mauro2067
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martedì 2 ottobre 2018
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non è un horror
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Non si può definire un horror nel vero senso della parola e del genere. Molto ironico all’inizio si fa sempre più tragico con il passare dei minuti e delle scene anche se fa comunque sorridere la parodia dei molti film del genere citati. La rivelazione che il vero terrore non è nei mostri ma nel risveglio degli dei crudeli la trovo geniale e la vera novità del film. Considerando che è stato girato nel 2012 non è neanche male come effetti speciali. Le scene del festeggiamento nelle stanze di controllo trasmettono il vero senso di paura e del sollievo che ne deriva dall'aver scampato il pericolo vero, l’annientamento di tutto quello che conosci e a cui vuoi bene.
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Non si può definire un horror nel vero senso della parola e del genere. Molto ironico all’inizio si fa sempre più tragico con il passare dei minuti e delle scene anche se fa comunque sorridere la parodia dei molti film del genere citati. La rivelazione che il vero terrore non è nei mostri ma nel risveglio degli dei crudeli la trovo geniale e la vera novità del film. Considerando che è stato girato nel 2012 non è neanche male come effetti speciali. Le scene del festeggiamento nelle stanze di controllo trasmettono il vero senso di paura e del sollievo che ne deriva dall'aver scampato il pericolo vero, l’annientamento di tutto quello che conosci e a cui vuoi bene. Come quando a scuola provavi quel brivido di gioia lungo la schiena dopo che era stato chiamato all’interrogazione il tuo compagno di banco, ti dispiaceva per lui ma meglio lui che te. In fondo una vittima ci deve essere sempre, è la dura legge della vita.
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cinecinella
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mercoledì 7 gennaio 2015
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il grande fratello degli horror
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Film ricco di citazioni e riferimenti grotteschi al genere, nel finale deludente perde di aplomb sprofondando nell'autoreferenzialità, un po'come faranno i due superstiti. Nello scopo di denunciare i clichè del genere, il film parte bene ma va via man mano a scadere nel ridicolo: se questo era la scopo del regista, sicuramente ci è riuscito, personalmente preferisco più la sostanza alla forma, quando la denucia è fine a se stessa si eccede e il risultato è un prodotto noioso, poco fruibile e decisamente pretenzioso.
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cinemalove
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venerdì 10 aprile 2015
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ambiguo
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L'inizio è tale e quale al 90% degli horror: gruppetto di amici, la ragazza facile e il fattone, la sosta dal benzinaio inquietante prima di arrivare alla classica meta, cioè una casa sperduta. Sembrerebbe una regia banale fino a quando il corso degli eventi non cambia drasticamente e niente prosegue da cliché scritto, anzi, un ascensore nascosto porta due dei 5 protagonisti sopravvissuti in un bunker segreto da cui venivano spiati. Da qui forse si capisce l'intenzione del regista, quello di illudere lo spettatore per poi dargli una mazzata inaspettata. Va dato atto di essere stata una grande mossa, compresa quella di tutti i "mostri" dell'horror chiusi in una gabbia pronti ad essere usati.
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L'inizio è tale e quale al 90% degli horror: gruppetto di amici, la ragazza facile e il fattone, la sosta dal benzinaio inquietante prima di arrivare alla classica meta, cioè una casa sperduta. Sembrerebbe una regia banale fino a quando il corso degli eventi non cambia drasticamente e niente prosegue da cliché scritto, anzi, un ascensore nascosto porta due dei 5 protagonisti sopravvissuti in un bunker segreto da cui venivano spiati. Da qui forse si capisce l'intenzione del regista, quello di illudere lo spettatore per poi dargli una mazzata inaspettata. Va dato atto di essere stata una grande mossa, compresa quella di tutti i "mostri" dell'horror chiusi in una gabbia pronti ad essere usati. Tutto originale e di buon effetto sorpresa ma purtroppo la realizzazione dell'idea è scadente: ad un certo punto diventa un inutile mix "tanto per" più che a favore dello sviluppo della trama. Uccelli malefici, serpenti giganti, fantasmi e zombie.. Rischia (e succede) di perdere il filo a favore di sangue troppo gratuito nel finale e di uno scopo intero, cioè quello di sacrificare vite per "dei antichi", che non regge adeguatamente lo sviluppo. Perde credibilità soprattutto nelle scene conclusive, tra il morso di un licantropo spuntato fuori da chissà dove e la mano del Dio che spunta dal suolo. Buonissime idee, realizzazione scadente. Peccato
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nazza3
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sabato 22 aprile 2017
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si salva solo il cast, il resto è spazzatura.
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Adopero sempre dei parametri per valutare un film:
TRAMA: 4
Parte bene, ma si perde col proseguire del tempo. Il messaggio che vuole lanciare sarebbe anche giusto, all'inizio. Col passare del tempo diventa uno splatter insensato. Un horror dove compare un unicorno, non si può definire tale. È un mix privo di senso.
CAST: 7.
Bene gli attori. L'unico pezzo forte di questo film.
AMBIENTAZIONE: 5.
Classica casa nel bosco vicino al lago, accettabile. Peccato che viene alternata ad ambienti sotterranei e soprannaturali.
COINVOLGIBILITÀ : 5,5
All'inizio ti prende, col tempo perde credibilità.
VOTO TOTALE: 5
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enrike b
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mercoledì 9 dicembre 2015
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zero virgola niente
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La prima ora del film è decisamente imbarazzante, stereotipamente scontata: non c'è una sola scena che non vada esattamente come ci si aspetti, e senza neanche un tocco quantomeno horror. Il film è un incrocio di La Casa, Hellraiser, La notte dei morti viventi ecc..... Di mortale c'è solo la noia e nemmeno un bambino di 5 anni potrebbe spaventarsi, nè una persona che ama il cinema interessarsi a una trama del genere. Se non altro, successivamente, succede qualcosa e l'ultima mezz'ora del film mi permette di far risalire il mio giudizio fino a poter dare una stella per fortuna, così da poter fare media nel giudizio del film. Ho letto numerose recensioni e i giudizi sono medio-alti su questo film, ma onestamente non ci ho trovato nulla degno di nota: dialoghi banali, fotografia e montaggio forse scolastici, attori poco credibili, a tratti straordinariamente impertinenti.
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La prima ora del film è decisamente imbarazzante, stereotipamente scontata: non c'è una sola scena che non vada esattamente come ci si aspetti, e senza neanche un tocco quantomeno horror. Il film è un incrocio di La Casa, Hellraiser, La notte dei morti viventi ecc..... Di mortale c'è solo la noia e nemmeno un bambino di 5 anni potrebbe spaventarsi, nè una persona che ama il cinema interessarsi a una trama del genere. Se non altro, successivamente, succede qualcosa e l'ultima mezz'ora del film mi permette di far risalire il mio giudizio fino a poter dare una stella per fortuna, così da poter fare media nel giudizio del film. Ho letto numerose recensioni e i giudizi sono medio-alti su questo film, ma onestamente non ci ho trovato nulla degno di nota: dialoghi banali, fotografia e montaggio forse scolastici, attori poco credibili, a tratti straordinariamente impertinenti. Talmente impertinenti che (FORSE) per questo ho letto parole come meta-cinema, ma onestamente per come l'ho studiato io non mi sembra ci sia niente di meta-cinema. Nella forma lo trovo completamente insufficiente, inutile, se non quasi deleterio per il cinema; nella sostanza riconosco qualche spunto interessante, che però viene affrontato con una tale superficialità e solo sul finale. Come perdere 90 minuti della propria vita inutilmente.
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mattbaker
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sabato 13 ottobre 2012
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new horror
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Con Quella casa nel bosco, i canoni dell'horror raggiungono un nuovo livello.
Da una parte, c'è la volontà del regista di fare dell'ironia sui classici modelli dell'horror americano, presentando personaggi che vengono forzati a fare gli stereotipi del genere: la bionda che va a letto con tutti, il macho palestrato, l'intellettuale, il fattone e la verginella alla sua prima esperienza (ma neanche tanto).
Dall'altra parte, c'è il chiaro intento, ben riuscito, di presentare un sottogenere di horror nuovo, nel quale lo spettatore si pone tra due cornici: quella dei personaggi, ignari di tutto, e quella di un gruppo di fanatici religiosi, presentati nel film come manipolatori ma il cui vero scopo viene svelato soltanto nel finale.
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Con Quella casa nel bosco, i canoni dell'horror raggiungono un nuovo livello.
Da una parte, c'è la volontà del regista di fare dell'ironia sui classici modelli dell'horror americano, presentando personaggi che vengono forzati a fare gli stereotipi del genere: la bionda che va a letto con tutti, il macho palestrato, l'intellettuale, il fattone e la verginella alla sua prima esperienza (ma neanche tanto).
Dall'altra parte, c'è il chiaro intento, ben riuscito, di presentare un sottogenere di horror nuovo, nel quale lo spettatore si pone tra due cornici: quella dei personaggi, ignari di tutto, e quella di un gruppo di fanatici religiosi, presentati nel film come manipolatori ma il cui vero scopo viene svelato soltanto nel finale. Una interposizione dello spettatore che crea disagio, tensione, aspettativa ma anche compassione per i personaggi, visti come topi in trappola.
Le scene sono funzionali, il ritmo del film è incalzante e privo di momenti di stallo, con scene di morte che si susseguono senza dar respiro e senza soffermarsi troppo a rimpiangere il compagno caduto. Una tecnica che da certamente realismo al film e che aiuta a tenere sempre alta l'attenzione. Gli effetti speciali purtroppo, sebbene ben realizzati, scadono fin troppo nello splatter, con scene in cui veri e propri fiumi di sangue si riversano da un singolo morto. Una scelta discutibile, che attenua la componente horror per uno spettatore esigente e non alle prime armi col genere.
Altra scelta discutibile è quella di caratterizzare poco i personaggi. Nella fase iniziale del film vengono presentati per come sono ma c'è troppo poco tempo per affezionarsi o immedesimarsi in almeno uno di essi, e ciò porta ad un minore coinvolgimento.
In definitiva, il film è un ottimo prodotto per chi ama il genere e per chi vi si accosta per la prima volta, si lascia guardare con facilità e non una sola volta si ha la tentazione di guardare l'orologio. C'è tutto: mostri di ogni genere, storie macabre, pazzi omicidi, qualche scena erotica e, ovviamente, la casa nel bosco. Nota dolente, il finale, che fa perdere una stellina.
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nick castle
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mercoledì 24 luglio 2013
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buona l'idea, uno scempio il trattamento...
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Dopo tanto vociferare e chiacchericcio quà e là, su quello che doveva essere un horror rivoluzionario, sovvertitore del genere, leader catartico di un filone iniziato tempo fa con Scream, la derisione-adulazione non di un genere, ma di una cultura del cinema horror, che però con questo "La casa nel bosco", rimane intrappolato nella sua stessa tela, nella sua stessa rete di siparietti, ridicolaggini, incoerenze narrative e baratri di sceneggiatura (i paraculi invocano quelli che erano i vecchi schemi e dinamiche narrative dell'horror degli anni d'oro, con i difetti che a parere farebbero ormai parte del genere). Da una buona idea di base, da cui veramente poteva nascere qualcosa di molto interessante, si banalizza a un avventura di pura soppravvivenza che prometteva tanto sangue, e tanti mostri, ma che finisce per accontentare queste pretese per soli 15 minuti in tutto il film (diciamo i 15 minuti prima del finale).
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Dopo tanto vociferare e chiacchericcio quà e là, su quello che doveva essere un horror rivoluzionario, sovvertitore del genere, leader catartico di un filone iniziato tempo fa con Scream, la derisione-adulazione non di un genere, ma di una cultura del cinema horror, che però con questo "La casa nel bosco", rimane intrappolato nella sua stessa tela, nella sua stessa rete di siparietti, ridicolaggini, incoerenze narrative e baratri di sceneggiatura (i paraculi invocano quelli che erano i vecchi schemi e dinamiche narrative dell'horror degli anni d'oro, con i difetti che a parere farebbero ormai parte del genere). Da una buona idea di base, da cui veramente poteva nascere qualcosa di molto interessante, si banalizza a un avventura di pura soppravvivenza che prometteva tanto sangue, e tanti mostri, ma che finisce per accontentare queste pretese per soli 15 minuti in tutto il film (diciamo i 15 minuti prima del finale). L'inetto Drew Goddard al suo esordio da regista dopo aver sceneggiato "Cloverfield" e altro, si lascia trasportare dall'euforia insieme a Joss Whedon (il minchione di The Avengers per l'appunto), vuole mettere tanta carne sul fuoco, e vuole raggruppare insieme il più nutrito gruppo di mostri mai apparso sullo schermo, ha paura di andare fino in fondo e fare un film troppo concentrato sui mostri e rivolta il calzino, rimanendogli in mano, solo la noia e il sapore del ridicolo, l'esatto contrario dell'interesse, che avrebbe dovuto scuscitare la sensazione di reclusione dei quattro protagonisti nella prima ora di film. Un occasione sprecata all'80%, salvando solo la musica di David Julyan e i 15 minuti sopracitati. Peccato, veramente un peccato.
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maxtamarro
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mercoledì 1 aprile 2015
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al peggio non c'è fine!
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Devo iniziare a non fidarmi più delle recensioni “specializzate”. Si, la devo piantare, questo è fuori discussione.
Ormai l’horror si è ridotto ad una bieca carrellata di “bu-bu” ed esercizi di computer grafica.
Si, i “Bu-bu”, sapete che sono?
Ovvio che no, ma ve lo spiego subito, “Bu-bu” è la parolina magica che dice il cattivone di turno armato di motosega/coltello/affine che spunta dal nulla per fare la festa alla bionda siliconata. Tale “Bu-bu” nella modernità horror, per essere d’effetto, ha necessità d’essere assolutamente enfatizzato da un poderoso uso delle frequenza basse, con subwoofer e l’ausilio di iper acuti, meglio se simili a rumori di vetri sbriciolati, poi un po’ si sangue, meglio se tantissimo e qualche mostro… et voià!
Ad oggi l’horror si è ridotto più o meno a questo: fare bu-bù per spaventare con l’ausilio dei watt e dei decibel, meglio se inaspettati.
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Devo iniziare a non fidarmi più delle recensioni “specializzate”. Si, la devo piantare, questo è fuori discussione.
Ormai l’horror si è ridotto ad una bieca carrellata di “bu-bu” ed esercizi di computer grafica.
Si, i “Bu-bu”, sapete che sono?
Ovvio che no, ma ve lo spiego subito, “Bu-bu” è la parolina magica che dice il cattivone di turno armato di motosega/coltello/affine che spunta dal nulla per fare la festa alla bionda siliconata. Tale “Bu-bu” nella modernità horror, per essere d’effetto, ha necessità d’essere assolutamente enfatizzato da un poderoso uso delle frequenza basse, con subwoofer e l’ausilio di iper acuti, meglio se simili a rumori di vetri sbriciolati, poi un po’ si sangue, meglio se tantissimo e qualche mostro… et voià!
Ad oggi l’horror si è ridotto più o meno a questo: fare bu-bù per spaventare con l’ausilio dei watt e dei decibel, meglio se inaspettati. Ma c’è una bella differenza tra fare paura e far trasalire a colpi di amplificazione. La prima è una questione di testa, di idee, di pathos, mentre la seconda… beh, sono capaci tutti!
Ed ogni qualvolta una pellicola si eleva al di sopra da tale spazzatura viene immediatamente urlato al miracolo. No, diavolaccio, non funziona così! Anzi non c’è nulla di più lontano dall’esserlo.
Tanto per iniziare in questo film non c’è una, e dico una sola idea originale, tranne forse quella peggiore che ci si poteva tranquillamente risparmiare (cioè quella del bunker sotterraneo, di cui dopo entrerò nel merito). Se i “Gran Maestri” di cinema che hanno commentato questa pellicola come “… originale e capace di aprire un nuovo filone nell’horror…” avessero letto un tantino di E.A. Poe o ancor meglio (e soprattutto) il buon vecchio H.P. Lovecraft, saprebbero che è stato preso tutto da li. E non parlo di qualche idea ma di intere sezioni dei suoi racconti, senza prendersi nemmeno la briga di cambiare i nomi ai soggetti.
Per non parlare di quelle che vengono chiamate dagli esperti “citazioni”… mi viene da pensare alla casa (nel bosco) in cui si svolge la parte centrale della storia, che altro non è che “La Casa” di Sam Raimi (Evil Dead – 1982), tant’è che sulle prime, vedendo somiglianze estreme anche nella sceneggiatura (attraversamento di un tunnel che al momento giusto verrà disintegrato per evitare la fuga delle vittime, e nel caso di Evil Dead veniva usato un ponte sospeso), ho pensato che si trattasse di una rivisitazione della geniale pellicola di Raimi in chiave moderna. La scopiazzatura non si ferma qui, ovviamente. C’è anche la botola che si apre da sola per richiamare l’attenzione delle potenziali vittime verso il sotterraneo e fargli innescare il meccanismo magico che riporterà in vita qualche creatura maligna, per il loro sommo piacere. C’è anche una scelta identica o ormai stereotipata della schiera di vittime, ovviamente quasi “copia/incolla” dal lavoro di Raimi, che fu il primo, ribadiamolo.
La bionda sexy con fidanzato figo, la verginella, l’intellettuale e lo sballone/cannabinoide.
Ma sotto la casa in oggetto, dove i malaugurati capitano, c’è un laboratorio/bunker segreto che, con una serie di congegni altamente tecnologici è collegato alla superficie, cioè alla casa, per monitorarne continuamente gli accadimenti e modificarli iniettando nell’ambiente droghe di vario genere per indurre i personaggi a fare questo o quello.
Ma perché?
Semplice, se avete letto Lovecraft. Nelle viscere della terra ci sono degli dei, gli Antichi, che vogliono sacrifici umani per rimanere bravi, con una certa frequenza e ritualità, pena la distruzione del mondo. Insomma, gli Antichi di Lovecraft ne avrebbero molto a male per essere stati fatti passare come degli idioti che si fanno incatenare sotto terra e tenuti buoni con un po’ di stupido sangue, con la minaccia di distruggere il mondo se ciò non accadesse. Insomma, pensateci, che senso ha? Da quando per scrivere una sceneggiatura horror si manda a farsi fottere la logica? Che cosa ne guadagna un dio a stare sotto terra in cambio di un po’ di sangue? Ma soprattutto cosa ne guadagna a distruggere il mondo (e la riserva eventuale di sangue) in caso non vi sia puntualità nella consegna dello stesso?
Boh!
I cinque baldi giovani, ovviamente, scendono la scaletta della cantina per vedere che c’è di sotto e trovano una moltitudine di oggetti “maledetti”.
Ognuno di questi apre una botola hi-tech dal bunker verso la superficie contenente il loro carnefice.
Mentre nel bunker si accalcano le scommesse (si, il personale di sotto scommette cinicamente) su quale sarà la “squadra della morte”, qualcuno dei ragazzi sblocca una famiglia zombie, e sarà questa colei che darà la caccia ai cinque.
Le scommesse si chiudono ed inizia la banal-carneficina, su cui è inutile scendere nei dettagli, e vi assicuro che non ci sarà un solo omicidio che non avrete previsto, e non parlo solo del momento, ma anche del modus operandi, dando un nuovo senso figurato al concetto di “banalità” e oltrepassando limiti della stessa che non credevate esistessero.
Nelle regole prefissate per il sacrificio vige quella ferrea che la verginella deve essere ammazzata per ultima, o forse no ma questa dev’essere certamente l’ultima a rimanere in piedi, altrimenti succede un casino. Non ce n’è motivo ovviamente, ma è così.
Ovviamente non accade e all’ultimo dal bunker si accorgono che il tossichello non è passato a miglior vita, ma accorre in aiuto della gnoccolona-verginella.
La cosa peggiore è che arrivano a comprendere di essere le vittime di una specie di Big Brother sadico, trovando il modo addirittura per arrivare al sotterraneo da dove vengono scatenati gli zombie.
Usando infatti lo stesso ascensore hi-tech da cui la simpatica famiglia decomposta ha raggiunto la superficie, i due tornano sotto terra. La pareti di vetro dello stesso ascensore danno modo ai due di vederne tanti altri uguali intorno a loro, con all’interno ogni genere di mostro generato dalla fantasia horror, ed ovviamente intrappolato all’interno e vincolato solo ad un unico oggetto presente nel sotterraneo della simpatica casetta di cui sopra. Mentre davanti ai miei occhi passava in tv questa scena demenziale mi chiedevo che diavolo di vetri avessero usato per contenere i fantasmi ad esempio, o i supplizianti di Hellraiser… magie!
Ma ad un certo punto, dalla sala di controllo del bunker, si rendono conto che i due sono arrivati sin all’interno di esso e mandano i soldati ad ammazzarli, lasciando alla coppia come unica arma di difesa quella di premere sul pannello di controllo della centrale sotterranea in cui si sono infiltrati il tasto “unlock” per tutte le celle degli straordinari detenuti, che ovviamente non perdono la ghiotta occasione di darsi da fare… Ne consegue una carneficina biblica che si conclude con le dovute spiegazioni da parte della direttrice, a pochi minuti dallo scadere dei tempi per la distruzione del mondo (in caso non si compia il rituale). Lui deve sicuramente morire e lei magari pure (è una cosa a piacimento nel regolamento a quanto pare, ed io personalmente l’avrei risparmiata, trattandosi di una gnocca di assoluto rilievo) ma lui deve crepare, ed in fretta pure. Ovviamente accade il colpo di scena (che non rivelerò per vedere se anche voi riuscirete a prevederlo al millimetro come ho fatto io – e io non sono uno particolarmente bravo in queste cose…) ma il destino del mondo è comunque segnato.
Ciao ciao terra.
Titoli di coda.
Nel finale si tenta pure di dare una morale, un qualcosa del tipo “la razza umana è indegna” o qualcosa del genere, che sembra anche i due protagonisti condividano mentre si rassegnano al loro destino ed una mano gigante esce da sotto la terra demolendo la “dolce” casa e metà bosco. Un film horror/gore con una morale? Beh, una degna ciliegina su tale accozzaglia… non fa una piega.
Ovvio che la visione è sconsigliata, non è il peggior horror che io abbia mai visto ma è decisamente una porcata degna di nota, che in alcuni tratti addirittura si avvita su sé stessa per l’assoluta mancanza di un filo logico. Come, ad esempio, quando i due tecnici responsabili del bunker sentono al telefono il tizio che, all’ingresso della zona di morte, cerca di far spaventare il gruppo per non farlo entrare, e lo sfottono a morte. Il tizio in oggetto è un benzinaio da cui i cinque fanno rifornimento, una figura immensamente inquietante che quasi spiega alla perfezione quello che gli sarebbe accaduto se avessero continuato sulla loro strada. Lui è il tipico orso solitario che vive in un benzinaio lurido, emarginato dal mondo, con un’avversità all’igiene, un violento irascibile che colleziona ogni genere di parte anatomica sotto spirito.
La reazione dei ragazzi verso questo incontro è già surreale, con un susseguirsi di improbabili macho-discorsi ecc… ma la parte pazzesca è ancora nella sceneggiatura a dir poco vaneggiante. Il benzinaio sente al telefono i responsabili della zona del massacro e parla degli Antichi, ma (stranamente) viene trattato come un idiota dedito alla superstizione. Ovvio che a quel punto del film lo spettatore non può sapere che il benzinaio ha ragione, come non può sapere che i responsabili del bunker ne sanno quanto lui in merito agli Antichi. Ma che senso ha allora sfotterlo, quando lui sta dicendo quello che dentro al bunker si sa alla perfezione e che di fatto è il motivo della sua esistenza?
Non cercate la risposta, di senso non ne ha. Punto. E’ solo l’ennesima lacuna della sceneggiatura, fatta per mettere un’aura di mistero e/o maledizione alla storia.
E poi, in definitiva, a che diavolo servivano tutti quei mostri la sotto, quando sarebbe bastato acciuffare i cinque sacrifici umani e farli secchi con un colpo in testa. Gli Antichi non c’entrano nulla con i mostri nelle gabbie hi-tech, quindi perché scomodarli? Perché?
Scrivere una storia di fantasia non esclude in nessuno modo l’uso della logica, per quanto fantastica possa essere. Anzi, è proprio la logica che, se unita ad una sapiente scrittura con delle buone idee, spaventa per davvero.
Non era forse logico il comportamento del demone che possedeva la piccola Regan ne “L’esorcista”? Diavolo se lo era!
Non lo era forse il buon Freddy Krueger con i suoi guanti artigliati mentre cercava la sua vendetta dentro i peggiori incubi dei suoi aguzzini? Non lo erano Michael Myers, Jason, Pin-Head e i supplizianti?
Tutti lo sono, anche nelle favole dei bambini.
E personalmente digerirei di tutto, anche l’assenza di logica. Ma non mi va giù il fatto che avendo letto tutti (e dico tutti) i titoli di coda, motivato dalla ricerca di un ringraziamento a Lovecraft o a Raimi o a Poe, non abbia trovato praticamente nulla.
E ne deduco che il plagio delle loro idee geniali, sfociato nell’accozzaglia partorita è stata un’arma efficacissima per smascherare tutti quei buffoni che si fanno chiamare “critici”. Ce ne fosse stato uno che abbia nominato Lovecraft.
Lo farò io allora, sperando che gli Antichi, adirati per come sia stato bistrattato il loro portavoce, non si sveglino davvero per cercare coloro che hanno avuto la nefasta idea di dargli un’immagine così stupida.
Dio li protegga.
E Dio protegga tutti noi.
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mattheking
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venerdì 25 maggio 2012
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il rigor mortis dell'horror visto differentemente
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Dopo l’incredibile (e meritato) successo per “The avengers”, non ancora definito in termini di profitto in quanto ancora presente nelle sale cinematografiche, torna a farci compagnia l’americano Joss Whedon.
Stavolta non è solo, e sceglie (in quanto anche produttore) come co-autore e regista Drew Goddard, lo stesso che nel 2008 scrisse la storia del monster movie “Cloverfield”.
Passiamo a noi. Whedon rimane ancorato all’ humor ( a volte quasi infantile ed irritante) che aveva caratterizzato il suo “The avengers”.
Più che legittimo in quel caso mixare a combattimenti sopranaturali ed esplosioni, battute e dialoghi memorabili, già quasi cult, tali da rendere il suo film un vero e proprio capolavoro del genere, per gli amanti e non.
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Dopo l’incredibile (e meritato) successo per “The avengers”, non ancora definito in termini di profitto in quanto ancora presente nelle sale cinematografiche, torna a farci compagnia l’americano Joss Whedon.
Stavolta non è solo, e sceglie (in quanto anche produttore) come co-autore e regista Drew Goddard, lo stesso che nel 2008 scrisse la storia del monster movie “Cloverfield”.
Passiamo a noi. Whedon rimane ancorato all’ humor ( a volte quasi infantile ed irritante) che aveva caratterizzato il suo “The avengers”.
Più che legittimo in quel caso mixare a combattimenti sopranaturali ed esplosioni, battute e dialoghi memorabili, già quasi cult, tali da rendere il suo film un vero e proprio capolavoro del genere, per gli amanti e non.
Ma in “Quella casa nel bosco” è tutto diverso, c’è in ballo la vita, la morte, il destino dell’umanità derivante dal sacrificio o meno di cinque comuni essere umani. Sembra che ogni scena sia buona per ridere, per scherzare e per sdrammatizzare una situazione a dir poco preoccupante ed irrimediabile.
Nella sala dei tecnici scommesse, festeggiamenti e chi più ne ha più ne metta, il tutto come se in quella casa non ci fosse in ballo la vita di comuni essere umani, come lo sono gli scienziati.
E’ vero, gli scienziati c’erano abituati all’annuale sacrificio umano e magari ci avevano fatto il “callo”, ma il cinismo attraverso il quale il macabro meccanismo viene azionato e portato avanti è qualcosa di troppo sproporzionato rispetto a qualsiasi valore etico e morale.
Desidero andare avanti nella recensione citando il seguente celebre aforisma “Colpirne uno per educarne cento”. Se me lo permettete, per renderlo quasi perfettamente calzante col tema di fondo del film, lo modificherei con qualcosa del tipo: “sacrificarne 5 per salvarne 6 miliardi”.
Ma con quale diritto l’uomo può decretare la morte di 5 giovani, pur di salvarne 6 miliardi? Che cosa hanno in più quelli destinati a sopravvivere, rispetto ai cinque che invece si dovrebbero sacrificare per loro?
Whedon e Goddard rispondono a tali cruciali domande, divertendosi come pazzi, scrivendo una tale sceneggiatura e proponendola sullo schermo, tra impassibilità e indifferenza, volti quasi esclusivamente alla reale soddisfazione degli specifici bisogni del caso (sarcasmo, sofferenza, dolore…).
Il finale inoltre va solo a declassare ulteriormente il giudizio: la più classica delle “trashate” americane con una mano rossa, seppur simbolica, che distrugge il mondo, quasi da volta stomaco.
Ma veniamo agli aspetti da considerare positivi. Non è mica tutto da cestinare, anzi.
Goddard dimostra di avere buona tecnica e di avere buone capacità di rendere alcune riprese un più che apprezzabile spettacolo ai nostri occhi. Per testimoniare ciò basti vedere, ad esempio, la scena in cui Jules va verso il lupo per compiere il suo “obbligo”, con la camera da presa che partendo dai piedi della ragazza si sposta verso l’alto.
Anche il titolo del film che compare all’inizio,in versione extralarge e a tinte rosse, non può far altro che impreziosire il tutto.
Buona tutto sommato anche l’interpretazione del cast, impreziosito dalla presenza di Sigourney Weaver, forse da sfruttare meglio. Ottimo Frank Kranz.
La trama rappresenta un esercizio di astuzia non da poco, un tentativo di totale innovazione del genere e di rivisitazione degli standard, un esperimento caratterizzato dal viaggio dello spettatore verso realtà sconosciute ed indesiderabili.
Già, un tentativo…
Peccato che questo non basti per compensare i difetti e le pecche sopra citate.
Seppur le intenzioni e le buone idee non mancano, quello che manca sta nella loro esecuzione. Il film appare come una casa con solide fondamenta ma con troppi aspetti mancanti (finestre, porte, corridoi), senza gli opportuni collegamenti tali da rendere l’intreccio narrativo stupefacente, memorabile, da otto o più in pagella.
Ma un “bravini” ai due co-autori è d’obbligo, almeno ci hanno provato, solo il tentativo è da elogiare.
Resta il fatto, per concludere, che secondo me questo film non può far altro che rappresentare ulteriormente, seppur in modo anomalo e originale,la quasi definitiva sepoltura del genere horror. Comunque tutto fuorché una nuova rinascita, come ho sentito da alcuni.
Una piccola gemma che prova a sbocciare su un albero troppo invecchiato e tortuoso, che tempestivamente viene soppressa dalla neve.
Voto: 5/10
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cenox
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lunedì 19 novembre 2012
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quando l'originalità coincide col non sense
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Il film comincia come tantissimi horror: i soliti ragazzi che decidono di andare in vacanza in una sperduta casetta nel bosco.. (vengono appositamente sottolineati tutti i canoni tipici dell'horror movie!), ma le scene dei ragazzi sono intervallate da scene con protagonisti strani scienziati che paiono avere il controllo su tutto e che sanno già come il film andrà a finire... . Fin qui il film appariva interessante, anche se di film su eventuali esperimenti videoguidati se ne erano già visti. Ma è proprio qui che lo spettatore viene colto di sorpresa! Ora, non voglio svelare nulla, perchè odio gli spoiler che tradiscono chi è interessato ad avere solo un'opinione sul film, ma è difficile essere neutri su un film che ha una fine così inqualificabile e surreale.
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Il film comincia come tantissimi horror: i soliti ragazzi che decidono di andare in vacanza in una sperduta casetta nel bosco.. (vengono appositamente sottolineati tutti i canoni tipici dell'horror movie!), ma le scene dei ragazzi sono intervallate da scene con protagonisti strani scienziati che paiono avere il controllo su tutto e che sanno già come il film andrà a finire... . Fin qui il film appariva interessante, anche se di film su eventuali esperimenti videoguidati se ne erano già visti. Ma è proprio qui che lo spettatore viene colto di sorpresa! Ora, non voglio svelare nulla, perchè odio gli spoiler che tradiscono chi è interessato ad avere solo un'opinione sul film, ma è difficile essere neutri su un film che ha una fine così inqualificabile e surreale.. finisce per rovinare un'idea che, se sviluppata meglio (anzi molto meglio!) poteva risultare molto interessante! Gli effetti speciali tra l'altro non sono male e le scene splatter sono anch'esse ben fatte, ma come già detto è il finale a rovinare tutto.
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