michela papavassiliou
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lunedì 25 febbraio 2013
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le letali rotaie di un amore siberiano
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Ambientato nella Russia di fine ottocento e tratto dal romanzo di Lev Tolstoj, questo film ha in Keira Knightley una irresistibile Anna Karenina. Sotto la regia di Joe Wright, qui realta' e rappresentazione si incrociano su palcoscenici multipli a piu' piani. Tra patimenti in backstage, rimorsi e gioie spalancate su campagne siberiane, si annodano le esistenze dei personaggi sulla trama realista di questa storia, non capita dai contemporanei del suo autore, ma gia' considerata da Fedor Dolstoevskij un capolavoro. Cosi il sentimento di una donna , sposata e madre di un figlio, per un giovane ufficiale, il conte Vronsky impersonato da Aaron Johnson, diventa un amore votato alla clandestinita', scaraventato invece alla ribalta e in grado di travolgere le certezze di una societa' conservatrice incapace di perdonare l'adulterio.
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Ambientato nella Russia di fine ottocento e tratto dal romanzo di Lev Tolstoj, questo film ha in Keira Knightley una irresistibile Anna Karenina. Sotto la regia di Joe Wright, qui realta' e rappresentazione si incrociano su palcoscenici multipli a piu' piani. Tra patimenti in backstage, rimorsi e gioie spalancate su campagne siberiane, si annodano le esistenze dei personaggi sulla trama realista di questa storia, non capita dai contemporanei del suo autore, ma gia' considerata da Fedor Dolstoevskij un capolavoro. Cosi il sentimento di una donna , sposata e madre di un figlio, per un giovane ufficiale, il conte Vronsky impersonato da Aaron Johnson, diventa un amore votato alla clandestinita', scaraventato invece alla ribalta e in grado di travolgere le certezze di una societa' conservatrice incapace di perdonare l'adulterio. Jude Law nei panni del marito tradito Alexei Karenin ispira compassione come pure la cognata Dolly, perennemente ingannata dal coniuge Oblonsky, un simpatico Matthew Mac Fadyen dai grandi occhi blu. Sullo sfondo di campagne coperte di ghiaccio, treni di passaggio che viaggiano sulle letali rotaie del Caso o Destino, gli amori acerbi trovano il disgelo primaverile dei sentimenti, dando una prospettiva futura alla vita. Bravi i giovani Domhnall Gleeson, Levin, Kitty, una talentuosa Alicia Vikander e la contessa Vronskaya, impersonata da Olivia Williams. Bella fotografia e costumi meritatamente da Oscar per questa produzione britannica del 2012. La pellicola tuttavia patisce di quel ludico scambio di paraventi, apprezzabile da principio ed alla lunga, come scelta compositiva per l'intera durata della narrazione, un po' stucchevole. 130 minuti comunque piacevolmente da vedere. MP
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dadab.
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venerdì 1 marzo 2013
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dramma classicheggiante in chiave post-moderna
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L'idea di un nuovo adattamento cinematografico di Anna Karenina, non si direbbe certo una novità. Anzi è probabilmente un rischio confrontarsi con le molteplici riproduzioni dell'opera, che spaziano dal cinema alla televisione, senza tralasciare le più famose ed impeccabili interpretazioni di Greta Garbo e Vivien Leigh. Ma il regista Joe Wright ha voluto osare, decidendo di cimentarsi in un'impresa in grado di tener testa alla concorrenza. Di certo non azzardata la scelta del cast, Wright è andato sul sicuro scegliendo, per interpretare Anna, una ben nota, forse troppo, attrice del cinema hollywoodiano: Keira Knightley.
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L'idea di un nuovo adattamento cinematografico di Anna Karenina, non si direbbe certo una novità. Anzi è probabilmente un rischio confrontarsi con le molteplici riproduzioni dell'opera, che spaziano dal cinema alla televisione, senza tralasciare le più famose ed impeccabili interpretazioni di Greta Garbo e Vivien Leigh. Ma il regista Joe Wright ha voluto osare, decidendo di cimentarsi in un'impresa in grado di tener testa alla concorrenza. Di certo non azzardata la scelta del cast, Wright è andato sul sicuro scegliendo, per interpretare Anna, una ben nota, forse troppo, attrice del cinema hollywoodiano: Keira Knightley. Di certo trovare un volto nuovo e più esotico sarebbe stata una scelta rischiosa, ma anche più accattivante e stimolante, non solo per il pubblico. Ma nulla di ciò toglie alla Knightley un viso perfettamente adatto per vestire gli svolazzanti e principeschi panni della mondana nobildonna russa, (valsi un Oscar alla costumista Jacqueline Durran), dotata di una bellezza e di un fascino eccezionali, come ben ricordano i lettori del romanzo. Un'interpretazione però, che non colpisce nel segno. Recitazione impostata: la Knightley sembra incapace di rendere appieno le sfaccettature del carattere instabile di Anna, l'alta statura drammatica del personaggio, il suo processo di destabilizzazione mentale, la gelosia, gli incessanti tormenti e le manie di persecuzione. Molto più azzeccata la scelta dell'interprete maschile: Aaron Taylor-Johnsonn sembra incarnare perfettamente la figura del fascinoso e temerario conte Vronskij, del quale Anna si innamorerà perdutamente. Infine un Jude Law irriconoscibile. Si impone come una nuova sfida per l'attore interpretare i panni del noioso ed abitudinario Aleksej Karenin, marito dell'infedele Anna.
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minnie
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venerdì 6 marzo 2015
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l'amour fou et fatale!
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Ho visto questo film ieri in tv avendolo perso al cinema e ovviamente ne sono rimasta colpita: è un film magnifico ma ci vuole il grande schermo per goderne a pieno, perché Wright, grande creatore di immagini, ha trasposto come in un libro illustrato le figure di questo magistrale romanzo. Il film si gode appieno se si è letto il romanzo, di cui restituisce l'atmosfera che a dispetto dell'ampiezza dei panorami, è giustamente teatrale. Forse Wright aveva visto la riduzione teatrale del regista Nekrosius, che ha lasciato un forte impatto in tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di assistervi: anche lì il perno della narrazione è il treno, le ferrovie, che tanto bene e tanto male hanno portato all'umanità.
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Ho visto questo film ieri in tv avendolo perso al cinema e ovviamente ne sono rimasta colpita: è un film magnifico ma ci vuole il grande schermo per goderne a pieno, perché Wright, grande creatore di immagini, ha trasposto come in un libro illustrato le figure di questo magistrale romanzo. Il film si gode appieno se si è letto il romanzo, di cui restituisce l'atmosfera che a dispetto dell'ampiezza dei panorami, è giustamente teatrale. Forse Wright aveva visto la riduzione teatrale del regista Nekrosius, che ha lasciato un forte impatto in tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di assistervi: anche lì il perno della narrazione è il treno, le ferrovie, che tanto bene e tanto male hanno portato all'umanità. Tolstoj, da par suo, immette subito la figura del ferroviere che sembra subito di pessimo augurio per Anna e la storia si conclude dov'era cominciata. Quando Anna vede Kitty, recita il famoso monologo sull'età in cui si lascia l'adolescenza e si entra nella fase adulta della vita, che qui si riduce a un banale "Com'è bella la vostra età"...Sceneggiatura ce n'è poca, qui gli attori più che altro fanno, come nella splendida scena della rivelazione di Kitty a Levin con il gioco delle parole. Si può aver da ridire sulla scelta degli attori, ma del resto ognuno ha la sua Anna e il suo Vronski nella testa. Di Aaaron e Keira si può obiettare che siano scandalosamente giovani: sembrano più che altro Romeo e Giulietta. Ma leggendo il romanzo ci si rende conto che Anna e Alessio erano giovani, sui 30 anni e anche meno: solo che all'epoca questa era già un'età matura. Personalmente, e so che avrebbe voluto farlo, Anna era perfetta per Sophia Loren dei tempi d'oro e Vronski per Cary Grant, ma sono modelli di bellezza un po' fanè, a giudicare dalle scelte dei registi. Mentre Keira è un manifesto della bellezza atipica: niente macchinetta per i denti se due canini sporgenti rendono così bene la totalità selvaggia dell'amore. E Aaron occhioni azzurri stupefatti non ha nulla dello scafato Vronski che fa girare la testa a tutte; avrei da eccepire anche sui costumi, i gioielli sono perfetti, ma gli abiti di Anna dovevano essere più sfarzosi ancora. Ma sulle scene, chapeau! Quando Anna, di bianco vestita, aspetta Vronski prima della gara in un campo fiorito, è la Russia che aleggia sul film, la grande Russia da Dr Zivago (ecco magari una musica come quella avrebbe giovato). La cavallina da corsa di Vronski nel libro non è il colossale destriero bianco che recita qui (e spero non si sia fatto male...) ma la scena della gara è efficacissima, vero nodo di svolta degli eventi, come pure la disperazione del piccolo Alioscia nel labirinto, reale e degli affetti, in cui si trova ben presto invischiato. Keera è bravissima nella mimica: quando si accorge in teatro di essere criticata e condannata, quando la gelosia devasta il suo volto, davvero non ha bisogno di parole, è un'attrice naturale, non bella magari ma ha una presenza scenica davvero rara. Levin, rosso di capelli, è perfetto, Stiva che pure nel libro ha un ruolo determinante, un po' meno ma il film s'impone proprio per la sua forza scenica, risultando una gioia per gli occhi com'è giusto che sia in un film. E Wright si conferma ancora una volta un eccezionale trascrittore di romanzi. Che però vanno letti.
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casomai21
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domenica 19 luglio 2015
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dramma umano inevitabile in una società decadente
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Un dramma umano inevitabile in una società decadente,raccontato con dovizia di particolari in una scenografica e teatrale San Pietroburgo.
La versione cinematografica di un'opera che a teatro non rende analogamente i contrasti di una società la cui coscienza civile è molto preoccupata dagli scandali e del feroce chiacchiericcio dei falsi perbenisti. Convincenti sono le interpretazioni di Jude Law e Keira Knigthley, che non argina la travolgente passione che le cambia la vita in una emozionante corsa ad ostacoli contro le convenzioni sociali.Anna ha sofferto quei tempi di falsità e di calcolo, caratterizzati dalla prevedibilità e dal grigiore di una vita abbastanza monotona. Anna ,spinta dalla passione che le ha finalmente regalato la felcità, non soffoca nemmeno il desiderio di maternità, come il dare affetto e di riceverlo dai figli,comunque nati dalla due relazioni con uomini diversi in tutto.
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Un dramma umano inevitabile in una società decadente,raccontato con dovizia di particolari in una scenografica e teatrale San Pietroburgo.
La versione cinematografica di un'opera che a teatro non rende analogamente i contrasti di una società la cui coscienza civile è molto preoccupata dagli scandali e del feroce chiacchiericcio dei falsi perbenisti. Convincenti sono le interpretazioni di Jude Law e Keira Knigthley, che non argina la travolgente passione che le cambia la vita in una emozionante corsa ad ostacoli contro le convenzioni sociali.Anna ha sofferto quei tempi di falsità e di calcolo, caratterizzati dalla prevedibilità e dal grigiore di una vita abbastanza monotona. Anna ,spinta dalla passione che le ha finalmente regalato la felcità, non soffoca nemmeno il desiderio di maternità, come il dare affetto e di riceverlo dai figli,comunque nati dalla due relazioni con uomini diversi in tutto. Anna si confida solo con poche amiche, che non la giudicano, ma la avvertono del clima pesante che si è creato.La personalità dell attrice protagonista non mette all'ombra altre interpretazioni come quella di di Alicia Vikander, dalla mite e sorprendente naturalezza in contrasto con quella uomini noiosi e privi di coraggio.Insomma Anna si sacrifica e prende su di se le contraddizioni di un'epoca e combatte fino ad annullare se stessa con i rintocchi del martello del ferroviere che sembrano scandire un conto alla rovescia della durata della sua vita.La sua tragica fine ricompone gli equilibri che vede il marito Karenin prendersi cura dei due figlioletti di Anna rinfrancato dalla sua recuperata dignità di uomo di stato. Ottima la ricostruzione degli ambienti teatrali, degli interni e dei costumi, nonchè numerosi sono i riferimenti all'arte pittorica ed alla rappresentazione all'aria aperta dei prati e della natura e di una San Pietroburgo nel pieno della sua operosa e vitale mondanità.Un plauso alla colonna sonora che ben accompagna sia le scena del ballo, sia i momenti toccanti e drammatici della vicenda. Insomma un film diverso che ben descrive una vicenda nota raccontata in una novella di Tolstoj.
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paolorol
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martedì 25 ottobre 2016
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geniale,sfavillante e libera interpretazione
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Non do mai 5 stelle ma questo film se le merita tutte. Sono perplesso di fronte ai giudizi di chi mi pare intento a fare più una critica fuori luogo del romanzo di Tolstoj che non al film di Wright. Sig.ra Gandolfi, le pare il caso di mettersi a fare un Bignamino col riassunto pedante della trama del romanzo? Romanzo e film sono due cose del tutto separate ed autonome, il romanzo è un monumento intangibile, un'icona, una pietra miliare della letteratura non solo russa ma dell'intera cultura occidentale. Il film si ispira vagamente al romanzo, ma proprio vagamente. Ha altri scopi, utilizza altri metodi espressivi e lo fa senza risparmiarsi, conduce lo spettatore in un vortice caleidoscopico di immagini rutilanti e sfavillanti, a tratti quasi accecanti.
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Non do mai 5 stelle ma questo film se le merita tutte. Sono perplesso di fronte ai giudizi di chi mi pare intento a fare più una critica fuori luogo del romanzo di Tolstoj che non al film di Wright. Sig.ra Gandolfi, le pare il caso di mettersi a fare un Bignamino col riassunto pedante della trama del romanzo? Romanzo e film sono due cose del tutto separate ed autonome, il romanzo è un monumento intangibile, un'icona, una pietra miliare della letteratura non solo russa ma dell'intera cultura occidentale. Il film si ispira vagamente al romanzo, ma proprio vagamente. Ha altri scopi, utilizza altri metodi espressivi e lo fa senza risparmiarsi, conduce lo spettatore in un vortice caleidoscopico di immagini rutilanti e sfavillanti, a tratti quasi accecanti. Uno splendore visivo che trascende la realtà e che prende ampie distanze dagli antichi tentativi di trasposizione cinematografica. La povera Garbo ha fatto quel che ha potuto prestando il suo algido volto alla Karenina per ben due volte.. Interpretazioni mitiche,rimaste nella storia, certo, ma che nulla hanno a che fare col film di Wright. Garbo interpretava un fotoromanzo rosa, Wright si è concesso un viaggio lisergico in una cristalleria piena di specchi e di riflessi scintillanti. Davvero un capolavoro coraggioso nel suo massimalismo, nel suo horror vacui che ricorda a tratti il barocchismo di Greenaway. La psicologia? Non cercatela in questa trasposizione, cercatela nel romanzo, è lì che la troverete..Da vedere e rivedere, le immagini sono meravigliose e la ricchezza che rappresentano non provoca invidia ma grande piacere.
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arkadevna
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lunedì 25 febbraio 2013
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applausi allo scenografo
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Ho visto questo film al festival di Torino in novembre e sono rimasta entusiasta della scenografia vengono utilizzati tutti gli spazi del teatro per raccontare i palazzi, le strade, l'ippodromo, l'ufficio... di questo bellissimo romanzo di Tolstoj. Finalmente una fusione tra teatro e cinema ben riuscita , i ballatoi del teatro diventano le strade di San Pietroburgo, cambi di scena spettacolari. il film è una via di mezzo tra il musical e l'opera lirica.
Per quanto riguarda i personaggi, sono dotati di bellissimi costumi ma di scarse emozioni.
Consiglio di vedere il film per la scenografia perchè è veramente difficile fondere due ambienti così diversi come il cinema e il teatro, entrami luoghi di spettacolo.
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Ho visto questo film al festival di Torino in novembre e sono rimasta entusiasta della scenografia vengono utilizzati tutti gli spazi del teatro per raccontare i palazzi, le strade, l'ippodromo, l'ufficio... di questo bellissimo romanzo di Tolstoj. Finalmente una fusione tra teatro e cinema ben riuscita , i ballatoi del teatro diventano le strade di San Pietroburgo, cambi di scena spettacolari. il film è una via di mezzo tra il musical e l'opera lirica.
Per quanto riguarda i personaggi, sono dotati di bellissimi costumi ma di scarse emozioni.
Consiglio di vedere il film per la scenografia perchè è veramente difficile fondere due ambienti così diversi come il cinema e il teatro, entrami luoghi di spettacolo.
Lo scenografo ha preso i punti di forza di questi due luoghi magici e li ha uniti in modo da sorprenderci, emozionarci e rimanere a bocca aperta.
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jayan
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mercoledì 27 febbraio 2013
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il teatro della vita, fatto di drammi e felicità
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Una rilettura originalissima del celebre romanzo di Tolstoj dove, mescolando teatro e cinema, il regista dà un tocco di classe a questo ennesimo film su Anna Karenina. John Wright fa continuamente spola tra il teatro, con le ambientazioni interne, e il cinema, con le scene esterne molto suggestive. Lo fa per rappresentarci la vita come commedia, come ci insegnò Shakespeare attraverso le sue opere. E questo, più che un film è una vera e propria opera d'arte, con una grandiosa scenografia e una splendida musica. Ci sono anche le ottime interpretazioni di Keira Knightley e Judy Law (che solo apparentemente potrebbe apparire un po' distaccato, ma è perché anche lui recita la parte dell'ufficiale sciupafemmine, che è follemente innamorato di Anna Karenina, ma forse non troppo follemente, conserva il desiderio di andare con più donne).
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Una rilettura originalissima del celebre romanzo di Tolstoj dove, mescolando teatro e cinema, il regista dà un tocco di classe a questo ennesimo film su Anna Karenina. John Wright fa continuamente spola tra il teatro, con le ambientazioni interne, e il cinema, con le scene esterne molto suggestive. Lo fa per rappresentarci la vita come commedia, come ci insegnò Shakespeare attraverso le sue opere. E questo, più che un film è una vera e propria opera d'arte, con una grandiosa scenografia e una splendida musica. Ci sono anche le ottime interpretazioni di Keira Knightley e Judy Law (che solo apparentemente potrebbe apparire un po' distaccato, ma è perché anche lui recita la parte dell'ufficiale sciupafemmine, che è follemente innamorato di Anna Karenina, ma forse non troppo follemente, conserva il desiderio di andare con più donne).
La forza del film e il suo motore è proprio la rappresentazione volutamente teatrale di esso.
La musica è eccellente e anche la scenografia. La sceneggiatura è eccezionale. La regia divina, come solo pochi registi sanno fare (ricorda, alla lontana, le regie di Baz Luhrmann e del nostro Federico Fellini).
Credo che questo film avrebbe meritato almeno 8 premi oscar (film, regia, attrice protagonista, scenografia, cinematografia, costumi, musica, sceneggiatura)... purtroppo ne ha ricevuto solo 1 per i costumi (forse il meno importante), ed ha vinto un premio al BAFTA per la scenografia (splendida e spettacolare).
E' un film da vedere assolutamente sul grande schermo, per ammirare i grandiosi passaggi tra teatro e ambiente esterno, la scena dei cavalli e tanto altro.
La storia la conoscono tutti. Anna Karenina è sposata con un ricco e potente amministratore dell'impero dello zar. Si innamora di un ufficiale e tradisce il marito, che la minaccia di cacciarla via e non farle crescere il figlio (ne avrà un'altra dall'amante) se avesse scelto lui. Il marito è unicamente preoccupato di ciò che dice la società cattolica di quei tempi. Una donna adultera deve essere evitata e cacciata da tutti. E lui non sopporta di avere quell'oggetto di scandalo a casa sua e di sentire i pettegolezzi della gente su di lui e su di lei. Quando decide di partire con il suo amante per vivere con lui felice il resto dei suoi giorni, scopre che lui la tradisce... si getta sotto un treno. Morta lei, il marito potrà crescere i figli senza sentire i pettegolezzi della gente, orgoglioso di quella nuova famiglia... ora che l'adultera, la vergogna della società, la donna che ha peccato contro Dio, se n'è andata.
Un film assolutamente da vedere, per me superiore a Lincoln e ad Argo, che pure sono ottimi film.
E' stato criticato da alcuni per non essere fedele al romanzo di Tolstoj... e allora il genio del regista dove lo mettiamo? La bellezza di un film è quando esso si distacca dalla realtà o dal romanzo da cui è tratto e rappresenta in pieno la creativita del regista. Altrimenti avremmo delle fiction...
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[+] anna karenina
(di silver47)
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pepito1948
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venerdì 1 marzo 2013
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il treno di anna
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C’è molto teatro in questa ennesima rivisitazione del romanzo di Tolstoj. L’impianto è teatrale perché la storia dell’amore travolgente e disperato dell’eroina russa si svolge in una cornice che mostra in un gioco dinamico di incastri un palcoscenico, una platea di spettatori, strumenti e cordami e quinte attraverso cui passano le immagini salienti della storia. Come se tutto fosse una recita cui siamo chiamati ad assistere dal vivo, per coinvolgerci direttamente su temi attuali come l’amore nelle sue evoluzioni (tragiche o compiute), il coraggio di scelte trasgressive, il peso delle differenze sociali ed il divario disumano tra povertà e ricchezza, gli slanci umanitari, la gelosia.
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C’è molto teatro in questa ennesima rivisitazione del romanzo di Tolstoj. L’impianto è teatrale perché la storia dell’amore travolgente e disperato dell’eroina russa si svolge in una cornice che mostra in un gioco dinamico di incastri un palcoscenico, una platea di spettatori, strumenti e cordami e quinte attraverso cui passano le immagini salienti della storia. Come se tutto fosse una recita cui siamo chiamati ad assistere dal vivo, per coinvolgerci direttamente su temi attuali come l’amore nelle sue evoluzioni (tragiche o compiute), il coraggio di scelte trasgressive, il peso delle differenze sociali ed il divario disumano tra povertà e ricchezza, gli slanci umanitari, la gelosia. Nel gioco contrapposto di due relazioni parallele dall’andamento ed esito diversi, si staglia in primo piano la figura eroica della protagonista, pronta a sopportare un prezzo inaudito fino a livelli estremi pur di seguire il suo impulso irrefrenabile a vivere un amore viscerale contro tutti e tutto: la perdita dei privilegi di casta, di una casa confortevole, della protezione di un marito di alto rango, di amicizie altolocate, la rinuncia ai figli e infine la morte, come epilogo di una lotta epica contro il pregiudizio e l’ipocrisia che non può che richiedere il sacrificio supremo di Anna per valorizzarne la grandezza.
Anna si schermisce, indugia, poi va, si fa trascinare, si lancia nel ballo vorticoso della conquista, corre come un treno, il treno della vita che porta lontano, attraversa panorami mozzafiato ma anche gelide lande, si ferma, riparte e talora uccide, come il povero operaio ferroviere stritolato tra le ruote. Anna si scrolla del peso delle convenzioni sociali, fugge, si spoglia degli abiti caldi e rassicuranti di una famiglia alto-borghese, sfida il potere maritale, i saltuari momenti di passione la ripagano della resistenza delle forze ostili e da essa trae la forza propulsiva come il treno dalla sua caldaia infuocata, quel treno che, nel bene e nel male, percorrerà i tratti salienti della sua “folle” corsa.
Wright, regista britannico di adozione e figlio di una coppia di burattinai con cui ebbe a lavorare in gioventù, e Tom Stoppard, sceneggiatore d’ impronta shakespeariana, hanno impresso il loro comune marchio artistico su un’opera che spiazza lo spettatore fin dall’inizio. A parte le linee di fondo del racconto tolstoiano, nulla è come ci si attende. L’osmosi tra realtà e teatralità, la musicalità che accompagna o connota lo svolgimento del racconto, le trovate cinematografiche originali -come l’immagine di Anna allo specchio che picassianamente scompone gli occhi della protagonista per sottolinearne la dissociazione o l’uso del campo e controcampo angolare e frontale anziché di profilo o gli effetti speciali sui passaggi tra interni ed esterni- le morbide coreografie di Sidi Larbi Cherkaoui, i movimenti roteanti e sinuosi dei balli che creano un’atmosfera di vago erotismo, concorrono a dare al film un effetto “sorpresa” e un’adesione magnetica che ammaliano senza tregua e amplificano la forza ed il pathos del racconto. Keira Knightley aggiunge alla sua bravura un tocco di freschezza e di modernità che rende il personaggio indimenticabile e profondamente attuale.
Insomma un esempio straordinario di come il cinema può reinventare una grande e nota storia d’amore, arricchendola con soluzioni visive ed apporti creativi degni di due autori magistrali.
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luigi chierico
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domenica 10 marzo 2013
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un grande spettacolo per un film scontato
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Un' occasione perduta per Joe Wright : da una parte uno spettacolo grandioso per fotografia,
tecnica tridimensionale,musica costumi e costruzone scenica, dall'altra una storia troppo nota.
Si esce dal cinema con lo stupore negli occhi ma col vuoto dentro.
La tragedia, che accompagna il dramma e l'amore proibito e mal riposto,
si celano nello sfarzo.Non traspare da nulla il travaglio interiore della bellissima
Keira Knightley che, travolta da un innamoramento immotivato, rinuncia alla famiglia,
al rispetto, ai figli, al decoro, per perdere infine la vita, ancora nello splendore della sua giovinezza.
Vronsky non dice una parola per conquistare Anna, si fa forte soltanto del suo fascino ed è solo
a questo che cede un' Anna moglie e madre.
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Un' occasione perduta per Joe Wright : da una parte uno spettacolo grandioso per fotografia,
tecnica tridimensionale,musica costumi e costruzone scenica, dall'altra una storia troppo nota.
Si esce dal cinema con lo stupore negli occhi ma col vuoto dentro.
La tragedia, che accompagna il dramma e l'amore proibito e mal riposto,
si celano nello sfarzo.Non traspare da nulla il travaglio interiore della bellissima
Keira Knightley che, travolta da un innamoramento immotivato, rinuncia alla famiglia,
al rispetto, ai figli, al decoro, per perdere infine la vita, ancora nello splendore della sua giovinezza.
Vronsky non dice una parola per conquistare Anna, si fa forte soltanto del suo fascino ed è solo
a questo che cede un' Anna moglie e madre.Non c'è conquista da parte dell'uomo ma solo
infatuazione da parte della donna.
L'infatuazione si trasforma in tradimento,il tradimento in amore con lo stesso impeto di un magnifico
travolgente ballo in cui i gesti, le movenze, i passi e le figure esprimono i moti tumultosi dell'animo.
E' un'esplosione dei sensi, ma non d'amore.
L'amore è altro e lo dimostra l'atteggiamento tenuto da Vronsky in tante occasioni che alla fine
portona Anna a perdere la vita dopo aver perso il resto.
Lascia il vuoto e l'indifferenza.
Resta la piètà per una donna debole.
Una lode a Jude Law, per Keira Knightley più che la bravura il fascino.
Dietro la veletta non si nasconde , incanta.
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alexander 1986
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martedì 1 luglio 2014
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keira knightley primadonna per anna
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La storia di Anna (Keira Knightley), passionale moglie del freddo burocrate Karenin (Jude Law) e vittima di un destino tanto più crudele quanto più essendone lei stessa l'artefice, non necessita di presentazioni a chi si approccia a questa pellicola. Almeno, non quanto la pellicola stessa, la quale non ha goduto di un grande successo al botteghino malgrado presenti alcuni elementi molto interessanti.
Terza collaborazione di Wright con Knightley, 'Anna Karenina' mette in scena non tanto un adattamento del romanzo di Tolstoj quanto il principio filosofico stantene alla base: il contrasto tra natura e società, ovvero tra libertà individuale e convenzione, ovvero tra leggi imposte dall'alto e regole concordate.
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La storia di Anna (Keira Knightley), passionale moglie del freddo burocrate Karenin (Jude Law) e vittima di un destino tanto più crudele quanto più essendone lei stessa l'artefice, non necessita di presentazioni a chi si approccia a questa pellicola. Almeno, non quanto la pellicola stessa, la quale non ha goduto di un grande successo al botteghino malgrado presenti alcuni elementi molto interessanti.
Terza collaborazione di Wright con Knightley, 'Anna Karenina' mette in scena non tanto un adattamento del romanzo di Tolstoj quanto il principio filosofico stantene alla base: il contrasto tra natura e società, ovvero tra libertà individuale e convenzione, ovvero tra leggi imposte dall'alto e regole concordate. Questo eterno conflitto, dalla poesia metaforizzato nella scena-madre della danza tra Anna e Vronskij (Aaron Johnson), diventa qui il vero protagonista, al di sopra degli attori in carne e ossa, laddove, nell'opera originale, rappresentava più che altro l'impianto ideologico sotteso alla narrazione. E' allora il palcoscenico di un teatro, a ospitare buona parte del film secondo una metafora facile ma sempre efficace, richiamo esplicito agli esperimenti di 'teatro-in-cinema' d'antica memoria. Le riprese in esterno emergono solo quando la barriera delle convenzioni è o infranta o abbandonata, e quindi i personaggi conoscono quei momenti di sincerità altrimenti sommersi; ma si tratta davvero di pochi momenti di respiro, in un contesto filmico nel complesso tendente a una voluta claustrofobia. Buona parte del pubblico si è purtroppo fatta spaventare da questo elemento.
Fra virtuosismi scenografici e coreografie da balletto, attori e attrici si prestano quindi per 3/4 di film a un gioco di scatole cinesi quasi perverso: devono coscientemente fingere per interpretare personaggi che a loro volta fingono nel gran teatro del mondo senza saperlo. Un gioco davvero niente male, a cui non tutti gli attori sanno giocare benissimo. Jude Law appare un po' troppo rigido pure in un ruolo richiedente rigidità, Aaron Johnson non dimostra doti recitative notevoli e pare soprattutto un bel damerino. Keira Knightley assume il ruolo di primadonna in cinema e in teatro come ha già fatto in passato, e cioè bene; in questo aiutata dallo sguardo a dir poco affettuoso di Joe Wright, che sa come esaltarla. L'interpretazione migliore è però dell'insospettabile Matthew Macfadyen nel ruolo del fratello di Anna, Stepan: provate a confrontare questo con il bel tenebroso Darcy di 'Orgoglio e pregiudizio' (2005), e vedrete una metamorfosi incredibile.
Film attraente da parte di un regista talentuoso e che dimostra di saper lavorare con il materiale offerto dalla grande letteratura. Buon modo di raccontare il capolavoro di Tolstoj e saggio di cinema. Sarebbe forse stato migliore con un cast ancora più bravo e con qualche arzigogolìo in meno.
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d'accordo? |
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