gabriella
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martedì 18 agosto 2015
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il vento fresco della normandia
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Ancora una volta il cinema francese riesce a sorprendere con una storia che fa della semplicità il suo punto di forza. Paula è una sedicenne che vive in una fattoria della Normandia con i genitori ( mamma Gigi e papà Rodolphe) e un fratello minore, tutti sordi, eccetto lei. Paula è la voce della sua famiglia, quella che media tra loro e il resto del mondo, deve trattare con i fornitori ( i prodotti della fattoria vengono venduti al mercato) con i clienti,, con le banche, con il medico, il veterinario , svolge il tutto con attenzione e spontaneità, anche se cominciano i problemi legati all’adolescenza, il corpo che inizia a cambiare, la prima cotta verso un suo compagno di liceo. Il suo insegnante di musica a scuola intuisce in lei un forte potenziale, una voce rimasta in sordina che chiede prepotentemente di uscire, la incoraggia a partecipare a un concorso prima e a studiare poi canto a Parigi.
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Ancora una volta il cinema francese riesce a sorprendere con una storia che fa della semplicità il suo punto di forza. Paula è una sedicenne che vive in una fattoria della Normandia con i genitori ( mamma Gigi e papà Rodolphe) e un fratello minore, tutti sordi, eccetto lei. Paula è la voce della sua famiglia, quella che media tra loro e il resto del mondo, deve trattare con i fornitori ( i prodotti della fattoria vengono venduti al mercato) con i clienti,, con le banche, con il medico, il veterinario , svolge il tutto con attenzione e spontaneità, anche se cominciano i problemi legati all’adolescenza, il corpo che inizia a cambiare, la prima cotta verso un suo compagno di liceo. Il suo insegnante di musica a scuola intuisce in lei un forte potenziale, una voce rimasta in sordina che chiede prepotentemente di uscire, la incoraggia a partecipare a un concorso prima e a studiare poi canto a Parigi. Da qui il dilemma, da una parte il desiderio di esprimere il suo talento, dall’altra il senso di responsabilità verso i genitori che le sembra quasi di tradire, ironia della sorte, una figlia cantante in una famiglia di sordi. Tra l’altro i suoi genitori sembrano non soffrire affatto della “ diversità”, ritenendola una caratteristica anziché un handicap, infatti Rodolphe intende presentarsi come candidato sindaco alle comunali, convinto che per ascoltare non è necessario udire.Un mondo , quello dei non udenti che si esprime attraverso la gestualità di mani che assumono forma e sembianze, disegnano spazi e fili invisibili, accompagnati da espressioni che talvolta sembrano stralunate, occhi spalancati, attenti a qualsiasi segnale e movimento, un campo visivo a cui nulla sfugge.La frattura che si viene a creare tra Paula e la sua famiglia sembra compromettere l’idilliaco rapporto che si era stabilito ,come si può negare a un’adolescente di seguire la sua strada, anche se significa non contare più su quel ponte sicuro e rassicurante e trovare un guado di attraversamento? Sarà proprio Paula a far capire ai suoi genitori che ha ali per volare, ma non per scappare , nella commovente scena finale.
E’ una commedia fresca e genuina, dolce e divertente, irriverente quel che basta a non appesantirla, delicata e musicale, con le canzoni di Michel Sardou che assumono una nota di spigliata modernità e gioventù. Consigliato.
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vanessa zarastro
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sabato 8 agosto 2015
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l’ arcadia canta
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Film francese molto garbato e rassicurante. Il film è incentrato sui problemi dell’adolescenza come la cinematografia francese ci ha abituati mostrata, basti pensare a tutti i film di Eric Rohmer. La ricerca di un’identità, i primi amori e rossori, il desiderio di emancipazione dalla famiglia insieme ai sensi di colpa che in questo caso sono aggravati dal fatto di essere tutti sordomuti ad eccezione di Paula (Louane Emera) protagonista indiscussa, necessaria interprete tra i Beliér e il resto del mondo. Quasi un’ironia del destino, Paula ha un grande dono vocale e viene stimolata dal suo maestro di canto a esercitarsi fino a partecipare (tra umori alti e bassi, entusiasmi e rinunce) a un Concorso canoro organizzato da Radio France a Parigi, da cui esce un lieto fino che ricompatta tutte le tensioni familiari.
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Film francese molto garbato e rassicurante. Il film è incentrato sui problemi dell’adolescenza come la cinematografia francese ci ha abituati mostrata, basti pensare a tutti i film di Eric Rohmer. La ricerca di un’identità, i primi amori e rossori, il desiderio di emancipazione dalla famiglia insieme ai sensi di colpa che in questo caso sono aggravati dal fatto di essere tutti sordomuti ad eccezione di Paula (Louane Emera) protagonista indiscussa, necessaria interprete tra i Beliér e il resto del mondo. Quasi un’ironia del destino, Paula ha un grande dono vocale e viene stimolata dal suo maestro di canto a esercitarsi fino a partecipare (tra umori alti e bassi, entusiasmi e rinunce) a un Concorso canoro organizzato da Radio France a Parigi, da cui esce un lieto fino che ricompatta tutte le tensioni familiari.
Molto belli i paesaggi campestri in cui si trova questo piccolo villaggio di campagna, presumibilmente, a tre ore da Parigi, che rappresenta un luogo idilliaco di un’Arcadia incontaminata.
Bravi tutti gli attori, l’unica vera obiezione è la scelta musicale, in particolare nutro forti dubbi sulle canzoni di Michel Sardou.
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astromelia
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giovedì 4 giugno 2015
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commedia per tutta la famiglia
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niente di esaltante per questa commedia dal buon sentimento,a tratti edulcorata fatta su misura per chi si stupisce sempre,quadretto familiare con handicap che non approfondisce mai il problema....in quanto al sogno di poter cantare un giorno,quanti adolescenti ormai coi talent ci provano,l'importante non è avere voce ma essere la voce..
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enzo70
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martedì 19 maggio 2015
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una fantastica famiglia
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Il cinema francese mette a segno un altro bel colpo, con un film perfetto nella sua semplicità. I Belier sono una famiglia di agricoltura della Normandia, orgogliosi e volitivi, e che riescono ad andare oltre i limiti della disabilità della loro sordità. L’unica persona non colpita dalla malattia è la splendida Paula, una adolescente bionda che vive la sua giovinezza tra mucche da mungere, telefonate da fare con fornitori, banche, soci della cooperativa agricola, scuola ed amori. E come se non bastasse la ragazzina ha un dono, una voce incantevole che potrebbe farla volare oltre i confini della provincia cui sembra relegata dalla nascita e dai problemi della sua famiglia. Intorno un ragazzo bello e scontroso, un professore di musica che potrebbe meglio che Renzi non vede questo film o lo fa super preside ed una amica facile con i ragazzi.
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Il cinema francese mette a segno un altro bel colpo, con un film perfetto nella sua semplicità. I Belier sono una famiglia di agricoltura della Normandia, orgogliosi e volitivi, e che riescono ad andare oltre i limiti della disabilità della loro sordità. L’unica persona non colpita dalla malattia è la splendida Paula, una adolescente bionda che vive la sua giovinezza tra mucche da mungere, telefonate da fare con fornitori, banche, soci della cooperativa agricola, scuola ed amori. E come se non bastasse la ragazzina ha un dono, una voce incantevole che potrebbe farla volare oltre i confini della provincia cui sembra relegata dalla nascita e dai problemi della sua famiglia. Intorno un ragazzo bello e scontroso, un professore di musica che potrebbe meglio che Renzi non vede questo film o lo fa super preside ed una amica facile con i ragazzi. Ma la forza dei protagonisti, a parte Paula, interpretata da una splendida Louna Emera, è straripante, si ride, ci si diverte e si commuove. Pazienza se non è un capolavoro, non tutti i buchi servono a circondare ciambelle, vi assicuro che uscirete incantati dal cinema dopo aver avuto il piacere della compagnia di questa fantastica famiglia.
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fede slevin
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martedì 12 maggio 2015
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quando il cuore "ascolta" meglio delle orecchie
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Paula è una sedicenne come tante, goffa ed insicura, alla scoperta del proprio corpo e delle propie qualità di cui anch'ella è ancora all'oscuro ma ha già la maturità di una donna consapevole di essere faro ed unico ponte col mondo, di una famiglia di contadini della Normandia di cui è l'unica (s)fortunata a non essere sordomuta. Tra la normale vita di liceo e l'atipica condizione di lavoratrice e manager familiare, scopre di avere un incredibile talento per il canto, tanto da attirare l'interesse del suo disilluso professore di musica che, ignaro della condizione domestica della ragazza, la spronerà a partecipare ad un importante concorso musicale a Parigi. Per Paula si presenterà una scelta difficile.
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Paula è una sedicenne come tante, goffa ed insicura, alla scoperta del proprio corpo e delle propie qualità di cui anch'ella è ancora all'oscuro ma ha già la maturità di una donna consapevole di essere faro ed unico ponte col mondo, di una famiglia di contadini della Normandia di cui è l'unica (s)fortunata a non essere sordomuta. Tra la normale vita di liceo e l'atipica condizione di lavoratrice e manager familiare, scopre di avere un incredibile talento per il canto, tanto da attirare l'interesse del suo disilluso professore di musica che, ignaro della condizione domestica della ragazza, la spronerà a partecipare ad un importante concorso musicale a Parigi. Per Paula si presenterà una scelta difficile..
Quando un regista mescola bene le sue carte e crea il giusto mix tra comicità, riflessione e qualche trovata sopra le righe (vedi la forte aspettativa creata intorno al "grande duetto" sfumata poi nel disagio percepito dai geitori di Paula, spettatori passivi della performance), ecco che esce fuori "La famiglia Beliér". Questo fortunato prodotto d'oltralpe si basa tutto su un esplicito ribaltamento: Paula, unica voce della famiglia, si sente schiacciata dal macigno di questa "diversità" che, se da un lato le procura un ruolo fondamentale nel piccolo mondo protetto della fattoria di proprietà, dall'altro, costituisce l'unico vero handicap della narrazione. E' infatti a causa di questa bivalenza che Paula vive momenti di forte conflitto interiore, arrivando persino a scatenare una piccola guerra silenziosa con dei genitori inizialmente incomprensivi. Su questo ambito è pregevole la regia che, partendo da una rappresentazione di colazioni raggianti, sorrisi smaglianti e tavola imbandita, quasi ci si aspettasse da un momento all'altro la vista di Banderas intento a preparare biscotti, si passa a notare le prime lacrime, musi lunghi e tavola a malapena apparecchiata con briciole sparse qua e là. D'altronde, per i genitori, non è facile abbandonarsi a un futuro nuovo non più protetto dalla mediazione della giovane figlia, proprio per colpa di quell'unica qualità che non potranno mai apprezzare fino in fondo; ma qui, altra trovata di classe di Lartigau (anche se più prevedibile), ecco che viene fuori tutta l'umanità di Paula, quando il gesto d'amore di un padre comprensivo e ormai consapevole viene restituito, se non amplificato, nell'atto di tradurre, in linguaggio dei segni, la canzone che la porterà a vincere il concorso, così che anche genitori e fratellino possano "ascoltare" e sapere che, come recita il testo, ella non se ne andrà mai, volando per chilometri col cuore, fino a casa. Un film, dunque, che con una trovata narrativa che permette di riavvicinarsi al cinema muto americano, con le sue movenze e la sua comica espressività, abbraccia forte il valore della famiglia, delle origini, perchè lei è "Paula Beliér, Beliér come montone", come tende spesso a precisare, ma che cerca anche di lanciare un messaggio politico a tutta la Francia con l'idea della candidatura a sindaco del padre della protagonista, mettendo in guardia tutti i cittadini, quelli veri, che i fatti contano più di mille parole. Ennesima chicca del cinema francese degli ultimi tempi, che mette su schermo un prodotto poetico, sano, piacevole e senza grosse aspettative ed è proprio per questo, a mio avviso, che funziona così bene, ponendosi come un film per tutti, di pregevole fattura e dalla narrazione che scorre agile senza incappare mai nel banale.
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gadman
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giovedì 7 maggio 2015
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prendi il volo
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Bellissimo film! Commuove, Il legame con la propria famiglia e il momento in cui ciascuno spicca il volo verso il proprio destino! Consigliata la visione!
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magro
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lunedì 4 maggio 2015
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i francesi non ne sbagliano una
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Il cinema francese continua a sfornare bei film a basso budget. Questa volta abbiamo un soggetto geniale, una bella sceneggiatura 3-4 bravi attori e molto ben scelti nella loro caratterizzazione ha fatto Goal.
In fondo la storia della ragazza con aspirazioni artistiche che scappa di casa è un pò usurata, ma qui è solo una scusa per dare leggerezza e lieto fine al film.
Il soggetto vero è la disabilità, affrontata con leggerezza, comicità e serietà.
Straordinari i due coniugi Belier, dotati di una grande mimica, che recitano perfettamente senza mai parlare, ma trasmettendo comunque tutta la gamma delle emozioni.
Molto bello poi l'idea di contrapporre alla disabilità vocale/uditiva proprio il talento del canto, unendo in una sola famiglia elementi così ontologicamente distanti; fino al momento topico, quando per qualche minuto il regista fa entrare lo spettatore nel silenzio assoluto, facendo entrare quasi in 4D nel punto di vista dei due genitori.
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Il cinema francese continua a sfornare bei film a basso budget. Questa volta abbiamo un soggetto geniale, una bella sceneggiatura 3-4 bravi attori e molto ben scelti nella loro caratterizzazione ha fatto Goal.
In fondo la storia della ragazza con aspirazioni artistiche che scappa di casa è un pò usurata, ma qui è solo una scusa per dare leggerezza e lieto fine al film.
Il soggetto vero è la disabilità, affrontata con leggerezza, comicità e serietà.
Straordinari i due coniugi Belier, dotati di una grande mimica, che recitano perfettamente senza mai parlare, ma trasmettendo comunque tutta la gamma delle emozioni.
Molto bello poi l'idea di contrapporre alla disabilità vocale/uditiva proprio il talento del canto, unendo in una sola famiglia elementi così ontologicamente distanti; fino al momento topico, quando per qualche minuto il regista fa entrare lo spettatore nel silenzio assoluto, facendo entrare quasi in 4D nel punto di vista dei due genitori.
Film per grandi e adolescenti... e questo è un altro grande merito.
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no_data
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mercoledì 29 aprile 2015
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ridere, commuoversi ed emozionarsi
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Film meraviglioso, che è completo sia nella regia che nella sceneggiatura.
La protagosnista è un'adolescente, ma è sicuramente un film che non può far annoiare a nessuna età.
Fa ridere con le battute e le situazioni, mai pesanti e poco scontate. Ben recitato (l'ho visto anche in francese) e tramette un bel messaggio.
Consigliato! Se esce il dvd lo prendo di sicuro!
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great steven
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domenica 26 aprile 2015
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molto ottimismo e saggezza per un film simpatico.
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LA FAMIGLIA BELIER (FR, 2015) diretto da ERIC LARTIGAU. Interpretato da KARIN VIARD, FRANçOIS DAMIENS, ERIC ELMOSNINO, LOUANE EMERA, ROXANE DURAN, ILIAN BERGALA, LUCA GELBERG, MAR SODUPE, STEPHAN WOJTOWICZ, JEROME KIRCHER
Paula Bélier è una vispa e intelligente adolescente che frequenta il liceo in una cittadina francese di provincia e ha padre, madre e fratello sordomuti. I suoi parenti gestiscono un allevamento di mucche dal quale traggono succulente bottiglie di latte e un gustoso formaggio che vendono poi in un mercato rionale. Paula è ormai abilissima nel comunicare a gesti con i suoi famigliari, benché essi rimarchino in più occasioni il loro dissenso per il fatto di avere una figlia che riesce sia ad udire che a parlare.
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LA FAMIGLIA BELIER (FR, 2015) diretto da ERIC LARTIGAU. Interpretato da KARIN VIARD, FRANçOIS DAMIENS, ERIC ELMOSNINO, LOUANE EMERA, ROXANE DURAN, ILIAN BERGALA, LUCA GELBERG, MAR SODUPE, STEPHAN WOJTOWICZ, JEROME KIRCHER
Paula Bélier è una vispa e intelligente adolescente che frequenta il liceo in una cittadina francese di provincia e ha padre, madre e fratello sordomuti. I suoi parenti gestiscono un allevamento di mucche dal quale traggono succulente bottiglie di latte e un gustoso formaggio che vendono poi in un mercato rionale. Paula è ormai abilissima nel comunicare a gesti con i suoi famigliari, benché essi rimarchino in più occasioni il loro dissenso per il fatto di avere una figlia che riesce sia ad udire che a parlare. La ragazza scopre ben presto di possedere una particolare propensione e capacità per il canto e, incoraggiata dal maestro di musica Fabien Thomasson che prima la critica ma poi intuisce il suo potenziale, si iscrive a un provino che seleziona nuovi talenti per un’accademia di Parigi. Nel frattempo il padre di Paula, Rodolphe, vuole candidarsi a sindaco del paese, nonostante il suo handicap possa costituire un impedimento per una carriera politica, anche se lui rifiuta recisamente questa concezione. Divisa fra un amore ballerino e triviale per il compagno di scuola Gabriel e l’amicizia quasi fraterna con la coetanea Mathilde, Paula partecipa allo spettacolo scolastico dove si esibisce insieme agli altri ragazzi in una performance di coro e infine, dopo aver sostenuto il provino per entrare al Conservatorio parigino, viene accettata. Ma il dover abbandonare la sua stramba ma affezionatissima famiglia per recarsi nella capitale e cominciare una nuova vita non sarà certo una passeggiata. Non sono molti i film che accentrano la propria trama sulla disabilità che preclude alle persone di sentire ed esprimersi verbalmente, quindi un’iniziale nota di merito a La famille Bélier va già per l’ottima scelta di concentrare una vicenda intorno a un protagonista maschile e uno femminile che comunicano a gesti pur conservando uno spazio espressivo decisamente ampio e funzionale al ruolo dirigenziale ed educativo che esercitano sia ai fini della trama che nei confronti della figlia sana. La sovreccitata K. Viard e il possente F. Damiens costituiscono la carta vincente di una commedia drammatica che sa raccontare i sentimenti profondi e i drammi famigliari con una sincerità spiazzante che esula fortemente dal buonismo per abbracciare una sorta di cauta polemica contro la discriminazione nei riguardi dei diversamente abili, unita a una dose energica di carineria e fine umorismo agreste. L’imbecillità del mondo dei “normali”, che non sa fare altro se non rimanere a guardare e giudicare da un pulpito inesistente, è ben rappresentata dalla figura dell’ottuso e odiato sindaco (Wojtowicz), il quale nasconde le proprie paure insultanti e l’insicurezza marciante dietro una maschera spudorata di galanteria. Una rivelazione eclatante la mette in campo anche la giovanissima L. Emera, che regala ad un pubblico soddisfatto una ragazza che lotta per le proprie ambizioni ma che sa al contempo rispettare gli ideali positivi e incrementanti che due genitori assolutamente fuori dal comune le hanno instillato nel cuore e nella mente con un sistema istruttorio bizzarro ma pur sempre funzionante. Regia coerente e precisa, sceneggiatura galoppante e ben oliata ed eccellente scelta dei brani musicali cantati dai ragazzi in numerose occasioni nel corso della proiezione. Ha raggranellato qualche premio importante alla cerimonia 2015 dei César (gli Oscar francesi) e ai premi Lumière. Una pellicola che unisce il pregio di saper divertire con la sensazione riflessiva che le sue sequenze pacate e ragionate ispirano a chiunque possegga un briciolo di buon senso.
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robygiurdan
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mercoledì 22 aprile 2015
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"il tempo delle mele mal riuscito
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Commedia noiosa, adatta ad un pubblico di adolescenti. e come se non bastasse quando fanno cantare la ragazzina che doveva essere molto dotata, le fanno cantare(piu' volte, quasi allo sfinimento)una canzosa di Michel Sardou che piu' noiosa non poteva essere. Diciamo che c'e' molto di peggio in giro, ma questo film potevo proprio evitare di andare a vederlo
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