teodosio
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venerdì 22 novembre 2019
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pace e guerra negli occhi di saoirse... parte 3
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(…) Certamente sono pennellate date di corsa, ma date bene...(una nota, Daisy non si copre il naso con un fazzoletto, ma i cadaveri ammucchiati sicuramente sconvolgevano dal fetore...il regista ha deciso di non darci questa nota di realismo, ma il resto è ben visibile e presente..). Le ultime immagini sono quelle del falco che le guida verso la loro casa quasi fosse la stella cometa del Natale...ed Eddie quasi morto che viene ritrovato da Daisy, e poi da lei pulito, curato, ma dentro pare assente, come morto. Non riesce forse a superare le immagini della fucilazione del fratello, alla tempia…è forte il contrasto tra lui ammutolito, prigioniero in sé e Daisy, la nuova Daisy che si porta dietro tutti…
Poi l'immagine finale, lei gli succhia il sangue di un dito ferito come lui aveva fatto a lei appena arrivata da N.
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(…) Certamente sono pennellate date di corsa, ma date bene...(una nota, Daisy non si copre il naso con un fazzoletto, ma i cadaveri ammucchiati sicuramente sconvolgevano dal fetore...il regista ha deciso di non darci questa nota di realismo, ma il resto è ben visibile e presente..). Le ultime immagini sono quelle del falco che le guida verso la loro casa quasi fosse la stella cometa del Natale...ed Eddie quasi morto che viene ritrovato da Daisy, e poi da lei pulito, curato, ma dentro pare assente, come morto. Non riesce forse a superare le immagini della fucilazione del fratello, alla tempia…è forte il contrasto tra lui ammutolito, prigioniero in sé e Daisy, la nuova Daisy che si porta dietro tutti…
Poi l'immagine finale, lei gli succhia il sangue di un dito ferito come lui aveva fatto a lei appena arrivata da N.Y. e lui si lascia andare a lei in un bacio. Le parti ormai sono invertite. E' lui, che grazie a lei, si scuote, pare inizi a liberarsi dal male che ha dentro e del suo piccolo mondo che è finito per sempre ....lo attende una nuova vita? Daisy, carica di cicatrici è una donna, ormai assai lontana dalla ragazzina capricciosa e nevrotica di N.Y. .
La morte ha come unica cosa buona che ci riporta onestamente alla realtà, alla verità delle cose....
Un film ben fatto che forse meritava più tempo, ma l'argomento è pesante, duro da digerire in questi tempi, maggiore lentezza lo avrebbe fatto essere ancora meno gradito...non sono mai gradite le "Cassandre" ne i "grilli saggi", quindi capisco le pennellate ed i tempi di corsa...nel nostro linguaggio cinematografico attuale, se si usano metafore, immagini sui cui bisogna sforzarsi e fare collegamenti, insomma far pensare...la gente si arrabbia, non comprende, si da la colpa al regista troppo intellettuale, non al cinema appiattito che non dice nulla a cui Hollywood ci ha abituati, e che poi è sempre lo stesso film ripetuto all'infinito...in cui cambiano solo attori e colori...andiamo a riguardare "L'infanzia di Ivan" di Tarkovskij...
Sicuramente uno spessore più EPICO come sanno fare i russi (alla Nikita Mikhalkov per intenderci..) avrebbe dato un valore assai maggiore al film, lo avrebbe portato in una dimensione diversa, la Ronan sarebbe stata all’altezza, ma purtroppo qui si è persa questa arte...
gli do 5 stelle anche se ne merita 4 perché è stato ingiustamente maltrattato...
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teodosio
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venerdì 22 novembre 2019
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pace e guerra negli occhi di saoirse... parte 2
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Questa adolescente "incasinata" viene catapultata, contro il suo volere di animale ferito ed in gabbia, in un mondo aperto, dove non ci sono gabbie a proteggerla... Poche pennellate anche qui, ma lei si trova spinta a rompere le sue paure, volente o nolente, da questa "mandria" di vocianti allegri ragazzini di campagna che corre in una bella immagine di natura d'altri tempi... il contrasto è forte, ma lei quasi non trova il tempo di capire, di adattarsi, viene spinta nell'acqua del torrente, in questa acqua che lei teme, che vede inquinata e velenosa... in cui si trasforma, quasi fosse un Battesimo. E si innamora, un amore adolescenziale, ma totalizzante per il suo grado di sofferenza psichica, per il suo bisogno di aiuto e di amare riamata.
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Questa adolescente "incasinata" viene catapultata, contro il suo volere di animale ferito ed in gabbia, in un mondo aperto, dove non ci sono gabbie a proteggerla... Poche pennellate anche qui, ma lei si trova spinta a rompere le sue paure, volente o nolente, da questa "mandria" di vocianti allegri ragazzini di campagna che corre in una bella immagine di natura d'altri tempi... il contrasto è forte, ma lei quasi non trova il tempo di capire, di adattarsi, viene spinta nell'acqua del torrente, in questa acqua che lei teme, che vede inquinata e velenosa... in cui si trasforma, quasi fosse un Battesimo. E si innamora, un amore adolescenziale, ma totalizzante per il suo grado di sofferenza psichica, per il suo bisogno di aiuto e di amare riamata. Questa ragazzina si aggrappa a quel mondo, a quei cugini, ma soprattutto al suo silenzioso coetaneo Edmond, al suo pazzo amore...e si mostra matura, consapevole. Certo ancora solo pennellate... ma il tempo stringe, e arriva come vento e neve la negazione di tutta la loro dimensione infantile ed adolescenziale.
Arriva la guerra, inspiegabile, senza senso, i piccoli non sanno neppure cosa sia una bomba nucleare. E la guerra arriva distruggendo il loro piccolo mondo, nell'angoscia che non c'è più la luce, non c'è più la tv o il computer, non c'è più la madre dei ragazzi forse inconfessabilmente morta nella grande ecatombe... E poi la guerra arriva nella deportazione, nella divisione in campi lontani di maschi e femmine, campi di lavoro coatto sotto sorveglianza armata, cioè prigionia. Si ritrovano coinvolti in combattimenti tra fischi di proiettili, uno di loro muore, anzi vuol morire, si fa uccidere… La guerra arriva anche nella fuga che Daisy intraprende aggrappata alla disperazione ed alla speranza di poter sopravvivere, ma ritrovando lui, il suo unico e assoluto amore, il simbolo della sua trasformazione, di quella vita luminosa e libera che aveva appena intravisto... la guerra porta anche gli orrori delle violenze sui deboli, gli stupri sulle donne, porta gli sbandati che senza legge diventano demoni...e lei ne uccide per sopravvivere, lo fa freddamente. Ormai è un’altra persona, non ci sono più le sue piccole fobie..
A lei che tutto faceva schifo, tocca aprire i sacchi dei morti per ritrovare Eddie, il suo amore, ma trova il piccolo cugino Isaac, quello simpatico e spiritoso che le aveva insegnato a prendere la vita al contrario di come lei faceva....non può seppellirlo, ma seppellisce i suoi occhiali e guarda la sepoltura dove il monumento funebre sono 4 alberi...e sotto la pietra. Cerca in questo di non cedere la sua umanità, ma è chiaro, vive un INCUBO dove la regola è solo SOPRAVVIVERE, come gli animali puro istinto di sopravvivenza ....andiamo in Afganistan, in Libia, in Siria e parliamo con i ragazzi troveremo questo nei loro volti bruciati...
(continua nella parte 3)
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teodosio
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venerdì 22 novembre 2019
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pace e guerra negli occhi di saoirse... parte 1
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Un tema quello della guerra che ormai è quasi sempre relegato alla fantascienza di guerre più o meno stellari o di invasioni aliene, oppure alla storia passata, recente delle due guerre mondiali, o lontana nei secoli scorsi...ma della possibile terza guerra mondiale, una guerra atomica fatta con le nuove belle bombe “pulite" a basso fall-out o rilascio radioattivo, si parla poco, quasi si volesse esorcizzare la possibilità....
Certo una guerra di quelle che ogni giorno, con la militarizzazione in corso, con l'aumento costante di spese militari e di nuove armi, con il nuovo scontro di "guerra ibrida" può esserci sempre più vicina e possibile.
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Un tema quello della guerra che ormai è quasi sempre relegato alla fantascienza di guerre più o meno stellari o di invasioni aliene, oppure alla storia passata, recente delle due guerre mondiali, o lontana nei secoli scorsi...ma della possibile terza guerra mondiale, una guerra atomica fatta con le nuove belle bombe “pulite" a basso fall-out o rilascio radioattivo, si parla poco, quasi si volesse esorcizzare la possibilità....
Certo una guerra di quelle che ogni giorno, con la militarizzazione in corso, con l'aumento costante di spese militari e di nuove armi, con il nuovo scontro di "guerra ibrida" può esserci sempre più vicina e possibile...
E naturalmente nessuno ne sa nulla, le "fake news", le informazioni filtrate, deformate, inventate o occultate a cui siamo abituati potrebbero improvvisamente cadere davanti ad una realtà tragica quanto improvvisa.
Nel film, assai realisticamente, non si parla di un futuro lontano, ma di qualcosa che potrebbe esserci molto vicino, solo pochi anni... Quando Peter Sellers girò nel 1964 il film di Kubrick "Il Dottor Stranamore..." tutti sapevano dei rischi che il mondo correva e tutti stavano con gli occhi puntati sull'argomento...ma oggi anche solo leggere un po' di geopolitica è roba da alienati complottisti... Oggi nessuno vuol vedere e come struzzi si nasconde la testa sotto la sabbia… quando vengono fuori dei fatti per noi sono incomprensibili, reagiamo dando del matto...
Quindi molto intelligente ed apprezzabile è questo film e chi lo ha voluto, e tra l'altro con una certa dose di preveggenza profetica perché il mondo nel 2012/3 era assai meno vicino alla guerra di quanto non lo sia adesso nel 2019. Nuovamente come decenni fa lo scontro fisico non parte, non si accende perché siamo tornati alla "deterrenza" cioè alla mutua reciproca distruzione, nello scontro bellico tra nord-America e Asia non ci sono ne vincitori ne vinti...ma nel frattempo ci sono mille scontri politici, economici, psicologici, sociali ed etici... la guerra ibrida. Tornando al film, la narrazione ben si adatta ai tempi attuali. Si dipinge una giovane di New York, Daisy, madre morta appena nata e padre che non c'è.. Daisy è una piccola donna, sola e abbandonata, nevrotica, isterica, senza affetti veri, tutta chiusa nel suo mondo fatto di voci imperiose costruite dentro di sé per non soccombere, una prigioniera piena di fobie che vuole stare nella sua gabbia chiusa e invisibile. Nessuno la può o la deve spezzare . Un profilo descritto benissimo e con introspezione dalla magnifica Saoirse Ronan... certo si tratta di pennellate date di fretta, non è un film russo (gli unici che tengono il passo e non cedono..) o un film europeo di qualche decennio fa, non c'è oggi la possibilità di prendere fiato e riflettere su quel che si vede e si mostra, come faceva Antonioni, o tanti del miglior cinema francese. Quindi pennellate, pittura impressionistica da macchiaioli...3 schizzi di colore e via…
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ennio
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venerdì 18 maggio 2018
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il filone post-apocalittico dà segni di stanchezza
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Se avete letto il romanzo rimarrete abbastanza delusi dal film, se non l'avete letto dovreste rimanere delusi ugualmente. Manca quel qualcosa in più a una storia che vorrebbe essere post-apocalittica ma che rivela poco di nuovo sull'argomento, intrecciando la solita storiella d'amore adolescenziale con lo svolgersi della vicenda. Ciònondimeno qualche ambientazione è riuscita, come le case abbandonate e le provviste in scatola vecchie di anni. Saorsie Ronan si è ormai specializzata nell'interpretare ruoli cinematografici tratti dalla letteratura, e se qui ha fornito una prova meno brillante del solito credo sia da imputare al minor spessore del personaggio letterario originale.
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Se avete letto il romanzo rimarrete abbastanza delusi dal film, se non l'avete letto dovreste rimanere delusi ugualmente. Manca quel qualcosa in più a una storia che vorrebbe essere post-apocalittica ma che rivela poco di nuovo sull'argomento, intrecciando la solita storiella d'amore adolescenziale con lo svolgersi della vicenda. Ciònondimeno qualche ambientazione è riuscita, come le case abbandonate e le provviste in scatola vecchie di anni. Saorsie Ronan si è ormai specializzata nell'interpretare ruoli cinematografici tratti dalla letteratura, e se qui ha fornito una prova meno brillante del solito credo sia da imputare al minor spessore del personaggio letterario originale.
Tornando al binomio romanzo/film, ciò che ancora una volta mi sfugge, è il motivo per cui una storia tratta da un romanzo debba PER FORZA venire modificata nella versione filmica, su particolari del tutto inspiegabili. Perchè i fratelli sono 2 anzichè 3, non avevano abbastanza attori? Perchè il nome dell'azienda agricola ove si trasferisce Edmond cambia da "Gateshead" a "Gatesville"? Perchè la zia invece che ad Oslo va a Ginevra? Che senso hanno queste modifiche? Io riesco solo a immaginarmi produttori pieni di soldi che si baloccano con un prodotto artistico dicendo "cambiamo questo cambiamo quello" per il loro puro spirito di affermazione nascisistica. Con la compiaciuta complicità di regìa e romanzieri coinvolti.
Credo che i film tratti da romanzi vadano sottoposti a una doppia critica artistica, è sempre sgradevole storpiare un'opera d'arte, anche nel caso non si tratti di un capolavoro.
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liuk!
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giovedì 8 settembre 2016
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incredibilmente ignorato
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Come Vivo Ora è un ottimo film drammatico ambientato duranto lo scoppio della terza guerra mondiale, questa volta innescata da terroristi non ben specificati. Alcuni ragazzi, tra loro cugini, si ritrovano soli in mezzo alla campagna inglese e dovranno adattarsi alla nuova situazione. Una pellicola psicologica, molto ben ideata, con un cast giovane ma in gamba, la Ronan su tutti.
Che un film come questo passi totalmente inosservato in Italia lascia perplessi.
Da vedere.
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claudiofedele93
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martedì 7 gennaio 2014
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la ronan convince, il film no!
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How I Live Now rappresenta una nuova sfida per il regista Kevin Macdonald, già dietro la macchina da presa per il famoso L’ultimo Re di Scozia, State of Play e The Eagle nonché vincitore di un premio Oscar per il miglior documentario nel 2011; Abbandonato il lungometraggio a stampo storico, spionistico/giornalistico e thriller, il figliol prodigo scozzese decide di cimentarsi, dunque, in una pellicola appartenente al genere apocalittico, ambientandola in un futuro prossimo non tanto però lontano dall’odierno presente. Un solo vero nome vanta una certa risonanza e rilievo a livello mondiale ed è quello della giovane Saoirse Ronan, la piccola Briony Tallis in Espiazione di Edgar Wright, la dolce quanto sfortunata Susie Salmon in Amabili Resti di Peter Jackson, la temibile assassina in Hanna.
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How I Live Now rappresenta una nuova sfida per il regista Kevin Macdonald, già dietro la macchina da presa per il famoso L’ultimo Re di Scozia, State of Play e The Eagle nonché vincitore di un premio Oscar per il miglior documentario nel 2011; Abbandonato il lungometraggio a stampo storico, spionistico/giornalistico e thriller, il figliol prodigo scozzese decide di cimentarsi, dunque, in una pellicola appartenente al genere apocalittico, ambientandola in un futuro prossimo non tanto però lontano dall’odierno presente. Un solo vero nome vanta una certa risonanza e rilievo a livello mondiale ed è quello della giovane Saoirse Ronan, la piccola Briony Tallis in Espiazione di Edgar Wright, la dolce quanto sfortunata Susie Salmon in Amabili Resti di Peter Jackson, la temibile assassina in Hanna. Prendendo spunto dal romanzo di Meg Rosoff, Macdonald tenta di portare alla luce una storia il cui tema principale è quello della guerra e delle nefaste conseguenze che essa comporta.
Daisy, orfana di madre, è una adolescente insicura e ribelle che viene mandata dal padre in Inghilterra, dai cugini e dalla Zia, dagli Stati Uniti, per una vacanza estiva. Le giornate passano tranquille e superati i primi attriti, le nuove conoscenze ed i disagi, Daisy scoprirà non solo che il posto in cui vive le piace, ma che è sempre più attratta dal cugino Edmond. A rompere questo bucolico scenario vi è, tuttavia, il terribile scoppio di una guerra mondiale, che spazzerà del tutto la felicità della famiglia inglese e allontanerà la giovane americana dal resto del gruppo, costringendola a lottare per riottenere quello che iniziava ad amare: una casa, un ragazzo e tutta la serenità a cui un’adolescente possa fare appello.
Ad un primo impatto sembra che l’unico motivo concreto per cui Macdonald si sia scomodato (ed abbia scomodato attori e troupe) a realizzare questo lungometraggio vada cercato nella ricerca di catturare la bellezza della natura, delle foreste, dei boschi nella campagna inglese mettendola in contrasto con i sobborghi e le brutalità di cui è capace l’uomo. A voler essere pignoli pare che il regista cerchi di catturare nei raggi di sole, nelle foglie, nei ruscelli o nelle pianure quella bellezza artistica quasi pittorica che tempo addietro Trier era riuscito a cogliere nel film Melancholia. Eppure, laddove Lars von compiva un lavoro eccellente sotto tutti i punti di vista, qui non si può dire che il prodotto finale sia del tutto soddisfacente, poiché il grande problema di How I Live Now (la cui data di rilascio in italia è ancora sconosciuta) è quello di avere una trama o sceneggiatura così debole che anche laddove la fotografia e le scenografie cercano di mettere in risalto la pellicola, questa risulta sempre scialba, scadente, prevedibile ed a volte senza senso. Ci sono personaggi solamente accennati, che sarebbero dovuti entrare in scena, ci sono attori chiamati in causa solo per approfondire appena alcuni aspetti psicologici della protagonista e che poi, purtroppo, vengono fatti sparire e a pellicola terminata gettati nel completo oblio; ci sono, inoltre, storie davvero imbarazzanti che non riescono ad essere credibili e a stare in piedi da sole se a queste si applica un certo rigore logico: la cugina che viene da oltre oceano si innamora perdutamente del (bel) cugino inglese il quale ricambia il sentimento senza tante domande e senza porsi alcun problema, ma che persino sprona quest’ultima affinché l’amplesso si compia! Forse è questo l’aspetto peggiore dell’intera produzione, ovvero di voler inserire la componente amorosa in un film che vuole mettere in risalto due condizioni umane e che alla fine dei conti risulta totalmente fuori luogo, assurda e beffarda, risultato di un lavoro fatto veramente in modo superficiale e che si adatta ai canoni delle più squallide love story. Non c’è niente di male ad inserire una storia d’amore tra due membri della stessa famiglia e non sarebbe un qualcosa di nuovo nell’infinito panorama cinematografico, ma a patto che questa sia ben analizzata o decentemente approfondita con tutti i suoi aspetti negativi o positivi, ma principalmente che sia realistica e non stereotipata.
La guerra è poi un elemento veramente poco sfruttato: accennata e usata solo come espediente per allontanare i due neo innamorati, quest’ultima non viene nemmeno lontanamente presa in considerazione in modo serio, ma Macdonald decide di regalare allo spettatore tutto un campionario di scene e desolazione a cui ormai persino un giovane di 10 anni è abituato a vedere e che non fanno alcun effetto, né aumentano in modo netto il dramma o la tragica atmosfera della vicenda narrata. L’unica nota positiva è che l’aspetto estetico qui è maggiormente privilegiato, mettendo in contrasto la luminosità della natura e la serenità dell’uomo con la brutalità e l’oscurità che portano i conflitti.
Per quanto riguarda gli attori è senza dubbio da apprezzare la performance di Saoirse Ronan, ormai cresciuta, sempre più bella, brava e pronta a mettersi alla prova, qui attraverso una scena di sesso molto soft ma che evidenzia il coraggio e la voglia di recitare della giovane irlandese. Il resto del cast rimane su livelli standar, soprattutto a causa della musa di Edgar Wright che fa indubbiamente piazza pulita di talenti e non riesce ad essere eguagliata da nessuno dei giovani attori coinvolti sulla scena.
How I Live Now era già un film che partiva svantaggiato, ma che aveva tutte le premesse di essere un buon lavoro, su cui far riflettere gli spettatori e sorprendere anche i più scettici. Sebbene tecnicamente non sia da buttare l’opera ultima di Macdonald, la sceneggiatura è tanto deludente e piena di lacune che mette sotto cattiva luce tutto quel che di buono può essere pescato da una pellicola come questa. La storia d’amore tra gli stessi membri della famiglia, i problemi e le insicurezze della giovane Daisy mal affrontati durante tutto il lungometraggio, personaggi abbozzati, stereotipati e dimenticati qua e là portano a non promuovere How I Live Now se non per quanto è stato fatto per ciò che riguarda la fotografia, davvero buona, le scenografie e la performance della Ronan ormai attrice affermata che da prova del suo talento troppo spesso dimenticato dal cinema e dagli autori internazionali. Ma tutto questo non basta e per fortuna, possiamo dire sinceramente, che “l’odissea” di Daisy per tornare a casa (unicamente per riabbracciare il suo Edmond) dura solo un ora e mezzo e quel poco di decente che si può trovare in questo film rimane, forse, nella scena finale, dove Macdonald ha il coraggio di far concludere una storia in un modo imperfetto e giusto.
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