themaster
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mercoledì 3 settembre 2014
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bellissimo film
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Andrew Dominik è un regista neozelandese che sa il fatto suo e lo ha dimostrato ampiamente con l ottimo Chopper e il minore seppur ottimo L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford,e ha portato avanti la poetica del suo cinema con questo Cogan Killing them Softly,un thriller pulp che rifacendosi al genere creato da Quentin Tarantino offre la sua visione di quel genere. Questa pellicola è stata massacrata dai più,non tanto per l'incompetenza di questi ultimi quanto per la natura ingannevole del titolo,delle poche immagini rilasciate,dalla copertina( mai giudicare un libro dalla copertina e un film dalla locandina,ma questo la gente no lo ha capito) perchè tutto sembrava fuorchè un raffinatissimo thriller,che si prende il suo tempo e offre una lucidità nella stesura del soggetto,della sceneggiatura e nella regia,pareva piuttosto una sorta di film d'azione in stile Io vi Troverò e quando è così è logico che il risultato finale non soddisfi,bisogna vederlo sapendo a cosa si va incontro altrimenti si rischia di non apprezzarlo.
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Andrew Dominik è un regista neozelandese che sa il fatto suo e lo ha dimostrato ampiamente con l ottimo Chopper e il minore seppur ottimo L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford,e ha portato avanti la poetica del suo cinema con questo Cogan Killing them Softly,un thriller pulp che rifacendosi al genere creato da Quentin Tarantino offre la sua visione di quel genere. Questa pellicola è stata massacrata dai più,non tanto per l'incompetenza di questi ultimi quanto per la natura ingannevole del titolo,delle poche immagini rilasciate,dalla copertina( mai giudicare un libro dalla copertina e un film dalla locandina,ma questo la gente no lo ha capito) perchè tutto sembrava fuorchè un raffinatissimo thriller,che si prende il suo tempo e offre una lucidità nella stesura del soggetto,della sceneggiatura e nella regia,pareva piuttosto una sorta di film d'azione in stile Io vi Troverò e quando è così è logico che il risultato finale non soddisfi,bisogna vederlo sapendo a cosa si va incontro altrimenti si rischia di non apprezzarlo.
I registi che hanno cercato di imitare Tarantino non sempre(quasi mai) fanno un buon lavoro,poichè ne prendono solo i lati banali,Dominik mette in scena un film con una regia quadrata,schietta,che non si perde in virtuosismi del cavolo e offre un approfondimento anche visivo dei personaggi che non è da tutti,una fotografia algida che rende alla perfezione l'idea del noir e degli attori bravissimi. Il regista tallona i personaggi rendendo il movimento in scena di questi ultimi,la chiave dell intreccio e non la storia in sè che parte molto semplice e banale,ma il modo in cui ci si gira in torno è fantastico. Abbiamo un Brad Pitt che dopo il mediocrissimo World War Z e il fantastico Bastardi Senza Gloria,offre un'interpretazione memorabile,un personaggio belloccio,ma freddo come il ghiaccio,eppure mosso da una poetica personale decisamente affascinante,un mafioso anti convenzionale quindi che preferisce ucciderli dolcemente (Killing Them Softly) invece che farli soffrire. Oltre ad uno script ben scritto,i personaggi sono delineati tutti in maniera ottima,senza eccessi,pur mantenendo in alcuni di loro quel respiro Tarantiniano che non fa mai male e mi riferisco nello specifico al personaggio interpretato da Ben Mendelsohn che è quello sopra le righe veramente.
Richard Jenkins fantastico e un Ray Liotta un pò sacrificato ma comunque in parte.
Interessante è il respiro politico che la pellicola offre,con una critica velata,ma comunque evidente al capitalismo e all'ipocrisia che permea gli Stati Uniti d'America.
Inoltre il monologo finale di Brad Pitt vale tutto il film. Quando per una volta dopo schifezze come Smokin Aces,esce un film ben fatto e pieno di passione per il cinema vero,quello che fa della bellezza visiva e registica il suo punto cardine,nessuno la calcola,è la nostra politica. Purtroppo.
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elgatoloco
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venerdì 1 dicembre 2017
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comunque efficace anche nella denuncia
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Sarà anche solo un'idea, come scritto nella recensione"ufficiale", ma lo smascheramento della vera natura degli States e del capitalismo(i discorsi teletrasmessi e raffrontati di George Bush jr.e Barack Obama)è presente massicciamente e in modo, direi, "onnipervasivo"nel film, dunque"Killing Them Softly"(2012), , tratto da un "classico"come"COgan's Trade"(1974)di George V.Higgins, di Andrew Dominik, ma c'è anche dell'altro: la violenza implacabile che domina i rapporti criminali, ma anche(latamente)sociali, dove la violenza, intervallata da lunghi dialoghi mai "sul nulla"(o meglio su nulla, Jean Paul Sartre è salvo.
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Sarà anche solo un'idea, come scritto nella recensione"ufficiale", ma lo smascheramento della vera natura degli States e del capitalismo(i discorsi teletrasmessi e raffrontati di George Bush jr.e Barack Obama)è presente massicciamente e in modo, direi, "onnipervasivo"nel film, dunque"Killing Them Softly"(2012), , tratto da un "classico"come"COgan's Trade"(1974)di George V.Higgins, di Andrew Dominik, ma c'è anche dell'altro: la violenza implacabile che domina i rapporti criminali, ma anche(latamente)sociali, dove la violenza, intervallata da lunghi dialoghi mai "sul nulla"(o meglio su nulla, Jean Paul Sartre è salvo...), completamente, pienamente esibita, mostrata senza ritegno in alcune sequenze, peraltro musicalmente accompagnate da canzoni dolci ma non melense, dunque con un sound-track particolarmente efficace perchè capace di creare un fortissimo contrasto, non senza sprazzi di puro onirismo(c'è anche un trip in seguito all'uso di droga, invero"esibito"anche nella preparazione). Film duro, non"softly", con il grido finale di Brad Pitt nel ruolo del titolo, ossia di Cogan, il super-killer, che deniuncia l'America(intendendo gli States, come comunemente ed erroneamente si fa, omettendo la geografia, meglio riducendola)come"non comunità, ma affari, solitudine". Oltre a Pitt, troviamo nel film un grande Sam Shepard in una delle sue ultime prove come interprete, Ben Mendelsohn, James Gandolfini, Ray Liotta, in questo dramma"dark"(anche negli accenti fotrografici)che, in coerenza con i tempi e contro chi coltiva false illusioni, è crudemente"nichilista", nell'accezione migliore del termine. El Gato
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iuriv
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martedì 9 gennaio 2018
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piatto come una tavola.
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In ritardo di almeno quindici anni, Cogan soffre del suo desiderio di piacere e di incastonarsi in un genere che ormai rischia di aver detto tutto ciò che poteva dire.
Figlio di quel thriller-noir post-moderno tipico degli anni novanta, il film diventa verboso, lento e quasi impacciato nel suo incedere. La trama vive della necessità di arrivare all'ultima frase pronunciata da Pitt per farla sembrare una sentenza inappellabile. Il risultato è che quelle parole diventano l'unico argomento interessante di un'ora e mezza di visione che fatica dannatamente a scorrere.
Nonostante il cast stellare e la discreta interpretazione dei protagonisti, Dominik non ricava nulla dalla sua storia, forse perché ossessionato dal messaggio che contiene.
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In ritardo di almeno quindici anni, Cogan soffre del suo desiderio di piacere e di incastonarsi in un genere che ormai rischia di aver detto tutto ciò che poteva dire.
Figlio di quel thriller-noir post-moderno tipico degli anni novanta, il film diventa verboso, lento e quasi impacciato nel suo incedere. La trama vive della necessità di arrivare all'ultima frase pronunciata da Pitt per farla sembrare una sentenza inappellabile. Il risultato è che quelle parole diventano l'unico argomento interessante di un'ora e mezza di visione che fatica dannatamente a scorrere.
Nonostante il cast stellare e la discreta interpretazione dei protagonisti, Dominik non ricava nulla dalla sua storia, forse perché ossessionato dal messaggio che contiene. Il regista prova ad amalgamare la realtà dell'America alla finzione della vicenda utilizzando discorsi politici alla TV inseriti nel contesto dell'ambientazione. Ma tutto suona artificiale come una lezioncina a dito sollevato.
Non aiuta nemmeno la scelta musicale, scontata fino quasi a diventare ovvia. In tutto questo marasma di mediocrità, i guizzi di regia che Dominik elargisce qui e la sembrano aggiunte poco coerenti, quasi come videoclip inseriti per dare movimento a un paesaggio immobile.
Insomma, Cogan paga la voglia di diventare una gemma incastonata nel firmamento cinematografico a tutti i costi. Forzature e artificiosità, qui, si notano tutte e tolgono scorrevoelzza a una storia che aveva bisogno solo di quella.
Non bruttissimo forse, ma nemmeno bello.
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elgatoloco
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domenica 29 luglio 2018
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terribile, anche nella denuncia
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Questo"Cogan, Killing then Softly"(Andrew Dominik, 2012), mostra l'ambiente spietato della malavita(in specie pesci grossi versus piccoli, killeiraggio), dove il"softly"è, ovviamente, solo una parvenza, una specie di placido fantasma ipocrita per mascherare una violenza mai solo strisciante, ma anche striasciante, certamente atroce, ma, appunto,"softly", per certe modalità addotte e dichiarate... Ma c'è anche il riferimento esplicito ed esplicitato all'uso della droga(iniezione di eroina, "pera", con una sorta di ralenti dell'azione, una soluzione filmica efficace, più che in altri film, certamente), la denuncia di un"homo homini lupus"che alligna nel mondo della criminalità(ma non solo in questo, purtroppo), ma soprattutto ancora, quasi a denunxiare un livello"over", sopra.
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Questo"Cogan, Killing then Softly"(Andrew Dominik, 2012), mostra l'ambiente spietato della malavita(in specie pesci grossi versus piccoli, killeiraggio), dove il"softly"è, ovviamente, solo una parvenza, una specie di placido fantasma ipocrita per mascherare una violenza mai solo strisciante, ma anche striasciante, certamente atroce, ma, appunto,"softly", per certe modalità addotte e dichiarate... Ma c'è anche il riferimento esplicito ed esplicitato all'uso della droga(iniezione di eroina, "pera", con una sorta di ralenti dell'azione, una soluzione filmica efficace, più che in altri film, certamente), la denuncia di un"homo homini lupus"che alligna nel mondo della criminalità(ma non solo in questo, purtroppo), ma soprattutto ancora, quasi a denunxiare un livello"over", sopra.stante, il finale commento detto da Brad Pitt alla retorica obamiana(trattato alla stessa stregua di George Bush II), dove si nega che gli USA contengano in se' un'idealità, mnetre (vado a mente)"è solo questione di affari). Tra gli intepreti anche, in una delle sue ultime prove artistiche, un bravissimo James Gandolini, oltre a Jenkins e Liotta, Dal romanzo(non meno"terribile"di George V.Higgins, "Cogan's Trade". El Gato
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dandy
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martedì 30 ottobre 2018
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purtroppo niente di memorabile.
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Il regista riprende un noir del'74("Cogan's Trade" di George V.Higgins)adattandolo nel periodo della crisi finanziaria e le elezioni di Obama nel 2008.Ma le riflessioni si fermano sulla superficie,limitandosi ai discorsi del futuro presidente che accompagnano la vicenda.Il resto è la solita zuppa a base di dialoghi tarantiniani,violenza e colonna sonora usata alla Martin Scorsese("The man comes around","Heroin").La sequenza della rapina si risolve in modo non scontato,e il pestaggio ai danni di Liotta è decisamente brutale.Ma questo non basta a ravvivare un prodotto troppo uguale a mille altri,a conti fatti senza una vera ragion d'essere.
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Il regista riprende un noir del'74("Cogan's Trade" di George V.Higgins)adattandolo nel periodo della crisi finanziaria e le elezioni di Obama nel 2008.Ma le riflessioni si fermano sulla superficie,limitandosi ai discorsi del futuro presidente che accompagnano la vicenda.Il resto è la solita zuppa a base di dialoghi tarantiniani,violenza e colonna sonora usata alla Martin Scorsese("The man comes around","Heroin").La sequenza della rapina si risolve in modo non scontato,e il pestaggio ai danni di Liotta è decisamente brutale.Ma questo non basta a ravvivare un prodotto troppo uguale a mille altri,a conti fatti senza una vera ragion d'essere.Qualche virtuosismo inutile qua e là.Pitt,co-prodotture,non è decisamente al massimo,mentre Gandolfini offre un'interpretazione piuttosto riuscita,un pò un Tony Soprano in decadimento.Peccato però che il suo personaggio sia sfruttato pochissimo.Molto bravo anche Liotta.Il titolo originale allude al metodo di iccidere di Cogan,da lontano,senza sporcarsi le mani.
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gabriele.vertullo
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lunedì 22 ottobre 2012
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rovesciato il mito del criminale-eroe
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Case sverniciate e abbandonate in una New Orleans che potrebbe essere una delle tante città semi-fantasma dell’America. Ogni speranza è soffocata, i volti della gente sono gravi o indifferenti, in uno scenario percettibilmente instabile e vacillante: i mass-media che continuamente intossicano l’aria con la cruda realtà di una costante e irrimediabile regressione economica, la totale incertezza della campagna elettorale tra Barack Obama e John McCain al termine della presidenza Bush. Queste sono le (non) fondamenta di Cogan-Killing Them Softly, un’assenza totale di punti di riferimento politici, economici e sociali.
Frankie è un giovane spiantato, Russell un tipo schizoide, i due sono gli esecutori di una rapina ai danni dei maggiori esponenti della criminalità, durante una partita segreta di poker organizzata da Markie Trattman (Ray Liotta).
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Case sverniciate e abbandonate in una New Orleans che potrebbe essere una delle tante città semi-fantasma dell’America. Ogni speranza è soffocata, i volti della gente sono gravi o indifferenti, in uno scenario percettibilmente instabile e vacillante: i mass-media che continuamente intossicano l’aria con la cruda realtà di una costante e irrimediabile regressione economica, la totale incertezza della campagna elettorale tra Barack Obama e John McCain al termine della presidenza Bush. Queste sono le (non) fondamenta di Cogan-Killing Them Softly, un’assenza totale di punti di riferimento politici, economici e sociali.
Frankie è un giovane spiantato, Russell un tipo schizoide, i due sono gli esecutori di una rapina ai danni dei maggiori esponenti della criminalità, durante una partita segreta di poker organizzata da Markie Trattman (Ray Liotta). Per ottenere vendetta e rispetto, ecco che viene assoldato Cogan (Brad Pitt), killer professionista gelido e spietato. Da questo momento appare palese la contrapposizione tra i modi distaccati e funzionali del personaggio di Pitt, e le azioni inesperte e affannose dei giovani principianti.
Non aspettatevi né adrenalina né scene d’azione travolgenti, Cogan è un film estremamente ed essenzialmente statico e dialogante. La scena è occupata principalmente da una coppia di personaggi, seduti in macchina, in salotto o al bar, che discutono sia di questioni “professionali”, ma aperti anche a confessioni intime e personali. Attenta e analitica è la ricostruzione fisica e psicologica di alcuni personaggi e le parole che essi pronunciano (con un taglio beffardo latente, ma presente); ma il regista Andrew Dominik non rinuncia ad alcune scene di voluta ricercatezza visiva.
Una delle figure più amate della storia del cinema, il criminale-eroe, viene qui completamente rovesciata e digradata ad un piano decisamente più realistico e umano. I criminali di Cogan piangono, gemono, implorano pietà; sono individui comuni, presi da crisi interiori, che rispecchiano la precarietà del tempo presente. Emblematico e paradossale è il personaggio Mickey (James Gandolfini), uno dei sicari più quotati d’America che si rivela invece un inetto alcolizzato e depravato, che rischia il carcere per il possesso illecito di un fucile per andare a caccia.
Risolutive sono le parole finali pronunciate da Cogan in risposta al discorso del neo-eletto Obama e al concetto di unità nazionale: “In America siamo tutti soli”; per un film in cui le distanze sono presenti, ma soprattutto una realtà in cui è vietato sbagliare (anche una sola volta).
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cianoz
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lunedì 26 gennaio 2015
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mediocre con macchie piacevoli
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Nel panorama dei film del filone gangsteresco questo Cogan - Killing Them Softly non brilla particolarmente, anche se non è da buttare. L'impianto non è male, Brad Pitt è convincente anche se non eccezionale, alcune cose sono anche meritevoli, tipo musiche, atmosfere (di qualche scena, non tutte) e in qualche momento si respira anche il gusto di un bel film di gangster con connonati interessanti o particolarità gustore. Però quello che si accumula mentre lo si guarda è un senso di piattezza e di banalità e strada facendo si sente che manca di sostanza.
I dialoghi sono anche buoni, almeno alcuni, ma non bastano a tenere in piedi il tutto, perché non si è mai davero rapiti da quello che succede o da come succede.
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Nel panorama dei film del filone gangsteresco questo Cogan - Killing Them Softly non brilla particolarmente, anche se non è da buttare. L'impianto non è male, Brad Pitt è convincente anche se non eccezionale, alcune cose sono anche meritevoli, tipo musiche, atmosfere (di qualche scena, non tutte) e in qualche momento si respira anche il gusto di un bel film di gangster con connonati interessanti o particolarità gustore. Però quello che si accumula mentre lo si guarda è un senso di piattezza e di banalità e strada facendo si sente che manca di sostanza.
I dialoghi sono anche buoni, almeno alcuni, ma non bastano a tenere in piedi il tutto, perché non si è mai davero rapiti da quello che succede o da come succede.
Due delinquenti di basso livello (con interpreti non molto convincenti, altro punto penalizzante) fanno una rapina e ne derivano delle situazioni da gestire. Ci sono quindi delle cose da fare, e vengono fatte, senza particolari spunti, soprese e manierismi registici che lasciano il segno. C'è una serie di situazioni in scaletta e il nostro Brad Pitt fa quello che deve fare. Ma non c'è niente che entusiasmi granché, tutto un po' scontato.
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zoom e controzoom
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mercoledì 24 ottobre 2012
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peccato: noioso
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Non si può non pensare già dalle prime immagini, che questo sia un film d’azione “atipico”, in quanto pare di capire che noi stiamo, anzi “siano” l’animo sensibile dei killer, dei malvagi insomma, ai quali il film è dedicato. Potrebbe essere un punto di vista interessante per scoprire quella parte dell’animo umano che potrebbe farceli scoprire identici a noi attraverso debolezze e sensibilità che condividiamo, ma alla fine, di questa opinione rimane solo una sottile sensazione di presa in giro, non abbastanza ironicamente trattata per rappresentare il carattere del film, ma abbastanza fastidiosa da capire che è uno di quei film che alla fine ti spiega la morale scettica del più cattivo che c’è, che poi è la morale del grande “tutto” del sistema.
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Non si può non pensare già dalle prime immagini, che questo sia un film d’azione “atipico”, in quanto pare di capire che noi stiamo, anzi “siano” l’animo sensibile dei killer, dei malvagi insomma, ai quali il film è dedicato. Potrebbe essere un punto di vista interessante per scoprire quella parte dell’animo umano che potrebbe farceli scoprire identici a noi attraverso debolezze e sensibilità che condividiamo, ma alla fine, di questa opinione rimane solo una sottile sensazione di presa in giro, non abbastanza ironicamente trattata per rappresentare il carattere del film, ma abbastanza fastidiosa da capire che è uno di quei film che alla fine ti spiega la morale scettica del più cattivo che c’è, che poi è la morale del grande “tutto” del sistema.
Poco coerentemente trattato nella scelta degli effetti nel creare l’atmosfera che potrebbe allontanare dalla violenza reale dei pestaggi e delle intenzioni – entrando magicamente nel soft più soft dell’anima -, ha il suo momento topico nella scena con ripetizioni multiple ad hoc, resa con un rallenty tra il magico e lo spot, che però affascina per la possibilità di godere di quei particolari che la velocità dell’azione il cinema ci nega inevitabilmente.
Purtroppo la cosa non ha grande seguito se non in una similripetizione sostanzialmente diversa, ma sempre in soft-soft-soft, nella partecipazione allo sballo di Russel, partecipazione nella quale ci si trova letteralmente a sguazzare nella lattiginosità delle scene tra il nebuloso e il grafismo sperimentale.
Oltre questo, nulla di originale per inquadrare i personaggi, ne come linguaggio parlato, ne scenico, ne ritmico.
Un film stranamente anonimo che non lascia alcun segno.
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paperinik
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giovedì 25 ottobre 2012
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non pefetto ma notevole
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Un film che ha una marea di limiti e difetti (già evidenziati da altri), nonchè il solito approccio didascalico yankee che presume di trovarsi di fronte a spettatori decerebrati da dover indottrinare.
Resta però un ottimo montaggio e delle scelte stilistiche davvero interessanti: molto molto intrigante il pestaggio; un po' enfatici ma interessanti le scelte registiche sugli omicidi. Merita d'essere visto. Al cinema.
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derriev
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giovedì 25 ottobre 2012
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tarantino 2.0
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"Cogan - Killing them softly" è un chiaro riferimento ai primi film di Tarantino, "Le iene" e "Pulp fiction".
Trama: due balordi, capitanati da uno appena meno balordo, rapinano una bisca, facendo accusare un altro. Viene ingaggiato un killer per scovare i colpevoli e giustiziarli. Ci riuscirà, con qualche leggera difficoltà.
"Cogan" rimanda a Tarantino per i dialoghi-monologhi divaganti dei protagonisti, con gli assassini che discorrono lungamente, di problemi sociali e personali, del loro lavoro così come un comune impiegato del proprio, con nonchalance.
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"Cogan - Killing them softly" è un chiaro riferimento ai primi film di Tarantino, "Le iene" e "Pulp fiction".
Trama: due balordi, capitanati da uno appena meno balordo, rapinano una bisca, facendo accusare un altro. Viene ingaggiato un killer per scovare i colpevoli e giustiziarli. Ci riuscirà, con qualche leggera difficoltà.
"Cogan" rimanda a Tarantino per i dialoghi-monologhi divaganti dei protagonisti, con gli assassini che discorrono lungamente, di problemi sociali e personali, del loro lavoro così come un comune impiegato del proprio, con nonchalance.
E lo fanno con sentimentalismi, del tipo: "Non mi va di uccidere uno che conosco. Lui piange e si dispera. E' stucchevole."
Sullo sfondo, continui rimandi all'attualità politica, con discorsi presidenziali televisivi di Bush e dell'allora senatore Obama.
Il film regala comunque due scene magistralmente girate: la rapina nella bisca, ed il pestaggio a sangue del presunto reo della stessa.
Ed è proprio qui che il film prende, e perde, punti.
Se infatti le due scene sono presentate con voluta crudezza e realismo, gli altri omicidi sono accompagnati da delicate e piacevoli "ballate" soft-country, altro riferimento a Tarantino, con un'estetica che vorrebbe ammaliare, ma invece è solo pessimo gusto.
Il culmine è nell'omicidio al semaforo, con musica, dettagli e ralenty per enfatizzarli.
Certo ricalcare la scoppiettante ironia di Tarantino sarebbe stato anche peggio, e ormai sono passati anni, ma questo trionfo del macabro resta fine a se stesso.
Così "Cogan" prende punti quando resta un film teso, vagamente noir, e descrive la violenza nella rapina e nel pestaggio; li perde quando sterza e, in un impeto di hybris, la spettacolarizza con i dettagli ed il ralenty.
Perché, dico io?
Puro spettacolo, "gratuito".
Per finire, il killer rivendica il proprio compenso con la motivazione che "In America è tutto 'affare' quindi a me spetta il giusto", facendo da contraltare al discorso televisivo di Obama che parla di un popolo unito in comunità.
Insomma, un film raffazzonato, che pesca un po' di qua e un po' di là, con l'aggravante di una trama un po' noiosa.
Mediocre.
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[+] e' del 1974...
(di brian77)
[ - ] e' del 1974...
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