writer58
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domenica 23 novembre 2014
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quant'è bella giovinezza...
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"Quant’è bella giovinezza/che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:/del doman non c’è certezza"
(Lorenzo De' Medici)
"Sils Maria" assomiglia un po' a una matrioska. Dentro la bambola grande sono contenute bambole sempre più piccole che riproducono le fattezze dell'involucro maggiore. A volte si tratta di copie perfettamente identiche, se non per le dimensioni; a volte invece la bambola contenuta dentro la matrioska costituisce l'opposto, una sorta di negativo fotografico della "madre". Assayas costruisce e ci propone un film pieno di rimandi, di allusioni, di piani di lettura, tutti giocati sulla nozione del tempo che passa, della maturità nella sua doppia accezione di pieno sviluppo delle potenzialità e, insieme, iniziale dissoluzione.
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"Quant’è bella giovinezza/che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:/del doman non c’è certezza"
(Lorenzo De' Medici)
"Sils Maria" assomiglia un po' a una matrioska. Dentro la bambola grande sono contenute bambole sempre più piccole che riproducono le fattezze dell'involucro maggiore. A volte si tratta di copie perfettamente identiche, se non per le dimensioni; a volte invece la bambola contenuta dentro la matrioska costituisce l'opposto, una sorta di negativo fotografico della "madre". Assayas costruisce e ci propone un film pieno di rimandi, di allusioni, di piani di lettura, tutti giocati sulla nozione del tempo che passa, della maturità nella sua doppia accezione di pieno sviluppo delle potenzialità e, insieme, iniziale dissoluzione.
Maria è un'attrice affermata che da giovane aveva interpretato il ruolo di Sigrid, ragazza di 18 anni che seduce Helena, imprenditrice matura, e l'abbandona determinandone il suicidio. A distanza di un quarto di secolo le viene proposto di recitare nella stessa piece, ma assumendo il ruolo di Helena, personaggio che Maria disprezza e teme,come se fosse un simulacro della sua maturità declinante. Maria ha un'assistente personale- Valentine- che cerca di convincerla ad accettare la parte, provano più volte il copione insieme. Valentine deve subire spesso i malumori e le mutevolezze del temperamento di Maria che, contrariamente alla piece teatrale, esercita un ruolo dominante nei confronti della sua partner più giovane. Ma è un controllo ambivalente, fatto di richieste di conferma, di domande inquiete, di interrogativi esistenziali, di timori ricorrenti.
Su questo duetto (molto ben interpretato dalla Binoche e dalla Stewart) si inserisce la figura di Jo-Ann, la giovane attrice destinata a interpretare Sigrid che omaggia formalmente Marie, ma se ne discosta radicalmente nei cpmportamenti e nella sensibiità.
"Sils Maria" ha un'altra protagonista, che influisce potentemente sulla vicenda e che connette tutti i personaggi, la Val Engadina, in Svizzera, con i suoi paesaggi alpini, i laghi circondati da vette innevate e le strade che si srotolano come un gomitolo di filo a cavallo delle montagne. E' una protagonista solenne, silenziosa e austera, un ambito ideale per una riflessione approfondita al riparo del "rumore" delle metropoli e della rete. Magnificamente fotografata, appare come uno scenario teatrale naturale, fatto di nuvole in movimento, prati fioriti, crinali che dominano il fondovalle.
All'interno di questo contesto, si muove la ricerca di senso dei personaggi, l'interazione tra i molteplici piani rappresentativi che fanno di "Sils Maria" un film poliedrico, una "superficie riflettente", come scrive Paola Casella nella sua recensione, un labirinto fatto di specchi che rimandano pezzi di identità, li scompongono, li ricompongono in sintesi originali.
La gioventù, la fama, la perdita della spinta vitale, il suicidio, il mestiere dell'attore e il suo calarsi nel personaggio, le maschere che ci cuciamo al volto, tutti questi elementi sono sfiorati da Assayas con mano leggera e conspevole in un'opera stilisticamente e narrativamente matura.
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[+] un film elegante e complesso
(di lamerlettaia)
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lunedì 10 novembre 2014
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invecchiare non è un serpente
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Film scattante, multiforme, vivo, grazie ad una macchina da presa che si muove con grande abilità tra cielo (letteralmente: i cieli e le nuvole nell’atmosfera sospesa dell’alta Engadina) e terra a suggerire continui reciproci rimandi tra natura, vita e rappresentazione teatrale della vita, accompagnata dal ‘largo’ continuo di una bella colonna sonora. La storia di base che il film racconta ha una sua ragione e suoi motivi di fascino: ad un’attrice non più giovane (Marie/Juliette Binoche) si chiede di partecipare ad una nuova edizione teatrale del suo primo e ormai lontano film: “Maloja snake”, che raccontava un rapporto lesbico tra una donna matura, sfruttata e poi abbandonata, che soccombe, scomparendo, e una ragazza vitale, forte e ambiziosa, che trionfa.
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Film scattante, multiforme, vivo, grazie ad una macchina da presa che si muove con grande abilità tra cielo (letteralmente: i cieli e le nuvole nell’atmosfera sospesa dell’alta Engadina) e terra a suggerire continui reciproci rimandi tra natura, vita e rappresentazione teatrale della vita, accompagnata dal ‘largo’ continuo di una bella colonna sonora. La storia di base che il film racconta ha una sua ragione e suoi motivi di fascino: ad un’attrice non più giovane (Marie/Juliette Binoche) si chiede di partecipare ad una nuova edizione teatrale del suo primo e ormai lontano film: “Maloja snake”, che raccontava un rapporto lesbico tra una donna matura, sfruttata e poi abbandonata, che soccombe, scomparendo, e una ragazza vitale, forte e ambiziosa, che trionfa. E’ stata lei questa ragazza, e questo ruolo è stato l’inizio di una carriera di successo. Questa volta però la parte non sarebbe quella della ragazza, ma quella della donna matura e sconfitta. La proposta le arriva proprio nel momento in cui gestisce faticosamente il suo divorzio ed esce di scena drammaticamente – con un suicidio - l’anziano autore-regista della pièce, un uomo che ha fatto di lei quella che è e a cui è stata molto legata. Il film esplora i meandri psicologici della protagonista posta di fronte ad una scelta che tutti considerano naturale, stimolante e persino carica di opportunità, ma che per lei è traumatica e pervasa da un senso di morte. Da un giorno all’altro, di fronte a questo rovesciamento di ruoli, deve prendere atto della sua età, del tempo che passa inesorabile, di un mondo giovanile che parla una lingua del tutto diversa dalla sua, di un ruolo da interpretare che ambiguamente si confonde con il suo essere attuale e rischia di travolgerla. E’ un generale malessere che la invade subdolamente come la nube serpentina che talvolta si insinua nella valle risalendo dal Maloja, il Maloja snake, portatore di venti e tempeste. Decide per il sì, si trasferisce a Sils Maria nella casa messa a sua disposizione dalla vedova del drammaturgo suicida, inizia a provare con la sua protettiva assistente, instaurando con lei un ambiguo rapporto che mima quello del dramma, mentre sullo sfondo si affaccia la giovanissima e aggressiva attrice di blockbuster che prenderà il ruolo ch’era stato suo. Un incubo per lei, pieno di tempeste, tensioni e ripensamenti. La situazione si scioglierà quando l’assistente deciderà ad un certo punto di scomparire, lasciando che Anne si misuri con se stessa, senza più parafulmini (ma anche con il conforto di veder sparire la giovane ‘avversaria’, non se stessa) . E Marie risuscita (Dio solo sa come, per la verità, date le premesse), con una nuova forza e consapevolezza, e l’accettazione definitiva di sé e del suo ruolo. Il film cattura, anche se non tutto torna. Un po’ troppo cerebrale è tutta la costruzione a multipli livelli del film, il coup de théatre della scomparsa dell'assistente Valentine, che lascia più interdetti che convinti, lo spazio vuoto che lo spettatore è volutamente chiamato a riempire da sé tra la scomparsa di Valentine e la ‘nuova’ Marie. Alcuni elementi della storia appaiono casuali, mal appiccicati (il vecchio attore, il tentato suicidio della moglie del fidanzato di Jo-Ann…), ancora una volta più funzionali a moltiplicare il gioco degli specchi che necessari allo sviluppo della storia. Gli attori sono OK, la Binoche talvolta sopra le righe.
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siebenzwerg
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venerdì 7 novembre 2014
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l'identità è un labirinto
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Juliette Binoche, splendida e impeccabile Maria, qui dà una vera e propria lezione di recitazione, e assieme a Kristen Stewart, assistente di Maria, dà vita a una coppia cinematografica e artistica memorabile. Il film la porta a percorrere una trama polanskiana (guarda caso in Svizzera), dove l'identità della protagonista si confonde col personaggio che interpreta, si perde e si ricompone nella tensione della relazione con la sua assistente e con il copione che la protagonista Maria (attrice a sua volta) fa fatica ad accettare d'interpretare. È un labirinto emotivo e immaginativo di specchi e riflessi tra sé e l'altro e tra le diverse età della vita.
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Juliette Binoche, splendida e impeccabile Maria, qui dà una vera e propria lezione di recitazione, e assieme a Kristen Stewart, assistente di Maria, dà vita a una coppia cinematografica e artistica memorabile. Il film la porta a percorrere una trama polanskiana (guarda caso in Svizzera), dove l'identità della protagonista si confonde col personaggio che interpreta, si perde e si ricompone nella tensione della relazione con la sua assistente e con il copione che la protagonista Maria (attrice a sua volta) fa fatica ad accettare d'interpretare. È un labirinto emotivo e immaginativo di specchi e riflessi tra sé e l'altro e tra le diverse età della vita. Interessante anche psicologicamente come i diversi punti di vista interpretano diversamente la gioventù e la vecchiaia. Polanski aleggia spesso sia per il gusto teatrale della storia sia per le scelte registiche negli spazi ristretti. Senz'altro ha proposto un'opera coraggiosa, con sensibilità e delicatezza ma a volte anche con troppo "riserbo". Personalmente avrei preferito, in qualche momento clou, un po' più di pathos, cosa a cui i movimenti di macchina di Polanski sanno dare un tocco quasi espressionistico. La parola "inquietante" ricorre spesso, come nota la stessa Maria, ma questo elemento inquietante raramente si manifesta filmicamente, probabilmente per scelta registica. I turbamenti profondi che Maria attraversa, sono lasciati quasi unicamente all'espressività di Juliette Binoche, ripeto, sempre perfettamente all'altezza dell'impegno. Gli attori comunque tutti di un livello superiore.
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estonia
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mercoledì 27 maggio 2015
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opera complessa e introspettiva
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La natura umana fragile e ingannevole viene efficacemente analizzata alla luce di una serie di complesse relazioni tra donne, dei loro rispettivi ruoli nella vita e nella finzione teatrale e della reciproca collocazione nel tempo che passa e cambia i punti di vista sulla realtà. Un’attrice matura e la sua assistente (magnifica la Binoche e perfetta la Stewart), un’altra attrice più giovane e assai spregiudicata, e il loro riflesso speculare nella dinamica esistenziale e affettiva delle due protagoniste/antagoniste di una pièce teatrale.
Come in uno specchio, interazioni e dialoghi mettono a confronto insicurezze, crisi di identità e paure inconsce in modo a volte sottilmente crudele e ambiguo, e a volte anche criptico, con sentimenti inespressi e improvvise scomparse di personaggi senza spiegazioni apparenti.
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La natura umana fragile e ingannevole viene efficacemente analizzata alla luce di una serie di complesse relazioni tra donne, dei loro rispettivi ruoli nella vita e nella finzione teatrale e della reciproca collocazione nel tempo che passa e cambia i punti di vista sulla realtà. Un’attrice matura e la sua assistente (magnifica la Binoche e perfetta la Stewart), un’altra attrice più giovane e assai spregiudicata, e il loro riflesso speculare nella dinamica esistenziale e affettiva delle due protagoniste/antagoniste di una pièce teatrale.
Come in uno specchio, interazioni e dialoghi mettono a confronto insicurezze, crisi di identità e paure inconsce in modo a volte sottilmente crudele e ambiguo, e a volte anche criptico, con sentimenti inespressi e improvvise scomparse di personaggi senza spiegazioni apparenti.
Film stratificato dall’andamento articolato e dalle molteplici letture, in cui la narrazione non procede in modo ordinato ma cambia direzione inaspettatamente come il serpente di nubi che scivola tra le valli alpine. Introspettivo e raffinato.
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francesco2
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domenica 16 novembre 2014
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gioco di rimandi
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Un'attrice ormai quarantenne accetta di reinterpretare la pièce che la lanciò in gioventù, questa volta però in un ruolo diverso: a questo scopo, si trasferisce in una baita di montagna con la giovane assistente..........
Non è f gratuito leggere "Sils Maria" come un continuo gioco di rimandi, dato che in questa coproduzione internazionale Assayas ha coinvolto la Stewart, simbolo di una realta "Diversa" non solo sul piano geografico, linguistico e quantaltro, ma anche e soprattutto simbolo di quel cinema ("Twilight"), considerato"Americano" e "Di massa", quindi teoricamente agli antipodi di quello europeo, puro come l"Immagine primigenia".
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Un'attrice ormai quarantenne accetta di reinterpretare la pièce che la lanciò in gioventù, questa volta però in un ruolo diverso: a questo scopo, si trasferisce in una baita di montagna con la giovane assistente..........
Non è f gratuito leggere "Sils Maria" come un continuo gioco di rimandi, dato che in questa coproduzione internazionale Assayas ha coinvolto la Stewart, simbolo di una realta "Diversa" non solo sul piano geografico, linguistico e quantaltro, ma anche e soprattutto simbolo di quel cinema ("Twilight"), considerato"Americano" e "Di massa", quindi teoricamente agli antipodi di quello europeo, puro come l"Immagine primigenia". Varie (Contrap)posizioni, quindi, che coinvolgono tipi diversi di cinema, come anche: generazioni differenti(La Binoche è madre, sorella ed al contempo forse altro) del personaggio di Kristen Stewart, ma anche figlia "Artistica" di chi muore all'inizio del film), la coesistenza di recitazione e vita vera (Perché quando le due interagiscono durante le prove i personaggi si(con?) fondono con la vita reale) ma anche la dimensione artistica (Ed umana) di chi, in un (Con) testo, ha impersonato un ruolo, ed ora, soffrendo, deve indossare i panni del personaggio antagonista.
Ma in "sils Maria" sono due gli elementi che irrompono, forse ancora più del resto: la natura, in bilico tra Leopardi e Cechov, svolgerà un ruolo forse salvifico o forse "Matrigno" (Appunto) per uno dei protagonisti: e poi, la tecnologia, gli artifizi, forse "così vicini e così lontani" da quel cinema eurpeo che vorrebbe spogliarsi da gadgets e budget alti; ma che poi, con Besson, -Per esempio- ha cercato di essere postmoderno...........certo è che il personaggio della Binoche, alla fine, se vince la battaglia con sé stessa (Interpretando il suddetto ruolo) finisce per cedere ai telefonini ed a questo mondo; o forse, più ottimisticamente -Magari troppo- questi ultimi finiscono per fare parte del suo mondo.
Tuttavia, è legittimo conservare il sospetto che il film non lanci sempre messaggi così profondi, e che l'involucro -Intelligente- costruitoda Assayas faccia cornice ad una crisi, esistenziale ed artistica, di cui non rimane tantissimo.
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flyanto
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domenica 23 novembre 2014
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quanto un avvenimento può mettere in discussione
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Film in cui si racconta di un'attrice (Juliette Binoche) non più giovanissima alla quale, dopo la morte di un famoso regista anziano con cui ella aveva girato un film in gioventù, viene proposto di rigirare la versione teatrale dell'opera interpretando ovviamente però la parte della protagonista più adulta e non di quella della giovane da lei, appunto, impersonata molti anni prima. La suddetta attrice all' inizio non gradisce ovviamente questo cambio di ruoli e nel corso delle giornate che lei trascorre insieme alla sua segretaria e fedele confidente (Kristen Stewart) nello chalet in Svizzera del regista morto, e precisamente nella località di Sils Maria, al fine di preparare la sua parte, comincia a riflettere sull'avanzare inesorabile dei suoi anni, arrivando anche a temere il confronto con la nuova attrice giovane scelta per la sua ex-parte.
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Film in cui si racconta di un'attrice (Juliette Binoche) non più giovanissima alla quale, dopo la morte di un famoso regista anziano con cui ella aveva girato un film in gioventù, viene proposto di rigirare la versione teatrale dell'opera interpretando ovviamente però la parte della protagonista più adulta e non di quella della giovane da lei, appunto, impersonata molti anni prima. La suddetta attrice all' inizio non gradisce ovviamente questo cambio di ruoli e nel corso delle giornate che lei trascorre insieme alla sua segretaria e fedele confidente (Kristen Stewart) nello chalet in Svizzera del regista morto, e precisamente nella località di Sils Maria, al fine di preparare la sua parte, comincia a riflettere sull'avanzare inesorabile dei suoi anni, arrivando anche a temere il confronto con la nuova attrice giovane scelta per la sua ex-parte. Nel finale si risolverà ogni situazione.
Quest'ultima opera di Olivier Assayas riflette in maniera profonda e precisa le ansie e le paure che possono sopraggiungere ad una donna nonpiù giovanissima, bella famosa e sino a quel momento ben lungi dal riflettere sull'invecchiamento naturale. Ed il regista riesce anche a dare un quadro esaustivo ed efficace del rapporto di collaborazione, nonchè di sincera amicizia, e del suo evolversi esistente tra la protagonista e la sua assistente. Pertanto la pellicola si presenta come un film di fine introspezione psicologica, molto parlato e provvisto di dialoghi riprodotti in una maniera minuziosamente realistica in cui i vari argomenti vengono sviscerati a fondo. Forse, se alcuni di questi fossero stati tagliati leggermente, avrebbero contribuito ad una maggiore resa della pellicola che, appunto in certe parti , risulta troppo verbosa. In ogni caso, essa è ben costruita, ben recitata (sia la Binoche che Kristen Stewart sostengono perfettamente i propri ruoli ed, anzi, la loro complicità si presenta del tutto naturale e spontanea, proprio come quella di due vere amiche), e con una fotografia molto incisiva e suggestiva che mostra allo spettatore i favolosi paesaggi montani della Svizzera ed in particolar modo del fenomeno naturale del serpente di nuvole del Maloja.
Sicuramente un film valido e da consigliare a chi apprezza soprattutto le storie introspettive.
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eugenio
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giovedì 19 marzo 2015
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tra verità e sogno
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Quando con la macchina (o per i più “temerari” a piedi) ci si muove sulla statale 37 della Val Bregaglia da Chiavenna verso St Moritz, si giunge oltre il passo del Maloja a quota 1815 metri , alla ridente località alpina Sils in Engadina Maria in Val Fex, i nostri sguardi sono completamente irretiti dalla bellezza dell’immensità della natura. Intorno nei vari sentieri che si snodano lungo la valle un grande silenzio e le montagne imponenti dell’Engadina sullo sfondo, rendono una vacanza in Svizzera meta di relax e (soprattutto) di trekking.
Deve aver pensato così il regista Olivier Assays che sfrutta, tuttavia, tale location per una trama tutt’altro che rilassata dal sapore totalmente polanskiano.
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Quando con la macchina (o per i più “temerari” a piedi) ci si muove sulla statale 37 della Val Bregaglia da Chiavenna verso St Moritz, si giunge oltre il passo del Maloja a quota 1815 metri , alla ridente località alpina Sils in Engadina Maria in Val Fex, i nostri sguardi sono completamente irretiti dalla bellezza dell’immensità della natura. Intorno nei vari sentieri che si snodano lungo la valle un grande silenzio e le montagne imponenti dell’Engadina sullo sfondo, rendono una vacanza in Svizzera meta di relax e (soprattutto) di trekking.
Deve aver pensato così il regista Olivier Assays che sfrutta, tuttavia, tale location per una trama tutt’altro che rilassata dal sapore totalmente polanskiano. Un’antifrasi naturale quindi per una struttura apparentemente piana pronta ad avvolgere sinuosamente come un serpente tra le spire (quello di eteree nuvole) lo spettatore.
Protagonista è Maria Enders (una convincente Juliette Binoche), un’attrice oramai arrivata all’apice del suo successo grazie al ruolo di Sigrid, ragazzina ambiziosa che venti anni prima, aveva fatto innamorare di sè una donna più anziana, Helena, avendola poi sedotta e abbandonata spingendola al suicidio. Nell’odierno presente un regista emergente propone alla grande “star”di riprendere il grande successo nella veste tuttavia della donna matura, il suo sarà invece interpretato da una diva da blockbuster Jo-Ann, idolo delle ragazzine diciottenni per alcuni film dall’orrido sapore fantascientifico.
Chiaramente se Maria non avesse mai accettato la proposta, il film non sarebbe nato pertanto, dopo un’iniziale dubbio, la grande “star” accetta di interpretare il ruolo di Helena, perfezionandosi nelle battute con l’ausilio della paziente, disponibile Valentine (la rivelazione Kristen Stewart) che, assistendola in ogni sua prova, avrà modo di comprendere la natura “bivalente” di Maria sospesa tra insicurezza e appartenenza a un passato che non esiste.
Ed è proprio di questo su cui il regista Olivier Assays vuole far riflettere: lo scorrere imperturbato del tempo che fluisce come inarrestabile sabbia tra le dita nelle mani di una donna che sente come suo ancora l’immagine di appartenenza a una copia sbiadita di una Sigrid d’oltralpe. Lo specchio qui metaforico ha il volto delle due deuteragoniste, i due volti di Maria: la donna che non sarà più (la star interpretata da Chole Grace Moretz) e la sua assistente che ne incarna l’aura timida mediatica, il lato più oscuro e ambiguo.
Potenti a tale scopo sono le immagini via via sempre dal sapore simbolico: la località Maria dallo stesso nome della protagonista è chiaramente un rimando alla linea narrativa della verginità (il luogo casto e puro alpino) che si scontra con un’identità che, nello scontro dialogico con le altre due donne, assume sempre i contorni di una lotta impari avente come esito la totale decostituzione e de-frammentazione. Non sono casuali le nebbie che filtrandosi tra le catene delle alpi, nella gola del Maloja, abbiano la forma quasi di un serpente, una circolarità che produce immagini illusorie, vivide per alcuni minuti ed improvvisamente evanescenti.
Ecco, siamo proprio nell’ambito di un cinema “sfumato” e “sfuggente” dal vago sapore retrò per l’ambiente borghese ritratto, per i non detti, spesso più critici della sicurezza tranquilla di un’affermazione, per i dialoghi densi, corposi che fanno da sfondo a una freddezza e una distanza emotiva invalicabile come le montagne del luogo.
Il calore che Assayas sfrutta per far breccia sugli algidi cuori dello spettatore sembra però vincere la barriera naturale degli elementi infrangendo persino la macchina da presa mediante l’anonima, sordina, implosione di un’elucubrazione intellettuale dove alla researche da Modiano, rimane vivido l’impatto di sfocate riflessioni intellettuali dall’arduo divenire.
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gianleo67
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martedì 31 marzo 2015
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da sunset boulevard a...maloja snake
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Attrice di mezza età ma ancora nel pieno della sua maturità artistica, Maria Enders apprende del suicidio dell'amico e drammaturgo teatrale, la cui opera di gioventù l'ha resa famosa, proprio durante il viaggio in treno che la sta portando a presenziare ad un premio alla carriera in onore dello stesso autore. Durante la kermesse e gli incontri pubblici riceve l'offerta, da parte di uno stimato e giovane regista teatrale, di partecipare ad un riadattamento della stessa opera, interpretando però la parte di un personaggio femminile secondario e cedendo quello della primadonna che una volta fu suo, ad una giovane e talentuosa attrice emergente.
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Attrice di mezza età ma ancora nel pieno della sua maturità artistica, Maria Enders apprende del suicidio dell'amico e drammaturgo teatrale, la cui opera di gioventù l'ha resa famosa, proprio durante il viaggio in treno che la sta portando a presenziare ad un premio alla carriera in onore dello stesso autore. Durante la kermesse e gli incontri pubblici riceve l'offerta, da parte di uno stimato e giovane regista teatrale, di partecipare ad un riadattamento della stessa opera, interpretando però la parte di un personaggio femminile secondario e cedendo quello della primadonna che una volta fu suo, ad una giovane e talentuosa attrice emergente. Accetterà con riluttanza, tracciando un impietoso e drastico bilancio di una carriera professionale e di una esperienza umana che deve inevitabilmente fare i conti col passare del tempo e con l'inizio di un irreversibile declino.
Se il gusto di un autore come Olivier Assayas, da sempre in prima linea tanto nella critica cinematografica quanto nella rielaborazione di tematiche fortemente legate alla/e storia/e del/di cinema ed ai suoi eterni dilemmi generazionali, non può che avvicinarlo a mostri sacri come Truffaut (Cahiers du cinéma, Jean-Pierre Léaud, l'onda lunga della Nuovelle Vogue insomma), è anche vero che questo psicodramma introspettivo e metacinematografico finisce per condurre lo spettatore lungo quella insondabile e misteriosa linea di demarcazione che separa la vita dalla finzione, il cinema dal teatro, il mestiere d'attore (attrice) da quello di uomo (donna) condannato a recitare la propria parte in commedia in ogni momento della propria esistenza, non concedendosi momenti di tregua e misurando il declino del proprio personaggio pubblico (a cui vengono proposti solo certi ruoli) con quello di un ruolo privato sempre più difficile da sostenere (il divorzio, la vecchia fiamma, il confronto/scontro con una generazione emergente che si muove alla velocità di internet e che sembra avere capito fin troppo dei fatui meccanismi della celebrità). Se è vero che l'impianto drammaturgico appare sommamente affascinate per l'ambizione di contaminare gli ambiti semantici di questa alterità (la scrittura, la recitazione, la rappresentazione, la vita), facendo ricorso ad una suggestione scenografica che richiama il senso inesorabile del tempo che passa nel flusso sinuoso e ciclico di un bizzarro fenomeno convettivo nella valle dell'Engadina ('Maloja Snake'), la stessa ambizione sembra tuttavia schiacciare il racconto nei limiti formali della sua messa in scena e rischiando così di comprimere la verità di una genuina intuizione teorica (il limite di cui si accennava prima) entro la gabbia artificiosa di una insistita teatralità, facendo apparire gli stessi personaggi i vuoti simulacri di un messaggio privo di verità (la faccia della Chloë Grace Moretz appare tanto inespressiva nella recitazione del personaggio dal vero di quella del ridicolo personaggio di finzione di un'eroina mutante succube di penosi tormenti d'amore). A nulla vale poi la recitazione non priva di sfumature e ammiccamenti della sempre brava Juliette Binoche, vera e propria equilibrista sul filo di un cortocircuito emotivo continuamente in bilico tra passato e presente, maestra di una dissimulazione recitativa che (almeno all'inizio del film) trasmette la (falsa?) insofferenza dell'autore verso l'ipocrisia e lo spietato edonismo di uno show-biz che finisce per fregarsene della grandezza e dei valori di una maestro del pensiero morto suicida e presto sepolto, per concentrarsi piuttosto sull'auto-celebrazione (pubblica) da proscenio ed i regolamenti di conto (privati) da dietro le quinte. Non pervenuta Kristen Stewart che farebbe meglio, come la sua alter ego nel film, a dissolversi nel nulla alle prime luci di un'alba svizzera da trasferta mittel-europea per ricomparire magicamente in quelle produzioni d'oltreoceano a base di psicologismo da due soldi (parole sue!) e marchette a buon mercato che l'hanno resa famosa. Ma forse la colpa non è tutta sua. Nomination Palma d'oro al alla 67ª edizione del Festival di Cannes e Premio César 2015 a Kristen Stewart come Migliore attrice non protagonista. Ai francesi servono proprio un bel paio di occhiali.
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lovemovies
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martedì 25 aprile 2023
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un colossale mattone
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Non si discutono le preziose interpretazioni della Binoche, della Stewart e pure della Moretz. Tuttavia, nonostante la presenza di tale acclamato tris di assi, il film non decolla mai, anzi, si attorciglia tristemente su sè stesso e, si perdoni la crudezza, si trasforma in un colossale mattone. Due ore di fittissimi colloqui, di analisi e di autoanalisi introspettive sono davvero troppe. Non c'è respiro. L'incontaminata bellezza della natura di Sils Maria (titolo del film, ma anche nome della deliziosa località dove il film è girato), viene mostrata col contagocce. Soltanto sul finale un po' di spazio in più viene concesso al "serpente del Maloja", formazione di basse nubi che scivola avvolgendo le cime delle montagne, sino a soffocarle nell'abbraccio.
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Non si discutono le preziose interpretazioni della Binoche, della Stewart e pure della Moretz. Tuttavia, nonostante la presenza di tale acclamato tris di assi, il film non decolla mai, anzi, si attorciglia tristemente su sè stesso e, si perdoni la crudezza, si trasforma in un colossale mattone. Due ore di fittissimi colloqui, di analisi e di autoanalisi introspettive sono davvero troppe. Non c'è respiro. L'incontaminata bellezza della natura di Sils Maria (titolo del film, ma anche nome della deliziosa località dove il film è girato), viene mostrata col contagocce. Soltanto sul finale un po' di spazio in più viene concesso al "serpente del Maloja", formazione di basse nubi che scivola avvolgendo le cime delle montagne, sino a soffocarle nell'abbraccio. Pochi attimi e poi si ritorna nelle stanze degli alberghi o comunque in spazi fortemente delimitati, con scene all'aperto che paradossalmente appaiono claustrofobiche. Poi è tutto un confabulare fra le protagoniste, una prova di recitazione, una percezione che il tempo non lo si può imbrigliare e nemmeno imbrogliare.
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moltdiana
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domenica 23 novembre 2014
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contrapposizione tra gioventù e maturità
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Sils Maria, si gioca nella contrapposizione tra vita reale e rappresentazione teatrale, tra gioventù e maturità, tra complicità e sensualità. Si può vivere una vita rimanendo legati ad uno stereotipo e finalmente scoprire che si è infinitamente migliori di ciò che credevamo. julietteBinoche. bravissima
Non riesce ad entrare nel ruolo che le offrono di imprenditrice matura che si innammora della giovane assistente, perché ancora legata profondamente al ruolo che molti anni prima aveva interpretato quello della giovane assistente.
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Sils Maria, si gioca nella contrapposizione tra vita reale e rappresentazione teatrale, tra gioventù e maturità, tra complicità e sensualità. Si può vivere una vita rimanendo legati ad uno stereotipo e finalmente scoprire che si è infinitamente migliori di ciò che credevamo. julietteBinoche. bravissima
Non riesce ad entrare nel ruolo che le offrono di imprenditrice matura che si innammora della giovane assistente, perché ancora legata profondamente al ruolo che molti anni prima aveva interpretato quello della giovane assistente.
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