diverse quote. L'arrivo in vetta giunge inaspettato e decisamente semplificato. Nulla da dire sulle riprese di salita e sulle stupende panoramiche Himalayane in movimento e qui il 3D è senza dubbio il valore aggiunto.
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elpiezo
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domenica 4 ottobre 2015
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tragico!!!
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Drammatico racconto della tragica scalata del 1996, dove ben nove alpinisti, tra cui due espertissime guide, perirono durante la discesa dall'Everest a causa di una violenta ed improvvisa tempesta. Il film, pur presentandosi come un prodotto prevalentemente commerciale, procede su binari sostanzialmente realistici, mescolando la drammaticità degli eventi con le singole storie dei temerari protagonisti, ognuno spinto da ragioni intime e personali ad intraprendere l'arrampicata più difficile che esista, pagando con la vita l'inadeguatezza all'impresa.
Interpretato da un cast di lusso Everest è un inno al coraggio, ma anche un monito all'assoluto rispetto verso “la montagna”, romantico paesaggio terreste, tanto affascinante quanto letale, per coloro che appesi ad una fredda parete, cercano un improbabile ascesa di se stessi in barba alle crudeli leggi della natura.
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Drammatico racconto della tragica scalata del 1996, dove ben nove alpinisti, tra cui due espertissime guide, perirono durante la discesa dall'Everest a causa di una violenta ed improvvisa tempesta. Il film, pur presentandosi come un prodotto prevalentemente commerciale, procede su binari sostanzialmente realistici, mescolando la drammaticità degli eventi con le singole storie dei temerari protagonisti, ognuno spinto da ragioni intime e personali ad intraprendere l'arrampicata più difficile che esista, pagando con la vita l'inadeguatezza all'impresa.
Interpretato da un cast di lusso Everest è un inno al coraggio, ma anche un monito all'assoluto rispetto verso “la montagna”, romantico paesaggio terreste, tanto affascinante quanto letale, per coloro che appesi ad una fredda parete, cercano un improbabile ascesa di se stessi in barba alle crudeli leggi della natura.
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[+] l'everest non è l'arrampicata più difficile
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dhany coraucci
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venerdì 16 ottobre 2015
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la vetta a tutti i costi, ma non emoziona
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Che andasse a finire male era risaputo, che io non sia una gran scalatrice anche, visto che amo il mare e non la montagna, che ci sarebbero state delle belle riprese e dei bei paesaggi, chiaro, era il minimo, per cui mi domando: perché sono andata a vedere un film del genere? Pensavo fosse più avventuroso, ma non lo è stato per niente. Molto realistico, questo sì. E con ciò si intende che alla fine del film il ghiaccio e il gelo ti sono penetrati dentro le ossa, una sensazione sgradevolissima, che nemmeno una bella tisana calda (di cui si ha davvero bisogno, quando ti alzi dalla poltrona) riesce a cancellare. Brividi di freddo a parte, il film ha un preciso scopo: denunciare una certa forma di violazione e invadenza da parte dell'uomo di luoghi che posseggono un'aurea di sacralità senza la dovuta preparazione non solo tecnica, come in questo caso, ma anche “spirituale”.
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Che andasse a finire male era risaputo, che io non sia una gran scalatrice anche, visto che amo il mare e non la montagna, che ci sarebbero state delle belle riprese e dei bei paesaggi, chiaro, era il minimo, per cui mi domando: perché sono andata a vedere un film del genere? Pensavo fosse più avventuroso, ma non lo è stato per niente. Molto realistico, questo sì. E con ciò si intende che alla fine del film il ghiaccio e il gelo ti sono penetrati dentro le ossa, una sensazione sgradevolissima, che nemmeno una bella tisana calda (di cui si ha davvero bisogno, quando ti alzi dalla poltrona) riesce a cancellare. Brividi di freddo a parte, il film ha un preciso scopo: denunciare una certa forma di violazione e invadenza da parte dell'uomo di luoghi che posseggono un'aurea di sacralità senza la dovuta preparazione non solo tecnica, come in questo caso, ma anche “spirituale”. Non a caso, infatti, i protagonisti della spedizione, eccettuati gli alpinisti professionisti che li guidano nella scalata, sono tutti molto ricchi, molto affamati di emozioni estreme e molto consapevoli dei rischi a cui vanno incontro perciò non si sviluppa una gran empatia tra noi spettatori e loro, né il regista è interessato a farceli conoscere più intimamente, ognuno ha un solo obiettivo, raggiungere la vetta a tutti i costi. Forse anche per questo mancato approfondimento dei personaggi, pur se voluto, si ha l'impressione che tanti bravi attori siano un po' sprecati e in effetti è così (Jake Gyllenhall, ad esempio, che a un certo punto si accascia tra i ghiacci e tutti se lo dimenticano, noi compresi). Avevo amato il regista islandese nel film Cani Sciolti (2013), tutt'altro genere, poliziesco spassoso e irriverente con due magnifici Denzel Washington e Mark Wahlberg, per cui mi aspettavo qualche balzo (o se vogliamo rimanere in tema, qualche arrampicata) in più.
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