capitan blackgallows
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mercoledì 24 febbraio 2010
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the wolfman quando la bestia è letale
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Agile, veloce, letale. Metafora dell'inconscio disagio per la parte bestiale che si annida in tutti noi. Una fiaba nera su cui aleggia anche il dramma Shakespeariano. La notte, un ululato, la luna piena e il suo lato oscuro, da cui, forse, hanno origine molte umane e ancestrali paure. Un finale che non lascia dubbi sul bene e sul male che "dicotomizzano" gli esseri che abitano questo pianeta, e ciò che possono, o non possono, fare i sentimenti. Un'altra piccola lezione su come l'esistenza, a volte beffardamente, dispensi giustizia e ingiustizia intercedendo con i suoi piani personali per dimostrare quanto sia facile, dopotutto, anche oltrepassare il confine per ritrovarsi trasformarti da prede in cacciatori o da cacciatori in prede.
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carmine antonello villani
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martedì 23 febbraio 2010
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un lupo mannaro con troppi effetti speciali
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Affascinante la storia dell’uomo che nelle notti di plenilunio si trasforma in lupo. Leggende antiche che s’intrecciano con mitologia e Sacre Scritture, le pallottole d’argento diventano l’unica arma contro la belva che fa scempio di corpi nascondendosi nella brughiera. L’ennesima trasposizione cinematografica può contare sul fascino tenebroso di Benicio Del Toro, eppure “Wolfman” gioca con le paure di un’umanità che da sempre teme l’ignoto e l’antico progenitore del suo amico più fedele. Il regista Joe Johnston ci regala un film che funziona in buona parte per le atmosfere spettrali, la landa è avvolta nella nebbia mentre gli attori sono impegnati a lottare contro gli istinti primordiali.
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Affascinante la storia dell’uomo che nelle notti di plenilunio si trasforma in lupo. Leggende antiche che s’intrecciano con mitologia e Sacre Scritture, le pallottole d’argento diventano l’unica arma contro la belva che fa scempio di corpi nascondendosi nella brughiera. L’ennesima trasposizione cinematografica può contare sul fascino tenebroso di Benicio Del Toro, eppure “Wolfman” gioca con le paure di un’umanità che da sempre teme l’ignoto e l’antico progenitore del suo amico più fedele. Il regista Joe Johnston ci regala un film che funziona in buona parte per le atmosfere spettrali, la landa è avvolta nella nebbia mentre gli attori sono impegnati a lottare contro gli istinti primordiali. Nulla è più seducente del richiamo della foresta, l’ululato risveglia la natura selvaggia che vuole prendere il dominio sulla ragione. Da Stevenson –“Lo strano caso del Dr. Jekill e del Sig. Hyde”- alla Bibbia –la leggenda del Re Nabucodonosor che fu trasformato in lupo- passando per i fumetti –“L’incredibile Hulk”- si sprecano le storie che hanno esplorato la duplicità dell’essere umano, bene e male sono rappresentati dalla razionalità e dalla natura bestiale ma talvolta l’equazione risulta persino capovolta. Nonostante il prodotto sia di buona fattura Benicio Del Toro e Anthony Hopkins, rispettivamente padre e figlio, non affrontano lo sdoppiamento della coscienza perché il film resta intrappolato negli effetti speciali.
Carmine Antonello Villani
(Salerno)
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turalix
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martedì 23 febbraio 2010
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attendevo...
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...questo film. Ma forse l'ho atteso un pò troppo. Quando si crea un'aspettativa, vuoi o non vuoi, alla fine si rimane sempre un pò delusi.
Buona la fotografia e i costumi, mi allineo però sul giudizio negativo sulla sceneggiatura (quantomeno prevedibile) già citato in precedenza.
Buoni anche gli effetti speciali sulla trasformazione del Toro in Lupo (bella questa...).
Questa è la mia prima recensione e mi fermo qui.
Non vorrei tediarvi troppo a lungo.
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gianfranco poliseno mj
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martedì 23 febbraio 2010
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wolfman, un omaggio a lon chaney jr.
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Che dire, io sono un fan assoluto dell'iconico personaggio, adoro il film con
Lon Chaney jr, è una delle mie pellicole preferite, che ad oggi mantiene ancora
il suo fascino, la sua eleganza.
il suo remake era scontato che lo vedessi, e
vi dirò, ho visto cio che mi aspettavo: un film sul lupo mannaro, con i clichè
del lupo mannaro, con tutto ciò che riguarda un lpo mannaro, senza nuove
intrusioni.
Più che un remake io lo considererei un omaggio al film che fu, in
quanto mantiene solo parte della storia, sviluppandosi in tutt'altro, ma non
distaccandosi mai del tutto dalla sua fonte.
Il film scorre bene e diverte, ma
la suspance è davvero poca, manca di mordente, ed il tutto è troppo scontato, ho
sgamato il finale dopo 5 minuti, ed è totalmente diverso dall'originale.
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Che dire, io sono un fan assoluto dell'iconico personaggio, adoro il film con
Lon Chaney jr, è una delle mie pellicole preferite, che ad oggi mantiene ancora
il suo fascino, la sua eleganza.
il suo remake era scontato che lo vedessi, e
vi dirò, ho visto cio che mi aspettavo: un film sul lupo mannaro, con i clichè
del lupo mannaro, con tutto ciò che riguarda un lpo mannaro, senza nuove
intrusioni.
Più che un remake io lo considererei un omaggio al film che fu, in
quanto mantiene solo parte della storia, sviluppandosi in tutt'altro, ma non
distaccandosi mai del tutto dalla sua fonte.
Il film scorre bene e diverte, ma
la suspance è davvero poca, manca di mordente, ed il tutto è troppo scontato, ho
sgamato il finale dopo 5 minuti, ed è totalmente diverso dall'originale.
ha
dalla sua comunque un ottima scenografia, il villaggio inglese è ben ricreato,
le anguste e buie vie che lo compongono sono fatte veramente a dovere, una
strizzatina d'occhio è stata fatta a Sleepy Hollow.
Non ho capito bene il
personaggio di Hugo Weaving
SPOILER
dovrebbe essere
lo stesso interpretato da deep in from hell, ma perchè? non c'erntano n'cazzo
sti 2 film, e poi, Aberraine è morto in from hell, perchè sta qua 2 anni dopo?
mha...FINE SPOILER
, e dove vuole andare a parare.
ottima la scelta di limitare la cgi, il
lupo è quasi identico all'ìoriginale con Chaney, solo attualizzato e reso più
reale, ma mi piace il trucco al posto della computer grafica.
Una nota stonata
invece l'ha fatta la colonna sonora: bella si, ma...scopiazzata a quella di
dracula di Coppola (con qualche intrusione di king kong di jackson), ascoltare
per credere, e non credo che uno come elfman si metta a scopiazzare altre
sonorità, qua cè lo zampino di qualcun altro.
Comunque, in definitiva, il film
è un omaggio al lupo mannaro, sia al film originale che al personaggio, diverte
e ammalia i fan del licantropo, ed è un fantasy, e non un horror
voto: 6.5
(il mezzo in più è l'amore per il lican...)
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marezia
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martedì 23 febbraio 2010
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anche tu...
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GRANDISSIMA cretinata in pieno stile americano. Come si fa? In Italia si fa, si fa, TUTTO SI FA. Anche premiare obbrobri come questo! Dopo "Avatar" è inutile stupirsi delle capacità intellettive del pubblico italiano che nel week-end appena trascorso ha relegato all'8° posto "Il concerto", al 15° "L'uomo che verrà", al 16° "Lourdes". Pupi Avati si è salvato più che altro per la curiosità nata intorno alla figura del De Sica drammatico (che spero, come ho scritto, si possa riproporre nel futuro perché MOLTO credibile) ma è un caso. Agi italiani piacciono LE CRETINATE e... Si salvi chi può.
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(di lolciska)
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[+] per fare un'opera benefica.
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massimiliano morelli
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martedì 23 febbraio 2010
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una storia di lune piene e vacche...magre
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Doveva essere la favola gotica piantata settanta lune dopo la grande epopea cult-horror della Universal. Ma c'è da scommettere che le carcasse mannare sapientemente dirette da Waggner nel 1941 si siano rivoltate nei loro sepolcri d'annata. Colpevole l’imputato Johnston, scialbo director di questo fumettone in toni foschi. Partiamo dal dilemma di fondo: si voleva un horror per palati giovani e sbarbati, o un più sottile paradigma gotico per anime dannate e più esigenti, come racconta il cospicuo battage pubblicitario? Delle due, nessuna. Il film, sebbene con l’innegabile merito di far spaventare, non fa paura.
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Doveva essere la favola gotica piantata settanta lune dopo la grande epopea cult-horror della Universal. Ma c'è da scommettere che le carcasse mannare sapientemente dirette da Waggner nel 1941 si siano rivoltate nei loro sepolcri d'annata. Colpevole l’imputato Johnston, scialbo director di questo fumettone in toni foschi. Partiamo dal dilemma di fondo: si voleva un horror per palati giovani e sbarbati, o un più sottile paradigma gotico per anime dannate e più esigenti, come racconta il cospicuo battage pubblicitario? Delle due, nessuna. Il film, sebbene con l’innegabile merito di far spaventare, non fa paura. Troppo presto scopre le sue carte, troppo presto si tratteggiano i ruoli sulla scacchiera, perché possa scattare una qualsivoglia suspense vertiginosa di bianca e nera memoria. Troppo poco c’è di gotico, se non nei fondali anneriti a pastelli grezzi o in qualche cilindro a più piani, messo qua e là sulle teste di caratteristi poco caratteristici. Dispiace, perché Benicio Del Toro aveva faccia e peloso carisma giusto per fare il bestio, ma finisce per passare per un babbeo sotto perenne effetto di tranquillanti, che sta alla luna piena come Arbore sta a quella rossa. Da dimenticare un signor malvagio come Hopkins, che fatto salvo qualche raro fraseggio autocitazionistico direttamente tratto dal celeberrimo dr. Lechter, si perde nelle irritanti vesti leopardate da avventuriero omossessuale colonialista, stile viaggio nel mondo in ottanta giorni.
Tanto decantarono gli effetti speciali artigianali, che piovve. Passi il gusto vintage, ma francamente non si può pensare di propinare alle genti del 2010 una ridicola maschera da cane pelouche, spacciandola per culto devoto dell’ ei fu lupacchiotto ante-litteram, che segnò un’epoca. Lo scontro patricida finisce per sembrare un duello sanguinolento tra Uan di BimBumBam e il suo gemello di pezza sull’altro palinsesto, costituendo il punto più basso del film, sia tecnicamente che a livello di plot e scrittura. Una cartuccia del Gameboy era scritta meglio. Tutto si fa banale, a partire dalla trita e ritrita sequela di morsi e rimorsi, passando per l’argento che tutto è fuorché vivo, e l’ispettore di Scotland Yard, forse uno dei cattivi più inutili mai visti sul grande, piccolo e microscopico schermo. Fioccano i copia e incolla, e aumenta il rimpianto. La scena in cui lo psicotico psichiatra nazista prematuro presenta il Lupo del Toro ai parrucconi basetto-dotati prende troppo in prestito dall’ Uomo Elefante di Linch, scusate il termine. Mentre il dimenticabile servo indù, non si sa bene perché, ma è armato e truccato come un Tremal-Naik da Misteri della jungla nera di cricca Salgariana, in trasferta con i punti del mille miglia. E sarebbe pure l’unico in cui confidi, finché non ti raccontano che qualcuno gli ha fregato l’argenteria balistica nel sonno. Non salviamo niente? Beh, magari il buon mestiere della signorina Blunt, la bella della bestia come la si è definita, che piace nella scena tappa-lacrime del delitto d’onore finale. Peccato però che per tutto il film sia sembrata più allupata lei che il rintontito mannaro.
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(di joker79)
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graçe
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lunedì 22 febbraio 2010
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ma c'è un sequel??
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il film è stupendo ma ci sarà una continua????
dal finale sembra di si....
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andre.inter 4 ever
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lunedì 22 febbraio 2010
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sufficiente ma niente di chè
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diciamo 6-, il film regge sotto tutti i profili ma è la sceneggiatura ad essere trita e ritrita,
atmosfere ottime lo stile gotico come sempre è spettacolare, recitazioni di Hopkins veramente soddisfacente
ma assolutamente niente di che!!!
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maradona78
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lunedì 22 febbraio 2010
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partito per il cinema con ben altre aspettative
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Mi aspettavo fosse un pò iù bello,mi hanno sbalordito solo le trasformazioni di benicio del toro...ecco quelle mi hanno entusiasmato ma la storia scorre lenta ed è impalpabile...buono lo stile gotico del film che piace sempre...ma ero andato al cinema con ben altre aspettative.
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fataignorante
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lunedì 22 febbraio 2010
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tutto il resto è noia
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Apprezzabile (e ben riuscita) l' immersione nell'atmosfera da
nero ottocentesco anche grazie all'eccellente fotografia ; al pari i costumi.
Meno comprensibile è invece la sceneggiatura, che dopo qualche accenno a motivi esoterici e gialli diverge inesorabile in un conflitto edipico totale ma alquanto dubbio.
In un deja vue inquientante , inoltre, Anthony Hopkins ricicla vistosamente il personaggio Hannibal Lecter: non ci viene risparmiata nemmeno la sonata di pianoforte con accompagnamento di cadavere. Il risultato complessivo è alquanto faticoso (e noioso).
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