maynardi araldi
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venerdì 30 ottobre 2015
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si salvi chi può
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Un recensore di Mymouvies - simpaticamente originale e fuori dal coro - ha recensito uno dei tanti film che mi sono persa: “ Solo gli amanti sopravvivono”. Il mio giudizio, neanche a dirsi, è diverso dal suo. Ma l’ in put a cercarmi il film si origina da ‘quella’ recensione. Così ieri sera me lo sono visto. Se un amico mi chiedesse “Perché dovrei fare lo stesso?” Gli risponderei “Per ragioni che forse non coincideranno alle mie: L’originalità dell’assunto, ad esempio. I veri esseri umani coincidono ai vampiri. O meglio ai 2 protagonisti Adam ed Eve ( nomi non scelti a caso). Noi e gli altri, siamo zombie: stupidi, egoisti, indifferenti, avidi di successo e danaro, di plauso.
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Un recensore di Mymouvies - simpaticamente originale e fuori dal coro - ha recensito uno dei tanti film che mi sono persa: “ Solo gli amanti sopravvivono”. Il mio giudizio, neanche a dirsi, è diverso dal suo. Ma l’ in put a cercarmi il film si origina da ‘quella’ recensione. Così ieri sera me lo sono visto. Se un amico mi chiedesse “Perché dovrei fare lo stesso?” Gli risponderei “Per ragioni che forse non coincideranno alle mie: L’originalità dell’assunto, ad esempio. I veri esseri umani coincidono ai vampiri. O meglio ai 2 protagonisti Adam ed Eve ( nomi non scelti a caso). Noi e gli altri, siamo zombie: stupidi, egoisti, indifferenti, avidi di successo e danaro, di plauso. Ignobili guerrafondai ( come dargli torto?). I vampiri del film di Jarmusch sono il condensato d’Umanità. Depositari snob dello scibile umano. Scientifico, narrativo, artistico, storico. (Gli spettatori già educati al vampiro ‘tanto buonino’ de “L’intervista col vampiro” protesteranno ‘codesta’ bizzarria come già vista.) Invece, No! L’amletico e depresso Adam cerca di sopravvivere al crollo della civiltà appoggiandosi ad Eve. Anche fisicamente. Come un bambino al seno della madre. E’ lei che ama la natura. E’ lei che poggia la mano diafana sul cuore per ringraziare la Vita. Qualunque vita, anche quella degli zombie. E poi ci sono le scenografie. Gli esterni ipnotici e fatati della città. Oppure della campagna. Che sembrano uscire da un sogno di Edgar Allan Poe. E gli interni: l’arredamento, i muri decrepiti, il caos che incarnano-estendono-magnificano, il corpo dei protagonisti che li abitano. Compare la sorella di Eve, funzionale al ‘movimento’ della narrazione. E’ un vampiro adolescente. Una sciocchina sprovvista della maturità dei protagonisti. La Bellezza sorprenderà lo spettatore anche nel finale (che non si deve raccontare altrimenti si diventa un BOILER. Anzi SPOILER. E io di problemi col condominio non ne voglio…ne ho già tanti!)… come dicevo: la Bellezza è anche nel finale che capovolge le ragioni del film. Perché è la crudeltà e allo stesso tempo è la Verità della Vita che: “Omnia Vincit!” Che tu sia vampiro o zombie, è indifferente! Ti pieghi alla Legge della Sopravvivenza, come chiunque altro. Che tu sia il Superiore o il meschino, non conta. Immortale o mortale non conta. Quanto all’Amore Eterno, daremo spiegazioni a Dio sulla nobiltà delle nostre reali intenzioni… Bravo Jarmusch!
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etmovie
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mercoledì 26 aprile 2017
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pretenzioso e parecchio naif
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Mi sembra uno di quei casi in cui lo spettatore un po' snob e un po' timido (le due cose spesso coincidono), non ha il coraggio di assegnare un voto basso se ci tiene ad apparire raffinato.
Avverto nell'insieme un lavoro un po' pretenzioso: citazioni a scienziati e artisti del passato di naiveté a livello di studente del liceo; un passaggio che dovrebbe essere una frase che resta ("non diventerà famosa, è troppo brava") è di uno snobismo insopportabile (anche il passaggio Marlowe=vero poeta, Shakespeare=furbacchione attento a dove va la politica: davvero molto rude. Idem per Tesla non ascoltato, qui siamo sul complottista);
Poi: un problema insormontabile di qualunque film che inventi un personaggio musicista sopraffino è che dovresti far ascoltare dei suoi passaggi assolutamente soprannaturali.
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Mi sembra uno di quei casi in cui lo spettatore un po' snob e un po' timido (le due cose spesso coincidono), non ha il coraggio di assegnare un voto basso se ci tiene ad apparire raffinato.
Avverto nell'insieme un lavoro un po' pretenzioso: citazioni a scienziati e artisti del passato di naiveté a livello di studente del liceo; un passaggio che dovrebbe essere una frase che resta ("non diventerà famosa, è troppo brava") è di uno snobismo insopportabile (anche il passaggio Marlowe=vero poeta, Shakespeare=furbacchione attento a dove va la politica: davvero molto rude. Idem per Tesla non ascoltato, qui siamo sul complottista);
Poi: un problema insormontabile di qualunque film che inventi un personaggio musicista sopraffino è che dovresti far ascoltare dei suoi passaggi assolutamente soprannaturali... (ancora più difficile se le musiche che riempiono il film sono, questo va detto, molto molto belle)
Comunque tante cose sono piacevoli: Adamo ed Eva sono due vampiri eleganti, un po' fighetti ma coi quali si stabilisce empatia; bello il loro amore "filosofale"; forse il fatto che non si sporchino le mani col mondo li rende un po' inutili (specie se un messaggio è che i veri viventi sono loro).
Sono realizzati molto bene anche gli altri personaggi, a partire dalla sorellina riuscitamente insopportabile (però che il dispetto fatto 87 anni prima resti lì non sviluppato è un buco nella sceneggiatura, dato che deve averla fatta grossa, da come sono prevenuti prima ancora che arrivi a combinare davvero guai).
Bella la musica (già detto) e le scene sia su Tangeri che su Detroit allo sfascio.
In sintesi: 3 stelle perchè comunque mi immerge due ore in un'atmosfera piacevole; altrimenti una futilità un po' infantile e pretenziosa me lo farebbero piazzare anche un gradino sotto.
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psicosara
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lunedì 23 marzo 2020
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solo chi ama resta vivo.
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Romantica e anche contemporanea questa pellicola, anche se malinconica fino al Dark.
Adam ed Eve (.
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Romantica e anche contemporanea questa pellicola, anche se malinconica fino al Dark.
Adam ed Eve (...) sono due vampiri innamorati da diversi secoli.
Vivono segregati in casa, lui a Detroit fra i suoi vinili, lei a Tangeri, fra stoffe e danza. Apprezzano il silenzio e la reciproca compagnia di tanto in tanto. Pur essendo accomunati agli umani dalla capacità di provare gli stessi sentimenti – amore, odio, amicizia, senso di appartenenza familiare, persino noia – se ne distaccano nettamente sul piano etico.
Sono due vampiri sofisticati e snob che non escono a caccia ma reperiscono il sangue dagli ospedali, pagandolo profumatamente e non rischiano di berne di infetto. Sono preoccupati per il declino degli 'umani' perché una tale eventualità significherebbe la loro decadenza.
Eve tenterà di far tornare la gioia di vivere al compagno, che vive un momento di perdita di ispirazione.
Discorso molto persuasivo quello in cui lei spiega a lui perché valga la pena di vivere.
"𝘚𝘰𝘭𝘰 𝘤𝘩𝘪 𝘢𝘮𝘢 𝘳𝘪𝘮𝘢𝘯𝘦 𝘷𝘪𝘷𝘰; 𝘤𝘩𝘪 𝘴𝘢 𝘢𝘮𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦, 𝘤𝘩𝘪 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘪𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘢𝘣𝘪𝘵𝘢, 𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘢𝘳𝘵𝘦, 𝘭𝘢 𝘭𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢, 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘳𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘻𝘢, 𝘪𝘭 𝘴𝘶𝘰𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝘯𝘰𝘮𝘪. 𝘎𝘭𝘪 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪, 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘳𝘦𝘥𝘰𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘷𝘪𝘷𝘪 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦́ 𝘣𝘢𝘵𝘵𝘦 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘪𝘭 𝘤𝘶𝘰𝘳𝘦, 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰 𝘪𝘭 𝘨𝘶𝘴𝘵𝘰, 𝘭𝘰 𝘴𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘰 𝘦 𝘪𝘭 𝘥𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘳𝘪𝘰, 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘳𝘦𝘢𝘵𝘶𝘳𝘦 𝘯𝘰𝘪𝘰𝘴𝘦 𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘪𝘤𝘰𝘭𝘰𝘴𝘦. 𝘚𝘰𝘯𝘰 𝘭𝘰𝘳𝘰 - 𝘪 𝘤𝘰𝘴𝘪𝘥𝘥𝘦𝘵𝘵𝘪 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘪 𝘶𝘮𝘢𝘯𝘪 - 𝘪 𝘷𝘦𝘳𝘪 𝘤𝘢𝘯𝘯𝘪𝘣𝘢𝘭𝘪, 𝘨𝘭𝘪 𝘻𝘰𝘮𝘣𝘪𝘦: 𝘨𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪 𝘴𝘷𝘦𝘨𝘭𝘪𝘢 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘵𝘳𝘰𝘱𝘱𝘰 𝘵𝘢𝘳𝘥𝘪, 𝘤𝘩𝘦 𝘶𝘴𝘢 𝘦 𝘨𝘦𝘵𝘵𝘢, 𝘪𝘮𝘮𝘦𝘮𝘰𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢𝘵𝘰, 𝘪𝘯𝘤𝘶𝘳𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘧𝘶𝘵𝘶𝘳𝘰, 𝘪𝘮𝘱𝘢𝘯𝘵𝘢𝘯𝘢𝘵𝘢 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘤𝘩𝘦 𝘮𝘢𝘪 𝘣𝘶𝘪𝘰, 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘦 𝘴𝘰𝘱𝘳𝘢𝘵𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘭𝘶𝘤𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘴𝘰𝘭𝘦".
"𝑺𝒐𝒍𝒐 𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒎𝒂𝒏𝒕𝒊 𝒔𝒐𝒑𝒓𝒂𝒗𝒗𝒊𝒗𝒐𝒏𝒐" non è un film per tutti, perché è malinconico e anche lento.
Soprattutto non è consigliato a chi non ama la vista del sangue.
Bravissimi e perfettamente adatti al ruolo sia 𝐓𝐢𝐥𝐝𝐚 𝐒𝐰𝐢𝐧𝐭𝐨𝐧 che 𝐓𝐨𝐦 𝐇𝐢𝐝𝐝𝐥𝐞𝐬𝐭𝐨𝐧.
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no_data
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giovedì 22 maggio 2014
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magnifico
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Elegante, raffinato, sensuale, divertente.
Il più bel film di vampiri che abbia mai visto. Jarmush andrebbe visto in lingua originale, vergognoso il fatto che venga proiettato solo doppiato.
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occhio errante
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martedì 27 maggio 2014
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adamo ed eva - alchimia e nigredo post punk
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Il film si apre con un enviroment sonoro d'altissimo livello estetico e tecnico musicale d'impatto filmico. L'audio corre e abbraccia e si sposta da una cassa all'altra, effetto godibile solo in Sale con Dolby stereo surround. Uno jin jang incornicia modernamente la prima scena girata da Jarmush, come un dolly carrellato.
EVA la Signora Bionda e Bianca, L'Albedo si reca ed incontra a Detroit il suo eterno marito, ADAMO, Tenebroso e Scuro, il Nigredo; binomio quasi perfetto dell'Alchimia.
Interpreti l'eterea e sublime Tilda Swinton, e Tom Hiddleton. Il viaggio dell'eroe per l'Amore Universale.
L'Amore Universale è tutto ciò che significa alla Vita e che fornisce Vita: gli amanti sopravvivono al di la del corpo, quando si nutrono di arte, Poesia, Musica, Bellezza, Consistenza.
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Il film si apre con un enviroment sonoro d'altissimo livello estetico e tecnico musicale d'impatto filmico. L'audio corre e abbraccia e si sposta da una cassa all'altra, effetto godibile solo in Sale con Dolby stereo surround. Uno jin jang incornicia modernamente la prima scena girata da Jarmush, come un dolly carrellato.
EVA la Signora Bionda e Bianca, L'Albedo si reca ed incontra a Detroit il suo eterno marito, ADAMO, Tenebroso e Scuro, il Nigredo; binomio quasi perfetto dell'Alchimia.
Interpreti l'eterea e sublime Tilda Swinton, e Tom Hiddleton. Il viaggio dell'eroe per l'Amore Universale.
L'Amore Universale è tutto ciò che significa alla Vita e che fornisce Vita: gli amanti sopravvivono al di la del corpo, quando si nutrono di arte, Poesia, Musica, Bellezza, Consistenza.
Incornicia l'incontro, una Splendida Wunderkammer post punk, Camera delle Meraviglie elegantissima, nigreda e bohemienne, con una postazione di montaggio ed esecuzione audio di mix retro di gotica bellezza, contornata da splendidi strumenti musicali e rare chitarre vintage, libri e parole di poeti artisti alchimisti e scienziati maledetti di ogni dove d'oriente e d'occidente, broccati e lampassi e tappeti che ornano come la vestaglia dell'entreè di Ive/Eva, ... : il tutto pieno, ricco ma decadente, "cupio dissolvi" millennario e atto necessario perchè rappresenta l'Eros ed il Thanatos. Stratificazione che funge da gestalt a questa prima location elettiva della coppia di semidei vampiri ed eterni, solo però finchè bevranno il sangue puro della bellezza non contaminata: il sangue è il loro unico nutrimento e colore, il Rubedo essenziale all'Alchimia Mistica dell'esistenza eterna oltre l'oblio.
Oblio ma soprattutto decadenza d'occidente non solo formale, è Detroit, una città fantasma e Nigreda dove gli zombie nenche esistono, solo fantasmi di bellezza , e vampiri in cerca di sague. Città che da i natali e perpreta la cittadinanza attiva al chitarrista Jack White che viene nominato con affetto nel film, e forse citato all'interno di un locale dove si esibiscono i "white Hell"; ivi si recano, ma ne scappano in cerca del sangue, sacro graal che pregno di morte da loro vita, unione e sublimazione.
Volano a Tangeri, l'altra decadenza d'oriente, l'albedo dorata, la città da dove prima è partita Eva; forse sanno che reincontreranno il loro Vecchio Amico Poeta in punto di morte che un pò da il sembiante attraverso Shakespeare, un pò Marlowe, altrove Keats. Ma il sangue versato basterà ?
Progetto ambiziosissimo, ma ridefinito, la cui produzione è durata 7 anni.
Colonna Sonora degli Squrl, gruppo musicale in cui suona anche il regista.
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firewalkwithme
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martedì 27 maggio 2014
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il prezzo della sopravvivenza
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Dopo anni di varie mortificazioni e avvilimenti,il genere vampiresco si riappropria finalmente di una sua dignità divenendo l’oggetto d’analisi e riflessione di un regista tanto audace quanto consapevole delle sue scelte,in misura tale da riuscire a giostrarsi magnificamente tra i risvolti di questa sua visionaria creazione,scongiurando i pericoli della diffidenza e della perplessità.
Adam e Eva sono due amanti secolari,i cui nomi dall'evidente reminescenza biblica non son sufficienti a collocarli in un una situazione placidamente edenica,e soprattutto non son funzionali a vestirli dei ruoli peccaminosi propri della coppia ancestrale.
Adam e Eva sembrano essere piuttosto le uniche creature,assieme agli esigui loro simili ancora in circolazione,esenti dalle colpe peculiari della nostra modernità:l'insoddisfazione,la superficialità d'approccio,gli atteggiamenti sbrigativi,l'approssimazione che orchestra oramai qualsiasi relazione,tanto interumana quanto culturale.
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Dopo anni di varie mortificazioni e avvilimenti,il genere vampiresco si riappropria finalmente di una sua dignità divenendo l’oggetto d’analisi e riflessione di un regista tanto audace quanto consapevole delle sue scelte,in misura tale da riuscire a giostrarsi magnificamente tra i risvolti di questa sua visionaria creazione,scongiurando i pericoli della diffidenza e della perplessità.
Adam e Eva sono due amanti secolari,i cui nomi dall'evidente reminescenza biblica non son sufficienti a collocarli in un una situazione placidamente edenica,e soprattutto non son funzionali a vestirli dei ruoli peccaminosi propri della coppia ancestrale.
Adam e Eva sembrano essere piuttosto le uniche creature,assieme agli esigui loro simili ancora in circolazione,esenti dalle colpe peculiari della nostra modernità:l'insoddisfazione,la superficialità d'approccio,gli atteggiamenti sbrigativi,l'approssimazione che orchestra oramai qualsiasi relazione,tanto interumana quanto culturale.
Per il fatto di aver vissuto secondo dettami temporalmente dilatati,gli eterni amanti sono tristemente consapevoli della gravità dei nostri atteggiamenti trascuranti;per il fatto di intrattenere un rapporto fusionale e simbiotico con la natura,ne odono,ne sentono affettivamente il lamento e la disperata litania.
"Zombie" è l'appellativo con il quale Adam e Eva designano la nostra razza umana e caduca,ma il disprezzo che lo motiva non è da riferire al nostro destino temporalmente scandito,o alla corruttibilità della nostra unità psicofisica:siamo zombie in quanto consapevoli rappresentanti di un'ottica del mordi e fuggi,del fagocitare gli aspetti fenomenologici della cultura (libri,musica,arte) senza garanzia di assimilazione,d'elaborazione e d'interiorizzazione.
Lo spettatore,se possiede una soglia d'attivazione sufficientemente bassa dei meccanismi di colpa,dovrebbe sentirsi,se non l'unico responsabile,quanto meno un fondamentale fattore causale della malinconia e dei pensieri suicidi e autodistruttivi che albergano nella mente di Adam:tra i due sembrerebbe quest'ultimo quello ad aver maggiormente empatizzato con l'irreversibile decadenza del nostro pianeta. Due momenti della pellicola risultano particolarmente allarmanti ed efficaci nella loro malefica lucidità:la conversazione sullo sfruttamento dei giacimenti di petrolio ( "Siamo ancora alle guerre per il petrolio o sono già cominciate quelle per l'acqua?"),conclusa con una tragica constatazione sulla nostra abitualmente ritardata presa di coscienza;e la scena a mio parere più memorabile di questo lavoro,anche in quanto a movimenti di camera e montaggio. Parlo di quella nella quale Jarmush ci mostra degli ariosi e affrescati soffiti a volte (appartenenti al fu Michigan Theatre),descritti e lodati dalla voce fuori campo di Adam,coinvolta e ispirata;per poi abbassare bruscamente la cinepresa e scaraventarci in pieno volto l'avvilente scenario di un parcheggio,ambiente spettrale nell'altrettanto spettrale Detroit. Da meraviglioso e pittoresco teatro qual'era,ad angusto e soffocante parcheggio:ecco come l'umanità sta riducendo il suo stesso pianeta.
Anche le due città che si alternano nella pellicola sono a loro modo presenze protagoniste e fondamentali alla riuscita del prodotto:un'Algeri immersa in un'eterna calda notte orientale,le cui panoramiche sono accompagnante da musiche ipnotiche e arabeggianti,e nella quale il fascino e la materna leggiadria di Eva possono esplicitare al meglio le loro possibilità;una Detroit scheletrica e fantasmatica,pietrificata e immobile quanto la postura con cui Adam si lascia dimessamente andare sul suo rosseggiante divano,sollevandosi solo per comporre musiche catartiche che nessuno ascolterà.
Probabilmente qualche spettatore si sarebbe aspettato una maggiore coerenza narrativa,senza quegli intermezzi ironici e leggeri che si insinuano repentini nella composizione,senza tener conto che aderendo ad una tale posizione si dimostra di non aver compreso adeguatamente i tratti peculiari di questo regista,che anche in un'opera tematizzante un viaggio iniziatico verso la morte (Dead Man),era stato in grado di inserire elementi disorientanti rispetto alla tradizionale concezione di cinema western,offrendocene un'interessante interpretazione,mai un tradimento.
Grazie anche a delle interpretazioni attoriali memorabili (in particolar modo quella di Tilda Swinton,che ci offre una dimostrazione di eleganza e raffinatezza raramente esperibili),Adam e Eva ci mostrano un paradigma al quale ciascuno di noi,essere umano calato negli irrefrenabili ritmi del progresso,potrebbe sforzarsi di attenersi:accettare e usufruire delle possibilità offerteci dalla tecnica e dalle sue innovazioni (i due amanti possiedono oggetti targati Apple,si procurano sangue puro prelevato e archiviato all'interno di strutture ospedaliere,guidano auto non esattamente risalenti ai secoli trascorsi),ma senza lasciarci risucchiare dal loro vortice inibitore,che rischia di inficiare le nostre capacità di ascolto,di paziente lettura,di ripensamento,tutte esperienze che richiedono tempo e sacrificio per essere adeguatamente fronteggiate.
Così,tra richiami e citazioni letterarie più o meno esplicite (Faust,Byron,Bach,Schubert,Shakespeare),è una sola la forma che alla fine sembra incarnare la frontiera,il muro oltre il quale anche la sapienza secolare e temporalmente giustapposta dei vampiri pare arrestarsi:ed è quella di un misterioso diamante nel cielo,della grandezza di un pianeta,e che emette la musica di un gong gigante,come racconta Eva durante un viaggio in macchina. Come vorrei sentirla,sospira Adam. E forse è proprio questo uno dei motivi per i quali si accetta di continuare a vivere:perchè c'è ancora qualcosa di inesplorato e ovattato,e alla cui futura rivelazione mai acconsetiremmo di non essere presenti.
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claudiofedele93
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martedì 9 settembre 2014
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i vampiri sono tornati!
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Presentato alla sessantaseiesima mostra del cinema di Cannes, Solo gli Amanti Sopravvivono ha sempre destato interesse ed un certo alone di mistero in gran parte dei seguaci di Jarmusch e non; A rendere immortale questo interesse a livello mediatico è stato anche (e sopratutto) il cast, chiamato a raccolta in questa ultima fatica dell’autore americano, tra i cui nomi compare quello di Tilda Swinton e Tom Hiddleston (il Loki dei film Marvel).
Only Lovers Left Alive, arrivato da noi finalmente in sala, non delude minimamente le aspettative e si rivela essere uno dei migliori film dell’annata appena passata nonché, forse, il migliore del regista e del genere “horror” degli ultimi anni.
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Presentato alla sessantaseiesima mostra del cinema di Cannes, Solo gli Amanti Sopravvivono ha sempre destato interesse ed un certo alone di mistero in gran parte dei seguaci di Jarmusch e non; A rendere immortale questo interesse a livello mediatico è stato anche (e sopratutto) il cast, chiamato a raccolta in questa ultima fatica dell’autore americano, tra i cui nomi compare quello di Tilda Swinton e Tom Hiddleston (il Loki dei film Marvel).
Only Lovers Left Alive, arrivato da noi finalmente in sala, non delude minimamente le aspettative e si rivela essere uno dei migliori film dell’annata appena passata nonché, forse, il migliore del regista e del genere “horror” degli ultimi anni. Se, infatti, avevamo ormai fatto l’occhio ad una interpretazione della figura del vampiro in chiave eccessivamente romantica, scialba, priva di radici e reindirizzata in una visione superficialmente moderna, con tanto di ubicazione non più europea, ma Americana, con questa pellicola non solo il regista scandisce in modo eccelso la genesi e la vera natura del demone, ma principalmente lo incanala in una vicenda che fa del dramma esistenziale il suo punto di forza, mettendo in evidente secondo piano l’elemento sovrannaturale, pur rimanendo, costantemente, attaccato e devoto ad esso grazie anche alle atmosfere e alla sceneggiatura.
Adam e Eve sono di fatto due esseri immortali, due vampiri, ma la loro vera natura non li rende poi tanto differenti da noi umani (che loro chiamano però - e non casualmente- zombie); ciò che veramente li contraddistingue non è tanto la sete di sangue, bensì la consapevolezza di saper vivere nel modo odierno, in preda alla rovina e alla decandeza. Ecco, dunque, uno dei tanti grandi aspetti della pellicola, ovvero, quello di non impressionare lo spettatore con la teatralità e la paura, ma di servire una storia che se pur espressa da un punto di vista completamente differente dal nostro, rimane universale e accessibile a tutti. E’ la consapevolezza dell’essere, del sapere “chi sei?” che muta profondamente Adam, un vampiro che passa le proprie giornate a comporre musica funebre, sposato con la bellissima Eve (la quale tuttavia abita a Tangeri mentre lui a Detroit) e scontroso verso la sorella di quest’ultima: Ava (interpretata da una frizzante ed efficace Mia Wasikowska).
L’incontro tra i due amanti è l’escamotage necessario per allestire la vicenda, una storia tanto semplice quanto interessante e verosimile che non riesce mai ad apparire stonata, ma che grazie a quell’aspetto gotico e sinistro assume sempre più i contorni di un dramma psicologico. A favore di tutto questo vi è poi un continuo ed incessante omaggio/attaccamento alla cultura universale che colora la pellicola in ogni inquadratura e che spazia dalla letteratura classica fino a quella moderna, ove è possibile cogliere tributi e citazioni evidenti o meno, ma mai artificiose o campate in aria. Non è un caso, infatti, che l’intero lungometraggio sia un continuo rimando al mondo occidentale del passato, all’Europa ed alla civiltà del vecchio continente e questo lo capiamo sin dai dialoghi, quelli tra Eve e Adam, incentrati su Byron e Mary Shelley (che i due hanno conosciuto) o dalle fotografie appese nella camera da letto di quest’ultimo (dove vengono ritratti scienziati e scrittori come ad esempio Wilde, Poe, Newton, Darwin.)
Il cuore, tuttavia, del film non è la storia d’amore, bensì la denuncia che Jarmusch compie nei confronti del genere umano, che non a caso liquida con la parola “zombie” quasi ad indicare uno stato in cui l’uomo è più simile ad un automa, un essere senza anima e cervello che continuamente sbaglia e si lascia guidare dall’istinto, dalla carne e dalla corruzione, carnefice del proprio destino nonché emblema evidente della propria inciviltà e ignoranza, carico di difetti che nel corso della storia l’hanno sempre portato a voltare le spalle alla scienza ed al progresso.
Eppure se in un primo momento sembrerebbe quasi scontato pensare ai vampiri come esseri superiori e nettamente più intelligenti, Solo gli Amanti Sopravvivono ci mostra in fine che dietro alle tante parole, dietro all’eternità e alla saggezza si nasconde persino in essi un bisogno primordiale di sangue e vita del quale non possono farne a meno; così, la pellicola, si conclude con una frase emblematica, nonché in forte contrapposizione con la natura stessa di chi la pronuncia, scandita dalla androgina e bellissima Swinton, la quale se in un primo momento (ed in un altro luogo) rimprovera la sorella per aver tolto la vita ad un mortale come si usava fare nel XV° secolo, sarà lei medesima a portare lo spettatore ai titoli di coda sussurrando che “da più di cinquecento anni non provavano a nutrirsi come una volta” e che è giunto il momento che essi tornino ad essere i “predatori” di un tempo.
Tecnicamente il lavoro svolto da Jarmusch è senza difetti, ancorato a sequenze geniali che vedono una messa in scena davvero di grande impatto visivo accompagnata da una continua costanza nel voler unire la musica alla vita dei protagonisti, il tutto condito da una regia molto adagiata, lenta ma incapace di annoiare portandoci quasi a pensare che dopo due ore non si sia assistito a nulla di eccezionale, ma facendoci poi ricredere subito su quanto detto. Le musiche, inoltre, sono suggestive così come le scenografie, dai forti richiami gotici rivisti in chiave moderna, fino poi portati ad avere sfumature quasi fiabesche, complici di tutto questo le influenze del cinema di Neil Jordan, Tim Burton e pellicole del passato con protagonista Lugosi e Lee.
Solo gli Amanti Sopravvivono si presenta come una delle migliori pellicole su piazza, un’opera tanto complessa ed invitante che riporta in auge la vera natura del vampiro, concedendogli una sfumatura non più “romantica”, allontanandolo dallo stereotipo Meyeriano e portandolo su un livello intellettuale molto più interessante e suggestivo, ove a farla da padrone è la coscienza di sé stessi e la consapevolezza di essere parte di un mondo decaduto. Forte di un cast in stato di grazia, dove però ad avere la meglio è indubbiamente Tilda Swinton, seguita da un’ottima performance della Wasikowska e Hiddleston, rimane estremamente affascinante persino la figura del drammaturgo Marlowe interpretato dal sempre eccellente John Hurt.Con questo lavoro Jarmusch dona nuova linfa alla figura immortale resa celebre da Stoker e dona a noi tutti un film veramente eccellente.
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nostromo23
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lunedì 10 novembre 2014
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entanglement quantistico delle nostre vite
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Due piccole e infinitesimali particelle, Adam e Eve, risuonano nella banalità dei nostri tempi, dove “zombie” deambulano nella pochezza della loro esistenza. La puntina si posa sul vinile e un singhiozzo crudo precede lo sprigionarsi della melodia: soave e irritante, elettronica e raffinata. Un Big-bang di sensazioni prende forma dalle mani di un Eterno, accarezzando corde di vecchie chitarre e bevendo sangue, ormai corrotto, di un’umanità perduta. Detroit è oscura, disabitata, ma ad Adam piace per questo. Eve danza per le piccole strade di una Tangeri misteriosa e proibita, con il suo amico e poeta preferito Kit. Ama la lettura e le sue infinite sfaccettature, simili a quelle di una stella, a più di quattromila anni luce dal nostro sole, cui la pressione l’ha trasformata in un immenso diamante, fulgido come il suo amore.
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Due piccole e infinitesimali particelle, Adam e Eve, risuonano nella banalità dei nostri tempi, dove “zombie” deambulano nella pochezza della loro esistenza. La puntina si posa sul vinile e un singhiozzo crudo precede lo sprigionarsi della melodia: soave e irritante, elettronica e raffinata. Un Big-bang di sensazioni prende forma dalle mani di un Eterno, accarezzando corde di vecchie chitarre e bevendo sangue, ormai corrotto, di un’umanità perduta. Detroit è oscura, disabitata, ma ad Adam piace per questo. Eve danza per le piccole strade di una Tangeri misteriosa e proibita, con il suo amico e poeta preferito Kit. Ama la lettura e le sue infinite sfaccettature, simili a quelle di una stella, a più di quattromila anni luce dal nostro sole, cui la pressione l’ha trasformata in un immenso diamante, fulgido come il suo amore. L’eternità non ha scalfito la superficie, non ha modificato l’essenza di tale gioiello. Sono gli uomini che non comprendono tale raffinatezza. Adam è disgustato dalla tendenza all’autodistruzione, si sente perduto, finito. Eve partirà per riabbracciare di nuovo quello che ha sempre amato, in un danza ipnotica. Jarmush ci inoltra in una rappresentazione artistica ed onirica, a tratti eccessiva e melancolica, della vita. Scene di infinita grazia si alternano con l’inconsistenza disarmante del presente, come gli inutili ghiaccioli di Tipo 0. Perché soltanto l’amore sopravvive, tra il tempo e lo spazio, l’eternità e l’oblio. La risposta risiede nel cambiamento di stato, nel legame. I due vampiri millenari ci ricordano il passato, e i suoi fasti ormai perduti. Cosa c’è di più bello e più disarmante di quei due corpuscoli perfetti, vibranti alla stessa frequenza, ovunque essi si trovano?
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stefano capasso
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lunedì 22 dicembre 2014
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gli uomini visti dai vampiri
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Adam e Eve, due vampiri che vivono tra Tangeri Detroit, sopravvivono dall’inizio dei tempi grazie alla forza della loro unione. E a volte sopravvivono a scapito di altri, quando il loro unico alimento, il sangue, viene a mancare. Il loro è il acconto degli uomini che dal loro punto di vista sono zombie, tanto è povera la loro vita
Un film, questo di Jim Jarmusch che abbraccia la storia dell’uomo, dall’antichità, con i suoi grandi personaggi che hanno contribuito a creare il mondo, ai tempi odierni dove regna il degrado, che si manifesta perfino nel sangue ormai infetto degli uomini. Adam e Eve sopravvivono perché resistono alla dissoluzione della cultura e dei costumi, perché conservano la memoria e quindi la ricchezza di tutto quanto è stato prodotto nella storia del mondo E anche a distanza la loro unione rimane intatta perché questa è la legge dell’energia, della fisica quantistica.
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Adam e Eve, due vampiri che vivono tra Tangeri Detroit, sopravvivono dall’inizio dei tempi grazie alla forza della loro unione. E a volte sopravvivono a scapito di altri, quando il loro unico alimento, il sangue, viene a mancare. Il loro è il acconto degli uomini che dal loro punto di vista sono zombie, tanto è povera la loro vita
Un film, questo di Jim Jarmusch che abbraccia la storia dell’uomo, dall’antichità, con i suoi grandi personaggi che hanno contribuito a creare il mondo, ai tempi odierni dove regna il degrado, che si manifesta perfino nel sangue ormai infetto degli uomini. Adam e Eve sopravvivono perché resistono alla dissoluzione della cultura e dei costumi, perché conservano la memoria e quindi la ricchezza di tutto quanto è stato prodotto nella storia del mondo E anche a distanza la loro unione rimane intatta perché questa è la legge dell’energia, della fisica quantistica. Ciò che era unito continuerà a rimanere tale anche se viene diviso. E’ questa la vera forza dell’uomo nel momento in cui ne è consapevole, perché significa sapere che ogni cosa che viene messa in circolo ritorna. Spettacolare la fotografia ricca di un disordine che è perfetto nella sua armonia, intense le musiche che spaziano senza confini coi loro timbri gotici.
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ilaria pasqua
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venerdì 23 maggio 2014
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l'amore come cura
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Adam e Eve sono due vampiri che vivono separati da decine di migliaia di chilometri. Adam in una spettrale Detroit, in un palazzetto isolato e disordinato in cui compone musica e colleziona chitarre senza mettere mai piede fuori. Eve a Tangeri, facendo la spola tra casa sua e il bar del suo vecchio amico Marlowe. Vivono separati, ma sono uniti ormai da secoli, durante i quali hanno vissuto tantissime epoche e altrettante vite. Tutti e due non "cacciano" gli esseri umani, bevono sangue altamente controllato proveniente da fonti sicure. Il problema è un altro. Adam vuole morire e Eve corre da lui.
Solo gli amanti sopravvivono, il titolo dice tutto ciò che Jim Jarmusch racchiude in questo suo ultimo splendido film.
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Adam e Eve sono due vampiri che vivono separati da decine di migliaia di chilometri. Adam in una spettrale Detroit, in un palazzetto isolato e disordinato in cui compone musica e colleziona chitarre senza mettere mai piede fuori. Eve a Tangeri, facendo la spola tra casa sua e il bar del suo vecchio amico Marlowe. Vivono separati, ma sono uniti ormai da secoli, durante i quali hanno vissuto tantissime epoche e altrettante vite. Tutti e due non "cacciano" gli esseri umani, bevono sangue altamente controllato proveniente da fonti sicure. Il problema è un altro. Adam vuole morire e Eve corre da lui.
Solo gli amanti sopravvivono, il titolo dice tutto ciò che Jim Jarmusch racchiude in questo suo ultimo splendido film.
In un mondo decadente, gli uomini, chiamati non a caso dai protagonisti zombie, vivono calpestando ogni cosa senza curarsi di ciò che li circonda. Una decadenza morale e culturale che i due vampiri non smettono mai di sbatterci in faccia, spingendoci a sentirsi quasi in imbarazzo.
Sembrano siano solo loro infatti ad accorgersi della bellezza, a tenere profondamente al mondo e alle meraviglie che può offrire, si muovono quasi in punta di piedi per non distruggerlo, pienamente coscienti, con una lucidità cresciuta nel corso dei secoli. Adam ha fatto, al contrario degli uomini, tesoro di ogni epoca vissuta, nel suo appartamento solitario infatti custodisce la cultura, il passato, e lo piange continuamente. Tutto il film è pervaso da questa malinconia fortissima che impregna le atmosfere e i cuori dei due vampiri.
Adam, "quella canaglia romantica con inclinazioni suicide", è stanco della vita, anche perché è stanco di vedere il mondo pian piano crollare, inghiottito dal nulla. È stanco di vedere gli zombie rovinarlo. (Splendida la scena del teatro diventato un misero parcheggio). Dopo tanto vivere forse per la prima volta è… deluso. E non riesce a uscire da questo stato, forse perché speranze non ce ne sono.
Eve è l’amore della sua vita. Insieme danno il via a una danza bellissima e intensa in un mondo che sembra sospeso.
È sicuramente un film fuori dal comune, totalmente anticonvenzionale, tutto tranne la solita storia di vampiri. La sua caratteristica è questo senso di sospensione, una lentezza che è la stessa lentezza esistenziale dei personaggi, di Adam e Eve che si trascinano nella vita annoiati, quasi rassegnati, annaspando tra i ricordi, in un passato magnifico, mentre sentono il presente andargli stretto. Il presente non gli appartiene, si sentono estranei. Questa stanchezza esistenziale è ben dimostrata dal vecchio vampiro Marlowe, interpretato da John Hurt, che vuole lasciarsi andare. Poi la comparsa di Ava, una frizzante Mia Wasikowska, sottolinea ancor di più questo stato, quasi costringendo i due amanti a prendere una direzione.
I due protagonisti vivono per amare, la cura alla decadenza del presente, l’unico modo di sopravvivere è quello per il regista: l'amore.
Tantissimi sono anche i momenti comici, sia con Eve che con la comparsa dell’irresponsabile casinista Ava. Ci sono idee davvero belle in questo senso. Molte scene che difficilmente si possono dimenticare. E poi c’è un altro aspetto del film, quello citazionista. Sono tantissime infatti le citazioni musicali, scientifiche e letterarie che c’è da restare incantati e tanto incuriositi, storditi e affascinati anche da una colonna sonora perfetta, magnifica e da una scenografia altrettanto perfetta, curata nei minimi dettagli.
La regia di Jarmusch è come sempre elegante e raffinata.
Quasi inutile sottolineare la bravura di Tilda Swinton e Tom Hiddleston in questi ruoli che sembrano stati scritti per loro e che hanno tirato fuori il meglio da entrambi. E in coppia sono riusciti a trovare la giusta alchimia.
Il film è pregno di significato, ogni scena, ogni preciso dialogo. A distanza di ore si continua a pensare a questi personaggi, a questa storia. Non riesci a toglierteli dalla testa. Questo lo fanno solo i grandi film.
Ciò che è sicuro è che non è un film semplice. Bisogna entrare nel mood e nella visione assoluta di Jarmusch che agli spettatori non lascia spazio per "ambientarsi", gli si chiede di guardare, assaporare, di prenderlo così com'è, o di alzarsi e andare via. È uno di quei film: "O si ama o si odia".
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
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