onufrio
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venerdì 22 maggio 2020
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una persona alla volta
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Davanti alla cinepresa di Xavier Dolan c'è posto solo per un personaggio alla volta. Personaggi ognuno a suo modo complesso, analizzati con una leggerezza mai banale, a tratti malinconica a volte violenta , un pò com'è il personaggio principale, il giovane Steve. Un racconto formativo, forse un pò troppo lungo, che descrive il tormentato rapporto fra madre e figlio e l'ingresso in scena di Kyla, vicina di casa balbuziente che acquisirà un ruolo importante nella vita dei due. Colonne sonore azzecatissime.
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candido89
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mercoledì 29 aprile 2020
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cinema d'autore per tutti
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Un film ben realizzato, con una eccezionale Anne Dorval che interpreta il ruolo di madre con una profondità davvero rara. Credo che Dolan abbia voluto con questo film far entrare il cinema d'autore nelle grandi sale, renderlo ''accessibile'' a tutti. Il che non è assolutamente qualcosa di negativo. L'unico appunto che mi sento di fare è che nelle due ore e passa di film alcune scene mi sono apparse eccessivamente enfatiche (i lunghi intermezzi musicali) e forse non proprio nelle corde del regista. Ciò non toglie che è un film che emoziona, che cerca di portare una tematica affrontata in J'ai tuè ma mere su un binario diverso e per un pubblico diverso.
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Un film ben realizzato, con una eccezionale Anne Dorval che interpreta il ruolo di madre con una profondità davvero rara. Credo che Dolan abbia voluto con questo film far entrare il cinema d'autore nelle grandi sale, renderlo ''accessibile'' a tutti. Il che non è assolutamente qualcosa di negativo. L'unico appunto che mi sento di fare è che nelle due ore e passa di film alcune scene mi sono apparse eccessivamente enfatiche (i lunghi intermezzi musicali) e forse non proprio nelle corde del regista. Ciò non toglie che è un film che emoziona, che cerca di portare una tematica affrontata in J'ai tuè ma mere su un binario diverso e per un pubblico diverso. Merita tutti i premi che ha vinto.
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psicosara
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lunedì 23 marzo 2020
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splendido! tocca il cuore
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Mommy (2014)
Regia di Xavier Dolan.
Il 5° film del 25enne regista franco-canadese - che firma anche sceneggiatura, costumi e montaggio - è uno psicodrammaIl che racconta di un rapporto madre-figlio a dir poco 'claustrofobico', come il formato che Dolan sceglie per il film, in 4:3.
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Mommy (2014)
Regia di Xavier Dolan.
Il 5° film del 25enne regista franco-canadese - che firma anche sceneggiatura, costumi e montaggio - è uno psicodrammaIl che racconta di un rapporto madre-figlio a dir poco 'claustrofobico', come il formato che Dolan sceglie per il film, in 4:3.
Diane, è una madre continuamente divisa tra l’amore per il figlio Steve e il desiderio di avere una propria vita. Anche la vicina di casa Kyle trova un contatto con Steve. Ciò che accomuna i tre protagonisti del film è la ricerca del proprio senso di libertà.
Questo film da la possibilità di entrare e di guardare a un tema complesso e delicato, quale quello del rapporto di amore che lega madre e figlio e di apprezzare le varie sfaccettature di un amore che è alternativamente rumoroso, gioioso, violento, tenero, proiettato.
Un film speciale, senza effetti speciali.
Una delle scene più belle di "𝐌𝐨𝐦𝐦𝐲" è quando una sera si ritrovano a casa mamma, figlio e amica a cantare "𝙊𝙣 𝙣𝙚 𝙘𝙝𝙖𝙣𝙜𝙚 𝙥𝙖𝙨", di Celine Dion.
L'eccentrico Steve è vestito con un look tutto suo.
La balbuziente Kyle quando canta non balbetta più.
E Diane, bella e comprensiva oltre ogni limite.
Stupendi: canzone e scena. E tutti.
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felicity
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mercoledì 27 marzo 2019
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un film sincero, dettato dal cuore, ma non facile
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Mommy ci coinvolge perché parla di libertà, osando non poco.
Una libertà sia espressiva sia tecnica, con la sapiente e provocatrice ripresa con un rapporto visivo fastidioso al primo impatto.
E proprio quest’ultimo riesce a dilatarsi in alcune occasioni.
In una bellissima scena il figlio riesce, con le proprie mani, ad allargare il rapporto 1:1 portandolo al 16:9, sentendosi in quell’istante come padrone del mondo.
La prospettiva insomma cambia quando la bellezza del vivere e del vedere prende il sopravvento.
Mommy è un film sincero, dettato dal cuore. Ma assolutamente non facile da vedere.
Commuove, senza se e senza ma, e introduce in un contesto ai limiti dell’assurdo con un’estetica nervosa che ci fa dire solamente una cosa: Dolan ha un talento eccezionale.
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Mommy ci coinvolge perché parla di libertà, osando non poco.
Una libertà sia espressiva sia tecnica, con la sapiente e provocatrice ripresa con un rapporto visivo fastidioso al primo impatto.
E proprio quest’ultimo riesce a dilatarsi in alcune occasioni.
In una bellissima scena il figlio riesce, con le proprie mani, ad allargare il rapporto 1:1 portandolo al 16:9, sentendosi in quell’istante come padrone del mondo.
La prospettiva insomma cambia quando la bellezza del vivere e del vedere prende il sopravvento.
Mommy è un film sincero, dettato dal cuore. Ma assolutamente non facile da vedere.
Commuove, senza se e senza ma, e introduce in un contesto ai limiti dell’assurdo con un’estetica nervosa che ci fa dire solamente una cosa: Dolan ha un talento eccezionale.
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francesca
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domenica 20 maggio 2018
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mommy
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Ciao mi chiamo Francesca.
Sono amante dei films drammatici e psicologici.
Scusate: non conoscevo e non ne avevo neppure sentito parlare del film "Mommy".....
Per curiosità l'ho guardato.
Non ho parole!
È uno dei film più belli che ho visto:
drammatica la storia, difficile il rapporto di amore-odio fra madre e figlio ed estremamente commovente!!!!!
Lo consiglio a pieni voti.
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elmistico
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martedì 3 ottobre 2017
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il coraggio di una madre
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Toccante, delicato, mai esagerato e mai banale, una storia di vita, come ce ne sono tante nel mondo, ma raccontata e interpretata ,sia dal regista che dagli attori, così realisticamente e mi viene da dire così "naturalmente", da venire conpletamente risucchiati nel vortice di emozioni che la storia ha in sè. Le musiche che accompagnano le varie situazioni della storia, si integrano così bene, che capisci anche solo con la musica, lo stato d'animo che ti vuol far assorbire il regista in quel momento della storia.....e poi...il legame, che puo esserci tra una madre e un figlio....una madre che fino all'ultimo tenta di salvarlo, con i pochi mezzi a sua disposizione, che cerca poi di salvarlo, quando capisce che con lei non avrà futuro, ma non capendo che quel suo modo di salvarlo, sarà proprio invece la fine per suo figlio.
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Toccante, delicato, mai esagerato e mai banale, una storia di vita, come ce ne sono tante nel mondo, ma raccontata e interpretata ,sia dal regista che dagli attori, così realisticamente e mi viene da dire così "naturalmente", da venire conpletamente risucchiati nel vortice di emozioni che la storia ha in sè. Le musiche che accompagnano le varie situazioni della storia, si integrano così bene, che capisci anche solo con la musica, lo stato d'animo che ti vuol far assorbire il regista in quel momento della storia.....e poi...il legame, che puo esserci tra una madre e un figlio....una madre che fino all'ultimo tenta di salvarlo, con i pochi mezzi a sua disposizione, che cerca poi di salvarlo, quando capisce che con lei non avrà futuro, ma non capendo che quel suo modo di salvarlo, sarà proprio invece la fine per suo figlio.....
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street_spirit
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mercoledì 22 marzo 2017
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uno dei migliori film degli ultimi anni
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Bellissimo ed emozionante dall'inizio alla fine, non riesco a trovargli un punto debole
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alessandroguatti
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martedì 21 febbraio 2017
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incontenibile energia in stile pop
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La potenza espressiva di Xavier Dolan è ormai indiscussa. Film dopo film, il regista canadese attua una ricerca formale sempre più interessante che si manifesta con un sapiente uso di ogni elemento cinematografico: dalla fotografia al montaggio, dai formati dell’immagine alla colonna sonora.
In Mommy quest’importanza del sonoro emerge in modo assai marcato. L’attenzione riservata all’aspetto acustico permette una descrizione aggiuntiva di situazioni, temi e personaggi, che sono così definiti non soltanto attraverso una fotografia mirabile ma anche tramite il contesto sonoro e rumoristico. È significativo che la storia inizi con uno schianto, un incidente che comporta un forzato cambio di rotta (letterale e metaforico), sottolineato anche dal punto di vista sonoro.
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La potenza espressiva di Xavier Dolan è ormai indiscussa. Film dopo film, il regista canadese attua una ricerca formale sempre più interessante che si manifesta con un sapiente uso di ogni elemento cinematografico: dalla fotografia al montaggio, dai formati dell’immagine alla colonna sonora.
In Mommy quest’importanza del sonoro emerge in modo assai marcato. L’attenzione riservata all’aspetto acustico permette una descrizione aggiuntiva di situazioni, temi e personaggi, che sono così definiti non soltanto attraverso una fotografia mirabile ma anche tramite il contesto sonoro e rumoristico. È significativo che la storia inizi con uno schianto, un incidente che comporta un forzato cambio di rotta (letterale e metaforico), sottolineato anche dal punto di vista sonoro. Altri segnali di questo tipo si possono rilevare lungo tutto il film: il rumore che produce il mazzo di chiavi di Die, che sbattono ripetutamente sul tavolo quando firma le dimissioni del figlio Steve dal centro di correzione, o il continuo picchiettare della penna che la donna tiene in mano mentre cerca di ottenere al telefono un lavoro come traduttrice; tutti segni della confusione esistenziale in cui la madre di Steve sta vivendo.
Pur presentando brani composti ad hoc da Eduardo Noya e pezzi strumentali come Childhood di Craig Armstrong o il concerto di Vivaldi op. 8 n. 2 "L’estate", la colonna sonora di Mommy è costituita prevalentemente da musica pop degli anni Novanta. Attraverso questi brani, molto noti specialmente a un pubblico che ha vissuto l’adolescenza in quegli anni, Dolan riesce a creare un’empatia con il protagonista, perché riconduce quasi sempre tale musica a una fonte sonora diegetica che riproduce la compilation che il padre di Steve aveva creato per il loro viaggio in California, poco prima di morire. Le canzoni che sentiamo (da White flag di Dido, a Blue (Da Ba Dee) degli Eiffel 65, passando per On ne change pas di Celine Dion) costituiscono dunque la colonna sonora della vita interiore di Steve, spesso facendosi portavoce dei suoi stati d’animo. E questa empatia viene formalizzata in modo straordinario da Dolan anche a livello visivo, attraverso un’innovativa ricerca sui formati. Quasi tutto il film è girato con un rapporto interno all’inquadratura di 1:1. L’immagine è un quadrato all’interno del quale i personaggi stanno stretti, sono prevalentemente inquadrati da soli (in particolare Die e Kyla) e rendono talvolta persino difficile all’operatore seguirli e mantenerli in campo. Questo è vero soprattutto per quanto riguarda Steve, la cui energia non riesce ad essere contenuta né da istituti di correzione o camicie di forza all’interno della storia, né, appunto, dal discorso filmico stesso. Vi sono tuttavia due momenti in cui l’immagine si allarga fino a raggiungere un formato di 1,85:1, a simboleggiare la (ricerca di) libertà dei personaggi. Il primo è la corsa in longboard in cui Steve, sulle note di Wonderwall degli Oasis, allarga le braccia con gesto liberatorio spingendo i bordi dell’inquadratura verso il nuovo formato. Il secondo è una rappresentazione del sogno di Die in cui vediamo il futuro irrealizzabile di Steve, sequenza per la quale la musica ha avuto un ruolo primario anche nel processo creativo: è stato infatti l’ascolto di Experience di Ludovico Einaudi a ispirare al regista la scrittura di una sequenza che avrebbe riguardato “una donna e la vita che non avrebbe mai avuto”.
Bisogna però sottolineare che nonostante questa empatia tra noi e i personaggi, Dolan inserisce una sorta di frattura tra lo spettatore e il mondo narrato nel film: alcuni filtri, come il cambio di formato dell’immagine, che sospingono i personaggi verso di noi per poi rimandarli lontano. Anche la musica agisce in questo senso. Se consideriamo sequenze come quella in cui Steve corre con la longboard e con il carrello del supermercato, possiamo notare come la canzone dei Counting Crows Colorblind sembri ad un primo sguardo provenire dal suo lettore attraverso le cuffie che indossa, ma notando il labiale e i movimenti di danza del ragazzo appare evidente come la musica che lui sta ascoltando non sia la stessa che sentiamo noi. Soprattutto, la musica è antifrastica rispetto alla situazione visivamente descritta, perché mentre Steve corre, urla, dimena il carrello del supermercato, la canzone è molto malinconica. Vi è dunque uno sfasamento tra diegetico ed extra-diegetico.
Tutto questo rende Dolan un regista radicalmente “pop”, perché si fa portatore di contenuti profondi rielaborati con criteri estetici che hanno come interlocutore soprattutto un pubblico giovane.
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filippo catani
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martedì 3 maggio 2016
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mamma e figlio
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Canada. Una donna vedova e con un lavoro più che precario cerca di occuparsi del figlio con problemi comportamentali coadiuvata da una insegnante vicina di casa.
Premio della giuria a Cannes per uno dei film più angoscianti ma belli degli ultimi tempi. Impossibile non provare compassione per questa famiglia disfunzionale rapidamente caduta in disgrazia dopo un periodo di relativo benessere grazie alle invenzioni del padre. Prendersi cura del figlio sarà un vero e proprio inferno in terra anche se il ragazzo a volte proverà, a modo suo, ad essere d'aiuto alla madre. Bravissimi gli minterpreti e ottima la colonna sonora che spazia su vari generi accompagnando sapientemente il racconto.
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Canada. Una donna vedova e con un lavoro più che precario cerca di occuparsi del figlio con problemi comportamentali coadiuvata da una insegnante vicina di casa.
Premio della giuria a Cannes per uno dei film più angoscianti ma belli degli ultimi tempi. Impossibile non provare compassione per questa famiglia disfunzionale rapidamente caduta in disgrazia dopo un periodo di relativo benessere grazie alle invenzioni del padre. Prendersi cura del figlio sarà un vero e proprio inferno in terra anche se il ragazzo a volte proverà, a modo suo, ad essere d'aiuto alla madre. Bravissimi gli minterpreti e ottima la colonna sonora che spazia su vari generi accompagnando sapientemente il racconto. Un film disturbante anche nei voluti cambi di schermo proprio per farci sentire ancora più dentro alle vicende di mamma, figlio e di questa vicina di casa che scappata dal lavoro di insegnante prova a rendersi utile. Film tostissimo ma molto bello.
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iris 29
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sabato 5 marzo 2016
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vivo per lei
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Un film impegnativo e molto toccante, una bellissima storia d'amore e odio tra i tre protagonisti, la madre Diane, il figlio Steve (affetto da deficit di attenzione e iperattivo) e la amica-vicina di casa Kyla (insegnate in anno sabatico affetta da balbuzie invalidante). Durante il fim i personaggi si incontrano ed è come se si salvassero a vicenda dalle loro vite complicate. La particolarità del film è nella ripresa, perchè la maggior parte delle scene è ripresa con una prospettiva ristretta e solo in due momenti del film la ripresa si allarga, come se volesse lasciar respirare lo spettatore dalla tensione creatasi, e come se ormai tutti i problemi fossero risolti e quindi si può sperare in un lieto fine.
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Un film impegnativo e molto toccante, una bellissima storia d'amore e odio tra i tre protagonisti, la madre Diane, il figlio Steve (affetto da deficit di attenzione e iperattivo) e la amica-vicina di casa Kyla (insegnate in anno sabatico affetta da balbuzie invalidante). Durante il fim i personaggi si incontrano ed è come se si salvassero a vicenda dalle loro vite complicate. La particolarità del film è nella ripresa, perchè la maggior parte delle scene è ripresa con una prospettiva ristretta e solo in due momenti del film la ripresa si allarga, come se volesse lasciar respirare lo spettatore dalla tensione creatasi, e come se ormai tutti i problemi fossero risolti e quindi si può sperare in un lieto fine. Le scene sono accompagnate da una colonna sonora meravigliosa che comprende anche Experience di Einaudi e Vivo per lei di Bocelli che Steve dedica alla madre ed esprime al meglio il forte legame che lui ha per lei, mentre la madre è più fredda e distaccata nel rapporto, quasi impaurita dal figlio e non sicura di un possibile futuro per il ragazzo. Il finale è struggente e la canzone Born to Die di Lana Del Rey calza a pennello. E' emozionante e lo spettatore non può fare a meno di ripensare al film una vota finito.
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