ely57
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lunedì 20 ottobre 2014
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giano-gennaio bifronte
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Il neofita regista iraniano Hossein Amini ha veramente stoffa, si dice che la differenza tra le popolazioni discendenti dai romani siano semplici da comprendere in quanto per i romani ad esempio le strade erano la congiunzione lineare ed ortogonale tra esse cioè uno schema a scacchiera a differenza dei persiani che per provare a comprenderli si pensa che essi abbiano un cervello simile agli arabeschi dei loro tappeti ... Il regista si presenta proprio come nell'aneddoto citato in quanto già dalla non immediata comprensione del titolo stesso del film in rapporto alla trama, sino al non volutamente rappresentato e ambiguamente confessato rapporto adultero tra il giovane protagonista e la moglie del bravo Mortessen egli fa divenire il presunto tradimento l'elemento scatenante e perno del cambiamento tra i due momenti volti-differenti di quel gennaio del 1962 tra Grecia e Turchia confermando cosí la complessità della struttura del film e dei diversi piani narrativi.
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Il neofita regista iraniano Hossein Amini ha veramente stoffa, si dice che la differenza tra le popolazioni discendenti dai romani siano semplici da comprendere in quanto per i romani ad esempio le strade erano la congiunzione lineare ed ortogonale tra esse cioè uno schema a scacchiera a differenza dei persiani che per provare a comprenderli si pensa che essi abbiano un cervello simile agli arabeschi dei loro tappeti ... Il regista si presenta proprio come nell'aneddoto citato in quanto già dalla non immediata comprensione del titolo stesso del film in rapporto alla trama, sino al non volutamente rappresentato e ambiguamente confessato rapporto adultero tra il giovane protagonista e la moglie del bravo Mortessen egli fa divenire il presunto tradimento l'elemento scatenante e perno del cambiamento tra i due momenti volti-differenti di quel gennaio del 1962 tra Grecia e Turchia confermando cosí la complessità della struttura del film e dei diversi piani narrativi.
Il primo volto di quel gennaio ci viene presentato solare, luminoso e con riprese tutte dal basso verso l'alto ad Atene lungo la straordinaria scalinata dei Propilei porta dell'Acropoli e porta-incipit della storia, con al centro del luogo la raffinatissima, felice ed innamorata coppia di americani che sale sempre più in alto sino ai gradini del Partenone, di cui non a caso è stato scelto il luogo-simbolo della perfezione e dello splendore in architettura pariteticamente al loro umore di quel loro particolare momento e totalmente in netto contrasto con la scalinata del secondo volto di quell'inverno del 1962 in cui la storia ci porta nella seconda parte del film nel luogo, ma questa volta simbolo-nefasto della mitologia greca, il labirinto del Minotauro imprigionato, dove i tre protagonisti precipiteranno nell'abisso ipogeo del Palazzo di Cnosso che viene qui ripreso dall'alto verso il basso in un buio assoluto, proprio nel momento in cui tutta la vicenda diviene torbida e i tre toccano, simmetricamente al luogo, la loro perdita di certezze ed ognuno avrà cosí in relazione agli altri protagonisti, il proprio labirinto personale da superare.
La tragedia è servita e si chiude cosí la storia.
Nel primo volto del gennaio ad Atene erano tutti belli, eleganti, puliti e sereni mentre nella seconda faccia di quel gennaio a Creta dopo una notte passata su tre panchine al porto iniziano a perdersi e a non controllarsi più e lo divengono anche fisicamente mostrandoci espressioni sofferenti e dopo la tragedia di Cnosso, i due uomini sopravvissuti arrivano ad Istanbul sempre più distrutti, tenendosi vicendevolmente ricattati in un rapporto umano sempre più oscuro, sgradevole ed ambiguo divenendo biechi, deboli e minacciosi.
Dopo la fuga da Atene non paiono sempre più gli stessi in un crescendo verso il basso non si riconoscono nei tre che erano a cena, sorridenti, eleganti ed educati ai piedi dell'Acropoli nella prima parte del film.
Questo film raffinato non ha sbavature a parte una scivolata sulla durata cinematografica del viaggio in pullman da Hieraklio a Chania, ma ci descrive bene non solo i due volti di quel gennaio del 1962 ma tante sfumature dell'animo umano cosí sapientemente interpretate da bravi attori che sono riusciti a presentare queste tre differenti personalità e divengono per noi spettatori un monito su come l'essere umano puó mutare di fronte alle scelteacne si fanno a parità di imprinting differenti ed ognuno si costruisce o si scava cosí il proprio destino e/o le proprie tragedie.
Film bello e complesso.
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krant
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lunedì 20 ottobre 2014
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un film che dimenticheremo di aver visto
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Scontro fra passato e presente per una pellicola un po' insipida. E' questa la sensazione che lascia al palato "I due volti di Gennaio", prima fatica nelle vesti da regista per il non poi così giovane Hossen Amini. Può essere forse questa un'attenuante ai numerosi difetti presenti in un lungometraggio che di thriller ha veramente troppo poco, e dal significato non esattamente originale.
Siamo infatti nel ventennio successivo alla seconda Guerra Mondiale, in un momento storico di transizione in cui coesistono coloro che hanno salvato il mondo e coloro che si accingono a condurne le redini: da una parte l'ex fantiere Chester MacFarland (interpretato da Viggo Mortensen) e dall'altra la giovane guida turistica Rydal (Oscar Isac).
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Scontro fra passato e presente per una pellicola un po' insipida. E' questa la sensazione che lascia al palato "I due volti di Gennaio", prima fatica nelle vesti da regista per il non poi così giovane Hossen Amini. Può essere forse questa un'attenuante ai numerosi difetti presenti in un lungometraggio che di thriller ha veramente troppo poco, e dal significato non esattamente originale.
Siamo infatti nel ventennio successivo alla seconda Guerra Mondiale, in un momento storico di transizione in cui coesistono coloro che hanno salvato il mondo e coloro che si accingono a condurne le redini: da una parte l'ex fantiere Chester MacFarland (interpretato da Viggo Mortensen) e dall'altra la giovane guida turistica Rydal (Oscar Isac). I due, conosciutisi casualmente in quello che sembra essere un semplice soggiorno in Grecia dei coniugi MacFarland (Kirsten Dunst nel ruolo di Colette MacFarland), si ritroveranno ben presto invischiati in una caccia all'uomo dalla quale soltanto uno fra i tre riuscirà ad uscirne illeso.
I due volti di Gennaio racconta quello che è il passaggio di testimone fra due generazioni apparentemente diverse e distanti, ma in realtà assai simili. MacFarland è infatti perseguito per aver investito i risparmi di decine di famiglie americane in attività lucrative personali; Rydal, invece, arrotonda il suo stipendio da guida turistica truffando ignare studentesse. La conflittutalità che sorge fra i due è evidentemente ipocrita ("Di lui non mi fiderei neanche morto", recita Chester descrivendo alla moglie il personaggio di Rydal), ma tipica del rapporto fra padre e figlio. Un tema che evidentemente sta molto a cuore ad Amini, poichè è proprio concentrandoci su di esso che riusciamo a ad estrapolare il senso del film (e del suo titolo) e ad apprezzarlo nonostante le evidenti lacune in termini di trama ed intreccio.
Veramente notevole invece l'attenzione alla regia e soprattutto alla fotografia. Tengo infatti a sottolinerare la capacità nel resistere alla facilissima tentazione di esagerare con riprese sull'incredibile panorama offerto dalla Grecia e sui suoi paesaggi, lasciando invece a questi un ruolo di contorno in grado di adattarsi perfettamente all'ambientazione storica scelta.
I due volti di Gennaio è tutt'altro che perfetto e appartiene a quella categoria in cui rientrano tutti i film che ci dimenticheremo di aver visto. Tuttavia credo sia apprezzabile il lavoro svolto nel complesso da Amini, ed è dai difetti sopra elencati che il neo-regista dovrebbe ripartire per opere che potranno essere, per le potenzialità mostate, facilmente migliori di questa.
Paolo Diamante (Krant)
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the moon
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lunedì 20 ottobre 2014
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non chiamatelo thriller
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Di questo film si riconosce la penna d'autore della grande Patricia Highsmith,la stessa che firmò nel 1955 Il talento di MR. Ripley, dopo nove anni nel 1964 scrive I due volti di gennaio,dove il primo mistero resta il titolo che puo riferirsi al carattere freddo e cinico dei due protagonisti; in effetti la trama seppure diversa ha delle sottili somiglianze di carattere e stile,non a caso l'attrice protagonista di questo film assomiglia e si confonde in alcune riprese con la Paltrow del precedente Mr ripley; ma questa è storia, vendendo al film non posso che classificarlo come un thriller modesto con poche pretese da domenica sera senza popcorn, la nota positiva è che per essere stato manovrato per quasi tutto il tempo attorno a tre soli attori si applaude la scorrevolezza della vicenda,Noir, ma non chiamatelo thriller.
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Di questo film si riconosce la penna d'autore della grande Patricia Highsmith,la stessa che firmò nel 1955 Il talento di MR. Ripley, dopo nove anni nel 1964 scrive I due volti di gennaio,dove il primo mistero resta il titolo che puo riferirsi al carattere freddo e cinico dei due protagonisti; in effetti la trama seppure diversa ha delle sottili somiglianze di carattere e stile,non a caso l'attrice protagonista di questo film assomiglia e si confonde in alcune riprese con la Paltrow del precedente Mr ripley; ma questa è storia, vendendo al film non posso che classificarlo come un thriller modesto con poche pretese da domenica sera senza popcorn, la nota positiva è che per essere stato manovrato per quasi tutto il tempo attorno a tre soli attori si applaude la scorrevolezza della vicenda,Noir, ma non chiamatelo thriller........
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romifran
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lunedì 20 ottobre 2014
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ianuarius e la doppiezza del genere umano
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La parola "ianua", in latino, significa "porta" e Ianuarius, cioè "gennaio" si chiama il mese che fa da cerniera tra l'anno che muore e l'anno che nasce, ma che simboleggia anche la rinascita della vita con la promessa della primavera, dopo i rigori dell'inverno. Insomma un mese "duplice". E duplice risulta il temperamento dei due protagonisti Chester e Rydal che conducono, ciascuno a modo suo, una vita velata dalla menzogna. Certo Chester è un truffatore provetto, mentre Rydal sbarca il lunario facendo la cresta sul cambio dal dollaro alla dracma e viceversa. Il giovane Rydal (ma ha davvero studiato a Yale, o si spaccia per un laureato e non lo è?) viene attirato da Chester per la sua evidente somiglianza col padre defunto, col quale il ragazzo si sente in debito di affetto; ma non è secondaria l'"attirance" che prova da subito per la deliziosa Colette, la giovanissima moglie di Chester.
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La parola "ianua", in latino, significa "porta" e Ianuarius, cioè "gennaio" si chiama il mese che fa da cerniera tra l'anno che muore e l'anno che nasce, ma che simboleggia anche la rinascita della vita con la promessa della primavera, dopo i rigori dell'inverno. Insomma un mese "duplice". E duplice risulta il temperamento dei due protagonisti Chester e Rydal che conducono, ciascuno a modo suo, una vita velata dalla menzogna. Certo Chester è un truffatore provetto, mentre Rydal sbarca il lunario facendo la cresta sul cambio dal dollaro alla dracma e viceversa. Il giovane Rydal (ma ha davvero studiato a Yale, o si spaccia per un laureato e non lo è?) viene attirato da Chester per la sua evidente somiglianza col padre defunto, col quale il ragazzo si sente in debito di affetto; ma non è secondaria l'"attirance" che prova da subito per la deliziosa Colette, la giovanissima moglie di Chester. Quest'alchimia crea e sostiene una frequentazione tanto improbabile quanto pericolosa, in un gioco di suspence che rende sempre più compromettente ed intricata la posizione di entrambi, al punto che quasi non possono più fare a meno l'uno dell'altro. In questa complicità indesiderabile sta forse la chiave interpretativa del film: Chester si scopre "padre" di un ragazzo che è nel contempo un suo avversario in amore e Rydal riscatta il suo sentimento filiale nell'andare a un funerale che aveva disatteso quando il suo vero padre era venuto a mancare. All'uscita dalla sala, qualcuno commentava che il film era un discreto giallo alla Simenon. Io aggiungerei che c'era una potente vena epica, dettata dal paesaggio aspro e sontuoso di una Grecia che fu antica, quella dei padri della letteratura e della filosofia che fece dire a Dario Fo: "Quando noi scriviamo qualsiasi cosa, i Greci ci hanno già preceduto".
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gianbond
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mercoledì 15 ottobre 2014
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perchè?
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Il film è piacevole, ma perchè si intitola così?
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g.pepe
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martedì 14 ottobre 2014
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hitchcock?
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ma scherziamo! trama a dir poco lacunosa.documentario da reader's digest su Atene e Creta e Istambul.
dove era il thriller? nella scena di Cnosso? per favore andiamo a rivederci tutti la scena degli scatti della connessione telefonica in "delitto perfetto!"
tentativo psichiatrolabile da romanzetto rosa di mettere in campo un rapporto tra un figlio senza padre e un padre senza figlio.
l'unico che si è "sbattuto" per dare un tono da thriller è stato il musicista peccato che ai crescendi e alle prograssioni tensive non corrispondano mai scene adeguate.
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flyanto
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martedì 14 ottobre 2014
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il solito triangolo passionale nella grecia degli
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Film in cui si narra di una coppia di ricchi turisti americani (Viggo Mortensen e Kirsten Durst) in vacanza in Grecia i quali coinvolgono una guida locale al fine di aiutarli a sfuggire dalla Polizia sulle loro tracce per la morte di un uomo. Il legame fra i tre individui che all'inizio sembra così armonico, col passare dei giorni si deteriora sopratutto per la gelosia del marito nei confronti della moglie di cui la guida locale si è nel frattempo innamorato. L'epilogo sarà tragico ma la giustizia trionferà.
Tratta dall'omonimo romanzo di Patricia Highsmith questa pellicola, per quanto ben recitata e fedelmente ambientata nell'epoca degli anni '60, in generale si presenta come un'opera banale, scontata e con una trama con poco mordente per catturare la completa attenzione dello spettatore.
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Film in cui si narra di una coppia di ricchi turisti americani (Viggo Mortensen e Kirsten Durst) in vacanza in Grecia i quali coinvolgono una guida locale al fine di aiutarli a sfuggire dalla Polizia sulle loro tracce per la morte di un uomo. Il legame fra i tre individui che all'inizio sembra così armonico, col passare dei giorni si deteriora sopratutto per la gelosia del marito nei confronti della moglie di cui la guida locale si è nel frattempo innamorato. L'epilogo sarà tragico ma la giustizia trionferà.
Tratta dall'omonimo romanzo di Patricia Highsmith questa pellicola, per quanto ben recitata e fedelmente ambientata nell'epoca degli anni '60, in generale si presenta come un'opera banale, scontata e con una trama con poco mordente per catturare la completa attenzione dello spettatore. La vicenda risulta del tutto prevedibile basandosi sul già fin troppo visto e conosciuto rapporto triangolare che pian piano si sviluppa e degenera. Personalmente non conosco il romanzo originale della Highsmith e pertanto non sono in grado di sostenere se questa mancanza di "verve" sia dovuta alla trasposizione cinematografica che il regista Hossein Amini ha realizzato in maniera semplicistica oppure alla stesura stessa della famosa giallista che ha ideato qui una appunto storia scontata e già vista molteplici volte in altri contesti.
Insomma, un'occasione, a mio parere, totalmente sprecata, soprattutto nei confronti degli attori che, per quanto abbiano reso alla meglio la rappresentazione dei propri personaggi, non sono riusciti affatto a risollevare la qualità di questo film. Amini è nettamente superiore e preferibile come sceneggiatore (basti pensare alla stesura originale di "Drive") che qui come regista. Peccato!
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luigi chierico
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lunedì 13 ottobre 2014
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come una tragedia greca
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E’appena uscito ad ottobre nelle nostre sale,forse un po’ in anticipo!, “I due volti di Gennaio”, ovvero i due volti di Giano, il Giano bifronte, uno rivolto al passato e l’altro al futuro. Non peraltro la vicenda si svolge in Grecia e a Creta, partendo dagli antichi monumenti, dall’antica civiltà, ricca di tanta mitologia arrivata ai nostri giorni ancora viva e fresca. Rydal (Oscar Isaac) fa il cicerone e così subito vediamo il Partenone, poi sentiamo raccontare la storia del Minotauro che vive nel labirinto di Cnosso, di Teseo ed il filo datogli da Arianna per uscire dal labirinto. Ma la Grecia è anche la patria della Tragedia con Eschilo,Sofocle ed Euripide.Questi pochi minuti con le belle immagini mostrate anche a Chesrter MacFarlamd (Viggo Mortensen) ed alla moglie Colette (Kirsten Dunst) sono sufficienti a far intuire che ci si appresta ad assistere ad un dramma, ad una tragedia.
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E’appena uscito ad ottobre nelle nostre sale,forse un po’ in anticipo!, “I due volti di Gennaio”, ovvero i due volti di Giano, il Giano bifronte, uno rivolto al passato e l’altro al futuro. Non peraltro la vicenda si svolge in Grecia e a Creta, partendo dagli antichi monumenti, dall’antica civiltà, ricca di tanta mitologia arrivata ai nostri giorni ancora viva e fresca. Rydal (Oscar Isaac) fa il cicerone e così subito vediamo il Partenone, poi sentiamo raccontare la storia del Minotauro che vive nel labirinto di Cnosso, di Teseo ed il filo datogli da Arianna per uscire dal labirinto. Ma la Grecia è anche la patria della Tragedia con Eschilo,Sofocle ed Euripide.Questi pochi minuti con le belle immagini mostrate anche a Chesrter MacFarlamd (Viggo Mortensen) ed alla moglie Colette (Kirsten Dunst) sono sufficienti a far intuire che ci si appresta ad assistere ad un dramma, ad una tragedia. Il labirinto entro cui si aggira il bravissimo Viggo Montersen è la gelosia, e questa pure è un filo che una volta penetrato nel cuore e nella mente umana diventa corda da cui non ci si può liberare. Alla gelosia si aggiunge la paura, è il volto di Giano rivolto al passato,un passato torbido che mostra l’altra faccia di Giano rivolta ad un futuro incerto e pieno di insidie, un futuro che appare come il labirinto di Cnosso,lo stesso dove Chester, nel tentativo di liberarsi dai suoi incubi,commette due fatali errori, da cui non ne verrà più fuori. A corredo di questo bel film, la cui lettura è lasciata anche allo spettatore meno preparato ad abbinare una storia possibilmente vera del 1962, ad una fantastica collegabile alla mitologia, vi è un oggetto antico: un bracciale a due teste di serpente, che rimane al polso senza cingerlo perché le due teste non si toccano, il bracciale simbolo dell’immortalità. Tutti dichiarano eterno amore, non ti lascerò mai, sarai mia per sempre ecc. ma cosa resta poi di immortale? Così come si dimenticano le promesse d’amore, si dimenticano anche i bracciali dell’immortalità. Altro segno funesto in terra greca. Alla coppia americana MacFarlan si unisce subito Rydal, pure americano (novello Edipo che ha ucciso il padre negli affetti senza andare al suo funerale). Ancora un richiamo alla famosa tragedia di Sofocle “Edipo re”. Rydal ricorda spesso il suo passato (Giano bifronte del 20° secolo), il fato lo legherà alla coppia nel bene e nel male, nella vita e nella morte: se soltanto non avesse fatto acquistare il bracciale divenuto il pomo della discordia! Il regista ci mostra splendidamente una Grecia e Creta moderna accanto a quella antica, le strade ed i panorami sembrano appartenere ancora al passato. Interessante le riprese fotografiche quasi tutte con immagini in primo piano, non soltanto i volti, gli occhi, le labbra, ma anche un bicchiere,un cappello. Veramente originale, richiama Hitchcock. I tre interpreti sono all’altezza della loro fama, poco presente Kirsten Dunst.Il bel film appartiene al genere thriller, non è un giallo. Non è privo di sorprese, i numerosi eventi si susseguono inattesi, le ammissioni e confessioni servono ad alimentare la suspense fino al classico colpo di pistola che, come dire, accompagna Chesrter MacFarlamd e Rydal al cimitero dove verrà sepolto il bracciale dell’immortalità causa di tutti i mali,a ricordare che nulla su questa terra è immortale. Tralasciando i riferimenti del tutto personali con la mitologia,il film merita l’ottimo.chibar22@libero.it
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lucinda
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lunedì 13 ottobre 2014
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non ci siamo
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C'è l'ambientazione, ci sono gli attori, ma i dialoghi sono inconsistenti e spiegano poco o dicono banalità, ma anche le facce non sono convincenti, il marito geloso sembra più che altro un ubriacone sciocco, e non un losco individuo, gli altri due, moglie e complice gliela fanno sotto il naso o no?Insomma,non c'è il brivido,l'imprevisto,i colpi di scena sembrano più che altro colpi di testa, pure poco motivati,contraddittori. Perla del film è la presenza sui muri di Cnosso del celebre affresco del salto del toro, che nel 1962, anno in cui si svolge la vicenda, era già da un pezzo nel museo di Heraklion! La regia fa acqua, attori abbastanza sprecati, molto deludente.
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ashtray_bliss
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domenica 12 ottobre 2014
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raffinato ma debole noir per l'esordio di amini.
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The two faces of January e' probabilmente una scelta infelice per l'esordio alla regia di H. Amini, anche se e' stata una scelta indubbiamente studiata in modo che non fosse troppo "complicata" e che potesse essere realizzata in modo concreto, lucido e solido senza inciampare in lacune, come spesso accade ai neofiti registi. Purtroppo pero', anche se lodevole la scelta di realizzare un film da un'opera letteraria, che magari poteva essere una spelndida occasione per avvicinare il pubblico al romanzo della Highsmith, il risultato lascia piuttosto l'amaro in bocca, apparendo piuttosto debole e deludente.
La storia descritta infatti, sia nelle pagine della Highsmith, che nelle sequenze di Amini, appaiono piuttosto ricilate per il pubblico cinefilo di oggi.
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The two faces of January e' probabilmente una scelta infelice per l'esordio alla regia di H. Amini, anche se e' stata una scelta indubbiamente studiata in modo che non fosse troppo "complicata" e che potesse essere realizzata in modo concreto, lucido e solido senza inciampare in lacune, come spesso accade ai neofiti registi. Purtroppo pero', anche se lodevole la scelta di realizzare un film da un'opera letteraria, che magari poteva essere una spelndida occasione per avvicinare il pubblico al romanzo della Highsmith, il risultato lascia piuttosto l'amaro in bocca, apparendo piuttosto debole e deludente.
La storia descritta infatti, sia nelle pagine della Highsmith, che nelle sequenze di Amini, appaiono piuttosto ricilate per il pubblico cinefilo di oggi. Si tratta infatti di una storia vista e rivista piu' volte che poco o niente di nuovo ha da offrire allo spettatore, se non un intrattenimento piuttosto vuoto che non riesce nemmeno ad attirare una nuova fetta di pubblico alla scoperta dei romanzi dell'autrice americana.
Nemmeno la scelta delle location appare attraente o giovare di un certo "relancio". La Grecia infatti come Paese ha un solido patrimonio storico e culturale, oltre che pesaggistico e attrazionistico e non deve di certo aspettare di farsi conoscere servendo da background in una pellicola cinematografica (di debole rilievo). Punto notevole del film e' che comunque evita di cadere nella trappola della rappresentazione stereotipata del popolo ellenico o dei suoi usi e costumi. Bella la fotografia, dunque, degli squarci di paesaggi Greci, dal Partenone, al mercato delle pulci di Atene (ancora oggi esistente nel cuore di Monastiraki), passando per i vicoli delle citta' di Creta (presenti in quasi tutte le isole greche) finendo con la natura selvaggia e arida di Creta nelle sue aree isolate e rurali nelle quali si inoltrano i nostri protagonisti.
Ma tolto lo strato della funzionante e bella location, resta ben poco della storia che possa coinvolgere lo spettatore: Solita coppia di ricchi americani truffatori, solito triangolo amoroso che finisce male, solito finale prevedibile sin dalle prime sequenze.
Niente di nuovo sul fronte occidentale, tanto per parafrasare un altro cult letterario e cinematografico (l'originale non il remake TV), al di fuori di elementi gia' riciclati che non riecono piu' a colpire, tantomeno a coinvolgere lo spettatore, anzi, risultano abbastanza noiosi e pesanti da seguire, appunto perche' non apportano alcuna originalita' nella loro trama. E purtroppo la stessa cosa succede dopo appena 20 minuti dall'inizio del film.
Bravi gli attori, indubbiamente bravo Mortensen anche se surclassato dal piu' espressivo e attivo Isaac che risulta, forse suo malgrado, ad essere il personaggio principale che si conquista la simpatia degli spettatori nonostante il suo doppiogiochismo e le sue sfumature caratteriali da autentico villain. Molto meno incisiva Kirsten Dunst, un po' insolita in un ruolo di donna-oggetto e ben poco dinamica, nel senso che la sua parte, anche se cruciale per legare i tasselli della trama tra loro e consolidare il rapporto tra Chester e Rydal (uniti prima dall'amore e dopo dalla colpa per la morte di lei) risulta comunque poco incisiva e alquanto negativamente marcata (anche se tutti i personaggi intricati appaiono cosi). Colette, risulta comunque un personaggio passivo -vive completamente a spese del marito-, si rende complice dei crimini/truffe commesse dal coniuge ed e; piuttosto avida -ha la passione di oggetti preziosi etc.-. Dulcis in fundo, appare come una donna decisamente debole caratterialmente e molto confusa, indecisa se lasciarsi andare in una relazione col giovane Reydal dal quale e' attratta o restare legata al marito complice dei crimini commessi da quest'ultimo, ma anche della vita agiata che si permette di condurre a suo fianco. Infine, una lite scaturita dalla gelosia e dalla rabbia costera' la vita di lei, ma leghera' inesorabilmente la controparte maschile. Ognuno conosce le colpe dell'altro, ognuno tiene una parte del coltello dal manico pronto a pugnalare l'altro. La truffa, il crimine, la colpa sono i fattori che legano i due uomini ne che porteranno a consolidare un legame forte, quasi affettuoso e paterno nei confronti l'uno dell'altro. Sino ad arrivare alla resa dei conti finale.
I due volti di Gennaio risulta essere cosi un film piuttosto lento, noioso, senza ombra di suspence o tensione al suo interno. In definitiva e' una pellicola che scorre via lentamente, senza lasciare mai il segno o incalzare un ritmo narrativo piu' veloce o coinvolgente. Vanta indiscutibilmente di un ottimo cast di alto livello, che tuttavia non riesce a rendere piu' interessante la trama nella quale si muove. Belle le location, la scenografia e la ricostruzione storica dell'epoca ma resta un prodotto mediocre e poco incisivo. Molto raffinato e curato nei dettagli ma povero di sostanza e di una identita' vera e propria.
Mediocre.
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