degiovannis
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giovedì 7 agosto 2014
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finché c'è arte c'è speranza
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Quello che colpisce dapprima è il ritmo del film, intriso di musica rock, eppure così lontano dai chiassosi trailer del genere che attraversano lo schermo. La vita di Adam, il protagonista scorre come quella di un sopravvissuto che è tentato ogni tanto di farla finita, ma proprio la musica, insieme all'amore, lo tiene in vita. Lo spettatore viene a conoscenza quasi subito del fatto che i protagonisti sono due vampiri e che vivono da tempo immemorabile, ma al tempo stesso si rende conto che la storia che il regista vuole narrare non riguarda tanto i vampiri, ma l'umanità, la nostra condizione di esseri umani civilizzati all'apparenza, ma in realtà capaci solo di produrre rovine come la Detroit in cui Adam vive.
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Quello che colpisce dapprima è il ritmo del film, intriso di musica rock, eppure così lontano dai chiassosi trailer del genere che attraversano lo schermo. La vita di Adam, il protagonista scorre come quella di un sopravvissuto che è tentato ogni tanto di farla finita, ma proprio la musica, insieme all'amore, lo tiene in vita. Lo spettatore viene a conoscenza quasi subito del fatto che i protagonisti sono due vampiri e che vivono da tempo immemorabile, ma al tempo stesso si rende conto che la storia che il regista vuole narrare non riguarda tanto i vampiri, ma l'umanità, la nostra condizione di esseri umani civilizzati all'apparenza, ma in realtà capaci solo di produrre rovine come la Detroit in cui Adam vive. Essa è ridotta ad una città spettrale, da dayafter. senza vita e senza luce, angosciosa metafora di quello che la civiltà capitalistica ha saputo produrre: solo rovine, materiali e morali. Proprio questa città dunque rischia di trascinare nel precipizio definitivo Adam. Per fortuna dall'altra parte del mondo a Tangeri vive Eve che avverte la minaccia e corre in suo aiuto per salvarlo. Il trasferimento da Detroit a Tangeri però non garantirebbe di per sé la salvezza. A Tangeri c'è solo spaccio e miseria. Anche la musica potrebbe non farcela, travolta dalle leggi feroci del mercato. Rimangono quindi l'arte e l'amore: alla letteratura, alla poesia, alla scienza come speculazione viene affidata la salvezza dell'umanità, ma anche il destino stesso del cinema e del regista che altrimenti non potrebbe giustificare il proprio ruolo e la propria funzione: solo l'arte potrà permetterci di sopravvivere.
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noia1
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mercoledì 20 agosto 2014
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solo per pochi fortunati
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Una storia d’amore inedita.
Tantissimi elementi del cinema contemporaneo, o per meglio dire, tantissimi stereotipi, secondo me però è sbagliato chiamarli stereotipi perché, seppur sostenuto nella sua struttura da tante cose già viste, queste ultime vengono presentate ed affrontate in modo del tutto inedito.
Il segreto di due innamorati coltissimi ed affascinanti, trasuda soprannaturale in questa storia piena eccentricità, si affronta il tema del vampiro senza però cadere in banali cadute di stile basate su combattimenti o effetti speciali esagerati, tutto si sviluppa su un piano interiore, un mondo estraniante e a tratti onirico. Protagonisti bravissimi, profondi e tristi al punto giusto, sciupati quasi il tempo li avesse deteriorati e perfetti nel mettere in scena quell’angoscia di vivere permeante tutta la pellicola.
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Una storia d’amore inedita.
Tantissimi elementi del cinema contemporaneo, o per meglio dire, tantissimi stereotipi, secondo me però è sbagliato chiamarli stereotipi perché, seppur sostenuto nella sua struttura da tante cose già viste, queste ultime vengono presentate ed affrontate in modo del tutto inedito.
Il segreto di due innamorati coltissimi ed affascinanti, trasuda soprannaturale in questa storia piena eccentricità, si affronta il tema del vampiro senza però cadere in banali cadute di stile basate su combattimenti o effetti speciali esagerati, tutto si sviluppa su un piano interiore, un mondo estraniante e a tratti onirico. Protagonisti bravissimi, profondi e tristi al punto giusto, sciupati quasi il tempo li avesse deteriorati e perfetti nel mettere in scena quell’angoscia di vivere permeante tutta la pellicola. Paure comuni, dubbi e angosce di tutti i giorni, temi vicini a chiunque attraverso il tema del vampiro cosicché tutto è amplificato e paradossalmente più credibile.
Musiche fantastiche, congeniali alla comprensione del tutto e fondamentali per la completa concezione di quello che vuole essere il messaggio del regista con la regressione come unica soluzione a tutti i problemi che attanagliano lo spirito come si vedrà nel finale.
In ogni caso stiamo parlando di un film non per tutti, tanto raffinato quanto eccentrico e lento, una prova di bravura.
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flyanto
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giovedì 22 maggio 2014
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un'elegante storia d'amore alquanto inconsueta
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Film in cui si racconta la storia d'amore, si può dire ultra secolare in quanto duratura nel corso delle varie epoche, di due vampiri che inizialmente lo spettatore vede vivere separati e lontani (una a Tangeri e l'altro a Detroit) e poi ricongiungersi a Detroit dove conducono le proprie nottate in perfetta sintonia ed ovviamente singolarità. Essi, come tutti i vampiri, si nutrono di sangue umano purissimo e pertanto non contaminato che riescono a procurarsi in svariati modi grazie alla complicità di alcuni loro fedeli fornitori. Amanti del bello, dell'arte, della musica e della lettura, insomma esteti sotto tutti gli aspetti, si muovono di notte tra una varia umanità umana che risulta quanto mai dozzinale, gretta ed abbracciante tutte le più orrende brutture.
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Film in cui si racconta la storia d'amore, si può dire ultra secolare in quanto duratura nel corso delle varie epoche, di due vampiri che inizialmente lo spettatore vede vivere separati e lontani (una a Tangeri e l'altro a Detroit) e poi ricongiungersi a Detroit dove conducono le proprie nottate in perfetta sintonia ed ovviamente singolarità. Essi, come tutti i vampiri, si nutrono di sangue umano purissimo e pertanto non contaminato che riescono a procurarsi in svariati modi grazie alla complicità di alcuni loro fedeli fornitori. Amanti del bello, dell'arte, della musica e della lettura, insomma esteti sotto tutti gli aspetti, si muovono di notte tra una varia umanità umana che risulta quanto mai dozzinale, gretta ed abbracciante tutte le più orrende brutture. Tra i vari personaggi con cui essi verranno a contatto vi sarà anche la sorella minore della donna che non si esimerà dal combinare guai e dal rischiare di fare scoprire la vera natura di tutti loro. Alla fine la coppia si troverà costretta a rifugiarsi nuovamente a Tangeri dove però comprende di essere ormai quasi alla fine della propria esistenza a meno che non ricorra, sempre in perfetto accordo e sintonia, agli usuali, sebbene al giorno d'oggi alquanto superati, metodi di procurarsi il proprio nutrimento attraverso il tradizionale morso al collo di quegli esseri umani che altro che zombi ormai non sono.
L'ultima opera di Jim Jarmusch, visto l'argomento assai particolare di narrare una storia d'amore romantica, gotica e lunare, risulta alquanto originale e senza alcun dubbio accattivante e pertanto subito interessante. Quello che il regista vuole mettere in evidenza è l'universalità ed la natura eterna del vero sentimento amoroso che, nonostante il trascorrere dei secoli e la distanza possibile che può separare due amanti, persiste ed arde sempre con la stessa intensità. La sintonia e la complicità infatti con cui viene descritta la liaison dei due vampiri è da ritenersi perfetta ed ideale come, appunto, si dovrebbe confare tra due innamorati. Il fatto poi che Jarmusch prenda in esame due individui particolari come due vampiri risulta un puro e semplice divertissement del regista che vuole divertirsi e soprattutto, forse, si vuole divertire a stupirlo grandemente. Ma l'equilibrio e l'armonia con cui sono girate le varie scene ed il loro andamento lento, quasi all'insegna di un'elegante indolenza con cui egli maneggia la storia, sortiscono un effetto di sicuro successo che risulta anche molto seducente ed accattivante.
Gli attori che Jarmusch poi ha scelto per questi suoi del tutto particolari personaggi, non possono che non risultare quanto mai azzeccati: Tilda Swinton, ieratica, flemmatica e parecchio seducente e Tom Hiddleston tormentato, gotico e, forse, più fragile della donna.
Un film, insomma, molto interessante ma per chi apprezza le storie non del tutto consuete.
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fabiofeli
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lunedì 2 giugno 2014
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dimostrazione per assurdo
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Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmush
Eve (Tilda Swinton) e Adam (Tom Hiddlestone) sono sposati, ma vivono separati: l’una nel dedalo di Tangeri, l’altro a Detroit, cimitero degli elefanti dell’industria automobilistica Americana. Sono affascinanti, colti e raffinati e si tengono in contatto via Skype. Eve frequenta un caffè dove incontra, Marlowe (John Hurt), un saggio comune amico. Il giovane Ian (Anton Yelchin) procura ad Adam storiche chitarre, che servono a comporre una musica molto apprezzata dai giovani, ma che non conoscono l’autore che cela la sua identità ed è continua preda di una forte depressione.
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Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmush
Eve (Tilda Swinton) e Adam (Tom Hiddlestone) sono sposati, ma vivono separati: l’una nel dedalo di Tangeri, l’altro a Detroit, cimitero degli elefanti dell’industria automobilistica Americana. Sono affascinanti, colti e raffinati e si tengono in contatto via Skype. Eve frequenta un caffè dove incontra, Marlowe (John Hurt), un saggio comune amico. Il giovane Ian (Anton Yelchin) procura ad Adam storiche chitarre, che servono a comporre una musica molto apprezzata dai giovani, ma che non conoscono l’autore che cela la sua identità ed è continua preda di una forte depressione.
L’irreale paradosso è che i tre sono vampiri: vivono di notte e si nutrono di sangue umano sterilizzato procurato a suon di grosse somme nei laboratori degli ospedali.
Eve raggiunge Adam a Detroit, ma arriva anche la sorella di Eve, Ava (Mia Wasikowska), una vampira priva della cultura e raffinatezza degli altri tre. Un grave errore di Ava fa precipitare la situazione …
Jarmush si serve di una storia irreale e paradossale per descrivere gli errori degli uomini, che non attingono all’arte, alla cultura e alla scienza, rovinando irrimediabilmente il mondo in cui vivono. Restano così poveri “zombie”, come con disprezzo li chiamano i vampiri. Il regista vince la azzardata scommessa, perché l’irrealtà delle premesse attinge al reale: non possiamo non riconoscere la validità delle sue ragioni, così come avviene con i teoremi matematici dimostrati per assurdo.
Notevole l’incipit del film con il disco che gira sul piatto e con identica visione dall’alto di Eve e Adam con la camera che gira come il disco. Attori perfetti, tutti quanti. Bella, intricata e intrigante Tangeri; desolato e ugualmente bello il paesaggio di archeologia industriale di Detroit.
Bravo, Jarmush! Un ottimo film.
Valutazione *** ½
FabioFeli
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eugenio
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sabato 24 maggio 2014
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la passione tra i non morti
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Twilight diStephanie Meyer, The Vampire Diaries, Lasciami entrare, canini che spuntano improvvisamente ad addentano il malcapitato collo dell’ignaro essere umano incappato per sbaglio tra le grinfie del sanguinario padrone della notte. Quanta letteratura da Stoker in avanti abbiamo visto con questi esseri immortali, sensibili alle croci e ai proiettili di legno? Tanta e un nuovo film di vampiri reduce dal successo di Twilight sembra pleonastico.
Jim Jarmusch è consapevole di questo ma se ne infischia altamente realizzando una dichiarata storia d’amore dal titolo emblematico “Solo gli amanti sopravvivono”.
E l’amore il protagonista del film che confonde il piacere al dolore, la sopravvivenza intrinseca alle passioni estreme.
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Twilight diStephanie Meyer, The Vampire Diaries, Lasciami entrare, canini che spuntano improvvisamente ad addentano il malcapitato collo dell’ignaro essere umano incappato per sbaglio tra le grinfie del sanguinario padrone della notte. Quanta letteratura da Stoker in avanti abbiamo visto con questi esseri immortali, sensibili alle croci e ai proiettili di legno? Tanta e un nuovo film di vampiri reduce dal successo di Twilight sembra pleonastico.
Jim Jarmusch è consapevole di questo ma se ne infischia altamente realizzando una dichiarata storia d’amore dal titolo emblematico “Solo gli amanti sopravvivono”.
E l’amore il protagonista del film che confonde il piacere al dolore, la sopravvivenza intrinseca alle passioni estreme. L’amore tra due anime solitarie, ultracentenarie e separate, geograficamente lontane, perse in una società cui non appartengono più.
Sono vampiri un po’ particolari Adam (Tom Hiddleston) e Eve (Tilda Swinton): colti, educati, lontani dagli stereotipi dei succhiasangue, raffinati ricercatori con la corruzione e la connivenza il “sangue degli dei”, il loro nettare della sopravvivenza.
Lui è affamato di vita ma per converso la odia al punto da desiderarne l’annullamento dei sensi (chiederà al suo complice umano un proiettile di legno con la scusa del collezionismo), incapace di rapportarsi nel suo mondo decadente di Detroit dove sfoga con la chitarra l’incapace senso di comprensione della vita. Lei, invece più emancipata, colta, amante della letteratura, vive la notte marocchina di Tangeri con la compagnia di Christopher Marlowe (John Hurt), un vampiro suo amico chiara rievocazione del drammaturgo coevo di Shakespeare.
Eve si riunisce con Adam e lo accompagna dolcemente in un viaggio per alleviare il suo animo martioriato, sfiduciato dal degrado dei costumi, dalla decadenza del mondo dei vivi che appaiono più morti degli stessi vampiri, disprezzando, avvelenando, voltando le spalle alla bellezza, al progresso, all’amicizia nel nome di una dissoluzione senza scopo..
C’e’ del marcio anche tra i vampiri però: la sorella di (sangue) di Eve, Ava (Mia Wasikowska) improvvisamente tornata “al desco” romperà i placidi schemi della rigida coppia, costringendo i due amanti a delle scelte difficili che metteranno in luce la loro vera, profonda natura....
Particolare film che non fa della violenza, malgrado il genere, il suo punto di forza quanto la quiete, l’apparente fragilità del “mostro”allo sbando in una società dove l’amore è piegato al puro sfarzo, alla dissoluzione, all’appagamento fisico sfrenato.
Pare quasi un ossimoro ma conscio dei limiti dettati dali effetti speciali imperanti, Jarmusch realizza una pellicola raffinata, semplice e fondamentale che fa dell’incanto e della poesia l’immagine dell’eleganza di un tempo che fu.
Un tempo che pare veramente lontano come le ceneri del teatro Michigan di Detroit ora sede di un parcheggio confuso dalle luci delle discoteche e dei night lungo le strade del degrado,della corruzione e della mercificazione. Nessuno è salvo, tutti sono vittime e carnefici: dagli algidi dottori, allo spacciatore, dal professionista all’operaio. Ognuno cerca di sopraffare l’altro in un’escalation di violenza quasi hobbesiana, una lotta di tutti contro tutti dove persino gli esseri immortali non sono immuni.
Eppure sembra indicarci Jarmusch la soluzione per opporsi, gettare un ponte verso un futuro di speranza esiste ed è l’amore. Solo chi ama resta vivo, solo chi vince il degrado e il dolore con una passione pura ed eterna sopravvive mentre gli altri, malgrado siano “fisicamente vivi”, sono semplici specchi distorti di una realtà già miracolo dove nulla è inventato e lasciato al caso, dove ogni cosa segue il filo determinato della contingenza e della promiscuità.
Lento ma mai noioso, “Solo gli amanti sopravvivono” è un esempio di cinema dove stile e eleganza, intensità e gusto dark segnano il confine di una sceneggiatura parzialmente labile verso un baratro di retorica senza ritorno.
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des esseintes
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giovedì 10 aprile 2014
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di poca sostanza ma dal fascino irrsistibile
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Pieno di difetti, a volte goffamente didascalico in quella peculiare maniera ammerikana che tradisce il middle class anche nei momenti più rarefatti ed eleganti, ha però un fascino che resta a lungo dopo la visione e capita di ripensare ai personaggi con piacere immaginando quali splendidi sviluppi avrebbe potuto prendere la storia se elaborata in modo appena appena meno estetizzante fine a sé stesso.
La piena presa di coscienza da parte dei protagonisti che l'incanto meraviglioso e "avvelenato" della loro aristocratica vita vampiresca si regge sul nulla della totale assenza di un'altra presa di coscienza, ossia quella politica e sociale con il conseguente impegno che ne dovrebbe derivare, avrebbe completato la dimensione simbolica del film che purtroppo si limita alla suggestione di splendidi incantesimi onirici presi troppo sul serio.
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Pieno di difetti, a volte goffamente didascalico in quella peculiare maniera ammerikana che tradisce il middle class anche nei momenti più rarefatti ed eleganti, ha però un fascino che resta a lungo dopo la visione e capita di ripensare ai personaggi con piacere immaginando quali splendidi sviluppi avrebbe potuto prendere la storia se elaborata in modo appena appena meno estetizzante fine a sé stesso.
La piena presa di coscienza da parte dei protagonisti che l'incanto meraviglioso e "avvelenato" della loro aristocratica vita vampiresca si regge sul nulla della totale assenza di un'altra presa di coscienza, ossia quella politica e sociale con il conseguente impegno che ne dovrebbe derivare, avrebbe completato la dimensione simbolica del film che purtroppo si limita alla suggestione di splendidi incantesimi onirici presi troppo sul serio.
Ad esempio: i due vampiri giocano a scacchi e uno dei due chiede all'altro se aveva mai fatto una partita con Lord Byron, quello risponde di sí e il primo gli chiede che tipo fosse il celebre poeta. Il secondo con fare estremamente blasé gli dice che era un "pomposo trombone". Allora il primo chiede ancora come fosse Mary Wollstonecraft, la discussa protofemminista del settecento, e la risposta è (sempre blasé ma con affettuosa sincerità) che era una persona deliziosa.
Ecco, tutto questo avrebbe avuto davvero un senso solo se fosse stato fatto con ironia, prendendo sé stessi (personaggi e regista) gentilmente in giro consci dell'inanità, assurdità (e in ultima analisi della complicità con lo stesso sistema degli "zombie" tanto odiati dai nobili vampiri), insite nella scelta di auto seclusione nelle notti dell'anima, per quanto fantastica e sublimemente nostalgica possa essere.
Cosí invece, purtroppo, esce un po' troppo fuori la smania un po' provinciale degli homines novi americani di esibire a tutti i costi la loro consuetudine e confidenza con la grande cultura del passato europeo.
Rimane comunque un film che vale la pena di vedere, possibilmente nella versione originale con i sottotitoli.
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des esseintes
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giovedì 10 aprile 2014
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riposto che me ne pubblica solo metà
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Pieno di difetti, a volte goffamente didascalico in quella peculiare maniera ammerikana che tradisce il middle class anche nei momenti più rarefatti ed eleganti, ha però un fascino che resta a lungo dopo la visione e capita di ripensare ai personaggi con piacere immaginando quali splendidi sviluppi avrebbe potuto prendere la storia se elaborata in modo appena appena meno estetizzante fine a sé stesso.
La piena presa di coscienza da parte dei protagonisti che l'incanto meraviglioso e "avvelenato" della loro aristocratica vita vampiresca si regge sul nulla della totale assenza di un'altra presa di coscienza, ossia quella politica e sociale con il conseguente impegno che ne dovrebbe derivare, avrebbe completato la dimensione simbolica del film che purtroppo si limita alla suggestione di splendidi incantesimi onirici presi troppo sul serio.
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Pieno di difetti, a volte goffamente didascalico in quella peculiare maniera ammerikana che tradisce il middle class anche nei momenti più rarefatti ed eleganti, ha però un fascino che resta a lungo dopo la visione e capita di ripensare ai personaggi con piacere immaginando quali splendidi sviluppi avrebbe potuto prendere la storia se elaborata in modo appena appena meno estetizzante fine a sé stesso.
La piena presa di coscienza da parte dei protagonisti che l'incanto meraviglioso e "avvelenato" della loro aristocratica vita vampiresca si regge sul nulla della totale assenza di un'altra presa di coscienza, ossia quella politica e sociale con il conseguente impegno che ne dovrebbe derivare, avrebbe completato la dimensione simbolica del film che purtroppo si limita alla suggestione di splendidi incantesimi onirici presi troppo sul serio.
Ad esempio: i due vampiri giocano a scacchi e uno dei due chiede all'altro se aveva mai fatto una partita con Lord Byron, quello risponde di sí e il primo gli chiede che tipo fosse il celebre poeta. Il secondo con fare estremamente blasé gli dice che era un "pomposo trombone". Allora il primo chiede ancora come fosse Mary Wollstonecraft, la discussa protofemminista del settecento, e la risposta è (sempre blasé ma con affettuosa sincerità) che era una persona deliziosa.
Ecco, tutto questo avrebbe avuto davvero un senso solo se fosse stato fatto con ironia, prendendo sé stessi (personaggi e regista) gentilmente in giro consci dell'inanità, assurdità (e in ultima analisi della complicità con lo stesso sistema degli "zombie" tanto odiati dai nobili vampiri), insite nella scelta di auto seclusione nelle notti dell'anima, per quanto fantastica e sublimemente nostalgica possa essere.
Cosí invece, purtroppo, esce un po' troppo fuori la smania un po' provinciale degli homines novi americani di esibire a tutti i costi la loro consuetudine e confidenza con la grande cultura del passato europeo.
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