paolp78
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mercoledì 1 aprile 2020
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ad impossibilia nemo tenetur
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Joe Wright, che già in precedenza si era cimentato con la trasposizione cinematografica di importanti opere letterarie, ottenendo risultati eccellenti, replica l’operazione con il romanzo di Tolstoj, dimostrando un evidente amore, che traspare da tutta la pellicola, per l’immortale capolavoro della letteratura russa e mondiale.
Tuttavia l'impresa in questo caso era impraticabile. Il romanzo di Tolstoj è un'opera letteraria così alta che diventa impossibile condensarla in poco più di due ore di pellicola, pretendendo di restituirne la stessa complessità ed approfondendo adeguatamente tutte le varie tematiche.
Wright sceglie di fare ricorso ad una tecnica che personalmente non avevo mai visto, consistente nel presentare il film come un'opera teatrale, trasformando il set in un palco in cui si cambiano velocemente le varie scenografie.
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Joe Wright, che già in precedenza si era cimentato con la trasposizione cinematografica di importanti opere letterarie, ottenendo risultati eccellenti, replica l’operazione con il romanzo di Tolstoj, dimostrando un evidente amore, che traspare da tutta la pellicola, per l’immortale capolavoro della letteratura russa e mondiale.
Tuttavia l'impresa in questo caso era impraticabile. Il romanzo di Tolstoj è un'opera letteraria così alta che diventa impossibile condensarla in poco più di due ore di pellicola, pretendendo di restituirne la stessa complessità ed approfondendo adeguatamente tutte le varie tematiche.
Wright sceglie di fare ricorso ad una tecnica che personalmente non avevo mai visto, consistente nel presentare il film come un'opera teatrale, trasformando il set in un palco in cui si cambiano velocemente le varie scenografie. Devo dire che questa scelta è molto suggestiva e ne ho apprezzato il coraggio, benché ammetto che avrei preferito vedere un film classico, che certamente mi avrebbe appagato di più.
Per riuscire a condensare il romanzo nel film (almeno la parte che tratta del personaggio di Anna Karenina; mentre come era lecito attendersi i personaggi di Levin e Kitty sono un po' sacrificati), aiutato dalla scelta teatrale sopra descritta, Wright adotta un ritmo narrativo incalzante e spasmodico. La scommessa è quella di restituire il susseguirsi delle fasi del rapporto amoroso ed i vari stati d'animo della protagonista condensati in una specie di tourbillon di passioni. A mio avviso l'operazione non riesce. L'Anna Karenina di Wright non si avvicina mai alla struggente complessità emotiva del personaggio di Tolstoj. Alcune tematiche, su tutte quella del rapporto tra Anna ed il figlio, sono troppo sacrificate per evidenti limiti di tempo, insormontabili.
La Knightley non riesce a replicare l’eccellente performance di "Orgoglio e pregiudizio"; la scelta di Taylor-Johnson per Vronskij l’ho trovata visivamente azzeccata, non altrettanto quella di Gleeson per Levin, che però ha compensato con un’interpretazione intensa. La parte di Oblonskij calza a pennello a Macfadyen, mentre mi ha impressionato e fatto ricredere Jude Law, che consideravo inadatto nella parte di Karenin.
Ottimi costumi.
Per restare appagato, a causa dello sconfinato amore che ho per il romanzo capolavoro di Tolstoj, forse avrei avuto bisogno di un’opera cinematografica monumentale, in tre o quattro pellicole di due ore e mezzo ciascuna, con enorme dispendio di mezzi e risorse … ma questa è chiaramente un’utopia.
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guido furgiuele
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giovedì 20 agosto 2020
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trasposizione interessante.
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Lungometraggio originale, ispirato al romanzo di Tolstoj. Costumi e colonna sonora di ottimo livello. Discutibile la scelta degli attori, assai lontani dalla descrizione letteraria. In particolare non mi è piaciuta affatto l'interpretazione del conte Vronsky ed ho trovato poco convincente anche Jude Law nella parte di Karenin.
Nel complesso film gradevole.
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lolligno69
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sabato 23 febbraio 2013
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anna !
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Anna Karenina
Il regista ci conduce per mano in una coraggiosa ma riuscitissima quinta teatrale di respiro felliniano dove al sacrificio della poetica sulla natura basata sull'imdimenticabile Levin si contrappone in modo vigoroso l'introspezione dell'animo umano : primissimi piani di Anna, un ottima ,matura e filiforme Knightley che aveva fatto le prove con Cronenberg ed in Espiazione e di Karenin, magistralmente affidato ad un profondo Jude Law.
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Anna Karenina
Il regista ci conduce per mano in una coraggiosa ma riuscitissima quinta teatrale di respiro felliniano dove al sacrificio della poetica sulla natura basata sull'imdimenticabile Levin si contrappone in modo vigoroso l'introspezione dell'animo umano : primissimi piani di Anna, un ottima ,matura e filiforme Knightley che aveva fatto le prove con Cronenberg ed in Espiazione e di Karenin, magistralmente affidato ad un profondo Jude Law. La trama ,grazie al visionario ma empirico set, si trasforma fin dall'inizio in rappresentazione archetipa e universale ; da tragedia greca a tragedia russa ; i cambi di scena - piani sequenza da godersi liberamente-tengono la tensione degli animi sempre in primo piano cogliendo così l'enorme pathos emotivo del libro,così difficilmente narrabile. Tutto scorre. Vronskj,l'amante di Anna, ha occhi blu liquidi e coinvolgenti e la moretta Anna vi scivola dentro sospinta dalla sua passione travolgente. Non ci sono esterni ma anche i campi di grano sono vassalli dell'animo. Le due scene madri : la corsa dei cavalli e la mietitura sono affrontate rispettosamente ma con occhio originale e ad altezza uomo. Il grandissimo respiro dell'opera - un libro meraviglioso che con energia mi preme la testa tutt'oggi verso Guerra e Pace- fluttua quindi completamente tra le emozioni pure dei protagonisti. L'amore filiale e' uno scarno lettino in una scena vuota ,ma non abbiate paura delle angoscie di Dogville, qui la protagonista tiene la scena con ingombrante fisicita' , tesa all'imminente amplesso che l'aspetta.
Casting azzeccato,gran lavoro.
Consigliato per chi non ha letto il libro,assolutamente da vedere per gli altri. Unico neo un certo rallentamento nella seconda parte , salvata però da un sorprendente Jude Law nella parte della vita.
Quando sarò grande farò un film su Levin,ma questa e' un'altra storia...
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vjarkiv
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giovedì 28 febbraio 2013
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bell' "astuccio" ma...
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Il film inizia bene anzi benissimo con una scelta scenografico-teatrale interessante, ma ben presto scopriamo che "l'astuccio" perfetto contiene una narrazione registica poco convincente. La storia è arcinota sia per chi ha letto il romanzo di Tolstoj, sia per chi ha visto i numerosi adattamenti cinematografici, ma proprio per questo il regista avrebbe dovuto mantenere la scelta stilistica iniziale, vedi la bella scena del ballo e le pantomime coreografiche tra Fellini e Luhrmann, e non andare a singhiozzo nello svolgimento successivo con momenti di stanca da fiction televisiva! Queste osservazioni sono state manifestate anche da una parte del pubblico del festival di Torino, dove il film è stato presentato in anteprima.
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Il film inizia bene anzi benissimo con una scelta scenografico-teatrale interessante, ma ben presto scopriamo che "l'astuccio" perfetto contiene una narrazione registica poco convincente. La storia è arcinota sia per chi ha letto il romanzo di Tolstoj, sia per chi ha visto i numerosi adattamenti cinematografici, ma proprio per questo il regista avrebbe dovuto mantenere la scelta stilistica iniziale, vedi la bella scena del ballo e le pantomime coreografiche tra Fellini e Luhrmann, e non andare a singhiozzo nello svolgimento successivo con momenti di stanca da fiction televisiva! Queste osservazioni sono state manifestate anche da una parte del pubblico del festival di Torino, dove il film è stato presentato in anteprima. Non per niente le nomination all'Oscar riguardano solo: la fotografia, la scenografia, i costumi e la colonna sonora. Appunto il bell'"astuccio"!!! Questo porta ha dare un giudizio appena sufficiente.
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jacktwist
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giovedì 7 marzo 2013
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meravigliosa trasposizione cineteatrale
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Quando la Poesia incontra il Cinema e la Letteratura ci racconta la più romantica tra le storie d'amore, mentre una claustrofobica scenografia teatrale si ritaglia il ruolo di protagonista, nasce il nuovo superbo capolavoro di Joe Wright. Le coreografie traboccano di desiderio, almeno quanto gli sguardi dei due amanti, nella memorabile sequenza del ballo, sospeso tra sogno e realtà.
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Quando la Poesia incontra il Cinema e la Letteratura ci racconta la più romantica tra le storie d'amore, mentre una claustrofobica scenografia teatrale si ritaglia il ruolo di protagonista, nasce il nuovo superbo capolavoro di Joe Wright. Le coreografie traboccano di desiderio, almeno quanto gli sguardi dei due amanti, nella memorabile sequenza del ballo, sospeso tra sogno e realtà. (Scena in cui tutto si ferma... compreso il respiro di chi osserva e le emozioni da essa smosse).
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jacopo b98
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mercoledì 1 maggio 2013
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anna karenina di joe wright - da non perdere
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Anna (Knightley), moglie senza amore del ricco Aleksiej Karenin (Law), si innamora del conte Vronskj (Taylor-Johnson). Tra i due nasce una relazione che sconvolgerà la vita di entrambi e spingerà lei a buttarsi sotto un treno. Dal romanzo capolavoro di Lev Tolstoj, sceneggiato dal commediografo Tom Stoppard (e si vede), premio Oscar per Shakespeare in love, e diretto da Wright al suo quarto film, il terzo con la Knightley come protagonista, è il più insolito e sperimentale mai diretto da regista, nonché il migliore. Infatti spesso dobbiamo dire che in un film c’è una regia o una recitazione teatrale, ma di questo film dobbiamo dire che è teatrale, un grande spettacolo teatrale.
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Anna (Knightley), moglie senza amore del ricco Aleksiej Karenin (Law), si innamora del conte Vronskj (Taylor-Johnson). Tra i due nasce una relazione che sconvolgerà la vita di entrambi e spingerà lei a buttarsi sotto un treno. Dal romanzo capolavoro di Lev Tolstoj, sceneggiato dal commediografo Tom Stoppard (e si vede), premio Oscar per Shakespeare in love, e diretto da Wright al suo quarto film, il terzo con la Knightley come protagonista, è il più insolito e sperimentale mai diretto da regista, nonché il migliore. Infatti spesso dobbiamo dire che in un film c’è una regia o una recitazione teatrale, ma di questo film dobbiamo dire che è teatrale, un grande spettacolo teatrale. Infatti tutto è ambientato e girato in un teatro, appositamente allestito con preziose scenografie. Gli attori si comportano più da attori che da personaggi, vanno dietro le quinte dove si cambiano e discutono in privato… Gli unici momenti all’aria aperta sono le scene con il personaggio di Levin (Gleeson), innamorato della principessa Kitty (Vikander), uomo di saldi principi morali e politici, che infatti nella scena della cena a casa di Stiva (Macfadyen) colpisce molto Karenin che arriva addirittura a perdonare la moglie, senza sapere veramente il motivo di questa scelta. Anche gli attori sono teatrali, quasi operistici. Comunque è geniale in alcune scene: il ballo tra Anna e Vronskj e la scena della dichiarazione d’amore di Kitty a Levin tramite il gioco di scarabeo. Impeccabile dal punto di vista scenografico e dei costumi. Musiche dell’italiano Dario Marianelli. Oscar per i costumi.
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antonio canzoniere
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martedì 4 dicembre 2012
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festa per gli occhi
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Dal romanzo di Tolstoj la cui più famosa trasposizione cinematografica è quella anni 30 con la Garbo: Anna è la moglie di Karenin, illustre politico della Russia zarista che lei lascia poiché infatuatasi di Vronskji, ufficiale di cavalleria bello ma vile, tutto fumo e niente arrosto, mentre Kitty, giovane aristocratica, s'innamora ricambiatissima, di Lenin, un uomo che lascia l'alta società per seguire nuovi e validi valori esistenziali. Scritto da Tom Stoppard e diretto con mano virtuosa da Wright, è un universo barocco di esplicito impianto teatrale, un'opera che si rifà ai grandi film del passato (da quelli di Powell e Pressburger fino a Ophuls, di cui molto ricorda Lola Montes), superbo per grazia, finezza, attenzione ai particolari (dei personaggi come del decòr), interpretazioni eccellenti (Keira sopra tutti, accompagnata da un Law intenso, una Vikander aerea e un Gleeson che sa il fatto suo) e il gusto per lo splendore senza eccesso.
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Dal romanzo di Tolstoj la cui più famosa trasposizione cinematografica è quella anni 30 con la Garbo: Anna è la moglie di Karenin, illustre politico della Russia zarista che lei lascia poiché infatuatasi di Vronskji, ufficiale di cavalleria bello ma vile, tutto fumo e niente arrosto, mentre Kitty, giovane aristocratica, s'innamora ricambiatissima, di Lenin, un uomo che lascia l'alta società per seguire nuovi e validi valori esistenziali. Scritto da Tom Stoppard e diretto con mano virtuosa da Wright, è un universo barocco di esplicito impianto teatrale, un'opera che si rifà ai grandi film del passato (da quelli di Powell e Pressburger fino a Ophuls, di cui molto ricorda Lola Montes), superbo per grazia, finezza, attenzione ai particolari (dei personaggi come del decòr), interpretazioni eccellenti (Keira sopra tutti, accompagnata da un Law intenso, una Vikander aerea e un Gleeson che sa il fatto suo) e il gusto per lo splendore senza eccesso. Ne ha cavato fuori un melodramma inebriante, forse pecca un po' nel suo ritmo danzante, ma poco rovina l'essenza di un lavoro da maestro, io costumi della Greenwood e le musiche di Marianelli.
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giugy3000
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giovedì 11 aprile 2013
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un caldo cuore nella neve
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Rendere sullo schermo uno dei capolavori assoluti della letteratura del XIX secolo, tutte le sue sfumature sociali di una russa zarista basate su relazioni studiate "comme il faut" e tratteggiare la caratterizzazione di una donna,perla di coraggio e dell'alta società di San Pietroburgo, non poteva portare che a due strade: fare un film angusto e pesante, che avrebbe sicuramente fatto rimpiangere l'ex Anna Karenina (ossia Greta Garbo) o cambiare rotta verso una sceneggiatura perfetta e una trama originale e fresca, retta da un'idea semplicemente geniale.
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Rendere sullo schermo uno dei capolavori assoluti della letteratura del XIX secolo, tutte le sue sfumature sociali di una russa zarista basate su relazioni studiate "comme il faut" e tratteggiare la caratterizzazione di una donna,perla di coraggio e dell'alta società di San Pietroburgo, non poteva portare che a due strade: fare un film angusto e pesante, che avrebbe sicuramente fatto rimpiangere l'ex Anna Karenina (ossia Greta Garbo) o cambiare rotta verso una sceneggiatura perfetta e una trama originale e fresca, retta da un'idea semplicemente geniale. Joe Wright raggiunge l'apoteosi del suo connubio con la musa Keira Knightley, volto già scelto in passato per altre due fortunate trasposizioni da libri celebri, ossia "Espiazione" di McEwan e "Orgoglio e pregiudizio" d Austen. Ma fare un film tratto da un libro di quasi mille pagine di Tolstoj rende ancor più arduo il compito e la Knightley riesce a firmare senza dubbio la sua più riuscita interpretazione mai stata assegnatole. Anna, per citare Godard, "n'est pas une infame, c'est une femme" e come donna, seppur già moglie e madre affettuosa, non riesce a scacciare dalla sua esistenza la felicità di un amore passionale, trovato per caso, non cercato ma impossibile da dimenticare. Quella di Anna non è una semplice sbandata, non è un civettuolo mezzo per infrangere le regole della rigida Russia del tempo, che proibiva alle donne adultere di parlare con dir si voglia...Anna grazie all'amore per il Conte Vronsky riacquisterà se stessa, si farà promotrice di una coraggio e di una battaglia verso il divorzio (parola quasi impronunciabile all'epoca) che nemmeno lei avrebbe mai creduto di possedere. Come in tutte le storie d'amore purtroppo però, l'amore solenne che ci fa vedere il mondo con gli occhi dell'amato e solo con la presenza fisica di quest'ultimo accanto, è inscindibile dalla sua dicotomia con la morte. La vita di Anna corre veloce sul treno della condanna e della perdita e come una montagna russa raggiunge vette di dolore misti a momenti celestiali, sino all'ultima fermata, quella del disfacimento di una felicità che pareva reale, ma che portava con sè un'ombra di tragedia. Anna e Vronsky (un eccellente Aaron Johnson, che ricordiamo per aver prestato il volto ad un giovane Jhon Lennon in "Nowhere boy") ballano un valzer maledetto e la regia del film segue questo ballo affannato e ricco di pathos a cui non si può far altro che cedere, assecondandolo. Nonostante sia una donna capace di tradire un marito che si chiede più volte cosa abbia fatto per meritarsi tutte queste pene, Anna (da credente) insiste moltissimo sul perdono e sul ruolo preponderante che quest'ultimo ha sulle nostre esistenze (non per nulla il film comincia proprio da un tentativo della protagonista di porre rimedio ai tradimenti del fratello con la cognata). Ella in una bellissima scena tenterà, dopo aver avuto problemi con il parto della sua secondogenita, di instradare i suoi due "amori", marito e amante, nella più difficile stretta di mano che due rivali in amore si possano dare, uscendone vittoriosa moralmente nel dimostrare altruismo in situazioni estreme e cercando di non far mai vivere le persone a cui è più affezionata nel dolore che l'odio reciproco può arrecare. Incompresa e rinnegata, animo puro,nobile e caldo come un cuore pulsante, Anna morirà nel freddo della sua San Pietroburgo, sola nella sua pazzia, che è riuscita a consumare le sicurezze delle sue scelte passate, inficiando il suo rapporto con Vronsky di gelosia e insoddisfazione per una vita solitaria senza contatti col mondo.
Last but non least da menzionare l'aspetto più incantevole dell'intera pellicola: Wright non iscena la vicenda in luoghi reali o in esatte ricostruzioni in studio; si avvale di un metacinema che professa un forte amore per il teatro, dove Anna e la cerchia di personaggi si muovono a tratti sul palco e dietro le quinte, dormono "dentro i quadri", creando un senso di smarrimento tra ciò che è reale e su dove realmente si stia svolgendo la scena. Una scenografia che non esita certo a mostrare tutti i suoi meccanismi, le comparse, i sipari...e lo spettatore a tratti è seduto sulla poltrona davanti al palco e a tratti è per le strade russe come un fortuito passante. Anna sarà felice e solare solo sul palco, tra le braccia del suo uomo, mentre troverà malinconia e solitudine quando il marito Alexei Karenin la riporterà dietro le quinte, nei meandri dell'alta società, dove l'etichetta e il codice morale non lascia certo posto a cambiamenti d'idea o circostanze quando si hanno accettato legami sacri proclamati da Dio.
Perchè si tradisce?Perchè si ama? Sarebbe come chiederci perchè respiriamo, lo si fa e basta...e certi perchè non hanno risposta.
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flyanto
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martedì 26 febbraio 2013
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un'ennesima e ben riuscita versione del celebre ro
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Ennesima versione cinematografica dell'omonimo romanzo di Leon Tolstoj qui rappresentato come una pièce teatrale, con i vari cambi di scena sul palcoscenico e gli anfratti delle quinte da cui i personaggi stessi più volte guardano i vari episodi come se vi assistessero dall'esterno, un poco più discostati. Molto ben curato dal punto di vista scenografico, in particolare dei costumi, che ricreano perfettamente l'epoca e gli ambienti della vicenda, insomma tutto lo spirito di quell'epoca. Bravi tutti gli interpreti, ben credibili nella parte dei loro personaggi (da Keira Knightley come Anna Karenina a Jude Law in quella del marito tradito a quella anche di Aaron Johnson in quella del conte Vronsky).
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Ennesima versione cinematografica dell'omonimo romanzo di Leon Tolstoj qui rappresentato come una pièce teatrale, con i vari cambi di scena sul palcoscenico e gli anfratti delle quinte da cui i personaggi stessi più volte guardano i vari episodi come se vi assistessero dall'esterno, un poco più discostati. Molto ben curato dal punto di vista scenografico, in particolare dei costumi, che ricreano perfettamente l'epoca e gli ambienti della vicenda, insomma tutto lo spirito di quell'epoca. Bravi tutti gli interpreti, ben credibili nella parte dei loro personaggi (da Keira Knightley come Anna Karenina a Jude Law in quella del marito tradito a quella anche di Aaron Johnson in quella del conte Vronsky). Insomma, un film di maniera per gli amanti dei romanzi classici.
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maxi_92
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domenica 24 febbraio 2013
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passione, musica e una stupenda russia teatrale
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Joe Wright mi ha stupito ancora. Anna Karenina ripropone parte del cast del precedente Orgoglio e Pregiudizio dicendo però addio agli enormi e bellissimi paesaggi della campagna inglese, qui maestosamente sostituiti da una teatrale e magica scenografia che cambia non solo con il susseguirsi delle scene ma anche con il mutare dell'animo e dei sentimenti dei vari personaggi. Il film riesce a mostrare alla perfezione come la fredda Russia imperiale potesse in realtà essere piena di passione, trasmettendo così allo spettatore un certo calore, anche nelle scene più fredde (in tutti i sensi). Ad aggiungersi alle magiche scenografie (forse bisognerebbe parlare di scenografia, al singolare) arrivano le musiche di Marianelli e il cast che continua a muoversi nella storia come quasi in un balletto: l'apice dell'unione di tutti questi elementi è per me raggiunto durante il ballo tra Anna e Vronsky, dove la musica sale, i corpi svaniscono, si fermano e danzano, e la passione tra i due amanti raggiunge la perfezione, una perfezione a mio parere non paragonabile alle loro scene di sesso (anch'esse comunque belle), poichè ancora non consumata.
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Joe Wright mi ha stupito ancora. Anna Karenina ripropone parte del cast del precedente Orgoglio e Pregiudizio dicendo però addio agli enormi e bellissimi paesaggi della campagna inglese, qui maestosamente sostituiti da una teatrale e magica scenografia che cambia non solo con il susseguirsi delle scene ma anche con il mutare dell'animo e dei sentimenti dei vari personaggi. Il film riesce a mostrare alla perfezione come la fredda Russia imperiale potesse in realtà essere piena di passione, trasmettendo così allo spettatore un certo calore, anche nelle scene più fredde (in tutti i sensi). Ad aggiungersi alle magiche scenografie (forse bisognerebbe parlare di scenografia, al singolare) arrivano le musiche di Marianelli e il cast che continua a muoversi nella storia come quasi in un balletto: l'apice dell'unione di tutti questi elementi è per me raggiunto durante il ballo tra Anna e Vronsky, dove la musica sale, i corpi svaniscono, si fermano e danzano, e la passione tra i due amanti raggiunge la perfezione, una perfezione a mio parere non paragonabile alle loro scene di sesso (anch'esse comunque belle), poichè ancora non consumata. La bravura di Keira Knightley era già stata mostrata in altre occasioni, e in questo caso viene riconfermata. Questo è un film che sicuramente rimane fedele al libro più che dal punto di vista narrativo, dal punto di vista emozionale: Wright e Stoppard hanno spogliato il romanzo e l'hanno rivestito a modo loro, un modo che non lo deturpa ma ce lo fa rivivere in un modo nuovo che rimarrà impresso sicuramente nei nostri occhi e nelle nostre orecchie, ma spero soprattutto anche nei nostri cuori.
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