brian77
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mercoledì 16 novembre 2011
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sette spettatori in sala
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Il regista ha delle qualità che spero faccia fruttare nei prossimi film. Ma, per favore, basta con queste storie di formazione, con questi film dal respiro corto, con questi compitini da tesi di laurea. Se uno ha delle qualità, che mi faccia un film forte, che prenda il cuore dello spettatore e lo tenga in mano per cento minuti. Nel cinema bisogna conquistare lo spettatore, non farsi dire bravo dall'insegnante o dal critico di turno.
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andrea d
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martedì 15 novembre 2011
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il paese delle storie sospese
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E' vero che nel cinema si ritrovano tutti i pregi o i difetti del Paese in cui quel cinema si fa, ma se, soprattutto una volta, questo riscontro avveniva sotto un punto di vista critico, adesso più di una volta succede il contrario: ci si fa forza di tutti quei difetti, li si esaltano, li si romanzano e li portano sullo schermo. Poi si avvolge tutto in una specie di landa desolata e decontestualizzata, in cui i personaggi si muovono senza sapere perché, buttati là dal nulla, come se non fossero mai nati e non ci fosse bisogno di indagare troppo sul loro passato personale. Così è tutto più evanescente, è più "artistico", e ci si risparmia un bel po' di impegno.
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E' vero che nel cinema si ritrovano tutti i pregi o i difetti del Paese in cui quel cinema si fa, ma se, soprattutto una volta, questo riscontro avveniva sotto un punto di vista critico, adesso più di una volta succede il contrario: ci si fa forza di tutti quei difetti, li si esaltano, li si romanzano e li portano sullo schermo. Poi si avvolge tutto in una specie di landa desolata e decontestualizzata, in cui i personaggi si muovono senza sapere perché, buttati là dal nulla, come se non fossero mai nati e non ci fosse bisogno di indagare troppo sul loro passato personale. Così è tutto più evanescente, è più "artistico", e ci si risparmia un bel po' di impegno. Tutto succede perché succede, e chissà perché. E ci si risparmia anche di scrivere dei dialoghi verosimili, con la scusa della sospensione. Anzi, ci si risparmia di scriverli quasi del tutto! Allora sarà un film soprattutto "visivo"? Va bene, vediamo il piano visivo: ci si diverte a far sguazzare i protagonisti nel fango con occhio compiaciuto, e poi si fa la morale sull'inquinamento del paesaggio. Rapporto amore/odio con la terra, qualcuno dirà. Chiamiamola contraddizione, invece. E' proprio il caso del Paese delle Spose Infelici, che parte con la situazione di alcuni ragazzi e si ritrova con incertezza di fronte a un bivio tra due storie da narrare e da far incastrare. Una, quella del futuro calcistico di uno dei ragazzi. L'altra, quella della sposa infelice, vista come una figura religiosa e perciò (apparentemente) eterea. Ma il semprelodato calcio, alla fine, diventa lo sfogo di tutte le mancanze, dei desideri non realizzati, compreso il non poter mai avere la sposa infelice. A un certo punto, quando un'intera scena è dedicata ad una delle partite ed è enfatizzata il più possibile, si capisce l'intento del film: un momento piccolo, come quello, per qualcuno può rappresentare il mondo. Ed è vero. Il problema, però, è che una serie di momenti piccoli non può rappresentare un intero film, che infatti arriva con fatica a quegli ottanta minuti, quasi consapevole del fatto che in fondo quello che si voleva dire si è detto già nella prima mezzora, e che si poteva esplicitare benissimo in un cortometraggio. Non si può tirare su un racconto per più di ottanta minuti con la scusa dei "momenti di sospensione", perché la linea che li separa dai momenti di vuoto nella sceneggiatura è stretta, e una bella confezione, il gusto per le inquadrature e per una fotografia curata (ma troppo contrastata) non possono sopperire alla carenza che sta in quello che si vuole raccontare.
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[+] il racconto di un'età sospesa
(di lorenza)
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[+] la regia che si sente non è per forza la più forte
(di andrea d)
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lauraa
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martedì 15 novembre 2011
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pensavo meglio
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assolutamente niente di che... pensavo molto meglio dopo la pubblicità al festival di roma, ma si tratta del solito film di formazione, però in salsa pasoliniana. ma di pier paolo ce n'è uno solo! queste sono solo imitazioni destinate a lasciare il tempo e i festival che trovano
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renato volpone
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lunedì 14 novembre 2011
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il paese dei ragazzi infelici
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"Non ci capisco più niente" confida Veleno alla madre..... e in effetti il film racconta storie di ordinaria vita di periferia in una città del sud.... storie di solitudine, di sopravvivenza, viste con gli occhi dei ragazzi, gli occhi di Veleno e di Zaza, e quelli pieni di lacrime di Annalisa. I tre ragazzi si incontrano, si vogliono bene, si innamorano, sono parte ciascuno degli altri due, ma questo crea confusione, come il mondo che ruota intorno a loro e che è confuso esso stesso. Crudele tanto da far capire perchè le "spose" sono infelici e vogliono gettarsi dal precipizio, il precipizio della vita, buttarsi via oppure riscattarsi, ma i ricatti della gente comune sono forti, e poi alla fine l'unica consolazione è quella di accucciarsi vicino al padre morente in cerca dell'affetto che ti difenda l'anima.
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"Non ci capisco più niente" confida Veleno alla madre..... e in effetti il film racconta storie di ordinaria vita di periferia in una città del sud.... storie di solitudine, di sopravvivenza, viste con gli occhi dei ragazzi, gli occhi di Veleno e di Zaza, e quelli pieni di lacrime di Annalisa. I tre ragazzi si incontrano, si vogliono bene, si innamorano, sono parte ciascuno degli altri due, ma questo crea confusione, come il mondo che ruota intorno a loro e che è confuso esso stesso. Crudele tanto da far capire perchè le "spose" sono infelici e vogliono gettarsi dal precipizio, il precipizio della vita, buttarsi via oppure riscattarsi, ma i ricatti della gente comune sono forti, e poi alla fine l'unica consolazione è quella di accucciarsi vicino al padre morente in cerca dell'affetto che ti difenda l'anima. Intenso, particolare, bellissima fotografia. Bravissimi i ragazzi a recitare.
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pierpaolovincenti
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lunedì 14 novembre 2011
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la poesia di mezzapesa.
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In un paesaggio crudo, in un sud come poche volte si è visto al cinema, fatto non di muretti a secco e ulivi secolari, ma di ciminiere che sbuffano veleni, cieli rossi, terra ferita, Mezzapesa punta magistralmente il suo sguardo su tre anime perse. Veleno, Zazà e Annalisa sono spiriti combattivi eppure schiacciati dal proprio destino, sono animati da sogni che sembrano irraggiungibili. Cercano una salvezza, mentre tutto intorno a loro sembra irrimediabilmente andare a rotoli. Tre personaggi alla ricerca della bellezza come antidoto al male di vivere, interpretati da attori non noti. Volti pasoliniani, volti veri. Un film che lascia un segno, che entra dentro, senza ricorrere alla nostalgia, senza oleografiche rappresentazioni della realtà.
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In un paesaggio crudo, in un sud come poche volte si è visto al cinema, fatto non di muretti a secco e ulivi secolari, ma di ciminiere che sbuffano veleni, cieli rossi, terra ferita, Mezzapesa punta magistralmente il suo sguardo su tre anime perse. Veleno, Zazà e Annalisa sono spiriti combattivi eppure schiacciati dal proprio destino, sono animati da sogni che sembrano irraggiungibili. Cercano una salvezza, mentre tutto intorno a loro sembra irrimediabilmente andare a rotoli. Tre personaggi alla ricerca della bellezza come antidoto al male di vivere, interpretati da attori non noti. Volti pasoliniani, volti veri. Un film che lascia un segno, che entra dentro, senza ricorrere alla nostalgia, senza oleografiche rappresentazioni della realtà. Ma con uno stile a tratti crudo, brutale, che si abbandona a momenti in cui la bellezza estetica e la sapienza registica, riescono a spalancare le porte di un territorio che molto spesso ci si illude di varcare, ma è terra per pochi eletti. Il territorio della poesia.
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flyanto
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lunedì 14 novembre 2011
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la perdita dell'innocenza ambientata in un paesino
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Film ritratto sulla vita e sulla crescita di alcuni ragazzi adolescenti della provincia salernitana. Sensibile ed intimistico con una quanto mai precisa rappresentazione dell' immobile realtà provinciale del Sud Italia.
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giaco912
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sabato 12 novembre 2011
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impressionismo pugliese .
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La puglia cinematografica è molto spesso ricordo illuminato dalla luce del suo cielo celeste rubino, colorato dalla campagna giallina e mediterranea e melodizzata dal suono del vento sul grano .Mezzapesa riesce a riportare sulla pellicola una puglia vissuta e masticata: le nubi che si cospargono fra le ciminiere , il campetto da calcio di fango , le casette rustiche di campagna , i muretti a secco e le recinsioni di rete .Disegna e colora il tutto con un tocco personalissimo e emotivamente tangibile dallo spettatore. Risulta meno tangibile e meno interessante la realtà umana insediata tra e fra il panorama pugliese . La gioventù popolana e il giovane borghese .
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La puglia cinematografica è molto spesso ricordo illuminato dalla luce del suo cielo celeste rubino, colorato dalla campagna giallina e mediterranea e melodizzata dal suono del vento sul grano .Mezzapesa riesce a riportare sulla pellicola una puglia vissuta e masticata: le nubi che si cospargono fra le ciminiere , il campetto da calcio di fango , le casette rustiche di campagna , i muretti a secco e le recinsioni di rete .Disegna e colora il tutto con un tocco personalissimo e emotivamente tangibile dallo spettatore. Risulta meno tangibile e meno interessante la realtà umana insediata tra e fra il panorama pugliese . La gioventù popolana e il giovane borghese . Contrasti societari già visti e già sentiti e per ciò difficilissimi da raccontare . Il ragazzo di vita e il ragazzo di chiesa , il ragazzo che vive nell'orrido popolano e il ragazzo che vive in una casa lussuosa .Raccontare scenari metabolizzati cinematograficamente da anni è fin troppo rischioso . Infatti il film perde la sua delicata esteticità visiva e musicale per dar spazio ad un sociale grigio e inodore .Un sociale umanitario ,forse, troppo segmentato :si salta dallo spacciatore cattivo all'allenatore buono di giovani promesse , dal bambino lavoratore con il padre malato in casa al politico rude e folcloristico . Insomma tanti personaggi dal profilo insipido e muto . Anche la sposa infelice che vorrebbe tanto volare perde la sua poesia . Una scommessa poetica poco riuscita . Anche essa è una figura grigiastra e già vista ,depredata del suo fascino tragico e misterioso. L'oggetto della curiosità e anche del desiderio puberale è un ritratto senza viso . Un pasolinismo in salsa pugliese , poco riuscito .Nel lungometraggio non si riesce a cogliere l'umanità (in tutta la sua bellezza e bruttezza) dei personaggi . La nota più umanitaria è paradossalmente la musica . Quella umanità leggera ma forte allo stesso tempo :lo stridere dei violini nella scena finale ne è un esempio magistrale . La musica è contorno e materia perfetta dell'opera .Ma sembra che con questo lungometraggio non si sia voluto rischiare , si è cercato di volare però attaccati alla caviglia da una catena . Il film è certamente forte del talento del registra che sa come lavorare la sua terra , conosce e ama la sua culla , ne conosce le sfumature e gli odori ,e sa come lavorali e estetizzarla con le proprie mani e con le immagini del proprio animo .Però risulta più difficile innescare uno scenario sociale nella sua umanità e nella sua complessità introspettiva . Mezzapesa sembra soffrire un tipo di realtà societaria e di classe che difficilmente può trovare spazio nella sua delicata poesia cinematografica . Insomma "Il paese della sposa infelice "è un ritratto impressionista imbrattato dal sociale
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monitore film
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venerdì 4 novembre 2011
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un film soporifero
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Un film soporifero, che abbatte ripetutamente il ritmo ad ogni cambio di scena portando lentamente lo spettatore alla noia, complice la storia ed i dialoghi di una banalità a tratti sconcertante; personaggi che fanno il verso ai tanti film ambientati in Puglia visti negli ultimi anni piatti e superficiali; è assente ogni idea di cinema e di regia, tranne quella di mettere le inquadrature una dietro l'altra. Bella fotografia.
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lili_k
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venerdì 4 novembre 2011
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dal documentario al lungometraggio
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Veleno è un ragazzino di 15 anni, nuovo in paese che cerca di fare amicizia. Entra così nel gruppo di Zazà, talento naturale di calcio, che gioca insieme ad altri coetanei nella squadra giovanile di calcio “La cosmica”.
Il mister ha grandi ambizioni su Zazà che vive in una situazione disagiata con il solo fratello che si mantiene facendo lo spacciatore.
Zazà e Veleno diventano grandi amici e condividono tutto, anche l'attrazione per una giovane sposa, Annalisa, che distrutta per il dolore causato dalla morte del promesso sposo, è impazzita e dopo un fallito suicidio, decide di uccidersi lentamente dandosi a chiunque.
Questa sua tendenza suicida trascinerà Zazà alla rovina, si mette nei guai pugnalando uno dei tanti che abusa della debolezza di Annalisa.
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Veleno è un ragazzino di 15 anni, nuovo in paese che cerca di fare amicizia. Entra così nel gruppo di Zazà, talento naturale di calcio, che gioca insieme ad altri coetanei nella squadra giovanile di calcio “La cosmica”.
Il mister ha grandi ambizioni su Zazà che vive in una situazione disagiata con il solo fratello che si mantiene facendo lo spacciatore.
Zazà e Veleno diventano grandi amici e condividono tutto, anche l'attrazione per una giovane sposa, Annalisa, che distrutta per il dolore causato dalla morte del promesso sposo, è impazzita e dopo un fallito suicidio, decide di uccidersi lentamente dandosi a chiunque.
Questa sua tendenza suicida trascinerà Zazà alla rovina, si mette nei guai pugnalando uno dei tanti che abusa della debolezza di Annalisa.
Il bello dei bambini, è che non si vede solo il nero e l'abisso nel brutto che accade, ma c'è sempre la speranza di un futuro migliore, in cui Zazà gioca nella Juventus veramente, come nel suo sogno ad occhi aperti.
Pippo Mezzapesa lo abbiamo conosciuto qualche anno fa al Festival di Venezia del 2009, dove ha presentato Pinuccio Lovero – Sogno di una morte di mezza estate, documentario già quasi film sulla vita del Pinuccio del titolo, becchino di un piccolo paese, che ha talmente pochi abitanti da non avere neanche morti, e che descrive la sua attesa, che prepara in ogni dettaglio, per la bara che verrà.
Sempre nel 2009, gli è stata affidata la regia di uno dei corti Per fiducia, promossi da Banca Intesa, che l'anno prima aveva chiesto a Paolo Sorrentino, Gabriele Salvatores ed Ermanno Olmi di realizzare tre corti da proiettare al cinema, come si faceva un tempo.
Ed in questo film si vede la fine del percorso, che fin qui ha portato, e l'inizio della nuova strada.
Il gusto per le inquadrature è un po' un omaggio allo stesso Sorrentino, mentre la tematica del Sud, luogo di origine di Mezzapesa, che ambienta il film nel Salento delle sue origini, lo legano anche agli altri registi che sono importanti nella cinematografia italiana.
La storia di ragazzi permette poi di far accompagnare temi drammatici, come la povertà, la morte e il tradimento, come eventi che sono superabili e non definitivi, è il punto di vista dei bambini che riesce o prova a mutare la disperazione di una donna che vede la sua vita finita, in un punto di partenza per qualcosa di nuovo. Che sia anche il diventare uomini in una terra che come loro è piena di contrasti, di bruttezza, come le industrie che sorgono poco lontano dal mare in cui fanno il bagno i bambini, in un mare che comunque rimane di un blu perfetto.
Il film è tratto dal romazo omonimo di Mario Desiati, ed è stato presentato da Fandango in competizione al Festival di Roma 2011
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