pedro
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mercoledì 6 marzo 2024
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un noioso film...complottista
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È un film...d’epoca
Mi spiego.
Visto fino a qualche anno fa anzi, solo nell’anno del lancio, la trama forse poteva ancora aver alcun interesse. Ora il film sembra la parodia del complottismo. Sta nella bacheca dei terrapiattisti, dei no-vax, dei pro-hamas.
Polansky arriva fuori tempo massimo e, se riesce a creare buone atmosfere (ma solo climatiche), il resto del film fa quasi intorpidire, con il ghost writer trasformato in super-antieroe. Sbarca da un ferry con la protezza dell’atleta olimpico. Trova la salvezza (temporanea) in un numero scritto in una foto e viene raggiunto, quasi ipso facto, dai buoni.
Quindi, il suo datore di lavoro, l’ex premier, manda a prenderlo un aereo privato (targato nientemeno che da una multinazionale degli armamenti.
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È un film...d’epoca
Mi spiego.
Visto fino a qualche anno fa anzi, solo nell’anno del lancio, la trama forse poteva ancora aver alcun interesse. Ora il film sembra la parodia del complottismo. Sta nella bacheca dei terrapiattisti, dei no-vax, dei pro-hamas.
Polansky arriva fuori tempo massimo e, se riesce a creare buone atmosfere (ma solo climatiche), il resto del film fa quasi intorpidire, con il ghost writer trasformato in super-antieroe. Sbarca da un ferry con la protezza dell’atleta olimpico. Trova la salvezza (temporanea) in un numero scritto in una foto e viene raggiunto, quasi ipso facto, dai buoni.
Quindi, il suo datore di lavoro, l’ex premier, manda a prenderlo un aereo privato (targato nientemeno che da una multinazionale degli armamenti...così...per restare anonimi) che tanto privato non doveva essere se sbuca, in un remoto aeroporto e giusto di fronte alla scaletta del learjet, una folla di manifestanti e un tipo in mimetica che dal tetto fredda il politico con certosina precisione.
Insomma. La notizie che l'ex premier stava andando a prendere il suo ghost writer in aereo privato, era circolata più rapida che novella2000.
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Finale quasi grottesco di un film abbastanza mediocre.
Vederlo o non vederlo non faceva la differenza qualche anno fa. Ora è solo una noiosa perdita di tempo (me ne sono accorto io che, senza conoscere la trama complottista, sono riuscito a vederlo completo solo avanzando per spezzoni...durante vari anni).
Ma insegna pure qualcosa, soprattuto visti gli avvenimenti di questi anni.
Mentre le democrazie si guardano l’ombelico, i tiranni non stanno con le mani in mano.
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tommy
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giovedì 26 dicembre 2019
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decisamente noioso!
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Ho letto la critica del pubblico e sono rimasto meravigliato. Possibile che solo noi due ci siamo annoiati?
Decisamente sconsigliato anche per me
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greatsteven
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sabato 18 agosto 2018
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l'eminenza grigia di un criminale in incognito.
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L'UOMO NELL'OMBRA (FR/GERM/UK, 2010) di ROMAN POLANSKI. Con PIERCE BROSNAN, EWAN MCGREGOR, OLIVIA WILLIAMS, KIM CATTRALL, TIMOTHY HUTTON, TOM WILKINSON, JIM BELUSHI, JON BERNTHAL, ELI WALLACH
L’ex primo ministro britannico Adam Lang vive su un’isola degli Stati Uniti assieme alla moglie, la segretaria e le guardie del corpo. Viene raggiunto da un ghostwriter suo connazionale cui è stato affidato dal suo agente letterario l’incarico di rivedere da cima a fondo l’autobiografia del politico. Il ghostwriter che lo scrittore va a sostituire, Mike McHara, è morto cadendo da un traghetto in circostanze misteriose. Sembrerebbe l’occasione della sua vita, anche per guadagnare un bel pacco di soldi, ma fin dall’inizio il ghostwriter capisce quanto sia maledetto il progetto: scopre non solo che Lang è stato accusato di un crimine di guerra, ma anche che il suo predecessore potrebbe essersi imbattuto in un segreto oscuro che collegava Lang alla CIA e che forse qualcosa si nasconde nel manoscritto che ha lasciato.
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L'UOMO NELL'OMBRA (FR/GERM/UK, 2010) di ROMAN POLANSKI. Con PIERCE BROSNAN, EWAN MCGREGOR, OLIVIA WILLIAMS, KIM CATTRALL, TIMOTHY HUTTON, TOM WILKINSON, JIM BELUSHI, JON BERNTHAL, ELI WALLACH
L’ex primo ministro britannico Adam Lang vive su un’isola degli Stati Uniti assieme alla moglie, la segretaria e le guardie del corpo. Viene raggiunto da un ghostwriter suo connazionale cui è stato affidato dal suo agente letterario l’incarico di rivedere da cima a fondo l’autobiografia del politico. Il ghostwriter che lo scrittore va a sostituire, Mike McHara, è morto cadendo da un traghetto in circostanze misteriose. Sembrerebbe l’occasione della sua vita, anche per guadagnare un bel pacco di soldi, ma fin dall’inizio il ghostwriter capisce quanto sia maledetto il progetto: scopre non solo che Lang è stato accusato di un crimine di guerra, ma anche che il suo predecessore potrebbe essersi imbattuto in un segreto oscuro che collegava Lang alla CIA e che forse qualcosa si nasconde nel manoscritto che ha lasciato. Lo scrittore comprende ben presto di essersi accollato un’impresa incandescente, e non solo a livello letterario. Non a caso, infatti, Lang, come verrà a sapere, ha ricevuto, durante il suo mandato, imputazioni penali per aver favorito la tortura di prigionieri sospettati di terrorismo islamico. Polanski si aggancia alla scuola di Hitchcock girando questo magnifico thriller che vanta una consapevolezza della classicità evitando abilmente la trappola di scadere nel banale del facile rifacimento. Il regista francese di origini polacche ha sempre prestato molta attenzione nel suo cinema all’ambiguità dell’esistenza umana, sia che parlasse di donne in attesa di partorire figli del demonio o di poveri bambini costretti a rubare nell’Inghilterra dickensiana. Approda adesso a un genere per lui fondamentalmente inedito, con risvolti spionistici, tratto dall’omonimo romanzo di Robert Harris, con un E. McGregor in gamba e in forma che ricorda, senza sbagliare una virgola, i Cary Grant e i James Stewart delle epoche trascorse: introverso, curioso comunque di svelare i misteri, affiatato, sempre sul pezzo, attento a non commettere errori che potrebbero costargli cari. Il film non perde nulla nemmeno in fatto di modernità, giacché Al Qaeda e CIA fungono da presenze costantemente minacciose. McGregor è a suo agio nei panni di un uomo qualunque, senza famiglia e desideroso di una vita senza vette stratosferiche, costretto a destreggiarsi in una trama (letteraria, di rapporti politici, gerarchici e sentimentali) che rischia ad ogni passo di tramortirlo con le sue parziali delucidazioni che fanno la loro comparsa pian piano come si addice ad ogni thriller procedente per gradi col gusto della suspense. Inoltre si avverte il divertimento di Polanski che finisce con il non essere disgiunto da una sorta di auto-attribuzione preveggente. Il suo Adam Lang vive negli States, dove non esiste un trattato di estradizione col Regno Unito. Polanski, com’è risaputo, è stato arrestato in Svizzera per un lontano reato di abuso sessuale con una minorenne. Svizzera e Stati Uniti possiedono invece un trattato di estradizione. Che ci sia un pizzico di parabola autobiografica? Al di là di questo, colpisce anche per gli stupendi contributi tecnici: la fotografia virante al grigio di Pawel Edelman, il montaggio cangiante al momento opportuno di Hervé de Luze e le musiche soavemente dissocianti di Alexandre Desplat. Troviamo d’altronde un P. Brosnan mascalzone come non l’avevamo mai visto, una O. Williams indisponente e quasi crudele e una K. Cattrall perfetta nelle vesti di Amelia Bly, la factotum di Adam Lang che dirige i lavori all’interno della sua superaccessoriata villa sulla spiaggia dove tira sempre un vento che pare anch’esso presago di fatti infausti al pari delle vicende invereconde con cui il protagonista deve misurarsi in pratica appena sceso dall’aereo che gli ha fatto attraversare l’Atlantico. Il finale è degno di un maestro del giallo, e qui la matrice d’ispirazione hitchcockiana fa sentire tutto il suo meraviglioso peso, ma c’è dell’altro: la pellicola si presta ad una lettura pure introspettiva che trascende dalle trame politiche, in quanto esse coinvolgono la vita dei cittadini, compresi quelli che, come lo scrittore, non si sono mai interessati di politica e hanno votato per Lang soltanto perché in quel determinato momento andava di moda. Proprio qui sta l’anello di congiunzione della catena: dipende tutto dalla persona in sé. Nessuno può tirarsi fuori dal ballo in questione, perché le scelte dei nostri governanti ci riguardano sempre e comunque, che lo vogliamo o meno: resta a noi decidere se contare sul serio o rimanere anonimi ghostwriters che permettono che passino sotto silenzio torture, crimini inimmaginabili, malvagie bestialità e disumane contravvenzioni ai diritti universali. Presentato in concorso al 60° Festival di Berlino, dove ha vinto l’Orso d’Argento per il miglior regista. Altri premi: 6 European Film Awards (film, regia, sceneggiatura, scenografia, attore protagonista, colonna sonora).
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themaster
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sabato 22 agosto 2015
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esteticamente perfetto e narrativamente complesso
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Che Roman Polanski sia uno degli autori del cinema più importanti dell'universo e un regista poliedrico da fare paura è più che risaputo,prima dello splendido La Venere In Pelliccia e dopo un capolavoro come Carnage,una parabola della guerra borghese vista dietro quattro pareti e poco più,il maestro offre una ennesima prova di stile con L'Uomo Nell'Ombra,una pellicola mistery/thriller/noir che lascia il pubblico a bocca aperta,esteticamente perfetto e narrativamente complesso,questo film è uno dei maggiori esempi di settima arte degli ultimi sette anni almeno.
Ewan McGregor si dimostra essere come al solito un attore eclettico e bravissimo e,dopo lo scivolone fatto con film orrendi come La Minaccia Fantasma e L'Attacco dei Cloni,ha iniziato ad accettare ruoli sempre più belli,e la sua carriera culmina,con questa interpretazione che se posso è LA sua interpretazione definitiva,il suo personaggio,quello del Ghost Writer è un character fantastico,un uomo costretto a vivere nell'ombra per l'appunto,senza mai essere nominato nè ricordato,egli scrive biografie per conto di personaggi famosi e,quando gli verrà affidato il lavoro della sua vita,in seguito alla morte del suo predecessore,i guai in cui si andrà a ficcare lo cambieranno per sempre,qui McGregor,è un personaggio molto stupidotto,ignorante perfino a detta sua "non ci capisce nulla di politica" e risulta fin dall'inizio molto antipatico,in quanto fa delle cose spinto dalla sua stupidità che lo spettatore è portato a detestare,poi abbiamo uno spettacolare Pierce Brosnan,che qui,a parte i vari riferimenti al vero primo ministro inglese ha sfoderato tutto il suo savoir faire tipicamente british e ne risulta quindi un personaggio gradevolmente ironico e molto arguto,anche se le scelte che ha fatto in vita sono discutibili,vi è inoltre Olivia Williams che qui interpreta la moglie di Brosnan e anche lei è stata bravissima,ambigua,lunatica,capace di essere affettuosa e dolce e un attimo dopo subdola e cattiva,pronta a tutto pur di difendere i suoi segreti.
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Che Roman Polanski sia uno degli autori del cinema più importanti dell'universo e un regista poliedrico da fare paura è più che risaputo,prima dello splendido La Venere In Pelliccia e dopo un capolavoro come Carnage,una parabola della guerra borghese vista dietro quattro pareti e poco più,il maestro offre una ennesima prova di stile con L'Uomo Nell'Ombra,una pellicola mistery/thriller/noir che lascia il pubblico a bocca aperta,esteticamente perfetto e narrativamente complesso,questo film è uno dei maggiori esempi di settima arte degli ultimi sette anni almeno.
Ewan McGregor si dimostra essere come al solito un attore eclettico e bravissimo e,dopo lo scivolone fatto con film orrendi come La Minaccia Fantasma e L'Attacco dei Cloni,ha iniziato ad accettare ruoli sempre più belli,e la sua carriera culmina,con questa interpretazione che se posso è LA sua interpretazione definitiva,il suo personaggio,quello del Ghost Writer è un character fantastico,un uomo costretto a vivere nell'ombra per l'appunto,senza mai essere nominato nè ricordato,egli scrive biografie per conto di personaggi famosi e,quando gli verrà affidato il lavoro della sua vita,in seguito alla morte del suo predecessore,i guai in cui si andrà a ficcare lo cambieranno per sempre,qui McGregor,è un personaggio molto stupidotto,ignorante perfino a detta sua "non ci capisce nulla di politica" e risulta fin dall'inizio molto antipatico,in quanto fa delle cose spinto dalla sua stupidità che lo spettatore è portato a detestare,poi abbiamo uno spettacolare Pierce Brosnan,che qui,a parte i vari riferimenti al vero primo ministro inglese ha sfoderato tutto il suo savoir faire tipicamente british e ne risulta quindi un personaggio gradevolmente ironico e molto arguto,anche se le scelte che ha fatto in vita sono discutibili,vi è inoltre Olivia Williams che qui interpreta la moglie di Brosnan e anche lei è stata bravissima,ambigua,lunatica,capace di essere affettuosa e dolce e un attimo dopo subdola e cattiva,pronta a tutto pur di difendere i suoi segreti.
Il modo in cui Polanski porta avanti il film è Hitchockiano puro,ovvero serissimo,molto dark e cupo e svuotato di ogni possibile risvolto action immaginabile,la pellicola infatti pur non presentando nessuna scena movimentata a parte qualche fugacissimo inseguimento anche molto adrenalinico nella sua semplicità,scorre perfettamente e nonostante duri ben 131 minuti è talmente ben diretto e coinvolgente da portare lo spettatore a volerne ancora,complice la bravura degli attori.
Registicamente è un'opera immensa,la macchina da presa tallona i personaggi e non da mai l'idea dell'eccessivo movimento nel senso che anche in inquadrature mosse,da sempre una sensazione di staticità,inoltre vi sono dei momenti in cui Polanski prende congedo dai personaggi e mostra dei fugaci scorci di paesaggio davvero affascinanti,per quanto mi riguarda la scena iniziale in notturna con il rumore del mare e le luci delle torcie elettriche che spezzano l'oscurità in campo lunga a mio parere è pura poesia.
Il messaggio inoltre del film non è ben definito in quanto non si sa mai se dare ragione a Pierce Brosnan per le azioni compiute durante la guerra,oppure se stare dalla parte di chi lo vorrebbe dietro le sbarre,come anche il ghost writer,un attimo prima adirato con Adam Lang(Pierce Brosnan) e un minuto dopo grazie alla parlata potente e incisiva dell'uomo finisce per dargli quasi ragione,insomma un film che mette in dubbio la moralità stessa dello spettatore e che risulta sempre intrigante grazie alla sceneggiatura complessa e ben realizzata.
Un film in sintesi che nella sua apparente semplicità regala delle emozioni,mette una gran tensione e fa riflettere chi guarda non tanto con spiegoni ma con trovate visive,tutto ciò riporta al cinema vero,alla poetica dell'immagine,cui la settima arte dovrebbe dare più importanza,da molti considerato minore,tuttavia a queste persone io rispondo che se Nolan facesse un film così potrebbe cominciare a essere considerato al pari di Roman Polanski. Inoltre la scena finale fuori campo è quanto di più artistico si possa volere da un film,il simbolo della verità che scivola come semplici pagine di un libro nel vento. Semplicemente splendido. Voto 8,5/10
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marco zolpredi
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mercoledì 15 luglio 2015
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il punto più misterioso della trama
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Il punto più misterioso della trama mi pare l'uccisione di Lang: apparentemente è una sorta di omicidio-suicidio (perchè è ovvio che sarà immediatamente ammazzato anche l'attentatore) commesso dal veterano già apparso fra i dimostranti, un uomo sconvolto dalla perdita del figlio, ma la coincidenza sarebbe eccessiva e incoerente con il meccanismo impeccabile della trama; viene spontaneo quindi pensare a una messa in scena con un falso colpevole, analoga all'uccisione di JFK attribuita a un solo uomo, Lee Oswald (guarda caso ucciso subito dopo da un noto mafioso, un po' come capita al veterano: bocca chiusa per sempre). Però nel film di Polanski lo sparatore sembra agire liberamente, non costretto da altri: dopo aver sparato si mette addirittura sull'attenti davanti alle guardie del corpo per farsi "fucilare"; inoltre sappiamo che è un veterano dell'esercito (l'ha detto durante un'intervista in TV), quindi è plausibile che sappai sparare come ha fatto.
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Il punto più misterioso della trama mi pare l'uccisione di Lang: apparentemente è una sorta di omicidio-suicidio (perchè è ovvio che sarà immediatamente ammazzato anche l'attentatore) commesso dal veterano già apparso fra i dimostranti, un uomo sconvolto dalla perdita del figlio, ma la coincidenza sarebbe eccessiva e incoerente con il meccanismo impeccabile della trama; viene spontaneo quindi pensare a una messa in scena con un falso colpevole, analoga all'uccisione di JFK attribuita a un solo uomo, Lee Oswald (guarda caso ucciso subito dopo da un noto mafioso, un po' come capita al veterano: bocca chiusa per sempre). Però nel film di Polanski lo sparatore sembra agire liberamente, non costretto da altri: dopo aver sparato si mette addirittura sull'attenti davanti alle guardie del corpo per farsi "fucilare"; inoltre sappiamo che è un veterano dell'esercito (l'ha detto durante un'intervista in TV), quindi è plausibile che sappai sparare come ha fatto. Quindi è davvero una coincidenza fortunata (per la CIA)? Oppure è stato reclutato da agenti della CIA, che magari si spacciavano per patrioti come lui, portato sul tetto e messo in condizione di sparare? Inoltre, in una scena precedente il ghost writer vede che il piccolo accampamento che il veterano aveva montato davanti alla villa di Lang è deserto e sembra messo a soqquadro, come se l'avessero rapito... Come stanno le cose? Qualcuno sa, da interviste a Harris o a Polanski, qual è la spiegazione giusta?
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cinemalove
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martedì 24 marzo 2015
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firma polanski
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Si capisce la volontà di creare un intrigo politico d'effetto, ma la realizzazione non lo rende tale. Definirlo thriller è esagerato, piuttosto un noir romanzato (coerente con la storia del fim) più dedito al racconto filo e per segno a discapito della classica azione americana. Polanski prova a scavalcare il problema tenendosi il botto per il finale (SPOILER) con la morte di McGregor, ma lo spettatore ben accorto lo accoglie come forzato, pianificato a tavolino solo per non lasciare il finale privo di un colpo di scena. Alcune scene intermedie restano di una lentezza disarmante, altre invece (esempio quando il protagonista va da Paul Emmett) nonostante la poca dinamicità, colpiscono l'interesse con dialoghi ben costruiti.
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Si capisce la volontà di creare un intrigo politico d'effetto, ma la realizzazione non lo rende tale. Definirlo thriller è esagerato, piuttosto un noir romanzato (coerente con la storia del fim) più dedito al racconto filo e per segno a discapito della classica azione americana. Polanski prova a scavalcare il problema tenendosi il botto per il finale (SPOILER) con la morte di McGregor, ma lo spettatore ben accorto lo accoglie come forzato, pianificato a tavolino solo per non lasciare il finale privo di un colpo di scena. Alcune scene intermedie restano di una lentezza disarmante, altre invece (esempio quando il protagonista va da Paul Emmett) nonostante la poca dinamicità, colpiscono l'interesse con dialoghi ben costruiti. Insomma, luci ed ombre. Niente di superbo ma nemmeno un film da cestinare. Per amanti del genere
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sebkey
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venerdì 13 febbraio 2015
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thriller dai toni cupi alla polanski
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Un ghost writer londinese viene incaricato di creare un best-seller sulle memorie dell'ex primo ministro inglese Adam Lang. Attirato dai soldi e dalle insistenze del suo manager, il ghost writer ( di cui non si rivela mai il nome, dal momento che egli non è altro che un' "ombra") si trasferisce sull'isola di Martha's Vineyard per completare il lavoro del suo predecessore, morto in circostanze sospette.
Polanski si addentra cautamente in un thriller vecchio stampo, senza accantonare le sue peculiarità registiche. Il film ha un ritmo lento, in cui la calma dei personaggi contrasta con la desolazione del paesaggio, dove a dominare sono le tinte cupe e grigiastre (già viste in Rosemary's Baby) del New England.
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Un ghost writer londinese viene incaricato di creare un best-seller sulle memorie dell'ex primo ministro inglese Adam Lang. Attirato dai soldi e dalle insistenze del suo manager, il ghost writer ( di cui non si rivela mai il nome, dal momento che egli non è altro che un' "ombra") si trasferisce sull'isola di Martha's Vineyard per completare il lavoro del suo predecessore, morto in circostanze sospette.
Polanski si addentra cautamente in un thriller vecchio stampo, senza accantonare le sue peculiarità registiche. Il film ha un ritmo lento, in cui la calma dei personaggi contrasta con la desolazione del paesaggio, dove a dominare sono le tinte cupe e grigiastre (già viste in Rosemary's Baby) del New England. Le trame e gli inganni politici si mischiano alle ricerche del protagonista in un crescendo di tensione, fino al classico finale a sorpresa.
Recitazione impeccabile di Ewan McGregor, supportata da un cast perfettamente nella parte e da un Pierce Brosnan sopra le righe come non lo si vedeva da anni.
Meravigliosa la sequenza finale, coadiuvata dalle musiche tonanti del pluri-nominato Desplat
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gufetta76
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venerdì 2 agosto 2013
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solo l' ombra di un bel film
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Film Buio, troppo lungo e a tratti tedioso. Lenta la regia, pessimamente recitato, non
esistono colpi di scena perchè la storia è la pantomima delle più scontate spy story. Hitchcock? Polanski gli fa solo il verso,Hitchcock è un'altra cosa.Non vedi l'ora che arrivi il finale che è
talmente ovvio che forse anche chi è meno dotato di fantasia può prevedere. Non guardatelo se non volete perdere tempo.
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jacopo b98
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giovedì 16 maggio 2013
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polanski guida con eleganza un cast eccezionale
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Mike McAra è il ghost writer (il biografo)di Adam Lang (Brosnan), uomo politico di successo, e quando muore ci si chiede se sia stato suicidio o omicidio. Subentra al suo posto uno scrittore inglese (McGregor) che, esaminando il manoscritto di McAra, che deve sistemare e completare, scoprirà una verità nascosta. Il diciottesimo film di Polanski, tratto dal romanzo di Robert Harris, con cui il regista ha scritto la sceneggiatura, è, a detta dell’autore del libro, persino migliore della sua opera letteraria. È un thriller politico complesso e raffinato, ambientato su un’isola dove le tonalità prevalenti sono il grigio e l’azzurro del mare, è uno dei migliori film del regista, teso ed intricato, mantiene per tutta la sua durata quella tensione che suggerisce che c’è sempre qualcosa non ancora detto o scoperto.
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Mike McAra è il ghost writer (il biografo)di Adam Lang (Brosnan), uomo politico di successo, e quando muore ci si chiede se sia stato suicidio o omicidio. Subentra al suo posto uno scrittore inglese (McGregor) che, esaminando il manoscritto di McAra, che deve sistemare e completare, scoprirà una verità nascosta. Il diciottesimo film di Polanski, tratto dal romanzo di Robert Harris, con cui il regista ha scritto la sceneggiatura, è, a detta dell’autore del libro, persino migliore della sua opera letteraria. È un thriller politico complesso e raffinato, ambientato su un’isola dove le tonalità prevalenti sono il grigio e l’azzurro del mare, è uno dei migliori film del regista, teso ed intricato, mantiene per tutta la sua durata quella tensione che suggerisce che c’è sempre qualcosa non ancora detto o scoperto. Polanski descrive i suoi personaggi con perizia creando due protagonisti molto inquietanti ed inquietati. È un film di ombre, di tradimenti, di misteri e di politica, un film sugli USA come non mai nella carriera del regista. Inevitabile il paragone tra Lang e Tony Blair, fatto da molti critici e spettatori. Polanski mette in scena con perizia, in modo raffinato, come anche nelle scenografie e, con alcune semplici immagini, come l’uomo che perennemente spazza le foglie, dice più di quel che sembra dire. Colossale, come sempre il lavoro sugli attori, tutti strepitosi, su tutti McGregor, scozzese giovane che si era già fatto notare, Brosnan, che non aveva mai avuto una parte così interessante e complessa e la Williams, assolutamente straordinaria, che disegna un’inquietante first lady, sempre vestita di blu scuro o nero. Le ultime immagini, con McGregor che viene investito dalla macchina, senza che lo spettatore lo veda, sono di grandissimo cinema. Orso d’Argento a Berlino per la regia, sei European Film Awards: miglior film, regia, attore protagonista, sceneggiatura, colonna sonora, e quattro premi César: miglior regia, sceneggiatura, montaggio e musica, oltre a numerosi altri premi internazionali.
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odisseus
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sabato 30 marzo 2013
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all'ombra della politica e degli intrighi di stato
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L' Uomo nell' Ombra: figo! ma chi è ad essere nell'ombra?! una storia che si infittisce sempre più con lo sbrogliarsi della storia, o un burattino nelle mani di una donna e della cia o un ghost writer, che è sia l'ombra di un suo predecessore morto in strane circostanze, ma anche ombra di un uomo che è all'ombra di una donna che è all'ombra della CIA.
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L' Uomo nell' Ombra: figo! ma chi è ad essere nell'ombra?! una storia che si infittisce sempre più con lo sbrogliarsi della storia, o un burattino nelle mani di una donna e della cia o un ghost writer, che è sia l'ombra di un suo predecessore morto in strane circostanze, ma anche ombra di un uomo che è all'ombra di una donna che è all'ombra della CIA...?! la storia palleggia come una pallina in un campo da tennis e noi guardiamo la palla saltare in maniera convincente da un campo all'altro finchè non si ferma nel momento in cui il film si chiude ed il povero "caro amico", un ombra, subisce lo stesso destino di chi lo ha preceduto in un corso e ricorso storico che scandisce la storia e quindi la politica, su cui il film è in forte polemica per gli intrighi nascosti a Palazzo. Bella anche la colonna sonora, che fa pensare ad una marcia funebre perché in fondo il film parla della morte di 3 persone ma anche della morte della disinteressata passione per la politica e per la verità, consumata per strada sullo sfondo di fogli che svolazzano per aria facendo perdere la verità segreta nel silenzio.
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