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enzo70
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sabato 28 marzo 2015
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la magia della disney ci aiuta a vivere meglio
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La fiaba di Cenerentola ci ha accompagnato per tutta una vita e entro nella sala per vedere la nuova versione della Walt Disney da solo, quasi di soppiatto, uomo di mezz’età a vedere un film per bambini. E poi succede che la magia della favola e quel tocco della Disney mi fanno subito tornare bambino tra i bambini, a patire le pene della povera Cenerentola come se la vita non mi avesse insegnato i guai, l’unico pensiero è per questa ragazza e per i suoi sogni infranti davanti alla morte del padre e della madre e dell’insensibilità della matrigna e delle due sorellastre. E mi sembra tutto magico, la zucca, i topi che si trasformano in bianchi cavalli, il ballo, la sala, la scarpetta e quei dodici rintocchi.
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La fiaba di Cenerentola ci ha accompagnato per tutta una vita e entro nella sala per vedere la nuova versione della Walt Disney da solo, quasi di soppiatto, uomo di mezz’età a vedere un film per bambini. E poi succede che la magia della favola e quel tocco della Disney mi fanno subito tornare bambino tra i bambini, a patire le pene della povera Cenerentola come se la vita non mi avesse insegnato i guai, l’unico pensiero è per questa ragazza e per i suoi sogni infranti davanti alla morte del padre e della madre e dell’insensibilità della matrigna e delle due sorellastre. E mi sembra tutto magico, la zucca, i topi che si trasformano in bianchi cavalli, il ballo, la sala, la scarpetta e quei dodici rintocchi. E quando Genoeffa ed Anastasia abusano della gentilezza di Cenerentola per le loro angherie, solo la timidezza e quel senso di dignità dovuto all’età, evitano di accompagnare i miei agli epiteti dei bambini in sala. E così dopo sessanta cinque anni dalla versione animata, che avrò visto, come tutti i cartoni della Disney almeno sessanta cinque volte, la casa americana torna sui grandi schermi con una nuova proposta. Saranno anche prodotti, ma sono pieni di magia. Di quella che serve nella vita per tirarsi su, a prescindere dall’età.
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franky108
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giovedì 26 marzo 2015
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una insulsa perdita di tempo
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Sono andato al cinema spinto dalle numerose recensioni positive lette su questo sito e la delusione è stata tanta, tantissima.
Non mi spiego il perché di voti così alti visto che Cenerentola si dimostra un operazione commerciale senza nessun senso artistico.
La favola, sostanzialmente invariata dalla originale, viene spalmata in due ore rendendo il film al limite del soporifero.
Non c'è curiosità perché sai esattamente cosa sta per succedere, non c'è inventiva perché a parte dialoghi melensi non è stata aggiunta nessuna situazione nuova e interessante ma sopratutto non c'è psicologia.
I personaggi sono intrappolati nella loro versione favolistica pre-Freudiana e risultano macchiette inconcepibili per il cinema moderno.
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Sono andato al cinema spinto dalle numerose recensioni positive lette su questo sito e la delusione è stata tanta, tantissima.
Non mi spiego il perché di voti così alti visto che Cenerentola si dimostra un operazione commerciale senza nessun senso artistico.
La favola, sostanzialmente invariata dalla originale, viene spalmata in due ore rendendo il film al limite del soporifero.
Non c'è curiosità perché sai esattamente cosa sta per succedere, non c'è inventiva perché a parte dialoghi melensi non è stata aggiunta nessuna situazione nuova e interessante ma sopratutto non c'è psicologia.
I personaggi sono intrappolati nella loro versione favolistica pre-Freudiana e risultano macchiette inconcepibili per il cinema moderno. Cenerentola è una bambina così assurdamente ottimista e accondiscendente da risultare mentalmente disturbata più che gentile. A stento sembra farsi delle domande base del tipo "Queste tre signore si comportano da schifo con me, sarà che sono delle stronze e devo reagire?". il principe è il cliché dell'uomo perfetto, guai a "sporcare" di umanità l'uomo idealizzato. Lo stesso naturalmente vale per la matrigna, una cattivissima Cate Blanchett che cerca di portare spessore ad un personaggio privo di qualsiasi caratterizzazione , e le sorellastre belle(??) fuori ma cattive dentro.
Insomma, se vi va di vedere l'ennesima trasposizione cinematografica della favola classica sarete accontentati, se cercate qualcosa di più migrate alla ricerca di qualcos'altro.
Belli gli effetti speciali, almeno quelli!
Per fortuna c'era il corto di Frozen prima del film
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[+] disaccordo al 100
(di renato c.)
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maria
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mercoledì 25 marzo 2015
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una favola che sa di esserlo
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Nel racconto, il film riproduce quasi fedelmente la favola originaria nella versione di Perrault e in parte il famoso film disneyano.Le novità non sono, a mio parere, nelle lievi differenze ma nello sguardo del regista, al tempo stesso partecipe e ironico. Si ha l'impressione che ci dica: vi sto raccontando un sogno, quello che si sogna tutta la vita, quello che vi ha affascinato da bambini; sappiate che è una favola ma credeteci almeno per un'ora e mezza e, soprattutto, apprezzatene la bellezza. E la bellezza non è la storia ma il film: la sceneggiatura perfetta, la scenografia e la fotografia splendide proprio perchè non si sforzano di imitare la realtà ma la trasfigurano,i due protagonisti pieni di freschezza e di passione, le animazioni che richiamano con modernità e simpatia quelle che abbiamo tanto amato.
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Nel racconto, il film riproduce quasi fedelmente la favola originaria nella versione di Perrault e in parte il famoso film disneyano.Le novità non sono, a mio parere, nelle lievi differenze ma nello sguardo del regista, al tempo stesso partecipe e ironico. Si ha l'impressione che ci dica: vi sto raccontando un sogno, quello che si sogna tutta la vita, quello che vi ha affascinato da bambini; sappiate che è una favola ma credeteci almeno per un'ora e mezza e, soprattutto, apprezzatene la bellezza. E la bellezza non è la storia ma il film: la sceneggiatura perfetta, la scenografia e la fotografia splendide proprio perchè non si sforzano di imitare la realtà ma la trasfigurano,i due protagonisti pieni di freschezza e di passione, le animazioni che richiamano con modernità e simpatia quelle che abbiamo tanto amato. Il film ci restituisce la nostra infanzia e la nostra possibilità di sognare, rendendoci consapevoli della finzione ma spingendoci, forse, a cercare dentro di noi quello che abbiamo perduto; mette insieme, con delicatezza e con l'evidente comnplicità che il regista instaura col suo pubblico e i suoi personaggi,la gioia e la malinconia, e ci regala immagini incantevoli ed emozioni antiche. Una chiave interpretativa l'ho vista nel dialogo di Ella col padre quando sta per risposarsi. Ella dice qualcosa come: "Hai diritto ad essere di nuovo felice"; e per lui è come una rivelazione. "Ecco!La felicità!" risponde illuminandosi "Tu credi che io possa avere ancora un'occasione?". La domanda che tutti ci facciamo, quando la vita ci ha schiacciati, come fa con Cenerentola e i suoi genitori, e poi ci indica improvvisamente una via per rinascere:e la nostra difficoltà di crederci, di usare il coraggio e la gentilezza.
Molto bravi i due giovani ed i personaggi secondari, a cominciare da quelli illustri come Derek Jacobi e Helena Bonham Carter.Non mi ha convinto invece la grande Cate Blanchett, secondo me meno grande del solito in un ruolo che non sente e che, a mio avviso, non è stato ben definito.
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ilamar
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mercoledì 25 marzo 2015
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incantevole
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Bello, bello, bello! Fatto molto bene. La Blanchet è sublime una matrigna fantastica.
La scena del ballo, stupenda, anche se un po troppo digitalizzata forse.
La fata madrina uno spasso, la versione femminile di Jack Sparrow.
Lo consiglio fortemente.
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jacopo b98
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martedì 24 marzo 2015
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una cenerentola adulta e coinvolgente
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Ella (James) è una ragazzina buona, dolce e gentile, ama molto suo padre (Chaplin) e insieme padre e figlia vivono nel ricordo della defunta madre (Atwell). Un giorno però egli decide di risposarsi con la moglie (Blanchett) di un suo collega d’affari defunto. Così la donna, insieme alle sue due spocchiose figlie (Grainger e McShera), si trasferisce a vivere a casa dell’uomo. Ma quando il padre di Ella muore, la matrigna e le sorelle fanno della ragazza la loro schiava e la chiamano Cenerentola. Ma la ragazza riuscirà a sopravvivere alla situazione grazie alla sua gentilezza e, incontrato per caso il principe (Madden) del loro piccolo regno, con l’aiuto della propria fata madrina (Bonham Carter), a conquistare il cuore dell’uomo che ama, diventando così principessa del regno.
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Ella (James) è una ragazzina buona, dolce e gentile, ama molto suo padre (Chaplin) e insieme padre e figlia vivono nel ricordo della defunta madre (Atwell). Un giorno però egli decide di risposarsi con la moglie (Blanchett) di un suo collega d’affari defunto. Così la donna, insieme alle sue due spocchiose figlie (Grainger e McShera), si trasferisce a vivere a casa dell’uomo. Ma quando il padre di Ella muore, la matrigna e le sorelle fanno della ragazza la loro schiava e la chiamano Cenerentola. Ma la ragazza riuscirà a sopravvivere alla situazione grazie alla sua gentilezza e, incontrato per caso il principe (Madden) del loro piccolo regno, con l’aiuto della propria fata madrina (Bonham Carter), a conquistare il cuore dell’uomo che ama, diventando così principessa del regno. Chris Weitz adatta con grande fedeltà la famosissima favola di Perrault, già portata sullo schermo da Disney come cartone animato. Branagh ne realizza invece una versione cinematografica di impeccabile fattura, perennemente in bilico tra un cinema classico e d’avanguardia: non mancano CGI e effetti speciali, proprio quando la storia è classica, costumi e scenografie (anche quando digitali) realistiche. Ma anche nella messa in scena mantiene una nobiltà e un distacco ammirevoli, realizzando un lavoro di indubbia eleganza, che può appoggiarsi all’esimia opera di Dante Ferretti (scenografie), Sandy Powell (costumi) e Patrick Doyle (musiche), tutti artigiani del passato, capaci di adattarsi alle tecnologie del presente e ai nuovi modi di fare cinema. Gli attori sono di ammirevole bravura, a partire dalla protagonista Lily James, fino a una terrificante Cate Blanchett. E alla fine Cenerentola è uno dei più riusciti remake di cartoni Disney sotto forma di film. Forse e soprattutto perché ha il grande pregio di essere coinvolgente, dettaglio che sempre più spesso viene dimenticato nel cinema di oggi. Costato 95 milioni di dollari ha avuto lauti incassi dovunque.
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zanzara
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lunedì 23 marzo 2015
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magia
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Consiglio la visione di questo film a tutte le donne che hanno voglia di sognare. È meraviglioso tuffarsi nella visione di questa favola che si conosce a memoria ma che ti lascia fino all'ultimo momento in trepidazione e con il batti cuore ed è meraviglioso credere nella magia. Entrare nel mondo magico delle fiabe è rilassante, riposante, calmante. Questo film è stato per me una bellissima coccola.
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francesca romana cerri
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lunedì 23 marzo 2015
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un film impeccabile
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Ogni film dobbiamo guardarlo per il proponimento che si mette davanti e mai in senso assoluto. Il mandato di questo film è raccontare la favola di Cenerentola.
In modo rigoroso e al contempo fine il risultato è raggiunto.
Ottimi messaggi, recitazione, poesia, bellezza, gusto.
Il cinema per essere apprezzato non deve essere sempre buio, pesante, grigio e triste , questo è un gusto da italiani.
I registi inglesi hanno il senso dello spettacolo e dirigono a seconda dell'obiettivo, ancora non ve ne siete accorti?
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mauro
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domenica 22 marzo 2015
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perchè farlo?
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Esistono percorsi logici che portano ad azioni e quindi a risultati eccellenti, proprio perché hanno dentro di essi motivazioni profonde e giustificate. La chiave di lettura deve quindi tenere presente questo metro di giudizio, bisogna chiedersi per quale motivo esista l'esigenza di trasporre un disegno animato nella recitazione con attori in carne ed ossa.
Deve per forza di cose raccontarci qualcosa in più, emozionarci maggiormente, aggiungere qualcosa che con l'animazione non era stato possibile fare. Se seguiamo questo concetto il film è un fallimento, certo ci sono gli effetti speciali, ma credetemi penso proprio che non siano nemmeno paragonabili all'immaginazione di un bambino che guardi la favola animata del 1950.
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Esistono percorsi logici che portano ad azioni e quindi a risultati eccellenti, proprio perché hanno dentro di essi motivazioni profonde e giustificate. La chiave di lettura deve quindi tenere presente questo metro di giudizio, bisogna chiedersi per quale motivo esista l'esigenza di trasporre un disegno animato nella recitazione con attori in carne ed ossa.
Deve per forza di cose raccontarci qualcosa in più, emozionarci maggiormente, aggiungere qualcosa che con l'animazione non era stato possibile fare. Se seguiamo questo concetto il film è un fallimento, certo ci sono gli effetti speciali, ma credetemi penso proprio che non siano nemmeno paragonabili all'immaginazione di un bambino che guardi la favola animata del 1950. Fondamentalmente un film tanto ben fatto, quanto fedele, quanto inutile, non si capisce davvero perché farlo se non per puro botteghino. E' chiaro che Disney non sbagli i personaggi sia dal punto di vista iconografico, ma in questo forse il principe l'ha sbagliato! Sia dal punto di vista comunicativo, Blanchett fantastica come matrigna! Pur brave le sorellastre, ma non è sufficiente la storia è sua, gioca in casa, ma si difende nel riproporre una storia uguale a se stessa. In tempi di crisi evidentemente anche Disney non vuole rischiare uno dei personaggi più amati e più redditizi, peccato! Un film che non emoziona più di tanto proprio perché i personaggi non si umanizzano e rimangono a metà tra il cartone e l'umano in un clone plastificato di qualcosa che nessuno potrà mai materializzare: l'immaginazione di un bambino.
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nino pell.
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giovedì 19 marzo 2015
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naturalmente l'ennesimo capolavoro della disney
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Espongo qui giusto un mio brevissimo commento (di parole di elogio nei riguardi del film su questo sito se ne sono fatte giustamente davvero già molte) per evidenziare che questa pellicola è naturalmente l'ennesimo capolavoro della Walt Disney. Gli ingredienti di alto livello ci sono tutti: ottimi effetti speciali, straordinaria scenografia ed indovinati tutti gli attori, dalla dolcissima protagonista fino alla perfida matrigna, interpretata, come sempre, da un'eccellente Cate Blanchett. Il primo tempo si caratterizza per una certa vena malinconica, originata dalla morte dei genitori di Ella e dalla sua sopraggiunta triste condizione familiare a seguito dei suoi nuovi rapporti domestici con la matrigna acquisita e con le viziate e superficiali figlie di quest'ultima, che la trattano a malo modo e comunque sicuramente peggio di una serva.
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Espongo qui giusto un mio brevissimo commento (di parole di elogio nei riguardi del film su questo sito se ne sono fatte giustamente davvero già molte) per evidenziare che questa pellicola è naturalmente l'ennesimo capolavoro della Walt Disney. Gli ingredienti di alto livello ci sono tutti: ottimi effetti speciali, straordinaria scenografia ed indovinati tutti gli attori, dalla dolcissima protagonista fino alla perfida matrigna, interpretata, come sempre, da un'eccellente Cate Blanchett. Il primo tempo si caratterizza per una certa vena malinconica, originata dalla morte dei genitori di Ella e dalla sua sopraggiunta triste condizione familiare a seguito dei suoi nuovi rapporti domestici con la matrigna acquisita e con le viziate e superficiali figlie di quest'ultima, che la trattano a malo modo e comunque sicuramente peggio di una serva. Ma poi il film decolla in sfavillanti momenti scenografici e forti situazioni romantiche non appena la sfortunata protagonista incontrerà una prodigiosa fata che contribuirà in maniera determinante a cambiarle totalmente la vita. L'indimenticabile e storica favola della Disney riesce finalmente a trovare la sua giusta trasposizione cinematografica con veri attori grazie ad un certo tocco di sublime ed elegante magia da parte di tutto lo staff produttivo e soprattutto del bravo regista Branagh.
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johnny1988
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giovedì 19 marzo 2015
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un film per stordire
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Impegnarsi per andare al cinema con tre ragioni: "è un film di Branagh, c'è Cate Blanchett, è Cenerentola". Quelle che paiono tre ragioni più che sufficienti per non rischiare la tradizionale delusione che si prova in quella che si può ormai definire una stagione di successi produttivi - ma fallimenti nel contenuto - inaugurato da Alice in Wonderland - e proseguito con Biancaneve e Maleficent - si rivelano, con la stessa semplicità con cui si ribalta un calzino, altrettanti motivi per uscire dalla sala con un sentimento di imbarazzo e con la grama consolazione di aver pagato con lo sconto. La Blanchett è sprecata, Branagh era a letto quando si girava, di Cenerentola rimarrà eterno nei ricordi il commento: "Comode le scarpe di vetro!" (non scherziamo).
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Impegnarsi per andare al cinema con tre ragioni: "è un film di Branagh, c'è Cate Blanchett, è Cenerentola". Quelle che paiono tre ragioni più che sufficienti per non rischiare la tradizionale delusione che si prova in quella che si può ormai definire una stagione di successi produttivi - ma fallimenti nel contenuto - inaugurato da Alice in Wonderland - e proseguito con Biancaneve e Maleficent - si rivelano, con la stessa semplicità con cui si ribalta un calzino, altrettanti motivi per uscire dalla sala con un sentimento di imbarazzo e con la grama consolazione di aver pagato con lo sconto. La Blanchett è sprecata, Branagh era a letto quando si girava, di Cenerentola rimarrà eterno nei ricordi il commento: "Comode le scarpe di vetro!" (non scherziamo). Se questo voleva e doveva considerarsi un colpo sicuro - Branagh si presuppone sia un regista di sostanza, un anglosassone capace di "infishiarsi" del sistema e del soldo facile - tuttavia si rimane scottati dalle aspettative, ma almeno qualcosa emerge: ci si risveglia dall'utopia che fare film negli anni in cui Walt Disney era al mondo, fosse rapido e indolore, e malgrado soggiacesse costantemente la puzza dell'operazione commerciale, si possono considerare fortunate le giovani generazioni cresciute con i Classici animati. In quella che è stata ridefinita, con vanagloria e retorica da business, l'era della rivisitazione aggiornata dei Classici, vuoi in maniera più "gotica", vuoi secondo una lettura più "femminista" o più "politica" , come si scrive nei poster, vuoi nel maggior rispetto "filologico della fiabe originarie" - per quanto di nessuna fiaba orale esiste una versione "originale", dobbiamo mettere tutto fra le virgolette e considerare che, a conti fatti, due sono le osservazioni che si possono muovere: una cura quasi maniacale dell'effetto digitale e il rinnovamento del taglio dei contenuti. Ne parliamo in un'accezione tutt'altro che positiva. Quello a cui si assiste è, semmai, un'operazione di photoshop vicino alla moda Pop che già tanto "invadeva", nel senso letterale, gli schermi già negli anni '50 e poi negli anni '80, con lo stesso atteggiamento, un po' narcistico, di un bambino che disegna e ridisegna lo stesso soggetto finché non si ritiene soddisfatto della propria fatica. E come, da bambini ci si può preoccupare più dell'effetto di un proprio lavoro che di raccontare qualcosa, la Disney rovista e rivisita tutto ciò che ancora è appetibile e rinfresca il "vecchio" in confezioni adatte al telespot in alta definizione, con la stessa operazione commerciale con cui si allegano i gadget alle merendine industriali. Se ci si considerava usciti vincenti dall'epoca dei tremendi SEQUEL, siamo scesi invece, con la rapidità di un ascensore e la nausea da indigestione, nel girone delle RIVISITAZIONI, con eroine che bucano lo schermo di primi piani poco intelligenti tanto quanto le loro azioni. La propaganda della buona fede, del coraggio, della gentilezza qui si risolve in una pubblicità di malsano gusto fuori dal nostro tempo, adatto per bionde ossigenate, dove non c'è spazio per i cattivi - quelli veri - e dove il messaggio che traspare, senza ombra di ironia, è che bisogna essere più idioti che buoni per riscattarsi. Il commento di una signora "Bella scema!" alla battuta di Cenerentola che, in cambio delle angherie e delle umiliazioni della matrigna, perdona le sciagurate parenti con la saggezza di un guru, la dice lunga. Come se non bastasse - e perché no? - Branagh aggiunge la ciliegia politica più (s)corretta che ci si potesse aspettare da lui: in un Europa di XIX secolo, alla corte del re lavorano alti funzionari, servi e capi militari di colore. Un conto era rivisitare Shakespeare con la stessa scelta anti-discriminatoria e farsesca, un altro è puntellare lo schermo di così tanti colori, suscitando l'imbarazzante sensazione di trovarsi di fronte a un'ulteriore alterazione digitale.
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[+] ogni favola si rinnova col passare del tempo
(di moviesfan)
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[+] certo che stordisce!!
(di renato c.)
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[+] d'accordo
(di alessandra trovalusci)
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[+] c'è almeno un'inesattezza......
(di francesco2)
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