il poeta marylory
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giovedì 29 aprile 2010
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grande polanski...
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Un film scorrevole che prende per gli intrighi politici aggiungo reali che succedono per il potere e che paga sempre pantalone...
Che fa riflettere e voglia al cambiamento...
Bravo Polanski...
Consigliabile e al massimo voto!
il Poeta
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carmine antonello villani
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martedì 27 aprile 2010
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polanski omaggia il maestro del thriller
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Fin troppo hitchcockiano l’ultimo film di Roman Polanski che non nasconde affatto di aver attinto alla filmografia del regista inglese. Perché la scelta caduta su uno scrittore di poco successo per correggere le memorie dell’ex Premier britannico coinvolto in uno scandalo di violazione dei diritti umani è quanto meno sospetta. Se poi aggiungete che uno spaesato Ewan McGregor deve pure sostituire il suo predecessore deceduto in circostanze misteriose si capisce da subito che non è tutto oro quello che luccica. Suspence e colpi di scena, “The Ghost Writer” non scontenterà gli amanti del giallo vecchia maniera, gli ingredienti si amalgamano nella vischiosità di una politica che sfugge a qualsiasi definizione: peccati di gioventù e servizi segreti sembrano andare a braccetto nell’autobiografia del Primo Ministro.
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Fin troppo hitchcockiano l’ultimo film di Roman Polanski che non nasconde affatto di aver attinto alla filmografia del regista inglese. Perché la scelta caduta su uno scrittore di poco successo per correggere le memorie dell’ex Premier britannico coinvolto in uno scandalo di violazione dei diritti umani è quanto meno sospetta. Se poi aggiungete che uno spaesato Ewan McGregor deve pure sostituire il suo predecessore deceduto in circostanze misteriose si capisce da subito che non è tutto oro quello che luccica. Suspence e colpi di scena, “The Ghost Writer” non scontenterà gli amanti del giallo vecchia maniera, gli ingredienti si amalgamano nella vischiosità di una politica che sfugge a qualsiasi definizione: peccati di gioventù e servizi segreti sembrano andare a braccetto nell’autobiografia del Primo Ministro. Pierce Brosnan è impenetrabile come il suo buen ritiro blindato sulla spiaggia; Kim Catrall è la segretaria incaricata di tenere il manoscritto lontano da occhi indiscreti, mentre Olivia Williams interpreta una moglie annoiata che scivola nel letto dello scrittore “fantasma”. Il puzzle di Polanski si compone pezzo dopo pezzo tra confessioni e reticenze di uno staff poco propenso al dialogo, eppure la verità verrà fuori come quando si avvicina alla fiamma uno di quei fogli scritti con il succo di limone. La scena del bigliettino passato di mano in mano alla presentazione del libro è già cult. Da non perdere.
Carmine Antonello Villani
(Salerno)
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ripagrandeluca
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lunedì 26 aprile 2010
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bravo polansky
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un poco lento ma assolutamente ben fatto si tratta di un tipo di film vero a cui, oramai, siamo poco abituati geniale il finale
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atene20
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sabato 24 aprile 2010
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meditate gente, meditate...
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mantenere l'attenzione degli spettatori per 131 minuti " circa " senza che succeda pressochè nulla non è cosa da poco.
Intuire chi siano i colpevoli per esperti di film gialli è cosa piuttosto semplice, ma capire le ragioni per le quali questi lo siano non è altrettranto banale.
Ma questi americani perchè continuano a sventolare ai quattro venti la loro malvagità??
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the_end
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sabato 24 aprile 2010
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polansky esce dall'ombra
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L’uomo nell’ombra, il cui titolo originale è the ghost writer, segna il ritorno di Roman Polansky alla regia dopo cinque anni di pausa. Tratto da un romanzo di Robert Harris, racconta la storia di Ewan McGregor, ovvero di un ghost writer. Ewan è calmo, pacato, quasi malinconico. La sua personalità si adatta perfettamente al suo mestiere: questo particolare tipo di autore, infatti, scrive testi per conto di terzi – generalmente famosi – che vengono poi pubblicati con la sola firma del committente; il ghost writer, che emblematicamente – in italiano – viene anche chiamato negro, resta immerso nell’ombra (non deve, ad esempio, nemmeno presentarsi all’anteprima del libro). Il committente di Ewan, però, non è soltanto famoso: si tratta di Adam Lang, ex-premier inglese, il cui precedente ghost writer, che aveva già completato una prima – apologetica – stesura della biografia, è morto in circostanze sospette.
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L’uomo nell’ombra, il cui titolo originale è the ghost writer, segna il ritorno di Roman Polansky alla regia dopo cinque anni di pausa. Tratto da un romanzo di Robert Harris, racconta la storia di Ewan McGregor, ovvero di un ghost writer. Ewan è calmo, pacato, quasi malinconico. La sua personalità si adatta perfettamente al suo mestiere: questo particolare tipo di autore, infatti, scrive testi per conto di terzi – generalmente famosi – che vengono poi pubblicati con la sola firma del committente; il ghost writer, che emblematicamente – in italiano – viene anche chiamato negro, resta immerso nell’ombra (non deve, ad esempio, nemmeno presentarsi all’anteprima del libro). Il committente di Ewan, però, non è soltanto famoso: si tratta di Adam Lang, ex-premier inglese, il cui precedente ghost writer, che aveva già completato una prima – apologetica – stesura della biografia, è morto in circostanze sospette. Ewan intuisce che la situazione sarà pericolosa – specialmente dopo esser stato aggredito e derubato perché in possesso di quella che sembrava una copia della biografia già esistente – ma accetta il lavoro perché persuaso dal suo ben più carismatico agente, e quindi ancor prima di sapere che sarebbe stato ben ricompensato. Dopo aver letto la lunga e solenne biografia scritta dal precedente ghost writer, Ewan comincia a fare domande a Lang per poter modificare lo scritto e renderlo più interessante; durante il suo lavoro, però, scopre delle contraddizioni e capisce che il suo predecessore aveva scoperto qualcosa prima di morire. Giochi di potere, corruzione, cospirazioni, relazioni con gli Stati Uniti; segreti che Ewan ha chiaramente difficoltà a gestire, ma che non possono essere ignorati, e che lo portano a seguire la strada che il vecchio ghost writer aveva tracciato, una strada che non può che portare ad un vicolo cieco. Le sequenze si susseguono in modo rilassato e composto – come tipico del regista – ed i dialoghi sono tutt’altro che prolissi. Pur essendo un thriller, non gioca molto sulla tensione: il suo procedere lento può renderlo noioso e questo lo rende un film non adatto a tutti. Assolutamente degna di nota la scena finale che relega l’incidente al fuori-campo e che mostra i fogli svolazzanti. Molto interessante anche l’approccio psicologico del protagonista che riesce a nascondere, grazie anche al suo pacato carattere, l’inquietudine che scaturisce dalle scoperte che rendono improvvisamente inedito ciò che prima era familiare. Va considerato, inoltre, da un lato che il film a suo modo è affine ai precedenti lavori del regista mantenendo il senso claustrofobico e pessimista sui rapporti interpersonali; e dall’altro che vengono toccati temi – quali inchieste internazionali e rifugio in altri Paesi per evitare l’incarcerazione o l’estradizione – che riguardano da vicino il regista polacco.
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[+] bela analisi
(di giuliana li vigni)
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annalisa marini
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giovedì 22 aprile 2010
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la noia...
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...di un evolversi scontato fin dall'inizio.
E' un discreto film.
Quello che accade però è scontato fin dall'inizio, la storia non ti lascia neanche per un istante nel dubbio. Fin dall'inizio si presuppone che il protagonista farà una brutta fine e così accade. Su questo filo conduttore si dipanano altri avvenimenti più o meno importanti che in nessun momento portano lo spettatore a "rizzare le antenne".
non è un film che ti tiene inchiodato sulla sedia.
non è una storia che ti sorprende.
il protagonista recita ad un bun livello ma le sue espressioni sono la fotocopia di quelle dei film precedenti. Paradossalmente a vederlo mi è venuto in mente moulin rouge...
è un film che si lascia vedere, ma si può anche perdere.
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...di un evolversi scontato fin dall'inizio.
E' un discreto film.
Quello che accade però è scontato fin dall'inizio, la storia non ti lascia neanche per un istante nel dubbio. Fin dall'inizio si presuppone che il protagonista farà una brutta fine e così accade. Su questo filo conduttore si dipanano altri avvenimenti più o meno importanti che in nessun momento portano lo spettatore a "rizzare le antenne".
non è un film che ti tiene inchiodato sulla sedia.
non è una storia che ti sorprende.
il protagonista recita ad un bun livello ma le sue espressioni sono la fotocopia di quelle dei film precedenti. Paradossalmente a vederlo mi è venuto in mente moulin rouge...
è un film che si lascia vedere, ma si può anche perdere...
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[+] cara annalisa
(di lapingra)
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(di misesjunior)
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dario carta
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giovedì 22 aprile 2010
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l'ombra di polanski su un nuovo capolavoro
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Ventata neoclassica da cinema d’altri tempi quest’anno sugli schermi,evento fattosi assente per lungo tempo,un poco per lasciar posto agli attuali stilemi di settore molto attenti al pragmatismo commerciale e un poco per la paura di un fiato troppo corto per non temere di deludere aspettative oggi sempre più esigenti. Scorsese,con “Shutter Island” traspone sullo schermo il romanzo di Lehane,con ricorsi a tecnicismi narrativi da enciclopedia del cinema,una corsa retrò ad alto contenuto emotivo di rara completezza e genialità.
Con “L’uomo nell’ombra” – “The Ghost Writer” - ,Polanski torna al thriller e adatta l’omonimo romanzo del giornalista inglese Richard Harris,spuntando un noir politico di grande effetto e meritevole di apparire al fianco delle sue migliori opere del biennio ‘60/’70.
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Ventata neoclassica da cinema d’altri tempi quest’anno sugli schermi,evento fattosi assente per lungo tempo,un poco per lasciar posto agli attuali stilemi di settore molto attenti al pragmatismo commerciale e un poco per la paura di un fiato troppo corto per non temere di deludere aspettative oggi sempre più esigenti. Scorsese,con “Shutter Island” traspone sullo schermo il romanzo di Lehane,con ricorsi a tecnicismi narrativi da enciclopedia del cinema,una corsa retrò ad alto contenuto emotivo di rara completezza e genialità.
Con “L’uomo nell’ombra” – “The Ghost Writer” - ,Polanski torna al thriller e adatta l’omonimo romanzo del giornalista inglese Richard Harris,spuntando un noir politico di grande effetto e meritevole di apparire al fianco delle sue migliori opere del biennio ‘60/’70.
Appaiono in filigrana l’elaborazione di certe tematiche ed il ricorso ai meccanismi cari al regista e gli evidenti richiami ai suoi lavori di ieri,come l’ambientazione della storia,anonima ed isolata,reminiscenza del “Cul de sac” del ’66,l’esame della corruzione di una politica guasta,come nella giustizia corrotta di “Chinatown” ,la fotografia di una identità latente ed incerta che,come molti altri dettagli,accomuna “L’uomo nell’ombra” e “L’inquilino del terzo piano” (1976).
Con sofisticati aforismi direttivi cari a Hitchcock,Polanski sforna un complotto di intrighi politici,denunce sociali,cospirazioni,tradimenti e scandali di raro magnetismo e cruda attualità.
L’ombra ,”The Ghost”,resta un individuo nebuloso,un elemento asostanziale in balia di eventi che lo snaturano della sua realtà professionale.La sua personalità latente scivola sempre più nella figura di colui che lo ha preceduto e l’uomo si spersonalizza diventando prigioniero di una persona ormai morta e di un ambiente anch’esso senza identità.
Qui Polanski descrive la personalità dell’ombra come graduale preda del fantasma di chi lo ha preceduto.
La sequenza in cui lo scrittore si libera degli effetti personali del predecessore e trova il plico delle foto rivelatrici,riporta alla memoria l’esasperazione di Trelkovsky in “L’inquilino del terzo piano” e la sua ossessione per la donna che aveva abitato l’appartamento prima di lui. Sembra evidente l’analogia fra il ritrovamento da parte di Trelkovsky del dente nascosto nel muro e la scoperta del pacchetto nella camera dell’ombra entrambi indizi di una paranoia in atto.
Affascinante film pervaso da un senso di silenzioso mistero in ogni inquadratura,ogni sequenza,ogni sguardo fugace ed ambiguo,ogni laconico dialogo.
Equivoco e sospetto sono i protagonisti di una storia ove nulla è reale e nulla è fittizio in una realtà controversa conosciuta e celata e nessuno sembra essere quello che appare e solo un destino annunciato grava sul racconto e sul protagonista.
Polanski sceneggia l’inquietante racconto di Harris,conferendo una mirabile struttura filmica ad una storia dai toni polemici sui casi della politica mediorientale (Tony Blair),l’Iraq,l’accusa all’interventismo e dosa indizi e informazioni con lo scopo provocatorio di indurre alla riflessione sui termini di un Primo Ministro – non fittizio – divenuto ombra delle linee direttive e di una politica dominante fino a diventare egli stesso vittima spiaggiata come un corpo dimenticato.
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tommynini
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mercoledì 21 aprile 2010
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intrigo internazionale ii
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bellissimo film di polansky che rispecchia fedelmente la cifra stilistica del libro, uno dei migliori thriller degli ultimi anni.consigliato a chi non ama i film alla bruce willis.fotografia bellissima e crepuscolare sull'isola di marta vyneard ,ottimi attori.andamento volutamente lento nella prima parte che prepara l'antefatto della vicenda di un primo ministro inglese ormai a riposo e della sua vita scritta dal ghostwriter interprete della vicenda.non ci sono colpi di scena ma il tutto si evolve e si dipana alla ricerca della verita' drammatica.l'unica sorpresa la fine del film non corrispondente al testo del libro:da vedere in silenzio senza rompiballe dietro alla poltrona che chiaccherano:.
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bellissimo film di polansky che rispecchia fedelmente la cifra stilistica del libro, uno dei migliori thriller degli ultimi anni.consigliato a chi non ama i film alla bruce willis.fotografia bellissima e crepuscolare sull'isola di marta vyneard ,ottimi attori.andamento volutamente lento nella prima parte che prepara l'antefatto della vicenda di un primo ministro inglese ormai a riposo e della sua vita scritta dal ghostwriter interprete della vicenda.non ci sono colpi di scena ma il tutto si evolve e si dipana alla ricerca della verita' drammatica.l'unica sorpresa la fine del film non corrispondente al testo del libro:da vedere in silenzio senza rompiballe dietro alla poltrona che chiaccherano:.p.s. splendido il cammeo di ely wallach ormai novantenne ma arzillo ed inquietante!
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