france59
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domenica 11 aprile 2010
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semplicemente perfetto
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Ottimo film, gli attori sono bravissimi, soprattutto olivia williams e wilkinson che riescono a esaltare personaggi secondari. Mcgregor è perfetto in questo ruolo ed è una delle sue migliori interpretazioni mentre ho visto brosnan un po' giù di tono. La fotografia è stpenda e soprattutto le ambientazioni. La regia di Polanski è geniale.
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mat49
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domenica 11 aprile 2010
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uno dei migliori di polanski..
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...non aspettatevi grandi inseguimenti e esplosioni. Questo non è un film americano! Polanski ha perfettamente raggiunto l'obbiettivo, questo film è semplicemente azzeccato. Io non ho letto il libro ma la storia è veramente magnifica e molto attuale e gli attori sono strepitosi; il film è molto lento e qui io ci vedo tutta la sua forza. Riesce a trasmettere tensione anche con lentezza ed è qua che si nota tutta la bravura del regista. Consiglio vivamente di andarlo a vedere, non ascoltate quelli che dicono che è il peggiore di Polanski perchè non lo è! Anzi forse è uno dei migliori; certo uno appena uscito dalla sala rimarrà un po' stordito ma pensandoci un po' su pian pianino gli affioreranno in mente tutte le sfaccettature psicologiche dei personaggi.
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...non aspettatevi grandi inseguimenti e esplosioni. Questo non è un film americano! Polanski ha perfettamente raggiunto l'obbiettivo, questo film è semplicemente azzeccato. Io non ho letto il libro ma la storia è veramente magnifica e molto attuale e gli attori sono strepitosi; il film è molto lento e qui io ci vedo tutta la sua forza. Riesce a trasmettere tensione anche con lentezza ed è qua che si nota tutta la bravura del regista. Consiglio vivamente di andarlo a vedere, non ascoltate quelli che dicono che è il peggiore di Polanski perchè non lo è! Anzi forse è uno dei migliori; certo uno appena uscito dalla sala rimarrà un po' stordito ma pensandoci un po' su pian pianino gli affioreranno in mente tutte le sfaccettature psicologiche dei personaggi. Per finire posso dire che l'ambientazione è spettacolare!
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nino pell.
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domenica 11 aprile 2010
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thriller politico col classico finale a sorpresa
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Il regista Roman Polanski si prodiga nella regia di questo thriller a sfondo politico che si muove su solide basi narrative ed interpretative ma che si inerpica in una sceneggiatura spesso un pò lenta nel primo tempo e caratterizzata dal classico finale a sorpresa la cui soluzione sta in un rebus da decifrare e dove, curiosamente, il protagonista, una volta averlo scoperto, non ha l'accuratezza maculata di svelarlo al momento opportuno. Un finale sorprendente, ma appunto un tantino curioso. Buon film di Polanski ma certamente non ai suoi massimi livelli. Potrebbe ricordare lo stile di Hitchcock, ma siamo cauti nel prodigarci in certi entusiastici accostamenti. Molto spesso basta avere qualche idea un pò più particolare per definirla grandiosa ed originalissima.
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Il regista Roman Polanski si prodiga nella regia di questo thriller a sfondo politico che si muove su solide basi narrative ed interpretative ma che si inerpica in una sceneggiatura spesso un pò lenta nel primo tempo e caratterizzata dal classico finale a sorpresa la cui soluzione sta in un rebus da decifrare e dove, curiosamente, il protagonista, una volta averlo scoperto, non ha l'accuratezza maculata di svelarlo al momento opportuno. Un finale sorprendente, ma appunto un tantino curioso. Buon film di Polanski ma certamente non ai suoi massimi livelli. Potrebbe ricordare lo stile di Hitchcock, ma siamo cauti nel prodigarci in certi entusiastici accostamenti. Molto spesso basta avere qualche idea un pò più particolare per definirla grandiosa ed originalissima. Andiamoci piano in quanto gli sforzi creativi dei film del passato, appunto, sono da insegnamento.
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[+] già meglio
(di giuliana li vigni)
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laulilla
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domenica 11 aprile 2010
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il signor nessuno, come tutti noi.
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Il ghost writer di questo film non ha un nome proprio, perché, agli occhi degli uomini di potere di cui il film ci parla, non è nessuno. Egli, in effetti, è un suddito, cui non si chiede altro che di riscrivere l'autobiografia di Adam Lang, che essendo un uomo importante, non ha tempo per queste cose: si tratta, infatti, dell'ex premier inglese, che ha impegnato il proprio paese nella lotta contro il terrorismo di Al Quaeda, con operazioni poco chiare di cui ora pare chiamato a rispondere. Il libro di memorie, che il ghost writer dovrebbe rivedere, e magari riscrivere in senso apologetico, ricevendo una retribuzione di tutto rispetto, ha già subito una prima redazione, ma lo scrittore precedentemente assunto allo scopo è morto, prima di concludere il suo lavoro.
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Il ghost writer di questo film non ha un nome proprio, perché, agli occhi degli uomini di potere di cui il film ci parla, non è nessuno. Egli, in effetti, è un suddito, cui non si chiede altro che di riscrivere l'autobiografia di Adam Lang, che essendo un uomo importante, non ha tempo per queste cose: si tratta, infatti, dell'ex premier inglese, che ha impegnato il proprio paese nella lotta contro il terrorismo di Al Quaeda, con operazioni poco chiare di cui ora pare chiamato a rispondere. Il libro di memorie, che il ghost writer dovrebbe rivedere, e magari riscrivere in senso apologetico, ricevendo una retribuzione di tutto rispetto, ha già subito una prima redazione, ma lo scrittore precedentemente assunto allo scopo è morto, prima di concludere il suo lavoro.
Il giovane scrittore accetta l'incarico e decide di raggiungere il potente Adam Lang nell'isola del New England, dove attualmente risiede in una lussuosa e blindatissima casa di vetro, circondata da uomini armati della Cia, che ne fanno un sorvegliatissimo bunker. Il luogo è davvero poco ospitale, ventoso e piovoso, con poche altre abitazioni, assai distanti fra loro: un luogo, insomma inquietante, così come inquietanti e sinistre sono le notizie che il giovane riesce a raccogliere sulla morte del collega che l'ha preceduto, sul premier e sulle ragioni poco confessabili che l'hanno spinto a decidere la guerra al terrorismo e i successivi nefandi comportamenti.
Quanto più il ghost writer riesce a mettere insieme le tessere del puzzle, tanto più alto diventa il rischio per la propria vita: l'interesse del thriller è infatti proprio in questo parallelo svolgersi dei due principali percorsi narrativi: l'indagine su Adam Lang e il progressivo venir meno della sicurezza per lo scrittore, che sembra essere davvero solo nel custodire i segreti più imbarazzanti. Il finale del film, è sorprendente e degno di un maestro del giallo, quale spesso Polanski ha dimostrato di essere, magari guardando ad Hitchock, ma anche rifacendosi alla propria personale storia di regista e di uomo. Tuttavia, secondo me, il film non è solo un giallo e si presta ad altre letture: è anche un film politico sul potere e sulle trame che nell'ombra porta avanti, coinvolgendo i cittadini, anche quelli che, come lo scrittore, non hanno mai avuto alcun interesse per la vita politica e hanno votato Lang, perché era di moda, come egli stesso ammetterà. In realtà, nessuno può chiamarsi fuori, perché le azioni dei politici ci riguardano, che lo vogliamo o no: sta a noi decidere se vogliamo contare davvero o essere dei plaudenti ghost writers senza nome.
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[+] non è un'analisi del film
(di giuliana li vigni)
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ivanod
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domenica 11 aprile 2010
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il film di un regista crepuscolare
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Esistono autori per cui la propria vita personale è in completa simbiosi con l'universo raccontato dalle proprie opere, dove la narrazione si confonde e supera la propria vicenda attraverso l'immaginazione e l'invenzione di una storia o di una sensazione. Come non vedere questo parallelo tra le opere e la vita enigmatica di Roman Polanski? Ultimo esempio ne è quest'ultimo film dove la vicenda che vede come protagonista un "ghost writer" alle prese con la biografia di primo ministro Britannico (Blair?) assoggettato al potere USA tanto da doverne accettare e condividere anche scelte sbagliate (Iraq?). C'è Polanski in entrambi i personaggi, il ministro e la sua ombra, entrambi soccombenti, entrambi alle prese con destini e vicende più grandi di loro, da sempre la tematica centrale dei film di Roman (frantic,Chinatown,Fiele,Pianista, lo stesso Oliver Twist), solo che nella fattispecie l'usuale sguardo ironico e beffardo è inesistente e la realtà che ne emerge è cupa e fredda, ed è la sola costante del mondo di Polanski che rimane.
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Esistono autori per cui la propria vita personale è in completa simbiosi con l'universo raccontato dalle proprie opere, dove la narrazione si confonde e supera la propria vicenda attraverso l'immaginazione e l'invenzione di una storia o di una sensazione. Come non vedere questo parallelo tra le opere e la vita enigmatica di Roman Polanski? Ultimo esempio ne è quest'ultimo film dove la vicenda che vede come protagonista un "ghost writer" alle prese con la biografia di primo ministro Britannico (Blair?) assoggettato al potere USA tanto da doverne accettare e condividere anche scelte sbagliate (Iraq?). C'è Polanski in entrambi i personaggi, il ministro e la sua ombra, entrambi soccombenti, entrambi alle prese con destini e vicende più grandi di loro, da sempre la tematica centrale dei film di Roman (frantic,Chinatown,Fiele,Pianista, lo stesso Oliver Twist), solo che nella fattispecie l'usuale sguardo ironico e beffardo è inesistente e la realtà che ne emerge è cupa e fredda, ed è la sola costante del mondo di Polanski che rimane. Il film è narrato in tutte le tonalità del grigio, con richiami a Wright e Moore, i maestri della fusione tra natura ed artificio, la villa e le sue sculture. Risulta a volte troppo verboso anche se le eventuali inconguenze del plot (la moglie della CIA,il premier Gb scelto dagli Usa? ),non incidono sul dilemma di fondo. Non c'è scampo al proprio destino, specie se lo stesso è pilotato da agenti falsi e truffaldini, ed il mondo che ci circonda ci è avverso e popolato da corrotti. Sembra volgia essere un testamento di Roman, ma francamente ci auguriamo non lo sia perchè vorremmo ancora godere di quella sua maestria di mischiare le carte tra grottesco, ironico e amaro, in quel gioco di incastri che in questo film è assente, e del quale se ne sente la mancanza.Ottimo McGregor sotto le righe e bravo Broman,forse per lui una nuova carriera?
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(di giuliana li vigni)
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stejo87
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domenica 11 aprile 2010
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il peggior film di polanski
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Unico aspetto positivo del film è la recitazione (buona, non ottima) di McGregor e Brosnan. Gli altri interpreti fanno il loro mestiere in modo routinario. La trama è insensata, cosa che emerge soprattutto nell'assurdo finale. L'ambientazione è monotona e per nulla originale, la fotografia funzionale. I movimenti della macchina qua e là imprecisi (vedi scena dello svuotamento dei cassetti) fanno rimpiangere la lezione di Kurosawa, che sapeva sì seguire gli attori senza dare nell'occhio. Non mi viene in mente alcun film di Polanski che sia inferiore a questo da un punto di vista qualitativo (eccettuata, come è ovvio, la pellicola in senso letterale). Del tutto immeritato l'orso d'argento, a fronte di alcuni illustri predecessori (come ad esempio Samaria di Kim del 2004), che hanno davvero cercato di innovare la regia.
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Unico aspetto positivo del film è la recitazione (buona, non ottima) di McGregor e Brosnan. Gli altri interpreti fanno il loro mestiere in modo routinario. La trama è insensata, cosa che emerge soprattutto nell'assurdo finale. L'ambientazione è monotona e per nulla originale, la fotografia funzionale. I movimenti della macchina qua e là imprecisi (vedi scena dello svuotamento dei cassetti) fanno rimpiangere la lezione di Kurosawa, che sapeva sì seguire gli attori senza dare nell'occhio. Non mi viene in mente alcun film di Polanski che sia inferiore a questo da un punto di vista qualitativo (eccettuata, come è ovvio, la pellicola in senso letterale). Del tutto immeritato l'orso d'argento, a fronte di alcuni illustri predecessori (come ad esempio Samaria di Kim del 2004), che hanno davvero cercato di innovare la regia. Sconsiglio di spendere per andarlo a vedere, e anche a casa risulterebbe noioso. Peccato, Polanski sa fare di meglio ("L'inquilino del terzo piano" e "Il pianista" su tutti).
stejo87
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spirit1971
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domenica 11 aprile 2010
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deludente
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sara' che da Polansky mi aspettavo ben altro... ma questo film mi ha davveor deluso. a mio parere e' un'occasione persa. forse non e' colpa di Roman ma della storia originale... pero' il film fa acqua da tutte le parti. non si e' mai visto uno che appena scopre che forse c'e' qualcosa di losco... lo va allegramente a raccontare a chi sa potrebbe essere implicato, non si e' mai visto uno che scopre le carte quando e' nella tana del lupo accerchiato da chi potrebbe ucciderlo (visto che forse lo hanno gia' fatto...) e il finale poi e' ancora meno credibile....
Mai un momento di vera suspence, la soluzione finale che era telefonata da meta' fillm e con la grande rivelazione del film poi che non si sa bene perche' e' stata nascosta in quel modo invece di essere affidata ad un avvocato o altro.
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sara' che da Polansky mi aspettavo ben altro... ma questo film mi ha davveor deluso. a mio parere e' un'occasione persa. forse non e' colpa di Roman ma della storia originale... pero' il film fa acqua da tutte le parti. non si e' mai visto uno che appena scopre che forse c'e' qualcosa di losco... lo va allegramente a raccontare a chi sa potrebbe essere implicato, non si e' mai visto uno che scopre le carte quando e' nella tana del lupo accerchiato da chi potrebbe ucciderlo (visto che forse lo hanno gia' fatto...) e il finale poi e' ancora meno credibile....
Mai un momento di vera suspence, la soluzione finale che era telefonata da meta' fillm e con la grande rivelazione del film poi che non si sa bene perche' e' stata nascosta in quel modo invece di essere affidata ad un avvocato o altro... e inoltre... senza uno straccio di prova a contorno...
la scoperta piu' importante, di meta' film e che apre le porte alla spiegazione finale... che viene trovata facendo una ricerca in google.... alla faccia del mistero...
sarei curioso di leggere il libro per capire se una trama cosi' scadente e' frutto dello scrittore o del regista... fatto sta che Polansky avrebbe potuto correggerle certe assurdita'... i registi se ne prendono tante di liberta'... qui poteva farlo...
invece... mi lascia con nun amaro in bocca incredibile per un'opportunita' enorme buttata via.
Forse doveva riguardarsi Il Socio, o I 3 Giorni del Condor... quelli sì film che ti tengono incollato alla sedia... che ti sorprendono.., che ti fanno uscire dalla sala soddisfatto... questo film invece ... e' un susseguirsi di momenti in cui guardi esterrefatto il protagonista e ti chiedi come possa essere cosi' cretino...
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roberto simeoni
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domenica 11 aprile 2010
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polansky!
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Molti hanno fatto riferimento ad Hitchcock riguardo a questo film, ma chi conosce bene la filmografia di Polanski riconosce subito la mano dell'autore di "Chinatown", "Frantic" e "La morte e la fanciulla". Anche "The ghostwriter" è come i film citati, un thriller politico, e proprio in ciò risiede la differenza con il maestro inglese: se in Hitchcock le trame spionistiche sono solo un pretesto per fare "Cinema" ("il film non sono pezzi di vita, sono pezzi di torta": una sua famosa frase), per Polanski, che ha passato una vita drammaticamente condizionata dalla politica e dai suoi fantocci (l'infanzia in un campo di concentramento e in fuga nelle città controllate dai nazisti, l'esperienza del comunismo in Polonia, le disavventure giudiziarie negli USA), queste storie sono una occasione per fare i conti con la realtà che ci condiziona.
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Molti hanno fatto riferimento ad Hitchcock riguardo a questo film, ma chi conosce bene la filmografia di Polanski riconosce subito la mano dell'autore di "Chinatown", "Frantic" e "La morte e la fanciulla". Anche "The ghostwriter" è come i film citati, un thriller politico, e proprio in ciò risiede la differenza con il maestro inglese: se in Hitchcock le trame spionistiche sono solo un pretesto per fare "Cinema" ("il film non sono pezzi di vita, sono pezzi di torta": una sua famosa frase), per Polanski, che ha passato una vita drammaticamente condizionata dalla politica e dai suoi fantocci (l'infanzia in un campo di concentramento e in fuga nelle città controllate dai nazisti, l'esperienza del comunismo in Polonia, le disavventure giudiziarie negli USA), queste storie sono una occasione per fare i conti con la realtà che ci condiziona. A questo proposito "the gosthwriter" è esemplare nella satira feroce che fa dei politici contemporanei (se la prende con gli inglesi, ma gli italiani dovrebbero provare a leggere il film con il loro vissuto politico ...). Come in "Chinatown" e in "La morte e la fanciulla" il film assomiglia ad una perfetta composizione musicale, quasi un quartetto d'archi, appunto, dove ciascuna nota richiama quella successiva, con un equilibrio magistrale degli elementi che lo compongono e un finale esemplare. Un film da vedere e rivedere, come lo è per "Intrigo internazionale" è vero, ma ancora più come una nuova "La morte e la fanciulla".
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matteobaldan
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domenica 11 aprile 2010
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grande regia, sceneggiatura imperfetta
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Quando un ghost writer inglese di successo assume l’incarico di portare a termine l’autobiografia dell’ex Premier britannico Adam Lang il suo agente letterario gli assicura che si tratta dell’occasione della vita. Ma il progetto si rivela nefasto sin dall’inizio, non da ultimo per il fatto che il suo predecessore, per lungo tempo assistente di Lang, è rimasto vittima di uno strano incidente.
L’uomo nell’ombra è diretto magistralmente da Roman Polanski, che riesce ad evocare un’atmosfera umida e inquietante – l’acqua è elemento centrale del film – grazie ad una fotografia grigia e alle musiche suggestive di Alexandre Desplat.
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Quando un ghost writer inglese di successo assume l’incarico di portare a termine l’autobiografia dell’ex Premier britannico Adam Lang il suo agente letterario gli assicura che si tratta dell’occasione della vita. Ma il progetto si rivela nefasto sin dall’inizio, non da ultimo per il fatto che il suo predecessore, per lungo tempo assistente di Lang, è rimasto vittima di uno strano incidente.
L’uomo nell’ombra è diretto magistralmente da Roman Polanski, che riesce ad evocare un’atmosfera umida e inquietante – l’acqua è elemento centrale del film – grazie ad una fotografia grigia e alle musiche suggestive di Alexandre Desplat. Tuttavia la sceneggiatura – adattamento dell’omonimo romanzo di Robert Harris – è difettosa e la narrazione zoppicante. Il livello di tensione si mantiene troppo basso, per quanto il finale in cui la comprensione di un acrostico porta all’agnizione risolutiva sia perfettamente riuscito.
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francesca50
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domenica 11 aprile 2010
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film di forte suspence
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Film di ottima regia e con interpreti perfetti! Nonostante trasudi frequentemente un antiamericanismo che si basa su aspetti fantapolitici, che per il regista si avverte sono ormai verità e che, direbbe Berlusconi, appare confezionato dai soliti "comunisti"(giudizio grossolano ma per certi aspetti veritiero)per demolire Tony Blair, la pellicola è veramente ben confezionata. Polansky si dimostra sempre l'ottimo regista che è e si fa perdonare il suo antiamericanismo di maniera,anche da chi è convinto della validità della politica statunitense, l'unico paese che ha capito cosa sia l'islam. Non è politicamente corretto dirlo ma gli estremisti islamici sono veramente pericolosi e chi non lo crede si legga direttamente il Corano e si ricordi dopo che i praticanti lo vedono come fonte di verità assoluta (e sono l'ottanta per cento).
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Film di ottima regia e con interpreti perfetti! Nonostante trasudi frequentemente un antiamericanismo che si basa su aspetti fantapolitici, che per il regista si avverte sono ormai verità e che, direbbe Berlusconi, appare confezionato dai soliti "comunisti"(giudizio grossolano ma per certi aspetti veritiero)per demolire Tony Blair, la pellicola è veramente ben confezionata. Polansky si dimostra sempre l'ottimo regista che è e si fa perdonare il suo antiamericanismo di maniera,anche da chi è convinto della validità della politica statunitense, l'unico paese che ha capito cosa sia l'islam. Non è politicamente corretto dirlo ma gli estremisti islamici sono veramente pericolosi e chi non lo crede si legga direttamente il Corano e si ricordi dopo che i praticanti lo vedono come fonte di verità assoluta (e sono l'ottanta per cento). Dunque ben venga il film di Polansky, purchè non venga troppo creduto che gli americani sono brutti e cattivi.
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[+] bah...
(di emaspac)
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