jacopo b98
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lunedì 3 febbraio 2014
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ottimo film con una meryl streep eccezionale!
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A Osage County muore Beverly Weston (Shepard) il capofamiglia di una numerosissima famiglia (perdonatemi la ripetizione). La moglie (Streep), con l’aiuto dell’unica figlia che le è rimasta vicina (Nicholson), convoca i parenti per il funerale. Li attendono un paio di giorni da incubo, in cui tutti i segreti della famiglia saranno rivelati. Tratto dall’opera teatrale di Tracy Letts (anche sceneggiatore), è un film di spietato cinismo e crudele violenza psicologica. È la storia di una famiglia di dannati che si tradiscono tra loro e il risultato è solo tramandare un messaggio negativo alle generazioni future. Perché le figlia sono così mostruose (con l’eccezione, forse, per Ivy)? Perché i genitori erano mostruosi.
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A Osage County muore Beverly Weston (Shepard) il capofamiglia di una numerosissima famiglia (perdonatemi la ripetizione). La moglie (Streep), con l’aiuto dell’unica figlia che le è rimasta vicina (Nicholson), convoca i parenti per il funerale. Li attendono un paio di giorni da incubo, in cui tutti i segreti della famiglia saranno rivelati. Tratto dall’opera teatrale di Tracy Letts (anche sceneggiatore), è un film di spietato cinismo e crudele violenza psicologica. È la storia di una famiglia di dannati che si tradiscono tra loro e il risultato è solo tramandare un messaggio negativo alle generazioni future. Perché le figlia sono così mostruose (con l’eccezione, forse, per Ivy)? Perché i genitori erano mostruosi. E tutto il film gira attorno al mostro per eccellenza: Violet, la matrigna, la strega, interpretata superbamente da una immensa Meryl Streep. Ma in fondo sono tutti personaggi tremendi, uno peggio dell’altro: Shepard che tradiva la Streep, la Roberts squilibrata, la Martindale crudele con il figlio buono (Cumberbatch). Insomma: è una parata di mostri e falliti, pedofili e violenti. E il cast, credibile come non mai, esplode in tutta la sua gigantesca bravura grazie ad alcuni attori davvero fenomenali: oltre alla già citata Streep, la Roberts, McGregor, la Nicholson, Cooper e tutti gli altri. Morale della favola? La gran matrigna rimane sola, nella grande casa. E l’unica persona a cui ancora può rivolgersi è la cameriera indiana (Upham), che tanto disprezzava. Film splendido, con un’ottima colonna sonora e una buona fotografia. Unico difetto? Forse è un po’ troppo costruito come dramma. E poi insomma! Tutto questo a una sola famiglia?! Un po’ esagerato, forse. Due nomine agli Oscar: attrice e attrice non protagonista (J. Roberts).
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greatsteven
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domenica 25 giugno 2017
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ritratto di famiglia espansivo, tirato e ipnotico.
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I SEGRETI DI OSAGE COUNTY (USA, 2013) diretto da JOHN WELLS. Interpretato da MERYL STREEP, JULIA ROBERTS, EWAN MCGREGOR, CHRIS COOPER, ABIGAIL BRESLIN, BENEDICT CUMBERBATCH, JULIETTE LEWIS, MARGO MARTINDALE, JULIANNE NICHOLSON, DELMOT MULRONEY, SAM SHEPARD, MISTY UPHAM
Beverly e Violet Weston sono sposati. Lui è un poeta senza più ispirazione, lei una donna paranoica e aggressiva ammalata di un tumore alla bocca e preda di un’infinità di farmaci. Un giorno Bev sparisce dopo aver assunto Johnna, nativa americana che gli funge da donna delle pulizie, e viene ritrovato cadavere poco tempo dopo in un lago di Osage County, Oklahoma, dove i coniugi hanno la residenza.
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I SEGRETI DI OSAGE COUNTY (USA, 2013) diretto da JOHN WELLS. Interpretato da MERYL STREEP, JULIA ROBERTS, EWAN MCGREGOR, CHRIS COOPER, ABIGAIL BRESLIN, BENEDICT CUMBERBATCH, JULIETTE LEWIS, MARGO MARTINDALE, JULIANNE NICHOLSON, DELMOT MULRONEY, SAM SHEPARD, MISTY UPHAM
Beverly e Violet Weston sono sposati. Lui è un poeta senza più ispirazione, lei una donna paranoica e aggressiva ammalata di un tumore alla bocca e preda di un’infinità di farmaci. Un giorno Bev sparisce dopo aver assunto Johnna, nativa americana che gli funge da donna delle pulizie, e viene ritrovato cadavere poco tempo dopo in un lago di Osage County, Oklahoma, dove i coniugi hanno la residenza. Viene convocata tutta la famiglia al completo: le tre figlie di Violet (dalla maggiore alla minore: Barbara, Ivy e Karen); la sorella di Violet, Mattie Fae, col marito Charles e il figlio "Little"Charles; Steve, il fidanzato di Karen; Bill, il marito di Barbara, con la di loro figlia Jean. Si scopre che Bev si è suicidato. In un concitato pranzo con l’intero parentado, emergono i lati più inquietanti e deplorevoli della storia della famiglia Weston: Little Charles non è in realtà figlio di Charlie, ma è nato da una relazione clandestina fra Beverly e Mattie Fae, con la silenziosa complicità di Violet; Karen, civettuola e vanitosa, ha deciso di stabilirsi a Miami col suo uomo pomposo e arrogante, che tenta un approccio sessuale con l’ingenua Jean; i contrasti di coppia fra Barb e Bill esplodono per via del modo scelto per educare una figlia troppo ribelle; Mattie Fae si lamenta col consorte del figlio illegittimo che, ai suoi occhi, è un’enorme delusione; e Barb non sopporta che Ivy e Karen l’abbiano lasciata sempre sola nell’accudire una madre divenuta ormai un opprimente peso per tutte le figlie, compresa la maggiore che, da sempre, disapprova i suoi modi di fare. Le rimembranze di violenze e incesti passati riaffiorano con tanta forza che Violet si ritrova di nuovo abbandonata a sé stessa, vedova, senza più nessuno a colmare la sua purchessia volontaria solitudine forzata. La stessa Johnna, esterna al legame di sangue, interverrà più di una volta per mediare i conflitti. Tratto da una pièce teatrale di Tracy Letts, che con essa si portò a casa il premio Pulitzer. La sceneggiatura su cui il film si basa l’ha scritta lui. Il titolo originale del testo teatrale è Agosto, foto di famiglia. In un assolato Midwest dominato da pale eoliche attive, balle di fieno raccolto, macchine che sfrecciano su strade povere di autoveicoli, case di campagna sonnacchiose e vegetazione arborea che sfrigola al vento, ha luogo una saga famigliare di quasi due ore che riassume in questo tempo i vizi e le virtù della struttura umana alla base di tutti i fabbricati umani più complessi e ad essa superiori. Una famiglia sbandata, ritratta con un occhio quasi totalmente critico e negativo, che analizza molto in profondità i motivi di scontro in quella che, a tutti gli effetti, viene a diventare una casta impenetrabile connessa ad uno spietato gioco al massacro, una lotta senza quartiere e senza esclusione di colpi. Tutto si fa, tutto si destabilizza, ogni cosa assume un significato ambiguo, i segreti vengono mantenuti nascosti troppo a lungo e solamente il tempo che trascorre inesorabile porta un seppur lieve palliativo alle sofferenze di queste donne e questi uomini. Impagabili i duetti fra Streep, molto a suo agio nelle vesti della madre farmaco-dipendente, isterica ed egoista, e Roberts, figlia indipendente ed emancipata che combatte per il suo posto nel nucleo famigliare: le esplosioni di rabbia che combinano e dirigono danno l’acqua della vita ad una commedia esilarante che dimostra di saper conoscere perfettamente i tempi comici e, quel ch’è meglio, di dire numerose verità senza spiattellarle, ma utilizzando bensì un registro intermedio, che ciononostante non risparmia la volgarità né il cinismo, va dritto al cuore dei problemi mettendo a nudo debolezze e fragilità come se i personaggi della sua vicenda se ne spogliassero, illudendosi di una libertà fatua. Le lodi principali vanno al reparto femminile, maggioritario di numero (sette contro cinque) e specialmente imperniato alle radici nella sovrastruttura famigliare, con una J. Lewis più antipatica e streghetta che mai e una J. Nicholson sotto le righe ma ugualmente di meravigliosa intensità, senza dimenticare la figlia tossicodipendente di A. Breslin, la grassa, abulica e brontolona zia di M. Martindale e la governante pacata, ma in realtà assai gatta-morta, di M. Upham. Un cast maschile che tiene testa a quello corrispettivo, però, è di tutto pregio e rispetto, e sfodera un bravissimo E. McGregor nel ruolo di un rampollo occhialuto determinato e presente, un B. Cumberbatch che, malgrado la timidezza e l’imbranataggine, crede nei sentimenti autentici e un C. Cooper che gioca a prendersi in giro con leziosità e spavalderia. Quanto a Mulroney e Shepard, il primo è un ottimo giocherellone con la presunzione dell’uomo di mondo fintamente navigato, e il secondo sorprende per la pacatezza con cui dipinge un ex autore di poesie che va incontro alla morte con una serenità da cui non ci si aspetterebbe mai e poi mai il raggiungimento spasmodico e fatidico di una fine. Punto di forza inequivocabile di questa allegra e scoppiettante vicenda è appunto un cast che merita ogni applauso e apprezzamento, ma l’adattamento eseguito dallo stesso drammaturgo non cela la vena di amarezza e pessimismo di fondo che lo rendono un prodotto abbordabile alle interpretazioni letterarie che cercano l’angoscia, l’insicurezza e la tristezza tipiche dell’animo umano le quali, da che mondo è mondo, fanno la differenza nella scrittura dei drammi. Evitarle o mascherarle è un male e porta di sicuro al fallimento. Enfatizzarle, dar loro importanza e incentivarne la rappresentazione costituisce invece una leva su cui adagiare un tuffo nell’importanza che molto difficilmente non andrà a segno. Fra i produttori esecutivi, figura anche George Clooney.
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ennio
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venerdì 16 febbraio 2018
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un tranquillo midwest di paura e torbidi segreti
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Alla fine la memoria rimanda a Tennessee Williams e alle sue storie di una borghesia americana viziosa e segreta, ma solo tra le quattro mura di casa.
Forse non siamo ai livelli de "la gatta sul tetto che scotta", ma il paragone ci sta, anche a livello di intensità e bravura degli interpreti. Non solo Streep e Roberts, ma qui tutti gli interpreti, blasonati e no, funzionano perchè incastrati nella parte giusta. Dalla svampita Juliette Lewis a un Ewan Mcgregor improbabile bravo ragazzo, all'ottima caratterista Martindale, emula di Burl Ives.
Il fatto che lo sceneggiatore sia anche l'autore dell'opera teatrale originaria lascia credere che il film sia stato molto fedele a questa.
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Alla fine la memoria rimanda a Tennessee Williams e alle sue storie di una borghesia americana viziosa e segreta, ma solo tra le quattro mura di casa.
Forse non siamo ai livelli de "la gatta sul tetto che scotta", ma il paragone ci sta, anche a livello di intensità e bravura degli interpreti. Non solo Streep e Roberts, ma qui tutti gli interpreti, blasonati e no, funzionano perchè incastrati nella parte giusta. Dalla svampita Juliette Lewis a un Ewan Mcgregor improbabile bravo ragazzo, all'ottima caratterista Martindale, emula di Burl Ives.
Il fatto che lo sceneggiatore sia anche l'autore dell'opera teatrale originaria lascia credere che il film sia stato molto fedele a questa.
Veramente un bel film, senza cali di tensione, a partire dalla prima, scioccante apparizione di una malata, drogata, quasi calva Meryl Streep alle prese con una crisi isterica familiare.
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pascale marie
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venerdì 31 gennaio 2014
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non rimane che la solitudine
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Il tema delle liti e disaccordi familiari non è mai facile da affrontare, ma John Wells ha diretto il film intelligentemente bene, con acutezza, dando alla storia una svolta diversa da come ce la aspettavamo, mostrandoci un paesaggio fatto di lunghe strade a serpentina, distese di campi secchi e rifinita da un cast strepitoso. E' la storia eccitante, drammatica e triste di una Famiglia, istrionica, potrei definirla anche così per i suoi o meglio le sue componenti, dell'Oklahoma, i Weston. Beverly e Violet vivono nella loro casa ad Osage County con la figlia Ivy all'apparenza semplice e quasi sottomessa alla madre che non le risparmia di riprenderla incitandola a reagire, a truccarsi persino come Liz Taylor che si metteva tonnellate di trucco.
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Il tema delle liti e disaccordi familiari non è mai facile da affrontare, ma John Wells ha diretto il film intelligentemente bene, con acutezza, dando alla storia una svolta diversa da come ce la aspettavamo, mostrandoci un paesaggio fatto di lunghe strade a serpentina, distese di campi secchi e rifinita da un cast strepitoso. E' la storia eccitante, drammatica e triste di una Famiglia, istrionica, potrei definirla anche così per i suoi o meglio le sue componenti, dell'Oklahoma, i Weston. Beverly e Violet vivono nella loro casa ad Osage County con la figlia Ivy all'apparenza semplice e quasi sottomessa alla madre che non le risparmia di riprenderla incitandola a reagire, a truccarsi persino come Liz Taylor che si metteva tonnellate di trucco. Beverly e' un forte bevitore, succube della moglie, usa ripetere " che la vita è molto lunga " come scriveva T.S.Eliott, e ama uscire e rifugiarsi solo in barca, lontano forse dai maltrattamenti pesanti di quella casa. Ha assunto una giovane Cheyenne, Jona, come aiuto domestico, a cui regala il libro di T.S. Eliott, ma poco apprezzata da Violet che la chiama l'Indiana e non perde occasione per lamentarsi di ogni cosa. Violet è una donna apparentemente energica, in casa è lei che comanda, indossa una parrucca nera per coprire i pochi capelli rimasti dopo la chemioterapia, ha un tumore alla bocca che le causa grande dolore, ma non la ferma certo dal tacere, passa da un umore all'altro, sragiona a volte, tutto ciò è probabilmente dovuto ai troppi medicinali che prende. Ha consultato diversi medici, e ognuno di loro, inconsapevoli, le ha prescritto una cura diversa di pillole. In una delle sue tante sfuriate in casa ha da ridire persino delle frittelle con salsa che Jona ha preparato. Beverly se ne va. Non vedendolo rientrare Violet avvisa la famiglia della scomparsa ma, come dice a Barbara la figlia maggiore, sarà fuori in barca e...la polizia trova il corpo. Si è suicidato. La famiglia si ricongiunge per il funerale di Beverly. Arriva Barbara insofferente al troppo caldo, con l'ex marito e la figlia Jean di 14 anni, zia Metty che prevale anche lei sul marito Charly, e Karen la sorella minore, con Steve il ricco fidanzato in Ferrari rossa,che vuole sposare. Little Charly, figlio di Mitty, per un disguido, arriva in ritardo con un pullman della Jefferson Lines nr. 1722. In casa è trattato ancora quasi come un bambino dalla madre che non gli risparmia continui rimproveri anche davanti a tutta la famiglia, ma il padre prende le sue difese. La famiglia si riunisce a casa dopo il funerale e a pranzo si scatena una lite furibonda, soprattutto tra la madre e Barbara che non si risparmiano accuse, insulti e improperi di ogni genere con una ferocia inaudita. La rabbia della madre è causata anche nel vedere le vite buttate via delle figlie, dove lei aveva riposto tutte le sue speranze, lei non aveva avuto una vita facile da giovane e non per sua volontà, e non accetta che loro vivano come vivano, questo suo atteggiamento però è stata la causa del loro allontanamento. E gli eventi precipitano. L'attraente Steve ma di indubbia serietà, cerca di approfittare di Jean che superficialmente, come dalla sua età, si lascia abbindolare con sigarette drogate e avances. Jona, ancora sveglia sente e vede e si precipita fuori con un badile colpendo il quasi zio, il chiasso fa accorrere i genitori della ragazzina e Barbara indignata gli si scaglia contro; sono ormai tutti svegli, Karen difende il fidanzato e ripartono. Barbara si arrabbia e dà uno schiaffo a Jean, e litiga anche con l'ex marito che il giorno dopo parte portando con se la figlia. Ivy e little Charly si amano da tempo segretamente ed hanno deciso di trasferirsi a New York, questo allarma Mitty e Barbara perchè sono cugini, ma quando Ivy decide di raccontare tutto alla madre, sarà proprio lei che le svelerà invece che sono fratelli, Beverly e Mitty avevano avuto una relazione e questo sconvolge la figlia ma è ben decisa a non farsi intimorire ed anche lei lascia la casa. Tra Barbara e la madre ci sarà ancora uno scontro atroce finale dove dalle loro bocche uscirà tutto il rancore e la rabbia che ciascuna porta dentro di sè da tempo. Barbara sembra abbia un ripensamento in auto, ma non torna indietro e se ne va. Le figlie, ex mariti, fidanzati, zii e nipoti se ne sono andati tutti, la casa è quasi vuota. Violet che non ha mai condiviso l'idea di avere in casa una Indiana o Nativa Americana come le aveva detto Barbara, resterà sola nella grande casa proprio con Jona, l'unica persona rimasta su cui poter contare. Film da vedere.
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eugenio
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venerdì 31 gennaio 2014
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scheletri nell'armadio per la famiglia weston
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I segreti di Osage County,un titolo che superficialmente instilla nello spettatore un’aurea di pietas. Sarà per la parola segreto, per la località che ha un che di esotico ma tanto basta per ripescare dal cassetto remoto dei ricordi sentimentali vicende ambientate in epoche lontane permeate da un soffuso romanticismo e da un’aura di fulgida drammaticità.
Ebbene, il quinto senso e mezzoqui fallirebbe perché la nuova pellicola del regista Wells candidata agli Oscar, ha l’apparenza di una commedia tradendo tuttavia un retrogusto di amarezza e impotenza sulla caducità del destino umano nella sua crudele esistenza.
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I segreti di Osage County,un titolo che superficialmente instilla nello spettatore un’aurea di pietas. Sarà per la parola segreto, per la località che ha un che di esotico ma tanto basta per ripescare dal cassetto remoto dei ricordi sentimentali vicende ambientate in epoche lontane permeate da un soffuso romanticismo e da un’aura di fulgida drammaticità.
Ebbene, il quinto senso e mezzoqui fallirebbe perché la nuova pellicola del regista Wells candidata agli Oscar, ha l’apparenza di una commedia tradendo tuttavia un retrogusto di amarezza e impotenza sulla caducità del destino umano nella sua crudele esistenza.
Crudele è l’aggettivo giusto perché non si può definire diversamente l’apologo qui decostituente e destabilizzante sulla oramai perduta armonia di una famiglia spezzata negli affetti,nelle amicizie e pervasa solo da una sequela, spesso confusa, di sconvolgenti segreti e incresciosi problemi che arrivano a sconvolgere il tranquillo modus vivendi di ciascun membro. Lo spunto iniziale c’è e ricorda il migliore Sam Mendes di American Beauty pur in un contesto totalmente diverso. Eliot,citato all’inizio ce lo ricorda: ““la vita è troppo lunga“. Per cosa? Per vivere,per dirla alla Groucho Marx? Forse per l’inferno della famiglia, l’inghippo pirandelliano che avvolge come una spira ciascun membro costringendo ad accumulare, raggranellare tasselli di una giovinezza perduta riportati prepotentemente alla luce attraverso nervose quanto astiose vicende. La famiglia è una trappola: più ti avvicini ad essa e tanto più rimani invischiato all’interno di trame di cui spesso, avresti fatto volentieri a meno.
Basta una scintilla per scatenare il fuoco ardente della dialettica, della fragile rottura, del sottile cammino di cristallo su cui la famiglia Wenston procede con difficoltà. Il pretesto è semplice e quanto di più lineare si possa immaginare: la morte del patriarca Beverly Wenston, solerte bevitore patriarca presunto suicida (per motivi che si scopriranno vedendo) sposato con Violet (una straordinaria Meryl Streep), drogata di farmaci e pastiglie con figlie a carico oramai emigrate per altri lidi.
Nella vecchia casa in Oklahoma in presenza del triste evento ritornano quindi le tre figlie femmine, Barbara Ivy e Caren, con le rispettive famiglie e gli zii. Il lutto sarà l’occasione di una generale purificazione delle anime e di un avvicinamento/allontanamento con l’anziana madre.
C’era in passato Tetro- Segreti di famiglia di Francis Ford Coppola che tracciava il rapporto conflittuale tra padre-padrone musicista di fama internazionale col figlio succube di un’adolescenza disturbata che aveva rotto i ponti con la famiglia da tempo lavorando come tecnico delle luci a Buenos Aires. Osage Countrydopo quattro anniaffrontatematiche simili senza la venatura autobiografica coppoliana traducendo una pièce teatrale August: Osage Countydel premio Pulitzer Tracy Letts in spettacolo cinematografico, un’arma a doppio taglio affascinante ma pericolosa.
E’sempre un rischio voler conferire un’aura teatrale a un prodotto, quello cinematografico, estremamente più generico e non orientato a una ristretta cerchia di appassionati. Il rischio è un eccessivo schematismo e rigore formale che però inI segreti Orange County non trova applicazione grazie principalmente all’abilità di Streep e Julia Roberts che non riesce mai a rubare la scena alla madrina in grado di padroneggiare con maestria e eleganza un personaggio fragile ma dalle potenzialità nascoste come Violet. Sfruttando le rivelazioni “a tocchi” scandite in un climax che trova il suo apice nel tormentato finale, Wells nelle due ore di “sviscera” e analizza chirurgicamente la psicologia dei protagonisti seguendone con spirito da “Dogma” le loro azioni con precisi primi piani, la loro evoluzione spirituale sino al tragico quanto intenso decadimento.
Fuori la landa sconfinata del deserto dell’Oklahomafa da sfondo al progressivo inaridimento dell’anima, alla convenzione perbenista borghese, al finto riappacificarsi e al deleterio confronto, pronto a esplodere in tutta la sua feroce violenza secondo uno schema consumato da dramma da camera strindberghiano.
La scena in cui si ritrova tutta la famiglia seduta per la cena dopo il funerale di Beverly ne è degna rappresentante: tesi come corde di violino le due madrine, Violet e Barbara, si scontrano, si confrontano in un ancestrale contrasto madre-figlia nello spartiacque tra presente e futuro, tra vincitori e vinti dove tuttavia nessuno ha la meglio, dove purtroppo la precarietà familiare sconfigge ogni logica razionale dialogica verso un baluardo illusorio di stabile equilibrio
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gerardo monizza
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lunedì 10 febbraio 2014
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grande cast per un film mancato
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I segreti di Osage County di John Wells – Urlare - [6/10]
Basta poco nelle famiglie cosiddette perbene a scatenare un putiferio, ma nei film “I segreti di Osage County” 2013 di John Wells, l’occasione è davvero grossa. Il capofamiglia, scrittore è poeta, muore. Forse suicida. La famiglia si riunisce per il funerale e la tradizionale cena, dopo la cerimonia, si trasforma in una tragedia di parole. Tutte urlate.
Urlare è una forma di difesa che le tre figlie del defunto attivano contro la madre: malata, drogata e donna impossibile. Urlano le tre figlie: Barbara (un’intensa e tesissima figlia maggiore cui dà forma e voce Julia Roberts), gridano Juliette Lewis (Caren) e Julianne Nicholson (Ivy); strepitano (soprattutto Barbara) per contrastare la cattiveria (e le verità) che la madre Violet vomita loro addosso.
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I segreti di Osage County di John Wells – Urlare - [6/10]
Basta poco nelle famiglie cosiddette perbene a scatenare un putiferio, ma nei film “I segreti di Osage County” 2013 di John Wells, l’occasione è davvero grossa. Il capofamiglia, scrittore è poeta, muore. Forse suicida. La famiglia si riunisce per il funerale e la tradizionale cena, dopo la cerimonia, si trasforma in una tragedia di parole. Tutte urlate.
Urlare è una forma di difesa che le tre figlie del defunto attivano contro la madre: malata, drogata e donna impossibile. Urlano le tre figlie: Barbara (un’intensa e tesissima figlia maggiore cui dà forma e voce Julia Roberts), gridano Juliette Lewis (Caren) e Julianne Nicholson (Ivy); strepitano (soprattutto Barbara) per contrastare la cattiveria (e le verità) che la madre Violet vomita loro addosso. Tuttavia, se la madre è una “stronza” (testuale, come Barbara ripete spesso) le figlie non lo sono meno, ma in modo differente: più sottile e altrettanto malvagio.
Il film narra una storia di cattiverie incrociate, di sentimenti deboli, di rapporti finiti. Le figlie non amano la madre e sono – ovviamente – ricambiate; non amano i propri uomini che – disincantati e a sentir loro persino giustificati – si consolano altrove; le donne del gruppo non sanno amare (come Jean) o come Ivy finiscono col rifugiarsi in una relazione impossibile, “geneticamente” impraticabile.
Il disastro familiare era nell’aria da anni e solamente la lontananza sembrava averne diminuito la portata.
L’esplosione nasce dalla scintilla scatenata da una madre astiosa e vendicativa; una donna senza amore e disillusa; una madre senza speranza; una moglie non amata; una femmina persino avida. Ciò non poteva che condurre alla chiusura di un rapporto tra i vari elementi. Tutti negativi. Tuttavia, nel film, tutti bravissimi.
Meryl Streep prende la scena ad ogni inquadratura e riesce a non farsi odiare dallo spettatore anche se il suo personaggio è sempre sopra le righe e mette a disagio: si può essere tanto crudele? si può essere così tanto “stronza”?
L’ambientazione è limitata alla casa di famiglia e volutamente il regista John Wells (produttore e regista di “E.R. - Medici in prima linea - serie TV, 1998-2009; “The F.B.I. Files - TV, 1 episodio, 2003; “The Company Men”, 2010; “Shameless” - TV, 1 episodio, 2011) mostra poco o niente del caldo, afoso, affaticante paesaggio dell’Oklahoma. Ne “I segreti di Osage County” non si sforza per inventare nulla di veramente cinematografico.
Il regista, avendo a disposizione un cast eccellente lascia che i personaggi si creino (e si distruggano) solo con le loro parole urlate. La macchina da presa è statica, come l’azione (del resto deriva dal dramma teatrale “August: Osage County” di Tracy Letts, qui anche sceneggiatore). Peccato: perché la vicenda di tre figlie (più uno) aveva tutte le caratteristiche per offrire una narrazione drammatica, tesa, violenta, ritmata da un gioco d’immagini tra i personaggi e l’ambiente nel quale erano cresciuti.
Resta tutto – invece – in quell’ambito teatrale che stacca la vicenda dalle vere passioni, dalle emozioni forti, dal senso profondo che una storia di contrapposizioni, di rancori, di odii poteva facilmente costruire. Anche il caldo del paesaggio è finto, lontano, assente e basta un ventilatore per cacciarlo. Ma l’aria fresca non si sente.
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gabriella
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sabato 26 luglio 2014
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crisi di famiglia
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Una famiglia si riunisce in una casa colonica dell'Oklahoma in un torrido agosto , dopo il funerale del patriarca di casa, scrittore e poeta, alcolizzato e morto suicida. Si respira da subito l'aria opprimente, la mancanza di ossigeno, una madre e tre figlie, tutte devastate da un'anaffettività infestante e infetta, durante il pranzo che dovrebbe vedere unite la madre Violet e le tre figlie, fanno uscire il peggio di loro. Violet è una donna malata di cancro e imbottita di droghe, sparge il suo veleno ovunque, rimprovera alle figlie di non essere riuscite a crearsi un futuro, un progetto di lavoro ambizioso, pur avendone avuto la possibilità. Fallite anche sul piano affettivo, la maggiore, Barbara è in procinto di separazione dal marito, la seconda, Karen è accompagnata da un fidanzato di dubbia moralità e la più giovane, Ivy, timida e repressa, segretamente innamorata di suo cugino Charles, ragazzo introverso e insicuro, figlio di Tracy, la sorella di Violet, le tre sorelle non riescono nemmeno tra loro a comunicare, ad avere uno straccio di rapporto senza scontrarsi.
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Una famiglia si riunisce in una casa colonica dell'Oklahoma in un torrido agosto , dopo il funerale del patriarca di casa, scrittore e poeta, alcolizzato e morto suicida. Si respira da subito l'aria opprimente, la mancanza di ossigeno, una madre e tre figlie, tutte devastate da un'anaffettività infestante e infetta, durante il pranzo che dovrebbe vedere unite la madre Violet e le tre figlie, fanno uscire il peggio di loro. Violet è una donna malata di cancro e imbottita di droghe, sparge il suo veleno ovunque, rimprovera alle figlie di non essere riuscite a crearsi un futuro, un progetto di lavoro ambizioso, pur avendone avuto la possibilità. Fallite anche sul piano affettivo, la maggiore, Barbara è in procinto di separazione dal marito, la seconda, Karen è accompagnata da un fidanzato di dubbia moralità e la più giovane, Ivy, timida e repressa, segretamente innamorata di suo cugino Charles, ragazzo introverso e insicuro, figlio di Tracy, la sorella di Violet, le tre sorelle non riescono nemmeno tra loro a comunicare, ad avere uno straccio di rapporto senza scontrarsi. Chiuse in un autismo del cuore , in un sofferente integralismo che annienta qualsiasi iniziativa a un riavvicinamento, tutto si compie sotto il sole spietato di agosto e un'insopportabile canicola, non c'è nessuna pioggia benefica che possa lavare, rinfrescare un clima così pesante, fuori, ma nemmeno dentro casa, dove le tende sono incollate ai vetri, così che non si distingue il giorno dalla notte. Si finisce per ustiunarsi, come avere il corpo passato con la carta vetrata.
Brave le interpreti, anche se su tutte spicca Meryl Streep, sempre grandiosa in un ruolo molto sopra le righe, molto brava anche Julia Roberts, in un ruolo finalmente maturo e sofferto, tiene bene il passo con l'antagonista, il viso tesissimo, nervoso e una durezza granitica. Forse ci voleva più cinema è meno teatro, per un film così complesso e verboso, ma sicuramente è da vedere.
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(di angelo umana)
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nicol�_c
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sabato 28 febbraio 2015
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la comicità drammatica
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Violet Weston (M. Streep) è l'incarnazione del vizio umano, la quale convive con suo marito Beverly, anche lui divorato dall'alcolismo ma scrittore e poeta. L'insensibilità e le continue provocazioni della moglie, purtroppo, lo portano al suicidio così da costringere la loro famiglia, una famiglia molto particolare a riunirsi con la madre... Questa ricongiunzione spingerà tutti i familiari a mostrare il loro carattere oscuro e rabbioso, vittime della "alcolizzata" Violet, sempre sotto farmaci psichiatrici e mai lucida, la quale provocherà e cercherà di farsi odiare da tutti i suoi co-familiari in un momento di nero così triste.
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Violet Weston (M. Streep) è l'incarnazione del vizio umano, la quale convive con suo marito Beverly, anche lui divorato dall'alcolismo ma scrittore e poeta. L'insensibilità e le continue provocazioni della moglie, purtroppo, lo portano al suicidio così da costringere la loro famiglia, una famiglia molto particolare a riunirsi con la madre... Questa ricongiunzione spingerà tutti i familiari a mostrare il loro carattere oscuro e rabbioso, vittime della "alcolizzata" Violet, sempre sotto farmaci psichiatrici e mai lucida, la quale provocherà e cercherà di farsi odiare da tutti i suoi co-familiari in un momento di nero così triste. Sempre a causa dallo stress causato Violet, fonte di ogni male e discordia, tutti i famigliari renderanno espliciti i segreti che per una vita hanno sempre preservato, sempre riusati da Violet per far nascere l'odio. "I Segreti di Osage County" è un bellissimo film che stuzzica l'animo del pubblico, divertendosi, riuscendo a tramutare contesti comici in drammatici e drammatici in comici, è un film che riesce a istillare, in un certo modo, il piacere per la discordia, facendoci entrare nella mente di Violet e che poi, per scena finale, mostra una donna sola con una bellezza innata trasandata dal sonno della ragione, dagli sforzi fisici, dall'alcool e dall'inesauribile voglia di farsi odiare e seminare odio condannando il pubblico ormai affascinato dalla discordia in se.
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angelo umana
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martedì 12 agosto 2014
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le ossessioni della mostruosa streep
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Nell’assolato e rovente Oklahoma – terreno desertico che gli americani
vollero espropriare agli indiani (“nativi americani”) per piantarci
una loro bandiera, così dice Barbara-Julia Roberts – la contea di
Osage è sede della famiglia Weston, costretta a riunirsi per il
suicidio del capofamiglia Beverly. Con una moglie così cervellotica e
ossessiva come Violet-Meryl Streep, una che pretende che nulla le
sfugga perché a lei “non gliela si fa”, potrebbe essere comprensibile
che un marito voglia togliere il disturbo ed acquietarsi.
Alle esequie e successivo ritrovo familiare si ritrovano così, oltre a
Barbara con marito e figlia 14enne, le altre due sorelle, figlie dei
Weston, Karen e Ivy, accompagnate la prima dall’ennesimo amante
dotato di una rombante Ferrari (ottimo Dermot Mulroney) e la seconda
dal cugino-fratellastro-fidanzato (Benedict Cumberbatch),
ufficialmente figlio della sorella di Violet, Margo, anch’essa
afflitta dalle ossessioni e sospetti tipici della protagonista Meryl,
e che denigra tanto il figlio “little Charles” di cui si dice delusa.
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Nell’assolato e rovente Oklahoma – terreno desertico che gli americani
vollero espropriare agli indiani (“nativi americani”) per piantarci
una loro bandiera, così dice Barbara-Julia Roberts – la contea di
Osage è sede della famiglia Weston, costretta a riunirsi per il
suicidio del capofamiglia Beverly. Con una moglie così cervellotica e
ossessiva come Violet-Meryl Streep, una che pretende che nulla le
sfugga perché a lei “non gliela si fa”, potrebbe essere comprensibile
che un marito voglia togliere il disturbo ed acquietarsi.
Alle esequie e successivo ritrovo familiare si ritrovano così, oltre a
Barbara con marito e figlia 14enne, le altre due sorelle, figlie dei
Weston, Karen e Ivy, accompagnate la prima dall’ennesimo amante
dotato di una rombante Ferrari (ottimo Dermot Mulroney) e la seconda
dal cugino-fratellastro-fidanzato (Benedict Cumberbatch),
ufficialmente figlio della sorella di Violet, Margo, anch’essa
afflitta dalle ossessioni e sospetti tipici della protagonista Meryl,
e che denigra tanto il figlio “little Charles” di cui si dice delusa.
C’è pure il di lei marito (il tanto caratterizzante Charlie Aiken,
recitazione insuperabile).
La casa dei Weston diventa crogiolo di tensioni familiari che si
trascinano da tempo, è il momento degli astii e delle accuse, la
capofamiglia Violet-Meryl sembra animata da una tensione distruttiva
di sé e delle figlie, rinfaccia loro le mancanze di attenzioni di cui
è presunta vittima. L’episodica demenza senile ci ricorda l’altra
Meryl – la “Iron Lady” Thatcher – e la fa oscillare da artefatte
affettuosità a rimproveri cocenti e a provocatorie e spiazzanti
verità. Già all’arrivo di Barbara si è lamentata con lei: il padre
Beverly è sparito e dapprima introvabile e la figlia si è
precipitata, per tutti i “malesseri” della madre non si era mai
mossa. C’è pure spazio perché il dongiovanni fidanzato di Karen
cerchi di esplicare le sue “arti” con la quattordicenne figlia di
Barbara.
Un grande cast, con Julia Roberts che tiene testa a Meryl
nell’interpretazione, nelle accuse dirompenti e nei piatti rotti.
Meryl Streep mostruosa nella bravura e nel rendere l’immagine di una
matrona davvero mostro di ossessioni. Resterà sola Violet, ha fatto
terra bruciata intorno a sé.
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maxi_92
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sabato 1 febbraio 2014
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ritratto di famiglia
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Agosto: in una sperduta casa nell'Oklahoma, la famiglia Weston si riunisce sotto lo stesso tetto a causa della morte del capo famiglia. Nel corso della vicenda i vari membri dovranno confrontarsi con il loro passato, mettere le carte in tavola, e cercare la loro strada. Il film sembra inizialmente prendere il via come una commedia dolce amara ma, con il passare delle due ore, i due toni, in contrasto tra loro, si fanno sempre più evidenti e sempre più confusi, così da portarti a ridere e rattristarti nelle medesime scene se non, addirittura, alle stesse battute (sfiorando così l'humor nero). A fare da padrone in questa storia è un'eccezionale Meryl Streep (che se non fosse per la perfetta Blanchett di Blue Jasmine avrebbe avuto il suo quarto Oscar), volutamente sopra le righe, nel ruolo di Violet Weston, una donna malata di cancro, drogata e ora anche vedova: un personaggio forte, difficile di carattere e allo stesso tempo pieno di debolezze.
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Agosto: in una sperduta casa nell'Oklahoma, la famiglia Weston si riunisce sotto lo stesso tetto a causa della morte del capo famiglia. Nel corso della vicenda i vari membri dovranno confrontarsi con il loro passato, mettere le carte in tavola, e cercare la loro strada. Il film sembra inizialmente prendere il via come una commedia dolce amara ma, con il passare delle due ore, i due toni, in contrasto tra loro, si fanno sempre più evidenti e sempre più confusi, così da portarti a ridere e rattristarti nelle medesime scene se non, addirittura, alle stesse battute (sfiorando così l'humor nero). A fare da padrone in questa storia è un'eccezionale Meryl Streep (che se non fosse per la perfetta Blanchett di Blue Jasmine avrebbe avuto il suo quarto Oscar), volutamente sopra le righe, nel ruolo di Violet Weston, una donna malata di cancro, drogata e ora anche vedova: un personaggio forte, difficile di carattere e allo stesso tempo pieno di debolezze. Però a tenere l'impalcatura di tutta la vicenda (di cui fanno parte anche altri personaggi, ognuno a suo modo interessante e necessario) insieme alla Streep abbiamo una ritrovata Julia Roberts (Barbara), una delle tre figlie di Violet: l'attrice dimostra tutta la sua bravura in questa pellicola, come non faceva da moltissimo tempo. Nota di merito va poi al pranzo dopo il funerale, scena chiave del film, che riunisce tutti i personaggi e li porta all'esasperazione tra risate, urla e lacrime; questo perché ogni famiglia ha i suoi segreti, che non possono per sempre rimanere tali, e questa in particolare ne ha talmente tanti da soffocare tutti i suoi membri, esattamente come il caldo afoso della casa, tanto odiato dai personaggi che rischiano di far la fine di quei poveri pappagallini. Meno male alla fine c'è sempre una strada aperta davanti, anche se non per tutti.
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