C'era una volta in Anatolia

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Un film di Nuri Bilge Ceylan. Con Yilmaz Erdogan, Taner Birsel, Ahmet Mümtaz Taylan, Muhammet Uzuner, Firat Tanis Titolo originale Bir zamanlar Anadolu'da. Drammatico, durata 150 min. - Turchia 2011. - Parthénos uscita venerdì 15 giugno 2012. MYMONETRO C'era una volta in Anatolia * * * 1/2 - valutazione media: 3,55 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   
pressa catozzo martedì 26 giugno 2012
il pozzo delle tre verita' Valutazione 0 stelle su cinque
40%
No
60%

Questa volta sono tre auto ad accompagnarci nei misteri e sensi di colpa dei nostri protagonisti. Storia felicemente ambientata nel sud est della Turchia. Terra arida ventosa che ha scolpito i volti dei nostri protagonisti. Non mi diolungo ma vado al sodo. Opera ben realizzata, fotografia montaggio, un poco meno il doppiaggio, ma va bene così. I sottotitoli ci avrebbero privato della bellezza e drammaticità dei luoghi.

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salvatore marfella martedì 26 giugno 2012
film sopravvalutato con alcune pagine intense Valutazione 3 stelle su cinque
58%
No
42%

 "C'ERA UNA VOLTA IN ANATOLIA" di Nuri Bilge Ceylan, Gran Premio della Giuria a Cannes 2011. Film suggestivo e intenso, non privo di belle pagine specie nella prima parte, con il pretesto di una indagine poliziesca, racconta le vicende private di alcuni personaggi che scopriranno di essere molto legati gli uni agli altri e di essere non molto dissimili dalla persona arrestata che stanno trasportando. Dopo una prima parte "notturna" molto bella, il film diventa greve e prolisso nella seconda durando almeno mezzora (forse 40 minuti) più del necessario e con qualche pagina irrisolta. [+]

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antonio trimarco lunedì 25 giugno 2012
senza via di scampo Valutazione 4 stelle su cinque
36%
No
64%

Un film che narra contemporaneamente più storie drammatiche. Un omicidio, un suicidio, una malattia. Tre auto attraversano di notte l'Anatolia, cercano un cadavere. Visto da lontano è lavoro, lavoro di un poliziotto, un procuratore, un medico e i loro uomini. Visto da vicino attraverso le inquadrature e le parole degli interpreti il dramma, i drammi prendono corpo. La solitudine, la tristezza si mescolano così ad una quotidianità che si è costretti a vivere. Uomini normali, che cercano di fare bene il loro lavoro nonostante questo affronti le miserie umane e le loro conseguenze. Uomini normali che devono guardare ai drammi esterni a loro, ma che li riportano ai propri. La notte porta un piccolo conforto di ospitalità in un piccolo villaggio dove il sindaco accoglie indagati e indagatori. [+]

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melania domenica 24 giugno 2012
il tempo di una notte... Valutazione 4 stelle su cinque
0%
No
100%

C'è un tempo dilatato in questo bellissimo film,dove la lentezza è un pregio.intriso di poesia,presenta suggestive ed evocative immagini notturne dell'anatolia;non è importante la trama in sè,ma la vita interiore dei personaggi,che,nel tempo di una notte,viene fuori con le sue fragilità e le sue angosce.Un film che non annoia ma che si ricorda con un senso di dolce malinconia.

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goldy domenica 24 giugno 2012
attenti a ergersi in cattedra. Valutazione 0 stelle su cinque
100%
No
0%

Caro Sig. Sergio Marchetti,l, la noia che sono disposta a sostenere per scoprire  verità degne di ulteriore riflessione, nel caso di questo film non è per nulla ripagata. E' questo che mi indigna: avere a che fare con teorici  che una una volta fatta propria una   teoria poi non hanno più discernimento per valutare  quando e con chi applicarla.Non è con film come questi che si aiuta l'umanità a uscire dalla "caverna" di Platoniana memoria. E la invito a  leggere o rileggere Calvino quando nei discorsi americani afferma  che la noia è un  peccato mortale e non è  condizione indispensabile per sollecitare la parte nascosta di noi stessi.

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annamarialaneri35 sabato 23 giugno 2012
lo sguardo delle donne Valutazione 4 stelle su cinque
48%
No
52%

Un commissario, i suoi poliziotti, un procuratore e un medico accompagnano 2 sospettati alla ricerca del cadavere nell’immensità costretta dell’Anatolia. Trovano il cadavere e, dopo il riconoscimento della moglie, fanno eseguire l’autopsia. Questa è la trama oggettiva del film, non si conosce neanche il movente dell’assassinio. Solo gli sguardi e i dialoghi ne esprimono il senso, creando coordinate che uniscono i personaggi in un mondo privo di vita, dove la morte dell’uomo è continuamente evidenziata dall’unico argomento dei dialoghi: i figli. Il commissario risulta essere l’unico personaggio ancora in vita: è il solo a trasmettere emozioni e sentimenti, è  lui l’unico che dice di avere un figlio,seppure malato e bisognoso di cure. [+]

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writer58 sabato 23 giugno 2012
lontani dall'europa... Valutazione 3 stelle su cinque
84%
No
16%

"C'era una volta in Anatolia" è un capolavoro a metà. Lo è sicuramente da un punto di vista visivo, con una grandiosa fotografia che pare illuminare anche le sequenze notturne sulla splendida campagna turca e che mette in risalto anche i dettagli più minuti (la barba ispida dei protagonisti, gli alberi scossi dalle folate del vento, l'espressione dei volti, una roccia con graffiti antichi, l'architettura casuale delle cittadine dell'Anatolia); lo è nella preparazione del plot narrativo (tre automobili vagano al crepuscolo alla ricerca del corpo di un uomo assassinato e sepolto da un assassino disposto a rivelare il luogo del suo crimine) che, con ritmi dilatati, segue gli andirivieni del gruppo, composto da un procuratore, un commissario di polizia, un medico, alcuni poliziotti, l'omicida e suo fratello, lungo una geografia notturna fatta di campi di grano, ponti, stradine a stento asfaltate, fari di macchine che proiettano fasci di luce su una memoria ottenebrata dalla colpa e dall'alcool. [+]

[+] d'accordo (di gabrielpiazza)
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francesco2 sabato 23 giugno 2012
perché non tre stelle e mezzo (seconda parte) Valutazione 0 stelle su cinque
0%
No
0%

Completando (spero) quanto scritto prima, vorrei aggiungere che, se Ceylan sembra porsi questioni sul (NON?) senso della vita (Grazie a chi ha scritto di avermi ricordato la scena delle mele), alla fine sembra proprio c(r)edere al pessimismo, mentre in altri punti certe riflessioni cui ho accennato potevano lasciare speranza. Se si analizzano la considerazione sulle cause che portano al suicidio, ed il finale apertissimo, è come se la conclusione finale fosse che il mondo è schiavo dell'illogicità, e che ad essa bisogna rassegnarsi, anche commettendo ingiustizie(?) come sembra fare alla fine il dottore. che ne pensate?

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francesco2 sabato 23 giugno 2012
come avete interpretato il finale? Valutazione 0 stelle su cinque
0%
No
0%

In realtà qualcuno, commentandolo su questo sito, l'ha già definito "Aperto"

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francesco2 sabato 23 giugno 2012
ma perché non si possono dare tre stelle e mezzo? Valutazione 0 stelle su cinque
0%
No
0%

Sono, purtroppo, un totale neofita per il film di Ceylan. Ciò detto, valutando questo film non nego un sospetto. Quello di un cinema "Autoriale" che si compiace de tempi morti, e di scene apparentemente o realmente anodine -Gli "interrogatori" a cui uno degli assassini viene sottoposto sul posto, per esempio- nonché di una poetica dell'incomunicabilità, messa a fuoco -Credo- da Kiarostamì più di quindici anni fa: primi piani che , da un lato, si concentrano su un'immagine, e dall'altro, la focalizzano con esseri umani o oggetti abbondantemente rimpiccioliti, che si dileguano in lontananza. In realtà, però, posso ipotizzare che spunti che qualcuno potrebbe definire "Esercizi di stile", come i fari delle macchine con i dialoghi in sottofondo, o soprattutto la figlia del sindaco che distribuisce qualcosa a tutti i convitati, (Cosa rappresenta? La purezza? La speranza? La trascendenza, potrebbe ipotizzare qualcuno? Altro?) siano più prettamente di Ceylan. [+]

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