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sorella luna
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sabato 7 marzo 2015
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magico accordo, seconda parte
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Cioè, quando Andrew alla fine torna indietro sul palco e inizia a suonare la batteria dicendo subito dopo al resto dell'orchestra di suonare Caravan... non è lo stesso Andrew che abbiamo visto all'inizio del film... Ora è una persona consapevole di quello che fa e che sa fare...sembra un atteggiamento arrogante e provocatorio nei confronti di Terence, il suo maestro, e inizialmente lo è ma poi rivela di essere diventato proprio ciò che il maestro voleva e che ha creduto di intravedere in lui fin dall'inizio e cioè non soltanto un buon esecutore ma uno che si lascia andare senza più limiti a quello per cui è portato, la musica! Durante le prove mentre il maestro lo insulta in modo violento e quasi sadico (sì, lo fa con tutti ma solo in pochi rispondono tirando fuori il meglio) Andrew non poteva dimostrare ciò che era perchè ancora NON era.
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Cioè, quando Andrew alla fine torna indietro sul palco e inizia a suonare la batteria dicendo subito dopo al resto dell'orchestra di suonare Caravan... non è lo stesso Andrew che abbiamo visto all'inizio del film... Ora è una persona consapevole di quello che fa e che sa fare...sembra un atteggiamento arrogante e provocatorio nei confronti di Terence, il suo maestro, e inizialmente lo è ma poi rivela di essere diventato proprio ciò che il maestro voleva e che ha creduto di intravedere in lui fin dall'inizio e cioè non soltanto un buon esecutore ma uno che si lascia andare senza più limiti a quello per cui è portato, la musica! Durante le prove mentre il maestro lo insulta in modo violento e quasi sadico (sì, lo fa con tutti ma solo in pochi rispondono tirando fuori il meglio) Andrew non poteva dimostrare ciò che era perchè ancora NON era...non era diventato un uomo, una persona capace di non escludere dalla propria vita tutto il resto oltre la musica... La persona che suona alla fine non è più un allievo che ha paura di sbagliare e deludere il maestro, ostinato fino al massacro, ora Andrew può accettare la sfida perchè è ad armi pari. Quando finalmente Terence "sente" questo va verso di lui e stringe un piatto della batteria che si era allentato per la troppa foga che il ragazzo stava mettendo nel suonare e poi partecipa dandogli il tempo per rallentare e poi ripartire e il ragazzo lo segue...... ed ecco finalmente l'alchimia: il magico accordo!
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sorella luna
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sabato 7 marzo 2015
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magico accordo
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Dopo più di un mese torno al cinema!
E mi trovo davanti questo spettacolo entusiasmante.
Un film che rischia continuamente di assomigliare ad un altro film già visto ma che si riprende continuamente la sua autonomia, la sua autenticità e la sua originalità fino ad un finale forte, magnetico, umanamente capace di restituire attraverso la musica il percorso individuale verso la vittoria sui propri limiti raccogliendo la sfida di un maestro che non ha mai smesso di credere che i propri metodi da "militare" possano risvegliare il genio, il talento per diventare non soltanto un bravo musicista!
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alex2044
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venerdì 6 marzo 2015
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il jazz non è la vita ma la vita può esserlo !
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Bum ! Un film impeccabile . Teso , incisivo ,senza pause . Diretto benissimo , interpretato altrettanto . Con una colonna sonora memorabile . Iniziato e finito in un lampo come un improvvisazione jazz che vorresti non finisse mai . E poi il jazz , la vera world music che abbraccia tutto e tutti . Il jazz non è la vita ma la vita può esserlo con le sue improvvisazioni ed anche con il suo impegno ed il suo rigore . Meritatissimo l'Oscar per il miglior attore non protagonista . Un consiglio :chi ama il cinema non perda questo film . Chi ama ,veramente e ribadisco veramente , il jazz faccia altrettanto . Senza aspettarsi il santino da venerare .Insomma i jazzomani integralisti si astengano .
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Bum ! Un film impeccabile . Teso , incisivo ,senza pause . Diretto benissimo , interpretato altrettanto . Con una colonna sonora memorabile . Iniziato e finito in un lampo come un improvvisazione jazz che vorresti non finisse mai . E poi il jazz , la vera world music che abbraccia tutto e tutti . Il jazz non è la vita ma la vita può esserlo con le sue improvvisazioni ed anche con il suo impegno ed il suo rigore . Meritatissimo l'Oscar per il miglior attore non protagonista . Un consiglio :chi ama il cinema non perda questo film . Chi ama ,veramente e ribadisco veramente , il jazz faccia altrettanto . Senza aspettarsi il santino da venerare .Insomma i jazzomani integralisti si astengano . Il film non fa per loro .
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pepito1948
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mercoledì 4 marzo 2015
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da kukrik a tarantino l'apoteosi dell'estremo
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Rapporto sado-maso in nome dell’arte. E’ giusto, è lecito, è approvabile spingere la disciplina di un istruttore di musica oltre quella soglia al di là della quale c’è la violenza psichica, verbale, fino alla brutale umiliazione per ottenere non il massimo perfettibile ma la perfezione assoluta, non importa a quale costo? E dall’altra parte si può negli stessi termini spingere il talento di un giovane allievo a superare ogni limite raggiunto spremendo la propria ambizione oltre il più spudorato narcisismo verso una missione pressoché impossibile, dove quel “pressoché” è l’unico spazio di riuscita? Queste le domande che affiorano quando la vicenda prende corpo.
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Rapporto sado-maso in nome dell’arte. E’ giusto, è lecito, è approvabile spingere la disciplina di un istruttore di musica oltre quella soglia al di là della quale c’è la violenza psichica, verbale, fino alla brutale umiliazione per ottenere non il massimo perfettibile ma la perfezione assoluta, non importa a quale costo? E dall’altra parte si può negli stessi termini spingere il talento di un giovane allievo a superare ogni limite raggiunto spremendo la propria ambizione oltre il più spudorato narcisismo verso una missione pressoché impossibile, dove quel “pressoché” è l’unico spazio di riuscita? Queste le domande che affiorano quando la vicenda prende corpo. Non c’è una teoria del tutto, ma due tendenze contrapposte ma allineate da sperimentare sul campo. L’incontro è infatti una disfida all’ultimo insulto ed all’ultimo sangue versabile, in cui conta più il distruggere le certezze dell’altro che il comune obiettivo musicale: imporre il massimo perché la controparte esegua al massimo, ma come abbiamo visto il massimo è estremizzato. La posta in gioco, ed il banco di prova, è un pezzo di jazz, Whiplash, che vuol dire frustata, cioè dolore, sofferenza, sangue e, come ogni rito di fustigazione, ripetizione fino a livelli imprevedibili, mortificazione fino alla purificazione necessaria per l’elevazione suprema, quasi un autodafé in nome di una meta divina. Il punto del contendere è il tempo: nel jazz, in quel pezzo che pochi batteristi sono riusciti ad eseguire in modo esemplare, non conta tanto l’armonia quanto la velocità. Almeno per lo strumento che segna il tempo, l’insieme integrato di suoni diversi che regge la struttura intera dell’orchestra, dove lo scostamento infinitesimale delle battute dallo standard richiesto può compromettere la resa generale. L’attimo in ritardo azzera la prova e tutto ricomincia infinite volte. L’umiliazione gira, espelle darwinianamente i più deboli per concentrarsi sul più resistente. E’ lui, il Talento, che prevale, ma un incidente casuale interrompe la spirale, il narciso si affloscia, come l’onda d’urto della controparte, e inizia un’altra sfida, l’ultima. La schermaglia riprende, l’aguzzino non colpisce direttamente ma per vie traverse, la vittima, ormai inorgoglita da tanta prova, trova il piglio dell’’ultimo spasimo e finalmente inanella gli attimi giusti in un vortice di battute frenetiche ma impeccabili e agli occhi dell’altro inaspettatamente sconfitto, incastonati in una faccia solcata da un delta di uadi, non rimane che contemplare l’altrui trionfo e rendersene complice per godere appieno dell’opera perfetta. E’ l’apoteosi in cui sembra riecheggiare il ghigno soddisfatto del fantasma di Buddy Rich.
Forte dell’esperienza musicale di tutti i protagonisti (attori e regista), Whiplash è un prodotto colto, infarcito di riferimenti tecnici ignoti al grande pubblico ma su cui si sorvola volentieri lasciandosi andare alla frenesia di battute ed ai virtuosismi della batteria, alle asperità del rapporto tra i due contendenti, agli stop and go continui imposti per affinare sempre più l’esecuzione, alla tensione spessa e a tratti insopportabile (anche per noi) che in crescendo aleggia nella sala prove, all’allineamento delle immagini con i ritmi forsennati e ai flash sui dettagli rilevanti, alle invenzioni di ripresa del giovane regista. Solo una tregua, dopo la rottura esplosiva del clima seguita ad un oltre non sostenibile, per poi assistere al riavvio della contesa in toni più morbidi, tra mosse e contromosse fino al tripudio finale che risolve lo scontro: è fatta, le acque si acchetano.
Damien Chazelle compone il quadro esasperando ogni elemento: tutto è sopra le righe, tanto i toni aggressivi sulla mente quanto gli effetti sul corpo (la “frustata” ed il sangue), in una linea che si dipana succhiando qualcosa a Kubrik (direttamente citato nel famoso epiteto “palla di lardo”) ed a Tarantino in certi estremismi ad effetto, ma senza prendere una posizione. Kubrik risolve il conflitto (ed il giudizio) con la doppia tragedia dell’epilogo, Tarantino estremizza per stemperare la verità, Chazelle colpisce duro ma smussa e distrae con il dettaglio, accentua la violenza degli attacchi, il narcisismo, la competizione (usuali nel mondo dello spettacolo americano), ma il finale catartico rimette in discussione ogni orientamento. Chazelle ci invita ad una cena con piatti variegati e dai sapori forti. La parola ai commensali, che a fine pasto non possono sottrarsi agli interrogativi in premessa.
Resta il fatto che la perfezione del prodotto, l’eleganza della confezione, l’alternarsi fluido dei pezzi musicali, il fascino della ricerca del ritmo aureo pur nelle sue spezzettature, oltre alla bravura del cast dànno al film un marchio di alta qualità e di memorabilità difficilmente riscontrabili.
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[+] bravo pepito e film stupendo
(di no_data)
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vito.poleo
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lunedì 2 marzo 2015
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nessuno ci deve scoraggiare!!! never give up!!!
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Ho trovato il film con una fotografia strepitosa. J.K.Simmons è un grande attore, ottima intepretazione e premio meritato agli Accademy Awards.
Ricco di colpi di scena e con un messaggio da sergente Hartman, citato più volte nelle recensioni: never give up!
Contento di averlo visto al cinema.
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nanni
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lunedì 2 marzo 2015
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whiplash
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Il sergente di full metal jacket (la citazione è esplicita) dalla caserma ad una delle più importanti scuole di jazz di N.Y.
L’aggressività, la vessazione e l’umiliazione elevati a modello pedagogico, al servizio dell’estrazione del genio, in questo caso , musicale del protagonista batterista.
Il film , oltre ad essere scontatissimo, (sai sempre cosa accadrà la scena successiva) usando il clichè collaudato del coach, istruttore, trainer, maestro etc. etc. greve rude e goliardico che ha funzionato nei tanti films che spaziano dal football americano, alla danza, all’addestramento militare, nel caso dell’esclusivo conservatorio Newyorkese fallisce miseramente.
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Il sergente di full metal jacket (la citazione è esplicita) dalla caserma ad una delle più importanti scuole di jazz di N.Y.
L’aggressività, la vessazione e l’umiliazione elevati a modello pedagogico, al servizio dell’estrazione del genio, in questo caso , musicale del protagonista batterista.
Il film , oltre ad essere scontatissimo, (sai sempre cosa accadrà la scena successiva) usando il clichè collaudato del coach, istruttore, trainer, maestro etc. etc. greve rude e goliardico che ha funzionato nei tanti films che spaziano dal football americano, alla danza, all’addestramento militare, nel caso dell’esclusivo conservatorio Newyorkese fallisce miseramente.
l’interpretazione produce risultati esclusivamente ed insopportabilmente caricaturali, non si attaglia mai al contesto, riusce persino nel difficilissimo compito di ridimensionare anche la colonna sonora che da sola non può bastare.
Da cestinare
Ciao Nanni
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jaylee
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domenica 1 marzo 2015
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saranno famosi 2.0 (v. lacrime, sudore e sangue)
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Se mai ci fosse un motivo per cui amiamo il cinema made in USA, potrebbe essere per lo stesso motivo per cui gli Europei rimangono stupiti in un viaggio Oltreoceano: è tutto così grande, così esteso. Larger than life. É la stessa industria cinematografica che produce blockbuster come Il Gladiatore e Titanic e gioielli narrativi come Birdman e, appunto, Whiplash, seconda opera del 30enne (!) Damien Chazelle.
Il giovane Andrew studia batteria al primo anno del prestigioso conservatorio Shaffer di New York: é la sua unica passione, alla quale sacrifica ogni relazione umana. Arriva la grande occasione: Terence Fletcher, insegnante esigente e spesso crudele, lo recluta nella Band ufficiale del Conservatorio.
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Se mai ci fosse un motivo per cui amiamo il cinema made in USA, potrebbe essere per lo stesso motivo per cui gli Europei rimangono stupiti in un viaggio Oltreoceano: è tutto così grande, così esteso. Larger than life. É la stessa industria cinematografica che produce blockbuster come Il Gladiatore e Titanic e gioielli narrativi come Birdman e, appunto, Whiplash, seconda opera del 30enne (!) Damien Chazelle.
Il giovane Andrew studia batteria al primo anno del prestigioso conservatorio Shaffer di New York: é la sua unica passione, alla quale sacrifica ogni relazione umana. Arriva la grande occasione: Terence Fletcher, insegnante esigente e spesso crudele, lo recluta nella Band ufficiale del Conservatorio. È l'inizio di una grande ascesa? O piuttosto il primo passo verso una ossessione che lo distruggerà?
Whiplash prende il nome da uno dei pezzi del repertorio della Band, ma allo stesso modo rievoca le "frustate"delle bacchette sulla batteria, e, in senso più metaforico, quelle che si infligge Andrew (e a cui viene sottoposto dal dispotico Fletcher) sia fisicamente che emotivamente per diventare una star del jazz, e a cui viene sottoposto lo stesso spettatore che non può non chiedersi a che scopo un essere umano dovrebbe essere sottoposto a quello che più che uno sviluppo personale e professionale sembra una distruzione programmata, un sacrificio sull'altare dell'arte.
Opera parzialmente autobiografica, Whiplash ha tantissimi punti di pregio, a cominciare dalla fotografia che ben incarna ll look raffinato e allo stesso tempo "indie" del mondo del jazz: e mai Whiplash sembra un prodotto low cost come effettivamente è sulla carta. Merito di un'industria cinematografica di livello spaventoso, imparagonabile al cinema italiano, dove si assiste al processo contrario: anche a fronte di budget elevato, si ha la sensazione di qualcosa di artigianale (in senso negativo).
Aggiungiamo che le scene musicali sono stratosferiche per carica visiva ed emotiva, e riescono ad appassionare persino a un genere non proprio accessibilissimo (e a volte noioso, diciamo la verità) come il jazz. Dove é il trucco? Solo mestiere?
Eh no. Come dice Fletcher, essere tra i migliori musicisti jazz di New York significa essere tra i i migliori musicisti del mondo. Gli interpreti sono il trucco. Come nel jazz.
Il protagonista Miles Teller, (autodidatta alla batteria nella vita) è perfetto nell'incarnare una bidimensionalità asolescenziale di musicista ammirevole per dedizione e fastidiosa per arroganza con gli altri esseri umani. Un Giovane Holden , per parafrasare Salinger, pronto a morire nobilmente piuttosto che a vivere umilmente per raggiungere il suo scopo. Ma il finale è tutto suo.
E non possiamo non citare JK Simmons nei panni di Fletcher, meritatissimo oscar per una parte che ricorda, più che un'insegnante ed in peggio, i sergenti di Ufficiale e Gentiluomo e Full Metal Jacket. Crudele, sprezzante, manipolatorio fino allo stomachevole, con un'etica del suo ruolo quasi spartana nel far emergere il talento (meglio spezzarsi e spezzare, subito o nel futuro, che rimanere mediocri... E questo lo rende simile ad Andrew), vendicativo, ma alla fine pragmatico. Mille sfaccettature, mille contraddizioni. Vale quasi il biglietto del film da solo.
Whiplash è un film musicale che piacerà anche a coloro che non sono appassionati del genere: un Saranno Famosi 2.0 tutto Sudore, Lacrime e Sangue (letteralmente) che appassiona, stupisce, indigna ed esalta.(www.versionekowalski.it)
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new flesh
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venerdì 27 febbraio 2015
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non è un film sul jazz!!!
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Oltre che appassionato di cinema sono un musicista attivo soprattutto nell'ambito del jazz,quindi guardare ed esprimere la mia impressione su questo film diventa quasi un dovere,in quanto ex studente di un corso di jazz in conservatorio nonchè reporter(per voi che mi leggete) "dal fronte" che raccoglie giudizi direttamente dall'ambiente dei musicisti jazz.Ebbene questo film ha fatto inc***re tutti!.L'aspetto che ha generato un malcontento e una disapprovazione cosi feroci è che il film darebbe una idea sbagliata del Jazz e ancor di più dell'ambiente accademico,mistificherebbe questa arte e darebbe informazioni distorte e faziose a chi di jazz non ne sa nlla.Gli aspetti che il film omette sarebbero quelli legati all gioia di fare musica,alla felicità e alla soddisfazione emotiva che ne deriva.
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Oltre che appassionato di cinema sono un musicista attivo soprattutto nell'ambito del jazz,quindi guardare ed esprimere la mia impressione su questo film diventa quasi un dovere,in quanto ex studente di un corso di jazz in conservatorio nonchè reporter(per voi che mi leggete) "dal fronte" che raccoglie giudizi direttamente dall'ambiente dei musicisti jazz.Ebbene questo film ha fatto inc***re tutti!.L'aspetto che ha generato un malcontento e una disapprovazione cosi feroci è che il film darebbe una idea sbagliata del Jazz e ancor di più dell'ambiente accademico,mistificherebbe questa arte e darebbe informazioni distorte e faziose a chi di jazz non ne sa nlla.Gli aspetti che il film omette sarebbero quelli legati all gioia di fare musica,alla felicità e alla soddisfazione emotiva che ne deriva.Il jazz e lo studio della musica non sono sangue e frustrazione.Basta perpetuare il falso mito per cui il rock è libertà ed il jazz (e tutte le musiche colte)è noia e autolesionismo!Inoltre non esistono al mondo Docenti cosi assurdamente maniacali e violenti,attratti in maniera cosi ossesiva e brutale dai dettagli,da ogni singola microvariazione sul Timing originale (come faccia ad avere in testa il beat preciso preciso non si sa)e da ogni singola dicitura sul pentagramma,in una musica in cui dovrebbero vincere l'estemporaneità,l'interpretazione personale e la condivisione di un dialogo spontaneo con gli altri musicisti.Queste osservazioni sono più che mai giuste,ma sono altrettanto fuoriluogo e inutili (a mio avviso)in un altro senso.Per spiegarmi meglio uso un piccolo ma significativo gancio che nel film (e nelle menti più aperte ha attecchito)sintetizza perfettamente il discorso:Il Maestro è ossessionato dai concorsi.E questo basterebbe a giustificare il tutto perchè antijazz per antonomasia.é una dichiarazione di intenti!Una volta focalizzato questo punto il resto non è assurdo ma ,anzi coerente.Perchè il film è chiaramente una iperbole che mette in scena situazioni al limite per veicolare più nettamente un messaggio,e cioè il rapporto tra allievo e maestro,la simbiosi e la complementarietà fra le due figure,la voglia di piacere a tutti i costi al tuo mentore,la voglia paradossalmente distruttiva di fare pratica che ti prende a 19 anni!Il fatto che questo film abbia messo in scena con cura ogni dettaglio cosi profondamente in opposizione con lo spirito del jazz non può non essere puramente voluto,perchè lo stridere diventa ancora più evidente e fastidioso!!(immaginiamo le stesse situazioni immerse in uno scenario Accademico di musica classica.Sarebbero stati solo stereotipi largamente accettati).Questo è quello che molti musicisti non hanno capito,infatti nessuno ha parlato del finale.Nessuna storia deve educare nessuno su niente,tantomeno questa deve educare e introdurre al jazz persone che non masticano o non sono interessate semplicemente.Quello che spaventa i musicisti sta più in dietro,e cioè che sul jazz (in italia)c'è disinformazione,è mistificato e torturato,talvolta dagli stessi musicisti e dai concorsi(!!!)e festival (e non vado oltre con la polemica).Per cui non è colpa di questo film se la gente continurà a non interessarsi al jazz.è solo una storia che,certo,raccoglie solo una parte del fare musica,dello studio e della passione (dal greco sofferenza),una parte reale che qui è estremizzata,ma funzionale e coerente col messaggio che vuol mandare.Italiani Godetevi questa parabola estrema,che inAmerica non si è scandalizzato nessuno!
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[+] non solo anti-jazz ma anti-musica
(di siebenzwerg)
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marcoll17
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mercoledì 25 febbraio 2015
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odio, stima, sconfitta, rivincita
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Whiplash non è solo l'esempio dell'allievo che supera il maestro, ma una sfida continua tra la volontà di raggiungere un obiettivo e gli ostacoli che vi si frappongono! Ti fa capire che odio e stima nei confronti di un insegnante sono strettamente connessi poiché se da un lato è colui che rappresenta un ostacolo, dall'altro è tramite l'odio e la rabbia che ha suscitato nell'allievo che questi riesce a superare i propri limiti, arrivando là dove non sarebbe potuto arrivare senza la voglia di rivincita e il giusto stimolo dopo i continui fallimenti.
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Whiplash non è solo l'esempio dell'allievo che supera il maestro, ma una sfida continua tra la volontà di raggiungere un obiettivo e gli ostacoli che vi si frappongono! Ti fa capire che odio e stima nei confronti di un insegnante sono strettamente connessi poiché se da un lato è colui che rappresenta un ostacolo, dall'altro è tramite l'odio e la rabbia che ha suscitato nell'allievo che questi riesce a superare i propri limiti, arrivando là dove non sarebbe potuto arrivare senza la voglia di rivincita e il giusto stimolo dopo i continui fallimenti.
"Ero lì per spingere le Persone oltre le loro aspettative: era quella la mia assoluta necessità"
Capolavoro!! Tra musica, sfida, sconfitta, rivincita.
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marcoll17
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Whiplash non è solo l'esempio dell'allievo che supera il maestro, ma una sfida continua tra la volontà di raggiungere un obiettivo e gli ostacoli che vi si frappongono! Ti fa capire che odio e stima nei confronti di un insegnante sono strettamente connessi poiché se da un lato è colui che rappresenta un ostacolo, dall'altro è tramite l'odio e la rabbia che ha suscitato nell'allievo che questi riesce a superare i propri limiti, arrivando là dove non sarebbe potuto arrivare senza la voglia di rivincita e il giusto stimolo dopo i continui fallimenti.
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Whiplash non è solo l'esempio dell'allievo che supera il maestro, ma una sfida continua tra la volontà di raggiungere un obiettivo e gli ostacoli che vi si frappongono! Ti fa capire che odio e stima nei confronti di un insegnante sono strettamente connessi poiché se da un lato è colui che rappresenta un ostacolo, dall'altro è tramite l'odio e la rabbia che ha suscitato nell'allievo che questi riesce a superare i propri limiti, arrivando là dove non sarebbe potuto arrivare senza la voglia di rivincita e il giusto stimolo dopo i continui fallimenti.
"Ero lì per spingere le Persone oltre le loro aspettative: era quella la mia assoluta necessità"
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