fuso di cinema
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domenica 20 maggio 2012
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l'horror che si rimodella
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Quella casa nel bosco, cosa dire di questo horror se non originale? Già la prima scena enigmatica, il titolo messo in un momento che nessuno si aspetta fanno ben sperare... poi si torna al classico del filone horror ma si avverte già qualcosa di diverso, qualcosa sta cambiando. La narrazione di due storie collegate in parallelo è molto interessante e fa riflettere sull'horror sicuramente. Questo risulta un ottimo prodotto che non spaventa molto ma lascia parlare la trama che risulta molto originale appunto per un film del genere soprattutto in questo periodo in cui siamo semplicemente bombardati da sequel e prequel o da assassini che uccidono a destra e manca senza un senso.
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Quella casa nel bosco, cosa dire di questo horror se non originale? Già la prima scena enigmatica, il titolo messo in un momento che nessuno si aspetta fanno ben sperare... poi si torna al classico del filone horror ma si avverte già qualcosa di diverso, qualcosa sta cambiando. La narrazione di due storie collegate in parallelo è molto interessante e fa riflettere sull'horror sicuramente. Questo risulta un ottimo prodotto che non spaventa molto ma lascia parlare la trama che risulta molto originale appunto per un film del genere soprattutto in questo periodo in cui siamo semplicemente bombardati da sequel e prequel o da assassini che uccidono a destra e manca senza un senso. La svolta poi che prende la trama nell'ultima mezz'ora risulta ancora più accattivante; già si era incollati alle poltrone con sguardo fisso allo schermo da prima ma ora l'interess aumenta, si scopre pian piano tutti fino ad arrivare all'epico epilogo dove tutto si spiega e che cerca di spiegare anche il perchè dell'ordine delle morti nei film horror ( che se avete notato è sempre standard, ad esempio la vergine sopravvive ecc... )
Un ottimo film davvero consigliatissimo a tutti, i fan dell'horror l'adoreranno, gli altri apprezzeranno l'ottima trama e soprattutto la verve comica di cui il film è improntato
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(di muiron)
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doc steve
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lunedì 21 maggio 2012
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meta-horror
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Questo film e' un ottimo "esercizio" di cinema.
Lo possiamo dividere in due parti nette.
Nella prima vediamo come il regista giochi con gli stereotipi del classico film horror americano: la bionda, lo strafatto, il palestrato, etc
ma subito ci viene fatto capire che questo schema e' voluto da un "burattinaio" superiore (viene sottolineato piu' volte che un gruppo di ragazzi del genere sarebbe possibile solo "forzando" ...geniale!)
tutto si svolge come un horror classico ma al contempo non lo e', la presenza di questi scienziati , ci ricorda costantemente che una parte fondamentale della trama ci viene nascosta, lo spettatore quindi assiste allo svolgersi di un horror dentro un horror sapendo che e' tutto falso senza sapere il perche'!
La seconda parte invece vede perdersi l'ambiente standard, gli stereotipi e la trama, il film diventa surreale, assurdo (perfino per un horror!) e tuttavia incalzante con un finale non troppo scontato.
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Questo film e' un ottimo "esercizio" di cinema.
Lo possiamo dividere in due parti nette.
Nella prima vediamo come il regista giochi con gli stereotipi del classico film horror americano: la bionda, lo strafatto, il palestrato, etc
ma subito ci viene fatto capire che questo schema e' voluto da un "burattinaio" superiore (viene sottolineato piu' volte che un gruppo di ragazzi del genere sarebbe possibile solo "forzando" ...geniale!)
tutto si svolge come un horror classico ma al contempo non lo e', la presenza di questi scienziati , ci ricorda costantemente che una parte fondamentale della trama ci viene nascosta, lo spettatore quindi assiste allo svolgersi di un horror dentro un horror sapendo che e' tutto falso senza sapere il perche'!
La seconda parte invece vede perdersi l'ambiente standard, gli stereotipi e la trama, il film diventa surreale, assurdo (perfino per un horror!) e tuttavia incalzante con un finale non troppo scontato.
Questo film e' un horror condito con una buona dose di ironia e mistero, che porta a seguire la trama e a godersi ogni svolta.
Era molto molto tempo che non si vedeva un horror cosi brillante e sagace.
Consigliato per gli amanti del genere e non!
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dario carta
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sabato 12 maggio 2012
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horror surreale e faceto
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"Quella casa nel bosco" è una curiosa danza macabra attorno al totem di un cinema sornione che,per una volta,sa sottrarsi alla configurazione stantia di un genere che negli ultimi tempi tende a declinare ogni invito a proporre spettacolo serio.
Il regista Drew Goddard,autore di "Cloverfield" e qui cosceneggiatore con Joss Whedon,tesse una furba ossessione,dribblando i canoni dell'horror di sola immagine e veicola,con uno scaltro occhiolino,una faceta ironia nelle ossa di un lavoro fitto di guizzi e finte paure.
"Cabin" svicola dalle declinazioni dell'horror da festival e si accomiata dalle lusinghe imbastite dai rovesci gore,qui accennati solo per sostenere un titolo che fra un sorriso diabolico e un'inpennata di sospetto sociale,fa vela verso lidi più importanti.
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"Quella casa nel bosco" è una curiosa danza macabra attorno al totem di un cinema sornione che,per una volta,sa sottrarsi alla configurazione stantia di un genere che negli ultimi tempi tende a declinare ogni invito a proporre spettacolo serio.
Il regista Drew Goddard,autore di "Cloverfield" e qui cosceneggiatore con Joss Whedon,tesse una furba ossessione,dribblando i canoni dell'horror di sola immagine e veicola,con uno scaltro occhiolino,una faceta ironia nelle ossa di un lavoro fitto di guizzi e finte paure.
"Cabin" svicola dalle declinazioni dell'horror da festival e si accomiata dalle lusinghe imbastite dai rovesci gore,qui accennati solo per sostenere un titolo che fra un sorriso diabolico e un'inpennata di sospetto sociale,fa vela verso lidi più importanti.
Forse è difficile dare una definizione al gergo cinematografico del lavoro di Goddard,ma non sfugge il senso ilare di fantasie satiriche che sembrano ballare al ritmo dark del peggiore incubo di questo lato di Elm Street.
Cinque amici,studenti nello stesso college,saltano in macchina e si dirigono verso i boschi per passare il fine settimana in una capanna presa in affitto nella foresta.
La lista è completa di ogni archetipo.
Curt (Chris Hemsworth) è il fusto,Dana (Kristen Connolly) è la brava ragazza,Jules (Anna Hutchison) è la spregiudicata,Marty (Fran Kranz) il fumato di turno,e Holden (Jesse Williams) il ragazzo a posto.
Quando il gruppo sosta per fare benzina,l'uomo della stazione di servizio lo mette in guardia sul destino che li attende,ma gli amici non se ne curano e arrivano a destinazione.
Nulla rivela che sotto le cantine della capanna si apre un enorme laboratorio con a capo due tecnici (Richard Jenkins e Bradley Whitford),impiantato per portare a termine un diabolico esperimento scientifico.
Ovunque,ai piani superiori nell'interno della capanna e fuori nel bosco circostante,sono fissate delle telecamere in grado di riprendere ogni istante della giornata dei ragazzi.
Il progetto è quello di offrire agli amici le opportunità per sfuggire - o portare a compimento - il proprio destino.
Va dato a Goddard il merito di privilegiare dell'ossessivo gusto per un sarcasmo raffinato e tagliente,termine costante in tutto il film,che sorride gongolante a ogni clichè di genere che qui si trasfigura in uno sfuggente senso di meraviglia,fissata nella perplessità per uno spettacolo irriverente e canzonatorio.
Più "Armata delle tenebre" che "La casa",il film sfoglia ogni pagina del catalogo degli horror della reverenza,da "Halloween" ai "Venerdì",da "Hellraiser" a "Hostel",da "Saw" al "Texas Massacre",senza dimenticare di salutare gente come Argento,Tarantino o i registi della paura asiatica.
Ma lo fa con lo sfrontato garbo della parodia o,meglio,della berlina del brivido.
Il titolo non dia consiglio,è bene architettato anche questo.
Non si resti coinvolti dall'apparenza di una banalità che va ben oltre.
Fin dall'incipit,la natura del film sgancia un sorrisetto malizioso a chi assiste ad un'apertura omaggiante il cinema low budget dei '70,con tanto di palette,caratteri dei titoli di testa e montaggio.
Più in là segue il doveroso ingresso alla stazione di servizio sporca e deserta,Colonne d'Ercole fra la certezza e l'ignoto,persa nel nulla,rigorosamente chiusa ed abitata dall'onnipresente redneck rozzo provinciale sbavante,che mette in guardia i ragazzi da quello che da sempre è il pericolo fuori dalle mura metropolitane d'America ("Un tranquillo week end di paura"),al di fuori di ogni giurisdizione sociale.
Poi arrivano gli indizi sparsi come leggeri suggerimenti che spostano il punto di osservazione,come il falco (digitale) che entra nel campo visivo,ripreso in quota e porta l'attenzione dai ragazzi in strada al suo volo,che finirà in un disintegrarsi contro una invisibile barriera elettrica.
Quando il film offre la sua prima svolta,la prospettiva cambia direzione.
E' il momento in cui "gli agnelli varcano il cancello ed entrano nel mattatoio",diventando "gli zimbelli degli dei",per cui andranno purificati dai peccati e dall'ignoranza.
Il senso del mistero si riversa in una surreale commedia dark,cui nulla si fa negare grazie ad un umorismo affilato e a un taglio narrativo sconcertante e insolente.
Prende forma un'identità sfuggente ma innegabilmente concreta,brillante dello smalto di una narrazione fitta e timbrata da un ritmo sempre in crescendo.
Tutto entra in scena in ordine sparso e nel rigore più assoluto di un 'anarchia satirica e irriverente:diari antichi,rivelazioni arcane,segreti esoterici,deviazioni fideistiche e spiriti risvegliati,su un palcoscenico di farneticanti scommesse,destini giocati,tecnologie,previsioni e improbabili statuti.
Allora "Quella casa" assume le grottesche fattezze di un affascinante incubo surreale,una curva nello spettacolo d'ordinanza,uno scherzo semiserio sul viaggio oscuro nel peccato d'onnipotenza e nel residuo umano,che si dibatte fra magia,divinità pagane,adoratori del dolore e non morti.
E' discutibile ipotizzare una sottotraccia polemica e il sospetto di un'accusa sociale da parte del regista.
Quando "Quella casa nel bosco" si chiude,resta il tangibile senso di sconcerto per un film che diverte spiazzando e che,senza fare la voce grossa,sa cosa dire e in quale modo,facendosi capire con un linguaggio di cinema ficcante e ironico,dove idee,sangue,paure,zombie,uomini e burattinai scrivono una faceta formula per la paura che diverte.
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(di itsmitch81)
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(di godsen)
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tiamaster
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venerdì 18 maggio 2012
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horror che parte meglio di come arriva....
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Bisogna ammettere che l'impronta di joss wheadon (qui produttore e sceneggiatore) è stata sicuramente d'aiuto,perchè "quella casa nel bosco" è un horror nettamente sopra la media.La trama sembra sempre la stessa,ma dopo pochi minuti quella casa nel bosco,grazie sopratutto a due narrazioni parallele,decolla,e si rivela essere una pellicola (nei primi 60-70 minuti) eccezionale.Poi il film fà una brusca virata,e il film inizia a diventare un thriller religioso-apocalittico,con una scena finale bella sanguinosa.A differenza di molte altre pellicole simili,però,la violenza è contestualizzata,e diventa un espediente per fare una riflessione sul cinema horror odierno,fatto di sangue e violenze fini a se stesse.
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Bisogna ammettere che l'impronta di joss wheadon (qui produttore e sceneggiatore) è stata sicuramente d'aiuto,perchè "quella casa nel bosco" è un horror nettamente sopra la media.La trama sembra sempre la stessa,ma dopo pochi minuti quella casa nel bosco,grazie sopratutto a due narrazioni parallele,decolla,e si rivela essere una pellicola (nei primi 60-70 minuti) eccezionale.Poi il film fà una brusca virata,e il film inizia a diventare un thriller religioso-apocalittico,con una scena finale bella sanguinosa.A differenza di molte altre pellicole simili,però,la violenza è contestualizzata,e diventa un espediente per fare una riflessione sul cinema horror odierno,fatto di sangue e violenze fini a se stesse.Di certo la fine non è pessima,ma nemmeno eccezionale.Diciamo che la prima oretta (ricca di idee geniali e innovative),da sola,vale il prezzo del biglietto.Più che buono.
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godsen
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lunedì 21 maggio 2012
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tutti dentro ...
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Non è un horror. Quel film nella sala, non può essere definito horror, ma si presenta come un notevole esempio di meta-cinema che critica l'intero genere horror e in parte tutto il mondo del sovrannaturale su pellicola. I personaggi, tutti sono parodia infatti non solo del film horror che viene celebrato nelle sue migliori espressioni e colpito laddove negli ultimi anni ha mostrato una sguaiata preferenza commerciale e non artistica. Le citazioni manifeste infatti (i personaggi stereotipati, i mostri, gli ambienti) servono solo a dare l'impostazione al film, sono le citazioni nascoste a mostrare il vero valore di questo breve pamphlet.
I dialoghi per cominciare che sembrano assurdi sono persino esagerati volutamente per mostrare non solo l'illogicità dietro la presunta razionalità dei "nostri eroi", mentre nel "centro operativo" chi viene preso in giro senza rendersene conto è il pubblico stesso di questi film che vede farsescamente spettacoli truculenti al fine proprio di esorcizzare la paura del dolore.
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Non è un horror. Quel film nella sala, non può essere definito horror, ma si presenta come un notevole esempio di meta-cinema che critica l'intero genere horror e in parte tutto il mondo del sovrannaturale su pellicola. I personaggi, tutti sono parodia infatti non solo del film horror che viene celebrato nelle sue migliori espressioni e colpito laddove negli ultimi anni ha mostrato una sguaiata preferenza commerciale e non artistica. Le citazioni manifeste infatti (i personaggi stereotipati, i mostri, gli ambienti) servono solo a dare l'impostazione al film, sono le citazioni nascoste a mostrare il vero valore di questo breve pamphlet.
I dialoghi per cominciare che sembrano assurdi sono persino esagerati volutamente per mostrare non solo l'illogicità dietro la presunta razionalità dei "nostri eroi", mentre nel "centro operativo" chi viene preso in giro senza rendersene conto è il pubblico stesso di questi film che vede farsescamente spettacoli truculenti al fine proprio di esorcizzare la paura del dolore. Anche la tecnica registica è spesso esagerata e presenta una commistione di generi, dai soffocanti interni, alla voluta irrealtà della natura, per giungere anche alla critica a quegli horror (e con essi ad una larga fetta del cinema americano) che ha sostituito la buona vecchia cinepresa con la telecamera a mano, con la web cam e talvolta (Chronicle insegnaci) con le telecamere di sorveglianza. Infine la scena finale che è una riproposizione di uno dei grandi classici dell'horror, quel george romero che non aveva come primo intento l'impressionare o lo spaventare ma appunto il ridicolizzare una società in grado di prendersi troppo sul serio anche davanti all'inesplicabile.
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mr.duff
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mercoledì 23 maggio 2012
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la fabbrica degli orrori su richiesta
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Gia dalla prima sequenza di immagini si può capire l'astuzia e la genialità di questa pellicola. La trama è inizialmente scontata, cinque ragazzi in viaggio per un week-end su una casa in montagna tra i boschi che scopriranno presto di non essere soli... L'idea di partenza è stata pensata giustamente così proprio per rifarsi a tanti classici dell'horror degli anni 80, in particolar modo al "La casa" di Sam Raimi (o forse è una scopiazzatura) poi gli eventi si succedono in maniera prevedibile anche se il regista cerca sempre di sorprendere in maniera diversa in quelli che sono i momenti prevedibili di spavento. Sceneggiatura e cast tipicamente senza lodi proprio per rifarsi ancora una volta allo stereotipo di teen-horror del cinema.
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Gia dalla prima sequenza di immagini si può capire l'astuzia e la genialità di questa pellicola. La trama è inizialmente scontata, cinque ragazzi in viaggio per un week-end su una casa in montagna tra i boschi che scopriranno presto di non essere soli... L'idea di partenza è stata pensata giustamente così proprio per rifarsi a tanti classici dell'horror degli anni 80, in particolar modo al "La casa" di Sam Raimi (o forse è una scopiazzatura) poi gli eventi si succedono in maniera prevedibile anche se il regista cerca sempre di sorprendere in maniera diversa in quelli che sono i momenti prevedibili di spavento. Sceneggiatura e cast tipicamente senza lodi proprio per rifarsi ancora una volta allo stereotipo di teen-horror del cinema. La storia prende una piega completamente diversa e imprevedibile nella seconda parte del film, ed è qui che si distingue l'opera per il dato innovativo e sperimentale di volersi quasi porre come il capostipite del genere horror, creatore di tutto il male e le sue forme (molti personaggi omaggiati come il lupomannaro,gli zombi, le bambine gemelle di "Shining" o Pennywise di "IT" o ancora una versione giustamente rivisitata di Pinhead di "Hellraiser", che solo l'occhio più esperto può associare) Spiega in qualche modo (secondo la sua visione) perchè esistono tanti mostri e perchè hanno ucciso e uccideranno tante vittime innocenti. Lo spettatore diventa quasi il protagonista della storia come il "cliente" che deve assistere al reality del massacro e rimanere soddisfatto. Sicuramente agli esperti e critici del genere il film piacerà se visto in quest'ottica, e apprezzeranno la volontà di creare qualcosa di nuovo, di ambizioso e tremendamente geniale!
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alice92
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domenica 3 giugno 2012
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troppe idee per un unico film
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Considerare "quella casa nel bosco" un film horror è, a mio avviso,il frutto della volontà di far rientrare in uno schema logico-predefinito un film 'sui generis' .
L'apprezzabile impegno del regista di voler fondere in un unico film il genere horror-fantascientifico e d'azione ,mantenendo sempre un alone di ironia e comicità, è paradossalmente la causa della banalità del risultato.
I buoni propositi iniziali vanno via via scemando per il sorplus di situazioni discordanti: la decisione di 5 ragazzi di passare un tranquillo week end all'insegna del divertimento e del relax in un'isolata località di collina; l'emblematico ruolo di un'equipe di sadici tecnici dediti a scommettere sulle possibili decisioni che carratterizzeranno la morte dei malcapitati ; la tipica cruenta uccisione della bionda e del palestrato (stereotipi della stupidità e superficialità); l'ispiegabile salvezza 'dello strafatto' e 'della vergine' che tramite un ascensore segreta riescono a raggiungere lo studio e a liberare i mostri che, come in un action-movie, combattono con guardie e membri dell'equipe fino a cibarsi di loro colorando lo schermo di rosso porpora; infine la scoperta che i giovani dovevano essere sacrificati agli dei e la chiusura del film con un'ipotetica fine dell'umanità.
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Considerare "quella casa nel bosco" un film horror è, a mio avviso,il frutto della volontà di far rientrare in uno schema logico-predefinito un film 'sui generis' .
L'apprezzabile impegno del regista di voler fondere in un unico film il genere horror-fantascientifico e d'azione ,mantenendo sempre un alone di ironia e comicità, è paradossalmente la causa della banalità del risultato.
I buoni propositi iniziali vanno via via scemando per il sorplus di situazioni discordanti: la decisione di 5 ragazzi di passare un tranquillo week end all'insegna del divertimento e del relax in un'isolata località di collina; l'emblematico ruolo di un'equipe di sadici tecnici dediti a scommettere sulle possibili decisioni che carratterizzeranno la morte dei malcapitati ; la tipica cruenta uccisione della bionda e del palestrato (stereotipi della stupidità e superficialità); l'ispiegabile salvezza 'dello strafatto' e 'della vergine' che tramite un ascensore segreta riescono a raggiungere lo studio e a liberare i mostri che, come in un action-movie, combattono con guardie e membri dell'equipe fino a cibarsi di loro colorando lo schermo di rosso porpora; infine la scoperta che i giovani dovevano essere sacrificati agli dei e la chiusura del film con un'ipotetica fine dell'umanità.
Nella volonta di far convergere tutto ciò in una pellicola da 95 minuti, il regista ,concentato sulla quantità, perde di vista l'importanza della qualità; la parte horror nonostante i tanti mostri e la quantità superflua di sangue non fa obbiettivamente paura e la scoperta, dopo un gran minestrone, della presenza di dei non stupisce,ancora più sconcertante è l'epilogo,infatti la drammaticità della conclusione, alleviata dall'ironia della situazione, non induce alla riflessione.
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cillodec
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martedì 22 maggio 2012
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un divertente omaggio agli appassionati del genere
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Sul film di Goddard, già nel team di sceneggiatori di "Lost" (ovvero quanto di meglio sia stato prodotto nella storia della televisione degli anni '00), nutrivo grandi aspettative. Sono entrato in sala pensando: "Drew, dopo tutto quello di buono che ho letto in rete su questo film, puoi solo deludermi!". E, in effetti, dopo la visione credo che le lodi che alcuni hanno dedicato a "Quella casa nel bosco" vadano parzialmente ridimensionate. La pelliccola, per carità, non mi ha mai annoiato: la trama era "bizzarra" e intricata al punto giusto (e non poteva essere diversamente, tornando a quanto detto su "Lost"!). Il problema è che non mi sento di definirlo un vero e proprio film dell'orrore. L'atmosfera è troppo scanzonata, sia tra i ragazzi che tra i cosiddetti "tecnici": battute di spirito e siparietti sono troppo frequenti, quasi come se fossero messi li a "raffreddare" la tensione dello spettatore in sala.
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Sul film di Goddard, già nel team di sceneggiatori di "Lost" (ovvero quanto di meglio sia stato prodotto nella storia della televisione degli anni '00), nutrivo grandi aspettative. Sono entrato in sala pensando: "Drew, dopo tutto quello di buono che ho letto in rete su questo film, puoi solo deludermi!". E, in effetti, dopo la visione credo che le lodi che alcuni hanno dedicato a "Quella casa nel bosco" vadano parzialmente ridimensionate. La pelliccola, per carità, non mi ha mai annoiato: la trama era "bizzarra" e intricata al punto giusto (e non poteva essere diversamente, tornando a quanto detto su "Lost"!). Il problema è che non mi sento di definirlo un vero e proprio film dell'orrore. L'atmosfera è troppo scanzonata, sia tra i ragazzi che tra i cosiddetti "tecnici": battute di spirito e siparietti sono troppo frequenti, quasi come se fossero messi li a "raffreddare" la tensione dello spettatore in sala. Si sobbalza davvero molto poco (esempio su tutti: la classica botola che si apre a sorpresa).
Il film è un omaggio, a tratti quasi una "parodia", del cinema orrorifico: situazioni volutamente stereotipate e mostri/esseri per tutti i gusti. Il divertimento da quel punto di vista non mancherà: sangue e bestie da ogni film che voi abbiate visto in vita vostra! Ma non è un film horror. Chi non è un vero fan del cinema di genere probabilmente considererà questo film una boiata pazzesca (ho visto almeno 3/4 persone abbandonare la sala in anticipo!). Se invece, come me, siete quasi dei "fanatici" del genere, andate pure tranquilli: vi divertirete a cogliere tutte le citazioni che Goddard ha inserito per noi. Ma non vi spaventerete neanche un po'.
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allanpoe
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domenica 3 giugno 2012
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le tre cose che contano per un horror
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Cinque ragazzi, una casa nel bosco e una formula latineggiante che risveglia sopite entità malvagie. Riassunto in poche parole, l’avvio di ‘Quella casa del bosco’ potrebbe essere lo spunto per un qualsiasi film horror. E in effetti lo è. Semplicemente perché lo vuole essere.
L’horror, come tutti i generi, si nutre di stereotipi, luoghi comuni e rituali (il termine non è scelto a caso: chi ha già visto il film comprenderà facilmente il perché). Negarlo sarebbe un’operazione snob e genererebbe solo un altro film con la puzza sotto il naso. E questo sì che sarebbe veramente da paura.
Drew Goddard fa esattamente il contrario: affonda le mani fino in fondo nella melma dei cliché, divertendosi a rimescolarli, smontarli e giocarci come in un enorme cubo di Rubik (anche qui, il paragone non è casuale…).
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Cinque ragazzi, una casa nel bosco e una formula latineggiante che risveglia sopite entità malvagie. Riassunto in poche parole, l’avvio di ‘Quella casa del bosco’ potrebbe essere lo spunto per un qualsiasi film horror. E in effetti lo è. Semplicemente perché lo vuole essere.
L’horror, come tutti i generi, si nutre di stereotipi, luoghi comuni e rituali (il termine non è scelto a caso: chi ha già visto il film comprenderà facilmente il perché). Negarlo sarebbe un’operazione snob e genererebbe solo un altro film con la puzza sotto il naso. E questo sì che sarebbe veramente da paura.
Drew Goddard fa esattamente il contrario: affonda le mani fino in fondo nella melma dei cliché, divertendosi a rimescolarli, smontarli e giocarci come in un enorme cubo di Rubik (anche qui, il paragone non è casuale…). E tanto rimescola, tanto smonta e tanto gioca che l’insieme non risulta solo godibile, ma assolutamente imprevedibile.
Tutta la trama del film si muove sul filo della follia, riuscendo a mantenersi in equilibrio quasi perfetto. ‘Quella casa nel bosco’ sta all’horror come ‘Helzapoppin’’ sta al musical: ne prende le regole, le studia in maniera maniacale e, quando la strada sembra ormai tracciata, sterza all’improvviso.
Difficile pensare a un sottogenere ‘de paura’ che Goddard non abbia sviscerato in questa pellicola: slash movie, soprannaturale, fanta-horror, zombie, filone giovanilistico… Dentro c’è tutto. Rigorosamente alla rinfusa, ma c’è tutto. Manca solo la battuta “Torno subito…”, ma a quella ci aveva già pensato Scream. Inutile ripetere.
Come per il film di Wes Craven, qui non si tratta di parodia e nemmeno di omaggio: è la dimostrazione di come gli schemi siano indispensabili per il cinema di genere. E di come, soprattutto nell’horror, siano importanti tre cose: sceneggiatura, sceneggiatura e sceneggiatura. Perché nell’insalatona di Goddard, l’ingrediente principe (la cui qualità garantisce la riuscita del piatto) è il plot. Proprio come vuole la buona vecchia scuola dell’orrore e non solo.
Se avete notato che troppo spesso gli horror iniziano con un gruppo di ragazzi formato da una sgualdrina, un secchione, una ragazza innocente, uno sportivo e un drogato, correte a vedere ‘Quella casa nel bosco’. E troverete esattamente una sgualdrina, un secchione, una ragazza innocente, uno sportivo e un drogato. Il resto, però, meglio non anticiparlo.
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giacomogabrielli
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giovedì 28 giugno 2012
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polpettone di classe. ****
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Polpettone di classe, questo originale e pazzo film diretto da uno dei produttori di 'Lost'. Tutto inizia come il più classico degli slasher movie per teenager, con i soliti bellocci palestrati e prorompenti ragazze arrapate. Piano piano, poi, il genio inizia a prendere forma. Situazioni mai viste al cinema, che uniscono generi, omaggi a film epocali e scene che via via assumono una forma sempre più delirante ed originale. Lampante l'omaggio predominante a 'La Casa' di Raimi e numerosi altri piccoli ma ben chiari richiami ad altre pellicole, presenti soprattutto verso la fine, grazie ai bellissimi personaggi richiusi nei sotterranei della casa.
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Polpettone di classe, questo originale e pazzo film diretto da uno dei produttori di 'Lost'. Tutto inizia come il più classico degli slasher movie per teenager, con i soliti bellocci palestrati e prorompenti ragazze arrapate. Piano piano, poi, il genio inizia a prendere forma. Situazioni mai viste al cinema, che uniscono generi, omaggi a film epocali e scene che via via assumono una forma sempre più delirante ed originale. Lampante l'omaggio predominante a 'La Casa' di Raimi e numerosi altri piccoli ma ben chiari richiami ad altre pellicole, presenti soprattutto verso la fine, grazie ai bellissimi personaggi richiusi nei sotterranei della casa. Un'opera divertente e pazza che ci regala istanti memorabili degni di una mente 'malata' quanto cinefila e fottutamente, ripeto, geniale. La sceneggiatura è dell'ormai noto Joss Whedon, regista di 'The Avengers', qui anche in veste di produttore. Il massimo lo dà la parte finale, che si può considerare come il terzo capitolo del film, poichè a mio parere il tutto presenta un prologo alla 'American Pie', una parte centrale tipo 'La Casa' e un finale che corrisponde ad un orgasmo totale. Nell'ultima parte, infatti, si ritrova tutto ciò di cui un appassionato di horror ha bisogno, una strage compiuta dai massimi esponenti dell'horror, tra i quali abbiamo un mega cobra assetato di sangue, una rivisitazione di Hellraiser con delle circolari al posto dei chiodi, arrivando ad una crudele donna-pesce. Bellissimo il tocco quasi Lovecraftiano nell'inserire gli 'antichi' che si risvegliano. Gradita l'entrata di Sigourney Weaver. Soddisfazione alle stelle anche grazie alla scena in cui Chris Hemsworth (il 'Thor' dei film Marvel) esplode. Il prologo vince. POLPETTONE DI CLASSE ****
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