pina
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mercoledì 2 dicembre 2015
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pessimo film
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pessimo, ma i giudizi negativi su questo film non vengono pubblicati. Non so come sia arrivato a 3 stelline.
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j tenenbaum
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martedì 1 dicembre 2015
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siamo tutti osceni
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Luca Guadagnino sa far parlare gli spazi, lavora bene sui corpi, ma resta in fragile equilibrio tra facili simbolismi e personaggi (il carabiniere) per esempio, inutili e sbagliati. Il cast super cool (in cui Ralph Fiennes gigioneggia alla grande), alla fine, sembra divertirsi più del pubblico. Un buon film ma non un capolavoro.
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pina
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lunedì 30 novembre 2015
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pessimo film
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film pretenzioso e mal riuscito. Trabocca di perversione e voyerismo. Nessun messaggio per lo spettatore se non coinvolgerlo in scene da erotico a pornografiche. Per la spettatrice solo fastidiio. Una noia attutita solo dalla bellezza di Paltelleria.
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maracaibo
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domenica 29 novembre 2015
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una calda estate di contrasti e
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il film è senz'altro pi'ù riuscito e godibile rispetto a quello con Delon e Romy. Il precedente era solo una visione incantevole dei due protagonisti, qui invece tutti e quattro prendono vita anche se Finnes sovrasta ed incanta su tutti. La Swinton sebbene quasi muta per una deficenza vocale riesce a comunicare qualsiasi emozione senza aver bisogno di un testo. Spendida. Tutto scorre per essere ammaliati dai protagonisti e dall'isola. L''unica caduta succede nell'intervento di Guzzanti alla fine, gratuito ed inutile. Se avesse eliminato quell'incontro il film serebbe stato perfetto. Curiosità: che Guadagnino sia attratto o ossessionato dalle piscine? Anche in "io sono l'amore" la piscina diventa l'elemento destsbilizzante del film.
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il film è senz'altro pi'ù riuscito e godibile rispetto a quello con Delon e Romy. Il precedente era solo una visione incantevole dei due protagonisti, qui invece tutti e quattro prendono vita anche se Finnes sovrasta ed incanta su tutti. La Swinton sebbene quasi muta per una deficenza vocale riesce a comunicare qualsiasi emozione senza aver bisogno di un testo. Spendida. Tutto scorre per essere ammaliati dai protagonisti e dall'isola. L''unica caduta succede nell'intervento di Guzzanti alla fine, gratuito ed inutile. Se avesse eliminato quell'incontro il film serebbe stato perfetto. Curiosità: che Guadagnino sia attratto o ossessionato dalle piscine? Anche in "io sono l'amore" la piscina diventa l'elemento destsbilizzante del film. Grande cast, bellissimi movimenti della camera, spendida musica. bello
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[+] la bellezza della schneider e delon altra cosa
(di skorpio2016)
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no_data
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sabato 28 novembre 2015
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una perturbante interpretazione visiva
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Se erotismo, allusioni e ambiguità erano la nota di fondo dell’originale francese (La piscina, 1969), quei sentori un po’ forzati dall’onda sessantottina e affidati per lo più ai corpi divistici in campo (Alain Delon, Marion Schneider e Jane Birkin) in A bigger splash prevaricano ogni altra componente, contaminandole con costanza. Più che un remake quello di Luca Guadagnino è un distillato corposo fatto di senso ancor più che di racconto. Uno spostamento semantico preconizzato nel titolo; lì una piscina e quello che vi accadeva intorno qui, come nell’ omonimo dipinto di Hockney, le cause di un grande tuffo già avvenuto. I punti di forza della storia sono ricollocati nella lingua e nella location che accoglie un crocevia amoroso e sessuale che si arricchisce di dettagli metaforici e moderni.
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Se erotismo, allusioni e ambiguità erano la nota di fondo dell’originale francese (La piscina, 1969), quei sentori un po’ forzati dall’onda sessantottina e affidati per lo più ai corpi divistici in campo (Alain Delon, Marion Schneider e Jane Birkin) in A bigger splash prevaricano ogni altra componente, contaminandole con costanza. Più che un remake quello di Luca Guadagnino è un distillato corposo fatto di senso ancor più che di racconto. Uno spostamento semantico preconizzato nel titolo; lì una piscina e quello che vi accadeva intorno qui, come nell’ omonimo dipinto di Hockney, le cause di un grande tuffo già avvenuto. I punti di forza della storia sono ricollocati nella lingua e nella location che accoglie un crocevia amoroso e sessuale che si arricchisce di dettagli metaforici e moderni. Una rockstar afona (Tilda Swinton, che è costretta a esprimere col viso e col corpo quello che non può a voce. Il risultato è sublime) trascorre le giornate a bordo piscina col compagno regista (Matthias Schoenaerts) fino a quando il loro ozio non viene invaso dal “galeotto fu”, inquieto, libertino, ex marito e agente (Ralph Fiennes, superbo) atterrato sull’isola senza preavviso, portando con sé una nuova puberale figlia. I rapporti si intersecano e mutano tra ricordi e nuove intenzioni, spinti da un passato irrisolto e un presente che non si chiarifica mai del tutto. L’isola di Pantelleria è percorsa in lungo e in largo, a piedi o in macchina, scandagliata dai protagonisti e dalla regia che ne asseconda movimento e impervietà, alternando travelling, panoramiche fluide, primissimi piani e scivolate d’occhio sui dettagli a geniali spostamenti con la macchina a mano (su tutti i carrelli sussultori sui sanpietrini senza alcun bilanciamento). Le variazioni atmosferiche del film, degradate dal melò al grottesco al noir infine, sono segnalate da una colonna sonora dal sofisticato retrogusto retrò. Quello che ne deriva è un prodotto di ottima fattura, senza eccessi (quelli presenti sono giocoforza del risultato), sapientemente girato e divinamente interpretato. Non saprei cos’altro ci vuole per fare un buon film. Sicuramente quel che occorre per fare di un buon film uno ottimo è l’originalità oltre che visiva (e qui c’è in abbondanza) anche testuale. ****
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mattiabertaina
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giovedì 10 settembre 2015
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una storia che trasuda di erotismo e desiderio...
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Il nuovo lavoro di Guadagnino, presentato in Concorso a Venezia72, ha diviso con forza pubblico e critica; da un lato sostenitori convinti, dall’altro detrattori inflessibili.
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Il nuovo lavoro di Guadagnino, presentato in Concorso a Venezia72, ha diviso con forza pubblico e critica; da un lato sostenitori convinti, dall’altro detrattori inflessibili. Lo scrivente non appartiene a questi ultimi. “A bigger splash” ricalca da vicino la sceneggiatura del lavoro di Deray “La piscina” (lavoro del 1969 con Alain Delon e Romy Schneider) ma se ne discosta per diversi fattori. Al quartetto Delon-Schneider-Birkin-Ronet si sostituisce un quartetto di attori altrettanto bravi, Fiennes-Swinton-Johnson-Schoenaerts e dall’amena località in Costa Azzurra si scende a sud, nel fascino selvaggio di Pantelleria. Ed è dalle spiagge e dalle cale dell’isola che si apre il sipario, con Marianne, rockstar che a seguito di un’operazione alle corde vocali non ha la possibilità di parlare e Paul, fotografo che ha tentato da poco un suicidio, coppia affiatata che vive indisturbata di silenzi, giornate al sole, lunghi istanti d’amore. Ma un agente endogeno, Harry, produttore esuberante, eccentrico ed ex storico di Marianne, accompagnato dalla di lui figlia ventiduenne Pen, entra nel quadretto ideale ed idilliaco scombinando i piani ed imprimendo una spinta allo scorrere lento delle giornate. Guadagnino sceglie la location di Pantelleria perché zona di confine che deve essere capita dai personaggi, che fa domande etiche, con forti contrasti e scorci incontaminati, al centro delle cronache per via degli sbarchi. La pellicola di Guadagnino, film italiano soltanto sulla carta, trasuda di erotismo e di desiderio, sentimenti ricercati dalle inquadrature insistite, dai movimenti di camera maliziosi, dalle trasparenze e dai nudi disseminati nello scorrere della narrazione. A bigger splash è un film fresco, dal gusto americano, spensierato, che racconta con ritmo una storia dal tono gaudente e dal sapore che vira sul melò quando Harry si troverà a giacere sul fondo della piscina della villa. Un microcosmo di quattro turisti con il loro vissuto, con le loro ossessioni e le loro umane debolezze.
Un film che tratta di rapporti, di legami, di tentazioni e di scelte dinanzi ad un evento infausto. Un film autentico che miscela commedia, dramma, farsa (la parte del maresciallo che indaga sul caso della piscina è affidato al satirista Corrado Guzzanti), grottesco, con un tuffo sulla contemporaneità e sulla problematicità sociale. Un’indagine del non detto e del desiderato che si muove sotto un sole scottante, con la gola riarsa a contemplare lo scorrere inesorabile del tempo. Un prodotto che si stacca dall’italianità cinematografica(forse anche per questo è piaciuto poco alla critica italiana e molto all’estero), risvegliando quelle frange di critica disfattista che lo hanno definito sconclusionato e banale. Guadagnino ha sostenuto che il suo cinema non vuole compiacere ma prendersi dei rischi e se gli abitanti di Pantelleria strappano sorrisi sotto forma di macchiette poco importa; la visione resta godibile per le due ore con una inaspettata virata finale.
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