Ida

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IN RELIGIOSO SILENZIO Valutazione 5 stelle su cinque

di Luigi Chierico


Feedback: 36976 | altri commenti e recensioni di Luigi Chierico
domenica 16 marzo 2014

Chi desidera conoscere una bella storia, scritta bene, in cui i sentimenti e luoghi trovino ampio respiro, deve affidarsi silenziosamente alla lettura di un bel libro. Chi cerca una bella storia con belle fotografie sceglie il cinema sonoro. Se invece si vuol soltanto assistere a qualcosa di veramente particolare occorre vedere capolavori come “Ordet” di Theodor Dreyer del 1955 o come “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman del 1957 e “Ida” di Pawel Pawlikowski dopo quasi 60 anni. Non è un film per tutti perché non è divertente ma da cineforum, dico questo perché tante volte raccogliendo il parere ed impressioni di qualcuno si rimane delusi. Parlarne troppo bene e raccontare la storia può fuorviare chi sceglie di andare a vedere questo film. La vicenda non va mai narrata in chiari lettere, ovvero in esplicite anticipazioni. La violenza ordita in un periodo nero del passato continua a produrre i suoi effetti, scegliere quindi il bianco e nero, è stata una felicissima intuizione. Non può vedersi il mondo a colori quando uomini e donne ne sono stati privati da un altro essere che di uomo, non doveva portare il nome. La sceneggiatura è così resa all’essenziale ed è proprio questo che fa apprezzare il film nella sua essenza. Un bellissimo dipinto non ha bisogno di una ancor più bella cornice, direi anzi che va incorniciato nella maniera più modesta. Il dramma che si abbatte su Anna che scopre di chiamarsi Ida è davvero devastante, tutto diventa improvvisamente carico di tristezza e di squallore, dal cielo grigio in cui non splende mai il sole, dalla campagna arida, dagli alberi spogli, dalle strade quasi deserte, i boschi morenti. Il conflitto tra essere ebreo e/o cattolico, vestire i panni di una religiosa o quelli civili, la ricerca della verità, il dramma del rimorso di chi, servendo il partito, ha tradito il proprio credo, sono i temi attorno a cui quasi silenziosamente vediamo muoversi Agata Kulesza ed Agata Trzebuchowska, entrambe bravissime, nella parte della nipote Ida l’una ,e della zia Wanda l’altra. Gli occhi della giovane ragazza,che sta per prendere i voti, sebbene siano limpidi e profondante espressivi,tanto da trasferire all’ esterno la semplicità della propria anima, svelano una serena tristezza. La fotografia offre immagini di una bellezza fantastica, la macchina da presa si muove sapientemente, si sofferma su alcuni particolari, apparentemente dettagli di nessuna importanza. Non è così le immagini rese dalla fotografia se fossero pagine descritte da uno scrittore dalla fertile fantasia, sarebbero pagine memorabili. I piedi nudi, bianchi si associano in un momento di ballo con delle scarpe nere lucidissime su un piano di mattoni bianchi e neri anch’essi, in un vortice che sembra annunciare una scelta. Una tenda candida avvolge Ida per proteggerla dalle insidie del mondo e conservarla pura ai voti di Castità, Povertà ed Obbedienza che sta per prendere. Quel che si vede all’inizio del film è un’immagine del Cristo, alla fine un lungo interminabile cammino verso la fede, un calvario o la salvezza. Chi ha vinto tra il bene ed il male, tra la castità ed il peccato? Agata Kulesza sarà Anna o Ida? La ninfa figlia di Melisso , il cui mondo è la bellezza, o non piuttosto una eroina? Per chi ama questo genere di film mi auguro che non debba attendere ancora un altro mezzo secolo per vederne uno simile..chigi

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arnaco venerdì 23 maggio 2014
questioni di fede
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La sua recensione è bellissima e mi ha fatto capire molte cose del film, ma anche stimolato alcune riflessioni. Il "messaggio" è universale: qualsiasi persona, in qualsiasi paese e in qualsiasi tempo, che sia sempre vissuta in isolamento e al riparo da tutto, portata a contatto con la triste realtà del mondo, non può che rifuggirne. D'accordo Anna è particolarmente sfortunata sia sul luogo - la Polonia - che sul momento storico, ma soprattutto sulle persone che incontra - l'assassino dei suoi genitori, una zia stanca e delusa e un "innamorato" incapace di prospettarle un futuro. Per questo il suo non è un "cammino verso la fede", ma una ritirata drammatica, o una fuga dalla nuda realtà. Non farei quindi accostamenti con Dreyer o Bergman, con Kieslowski si. [+]

[+] non farei paragoni a dreyer ne a bergman........ (di leospa5)
[+] bene e male (di sardonicamente)
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