L'intervallo |
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Un film di Leonardo Di Costanzo.
Con Francesca Riso, Alessio Gallo, Carmine Paternoster, Salvatore Ruocco, Antonio Buil Puejo.
continua»
Drammatico,
durata 90 min.
- Italia, Svizzera, Germania 2012.
- Cinecittà Luce
uscita mercoledì 5 settembre 2012.
MYMONETRO
L'intervallo
valutazione media:
3,79
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Napoli ha molte faccedi fabbuFeedback: 303 | altri commenti e recensioni di fabbu |
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domenica 4 agosto 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Questa piccola, preziosa pellicola ha tanti meriti. Si potrebbe mettere in cima alla lista la leggerezza con la quale riesce a trattare un tema tragico - la criminalità organizzata vista non come “semplice” malattia del nostro equilibrio sociale, bensì come bestiale alternativa strutturale ad esso - senza (s)cadere nell'approccio sociologico o, peggio, “savianesco”. Si potrebbe mettere il fuoco sulla delicatezza, quella che viene utilizzata per tratteggiare la dinamica delle relazioni dei due personaggi – tanto più scolvolgente perché ricreata in un contesto inesorabilmente squallido. E che dire della mirabile resa dell'atmosfera kafkiana? La tensione che si accumula per tutta la durata del film, sempre sul punto di esplodere, alla fine invece evapora via. Nulla di fatto. Lo scontro di due mondi inconciliabili – la realtà e la possibilità – è rimandato. Un finale antishakespeariano che perfettamente si incarna nello stesso titolo del film: quello che si è raccontato è stato, per l'appunto, un intervallo. Da domani si ritorna alla quotidianità, e ai suoi tormenti. Invece, a mio parere, il merito più grande di quest'opera è altrove. Forse risiede in un luogo che non è nemmeno necessariamente cinematografico. E più che un merito, si tratta di una risposta. L'eureka ad un quesito irrisolto che insegue, o comunque dovrebbe farlo, tutti coloro che raccontano storie. L'aporia è la seguente: come è possibile conciliare, ammesso che lo sia, una narrazione essenziale, asciutta e in certi momenti chirurgica con atmosfere colorate e rumorose in cui invece l'emotività la fa da padrone? Detto altrimenti: l'understatement, il raccontare per sottrazione, la purezza narrativa tipicamente nordeuropea, che in certi momenti fa pensare a Kristof della Trilogia della Città di K., possono andare a braccetto con il disordine, con il “sovraesposto” e con la promiscuità, tutti stilemi di una cultura tanto lontana come quella napoletana (o forse basta dire mediterranea)? A dire il vero nel secolo passato questa aporia era stata già affrontata con maestria da un genio assoluto. Il suo nome era Eduardo. Restando invece all'ambito degli artisti, i più vivi complimenti a Leonardo Di Costanzo, sperando che abbia ancora la capacità e il desiderio di percorrere questa no man's land che separa due territori che da sempre si guardano in cagnesco. Nel frattempo, lecchiamoci i baffi.
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