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marco.conti
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venerdì 25 novembre 2011
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bello bello bello
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Uno dei finali più coraggiosi degli ultimi tempi. Per un esordio non è poco, anzi. Una stella in meno per la scelta dell'attrice.
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andrea.stend
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venerdì 25 novembre 2011
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ma perchè è in così poche sale?
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Non capisco perchè i film più belli siano quelli più difficili da vedere?
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brigante
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mercoledì 23 novembre 2011
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opera d'arte
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La scena nel campo allagato, forse la migliore sequenza di calcio mai girata, la scena della protagonista, Annalisa, in piedi al centro del tagadà e il finale degno del miglior Pasolini, con un'aria classica che non ricordo di chi sia, lo rendono un'opera d'arte. Non capisco per quale motivo è invisibile. A Roma ha resistito solo al Politecnico Fandango dopo essere stato in sale tremende come il Royal e l'Ambassade e in un cinema non adeguato al genere come l'Adriano. L'ho visto lì, in una sala minuscola, sola con due o tre ragazzini imbecilli che mangiavano patatine e sbuffavano e si trovavavno lì per caso, perchè non c'erano più biglietti per I soliti Idioti o Immortals.
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La scena nel campo allagato, forse la migliore sequenza di calcio mai girata, la scena della protagonista, Annalisa, in piedi al centro del tagadà e il finale degno del miglior Pasolini, con un'aria classica che non ricordo di chi sia, lo rendono un'opera d'arte. Non capisco per quale motivo è invisibile. A Roma ha resistito solo al Politecnico Fandango dopo essere stato in sale tremende come il Royal e l'Ambassade e in un cinema non adeguato al genere come l'Adriano. L'ho visto lì, in una sala minuscola, sola con due o tre ragazzini imbecilli che mangiavano patatine e sbuffavano e si trovavavno lì per caso, perchè non c'erano più biglietti per I soliti Idioti o Immortals. Che peccato. Da recuperare assolutamente, forse in dvd.
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marta.kraj
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mercoledì 23 novembre 2011
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un regista!
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Quello che mi ha spinto a vedere questo film, al cinema Centrale di Milano purtroppo semivuoto, è stata la recensione della Mancuso sul Foglio. Dava finalmente il benvenuto a un regista vero. Aveva ragione!
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sonia.gent76
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mercoledì 23 novembre 2011
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un ottimo secondo esordio
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Film con una profonda vitalità e al tempo stesso una fortissima malinconia. Inquadrature eleganti e mai banali, fotografia impeccabile, musiche ricercate e montaggio (a parte qualche passaggio troppo brusco) che si concede dei momenti molto alti. Un cambio di registro netto rispetto ai lavori precedenti di Mezzapesa, (soprattutto rispetto a Pinuccio Lovero, che può essere considerato un suo primo esordio) che però conferma il talento di uno dei più promettenti registi del cinema giovane italiano. Di certo il più visionario.
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rolav
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lunedì 21 novembre 2011
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mezza pesa delusione intera
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Forse ho visto questo film troppo prevenuto. Mi aspettavo tanto. In realtà questo è un film piccolo (e su questo non ci sarebbe niente di male) in cui si avverte fortemente la scarsa incisività della scrittura e del racconto e una ostentazione accademica dell'uso dell'inquadratura e della fotografia (sembra artefatta, finta, non vera). Una specie di esercizio di stile. Tutto sembra risolversi in una serie di luoghi comuni (tendenzialmente ben girati) sull'adolescenza, sul sesso, sulla droga etc... Ma il Film non c'è. Non esiste. Avevo visto in passato un documentario di Mezzapesa sul custode di un cimitero e mi era piaciuto molto, ero così fiducioso, ma ho l'impressione che il suo potenziale si sia inardidito (così presto???), in una rappresentazione senza slanci veri e soprattutto gestita male a monte in termini di scrittura e di narrazione.
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Forse ho visto questo film troppo prevenuto. Mi aspettavo tanto. In realtà questo è un film piccolo (e su questo non ci sarebbe niente di male) in cui si avverte fortemente la scarsa incisività della scrittura e del racconto e una ostentazione accademica dell'uso dell'inquadratura e della fotografia (sembra artefatta, finta, non vera). Una specie di esercizio di stile. Tutto sembra risolversi in una serie di luoghi comuni (tendenzialmente ben girati) sull'adolescenza, sul sesso, sulla droga etc... Ma il Film non c'è. Non esiste. Avevo visto in passato un documentario di Mezzapesa sul custode di un cimitero e mi era piaciuto molto, ero così fiducioso, ma ho l'impressione che il suo potenziale si sia inardidito (così presto???), in una rappresentazione senza slanci veri e soprattutto gestita male a monte in termini di scrittura e di narrazione. Non ho letto il romanzo da cui è tratto il film quindi non posso giudicarlo, ma devo aver letto (posso sbagliarmi però) un'intervista allo scrittore che in qualche modo prendeva le distanze dal film. Forse questo vorrà dire qualcosa. Mi dispiace molto per Mezzapesa, e mi auguro che in futuro si riprenda.
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grazias88
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venerdì 18 novembre 2011
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il cinema mistificatorio
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Esiste un cinema demistificatorio, che tende a ironizzare e a dare un tocco di leggerezza a situazioni socialmente pesanti nella vita di tutti i giorni: un perfetto esempio ne è Juno, dove una ragazza sedicenne rimane incinta ma decide di tenere il bambino per darlo a genitori adottivi, il tutto però è trattato con un tocco fresco e condito da dialoghi mozzafiato. Esiste invece un cinema mistificatorio. Esempio lampante è Il paese delle spose infelici. Come si nasconde la polvere sotto un tappeto, qui si nascondono la staticità di una storia e l'inverosimiglianza dei personaggi sotto uno stile volutamente poetico e evocativo. ll primo personaggio inverosimile è proprio la sposa che dà il titolo al film, un titolo fuorviante perché fa facilmente immaginare ai più (anzi, mi correggo, alle più) un film popolato di personaggi femminili e magari un film che tratta delle difficoltà sociali, di genere, sentimentali delle sfortunate donne meridionali dato che il film è di ambientazione pugliese e dato che c'è una donna che si sta, in teoria, sucidando in copertina! Se avete minimamente immaginato una di queste "evocazioni", siete lontani dalla realtà.
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Esiste un cinema demistificatorio, che tende a ironizzare e a dare un tocco di leggerezza a situazioni socialmente pesanti nella vita di tutti i giorni: un perfetto esempio ne è Juno, dove una ragazza sedicenne rimane incinta ma decide di tenere il bambino per darlo a genitori adottivi, il tutto però è trattato con un tocco fresco e condito da dialoghi mozzafiato. Esiste invece un cinema mistificatorio. Esempio lampante è Il paese delle spose infelici. Come si nasconde la polvere sotto un tappeto, qui si nascondono la staticità di una storia e l'inverosimiglianza dei personaggi sotto uno stile volutamente poetico e evocativo. ll primo personaggio inverosimile è proprio la sposa che dà il titolo al film, un titolo fuorviante perché fa facilmente immaginare ai più (anzi, mi correggo, alle più) un film popolato di personaggi femminili e magari un film che tratta delle difficoltà sociali, di genere, sentimentali delle sfortunate donne meridionali dato che il film è di ambientazione pugliese e dato che c'è una donna che si sta, in teoria, sucidando in copertina! Se avete minimamente immaginato una di queste "evocazioni", siete lontani dalla realtà. L'unico personaggio femminile del film non ha un'identità nè sociale nè una personalità, nè si sa da dove sia piovuto. Diciamo che Annalisa spunta come i funghi, oppure meglio, cade letteralmente dal cielo della sceneggiatura per far sbloccare qualcosa nella trama, un'operazione che però sembra non riuscirle più di tanto perchè più che donna è un simbolo di donna e i simboli di donna sono caratterizzati dalla dote della passività.
Ma passiamo oltre ai due protagonisti: dove la vedete questa intrinseca diversità tra i due? A me sono sembrati da subito due facce della stessa medaglia, anzi palesemente due lati complementari di una stessa persona. A parte l'aspetto fisico (che poi si somigliano pure un po') e il differente modo di vestire io sinceramente non ci ho visto tutta questa DIFFERENZA SOCIALE DA APPIANARE CON IL CALCIO tra Veleno e Zazzà: a parte che l'argomento è espresso benissimo in circa 30 secondi da ben una nota pubblicità in cui una mano di colore e una bianca, appartenenti a due bambini che giocano a calcio, si fondono a formare un unico biscotto bicolore, credo davvero che se mi trovassi in condizione di leggere una battuta di uno o dell'altro senza sapere a chi dei due appartiene non si riuscirebbe proprio a distinguere chi dice cosa. Il linguaggio è livellato a momenti su un dialetto più o meno stretto, ma nulla di più. La supposta valenza socialmente benefica del calcio predicata da questo film in realtà non esiste, come tiene a mostrarci la sequenza iniziale, con tanto di ripresa a testa in giù che viene capovolta (come per dire "Guardatemi, ci sono anche io, il regista!"). Come avviene in tutti i gruppi giovanili, dall'Amazzonia ai ragazzi del muretto sotto casa, un ragazzo passa un certo "rito di iniziazione" (che può essere salire su un albero, fare un certo punteggio a un gioco etc...) e poi si viene accettati, belli, brutti, ricchi, poveri non ha importanza. Il calcio è solo UNA delle possibili prove di resistenza o sfide, per poter entrare in un gruppo maschile, non ha una valenza salvatrice in sè. Poi ci sarebbe anche da ridire sul calcio (andare a giocare alla Juve) visto come unico modo per dei ragazzi per evadere da una brutta provincia, ma grazie a dio a qualcuno è venuto in mente di far pronunciare a Rolando Ravello le parole "Studia, invece di giocare a calcio", ma forse che quelle parole valgono solo per Veleno il ragazzo di buona famiglia e non per gli altri meno fortunati, che devono continuare a sperare immobili che la salvezza gli cada dal cielo? Temo che la risposta sia sì, data la separazione dei due che si preannuncia nel finale! Insomma morale della favola: "Ognun per sè e dio per tutti", oppure "Tutto cambia affinché nulla cambi". Ps: Per finale intendo il discorso tra Veleno e il padre. Invece la presunta "trasformazione in uomo" (oppure in zerbino?) di Veleno che raccatta l'oggetto del desiderio Annalisa dopo l'ennesimo intrallazzo con Tizio e Caio non me la sento di definirlo finale, al massimo un epilogo che conferma i due motti citati sopra.
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mas.stelv
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giovedì 17 novembre 2011
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un matrimonio con il cinema...ma senza spose!
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L'unica cosa che rimane incompiuta è capire dove siano finite le spose del titolo...eppure anche su questo si riesce a passare oltre. Sì, perchè con il film dell'esordiente Mezzapesa (che poi tanto esordiente non è visto che ha già un David in saccoccia, menzioni ai Nastri d'Argento e partecipazioni a festival internazionali, tra cui il Festival di Venezia) l'unico vero matrimonio possibile è quello con il cinema. Il cinema nel senso più puro del termine. Primi piani mozzafiato, movimenti di macchina eleganti e calibrati, tocchi lievi che di colpo sanno farsi pungenti, grevi. Come l'azione portata a compimento da Zazà, uno dei due protagonisti del film, che in una scena di calcio come forse non se ne sono mai viste nel cinema, accarezza la palla, salta avversari, danza nel fango della vita, con una grazia e un impeto che diventano epici.
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L'unica cosa che rimane incompiuta è capire dove siano finite le spose del titolo...eppure anche su questo si riesce a passare oltre. Sì, perchè con il film dell'esordiente Mezzapesa (che poi tanto esordiente non è visto che ha già un David in saccoccia, menzioni ai Nastri d'Argento e partecipazioni a festival internazionali, tra cui il Festival di Venezia) l'unico vero matrimonio possibile è quello con il cinema. Il cinema nel senso più puro del termine. Primi piani mozzafiato, movimenti di macchina eleganti e calibrati, tocchi lievi che di colpo sanno farsi pungenti, grevi. Come l'azione portata a compimento da Zazà, uno dei due protagonisti del film, che in una scena di calcio come forse non se ne sono mai viste nel cinema, accarezza la palla, salta avversari, danza nel fango della vita, con una grazia e un impeto che diventano epici.
La narrazione a tratti appare troppo ellittica, eppure la potenza visiva del regista riesce a non far cadere mai la tensione. Particolarmente indovinate anche le scelte degli attori, tutti o quasi alle prime esperienze, e del commento musicale, cangiante, mai banale, a tratti distonico, come i fumi delle ciminiere all'orizzonte, come il volto angelico di Annalisa attaccato con la gomma da masticare sul volto della madonna.
Una menzione alla fotografia dai toni freddi, a tratti acidi, per ritrarre il sud del dolore e al montaggio di Giogiò Franchini, che sa assecondare le scelte registiche e narrative, facendosi a tratti sentire prepotente, soprattutto nelle sequenze musicali, numerose ma mai abusate.
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ronsard
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mercoledì 16 novembre 2011
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finally
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Un bellissimo film, fuori dalle cose che si vedono in questo momento in Italia
[+] il finale!
(di maffylallalalla)
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velenosa
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mercoledì 16 novembre 2011
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da non perdere!!!
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