davidearte
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domenica 18 dicembre 2011
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inquietante perchè verosimile
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Contagion è uno di quei film corali, in cui le storie narrate sono sempre più vicine alla realtà: non ci sono supereroi, non ci sono protagonisti, ma in questo film tutti i personaggi ricoprono il loro piccolo ruolo e si relazionano tra di loro. E proprio grazie al nostro innato e, ad oggi, spasmodico bisogno di relazionarci con gli altri che un nuovo virus letale si diffonde e decima milioni di individui in tutto il mondo. Il film sembra quasi una cronaca, un documentario in diretta dell'evoluzione dei fatti così come delle paure e delle angoscie degli uomini di tutto il mondo. Quanto c'è di vero in quello che vediamo sullo schermo? nulla! Ma quanto è simile a un domani che potrebbe arrivare? chi può dirlo, forse si.
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Contagion è uno di quei film corali, in cui le storie narrate sono sempre più vicine alla realtà: non ci sono supereroi, non ci sono protagonisti, ma in questo film tutti i personaggi ricoprono il loro piccolo ruolo e si relazionano tra di loro. E proprio grazie al nostro innato e, ad oggi, spasmodico bisogno di relazionarci con gli altri che un nuovo virus letale si diffonde e decima milioni di individui in tutto il mondo. Il film sembra quasi una cronaca, un documentario in diretta dell'evoluzione dei fatti così come delle paure e delle angoscie degli uomini di tutto il mondo. Quanto c'è di vero in quello che vediamo sullo schermo? nulla! Ma quanto è simile a un domani che potrebbe arrivare? chi può dirlo, forse si.
Ed ecco che le fosse comuni con i disinfettanti, le tute protettive, l'isolamento, la carenza di cibo e le rappresaglie non vengono descritte in maniera melodrammatica o esagerata come siamo abituati a vedere in tante pellicole (soprattutto americane) degli anni scorsi, ma con la crudezza e l'immediatezza, e al contempo la semplicità e la velocità, tipiche della realtà e della cronaca. Nulla è lasciato al caso, neppure la presenza di un "fastidioso" blogger anti-governativo che combatte con i poteri forti del mondo farmaceutico proponendo cure alternative dalla dubbia efficacia; la denuncia verso i paesi forti che tengono per se le cure più efficaci e abbandonano gli sfortunati della Terra al loro destino di miserabili e infine, a conclusione della storia, quando il panico e l'emergenza sono solo brutti ricordi, ecco che ci viene spiegato come tutto ha avuto inizio e capiamo che, in fondo, la carenza di igene in uno sperduto allevamento chissà dove è la causa di un'epidemia mondiale incontrollabile. La morale sembra scontata, ma vale la pena ricordare che viviamo sullo stesso pianeta e le conseguenze di ogni nostro piccolo gesto si riversa potenzialmente sulle vite di tutti: è la teoria del battito d'ali di una farfalla che provoca un uragano; teoria del caos affascinante quanto terribile e implacabile.
Non serve essere ipocondriaci, bisogna sviluppare una cultura del rispetto e della conoscenza: Contagion è solo un film, per fortuna, in cui recitano attori molto bravi diretti da un ottimo regista (Sodebergh). Tra i protagonisti vale la pena sottolinere la presenza di ben 3 premi oscar (la Paltrow, la Winslet e la Cotillard, di cui è pessimo il dippiaggio con accento finto francese).
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cenox
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giovedì 8 marzo 2012
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la paura del contagio
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In questo film di Soderbergh è la paura, la vera protagonista, la paura del contagio. I virus mortali, sono oggi, una delle paure maggiori per gli uomini, ed in questo film ne vengono analizzati tutti gli aspetti: dalle possibili cause scatenanti, dai drammi familiari e non, dalle infinite ricerche (povere scimmie da laboratorio! Ma in fondo restano essenziali per la salvezza dell'uomo molte volte), dalle speculazioni farmaceutiche, dagli aspetti politici, dai soggetti privilegiati ... ecc ... . Sotto tutti i punti di vista il film rimane serio e ben fatto, ed ha un cast veramente stellare. Ma si sa, quando son tanti gli attori famosi, è molto probabile che il film risulti piuttosto scarso: non è questo il caso certamente, ma resta il fatto che il regista poteva sicuramente coinvolgere maggiormente il pubblico, poichè la storia risulta in alcune parti un po' troppo lenta.
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In questo film di Soderbergh è la paura, la vera protagonista, la paura del contagio. I virus mortali, sono oggi, una delle paure maggiori per gli uomini, ed in questo film ne vengono analizzati tutti gli aspetti: dalle possibili cause scatenanti, dai drammi familiari e non, dalle infinite ricerche (povere scimmie da laboratorio! Ma in fondo restano essenziali per la salvezza dell'uomo molte volte), dalle speculazioni farmaceutiche, dagli aspetti politici, dai soggetti privilegiati ... ecc ... . Sotto tutti i punti di vista il film rimane serio e ben fatto, ed ha un cast veramente stellare. Ma si sa, quando son tanti gli attori famosi, è molto probabile che il film risulti piuttosto scarso: non è questo il caso certamente, ma resta il fatto che il regista poteva sicuramente coinvolgere maggiormente il pubblico, poichè la storia risulta in alcune parti un po' troppo lenta.
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giugy3000
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lunedì 12 settembre 2011
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immuni ad un sodenbergh scadente
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Un trailer ben montato, un cast d'eccezione farcito da molti nomi celebri riuniti, una tematica attuale e realmente paurosa come l'Aviaria che l'Italia ha toccato con mano per la prima volta nel 1997 con svariati focolai, sono gli ingredienti della nuova opera di Sodenbergh, regista statunitense che ha sempre oscillato nel corso della sua lunga filmografia tra pellicole ben fatte (Erin Brockovich, Ocean's eleven, Traffic) e altre decisamente meno riuscite ( Out of sight,Solatis, Intrigo a Berlino). Se il tema faceva pensare ad un film sicuramente interessante, anche perchè forse dopo l'11 settembre e il terrore per gli attentati sta subentrando sempre di più nell'uomo del 2011 la paura di non riuscire a conservare la sua salute per cause a lei non contingenti, lo svolgimento e la sua esecuzione su pellicola lascia un po' a desiderare.
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Un trailer ben montato, un cast d'eccezione farcito da molti nomi celebri riuniti, una tematica attuale e realmente paurosa come l'Aviaria che l'Italia ha toccato con mano per la prima volta nel 1997 con svariati focolai, sono gli ingredienti della nuova opera di Sodenbergh, regista statunitense che ha sempre oscillato nel corso della sua lunga filmografia tra pellicole ben fatte (Erin Brockovich, Ocean's eleven, Traffic) e altre decisamente meno riuscite ( Out of sight,Solatis, Intrigo a Berlino). Se il tema faceva pensare ad un film sicuramente interessante, anche perchè forse dopo l'11 settembre e il terrore per gli attentati sta subentrando sempre di più nell'uomo del 2011 la paura di non riuscire a conservare la sua salute per cause a lei non contingenti, lo svolgimento e la sua esecuzione su pellicola lascia un po' a desiderare. Solitamente con queste premesse e con attori di questo calibro l'opera nella stragrande maggioranza dei casi o diventa da oscar o si fa facilmente dimenticare: in questo caso, a malincuore, siamo più per la seconda. Sequenze iniziali ben fatte e una talentuosa Paltrow molto eclettica che ritroviamo con piacere anche in tuolo così crudo non mantengono lo stesso rigore nel clou della vicenda, che a tratti si frantuma in tantissime mini-vicende diverse che alla fin fine lasciano solo l'amore in bocca. Kate Winslet, la grandissima Winslet, viene messa da parte dopo circa un breve quarto d'ora non lasciando traccia del suo operato nella vicenda, così come Jude Law che ha un ruolo ambiguo e indefinito che non convince neanche un po'. Mancano i colpi di scena, (troppo facile mettere sullo schermo qualche scena di un cervello durante un'autopsia e dar vedere qualche bava alla bocca qua e là) quelli veri, che ti fanno sobbalzare in un thriller da un'idea così originale. In assoluto ciò che più manca nella ricetta di quest'ultimo Sodenbergh è il ritmo: in più sequenze troppo parlate dove la ricerca della cura viene condotta in maniera assidua e pedante come in ogni catastrofico che si rispetti, non siamo minimamente all'altezza dell'occhio incollato allo schermo e della tensione che proferiva "E venne il giorno" del grande Shyamalan (benchè i "virus" fossero diversi ma al contempo possibili e realistici tra qualche millennio o anche prima). La solita minestra e i soliti volti preoccupati che non riescono a svolgere la loro ruotine (un Matt Damon più insipido è difficile trovarlo altrove!) . Punti di lode però sono da riconoscere nella sequenza che coinvolge Marion Cotillard, che aiuta un piccolo villaggio ad avere i vaccini prima sotto sequestro e poi per libera condotta, segno di speranza che le ragioni del cuore non si annullino nemmeno in momenti tragici come questi e poi, dulcis in fundo, un bel finale...poche inquadrature che spiegano per bene ed efficacemente da dove tutto è partito, destando insomma nuovamente interesse per un fenomeno che purtroppo non è affatto così raro come verrebbe da pensare. Una intro e una fine degne del regista che avevamo già
visto coinvolto dai mali verso l'umanità con l'aqua radiottiva che studiava Julia Roberts in Erin Brockovoich, ma che poi segue una linea piatta in tutta la sua parte centrale. Pollice giù anche per la colonna sonora. Spero che giunga presto giugno 2012 per potermi ricredere su Sodenbergh con l'uscita di "Haywire", che stavolta cambierà genere parlando di arti marziali.
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peer gynt
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domenica 11 settembre 2011
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film catastrofico di ordinaria amministrazione
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Un improvviso contagio comincia a distruggere il genere umano a partire dalla povera Gwyneth Paltrow, fatta morire subito entro i primi 10 minuti di film (e alla quale il regista, con gusto smitizzante, impone un’irriverente autopsia). Poi il film imbocca, con sicurezza, la strada del film di genere (catastrofico con denuncia) in modo diligente, narrativamente efficace ma sostanzialmente piatto. Sì, perché film del genere se ne sono visti tanti, la tematica angosciante è sempre quella, il finale varia leggermente (c’è chi lo fa finire in modo irrimediabilmente apocalittico, chi invece col consolatorio happy end e sconfitta finale del virus imbattibile: lasciamo allo spettatore scoprire quale sia la scelta di questo film).
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Un improvviso contagio comincia a distruggere il genere umano a partire dalla povera Gwyneth Paltrow, fatta morire subito entro i primi 10 minuti di film (e alla quale il regista, con gusto smitizzante, impone un’irriverente autopsia). Poi il film imbocca, con sicurezza, la strada del film di genere (catastrofico con denuncia) in modo diligente, narrativamente efficace ma sostanzialmente piatto. Sì, perché film del genere se ne sono visti tanti, la tematica angosciante è sempre quella, il finale varia leggermente (c’è chi lo fa finire in modo irrimediabilmente apocalittico, chi invece col consolatorio happy end e sconfitta finale del virus imbattibile: lasciamo allo spettatore scoprire quale sia la scelta di questo film). E allora, illustre Soderbergh, perché questo film? Forse solo per dimostrare di saper fare un film per il botteghino, un buon catastrofico? O per suggerirci, come fa alla fine, quale sia la vera, insospettabile causa del tremendo contagio? Tutto sommato, alla fine del film pare di aver fatto l’esperienza di quello che al bar ordina un bel krapfen ripieno, che poi scopre essere vuoto: né crema, né marmellata, ma solo un desolante vuoto, circondato da una bella forma di krapfen ripieno. Ecco, Soderbergh non ha messo il ripieno, e ci ha lasciato un bell’involucro vuoto.
Per chi si accontenta…!
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viola96
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domenica 18 settembre 2011
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il morbo di soderbergh,
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Soderbergh torna a far ballare le grandi star su scenari impossibili.Stavolte sceglie la fine del mondo come scenario apocalittico,che cerca di rifocillare l'umanità verso quello che dovrebbe essere giusto.Un tremendo virus sta mangiando interiormente il mondo,grazie anche ad una velocissima trasmissione ed azione.Qui,in varie zone del mondo colpite si incrociano energicamente le storie di vari personaggi:Un medico che cerca la cura;Un blogger che cerca risposte;Un uomo immune che ha perso moglie e figlio;Il presidente della sanità,alle prese con la pandemia."Contagion" ha un ritmo molto rapido e ci scaraventa nell'azione velocemente,è frammentato nel montaggio e probabilmente giraro anche piuttosto male,da un Soderbergh il cui tocco non si sente.
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Soderbergh torna a far ballare le grandi star su scenari impossibili.Stavolte sceglie la fine del mondo come scenario apocalittico,che cerca di rifocillare l'umanità verso quello che dovrebbe essere giusto.Un tremendo virus sta mangiando interiormente il mondo,grazie anche ad una velocissima trasmissione ed azione.Qui,in varie zone del mondo colpite si incrociano energicamente le storie di vari personaggi:Un medico che cerca la cura;Un blogger che cerca risposte;Un uomo immune che ha perso moglie e figlio;Il presidente della sanità,alle prese con la pandemia."Contagion" ha un ritmo molto rapido e ci scaraventa nell'azione velocemente,è frammentato nel montaggio e probabilmente giraro anche piuttosto male,da un Soderbergh il cui tocco non si sente.Vorrebbe avere un'aria in stile "Traffic",ma alla fine si ritrova a vestire il noto ruolo di blockbuster settembrino di un autore affermato che cerca di inserire ancora più soldi al suo già stra-pieno portafogli.Se fosse un film attivo e sereno,sarebbe accettabile,ma ha una fiacchezza e una stanchezza che riesce perfino ad annoiare.Sembra tutto già visto in "Contagion",e le stelle sembrano sprecate:Gwyneth Paltrow si ritaglia una macchietta a parte i vari flashback;La Kate Winslet sprecatissima in un ruolo marginale;La Marion Cottillard che sembra incongruente,come personaggio,con il resto della combriccola.Esattamente l'aggettivo per definire "Contagion" è incongruente:Presenta dei vuoti palesi a livello di sceneggiatura,una regia che vorrebbe essere action(come sottolinea la colonna sonora),ma che non di essere finito nei tristi territori del mistery.La trama cerca di fare luce tra le maggiori paranoie umane,come la paura dei propri simili.Qui la malattia si trasmette grazie al tocco,quindi al contatto tra due persone.Il Soderbergh indipendente degli ultimi anni(escludiamo la saga sul Che),avrebbe partorito un "Contagion" meno patinato e molto più accattivante e affascinante.Ci allontaniamo sempre notevolmente dalla sufficienze grazie anche ad una serie di storie che si dirapano e si intrecciano in un meccanismo che richiama Lynch o (molto meglio) Altman,poichè le storie raccontate sono tante e confuse,ma purtroppo marginali ed estremamente nulle.Potrebbe essere un cult che magnetizza ed assume le sembianze di un cinema più sulla via di "Io sono Leggenda" che di "Virus Letale",ma senza dubbio si pone negativamente nei confronti di una certa militanza politica,giornalistica,pubblica o persino umana.Insomma,la carne al fuoco è veramente troppa e la storia non tiene per i 105 minuti del lungometraggio.Soderbergh parla di incubi da nuovo millennio,tra cui patologie che ricordano tanto pandemie suine,mucca pazza e aviaria."Contagion" è un furbo film di genere che tenta di strizzare l'occhio a pellicole e b-movies principalmente commerciali,ma è anche un film scadente e diventa solo una giostra che cerca di dare una vera e propria immagine a ciò che potrebbe fare l'umanità in un caso tremendo come la fine del mondo,dovuta soprattutto ad un virus patogeno.Anche la messa in scena risente di un tocco documentaristico che è uno dei grandissimi difetti del buon Steven,che qui muove semplicemente un manipolo di attori verso una salvezza che pare impossibile.Si aspettano incassi stellari anche in Italia,dove il film è appena uscito,ma probabilmente non conquisterà il cuore dei cinefili,perchè troppo impegnato semplicemente nella narrazione di una storiella in stile "24" con un countdown che scandisce stancamente un momento triste e inevitabilmente angosciante.Non convince mai fino in fondo il nuovo Soderbergh,anche se i vari riferimenti al cinema di genere e alle industrie sanitarie dell'america(CDC),si annullano dalla ricerca sfrenata come in un mistery dell'origine del male,incarnato da una cosa comune come un virus.Ma la messa in scena è stantìa,la storia si gonfia e si richiude su se stessa come in un puzzle e fa di "Contagion",uno scult d'autore per questo autunno 2011.
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gabrielee
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domenica 4 marzo 2012
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la natura colpisce ancora
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Ennesimo film che mostra come l'essere umano sia fondalmente debole di fronte agli imprevisti naturali, in questo film rappresentati dal virus. Questa malattia è brutale quanto cieca, colpisce chiunque, non lasciando scampo persino ad alcuni personaggi principali del film; sicuramente anche il fatto che alcuni tra i ''protagonisti'' muoiono vuole rappresentare il fatto che non si sfugge al fato, e chiunque può morire. Proprio per questo, in ''Contagion'', il fatto di legarsi a un personaggio in particolare può portare una delusione, a seconda del suo destino.
Dal punto di vista della trama, il film non è nulla di eccezionale.
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Ennesimo film che mostra come l'essere umano sia fondalmente debole di fronte agli imprevisti naturali, in questo film rappresentati dal virus. Questa malattia è brutale quanto cieca, colpisce chiunque, non lasciando scampo persino ad alcuni personaggi principali del film; sicuramente anche il fatto che alcuni tra i ''protagonisti'' muoiono vuole rappresentare il fatto che non si sfugge al fato, e chiunque può morire. Proprio per questo, in ''Contagion'', il fatto di legarsi a un personaggio in particolare può portare una delusione, a seconda del suo destino.
Dal punto di vista della trama, il film non è nulla di eccezionale. Sicuramente non è un film di azione, ma un thriller fantascientifico. Forse proprio il fatto di non contenere troppa suspense influisce negativamente sul giudizio finale complessivo di questo film, che comunque rimane più che discreto.
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critico italiano
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lunedì 3 settembre 2012
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thriller: morale
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Andando subito al sodo, è una pellicola di genere Thrilller e Catastrofico sul discreto, in cui scene e musica sono ben piazzate ma poco in armonia con tutto il resto. Trama inesistente (non viene però considerata nel giudizio, non avrebbe senso) e tipica la tecnica di dispersione del protagonismo (nella quale non esistono dei veri e propri protagonisti, ma si seguono diverse vicende abbastanza separate tra loro) che in genere troviamo nei film di questo genere (The day after tomorrow, 2012 e simili). La differenza tra Contagion e questi è però che il primo ha un fine decisamente più elevato, legato appunto alla morale. La critica implicita alla società odierna, espressa esplicitamente dal personaggio del blogger che alla fine verrà "incastrato" (non ha importanza se meritato o meno) dalla stessa società alta composta da politici e case farmaceutiche è probabilmente un intenzione della regia, intenzione che potrebbe rivelarsi pensiero, o semplicemente per far vedere tutti gli aspetti di un evento di questo calibro.
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Andando subito al sodo, è una pellicola di genere Thrilller e Catastrofico sul discreto, in cui scene e musica sono ben piazzate ma poco in armonia con tutto il resto. Trama inesistente (non viene però considerata nel giudizio, non avrebbe senso) e tipica la tecnica di dispersione del protagonismo (nella quale non esistono dei veri e propri protagonisti, ma si seguono diverse vicende abbastanza separate tra loro) che in genere troviamo nei film di questo genere (The day after tomorrow, 2012 e simili). La differenza tra Contagion e questi è però che il primo ha un fine decisamente più elevato, legato appunto alla morale. La critica implicita alla società odierna, espressa esplicitamente dal personaggio del blogger che alla fine verrà "incastrato" (non ha importanza se meritato o meno) dalla stessa società alta composta da politici e case farmaceutiche è probabilmente un intenzione della regia, intenzione che potrebbe rivelarsi pensiero, o semplicemente per far vedere tutti gli aspetti di un evento di questo calibro.
Scena migliore: dipende dal palato, però è un film con poche scene forti che calcano la vera essenza della catastrofe. L'incapacità del personaggio interpretato da Matt Damon di accettare la morte della moglie è una di queste.
Scena peggiore: molte scene, troppe sono inutili e noiose. Del resto sono coerenti con il ritmo del lungometraggio, quindi è forse immaturo dire una cosa simile. Nessuna in particolare.
Giudizio finale: prodotto appena corretto è un pò sottovalutare questo film: c'è da dire però che non è decisamente un capolavoro e che poteva uscirne uno volendo. Non male la tecnica di dividere in giorni, e di partire dal secondo per poi solo alla fine mostrare il primo, la causa prima del Contagio. Non è sufficiente però per strabiliare.
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ultimoboyscout
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mercoledì 8 maggio 2013
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la pandemia secondo steven.
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Soderbergh è un regista sicuramente interessante che spesso perde di vista misura e stile nella sovrabbondanza di elementi, sebbene i suoi film siano validi per temi e scelte. Il tema del virus che colpisce e decima il nostro pianeta è attuale e gli incastri sono assolutamente indovinati ma la pellicola non convince ma avvince. Il regista monta tutta una serie di piccoli gesti ed eventi dalle conseguenze spaventose per rinunciare alle corse contro il tempo e azzerare gli effetti speciali di panico: il film risulta denso, compatto, sa raccontare una storia, sa agitarsi ed agitare, sa evolversi, contaminare e guarire. E appare come un balzo in avanti per Soderbergh, che partendo da una stretta di mano o da un passaggio di mano di un bicchiere racconta di come si può sfiorare la fine del mondo, quel mondo globalizzato anche nella malattia che cominciamo a seguire dal secondo giorno con le prime vittime che cadono a terra per arrivare agli ultimi fotogrammi che raccontano del primo giorno e di come tutto è cominciato passando attraverso l'espandersi del virus, il panico inevitabile, regole etiche con le quali confrontarsi alla ricerca di un vaccino e dell'origine del contagio.
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Soderbergh è un regista sicuramente interessante che spesso perde di vista misura e stile nella sovrabbondanza di elementi, sebbene i suoi film siano validi per temi e scelte. Il tema del virus che colpisce e decima il nostro pianeta è attuale e gli incastri sono assolutamente indovinati ma la pellicola non convince ma avvince. Il regista monta tutta una serie di piccoli gesti ed eventi dalle conseguenze spaventose per rinunciare alle corse contro il tempo e azzerare gli effetti speciali di panico: il film risulta denso, compatto, sa raccontare una storia, sa agitarsi ed agitare, sa evolversi, contaminare e guarire. E appare come un balzo in avanti per Soderbergh, che partendo da una stretta di mano o da un passaggio di mano di un bicchiere racconta di come si può sfiorare la fine del mondo, quel mondo globalizzato anche nella malattia che cominciamo a seguire dal secondo giorno con le prime vittime che cadono a terra per arrivare agli ultimi fotogrammi che raccontano del primo giorno e di come tutto è cominciato passando attraverso l'espandersi del virus, il panico inevitabile, regole etiche con le quali confrontarsi alla ricerca di un vaccino e dell'origine del contagio. E' un puzzle frenetico in stile "Syriana" che fa riflettere sui nostri tempi e sulla nostra società, e di quanto siano vulnerabili, fragili e impotenti, un thriller ben ritmato e realistico molto più appassionante nella prima parte che descrive minuziosamente il contagio per perdere strada facendo un pò della sua carica ansiogena a causa dell'eccessiva voglia di verosimiglianza che sottrae fascino e mistero ad una minaccia di tale portata. L'occhio è più autoriale che catastrofista con una coralità di cast tipo "Traffic" per un thriller inedito a metà tra cinema politico di denuncia di qualche anno fa e recenti apocalissi visionarie. Soderbergh fa tutto ciò a modo suo, asciugando gli effetti speciali per lasciare alle emozioni dei personaggi il centro della storia. Un catastrofico sofisticato, che non da troppo spazio ai complotti, dotato di una fotografia dosatissima quasi invisibile al limite del documentaristico e di musiche elettroniche poco invadenti ma capaci di valorizzare ogni attimo più drammatico. Ben scritto, ben diretto, ben interpretato, a tratti raggelante ma non freddo, a cui però, manca qualcosa.
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kondor17
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venerdì 28 marzo 2014
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docu-thriller-semicatastrofico: troppo insieme
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Day 2. Iniziano i primi sintomi e i primi decessi, tra cui Gwyneth Paltrow, moglie di Matt Damon, che poi comunque ritornerà in qualche flashback, e poi del suo bambino. Giorni successivi: vengono allertati tutti i centri epidemiologici e sanitari a livello mondiale, ma senza creare il panico. Jude Law interpreta un blogger americano molto solerte (tra Sfaffelli e Assange, per intedersi) filma e posta interviste a prominenti responsabili, denunciando la corruzione del sistema sanitario. Autofilmatosi poi "infetto", si "cura" online con la Forsytia (Forsizia), documentando quindi "la guarigione" omeopeatica, "prova" che poi userà con successo per ottenere in un baleno milioni e milioni di click.
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Day 2. Iniziano i primi sintomi e i primi decessi, tra cui Gwyneth Paltrow, moglie di Matt Damon, che poi comunque ritornerà in qualche flashback, e poi del suo bambino. Giorni successivi: vengono allertati tutti i centri epidemiologici e sanitari a livello mondiale, ma senza creare il panico. Jude Law interpreta un blogger americano molto solerte (tra Sfaffelli e Assange, per intedersi) filma e posta interviste a prominenti responsabili, denunciando la corruzione del sistema sanitario. Autofilmatosi poi "infetto", si "cura" online con la Forsytia (Forsizia), documentando quindi "la guarigione" omeopeatica, "prova" che poi userà con successo per ottenere in un baleno milioni e milioni di click. Una sottoscrizione online, con oltre 12 milioni di quote, gli pagherà la cauzione per la libertà condizionata. Non ne avrebbe avuto comunque bisogno, visto il suo guadagno stimato di 5 miloni di dollari in poco tempo.
Nei giorni successivi l'epidemia dilaga e il fattore di potenza quotidiano passa rapidamente da 2 a 4, creando il panico. Le farmacie sono prese d'assalto per la forsiizia; bande di disperati armati di sassi e bastoni sfondano le vetrine delle erboristerie, degli store, in cerca di sopravvivenza, di medicinali e di cibo. Ma tra le corsie semi-zombi ectoplasmatici allungano la mano disperati verso i bambini. Ed è la fuga, il caos. Il sistema arranca, il vaccino stenta ad essere definitivo, perchè il virus si trasforma. Si trasmette per contatto, non solo per via aerea. Quando viene individuato è gia tardi. Le vittime sono già milioni e la situazione è disperata. La produzione comunque inizia ed il vaccino viene poi distribuito per estrazione a livello mondiale, utilizzando il giorno (non l'anno) di nascita degli infetti per il sorteggio. Il dieci marzo è il prescelto (ricorda un pò l'estrazione festosa degli Hunger Games). Fiumi di champagne scorrono per i fortunati ed anche per tutti i loro vicini. Spranghe alla porta e totale isolamento spetta invece agli altri. Nel novero degli estratti, non rientrano ovviamente i medici e gli operatori dei centri epidemiologici (Kate Winslet) dell'OMS (una delle quali - Marion Cotillard - rapita in Cina), come pure alcuni loro parenti, illecitamente introdotti come prescelti.
Il film inizia bene, convincente ed istruttivo. Veramente interessanti i colloqui tra gli scienzati sul nascere ed il diffondersi del virus, quelli relativi ai gradi di sicurezza (nel grado 4 tutto va distrutto - troppo pericoloso anche lo studio dello stesso), colloqui corredati da un ottimo supporto video. Quando entrano nel laboratorio, i tecnici sembrano omini michelin e si muovono lentamente, ricordando scafandri spaziali. Luce intensa ed ambiente asettico di kubrickiana memoria, assieme ad un'ottima colonna sonora elettronica, ne fanno perfetto contorno. La prima buona metà è quindi più che avvincente e convincente.
Nella seconda Soderbergh, però, perde completamente il filo. E alla fine della produzione, secondo me, se ne accorge anche e tardivamente inserisce il famoso day1, solo per tentar di ridare un senso ad un tutto, che già da tempo si era perso per strada. Ma come, il volo di un pipistrello che trasmette il morbo ad un maiale? Gwineth ed un cuoco? Fine del film, titoli di coda. Ti chiedi se ti sei perso qualcosa, ma non sei tu di certo.
Psicosociologico catastrofico, con risvolti scientifici, horror, thriller. Troppi generi incompatibili tra loro generano confusione. Star del cinema, gambizzate dopo dieci minuti o esiliate in Cina, il blogger buono che diventa poi il solito ciarlatano opportunista.,Matt Damon sfruttato al 10% delle sue possibilità. Mi domando: la distribuzione del budget ed il suo ritorno previsionale ha prediletto il frazionamento o semplicemente Marion Cotillard & co. dovevano andare a casa dai bambini? Gli attori, proprio loro, tra i migliori assoluti in circolazione, hanno tenuto a balla la baracca. Buona la fotografia ed il montaggio, ottima la colonna sonora.
Ancora una volta un film con un buon capo ed una coda appena sufficiente. Comunque guardabile. Peccato, però. Voto 6/7
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riccardoandreas
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martedì 3 giugno 2014
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contagion - nessuno è immune agli sbadigli
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Una donna viene contagiata da un virus, toccando oggetti e persone sparge questo virus il cui periodo di incubazione è molto ridotto. Le persone contagiate contagiano altre persone che contagiano altre persone, in poco tempo la quasi totalità del globo viene contagiata. Solo in pochissimi ne sono immuni, tra i quali il marito della donna. I ricercatori cercano disperatamente una cura, mentre un blogger sfrutta la sua popolarità per trarne dei profitti. La trama è molto semplice, lineare, anche fin troppo, mai un colpo di scena (e nel finale sembrava...), mai una battuta brillante, mai niente che ti possa tenere con il fiato sospeso, solo sbadigli e cali dell'attenzione. Contagion pretende troppo, vuole assomigliare ad alcuni capolavori del genere come il visionario "L'esercito delle 12 scimmie" o l'eccellente "28 giorni dopo", ma finisce per essere più come una parodia di questi film, una presa in giro ingiusta, una immagine distorta di questi capolavori.
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Una donna viene contagiata da un virus, toccando oggetti e persone sparge questo virus il cui periodo di incubazione è molto ridotto. Le persone contagiate contagiano altre persone che contagiano altre persone, in poco tempo la quasi totalità del globo viene contagiata. Solo in pochissimi ne sono immuni, tra i quali il marito della donna. I ricercatori cercano disperatamente una cura, mentre un blogger sfrutta la sua popolarità per trarne dei profitti. La trama è molto semplice, lineare, anche fin troppo, mai un colpo di scena (e nel finale sembrava...), mai una battuta brillante, mai niente che ti possa tenere con il fiato sospeso, solo sbadigli e cali dell'attenzione. Contagion pretende troppo, vuole assomigliare ad alcuni capolavori del genere come il visionario "L'esercito delle 12 scimmie" o l'eccellente "28 giorni dopo", ma finisce per essere più come una parodia di questi film, una presa in giro ingiusta, una immagine distorta di questi capolavori. Più che un film sembra di vedere la rappresentazione di un articolo di giornale freddo, distaccato, un fatto di cronaca nera condito con molte terminologie scentifiche. E dire che gli spunti per renderlo migliore erano tanti. Da lodare invece alcune interpretazioni come quella di Jude Law e Kate Winslet, inconsistente Laurence Fishburne, dimenticabili le convusioni di Gwyneth Paltrow. Per Matt Damon bastava un cartonato. Insomma, non so cosa avessero in mente tutti i produttori e sceneggiatori, ma se questo è il massimo che riescono a fare spremendosi le meningi, siamo messi male. Molto male.
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