fabio silvestre
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martedì 29 marzo 2022
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commedia musicale esalta il valore della famiglia
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Incuriosito dal fatto che di questo film francese il relativo remake americano (CODA) abbia vinto il premio quale miglior film agli Oscar 2022, mi sono chiesto "perché aspettare di vedere il remake nelle sale se posso vedere subito l'originale su Prime Video?"...ecco a caldo la mia personale recensione: la pellicola rientra ampiamente nel genere della commedia musicale; infatti la principale protagonista è la ragazza sedicenne Paula Bèlier che a scuola si iscrive al corso di canto e spronata dal suo insegnante Thomasson prova un duetto con Gabriel (ragazzo che piace a Paula) per la recita di fine anno e partecipa alle selezioni di Radio France a Parigi. Quindi c'è molta musica francese nel film con i testi sottotitolati in italiano.
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Incuriosito dal fatto che di questo film francese il relativo remake americano (CODA) abbia vinto il premio quale miglior film agli Oscar 2022, mi sono chiesto "perché aspettare di vedere il remake nelle sale se posso vedere subito l'originale su Prime Video?"...ecco a caldo la mia personale recensione: la pellicola rientra ampiamente nel genere della commedia musicale; infatti la principale protagonista è la ragazza sedicenne Paula Bèlier che a scuola si iscrive al corso di canto e spronata dal suo insegnante Thomasson prova un duetto con Gabriel (ragazzo che piace a Paula) per la recita di fine anno e partecipa alle selezioni di Radio France a Parigi. Quindi c'è molta musica francese nel film con i testi sottotitolati in italiano. Oltre al sogno di una ragazza adolescente, il film tratta con leggerezza il tema dell'handicap ed in particolare dei sordomuti; infatti gli altri componenti della famiglia Bèlier - padre, madre e fratello di Paula - sono tutti e tre sordomuti e si relazionano tra loro e con la figlia con il linguaggio dei segni. La pellicola è ambientata nel piccolo paesino di Lassay dove i Bèlier sono agricoltori avendo una stalla piena di mucche il cui formaggio viene poi venduto al mercato del paese. Il desiderio di Paula di andare a Parigi sarà però combattuto dal fatto di non lasciare i genitori da soli. La sceneggiatura inizialmemte è originale però poi soprattutto nella seconda parte risulta molto prevedibile fino allo scontato lieto fine. Il pregio comunque è di trattare un argomento serio - la disabilità - senza scadere nei soliti luoghi comuni, anzi con alcune gag e trovate carine e simpatiche, nonchè di far riflettere lo spettatore sul valore della famiglia. In conclusione è un film che si può vedere (nonostante i tanti sottotitoli); personalmente non amando il genere commedia/musicale lo ritengo come storia e come interpretazione degli attori (che non sono in realtà sordomuti) sufficiente per un'ora e mezza di svago e riflessione. Voto finale: 6/10.
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giuseppe
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sabato 6 aprile 2019
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amore senza suoni e forza della musica
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La famiglia Bélier, e che famiglia!
Mi associo volentieri alla recensione della Gandolfi ed avrei poco da aggiungere.
Tuttavia queste poche righe vogliono essere un omaggio al cast di un bel film francese che in Italia malauguratamente, specchio di disgrazie o di commedia all'italiana, i nostri registi non sanno più fare.
Non voglio dire che in Italia non si facciano più buoni film, ma un'idea geniale come quella del regista di questo film, con un lieto fine per niente scontato e certamente commovente è difficile trovarlo.
Quindi i pregi del film sono tanti e non starò qui a ripeterli, ma mettere al centro una famiglia di sordomuti, che lavorano e vivono in campagna ma che tuttavia hanno pulsioni di impegno sociale e politico, e di amore per la musica, non è facile trovarne.
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La famiglia Bélier, e che famiglia!
Mi associo volentieri alla recensione della Gandolfi ed avrei poco da aggiungere.
Tuttavia queste poche righe vogliono essere un omaggio al cast di un bel film francese che in Italia malauguratamente, specchio di disgrazie o di commedia all'italiana, i nostri registi non sanno più fare.
Non voglio dire che in Italia non si facciano più buoni film, ma un'idea geniale come quella del regista di questo film, con un lieto fine per niente scontato e certamente commovente è difficile trovarlo.
Quindi i pregi del film sono tanti e non starò qui a ripeterli, ma mettere al centro una famiglia di sordomuti, che lavorano e vivono in campagna ma che tuttavia hanno pulsioni di impegno sociale e politico, e di amore per la musica, non è facile trovarne. Certo qualche fuga in avanti e qualche dolcezza di troppo edulcorano forse un po’ il racconto, ma vi assicuro che il film non perde tensione e piacevolezza e non si perde dietro romanticismi di maniera.
Insomma andatelo a vedere e saranno quasi due ore di felice stacco da tensioni e problemi della quotidianità.
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no_data
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giovedì 29 novembre 2018
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un film arrivato in sordina, ma che fa riflettere
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Indubbiamente non è un caposaldo della storia del cinema, ma è un film che - visto ciò che si vede in giro attualmente - decisamente interessate, che affronta il cosiddetto handicap (sordomutismo) in maniera ironica, ma sostanzialmente giusta, contrapponendo in maniera impietosa la supponenza dei "normali" (vedi il Sindaco in carica), al mondo degli "handicappati".
Un film, insomma, che vale la pena vedere, per riflettere e - magari - cambiare punti di vista stereotipati.
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giovedì 29 novembre 2018
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tutto giusto, ma
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prima di tutto è un film di musica e canto, resi ancora più forti e belli dai gesti di coloro che non possono goderli.
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giorpost
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domenica 20 maggio 2018
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storia sull'imprescindibile necessità del distacco
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Paula è una sedicenne proveniente da una famiglia diversamente abile: madre, padre e fratello sono, infatti, sordomuti. I quattro, molto uniti ed affiatati, gestiscono la loro attività di produzione di formaggi, tra una capatina al mercato settimanale e qualche reciproca incomprensione. Nella piccola cittadina di provincia tutto sembra scorrere bene fino a quando la politica del luogo minaccia di adottare espropri per favorire le infrastrutture: il padre di...., dunque, decide di scendere in campo nonostante la disabilità. Spinto ed aiutato dalla moglie, sarà questo l'evento che provocherà un mini-tornado in quel nucleo familiare così amalgamato, in quanto inizieranno (ora si) quelle tipiche incomprensioni scaturite da mancanza di attenzione.
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Paula è una sedicenne proveniente da una famiglia diversamente abile: madre, padre e fratello sono, infatti, sordomuti. I quattro, molto uniti ed affiatati, gestiscono la loro attività di produzione di formaggi, tra una capatina al mercato settimanale e qualche reciproca incomprensione. Nella piccola cittadina di provincia tutto sembra scorrere bene fino a quando la politica del luogo minaccia di adottare espropri per favorire le infrastrutture: il padre di...., dunque, decide di scendere in campo nonostante la disabilità. Spinto ed aiutato dalla moglie, sarà questo l'evento che provocherà un mini-tornado in quel nucleo familiare così amalgamato, in quanto inizieranno (ora si) quelle tipiche incomprensioni scaturite da mancanza di attenzione. La giovane, scopertasi come ottima interprete vocale ed infatuata del belloccio della scuola, sentirà forte il bisogno di "volare via" da quella ristretta comunità, sospinta anche da un maestro di musica in cerca di talenti...
La Famille Bélier (Fra, 2014) nasce dall'esigenza di un racconto fatto di linguaggi diversi e stratificati. L' anomalia sociale nella quale cresce e si adatta la protagonista, un' efficace Louane Emera al suo esordio, la porta a sviluppare varie capacità, tra le quali fare -perfino- da interprete dei suoi genitori; la pellicola di Lartigau ci da più di uno spunto sulle effettive possibilità che la vita, talvolta, sa offrire o togliere, a seconda della prospettiva. L' opera, molto "francese" (occorre, dopo averla vista, una capatina su Wiki per approfondire Michel Sardou, non certo per tutti i sopraffini padiglioni aurecolari europei), desta simpatia per la leggerezza con la quale si affrontano tematiche importanti e globali; il cast va assorbito poco alla volta, quasi iper-realistico nella recitazione ma anche bizzarro e, oltretutto, arricchito dall'esperta Karin Viard a bilanciare la giovane Emera, "prodotto" degli innumerevoli talent che imperversano nel Vecchio Continente.
Una favola, questa, dal sapore aspro, specie per il finale poetico nel quale la protagonista s'ingegna in un'interpretazione a doppio filo, tra vocalizzi e linguaggio dei segni a fare da sottotitoli per i -sorpresi- genitori in trasferta a Parigi.
Voto: 6.5
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valterchiappa
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sabato 20 gennaio 2018
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zucchero e canzoni
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“Un film che vi farà bene!” annuncia la locandina di “La famiglia Bélier”, la commedia di Eric Lartigau che giunge in Italia dopo il trionfo nei botteghini francesi; “…se siete anime semplici”, aggiungiamo noi, perché trattasi veramente di poca cosa. “La famiglia Bélier” non è più che una pochade, costruita con situazioni adatte a suggerire facili gag, ripiena di facile sentimentalismo, destinata verso un ovvio lieto fine. Sul set attori collaudati e ben noti al pubblico (Karin Viard, François Damiens, Eric Elmosnino) e il frutto più recente della reality TV francese, l’esordiente Louane Emera, ninfetta con le fattezze da Lolita e la voce da usignolo.
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“Un film che vi farà bene!” annuncia la locandina di “La famiglia Bélier”, la commedia di Eric Lartigau che giunge in Italia dopo il trionfo nei botteghini francesi; “…se siete anime semplici”, aggiungiamo noi, perché trattasi veramente di poca cosa. “La famiglia Bélier” non è più che una pochade, costruita con situazioni adatte a suggerire facili gag, ripiena di facile sentimentalismo, destinata verso un ovvio lieto fine. Sul set attori collaudati e ben noti al pubblico (Karin Viard, François Damiens, Eric Elmosnino) e il frutto più recente della reality TV francese, l’esordiente Louane Emera, ninfetta con le fattezze da Lolita e la voce da usignolo.
Una famiglia di agricoltori Normanni ha una particolare caratteristica: i suoi membri sono sordomuti, tranne la giovane figlia Paula, che costituisce il loro interfaccia con il mondo. Evidentemente, dopo l’exploit di “Quasi amici”, il tema della disabilità, inserito nell’ambito della commedia cui dona quel pizzico di scorrettezza, continua ad attrarre autori e pubblico. Papà è fumantino e determinato come un mulo, mamma è civettuola, con il sorriso a 32 denti stampato sul viso, il fratellino è tecno-dipendente, tutti sono perennemente arrapati. Paula, Cenerentola saggia, lavora, gestisce l’azienda e media gli eccessi di tutti, verbali, caratteriali ed anche sessuali (esilarante la scena della visita medica). Sostiene addirittura il padre nel suo progetto apparentemente più folle, candidarsi in politica per combattere il programma di espansione industriale del sindaco uscente. L’arma per la emancipazione sua dalla famiglia e della famiglia da lei è quella più inattesa: il dono di una voce incantevole, che le darà finalmente le ali per spiccare il volo. Il tutto fra addio lacrimosi, bronci, ripensamenti, cotte adolescenziali, gag spesso divertenti.
E canzoni. Bello innanzitutto l’omaggio all’opera di Michel Sardou, chansonnier degli anni ’70, autore di melodie coinvolgenti e popolari (uno dei pezzi della colonna sonora, “En chantant” fu scritto insieme al nostro Toto Cutugno, tanto per capire il genere). Ma, grazie al talento vocale della Emera e al facile impatto dei brani, le scene più coinvolgenti risultano essere proprio quelle musicali.
Non ci stupisce che 7 milioni di Galli siano usciti deliziati dalle sale, né che “La famiglia Bélier” appaghi le esigenze di tanti spettatori poco strutturati sparsi nel mondo. Irrita il fatto che i produttori d’oltralpe riescano costantemente a trasformare le loro operette in fruttuosi prodotti da esportazione, mentre la nostra commedia brillante, che nelle sue migliori espressioni svetta rispetto a tante produzioni straniere, si isola in una dimensione provinciale, perdendo l’opportunità di portare ossigeno così necessario a tutta la nostra industria cinematografica.
Così dico: seppure “La famiglia Bélier” sia un film adatto ad una serata di estremo disimpegno, non andate a vederlo e provate a preferire una sana commedia italiana. Ce ne sono in cartellone.
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filippo catani
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giovedì 29 settembre 2016
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commedia sulla diversità
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Nella campagna francese vive una famiglia dove padre, madre e figlio sono sordomuti. La figlia invece non lo è e anzi a scuola scoprirà anche di essere dotata di una bellissima voce. Quando le verrà proposto di seguire la sua passione ed andare a Parigi, le cose in famiglia precipiteranno.
Una commedia ben riuscita perchè al suo interno riesce a far vivere e convivere diverse anime. Innanzitutto quella sociale in quanto viene messa come protagonista assoluta una famiglia di sordomuti che riescono a condurre una vita sociale, lavorativa e soprattutto sessuale assolutamente soddisfacente. Inoltre arriva anche la candidatura a sindaco da parte del padre. Quindi abbiamo la vena ironica con le varie battute che percorrono l'intero film.
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Nella campagna francese vive una famiglia dove padre, madre e figlio sono sordomuti. La figlia invece non lo è e anzi a scuola scoprirà anche di essere dotata di una bellissima voce. Quando le verrà proposto di seguire la sua passione ed andare a Parigi, le cose in famiglia precipiteranno.
Una commedia ben riuscita perchè al suo interno riesce a far vivere e convivere diverse anime. Innanzitutto quella sociale in quanto viene messa come protagonista assoluta una famiglia di sordomuti che riescono a condurre una vita sociale, lavorativa e soprattutto sessuale assolutamente soddisfacente. Inoltre arriva anche la candidatura a sindaco da parte del padre. Quindi abbiamo la vena ironica con le varie battute che percorrono l'intero film. Abbiamo poi la parte musicale con vari pezzi cantati in coro, o singolarmente o in coppia dai vari protagonisti. E poi abbiamo così l'anima adolescenziale con la scoperta dei primi amori e non solo. Molto bene i protagonisti per una commedia delicata che ci permette di passare bene il tempo della sua durata.
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jackiechan90
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venerdì 22 luglio 2016
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la colonna visiva di michel sardou
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La storia de "La famiglia Bèlier" apparentemente è abbastanza classica: una ragazza scopre di avere una dote particolare ma deve superare un ostacolo per poter raggiungere il suo sogno. Fino a qui nulla di originale. Ma se pensiamo che l'ostacolo in questione è la sua stessa famiglia, che è una famiglia di sordomuti, e il suo dono è quello di avere una voce eccezionale, allora non si può non fare i complimenti per l'originalità agli autori di questa commedia francese, vera rivelazione di quest'anno che è riuscita a raggiungere i 7 milioni di spettatori (quasi 10 dicono alcuni) nel suo paese.
Una vera e propria rivelazione proprio perché si riconosce in esso una genuinità d'intenti e una capacità di coniugare elementi pop (la scelta dei temi adolescenziali unita al riferimento al mondo dei talent) con le tipiche atmosfere familiari da commedia francese con personaggi molto umani ma sempre sopra le righe.
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La storia de "La famiglia Bèlier" apparentemente è abbastanza classica: una ragazza scopre di avere una dote particolare ma deve superare un ostacolo per poter raggiungere il suo sogno. Fino a qui nulla di originale. Ma se pensiamo che l'ostacolo in questione è la sua stessa famiglia, che è una famiglia di sordomuti, e il suo dono è quello di avere una voce eccezionale, allora non si può non fare i complimenti per l'originalità agli autori di questa commedia francese, vera rivelazione di quest'anno che è riuscita a raggiungere i 7 milioni di spettatori (quasi 10 dicono alcuni) nel suo paese.
Una vera e propria rivelazione proprio perché si riconosce in esso una genuinità d'intenti e una capacità di coniugare elementi pop (la scelta dei temi adolescenziali unita al riferimento al mondo dei talent) con le tipiche atmosfere familiari da commedia francese con personaggi molto umani ma sempre sopra le righe. A questo si aggiunga una particolare capacità comica grazie agli equivoci linguistici dati dal doppio linguaggio (LIS francese e parole) che danno il via a numerosi siparietti comici. In questo sta la genialità degli autori, in questo meccanismo così semplice ma efficace. Ovviamente è consigliata la visione in lingua originale per non perdersi i doppi sensi e le freddure francesi (in particolare per quanto riguarda la rivalità Nord-Sud già apprezzata in "Benvenuti al Nord"). Per il resto abbiamo anche la componente teen che è aiutata anche dall'uso delle canzoni di Michel Sardou, noto chansonnier francese, che rappresenta la giusta colonna sonora emozionale per la pellicola (sarebbe più corretto dire che è il film che diventa "colonna visiva" alle canzoni).
Rimane una piacevole commedia degli equivoci che però aiuta anche a riflettere sul problema della comunicazione famigliare, tema universale che qui diventa glocale tutti gli effetti, un miscuglio di prodotti a kilometro zero e valori universali che coinvolgono i giovani di tutto il mondo. Quindi una commedia sapiente e ben calibrata che sicuramente appassionerà gli spettatori che (ancora) non conoscono le canzoni di Michel Sardou.
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luigi chierico
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sabato 9 luglio 2016
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semplicemente delizioso
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La deliziosa fanciulla Paula Bélier, la interpreta molto bene la bella Luane Emera, accoglie attorno a sé non solo la sua famiglia composta dal padre Rodolphe,dalla madre Gigi e da un fratello ma l’intero paese,e così,vedendo il film,anche di tutte le persone sensibili ai più alti sentimenti che fanno della Famiglia una solida e compatta compagine in grado di difendersi dalle cattiverie del mondo. Un film quindi per chi ama ancora la purezza dei sentimenti, dall’amore quale sentimento e non piacere della carne, per chi non abbandona ma “vola senza fumare e senza bere”. Non c’è uso di droga o di armi in quest’opera condotta ottimamente dall’attento regista Eric Lartigau, non ci sono grattaceli in cemento o strade insanguinate da folli corse in auto,c’è la strepitosa bellezza della natura.
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La deliziosa fanciulla Paula Bélier, la interpreta molto bene la bella Luane Emera, accoglie attorno a sé non solo la sua famiglia composta dal padre Rodolphe,dalla madre Gigi e da un fratello ma l’intero paese,e così,vedendo il film,anche di tutte le persone sensibili ai più alti sentimenti che fanno della Famiglia una solida e compatta compagine in grado di difendersi dalle cattiverie del mondo. Un film quindi per chi ama ancora la purezza dei sentimenti, dall’amore quale sentimento e non piacere della carne, per chi non abbandona ma “vola senza fumare e senza bere”. Non c’è uso di droga o di armi in quest’opera condotta ottimamente dall’attento regista Eric Lartigau, non ci sono grattaceli in cemento o strade insanguinate da folli corse in auto,c’è la strepitosa bellezza della natura. Si torna ad ammirare il fascino della vita in campagna con i sapori e caldi colori in cui anche le case hanno un colore vivace che conserva il calore degli affetti di chi ci abita;animali che pascolano là dove per le libere strade che portano alla scuola del paese si va in bici,accompagnatp da un paesaggio impagabile e cantando come fa la deliziosa Paula. La vita scorre in una casa e in un paese che sembrano irreali,tanto oggi è lontano il concetto e la visione della “Casa” e del “Paese”. Una straordinaria sceneggiatura,sebbene Rodolphe,Gigi ed il loro figlio più giovane siano muti e sordi,una serie di divertenti trovate e battute gesticolate o tradotte,o adattate,da Paula per chi ascolta o rivolge loro la parola, tutto spesso riportato a noi con buone didascalie. Paula presenta la mamma al mercato dicendo che divide con lei il lavoro:”Lei sorride,io parlo” e alla domanda:”Vi divertite?” risponde:”Come in famiglia”! Una stupenda scenografia che si avvale della bellezza delle cose semplici e non dello sfarzo dei film di Holliwood con case sempre principesche,enormi. Dimore così grandi in cui quasi sempre si disperdono gli affetti, che invece in casa Bèlier regnano sovrani. Paula,con dispiacere della sua mamma Gigi, non è nata sorda,lei parla e sente,è diversa da lei e dal marito Rodolphe che spera che questa sua figlia forse col tempo potrà diventare sordo-muta come loro. Un paradosso che dà voce al messaggio cercato dall’autore: chi sono i diversi?
Tanti altri noti film hanno avuto come protagonisti ciechi,sordi,muti, fra i tanti “Figli di un Dio minore” “Lezioni di piano”, pochi ne hanno fatto scopo essenziale come questo. Scopo è dimostrare come la diversità è normalità, tanto da non potersi sentire diversi da come si è ed accettare senza remore la convivenza con il resto del mondo al punto che candidarsi a sindaco è cosa assolutamente normale, mentre non sarebbe normale non accettare la candidatura e l’elezione a “Primo cittadino”. In questo panorama di sentimenti di calore umano, di affetti forti,profondi si vede scorgere una nube che può portare tempesta, la deliziosa Paula che fa da ponte tra la sua famiglia di sordo-muti ed il mondo intero, ha la passione del canto, fa una bella voce, è ma l’attaccamento alla famiglia che adora le impedisce di sognare. Ricordando la vicenda narrata nel film “Lo specchio della vita” in cui la figlia Sarah ripudia la madre Annie sino al punto di morte, vedendo e sentendo cantare Paula ai genitori:”Vi voglio bene,ma vado via,non fuggo,cercate di capire,volo non scappo,volo via, senza fumare,senza bere” a molti possono venire le lacrime agli occhi e lasciare che il destino si compia mentre iul treno si allontana.
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stefano capasso
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venerdì 13 novembre 2015
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un processo evolutivo condiviso
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In una scuola di una cittadina francese, la sedicenne Paula Belier viene coinvolta, suo malgrado, a cantare nel coro che sta mettendo su Thomasson, il maestro di musica.
Ben presto l’insegnate scopre che Paula ha un grande talento per il canto: lei è abituata a usare poca voce dal momento che i due genitori e il fratello minore sono tutti sordomuti. Con loro usa da sempre il linguaggio dei segni per comunicare ed è il tramite, il portavoce che permette loro di comunicare con il mondo che li circonda. Quando Thomasson propone a Paula di fare un audizione per entrare nella scuola di canto di Parigi per lei non sarà facile scegliere. L’idea di abbandonare la famiglia e allo stesso tempo il desiderio di trovare la sua strada saranno i due temi che dovrà affrontare in un momento di crescita fondamentale nella vita dell’adolescente.
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In una scuola di una cittadina francese, la sedicenne Paula Belier viene coinvolta, suo malgrado, a cantare nel coro che sta mettendo su Thomasson, il maestro di musica.
Ben presto l’insegnate scopre che Paula ha un grande talento per il canto: lei è abituata a usare poca voce dal momento che i due genitori e il fratello minore sono tutti sordomuti. Con loro usa da sempre il linguaggio dei segni per comunicare ed è il tramite, il portavoce che permette loro di comunicare con il mondo che li circonda. Quando Thomasson propone a Paula di fare un audizione per entrare nella scuola di canto di Parigi per lei non sarà facile scegliere. L’idea di abbandonare la famiglia e allo stesso tempo il desiderio di trovare la sua strada saranno i due temi che dovrà affrontare in un momento di crescita fondamentale nella vita dell’adolescente.
Una bella commedia di Eric Lartigau che alterna con vivacità momenti di umorismo ad altri di emozioni intense con un finale che ho trovato commovente. La necessità di definire la propria identità, di staccarsi dal nucleo familiare, che rassicura e allo stesso tempo confina, trova la sua risoluzione efficace quando tutto il nucleo, partecipa al processo evolutivo. Allora è possibile il confronto reale, dove possono emergere vecchi temi mai affrontati e l’amore che lega i componenti della famiglia può finalmente fluire. Un percorso di crescita che comincia dalla protagonista e che coinvolge tutti
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