sara kavafis
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venerdì 9 maggio 2014
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un viaggio interiore attraverso il deserto
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In "TRACKS", il regista Jhon Curran, racconta la storia vera di una giovane donna , Robyn Davidson, che attraversò nel 1977 il deserto australiano da Alice Springs all'Oceano Indiano in compagnia solo di tre cammelli e del suo amato cane.
Il film è incentrato sulla figura della protagonista , interpretata da una talentuosa Mia Wasikowska , che in apparenza sembra una ragazza mossa dal viaggio da misantropia senza un valido motivo.
In realtà lo spettatore percepisce fin da subito un senso di vuoto, solitudine e di inquietudine della protagonista.
A tal fine, la fotografia ritrae il deserto, arido, sterile e senza orizzonti e confini, proprio per risaltare la solitudine interiore di Mia Wasikoswska : le sue spalle bruciate dal sole , le sue ferite, sembrano simboleggiare i grossi traumi infantili di cui è stata vittima.
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In "TRACKS", il regista Jhon Curran, racconta la storia vera di una giovane donna , Robyn Davidson, che attraversò nel 1977 il deserto australiano da Alice Springs all'Oceano Indiano in compagnia solo di tre cammelli e del suo amato cane.
Il film è incentrato sulla figura della protagonista , interpretata da una talentuosa Mia Wasikowska , che in apparenza sembra una ragazza mossa dal viaggio da misantropia senza un valido motivo.
In realtà lo spettatore percepisce fin da subito un senso di vuoto, solitudine e di inquietudine della protagonista.
A tal fine, la fotografia ritrae il deserto, arido, sterile e senza orizzonti e confini, proprio per risaltare la solitudine interiore di Mia Wasikoswska : le sue spalle bruciate dal sole , le sue ferite, sembrano simboleggiare i grossi traumi infantili di cui è stata vittima.
L'interpretazione dell'attrice è molto carnale, cruenta ma silenziosa quasi a focalizzare il contrasto interiore che la dilania: la voglia di libertà nonostante i ricordi e gli incubi la tormentino nel suo lungo cammino.
Il film ci regala una scena bellissima: il corpo nudo di Mia Wasikoswka, unico oggetto animato nel totale silenzio e vuoto del deserto, un corpo privo di nitidezza, sfocato, a causa dell'effetto ottico dovuto al gran calore auatraliano.
E in questa immagine lo spettatore si perde, sente il totale senso di solitudine dell'essere umano.
L'arrivo all'Oceano Indiano, l'abbraccio con un fotografo (Rick Smolan) del National Geographic (precedentemente incontrato), il tuffo nel mare, il suo sorriso "subacqueo", testimoniano la sua vittoria , sopra ogni cosa su se stessa.
Da quel momento in poi la protagonista ha ritrovato la pace e la libertà interiore.
Film molto emozionante , che scava sullo spettatore, che grazie a questa opera, è invitato ad un viaggio introspettivo insieme a Mia Wasikoswska.
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melvin ii
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martedì 6 maggio 2014
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l'elogio della vita solitaria
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Il biglietto d’acquistare per “Tracks-attraverso il deserto” è : Di Pomeriggio
Tracks - attraverso il deserto è un film del 2013 diretto da John Curran con protagonista Mia Wasikowska.e Adam Driver: La pellicola è stata presentata in concorso alla 70ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Il film racconta la vera storia di Robyn Davidson, che nel 1977 attraversò il attraversò il deserto australiano.
C’è una piccola, ma sostanziale differenza tra essere solitario e vivere in solitudine.
L’uomo solitario sceglie il silenzio e l’isolamento perché solo cosi trova l’equilibrio, si è invece soli anche nel caos e nella confusione della città.
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Il biglietto d’acquistare per “Tracks-attraverso il deserto” è : Di Pomeriggio
Tracks - attraverso il deserto è un film del 2013 diretto da John Curran con protagonista Mia Wasikowska.e Adam Driver: La pellicola è stata presentata in concorso alla 70ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Il film racconta la vera storia di Robyn Davidson, che nel 1977 attraversò il attraversò il deserto australiano.
C’è una piccola, ma sostanziale differenza tra essere solitario e vivere in solitudine.
L’uomo solitario sceglie il silenzio e l’isolamento perché solo cosi trova l’equilibrio, si è invece soli anche nel caos e nella confusione della città.
Una vita solitaria è soprattutto una filosofia di vita che spesso non viene compresa dall’esterno.
“Tracks” è un manifesto per chi ama vivere con se stesso e non riesce a trovare nella società attuale il suo giusto posto e identità.
Robyn Davidson(Wasikowska) sceglie di attraversare il deserto australiano con tre cammelli e il suo cane non per spirito d’avventura o per smanie di protagonismo, ma per sé stessa.
Si sente fuori posto con i suoi amici e parenti e brama di fare questo viaggio per sentirsi viva e soprattutto felice.
Sfidando lo scetticismo di tutti, la nostra protagonista inizia la traversata con l’appoggio del National Geografic, diventando nel giro di poche settimane popolare in tutto il mondo.
Le sue gesta sono fotografate da Rick Smolan (Diver), corrispondente del giornale, con il quale con grande difficoltà e diffidenza nascerà un’amicizia.
Una traversata durata 7 mesi tra mille difficoltà e sfidando qualsiasi condizione climatica.
Non cercate una trama in “Tracks”, ma dovete bensi calarvi nei straordinari e unici paesaggi che sono i veri protagonisti del film.
La sceneggiatura e i dialoghi sono con un apprezzabile risultato al servizio delle immagini e dello spirito libero della protagonista.
La regia è minimale, in uno stile quasi documentaristico, ma che riesce comunque a dare una discreta vivacità e ritmo nella prima parte, finendo però con “lentezza” nel finale.
Brava e convincente Mia Wasikowska in un ruolo difficile e complesso. È riuscita a raccontare l’inquietudine esistenziale risultando credibile nella simbiosi tra il personaggio e il deserto.
“Tracks” emoziona attraverso il silenzio ed esalta la libertà individuale con un finale molto poetico.
Lo spettatore dopo aver visto “Tracks” non potrà non credere di più in se stesso e che in fondo si può essere felici anche da soli.
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(di sara kavafis)
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pepito1948
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martedì 20 maggio 2014
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verso il confine tra due immensità
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Nel 1977 Robyn Davidson, giovane ragazza australiana in cerca di avventura, di distacco dalle incrostazioni convenzionali del mondo civilizzato e di esperienza di vita, intraprese un viaggio nel deserto occidentale di quel continente, da est ad ovest verso l'Oceano Indiano (2.700 km). Sola, con l'unica ed indispensabile compagnia di 4 cammelli e di un cane e la sponsorizzazione del National Geografic attraverso un suo inviato (Rick Smolan) che periodicamente la raggiungeva per documentare fotograficamente le fasi del viaggio, impiegò alcuni mesi per arrivare alla sospirata meta. L'evento ebbe un tale successo, grazie alla divulgazione del NG, che la protagonista dopo qualche anno ne trasse un libro in cui descrisse la sua avventura, corredato delle foto scattate da Smolan.
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Nel 1977 Robyn Davidson, giovane ragazza australiana in cerca di avventura, di distacco dalle incrostazioni convenzionali del mondo civilizzato e di esperienza di vita, intraprese un viaggio nel deserto occidentale di quel continente, da est ad ovest verso l'Oceano Indiano (2.700 km). Sola, con l'unica ed indispensabile compagnia di 4 cammelli e di un cane e la sponsorizzazione del National Geografic attraverso un suo inviato (Rick Smolan) che periodicamente la raggiungeva per documentare fotograficamente le fasi del viaggio, impiegò alcuni mesi per arrivare alla sospirata meta. L'evento ebbe un tale successo, grazie alla divulgazione del NG, che la protagonista dopo qualche anno ne trasse un libro in cui descrisse la sua avventura, corredato delle foto scattate da Smolan.
Il film ripercorre l'intera vicenda, dalla lunga e difficile preparazione -soprattutto il reperimento dei cammelli (che in realtà sono dromedari)- ai frequenti incontri durante il cammino: oltre che con il fotografo, i cui contributi in termini umani e logistici si riveleranno essenziali, con i pochi abitanti sparsi nei radi villaggi, con le comunità aborigene anch'esse pronte a dare una mano, e soprattutto con insidie occasionali come i pericolosissimi cammelli selvatici e le torme di turisti che svolazzano come tafani intorno alla nuova eroina la cui fama va crescendo di articolo in articolo. Poi c'è il confronto con una natura mutevole e variegata, fatta di distese piatte ma terrose e con strade tracciate ma anche di sabbia bianca che non dà punti di riferimento, improvvise tempeste di vento, e gli immancabili imprevisti, tutti comunque felicemente risolti. Infine il mare, sulla cui battigia Robyn cammina trionfante come sul confine tra due maestose immensità.
John Curran segue l'itinerario fisico, ma anche le reazioni psicologiche, della ragazza soffermandosi soprattutto sulla descrizione dell'ambiente, tratta dai servizi fotografici di Smolan, e sulla maturazione di Robyn attraverso la sua solitudine, peraltro intervallata da incontri sporadici che ne attenuano i momenti di crisi e di difficoltà. Saper affrontare (quasi) da sola intralci di vario genere, pericoli improvvisi, rischi potenzialmente esiziali (come la perdita dei cammelli) è, al di là degli specifici motivi del viaggio, la vera conquista cui tende il viaggio di Robyn, insieme alla conoscenza formativa di un mondo che, a differenza di altri deserti di altre parti del mondo, è tutt’altro che arido e sterile: è vivo perchè in qualche modo pullula di presenze rassicuranti e spesso fonti di arricchimento interiore.
Il film non ha la pretesa di affondare più di tanto nella psiche della protagonista, a cominciare dalle motivazioni, ma ci chiede di lasciarci andare alla bellezza delle immagini, di una natura poco nota ma ricca e variabile, di seguire con trepidazione il passo lento ma determinato di Robyn e dei suoi docili compagni in uno scenario da godere a livello di percezione pura, senza farsi troppe domande sui perchè e sul senso di ciò che vediamo. In quest'ottica, il film scorre gradevolmente e senza significative pecche. L'unico limite è il ricorso (molto diradato per fortuna) ai flash-back sull'infanzia di Roby, che nulla aggiungono ad una storia tutta percettiva in cui gli approfondimenti interiori appaiono superflui. Ottima la performance della Wasikowska, molto disinvolta e credibile nella sua candida ma solida determinazione di scopritrice dell'ignoto che conta.
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luca brisotto
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mercoledì 21 maggio 2014
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tracks
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Alla fine del film mia figlia di anni dieci mi dice "e adesso?". La guardo, ci penso e le rispondo "appunto, e adesso?".
Premessa: non amo le avventure estreme, tantomeno se corredate dal servizio fotografico, dal libro e infine dal film; il viaggio purificatore in solitaria, dovrebbe essere appunto un'esperienza a tu per tu con se stessi, non vedo perché poi, bisogna rendere edotte così tante persone.
Tracks è la storia vera di Robyn Davidson, che nel 1977 attraversò il deserto australiano in compagnia di tre cammelli e di un cane. La prima parte del film ci racconta, poco del perché e molto del come, la protagonista sia riuscita a organizzare la traversata, cui segue, nella seconda, il viaggio vero e proprio.
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Alla fine del film mia figlia di anni dieci mi dice "e adesso?". La guardo, ci penso e le rispondo "appunto, e adesso?".
Premessa: non amo le avventure estreme, tantomeno se corredate dal servizio fotografico, dal libro e infine dal film; il viaggio purificatore in solitaria, dovrebbe essere appunto un'esperienza a tu per tu con se stessi, non vedo perché poi, bisogna rendere edotte così tante persone.
Tracks è la storia vera di Robyn Davidson, che nel 1977 attraversò il deserto australiano in compagnia di tre cammelli e di un cane. La prima parte del film ci racconta, poco del perché e molto del come, la protagonista sia riuscita a organizzare la traversata, cui segue, nella seconda, il viaggio vero e proprio.
Noisetto e poco coinvolgente.
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filippo catani
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lunedì 12 maggio 2014
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un viaggio incredibile
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Australia 1977. Robyn Davidson, dopo essersi preparata duramente negli ultimi due anni, decide di attraversare da sola e per giunta a piedi il deserto centrale australiano. La donna percorrerà 2700 chilometri a piedi in compagnia di tre cammelli, il suo cane e qualche occasionale accompagnatore tra cui un fotografo della rivista National Geographic.
In effetti non era affatto facile realizzare un film del genere. Questo non tanto per il soggetto ma perchè è difficile per un attore reggere un film di quasi due ore sulle sue spalle così come per lo spettatore seguirlo. Invece Tracks appassiona lo spettatore sia per le sue splendide fotografie ma anche e soprattutto perchè entra nella storia grazie alla interpretazione più che credibile della Wasikowska.
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Australia 1977. Robyn Davidson, dopo essersi preparata duramente negli ultimi due anni, decide di attraversare da sola e per giunta a piedi il deserto centrale australiano. La donna percorrerà 2700 chilometri a piedi in compagnia di tre cammelli, il suo cane e qualche occasionale accompagnatore tra cui un fotografo della rivista National Geographic.
In effetti non era affatto facile realizzare un film del genere. Questo non tanto per il soggetto ma perchè è difficile per un attore reggere un film di quasi due ore sulle sue spalle così come per lo spettatore seguirlo. Invece Tracks appassiona lo spettatore sia per le sue splendide fotografie ma anche e soprattutto perchè entra nella storia grazie alla interpretazione più che credibile della Wasikowska. Certo una piccola sforbiciatina quà e là e un uso più sapiente dei flashback avrebbero contribuito a rendere il film più fruibile. Resta comunque lo splendido panorama del deserto, la maestosità dell'oceano e in mezzo gli incontri anche con gli aborigeni e le loro tradizioni. Un film perfetto per gli spiriti avventurieri ma anche un viaggio interiore alla scoperta dei nostri limiti e fragilità con la paura di essere soli e di rimanerlo per sempre magari senza possibilità di saperlo esprimere a parole ma anche delle grandi potenzialità che possiamo sfoderare.
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alexander 1986
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mercoledì 3 settembre 2014
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wasikowska, predicatrice nel deserto
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Australia, 1977. La giovane Robyn Davidson (Mia Wasikowska) vuole dare una svolta alla sua vita e decide di compiere una traversata del deserto australiano in compagnia di un cane e tre cammelli. L'impresa desterà grande eco in tutto il Paese e sarà immortalata da un reportage sul National Geographic.
Il tema del giovane ribelle che cerca se stesso mediante uno strappo rispetto alla società non è nuovo, partorisce pellicole simili tra loro e veicola sempre gli stessi concetti: riscoperta di valori ancestrali e delle cose 'che contano davvero', insieme al disgusto verso la superficialità del mondo contemporaneo - e aggiungerei: occidentale. E' la stessa fonte da cui sgorga il fanatismo dei nostri tempi, solo che qui non desta timore in quanto la fanatica nella fattispecie è un'innocua ragazza e la ribellione si esprime contro se stessa e non contro gli altri.
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Australia, 1977. La giovane Robyn Davidson (Mia Wasikowska) vuole dare una svolta alla sua vita e decide di compiere una traversata del deserto australiano in compagnia di un cane e tre cammelli. L'impresa desterà grande eco in tutto il Paese e sarà immortalata da un reportage sul National Geographic.
Il tema del giovane ribelle che cerca se stesso mediante uno strappo rispetto alla società non è nuovo, partorisce pellicole simili tra loro e veicola sempre gli stessi concetti: riscoperta di valori ancestrali e delle cose 'che contano davvero', insieme al disgusto verso la superficialità del mondo contemporaneo - e aggiungerei: occidentale. E' la stessa fonte da cui sgorga il fanatismo dei nostri tempi, solo che qui non desta timore in quanto la fanatica nella fattispecie è un'innocua ragazza e la ribellione si esprime contro se stessa e non contro gli altri. Sto divagando. Va comunque letto in questo senso l'omaggio un po' piaggente* del film nei riguardi della cultura aborigena, che pur tra intolleranze e misoginia offre alla protagonista personaggi pittoreschi nel ruolo di aiutanti.
Bel road movie, purtroppo basato più sulle immagini che sull'intreccio essendo ispirato a una storia vera. La stellina di casa, Wasikowska, regge molto bene la parte della protagonista riuscendo a battere la concorrenza dei bravissimi cammelli. Una cartolina dalla natura australiana.
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transatlanticism
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mercoledì 6 maggio 2015
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i poetici cammelli
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Storia vera della fantastica e particolare esperienza on the road della scrittrice Robyn Davidson. Nel 1977, la allora ragazza, Robyn, decise di attraversare il deserto australiano partendo da Alice Springs fino a raggiungere l'Oceano Indiano, in solitaria, a piedi e con la sola compagnia del proprio cane e dei suoi 4 cammelli. Per poter finanziare questa impresa, Robyn scrisse una lettera al National Geographic descrivendo il suo progetto. In tutta risposta la rivista le propose una collaborazione che avrà come risultato un famosissimo servizio fotografico del viaggio con allegato un articolo della stessa Robyn, che darà il via alla sua carriera di scrittrice.
Il film è ben narrato e soprattutto ben recitato dalla bravissima Mia Wasikowska, che continua a dar prova della sua bravura in quello che si può considerare un monologo cinematografico.
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Storia vera della fantastica e particolare esperienza on the road della scrittrice Robyn Davidson. Nel 1977, la allora ragazza, Robyn, decise di attraversare il deserto australiano partendo da Alice Springs fino a raggiungere l'Oceano Indiano, in solitaria, a piedi e con la sola compagnia del proprio cane e dei suoi 4 cammelli. Per poter finanziare questa impresa, Robyn scrisse una lettera al National Geographic descrivendo il suo progetto. In tutta risposta la rivista le propose una collaborazione che avrà come risultato un famosissimo servizio fotografico del viaggio con allegato un articolo della stessa Robyn, che darà il via alla sua carriera di scrittrice.
Il film è ben narrato e soprattutto ben recitato dalla bravissima Mia Wasikowska, che continua a dar prova della sua bravura in quello che si può considerare un monologo cinematografico. Senza di lei il film sarebbe facilmente paragonabile ad un documentario sull' Australia, bello visivamente ma privo di emozioni. La fotografia è infatti (secondo me volutamente) molto asettica, forse a voler ricreare il clima del vero servizio fotografico. Invece grazie all'attrice, noi soffriamo con lei, gioiamo con lei e addirittura ci sembra di sudare con lei, in quelle torride giornate nel deserto.
E' inoltre, un film per gli amanti degli animali. Il rapporto descritto tra la protagonista e suoi amici a quattro zampe è il fulcro della storia. Robyn è dolce e al tempo stesso autoritaria con i suoi cammelli ed il cane, ben sapendo che loro dipendono da lei per la sopravvivenza ma che anche lei stessa dipende da loro (i cammelli trasportano tutti i suoi viveri e il cane è la sua unica vera amica e compagna di viaggio). Ogni persona dotata di amico peloso potrà rivedersi negli atteggiamenti della protagonista: nel dividere il cibo e l'acqua, nel prendersi cura di loro, nel pensare alle loro esigenze, nell'angoscia al pensiero di averli persi, nella gioia di ritrovarli, nel dolore inconsolabile alla perdita improvvisa del proprio cane.
Molto interessanti anche le notizie e le curiosità sulla vita degli aborigeni australiani; sui loro usi e costumi, parte integrante e integrata della propria terra.
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fabio1957
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lunedì 18 maggio 2015
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paesaggi incantevoli
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La vera storia di Roby Davisson, che nel 1977 attraversò l'Australia a piedi per 2.700 km,in compagnia di un cane e quattro cammelli.Film solido,asciutto, essenziale a tratti anche lento,trova nell'interpretazione della protagonista il suo punto di forza,estremamente espressiva nel dare vita ad un personaggio fuori dagli schemi,misantropo, solitario ma che soffre la solitudine, supplendola con la compagnia di animali con cui stabilisce un rapporto speciale.L'habitat è incantevole e fa venire voglia di visitare l'Australia, peccato per il fuso orario veramente allucinante.
Da vedere
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flyanto
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venerdì 9 maggio 2014
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la lunga e solitaria traversata di una donna audac
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Film tratto dalla reale esperienza vissuta e raccontata poi in un suo libro da Robyn Davidson, una giovane donna australiana di venticinque anni che volle e riuscì ad attraversare da sola (accompagnata solo da tre cammelli e dal proprio cane) l'ampio deserto dell' Australia sino all'Oceano Indiano
Questa pellicola prende in considerazione e rappresenta tutte le difficoltà pratiche che la protagonista ha incontrato al'inizio nell'organizzare la traversata e l'accordo infine con la rivista National Geographic che la finanziò in cambio di un reportage fotografico, e poi al suo ritorno da lei scritto, delle varie tappe. Ma essa sorvola grandemente tutti i problemi concernenti la traversata solitaria in sè di questa audace donna offrendo allo spettatore praticamente un reportage di viaggio, peraltro in alcuni punti un pò prolisso, non così realmente pericoloso e difficile, bensì solo avventuroso e con qualche intoppo ogni tanto.
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Film tratto dalla reale esperienza vissuta e raccontata poi in un suo libro da Robyn Davidson, una giovane donna australiana di venticinque anni che volle e riuscì ad attraversare da sola (accompagnata solo da tre cammelli e dal proprio cane) l'ampio deserto dell' Australia sino all'Oceano Indiano
Questa pellicola prende in considerazione e rappresenta tutte le difficoltà pratiche che la protagonista ha incontrato al'inizio nell'organizzare la traversata e l'accordo infine con la rivista National Geographic che la finanziò in cambio di un reportage fotografico, e poi al suo ritorno da lei scritto, delle varie tappe. Ma essa sorvola grandemente tutti i problemi concernenti la traversata solitaria in sè di questa audace donna offrendo allo spettatore praticamente un reportage di viaggio, peraltro in alcuni punti un pò prolisso, non così realmente pericoloso e difficile, bensì solo avventuroso e con qualche intoppo ogni tanto. E questa grave mancanza a mio parere svilisce molto il film e sicuramente la reale fatica ed il coraggio della giovane viaggiatrice nonchè le proprie paure o gli eventuali dubbi sul suo operare.
In ogni caso mi sento di consigliare quest'opera soprattutto per gli splendidi scenari del variegato e selvaggio paesaggio australiano che essa offre allo spettatore, lasciandolo quasi incantato ed ammirato di tanta bellezza della natura.
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peer gynt
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venerdì 30 agosto 2013
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beata solitudo, sola beatitudo
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Un altro film, alla 70. Mostra del cinema di Venezia, che si regge quasi completamente sulle spalle di un'attrice e di un personaggio femminile: in Gravity la Ryan Stone di Sandra Bullock, qui la Robyn Davidson di Mia Wasikowska. Film che si concentra sull'ansia di isolamento e di silenzio della protagonista, che si immerge nel desolato e lungo viaggio piu' per una sorta di misantropia congenita che per ansia di stabilire record e imprese impossibili. Si', perche' la Robyn del film sembra voler stare lontana dagli esseri umani "civilizzati" esattamente quanto ama stare vicina agli animali o a quegli uomini (gli aborigeni) che vivono ancora in un mondo fatto di sacralita' e di mistero.
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Un altro film, alla 70. Mostra del cinema di Venezia, che si regge quasi completamente sulle spalle di un'attrice e di un personaggio femminile: in Gravity la Ryan Stone di Sandra Bullock, qui la Robyn Davidson di Mia Wasikowska. Film che si concentra sull'ansia di isolamento e di silenzio della protagonista, che si immerge nel desolato e lungo viaggio piu' per una sorta di misantropia congenita che per ansia di stabilire record e imprese impossibili. Si', perche' la Robyn del film sembra voler stare lontana dagli esseri umani "civilizzati" esattamente quanto ama stare vicina agli animali o a quegli uomini (gli aborigeni) che vivono ancora in un mondo fatto di sacralita' e di mistero. Tutt'altro che una donna che vuol imporre il proprio sesso a cose e persone, Robyn si fa piccola nella natura, accetta e rispetta immediatamente e senza critiche le regole che considerano la donna come un essere sconsacrante (lei come donna non puo' attraversare le terre sacre, ne' puo' mettersi a sgozzare un animale per mangiarlo) ed entra piu' volte in un contatto fisico con la natura selvaggia e inospitale del deserto, quasi per farsi permeare dal sole e dalla sabbia infuocata (la sua totale nudita' nel deserto, per quanto strana sotto il sole rovente, risulta funzionale al personaggio). Dispiace solo che questa sua pazza (o santa) rigida integralita' venga ad essere intaccata, nel film, da un rapporto sentimentale con l'amato-odiato fotografo che le compare continuamente davanti e che le salva la vita rifornendola d'acqua nel tratto piu' difficile del percorso.
Anche il ricorso ad alcuni flashback che cercano di spiegare l'impresa di Robyn e movimentano la trama si sarebbe forse potuto evitare, dando al personaggio e al deserto che lo contiene quella screpolata e dura asciuttezza che ne costituisce l'originalita' assoluta.
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