astotti98
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venerdì 6 marzo 2020
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commedia divertente e tenera con ottimi interpreti
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Il regista Carlo Mazzacurati, che ci ha lasciati troppo presto, ci dona in eredità una commedia gradevole e molto divertente, che riesce ad intrattenere senza ricorrere ai classici cliché volgari della commedia italiana degli ultimi anni. La storia è molto avvincente, ricca di divertenti siparietti e supportata da bravissimi attori come Valerio Mastandrea, con una verve comica straordinaria, Isabella Ragonese, dalla recitazione tenera e naturale, Giuseppe Battiston e un cameo molto gradito di una grande attrice del nostro cinema e del nostro teatro come Milena Vukotic, che dà vita ad uno dei momenti più divertenti del film. Una pellicola senza grosse pretese morali, ideale per staccare la testa per un'ora e mezza ma con un finale molto dolce e fabiesc
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Il regista Carlo Mazzacurati, che ci ha lasciati troppo presto, ci dona in eredità una commedia gradevole e molto divertente, che riesce ad intrattenere senza ricorrere ai classici cliché volgari della commedia italiana degli ultimi anni. La storia è molto avvincente, ricca di divertenti siparietti e supportata da bravissimi attori come Valerio Mastandrea, con una verve comica straordinaria, Isabella Ragonese, dalla recitazione tenera e naturale, Giuseppe Battiston e un cameo molto gradito di una grande attrice del nostro cinema e del nostro teatro come Milena Vukotic, che dà vita ad uno dei momenti più divertenti del film. Una pellicola senza grosse pretese morali, ideale per staccare la testa per un'ora e mezza ma con un finale molto dolce e fabiesco
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lovemovies
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domenica 9 aprile 2023
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alla ricerca del tesoro nascosto
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Un film che fa ridere, di gusto, dall'inizio alla fine, per la varietà e l'arguta comicità della narrazione. Personalmente riservo sempre più ampia simpatia a questo genere di film, a maggior ragione se e quando allietati dalla presenza di abili attori, quali, come in questo caso, i tre protagonisti della caccia al tesoro. Un tesoro difficile da agguantare, perché ben nascosto nell'imbottitura di una bizzarra sedia, una fra le tante vendute all'asta, ognuna ad un diverso acquirente. Aprezzo moltissimo il titolo (e la morale) del film, in quanto insegna che a volte ci si affanna a rincorrere un oggetto del desiderio, per poi accorgersi, dopo che lo si è raggiunto, che i valori in campo sono nel frattempo mutati, così come le priorità.
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Un film che fa ridere, di gusto, dall'inizio alla fine, per la varietà e l'arguta comicità della narrazione. Personalmente riservo sempre più ampia simpatia a questo genere di film, a maggior ragione se e quando allietati dalla presenza di abili attori, quali, come in questo caso, i tre protagonisti della caccia al tesoro. Un tesoro difficile da agguantare, perché ben nascosto nell'imbottitura di una bizzarra sedia, una fra le tante vendute all'asta, ognuna ad un diverso acquirente. Aprezzo moltissimo il titolo (e la morale) del film, in quanto insegna che a volte ci si affanna a rincorrere un oggetto del desiderio, per poi accorgersi, dopo che lo si è raggiunto, che i valori in campo sono nel frattempo mutati, così come le priorità. Questo film riesce perfettamente nell'intento e lo fa facendo ridere. Cosa si vuole di più?
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gianleo67
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mercoledì 21 gennaio 2015
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l'epica tragicomica dell'ultimo mazzacurati
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Tatuatore lui ed estetista lei, Dino e Bruna gesticono i loro rispettivi negozi l'uno di fronte all'altro nella stessa strada di Jesolo, condividendo le difficoltà economice ed una reciproca simpatia. Quando un'anziana cliente detenuta le rivela in punto di morte dell'esistenza di una sedia contenente la refurtiva di un colpo messo a segno dal figlio, lei si mette sulle tracce del prezioso manufatto, aiutata dall'amico e dal parroco del carcere, ultimo confessore della scomparsa galeotta, venuto anche lui a conoscenza dei segreti della donna.
Dal dal romanzo russo Le dodici sedie di Il'ja Arnol'dovič Il'f e Evgenij Petrovič Petrov , già adattato per il cinema da Nicolas Gessner e Luciano Lucignani ('Una su 13' - 1969) e da Mel Brooks (' Il mistero delle dodici sedie' - 1970), Carlo Mazzacurati ne trae una commedia fiabesca che richiama il consueto gusto sardonico e irriverente per una estemporanea caccia al tesoro nel Nord Est attanagliato dalla crisi (sociale,economica,morale) e la predilezione personale per una galleria di 'vinti' quale ultima testimonianza di ciò che rimane di una compianta tradizione cinematografica nostrana che ha avuto in autori come Risi e Monicelli i suoi massimi rappresentanti.
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Tatuatore lui ed estetista lei, Dino e Bruna gesticono i loro rispettivi negozi l'uno di fronte all'altro nella stessa strada di Jesolo, condividendo le difficoltà economice ed una reciproca simpatia. Quando un'anziana cliente detenuta le rivela in punto di morte dell'esistenza di una sedia contenente la refurtiva di un colpo messo a segno dal figlio, lei si mette sulle tracce del prezioso manufatto, aiutata dall'amico e dal parroco del carcere, ultimo confessore della scomparsa galeotta, venuto anche lui a conoscenza dei segreti della donna.
Dal dal romanzo russo Le dodici sedie di Il'ja Arnol'dovič Il'f e Evgenij Petrovič Petrov , già adattato per il cinema da Nicolas Gessner e Luciano Lucignani ('Una su 13' - 1969) e da Mel Brooks (' Il mistero delle dodici sedie' - 1970), Carlo Mazzacurati ne trae una commedia fiabesca che richiama il consueto gusto sardonico e irriverente per una estemporanea caccia al tesoro nel Nord Est attanagliato dalla crisi (sociale,economica,morale) e la predilezione personale per una galleria di 'vinti' quale ultima testimonianza di ciò che rimane di una compianta tradizione cinematografica nostrana che ha avuto in autori come Risi e Monicelli i suoi massimi rappresentanti. Col solito garbo che ha sempre contraddistinto le sue opere e l'amara ironia di uno sguardo affettuoso sulle miserie di un'Italia provinciale e velleitaria, Mazzacurati prova a ripercorrere le tappe di una ricerca della felicità che passa attraverso la soluzione dei problemi contingenti (gli assegni familiari,i creditori,il videopoker) quale chiave di libertà per accedere ad una beatificazione terrena che faccia precipitare i suoi sconclusionati protagonisti nella tragica epifania di una rovinosa dipartita piuttosto che farli ascendere alla mistica risalita di una processione a dorso di mulo. Mantenendo con difficile equilibrio la misura di un registro che oscilla continuamente tra la rivisitazione farsesca delle contraddizioni di una società multietnica ridotta ad una Babele di incomprensibili idiomi localistici ed il realismo di una degenerazione sociale che sceglie la facile strada dal compromesso e dell'inganno, il film di Mazzacurati riproduce i prodromi di una nuova epica tragicomica già vista ne 'La lingua del santo (2000)' ed in 'A cavallo della tigre (2002)' mancando tuttavia, come già avvenuto per entrambi, l'appuntamento con una struttura narrativa che riesca a dare credibilità a situazioni e personaggi al di là dell'esile gioco macchiettistico e dell'episodica prevedibilità con cui il film finisce per risolversi, tra sedie fatte a pezzi e sedute spiritiche con una medium dalla salute cagionevole (una splendida Milena Vukotic). Bravi come al solito i tre protagonisti principali ed una lunga galleria di partecipazioni amichevoli che suonano come il triste commiato per l'ultima fatica del compianto Mazzacurati ('Il trasloco è la seconda cosa più traumatica nella vita di un uomo...La prima è la morte'...che in fondo è sempre un trasloco, quello definitivo). Gran Premio Torino durante il Torino film festival del 2013 e Nastro dell'anno 2014.
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catcarlo
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martedì 29 aprile 2014
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la sedia della felicità
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Il nuovo film di Carlo Mazzacurati - che è anche il suo testamento artistico, visto che il regista padovano se ne è andato, troppo presto, nel gennaio di quest'anno - è una commedia lieve e a tratti surreale che, pur partendo dal disagio sociale che caratterizza il Veneto (e non solo) di questi tempi, sa divertire assai grazie a una costruzione accurata e a una bella scelta di ritmo che non si nega il comico puro (dal cinghiale iniziale alla dipendente di Bruna per culminare in tutto lo svolgersi della scena nella baita). A proposito di baita, va detto subito che la storia richiede una netta sospensione dell'incredulità che va aumentando con il passare dei minuti (come credere, altrimenti, che ci si possa ritirare in eremitaggio in uno dei posti più frequentati delle Dolomiti e cioè il Catinaccio?): numerose sono le situazioni improbabili o non spiegate, ma l’esigenza si avverte in special modo in un’ultima parte che consente di sottolineare il tono fiabesco complessivo.
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Il nuovo film di Carlo Mazzacurati - che è anche il suo testamento artistico, visto che il regista padovano se ne è andato, troppo presto, nel gennaio di quest'anno - è una commedia lieve e a tratti surreale che, pur partendo dal disagio sociale che caratterizza il Veneto (e non solo) di questi tempi, sa divertire assai grazie a una costruzione accurata e a una bella scelta di ritmo che non si nega il comico puro (dal cinghiale iniziale alla dipendente di Bruna per culminare in tutto lo svolgersi della scena nella baita). A proposito di baita, va detto subito che la storia richiede una netta sospensione dell'incredulità che va aumentando con il passare dei minuti (come credere, altrimenti, che ci si possa ritirare in eremitaggio in uno dei posti più frequentati delle Dolomiti e cioè il Catinaccio?): numerose sono le situazioni improbabili o non spiegate, ma l’esigenza si avverte in special modo in un’ultima parte che consente di sottolineare il tono fiabesco complessivo. Malgrado l'incanto dei monti, grazie al quale viene data briglia sciolta alla fotografia di Luca Bigazzi, e il sorriso sulle labbra, il tratto conclusivo risulta però meno coeso della narrazione che l'ha preceduto, mettendo in mostra anche qualche passaggio un po' sbrigativo come la sparizione di Padre Weiner che era stato appena protagonista di uno spettacoloso inseguimento in apecar piazzato in piedi sul cassone a dar ordini al malcapitato guidatore. La vicenda prende il via in un microcosmo assai più banale. Nei loro negozi uno di fronte all'altro in un'anonima zona commerciale di Jesolo, è precaria l'esistenza di Dino, tatuatore casa e bottega visto che dorme nel retro, e Bruna, estetista perennemente in ritardo coi pagamenti, ricattata dal fornitore Volpato nonchè tradita dal fidanzato. A lei, Norma Pecche (una piccola parte da antipatica per Katia Ricciarelli), madre di un famoso bandito alla quale fa le unghie in carcere, confida in punto di morte di aver nascosto un tesoro in una delle otto sedie di casa. Il problema è che le sedie sono andate all'asta e quindi è necessario inseguirle per ogni dove, incrociando una varietà di piccole e mediocri figure di provincia con in più l’incomodo del prete di cui sopra, dato che pure lui ha per caso raccolto la rivelazione. Da un certo punto in poi alleati per forza, i tre proseguono la ricerca fino all’inatteso finale dolomitico: nel momento in cui uniscono gli sforzi, la sceneggiatura – firmata dal regista assieme a Doriana Leondeff e Marco Pettenello – segna un cambio di passo, visivamente è messo in risalto dal cambio di acconciatura di Bruna, che la allontana sempre più dalla verosimiglianza. In ogni caso, i personaggi sono seguiti sempre con affetto ed evitando le volgarità in cui sovente le commedie italiane finiscono per scivolare: con la parziale eccezione dell’episodio della virago – ma è notevole il modo in cui se ne libera Dino fingendosi dubbioso a riguardo di un proprio possibile outing – al massimo sono i personaggi e gli ambienti a essere volgari, con il peggio raggiunto dalla convention dei gelatai nella quale si esibisce il tristo e vanaglorioso mago di Raul Cremona. Molto in sintonia con il clima sembrano essere gli attori, fra i quali l’ormai onnipresente Battiston ben interpreta la doppiezza pretesca di Weiner mentre la coppia principale disegna due figure che sono in modo voluto un po’ fuori dal mondo: tanto è vero che Mastrandrea mantiene un leggero accento romanesco, come fosse stato catapultato a Jesolo dal caso, dando prova di bei tempi comici con accanto una Ragonese misurata come bellezza della porta accanto (nel senso anche letterale dell'espressione) che arriva a trasformarsi in una sorta di ‘madonna delle Dolomiti’ grazie allo spirito semplice di Giani. Attorno a loro, uno stuolo di amici e attori legati a Mazzacurati che hanno voluto esserci anche per pochi minuti, da un Albanese sdoppiato e dal consueto sottofondo amarognolo alla coppia di piazzisti di quadri composta da Silvio Orlando e Fabrizio Bentivoglio, dai mugugni del pescivendolo Roberto Citran al prepotente Volpato di Natalino Balasso, dalla svanita medium di Milena Vukotic all’indiano con gli occhi celesti di Marco Marzocca.
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flyanto
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mercoledì 30 aprile 2014
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alla ricerca di 12 sedie singolari da salotto
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Film in cui si racconta di una coppia di giovani, all'inizio non legati sentimentalmente, che sono alla ricerca di un'ingente quantità di gioielli nascosta all'interno della fodera di una sedia da salotto. Le sedie sono tante e per di più sparse per tutto il Nord-Est d'Italia, dove si svolge interamente la vicenda, e pertanto la caccia al tesoro si presenta per loro ardua e lunga e non così certa del successo. Inoltre, ci sono altri strambi personaggi, come quello del prete, che ambiscono a questa ricchezza, ostacolando fortemente il lavoro della suddetta coppia.
Questa pellicola costituisce l'ultimo egregio lavoro di Carlo Mazzacurati prima della sua morte e si presenta immediatamente con le caratteristiche proprie di fare cinema di questo regista.
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Film in cui si racconta di una coppia di giovani, all'inizio non legati sentimentalmente, che sono alla ricerca di un'ingente quantità di gioielli nascosta all'interno della fodera di una sedia da salotto. Le sedie sono tante e per di più sparse per tutto il Nord-Est d'Italia, dove si svolge interamente la vicenda, e pertanto la caccia al tesoro si presenta per loro ardua e lunga e non così certa del successo. Inoltre, ci sono altri strambi personaggi, come quello del prete, che ambiscono a questa ricchezza, ostacolando fortemente il lavoro della suddetta coppia.
Questa pellicola costituisce l'ultimo egregio lavoro di Carlo Mazzacurati prima della sua morte e si presenta immediatamente con le caratteristiche proprie di fare cinema di questo regista. Anche in questa occasione, infatti, come in molte altre sue precedenti (vedi, per esempio, "La lingua del Santo"), Mazzacurati costruisce una storia semplice e sempre ambientata nell'area orientale del Nord Italia che piano piano però si arricchisce in originalità, umorismo e situazioni svariate e particolari al limite dell'assurdo. Ma proprio tutto ciò costituisce e rende grande il suo operato: all'insegna del surreale la vicenda si snoda via via consegnando al pubblico un prodotto di qualità, seppure in forma leggera dove però la naturalezza della narrazione fa apparire l'assurdo come un qualcosa di consueto ed addirittura realistico. Insomma, gli avvenimenti presentati, di per sè appunto un poco "strampalati", riescono ad apparire come naturali e comuni, e dunque credibili, grazie proprio alla levità ed all'equilibrio perfetto di cui sono corredati.
Il cast del film è popolato da più o meno tutti gli attori che solitamente Mazzacurati impiega nei suoi lavori: a parte i due principali, Valerio Mastrandrea e Isabella Ragonese, che sono alla loro prima collaborazione col regista e che rivestono molto egregiamente il proprio ruolo, gli altri, seppure solo come cammei e dunque con apparizioni di brevissima durata, sono Giuseppe Battiston, Silvio Orlando, Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Roberto Citran, ecc, personaggi, appunto, assai noti al pubblico del cinema e di una portata così elevata da costituirne una garanzia di certo successo.
Insomma, come ultima opera, Mazzacurati non poteva che lasciare al pubblico un migliore testamento.....
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pisiran
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sabato 26 aprile 2014
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il buon cinema italiano
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Ebbene sì, questo è un buon film che va ad aggiungersi al buon cinema Italiano. Carlo Mazzacurati ha voluto lasciarci con il sorriso e ha saputo farlo bene. Il film ambientato nella provincia veneta si estrapola con leggerezza e senza volgarità e coinvolge lo spettatore regalandogli quei sorrisi che spesso mancano nelle sale. Gli attori sono adeguati e Valerio Mastandrea emerge in modo netto, brava anche la protagonista Isabella Ragonese sobria ed efficace. Il regista poi, ha voluto dare una parte ai molti attori da Lui stimati quasi a voler dare un addio, che nella realtà si è poi verificato. Oltre quindi alla brava Katia Ricciarelli e Giuseppe Battiston abbiamo visto Silvio Orlando, Fabrizio Bentivoglio, Raul Cremona, Antonio Albanese, Milena Vukotic, Natalino Balasso e altri che fanno di questo film un degno esempio di "commedia all'italiana" leggera, frizzante e adeguata ai tempi moderni.
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Ebbene sì, questo è un buon film che va ad aggiungersi al buon cinema Italiano. Carlo Mazzacurati ha voluto lasciarci con il sorriso e ha saputo farlo bene. Il film ambientato nella provincia veneta si estrapola con leggerezza e senza volgarità e coinvolge lo spettatore regalandogli quei sorrisi che spesso mancano nelle sale. Gli attori sono adeguati e Valerio Mastandrea emerge in modo netto, brava anche la protagonista Isabella Ragonese sobria ed efficace. Il regista poi, ha voluto dare una parte ai molti attori da Lui stimati quasi a voler dare un addio, che nella realtà si è poi verificato. Oltre quindi alla brava Katia Ricciarelli e Giuseppe Battiston abbiamo visto Silvio Orlando, Fabrizio Bentivoglio, Raul Cremona, Antonio Albanese, Milena Vukotic, Natalino Balasso e altri che fanno di questo film un degno esempio di "commedia all'italiana" leggera, frizzante e adeguata ai tempi moderni. Dispiace aver perso un protagonista della nostra cinematografia così prematuramente,perche avrebbe dato il meglio di sè proprio ora. Grazie comunque per quanto è stato fatto. Il film lo consiglio a tutti quanti vogliono sorridere un pò e non solo.
Pisiran-Vr
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[+] trama gia uisata?
(di gipiero)
[ - ] trama gia uisata?
[+] meno male esiste la memoria
(di zopiro)
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