sergio dal maso
|
giovedì 18 giugno 2015
|
la grande commedia italiana
|
|
|
|
“ … hai detto diatriba legale ? guarda, sono stato chiaro: non assumo laureati !”
“ ma guardi che è stato un errore di gioventù del quale sono assolutamente consapevole”
colloquio di lavoro tra uno sfasciacarrozze e un ricercatore in antropologia disoccupato
In un mondo capovolto due giovani latinisti con pubblicazioni internazionali lavorerebbero come benzinai in un distributore gestito da un cingalese. Un riconosciuto chimico computazionale farebbe il lavapiatti in un ristorante cinese. Solo in un Paese grottesco e surreale un valente archeologo, da sempre precario, potrebbe finire ad asfaltare strade, o un macroeconomista, geniaccio ai tempi dell’università, non troverebbe uno straccio d’impiego decente finendo col passare le giornate giocando a poker con gli zingari.
[+]
“ … hai detto diatriba legale ? guarda, sono stato chiaro: non assumo laureati !”
“ ma guardi che è stato un errore di gioventù del quale sono assolutamente consapevole”
colloquio di lavoro tra uno sfasciacarrozze e un ricercatore in antropologia disoccupato
In un mondo capovolto due giovani latinisti con pubblicazioni internazionali lavorerebbero come benzinai in un distributore gestito da un cingalese. Un riconosciuto chimico computazionale farebbe il lavapiatti in un ristorante cinese. Solo in un Paese grottesco e surreale un valente archeologo, da sempre precario, potrebbe finire ad asfaltare strade, o un macroeconomista, geniaccio ai tempi dell’università, non troverebbe uno straccio d’impiego decente finendo col passare le giornate giocando a poker con gli zingari.
Chiaramente tutto questo potrebbe succedere solo in un film o in un Paese capovolto … o forse no?
Tra le tante commedie uscite in questi anni sulla crisi economica e sul mondo del precariato la migliore in assoluto è sicuramente Smetto quando voglio, folgorante esordio del trentaduenne salernitano Sydney Sibilia. Già dai titoli di apertura si preannuncia come una storia esilarante, uno spaccato urticante e ferocemente ironico su quello che è diventato il nostro Paese. Al ricercatore precario in neurobiologia Pietro Zinni (il bravissimo Edoardo Leo), frustrato dalle difficoltà economiche e dalle umiliazioni del mondo accademico, dove baronato e raccomandazioni hanno cancellato ogni residuo di meritocrazia, viene in mente un’idea folle: creare una nuova droga sintetica purissima, quindi non ancora considera illegale, e mettersi a spacciarla nelle discoteche. Ma da solo non può farcela, ci vuole una vera e propria “banda”. Per questo riunisce sei vecchi compagni di studio, tutti valenti e brillanti laureati, ognuno una ex-promessa nella propria facoltà, tutti relegati dalle circostanze della vita a lavori manuali sottopagati o alla disoccupazione. Naturalmente i sette improvvisati spacciatori ne combineranno di tutti i colori. Risate scoppiettanti sono assicurate da un’esplosione di trovate geniali e situazioni adrenaliniche: goffe rapine alle farmacie con archibugi ottocenteschi, minacce e sequestri da parte dei veri malavitosi, stravaganti matrimoni “riparatori” nei campi nomadi dei sinti.
Smetto quando voglio è probabilmente la vera sorpresa di questa stagione. Il giovane cineasta Sydney Sibilia, al suo esordio e da autodidatta, ha realizzato un film praticamente “perfetto”, sotto molti punti di vista
davvero straordinario. Prima di tutto per la sceneggiatura, curata dal regista assieme a Valerio Attanasio e Andrea Garello. La scrittura del film è magnifica, ironica e corrosiva senza mai essere banale né volgare. Il film ha un ritmo incalzante, senza pause, con inquadrature autoriali e trovate registiche sorprendenti.
La fotografia di Vladan Radovic e la colonna sonora di Andrea Farri sono anch’esse “stupefacenti”. Colori marcati e vivaci con cromatismi fluorescenti e riprese in notturna altrettanto fumettistiche si sposano perfettamente con una colonna sonora fresca e vivace, a tratti martellante.
Ma la punta di diamante di Smetto quando voglio è l’interpretazione corale della “banda”. I sette attori protagonisti, tutti volti poco conosciuti, sono un corpo unico, affiatati ed equamente ben caratterizzati. Per la bravura dimostrata da tutti è difficile sceglierne qualcuno, per motivi di spazio cito Edoardo Leo (il neurobiologo capobanda), Valerio Aprea e Lorenzo Lavia (i benzinai latinisti che litigano insultandosi con imprecazioni dotte in latino). Due ruoli secondari ma ben inseriti nell’equilibro della storia sono quelli della fidanzata di Pietro (la sempre brava Valeria Solarino) e del temibile narcotrafficante Er Murena (un inedito Neri Marcorè).
Molti critici hanno paragonato l’esordio del regista salernitano a capolavori della commedia italiana come I soliti ignoti o La banda degli onesti, accostandolo addirittura ai maestri Monicelli, Germi e Risi. Le potenzialità ci sono tutte. Certamente dopo questo clamoroso successo Sydney Sibilia non avrà nessuna voglia di smetterla con i film, avendo dimostrato che con il talento e le idee giuste si può fare un cinema autoriale, innovativo e di successo anche senza i soliti attori campioni d’incassi e senza inseguire i modelli decotti della commedia commerciale e la melassa della comicità televisiva.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a sergio dal maso »
[ - ] lascia un commento a sergio dal maso »
|
|
d'accordo? |
|
beppe baiocchi
|
mercoledì 12 febbraio 2014
|
ricercatore = ricercato?
|
|
|
|
Qual'è la differenza tra ricercatore e ricercato?
Secondo Sydney Sibilla (al suo esordio sul grande schermo) nessuna.
Un gruppo di laureati, geniali, preparatissimi chiaramente disoccupati per sbarcare il lunario decide di creare una Smart Drug, una specie di Ecstasy non considerata illegale per lo stato italiano e di spacciarla nelle discoteche. I Soldi arriveranno a palate ma chiaramente da tanti soldi derivano tanti problemi!!!
La forza di questa storia ,oltre alla simpatica critica di professionisti nel mondo del precariato, è il gruppo.
Nonostante i personaggi sembrano quasi caricature delle loro professioni (i latinisti su tutti) la forte caratterizzazione che li contraddistingue riesce a strappare più di qualche risata allo spettatore.
[+]
Qual'è la differenza tra ricercatore e ricercato?
Secondo Sydney Sibilla (al suo esordio sul grande schermo) nessuna.
Un gruppo di laureati, geniali, preparatissimi chiaramente disoccupati per sbarcare il lunario decide di creare una Smart Drug, una specie di Ecstasy non considerata illegale per lo stato italiano e di spacciarla nelle discoteche. I Soldi arriveranno a palate ma chiaramente da tanti soldi derivano tanti problemi!!!
La forza di questa storia ,oltre alla simpatica critica di professionisti nel mondo del precariato, è il gruppo.
Nonostante i personaggi sembrano quasi caricature delle loro professioni (i latinisti su tutti) la forte caratterizzazione che li contraddistingue riesce a strappare più di qualche risata allo spettatore.
Finalmente infatti una commedia italiana che tanto italiana non sembra. Basta con lo strappare risate con parolacce e con allusioni sessuali, finalmente una commedia che riesce a far ridere in modo genuino.
Gli attori nonostante non siano i più famosi del panorama italiano ( forse meglio ) sono davvero molto bravi e convincenti, la storia fila liscio (forse velocizzando troppo nel finale) e soprattutto strappa tanti sorrisi.
Certo il film non è esente da critiche, forse strizza un po tanto l'occhio verso produzioni americane ( il film risulta un Breaking Bad in salsa comica con un pizzico di Ocean's Eleven ) forse a volte le situazioni risultano troppo surreali ma non penso che infici il risultato. Un film fresco, convincente, che fa ben sperare per questo nuovo tipo di commedia all'italiana
[-]
|
|
[+] lascia un commento a beppe baiocchi »
[ - ] lascia un commento a beppe baiocchi »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
domenica 9 febbraio 2014
|
finalmente una piacevole commedia italiana
|
|
|
|
Un gruppo di provetti dottori di ricerca cerca di barcamenarsi come meglio può. Il leader del gruppo, una volta saputo della perdita del tanto agognato contratto a tempo indeterminato ha un'iudea: gettarsi nel mondo delle smartdroug. Comincerà quindi una notevole escalation che porterà inevitabilmente con se numerosi effetti collaterali.
E' proprio il caso di dirlo: finalmente una piacevole e frizzante commedia all'italiana dove a volte si ride di gusto ma molto spesso si mastica amaro (è il caso stesso del titolo che nel momento in cui viene pronunciato ha una valenza dolceamara). Ecco allora la storia, che tanti purtroppo vivono sulla propria pelle, di sette ragazzi con un cervello mostruoso ma che l'università italiana, per un motivo o per l'altro, si è lasciata sfuggire.
[+]
Un gruppo di provetti dottori di ricerca cerca di barcamenarsi come meglio può. Il leader del gruppo, una volta saputo della perdita del tanto agognato contratto a tempo indeterminato ha un'iudea: gettarsi nel mondo delle smartdroug. Comincerà quindi una notevole escalation che porterà inevitabilmente con se numerosi effetti collaterali.
E' proprio il caso di dirlo: finalmente una piacevole e frizzante commedia all'italiana dove a volte si ride di gusto ma molto spesso si mastica amaro (è il caso stesso del titolo che nel momento in cui viene pronunciato ha una valenza dolceamara). Ecco allora la storia, che tanti purtroppo vivono sulla propria pelle, di sette ragazzi con un cervello mostruoso ma che l'università italiana, per un motivo o per l'altro, si è lasciata sfuggire. Ecco allora i benzinai che parlano in latino tra loro, l'archeologo precario, lo statistico che si è ridotto a contare le carte a poker (peraltro senza nemmeno riuscirci), il cuoco chimico, l'antropologo manovale e il leader capace di trovare una sensazionale matrice che però rimane lettera morta perchè la gerontocrazia universitaria è interessata ad altro. Ecco allora che questo manipolo di uomini a metà tra Soliti Ignoti e Armata Brancaleone, decidono di provare a sbarcare il lunario attraverso i soldi facili della droga. Quì ovviamente si apre tutto un altro mondo fatto di pasticche che girano per le discoteche, soldi a palate e la criminalità organizzata che ovviamente non tollera l'arrivo di nuovi competitors. Insomma i nostri passano letteralmente dalle stalle alle stelle ma a quale prezzo? Insomma un ottimo esordio per Sibilia che batte un colpo sul fronte della commedia italiana facendo capire che si può fare un prodotto leggero senza bisogno di Manuali d'amore, Notti degli esami, lucchetti, cinepanettoni e affini. Ottima anche la scelta del cast e della colonna sonora.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
lgporzio
|
giovedì 6 febbraio 2014
|
la sorpresa della stagione
|
|
|
|
L’idea è originale, la sceneggiatura è curata e (tranne che per il finale) avvincente, il montaggio è adatto, molto veloce e tutti i personaggi sono ben caratterizzati. Il film risulta divertente e può essere la rivelazione della stagione.
[+] il full monty italiano.
(di effepi)
[ - ] il full monty italiano.
[+] serie tv breaking bad
(di signirr)
[ - ] serie tv breaking bad
|
|
[+] lascia un commento a lgporzio »
[ - ] lascia un commento a lgporzio »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
venerdì 7 febbraio 2014
|
ottima idea, film divertente!
|
|
|
|
Ha i tratti della commedia italiana, con l'aggiunta di qualche pennellata di film e serie TV di gangster all'americana.
Brillante e attuale l'idea di fondo: la voglia di rivalsa per una vita trascorsa inutilmente sui libri, la frustrazione di non poter mantenere la propria famiglia intrappolato in un sistema in cui la meritocrazia è utopia, la ricerca di una via di fuga dal mondo accademico che garantisce poche soddisfazioni e guadagni ed infine la consapevolezza che il sapere è un arma fortissima.
I personaggi sono molto ben caratterizzati e divertenti, ognuno a modo loro..
è un film divertente, consigliatissimo!
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
laurence316
|
lunedì 7 agosto 2017
|
tra le migliori commedie degli ultimi anni
|
|
|
|
Esordio nel lungometraggio del 31enne dal nome quantomeno singolare, Sydney Sibilia, Smetto quando voglio è, senza ombra di dubbio, una delle migliori commedie italiane del decennio, e forse anche oltre.
Spassosa, scoppiettante, spesso esilarante, riprende il canovaccio de I soliti ignoti aggiornandolo ai problemi contemporanei, in particolare al problema più sentito dai giovani: il precariato. Il regista (anche sceneggiatore con Valerio Attanasio e Andrea Garello) tratta con sorprendente leggerezza, sempre comunque ancorata alla realtà, un tema così drammatico e dai tragici risvolti sociali. E, per mezzo di un riuscito mix di satira e puro divertimento, grazie anche ad una compagnia di attori praticamente perfetta, fa centro.
[+]
Esordio nel lungometraggio del 31enne dal nome quantomeno singolare, Sydney Sibilia, Smetto quando voglio è, senza ombra di dubbio, una delle migliori commedie italiane del decennio, e forse anche oltre.
Spassosa, scoppiettante, spesso esilarante, riprende il canovaccio de I soliti ignoti aggiornandolo ai problemi contemporanei, in particolare al problema più sentito dai giovani: il precariato. Il regista (anche sceneggiatore con Valerio Attanasio e Andrea Garello) tratta con sorprendente leggerezza, sempre comunque ancorata alla realtà, un tema così drammatico e dai tragici risvolti sociali. E, per mezzo di un riuscito mix di satira e puro divertimento, grazie anche ad una compagnia di attori praticamente perfetta, fa centro.
Tra evidenti influenze del cinema e dei serial americani (Breaking Bad in testa, ma anche, come affermato dallo stesso regista, la serie di Ocean’s, ed evidentemente anche il cinema di Tarantino), rimandi alla miglior commedia all’italiana, fiorire di citazioni ed omaggi, Smetto quando voglio si afferma come uno dei più freschi, brillanti, appassionanti film della stagione, in particolare in un panorama, quello italiano, quantomai stantio, tra i soliti cinepanettoni e il pullulare di commediette insulse e deprimenti. L’opera prima di Sibilia è una commedia talmente inaspettata ed inusuale nel panorama nostrano, oltreché perfettamente riuscita, da far impallidire qualsiasi altro successo di pubblico degli ultimi anni, film di Checco Zalone in primis, che cadono inevitabilmente come birilli al confronto.
Detto questo, è pur sempre vero che, come qualsiasi altra cosa, non è esente da difetti, a cominciare da un finale che tanto finale non è, o da una fotografia francamente talvolta fastidiosa, ma sono ampiamente sormontati dai pregi, in particolare: l’ottima sceneggiatura, che centra diverse battute e non scade mai nella solita volgarità fine a se stessa di troppe altre commedie contemporanee (non solo italiane), la recitazione (Leo, De Rienzo, l’esilarante Calabresi, Fresi, Lavia, Sermonti, la Solarino), il montaggio serrato, i dialoghi. Si tratta, insomma, di uno dei film più interessanti della stagione, che merita senz’altro la visione.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a laurence316 »
[ - ] lascia un commento a laurence316 »
|
|
d'accordo? |
|
gianni perego
|
domenica 2 marzo 2014
|
la banda dei cervelli
|
|
|
|
“… tutt’al più può essere definito un reato a responsabilità limitata…”
Questa di Giacomo Furia \ “Cardone”, ne “La banda degli onesti”, con Totò, può sintetizzare il senso di “Smetto quando voglio”, opera prima e toccante di S. Sibilia.
E’ una storia brillante nella costruzione narrativa, ma, pur presentando una sceneggiatura ricca di iperboli (in alcune fasi del film anche troppe), è soprattutto tragicamente veritiera nella descrizione del contesto.
E’ un lavoro che, in questo senso, fa proprio il principio fondativo del nostro cinema civile scolpito nella didascalia iniziale dell’immortale Le mani sulla città, di Rosi: “I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce.
[+]
“… tutt’al più può essere definito un reato a responsabilità limitata…”
Questa di Giacomo Furia \ “Cardone”, ne “La banda degli onesti”, con Totò, può sintetizzare il senso di “Smetto quando voglio”, opera prima e toccante di S. Sibilia.
E’ una storia brillante nella costruzione narrativa, ma, pur presentando una sceneggiatura ricca di iperboli (in alcune fasi del film anche troppe), è soprattutto tragicamente veritiera nella descrizione del contesto.
E’ un lavoro che, in questo senso, fa proprio il principio fondativo del nostro cinema civile scolpito nella didascalia iniziale dell’immortale Le mani sulla città, di Rosi: “I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce.»
Come altrimenti può commentarsi un film che tratteggia il ritratto, esilarante e straziante, di 7 ricercatori precari, di 7 sontuosi cervelli che annaspano e marciscono in quella letale morta gora che è oggi questo paese per chi possiede solo conoscenze scientifiche e non anche ministeriali, e che, dopo l’ennesima umiliazione, pur di venirne fuori, s’inventano provetti produttori e spacciatori di stupefacenti?
Questo è un film ricco di scene che meriterebbero di diventare di culto, tanto sono icastiche nella loro feroce levità.
Come quella dell’enfant prodige dell'antropologia culturale, naturalmente disoccupato, che, pur di spuntare un posto di
lavoro non meglio qualificato, durante il colloquio di presentazione con il rozzo e non proprio limpido datore di lavoro, si finge coatto e semianalfabeta, ma si tradisce quando gli sfugge un “diatriba legale” e, a quel punto, disperato, pur di aver ancora qualche chance di assunzione, dichiara di aver fatto “richiesta di rinunciare alla laurea.”
Anche l’antropologo, fatalmente, deciderà di entrare nella “banda dei ricercatori”, uno più geniale dell’altro.
Tutti uomini geniali e volenterosi con i quali la vita e quelli che stanno loro intorno hanno giocato sporco.
Tutti giovani uomini indubitabilmente onesti in origine, di più vittimizzati, come Totò, Peppino e Giacomo Furia nel film citato all’inizio; che, però, contrariamente a questi ultimi, non hanno solo fondamentali bisogni materiali da soddisfare, ma anche un talento mostruoso da vendicare.
Una banda, però, che commette reati tutt’altro che “a responsabilità limitata”, come emergerà dal finale tragicomico del film.
Sì, Smetto quando voglio è il lavoro di un regista che, evidentemente, conosce e ha imparato bene la lezione dei padri più nobili di quel genere raro e prezioso (se ben fatto) che è la commedia civile.
Un film che ci ricorda che si possono produrre opere di grande levità e impegno anche senza degradare nelle narrazioni
politicamente corrette, di più limpido conio italico – familistico, di avvocati d’affari tanto cialtroni e voraci quanto immancabilmente folgorati, nell’happy end, sulla via di Damasco della resipiscenza morale, con conseguente rifugio negli affetti familiari.
E questa, last but not least, è l’ultima notazione di merito di questo film: le note “monicelliane” di sottofondo che si avvertono nel ripudio di qualsiasi forma di cedimento a quella che il Maestro Monicelli definiva in una, terribile, delle sue ultime interviste “la trappola della speranza”.
No, ha ragione Sidney Sibilia (e Monicelli), nel messaggio più perentorio che affida alla sua notevole opera prima: non ci può essere speranza per il talento in questo paese.
Stefano Palmisano
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianni perego »
[ - ] lascia un commento a gianni perego »
|
|
d'accordo? |
|
francescacesca
|
giovedì 27 febbraio 2014
|
da vedere, assolutamente!!!
|
|
|
|
Una delle migliori cose che ho visto ultimamente!!!!
Divertente, mai volgare, con quel fondo di arrabbiatura che purtroppo accompagna tantissimi giovani in questo periodo (quanti ne conosciamo di laureati, magari anche con ottimi risultati, che si ritrovano a fare lavori estranei al proprio percorso di studi o comunque a livelli molto inferiori rispetto a ciò che meriterebbero...)
Questo film affronta i problemi del lavoro, dell'Università, della tossicodipendenza con una leggerezza e un'ironia che mai sfocia però nel ridicolo o nella superficialità.
Consiglio assolutamente la visione di questo film. Assolutamente!!!
[+] da non perdere
(di effepi)
[ - ] da non perdere
|
|
[+] lascia un commento a francescacesca »
[ - ] lascia un commento a francescacesca »
|
|
d'accordo? |
|
diomede917
|
martedì 25 febbraio 2014
|
i soliti ricercatori
|
|
|
|
Cinematograficamente parlando l'Italia è la patria dei Soliti Ignoti, un classico della commedia che nel corso degli anni è diventato un punto di riferimento per gli addetti ai lavoro mondiali.
Smetto quando voglio aggiorna questo filone e lo fa alla grande.....
Non facendo un opaco remake ma un film con una propria personalità e che ci fa andare al cinema finalmente a vedere un film che non solo fa ridere ma che ha un impianto narrativo più che solido con situazioni e dialoghi al vetriolo.
Non solo, anche da un punto di vista registico nonostante stiamo parlando di un'opera prima il film ha dei connotati stilistici ben delineati che ha dei chiari rimandi al recente cinema americano da rapina.
[+]
Cinematograficamente parlando l'Italia è la patria dei Soliti Ignoti, un classico della commedia che nel corso degli anni è diventato un punto di riferimento per gli addetti ai lavoro mondiali.
Smetto quando voglio aggiorna questo filone e lo fa alla grande.....
Non facendo un opaco remake ma un film con una propria personalità e che ci fa andare al cinema finalmente a vedere un film che non solo fa ridere ma che ha un impianto narrativo più che solido con situazioni e dialoghi al vetriolo.
Non solo, anche da un punto di vista registico nonostante stiamo parlando di un'opera prima il film ha dei connotati stilistici ben delineati che ha dei chiari rimandi al recente cinema americano da rapina.
I nuovi soliti ignoti sono un gruppo di laureati col massimo dei voti, degli autentici geni nel proprio ambito che purtroppo non sono riusciti a trovare un proprio ruolo nella società e sopravvivono con stipendi miseri e con lavori umilianti.
Ma un bel giorno, colto dalla disperazione del non rinnovo della precaria carica di ricercatore universitario, Pietro Zinni ( un Edoardo Leo in una crescita esponenziale) decidere di mettere su una banda che spacci una droga legale.
Inizia così un percorso pseudo delinquenziale di persone che hanno fatto della cultura e del sapere il loro credo adattandolo alla vita da romanzo criminale.
Il regista Sydney Sibilia è bravissimo a creare situazioni dove quanto contrasto è evidente (dalle discussioni in latino tra i due benzinai, al chimico sotto effetto Extasy che si trasforma in un delinquente alla Tarantino o Scorsese, al colloquio di lavoro dallo sfascia carrozze di Pietro Sermonti fino all' esilarante rapina in farmacia armati di residuati bellici).
Il tutto con un cast affiatatissimo, molti di loro facevano parte del cast di Boris, che sono il vero valore aggiunto capaci di rendere credibile una storia bordeline sulle difficoltà di inserirsi nel mondo del lavoro di menti eccelse le quali spesso e volentieri sono costrette alla cosiddetta fuga di cervelli.
Un'opera prima di grande valore che fa ben sperare nel futuro del nostro cinema
Voto 7+++ che può essere quasi e mezzo
[-]
|
|
[+] lascia un commento a diomede917 »
[ - ] lascia un commento a diomede917 »
|
|
d'accordo? |
|
ombri
|
lunedì 10 febbraio 2014
|
esordio fulminante!
|
|
|
|
Davvero straordinario il film d'esordio di questo regista dal nome (d'arte, si suppone...!) alquanto singolare: Sydney Sibilia. Teniamolo d'occhio perché, nonostante si tratti del suo primo lungometraggio, dimostra fin dalle inquadrature iniziali di conoscere a fondo il mestiere: fonde infatti con grazia ed intelligenza commedia italiana e gangster movie all'americana, creando un ibrido perfettamente riuscito, registicamente molto curato ed eccezionalmente divertente.
La storia è semplice ed attualissima: un brillante ricercatore universitario, esasperato dall'impossibilità a trovare un minimo di stabilità economica, decide di introdurre sul mercato una sostanza psicotropa da lui stesso sintetizzata e ancora "legale" in quanto non presente nell'elenco delle droghe d'abuso stilato dal Ministero della Salute.
[+]
Davvero straordinario il film d'esordio di questo regista dal nome (d'arte, si suppone...!) alquanto singolare: Sydney Sibilia. Teniamolo d'occhio perché, nonostante si tratti del suo primo lungometraggio, dimostra fin dalle inquadrature iniziali di conoscere a fondo il mestiere: fonde infatti con grazia ed intelligenza commedia italiana e gangster movie all'americana, creando un ibrido perfettamente riuscito, registicamente molto curato ed eccezionalmente divertente.
La storia è semplice ed attualissima: un brillante ricercatore universitario, esasperato dall'impossibilità a trovare un minimo di stabilità economica, decide di introdurre sul mercato una sostanza psicotropa da lui stesso sintetizzata e ancora "legale" in quanto non presente nell'elenco delle droghe d'abuso stilato dal Ministero della Salute. Per portare a termine il progetto riunisce intorno a sé altri laureati geniali che vivono ai margini del mercato del lavoro (un antropologo che tenta disperatamente di farsi assumere da uno sfasciacarrozze, due eccelsi latinisti che lavorano in nero presso un benzinaio cingalese, un chimico che fa il lavapiatti in un ristorante cinese, un archeologo costretto a vivere ancora con la mamma e un economista che nell'attesa di imparare a contare le carte a poker sfrutta i prestiti della fidanzata e tenta di sfuggire alla sua violenta famiglia di sinti circensi). La droga si rivela essere la migliore mai introdotta sul mercato e i soldi arrivano a fiumi, ma a questo punto il gioco si fa duro...
La galleria di personaggi è divertentissima, gli attori perfettamente in parte, i dialoghi brillanti, la sceneggiatura assai curata; a ciò si unisce uno spaccato degli ambienti universitari italiani e del mondo del lavoro che, per quanto comicamente iperbolizzato, rende -purtroppo- perfettamente conto della situazione vergognosa che devono affrontare nel nostro paese le menti più brillanti, impossibilitate a trarre profitto dalle proprie straordinarie capacità intellettuali.
Insomma, un film da non perdere!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ombri »
[ - ] lascia un commento a ombri »
|
|
d'accordo? |
|
|