dandy
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mercoledì 8 luglio 2020
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ambizioni alte ma risultati modesti.
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A 6 anni di distanza da "Valzer con Bashir",Folman adatta il romanzo di Stalinslaw Lem "Il congresso di futurologia" per riflettere sulla cinematografia disumana di Hollywood(con casa di produzione che rimanda palesemente alla Paramount e alla Miramar),l'inesorabile scorrere del tempo,l'abuso delle immagini e il sopruso sulle stesse,oltre che su coloro da cui provengono.E sull'unità familiare,i sentimenti,la metacinematografia(con la protagonista nel ruolo di se stessa).Temi numerosi e seri,che la seconda parte animata,dopo una prima reale di indubbia efficacia(notevole la scena della digitalizzazione),non risce però ad esprimere appieno.Se l'animazione di Yoni Goodman ha un'innegabile bellezza nella sua essenzialità e le invenzioni visive non mancano,il discorso resta in superficie.
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A 6 anni di distanza da "Valzer con Bashir",Folman adatta il romanzo di Stalinslaw Lem "Il congresso di futurologia" per riflettere sulla cinematografia disumana di Hollywood(con casa di produzione che rimanda palesemente alla Paramount e alla Miramar),l'inesorabile scorrere del tempo,l'abuso delle immagini e il sopruso sulle stesse,oltre che su coloro da cui provengono.E sull'unità familiare,i sentimenti,la metacinematografia(con la protagonista nel ruolo di se stessa).Temi numerosi e seri,che la seconda parte animata,dopo una prima reale di indubbia efficacia(notevole la scena della digitalizzazione),non risce però ad esprimere appieno.Se l'animazione di Yoni Goodman ha un'innegabile bellezza nella sua essenzialità e le invenzioni visive non mancano,il discorso resta in superficie.Non c'è approfondimento,nè innovazione rispetto ad altri prodotti precedenti,specie per l'uso dei classici clichè emotivi a partire da quello del figlio malato,anche se il finale cerca un incrocio tra tragico e lieto.Tra gli ospiti del congresso compaiono personaggi storici,varie celebrità(Eastwood,Michael Jackson,Elvis Presley,Liz Taylor,un Tom Cruise con sorriso al neon e una parodia di Steve Jobs,nel ruolo dell'imbonitore Reeve Bobs)e personaggi inventati.Purtroppo resta una semplice curiosità più intrigante sulla carta.Prodotto dalla protagonista.
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francesco2
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domenica 2 giugno 2019
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valzer con robin
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Valzer con Bashir non mi aveva convinto, penso di averlo scritto anche su questo sito, ma era stato accolto quale modo innovativo per descrivere la guerra, in una dimensione collettiva ed individuale. Anche stavolta le pretese non mancano, spaziando dall attrice in carne e ossa che diventa cartoon, sino agli scenari futuristici, su cui si discetta da oltre un quarto di secolo. Ma in molti, da quanto capisco, stavolta non ci sono cascati.
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ennio
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martedì 17 ottobre 2017
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sorprendente ed onirico
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Classico film "piace molto o non piace per niente". Il genere postapocalittico/società degradata=disperazione sociale=droghe chimiche non è certo originale, già avevano ottenuto buoni risultati "strange days" ed "existenz". Però nessuno l'aveva buttata sull'animazione, che in questo caso è davvero bella e rispondente all'immaginario inconscio collettivo.
Non lo si paragoni ad una commediola come "Roger rabbit". Il primo grande film lisergico fu "2001 odissea nello spazio" con la sua infinita sequenza finale che fece innamorare tutti i liceali come me affascinati dall'occulto e tremendo potere delle droghe acide.
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Classico film "piace molto o non piace per niente". Il genere postapocalittico/società degradata=disperazione sociale=droghe chimiche non è certo originale, già avevano ottenuto buoni risultati "strange days" ed "existenz". Però nessuno l'aveva buttata sull'animazione, che in questo caso è davvero bella e rispondente all'immaginario inconscio collettivo.
Non lo si paragoni ad una commediola come "Roger rabbit". Il primo grande film lisergico fu "2001 odissea nello spazio" con la sua infinita sequenza finale che fece innamorare tutti i liceali come me affascinati dall'occulto e tremendo potere delle droghe acide. 45 anni dopo la tecnica ha permesso un affinamento delle capacità di viaggiare filmicamente in acido.
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elgatoloco
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lunedì 29 maggio 2017
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film extra-ordinario
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Ari Folman è certamente uno dei registi e autori di cinema più importanti del nostro tempo: traendo spunto dal romanzo"The Congress"dell'autore polacco(di"fantastico"piùttosto che di"sciience-fiction")stansilav Lem, laico negatore delle derive autoritarie insite anche nel regime capitalista dell'Ovest, oltre che in quelli dell'Est...."Qui il cinema è mefora della vita, con l'attrice che diviene strumento di reductio adminima, tramite la miniaturizzazione -lo sfruttamento da parte della Major, allegoria del potere diffuso fintamente"democratico". Il film è una sorta di"1984"orwelliano in forma completamente nuovo, guardando alla creatività , al epnsiero divergente(Guilford e Torrance ne erano stati grandi precursori), dunque all'uso del film "tradizionale"(colore virato seppia e biancoe nero a tratti)e animazione"nuova"(roboscope)per rendere i due livelli della realtà entrambi "falsi"nell'apprenza di"realtà", anzi anche"verità"entrambi imposti dal potere-dai poteri, quello grigio della"dura realtà" e qello colorato-psichdelico(Tim Leary, se fosse ancora vivo, non dormirebbe sonni tranquilli.
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Ari Folman è certamente uno dei registi e autori di cinema più importanti del nostro tempo: traendo spunto dal romanzo"The Congress"dell'autore polacco(di"fantastico"piùttosto che di"sciience-fiction")stansilav Lem, laico negatore delle derive autoritarie insite anche nel regime capitalista dell'Ovest, oltre che in quelli dell'Est...."Qui il cinema è mefora della vita, con l'attrice che diviene strumento di reductio adminima, tramite la miniaturizzazione -lo sfruttamento da parte della Major, allegoria del potere diffuso fintamente"democratico". Il film è una sorta di"1984"orwelliano in forma completamente nuovo, guardando alla creatività , al epnsiero divergente(Guilford e Torrance ne erano stati grandi precursori), dunque all'uso del film "tradizionale"(colore virato seppia e biancoe nero a tratti)e animazione"nuova"(roboscope)per rendere i due livelli della realtà entrambi "falsi"nell'apprenza di"realtà", anzi anche"verità"entrambi imposti dal potere-dai poteri, quello grigio della"dura realtà" e qello colorato-psichdelico(Tim Leary, se fosse ancora vivo, non dormirebbe sonni tranquilli...). Cifra stilistica incredbilmente nuova, originalissima, nuovo appello alle emzioni(la psicologia di Daniel Goleman e non solo giustamente le ha rivalutate in pieno), con inteprreti eccelsi quali Robin Wright, bella quanto bravissima, uno straordinario Harvey Keitel , Samy Gayle, per cui vale quanto detto per la protagonista Wright, che imperosna la figlia. Tecnica mista eccelsa, ma si è detto, ma anche l'uso delle musiche, tra cui una rivisitazione nuova e orginalissima di"For ever young"di Bob Dylan. Questo film del 2013 apprtiene all'empireo delle opere artistiche(non solo filmiche)dei primi decenni degli anni Duemila. El Gato
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solyaris
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lunedì 24 agosto 2015
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il liberto arbitrio individuale e collettivo, oggi
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FULL SPOILER!
La messa in scena di un mondo fantascientifico del futuro è un pretesto per parlare del mondo oggi. Sopra ogni cosa, questo film tratta della possibile facoltà umana del libero arbitrio!
Una attrice famosa ma decaduta, fa contratto con major cinematografica cedendo i diritti di digitalizzazione della sua immagine.
Qualche decennio dopo, la major è diventata una multinazionale totalitaria spacciatrice di droghe chimiche che permottono agli umani di assumere le sembianze preferite da ognuno, e vivere in un mondo che è specie di sogno allucinato collettivo "fantastico". Per rappresentare il mondo "fantastico", il regista usa l'animazione fumettistica. c'è un passaggio netto a metà del film tra il girato in live motion ed una animazione, quando la nostra protagonista, si droga consapevolmente per andare al "congresso Futurista", un meeting organizzato dalla major, in cui ancora la protagonista deve fare da sponsor ad una nuova droga-nella-droga, denominata La libera Scelta, un composto che offre a ognuno la possibilità di trasformarsi in chiunque altro.
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FULL SPOILER!
La messa in scena di un mondo fantascientifico del futuro è un pretesto per parlare del mondo oggi. Sopra ogni cosa, questo film tratta della possibile facoltà umana del libero arbitrio!
Una attrice famosa ma decaduta, fa contratto con major cinematografica cedendo i diritti di digitalizzazione della sua immagine.
Qualche decennio dopo, la major è diventata una multinazionale totalitaria spacciatrice di droghe chimiche che permottono agli umani di assumere le sembianze preferite da ognuno, e vivere in un mondo che è specie di sogno allucinato collettivo "fantastico". Per rappresentare il mondo "fantastico", il regista usa l'animazione fumettistica. c'è un passaggio netto a metà del film tra il girato in live motion ed una animazione, quando la nostra protagonista, si droga consapevolmente per andare al "congresso Futurista", un meeting organizzato dalla major, in cui ancora la protagonista deve fare da sponsor ad una nuova droga-nella-droga, denominata La libera Scelta, un composto che offre a ognuno la possibilità di trasformarsi in chiunque altro.
La nostra "eroina" dentro il mondo allucinato vive una storia di amore cin un uomo che fa il suo estremo atto d'amore: le dona una pastiglia che è in grado di portarla fuori dal mondo allucinato. Lei ha infatti il disperato rimorso di non trovare più in quel mondo, il suo figlio Aaron, affetto fina dall'adolescenza di una terribile malattiva degenerativa, che priva progressivamente di udito e vista. Prende la pasticca e torna nel mondo "vero" cioè quello vissuto dai pochi umani che non prendono nessuna droga, riservato ad una élite, che vive in atmosfera controllata all'interno di dirigibili, perchè l'aria della terra è contaminata e sulla terra vivono come homeless i non drogati poveri.
La nostra eroina rintraccia il medico del figlio bel mondo reale e questo le racconta che il figlio, malgrado la malattia che lo ha portato a no più vedere e non più sentire, per vent'anni non ha VOLUTO prendere la droga che lo avrebbe potuto fare rivedere e risentire (nel mondo fantastico), essere quindi "normale" (come gli altri drogati). Ma proprio poco prima che la mamma tornasse nel mondo reale per ritrovarlo, lui decide di andarci nel mondo fantastico. Allora la madre DECIDE di prendere una versione dell'allucinogneo che la porterà ad ESSERE suo figlio, a provare quello che suo figlio prova(va). Lei torna nel mondo allucinato, per vivere CON suo figlio. anzi per vivere DENTRO suo figlio, essere un tutt'uno con suo figlio.
La poesia dell'ultima sequenza è sublime e terribile.
E' un film secondo me davvero TRAGICO, stracolmo di un sarcasmo acido, nel mettere in luce la vanità esibizionistica, l'arroganza del potere, la miseria umana, quando l'uomo dimentica chi è, cosa è stato. Il film è una metafora del mondo odierno, dove le persone sono già drogate, su internet, piegate sul loro telefonino, per l'idiota apparire sui social network.
"the congress" è parzialmente riuscito perchè non sono approfondite le questioni filosofiche nevralgiche interiori (umanità, libertà, amore) e sociali (la guerra, il nazismo, Israele).
Il libero arbitrio ha due possibili letture che vengono presentate nel film:
1. La libera scelta individuale (la storia della protagonista), ma anche
2. La libera scelta collettiva, perchè la storia umana personale è metafora di quella di tutta la nazione ebraica, e qui come in Walzer con Bashir c'è una riflessione sulla rimozione della memoria collettiva.
Mi inchino!
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beppe baiocchi
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mercoledì 1 luglio 2015
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un esperimento poco riuscito
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Dopo l'apprezzato "Valzer con Bashir" Ari Folman, regista israeliano, tenta di stupire ancora, questa volta con uno strano incrocio di live action e film d'animazione di fantascienza.
Robin Wright (per i novizi la Claire Underwood di House of Cards) ,interpreta se stessa, ormai alla fine della sua carriera da attrice ad alti livelli. Criticata per aver rinunciato a ruoli che non le piacevano, e scelte sbagliate, le viene offerto un ultimo importante lavoro. Digitalizzare le proprie emozioni, le proprie espressioni, il proprio aspetto e dare i diritti alla Miramount, una importante casa di produzione cinematografica, per far girare a questa sua trasposizione digitale tutto quello che i produttori vorranno.
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Dopo l'apprezzato "Valzer con Bashir" Ari Folman, regista israeliano, tenta di stupire ancora, questa volta con uno strano incrocio di live action e film d'animazione di fantascienza.
Robin Wright (per i novizi la Claire Underwood di House of Cards) ,interpreta se stessa, ormai alla fine della sua carriera da attrice ad alti livelli. Criticata per aver rinunciato a ruoli che non le piacevano, e scelte sbagliate, le viene offerto un ultimo importante lavoro. Digitalizzare le proprie emozioni, le proprie espressioni, il proprio aspetto e dare i diritti alla Miramount, una importante casa di produzione cinematografica, per far girare a questa sua trasposizione digitale tutto quello che i produttori vorranno.
Venti anni dopo, Robin viene invitata dalla Miramount, come simbolo della nuova era, come colei che ha dato inizio allo sviluppo, ad un congresso, dove verrà annunciata una grande svolta. La commercializzazione di una fiala, con la quale le persone cadranno in una specie di realtà alternativa, un allucinazione collettiva animata, che permetterà loro di vivere la vita che hanno sempre voluto, come in un sogno.
Un altro salto temporale ci farà vedere il mondo come è diventato, e porterà la nostra protagonista alla ricerca del figlio, che soffre di una particolare patologia, e la porterà a vedere anche le conseguenze di quel congresso a cui è stata invitata.
Ispirato dal romanzo "il congresso di futurologia" di Stanislav Lev (lo scrittore di Solaris), vengono messe in luce sicuramente interessanti domande, e aspetti interessanti di trama. Quella che spicca per maggiore risalto è se vale la pena vivere in un sogno, un allucinazione, per offuscare la realtà e vivere in un falso piacere oppure farsi carichi delle proprie scelte, delle proprie difficoltà,della propria libertà, della propria unicità e vivere la realtà per quanto dura possa essere.
Un animazione ben strutturata, che ricorda molto l'animazione degli anni 30-40, e dove alcune idee visive sono molto suggestive.
Purtroppo però, alla fine dei giochi, l'esperimento di Ari Folman sembra essere riuscito solo in piccola parte. Sicuramente ottime sono le premesse,i messaggi sono suggestivi (come di tradizione quando ci si pone davanti una fantascienza distopica) e certamente la realizzazione di un tale progetto è una scelta coraggiosa.
Il problema è che il film è strutturato male, poco comprensibile il messaggio del regista, che risulta confuso a livello di narrazione.I temi trattati, che sono comunque complessi, non vengono trattati in maniera eloquente (nonostante le due ore piene di film), un esempio è il ruolo del figlio (che è motore e risoluzione del film), importantissimo a livello di trama e comprensione del tutto, viene trattato in maniera quasi superficiale.
Come detto un film che se studiato meglio poteva essere un vero gioiellino, ma che purtoppo, nonostante spunti d'interesse, viene realizzato in maniera frettolosa e troppo artificiosa, almeno dal lato narrativo.
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xcacel
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domenica 5 aprile 2015
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boh...
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Mi sembra che le recensioni di questo film siano tutte un po' autocompiaciute. Con tutta sincerità a me è sembrato un mattone clamoroso. Premetto che mi piace la fantascienza, soprattutto quella non banale e senza trama. Beh, questo non è proprio un film di fantascienza, è più un esperimento alla roger rabbit in chiave allucinogena, solo che le allucinazioni sono così tante e così confuse che dopo un po' non ci capisce più niente.
Bella l'idea iniziale, molto bello il monologo di Harvey Keitel, ma non bastano a far digerire gli altri 100 minuti di film. Tutto il secondo tempo è un'alternanza di immagini oniriche sovrapposte e confuse, che dopo un po' hanno iniziato ad irritarmi e stancarmi.
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Mi sembra che le recensioni di questo film siano tutte un po' autocompiaciute. Con tutta sincerità a me è sembrato un mattone clamoroso. Premetto che mi piace la fantascienza, soprattutto quella non banale e senza trama. Beh, questo non è proprio un film di fantascienza, è più un esperimento alla roger rabbit in chiave allucinogena, solo che le allucinazioni sono così tante e così confuse che dopo un po' non ci capisce più niente.
Bella l'idea iniziale, molto bello il monologo di Harvey Keitel, ma non bastano a far digerire gli altri 100 minuti di film. Tutto il secondo tempo è un'alternanza di immagini oniriche sovrapposte e confuse, che dopo un po' hanno iniziato ad irritarmi e stancarmi. Finale all'altezza del film, ossia sconclusionato. Da evitare.
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liuk!
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mercoledì 11 febbraio 2015
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la wright non basta
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Brava e bellissima come sempre, Robin Wright non basta a salvare una pellicola inconcludente e visionaria.
Mezzo film e mezzo cartone, questo The Congress non decolla ed annoia dall'inizio alla fine. Una storia troppo assurda, resa in maniera ancor più assurda, personalmente da dimenticare.
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alexander 1986
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sabato 10 gennaio 2015
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la chimica di un capolavoro.
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L'attrice statunitense Robin Wright (una volta nota come Wright-Penn) interpreta se stessa. O almeno quello che teme di essere: un'attrice prossima alla 50ina e in declino. Con in più due figli a carico di cui uno splendido ma problematico, Aaron. Per questo accetterà dal capo della Miramount Pictures una proposta simile a un patto col diavolo: infatti si impegna a cedere i diritti di sfruttamento della propria immagine, la quale sarà digitalizzata per creare un'attrice digitale sempre giovane e 'sfruttabile' per vent'anni.
Allo scadere di questi vent'anni Robin Wright torna alla sede della Miramount per discutere il rinnovo del contratto.
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L'attrice statunitense Robin Wright (una volta nota come Wright-Penn) interpreta se stessa. O almeno quello che teme di essere: un'attrice prossima alla 50ina e in declino. Con in più due figli a carico di cui uno splendido ma problematico, Aaron. Per questo accetterà dal capo della Miramount Pictures una proposta simile a un patto col diavolo: infatti si impegna a cedere i diritti di sfruttamento della propria immagine, la quale sarà digitalizzata per creare un'attrice digitale sempre giovane e 'sfruttabile' per vent'anni.
Allo scadere di questi vent'anni Robin Wright torna alla sede della Miramount per discutere il rinnovo del contratto. Scopre così che i progressi del cinema e della tecnologia stanno conducendo il mondo sull'orlo di un'apocalittica allucinazione. L'unico modo per uscirne è per Robin la ricerca di suo figlio.
Liberamente tratto dal romanzo sci-fi di Stanislaw Lem. Uno dei più grandi maestri del genere. E' il ritorno alla regia di Ari Folman, meglio conosciuto per il sorprendente 'Valzer con Bashir' (2008).
Al di là dell'artificio dell'identificazione tra l'attrice protagonista e il personaggio filmico, 'The Congress' richiede allo spettatore fiducia e impegno prima di ogni giudizio. Si rivelerà pian piano essere una delle opere di fantascienza migliori che si siano mai viste: intelligente, complesso, profondo. Il tema dominante è quello classico della distopia alla '1984' o 'Brazil' (1985) ma interessante è il modo in cui viene affrontato in combinazione ad altre paure dell'umanità attuale: fra tutte, la paura dello scorrere del tempo e lo smarrimento di sé nel caos. Straordinaria è poi l'illustrazione del cinema in quanto quintessenza della capacità umana di sognare, ma anche fonte di autodistruzione.
'The Congress' è una delle esperienze cinematografiche più spiazzanti e coraggiose degli anni Duemila. Trovo incredibile la sottovalutazione rivoltagli dal pubblico e dalla critica. Probabilmente il fatto che metà pellicola sia girata in animazione ha dato adito a una discriminazione snobistica. Eppure almeno quella fetta di pubblico che ha nostalgia del migliore Terry Gilliam e di un certo cinema alternativo avrebbe dovuto accorgersi di questo prodotto. Se non lo è già, diventerà un cult nei tempi a venire.
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filippo catani
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martedì 9 dicembre 2014
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un futuro oscuro
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Robin Wright vive con i due figli in un hangar in disuso. L'attrice riceve una proposta dalla Miramount e cioè quella di vendere la propria immagine per sole produzioni fatte a computer senza poter più recitare in nessuna occasione per vent'anni.
Ari Folman imbastisce un film tosto e assolutamente sperimentale che si divide a metà tra film e cartoon con una perfetta contaminazione. Il tema è assolutamente di grande attualità e riguarda il peso che le nuove tecnologie stanno avendo e avranno sempre di più in un futuro abbastanza prossimo. Ecco allora che anche l'industria cinematografica dovrà adattarsi con nuove produzione. Agli attori sarà chiesto solo di vendere la propria immagine poi al resto penseranno le case di produzione (quì abbiamo una fusione tra Miramax e Paramount) e gli esperti di computer grafica.
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Robin Wright vive con i due figli in un hangar in disuso. L'attrice riceve una proposta dalla Miramount e cioè quella di vendere la propria immagine per sole produzioni fatte a computer senza poter più recitare in nessuna occasione per vent'anni.
Ari Folman imbastisce un film tosto e assolutamente sperimentale che si divide a metà tra film e cartoon con una perfetta contaminazione. Il tema è assolutamente di grande attualità e riguarda il peso che le nuove tecnologie stanno avendo e avranno sempre di più in un futuro abbastanza prossimo. Ecco allora che anche l'industria cinematografica dovrà adattarsi con nuove produzione. Agli attori sarà chiesto solo di vendere la propria immagine poi al resto penseranno le case di produzione (quì abbiamo una fusione tra Miramax e Paramount) e gli esperti di computer grafica. Tutto questo però non porterà solo effetti benefici anzi nella seconda parte della pellicola ci immergiamo in un futuro che più distopico non potrebbe essere (usando una terminologia per un genere che sta avendo grande successo negli ultimi tempi). Ecco allora che con una filaetta "speciale" ognuno di noi potrà entrare in un mondo fittizio per essere ciò che vorrebbe essere ma al prezzo di essere una sorta di morto vivente nella vita reale. Intensa e ottima l'interpretazione di Robin Wright che fa da reale protagonista della storia e nella parte della figlia rivediamo con piacere Sami Gayle che ci era piaciuta tantissimo in Deteachment. Insomma c'è nella trama del film qualcosa di già visto ma il tutto è ben amalgamato e rende valida questa pellicola.
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