Smetto quando voglio

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Un film di Sydney Sibilia. Con Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo.
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Commedia, durata 100 min. - Italia 2013. - 01 Distribution uscita giovedì 6 febbraio 2014. MYMONETRO Smetto quando voglio * * * - - valutazione media: 3,15 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

La banda dei cervelli Valutazione 4 stelle su cinque

di Gianni Perego


Feedback: 200 | altri commenti e recensioni di Gianni Perego
domenica 2 marzo 2014

“… tutt’al più può essere definito un reato a responsabilità limitata…” Questa di Giacomo Furia \ “Cardone”, ne “La banda degli onesti”, con Totò, può sintetizzare il senso di “Smetto quando voglio”, opera prima e toccante di S. Sibilia. E’ una storia brillante nella costruzione narrativa, ma, pur presentando una sceneggiatura ricca di iperboli (in alcune fasi del film anche troppe), è soprattutto tragicamente veritiera nella descrizione del contesto. E’ un lavoro che, in questo senso, fa proprio il principio fondativo del nostro cinema civile scolpito nella didascalia iniziale dell’immortale Le mani sulla città, di Rosi: “I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce.» Come altrimenti può commentarsi un film che tratteggia il ritratto, esilarante e straziante, di 7 ricercatori precari, di 7 sontuosi cervelli che annaspano e marciscono in quella letale morta gora che è oggi questo paese per chi possiede solo conoscenze scientifiche e non anche ministeriali, e che, dopo l’ennesima umiliazione, pur di venirne fuori, s’inventano provetti produttori e spacciatori di stupefacenti? Questo è un film ricco di scene che meriterebbero di diventare di culto, tanto sono icastiche nella loro feroce levità. Come quella dell’enfant prodige dell'antropologia culturale, naturalmente disoccupato, che, pur di spuntare un posto di lavoro non meglio qualificato, durante il colloquio di presentazione con il rozzo e non proprio limpido datore di lavoro, si finge coatto e semianalfabeta, ma si tradisce quando gli sfugge un “diatriba legale” e, a quel punto, disperato, pur di aver ancora qualche chance di assunzione, dichiara di aver fatto “richiesta di rinunciare alla laurea.” Anche l’antropologo, fatalmente, deciderà di entrare nella “banda dei ricercatori”, uno più geniale dell’altro. Tutti uomini geniali e volenterosi con i quali la vita e quelli che stanno loro intorno hanno giocato sporco. Tutti giovani uomini indubitabilmente onesti in origine, di più vittimizzati, come Totò, Peppino e Giacomo Furia nel film citato all’inizio; che, però, contrariamente a questi ultimi, non hanno solo fondamentali bisogni materiali da soddisfare, ma anche un talento mostruoso da vendicare. Una banda, però, che commette reati tutt’altro che “a responsabilità limitata”, come emergerà dal finale tragicomico del film. Sì, Smetto quando voglio è il lavoro di un regista che, evidentemente, conosce e ha imparato bene la lezione dei padri più nobili di quel genere raro e prezioso (se ben fatto) che è la commedia civile. Un film che ci ricorda che si possono produrre opere di grande levità e impegno anche senza degradare nelle narrazioni politicamente corrette, di più limpido conio italico – familistico, di avvocati d’affari tanto cialtroni e voraci quanto immancabilmente folgorati, nell’happy end, sulla via di Damasco della resipiscenza morale, con conseguente rifugio negli affetti familiari. E questa, last but not least, è l’ultima notazione di merito di questo film: le note “monicelliane” di sottofondo che si avvertono nel ripudio di qualsiasi forma di cedimento a quella che il Maestro Monicelli definiva in una, terribile, delle sue ultime interviste “la trappola della speranza”. No, ha ragione Sidney Sibilia (e Monicelli), nel messaggio più perentorio che affida alla sua notevole opera prima: non ci può essere speranza per il talento in questo paese. Stefano Palmisano

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