brando fioravanti
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sabato 9 aprile 2022
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moon
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Grande fantascienza, non del tutto originale alcune idee sono chiaramente prese da colossi del cinema come 2001 odissea e Blade Runner ma sapientemente rielaborate. Il confronto con il proprio clone, la totale crisi di identità e di qualsiasi certezza lo rendono un grande film angosciante e claustrofobico. Sam rockwell è grandioso regge praticamente la scena da solo
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valter di giacinto
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sabato 18 aprile 2020
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fantascienza filosofica e ben congegnata.
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Che la grande fantascienza abbia radici profondamente filosofiche lo dimostra il fatto che uno dei più grandi interpreti del genere, Philip K. Dick, si definiva espressamente filosofo, prima che scrittore di fiction. E in questo bel film si va al nocciolo del concetto filosofico di essere umano come individuo singolo, con il fine di mettero in discussione dalle fondamenta facendo leva sul tema classico della clonazione. Che cosa accadrebbe se un giorno vi trovaste faccia a faccia con un vostro clone, senza poter far finta di nulla e voltarvi dall'altra parte perché costretti dalle circostanze a dover condividere di necessità uno spazio angusto e separato dal mondo come quello di una base lunare? Il film si regge un po' tutto su questa domanda, e la sviluppa in maniera assai convincente.
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Che la grande fantascienza abbia radici profondamente filosofiche lo dimostra il fatto che uno dei più grandi interpreti del genere, Philip K. Dick, si definiva espressamente filosofo, prima che scrittore di fiction. E in questo bel film si va al nocciolo del concetto filosofico di essere umano come individuo singolo, con il fine di mettero in discussione dalle fondamenta facendo leva sul tema classico della clonazione. Che cosa accadrebbe se un giorno vi trovaste faccia a faccia con un vostro clone, senza poter far finta di nulla e voltarvi dall'altra parte perché costretti dalle circostanze a dover condividere di necessità uno spazio angusto e separato dal mondo come quello di una base lunare? Il film si regge un po' tutto su questa domanda, e la sviluppa in maniera assai convincente. All'inizio i due Sam Bell confliggono furiosamente, quasi a voler rimarcare ciascuno la propria unicità nei confronti dell'altro. Ma alla fine saranno in grado di riconoscersi uno nei molti, scopriranno il magazzino dei cloni e se ne serviranno per perseguire, tutti insieme, le finalità proprie dell'unico Sam Bell che sia mai esistito, quell'anima unitaria che sottende le molteplici incarnazioni corporee di cui si serve spietatamente l'orrenda multinazionale di turno per perseguire il proprio profitto. Il singolo, un'entità che esiste unicamente "per accidens", come perfettamente dimostrato dall'infinita possibilità di replicarlo, è divenuto nel pensiero moderno il cardine di tutto il nostro universo di esseri umani. Questo film pare voler ribaltare tale impostazione, mostrando come si possa essere realmente singolari nei confronti del mondo che ci sovrasta solo una volta che si sia riconosciuto il fatto di essere tutti perfettamente uguali uno all'altro.
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steffa
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sabato 28 aprile 2018
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mezza delusione
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Il film è ben curato e ben realizzato a livello di fotografia, scenografia ed effetti speciali, ma la storia è completamente campata per aria, alcuni gravi "bug" scientifici da b-movie sgonfiano in breve tempo il baraccone cinematografico come ad esempio l'astronauta che inizialmente cammina sulla luna senza gli effetti della gravità e solo alla fine della pellicola saltella in modo corretto. Il regista sofre forse le nobili origini e ostenta una superba arroganza poetica non giustificata e non riuscita. Film che comunque si può vedere fino alla fine senza patemi, più che altro in attesa che il nodo sia finalmete sciolto. La prima metà del film è una vera e propria ode a 2001 odissea nelll spazio, il finale invece è molto frettoloso e quasi fumettistico.
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Il film è ben curato e ben realizzato a livello di fotografia, scenografia ed effetti speciali, ma la storia è completamente campata per aria, alcuni gravi "bug" scientifici da b-movie sgonfiano in breve tempo il baraccone cinematografico come ad esempio l'astronauta che inizialmente cammina sulla luna senza gli effetti della gravità e solo alla fine della pellicola saltella in modo corretto. Il regista sofre forse le nobili origini e ostenta una superba arroganza poetica non giustificata e non riuscita. Film che comunque si può vedere fino alla fine senza patemi, più che altro in attesa che il nodo sia finalmete sciolto. La prima metà del film è una vera e propria ode a 2001 odissea nelll spazio, il finale invece è molto frettoloso e quasi fumettistico...Tanta strada da fare per il celebre figlio d'arte che dimostra comunque di possedere almeno se non altro pur qualche dote.
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markrenton108
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lunedì 19 febbraio 2018
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sam rockwell in una ottima doppia performance!
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Film fantascientifico non convenzionale. Consigliato in lingua originale perché Kevin Spacey merita sempre di essere ascoltato, se non appare direttamente
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ashtray_bliss
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venerdì 20 gennaio 2017
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fantascienza profondamente umana e toccante.
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Moon, pimo lungometraggio di Duncan Jones, figlio del prematuramente scomparso David Bowie, non vuole e non deve essere il tipico film di fantascienza basata su una lunga serie di effetti speciali e colpi di scena. Contrariamente la pellicola ha aperto la strada ad altri film che trascendono dalla mera fantascienza spettacolare toccando argomenti e tematiche profondamente umane e filosofiche. Scandito da un tempo di narrazione lento ma mai noioso Moon sfrutta sapientemente l'ambientazione lunare dove si svolge la storia per scavare in profondità dell'animo umano e regalarci una parabola che trascende il tempo e lo spazio riguardo la solitudine umana, la desolazione, il cinismo e l'etica.
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Moon, pimo lungometraggio di Duncan Jones, figlio del prematuramente scomparso David Bowie, non vuole e non deve essere il tipico film di fantascienza basata su una lunga serie di effetti speciali e colpi di scena. Contrariamente la pellicola ha aperto la strada ad altri film che trascendono dalla mera fantascienza spettacolare toccando argomenti e tematiche profondamente umane e filosofiche. Scandito da un tempo di narrazione lento ma mai noioso Moon sfrutta sapientemente l'ambientazione lunare dove si svolge la storia per scavare in profondità dell'animo umano e regalarci una parabola che trascende il tempo e lo spazio riguardo la solitudine umana, la desolazione, il cinismo e l'etica. Ricco di esplicite citazioni ed omaggi che variano dall'onnipresente 2001:Odissea nello spazio alla letteratura sci-fi di Philip Dick, Moon riesce a coinvolgere lo spettatore facendolo immergere pienamente in quell'atmosfera tecnologicamente all'avanguardia ma pur sempre fredda e asettica della stazione lunare nella quale vive Sam, l'impiegato della Lunar che si occupa di estrazione di minerali dal suolo lunare. Sam e' ormai giunto alla fine dei suoi tre anni di lavoro e non desidera altro che tornare a casa. Nostalgico e desideroso di ritrovare il contatto umano e rivedere la propria famiglia, Sam è in compagnia del robot Gerty il quale lo aiuta e allevia la solitudine dell'uomo. Ma qualcosa è destinato a cambiare e grazie ad un colpo di scena inaspettato verrà svelata una scomoda e disillusa verità che mette a dura prova il protagonista Sam. Ecco allora che dal pretesto fantacientifico Duncan Jones ci pone dei quesiti importanti, diacronici e filosofici riguardo la nostra morale, la manipolazione scellerata della tecnologia e il superamento di ogni confine etico e morale che raggiunge l'apice con la clonazione umana. Ma ci parla anche dei sentimenti che ci guidano nelle scelte di vita e ci rendono ciò che siamo, distinguendosi dalla macchine. Eppure in questa profonda e meravigliosa pellicola anche le macchine, i robot hanno una propria sensibilità, collaborano e cooperano con l'uomo e appaiono certamente più umane delle persone sulla Terra che comunicano con Sam. Sollevando in tal modo questioni che indagano i rapporti tra l'Uomo e la Macchina, quella sempre più evoluta e sofisticata che in alcuni casi, come quello rappresentato dal film, prevale e sostituisce il rapporto fra persone, fra esseri umani. Dulcis in fundo, il film offre molteplici spunti di riflessione riguardo ad una questione interessante quanto intrinsicamente filosofica: cosa faremmo se potessimo incontrare noi stessi? Come ci comporteremmo? E' proprio su quest'argomento fa leva Jones facendo incontrare i due Sam, i due cloni uniti da un'unico inevitabile destino; quello di vivere etenamente in solitudine, in isolamento forzato, estraniati dal resto del mondo terrestre e costretti a vedersi vecchie video-registrazioni di una vita che non c'è più. Ma proprio lì dove pare non esserci più speranza, ecco che sul lato oscuro della luna rifiorisce la possibilità di evadere da quella prigione esistenziale e di affrontare noi stessi.
Emotivamente coinvolgente e coadiuvato da una scenografia e fotografia aprezzabilissime per il budget ridotto con qui è stato creato il film. Le atmosfere algide e cupe, l'alternanza dei colori basilari tra il bianco vivido ma impersonale dell'interno della stazione, contrapposto all'oscuro e pur sempre algido del suolo lunare creano un efficiente contrasto visivo ma aiutano anche ad accentuare le atmosfere di mistero e suspense che accompagnano il protagonista e gli spettatori.
Sam Rockwell è straordinariamente bravo nel reggere tale parte impegnativa da solo e risultare convincente. Altresì buona la sceneggiatura che prendendo spunto dalla narrativa sci-fi ambienta sul suolo lunare un dramma intimo umano che mette a nudo la solitudine umana, per di più imposta, e gli effetti che essa produce. Successivamente, come precedentemente sottolineato il film riesce a far leva in modo delicato e sensibile ma non superficiale sulle questioni etiche e morali che ci guidano e che contemporaneamente mettono alla prova le nostre relazioni sociali. Buona la musica e l'ambientazione ricreata. In definitiva si tratta d'un film di genere notevole che riesce a rispettare i canoni del classico film fantascientifico, con tanto di riferimenti e citazioni, ma riportando la fantascienza sul piano umano per restituire una pellicola densa di intensità emotiva e riflessioni pungenti, attuali e diacroniche sul futuro dell'umanità.
Aprendo la strada al filone di fantascienza umana ed intimista che contempla e fotografa il nostro percorso evolutivo senza tralasciare l'aspetto introspettivo e sentimentale che continuerà a caratterizzarci e guidarci.
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cress95
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venerdì 11 settembre 2015
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jones sposa introspezione e fantascienza
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E il risultato è sicuramente un buon prodotto anche se non esente da alcuni grossolani difetti. Ma andiamo per ordine. Innanzitutto è bene sottolineare che "Moon" non è un fantascientifico come gli altri, sotto questo profilo, infatti, piuttosto che confezionare l'ennesima pellicola di mera fantascienza commerciale, Duncan Jones ha preferito avvalersi del genere in questione per inscenare il dramma della bipolarità dell'animo umano. La trama, infatti, ruota attorno ad un brutto incidente cui rimane vittima il protagonista, l'astronauta Sam Bell (splendidamente interpretato da Sam Rockwell), sito nella luna da tre anni per curare la raccolta di risorse energetiche, ma che gli permette di venire a capo di un orribile segreto, che lo coinvolge in prima persona: un complesso programma di clonazione umana.
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E il risultato è sicuramente un buon prodotto anche se non esente da alcuni grossolani difetti. Ma andiamo per ordine. Innanzitutto è bene sottolineare che "Moon" non è un fantascientifico come gli altri, sotto questo profilo, infatti, piuttosto che confezionare l'ennesima pellicola di mera fantascienza commerciale, Duncan Jones ha preferito avvalersi del genere in questione per inscenare il dramma della bipolarità dell'animo umano. La trama, infatti, ruota attorno ad un brutto incidente cui rimane vittima il protagonista, l'astronauta Sam Bell (splendidamente interpretato da Sam Rockwell), sito nella luna da tre anni per curare la raccolta di risorse energetiche, ma che gli permette di venire a capo di un orribile segreto, che lo coinvolge in prima persona: un complesso programma di clonazione umana. Ed è proprio in seguito all'incidente che Sam fa conoscenza con Sam, suo clone dal carattere apparentemente opposto.
Jones rigetta la scontata fantascienza da "space opera" perché consapevole che la fantascienza vera e propria riposa nell'infinita desolazione dello spazio profondo e, sopratutto, nella solitudine dei protagonisti, appiglio questo da cui farne scaturire complesse riflessioni metafisiche su essere e umanità.
Ma parlando di cosa proprio non va: gli effetti speciali e la scenografia digitale sono davvero miseri. Certo, bisogna anche sottolineare che il budget di finanziamento della pellicola fu misero anch'esso (solo cinque milioni di dollari), tuttavia non dimentichiamo che "Moon" è un brillante esponente della fantascienza classe 2009, dunque alla luce di ciò non è affatto tollerabile che mostri effetti speciali inferiori ad un "Blade Runner", classe 1982, o ad un "2001: Odissea nello spazio", classe 1968 (paragoni peraltro attinenti al caso poiché grandi principali ispirazioni di Jones nella realizzazione del suo "Moon").
Non tralasciamo poi neanche una certa lentezza di fondo, che dà adito a brutti momenti di stanca, i quali proprio stonano con i più basilari canoni della fantascienza. Forse nella sua cospicua emulazione del capolavoro del Kubrik, Jones avrà fatto il passo più lungo della gamba, chissà.
Per quanto concerne il comparto sonoro nulla da eccepire circa la colonna sonora firmata Clint Mansell, capace di accompagnare perfettamente l'andamento drammatico della vicenda e il crescendo di pathos.
In conclusione ritengo che, nonostante i suoi evidenti difetti, "Moon" non sia un prodotto fallito da mettere al bando, piuttosto, come primo lungometraggio del giovane regista britannico (che fino ad allora si era occupato esclusivamente di regia pubblicitaria) riesce a trasmettere efficacemente il suo seppur criptico messaggio e, perché no, a donare dell'intrattenimento godibile sotto il nome di un genere come la fantascienza che di qualità, oggigiorno, può vantarne davvero ben poca.
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cress95
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giovedì 10 settembre 2015
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jones sposa introspezione e fantascienza
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E il risultato è sicuramente un buon prodotto anche se non esente da alcuni grossolani difetti. Ma andiamo per ordine. Innanzitutto è bene sottolineare che "Moon" non è un fantascientifico come gli altri, sotto questo profilo, infatti, piuttosto che confezionare l'ennesima pellicola di mera fantascienza commerciale, Duncan Jones ha preferito avvalersi del genere in questione per inscenare il dramma della bipolarità dell'animo umano. La trama, infatti, ruota attorno ad un brutto incidente cui rimane vittima il protagonista, l'astronauta Sam Bell (splendidamente interpretato da Sam Rockwell), sito nella luna da tre anni per curare la raccolta di risorse energetiche, ma che gli permette di venire a capo di un orribile segreto, che lo coinvolge in prima persona: la clonazione umana.
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E il risultato è sicuramente un buon prodotto anche se non esente da alcuni grossolani difetti. Ma andiamo per ordine. Innanzitutto è bene sottolineare che "Moon" non è un fantascientifico come gli altri, sotto questo profilo, infatti, piuttosto che confezionare l'ennesima pellicola di mera fantascienza commerciale, Duncan Jones ha preferito avvalersi del genere in questione per inscenare il dramma della bipolarità dell'animo umano. La trama, infatti, ruota attorno ad un brutto incidente cui rimane vittima il protagonista, l'astronauta Sam Bell (splendidamente interpretato da Sam Rockwell), sito nella luna da tre anni per curare la raccolta di risorse energetiche, ma che gli permette di venire a capo di un orribile segreto, che lo coinvolge in prima persona: la clonazione umana. Ed è proprio in seguito all'incidente che Sam fa conoscenza con Sam, suo clone dal carattere apparentemente opposto.
Jones rigetta la scontata fantascienza da "space opera" perché consapevole che la fantascienza vera e propria riposa nell'infinita desolazione dello spazio profondo e, sopratutto, nella solitudine dei protagonisti, appiglio questo da cui farne scaturire complesse riflessioni metafisiche su essere e umanità.
Ma parlando di cosa proprio non va: gli effetti speciali e la scenografia digitale sono davvero miseri. Certo, bisogna anche sottolineare che il budget di finanziamento della pellicola fu misero anch'esso (solo cinque milioni di dollari), tuttavia non dimentichiamo che "Moon" è un brillante esponente della fantascienza classe 2009, dunque alla luce di ciò non è affatto tollerabile che mostri effetti speciali inferiori ad un "Blade Runner", classe 1982, o ad un "2001: Odissea nello spazio", classe 1968 (paragoni peraltro attinenti al caso poiché grandi principali ispirazioni di Jones nella realizzazione del suo "Moon").
Non tralasciamo poi neanche una certa lentezza di fondo, che dà adito a brutti momenti di stanca, i quali proprio stonano con i più basilari canoni della fantascienza. Forse nella sua cospicua emulazione del capolavoro del Kubrik, Jones avrà fatto il passo più lungo della gamba, chissà.
Per quanto concerne il comparto sonoro nulla da eccepire circa la colonna sonora firmata Clint Mansell, capace di accompagnare perfettamente l'andamento drammatico della vicenda e il crescendo di pathos.
In conclusione ritengo che, nonostante i suoi evidenti difetti, "Moon" non sia un prodotto fallito da mettere al bando, piuttosto, come primo lungometraggio del giovane regista britannico (che fino ad allora si era occupato esclusivamente di regia pubblicitaria) riesce a trasmettere efficacemente il suo seppur criptico messaggio e, perché no, a donare dell'intrattenimento godibile sotto il nome di un genere come la fantascienza che di qualità, oggigiorno, può comunque vantarne davvero ben poca.
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iuriv
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giovedì 11 dicembre 2014
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nel lato oscuro della luna.
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Sam Bell vive da solo sulla luna. Il suo compito è quello di gestire una miniera di elio 3, carburante che garantisce alla terra energia pulita a basso costo. Il suo contratto triennale sta per finire, ma proprio quando manca poco per tornare a casa, un incidente lo costringe a mettersi in relazione con se stesso.
Ma chi è veramente Sam Bell? Il regista struttura il suo film di fantascienza attorno al suo personaggio, sdoppiandolo e forzandolo davanti a uno specchio. La trovata è assai efficace e permette a Rockwell di fare un figurone davanti alla macchina da presa. All'attore, infatti, tocca praticamente tutto il lavoro in quello che è un duetto con un solo interprete.
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Sam Bell vive da solo sulla luna. Il suo compito è quello di gestire una miniera di elio 3, carburante che garantisce alla terra energia pulita a basso costo. Il suo contratto triennale sta per finire, ma proprio quando manca poco per tornare a casa, un incidente lo costringe a mettersi in relazione con se stesso.
Ma chi è veramente Sam Bell? Il regista struttura il suo film di fantascienza attorno al suo personaggio, sdoppiandolo e forzandolo davanti a uno specchio. La trovata è assai efficace e permette a Rockwell di fare un figurone davanti alla macchina da presa. All'attore, infatti, tocca praticamente tutto il lavoro in quello che è un duetto con un solo interprete.
Il rapporto uomo-macchina, qui rappresentata dal robot Gerty, la cui voce è affidata a Spacey, richiama i grandi classici del passato, anche se privato della ribellione di quest'ultima, che anzi viene messa in difficoltà dal furbo protagonista.
Se la trama ha un difetto, è quello di lasciar prevedere i suoi colpi di scena. Ciò nonostante riesce comunque a colpire nel segno quando viene a galla la vera identità del carnefice, ribaltando come un calzino le certezze dei vari Sam Bell e anche quelle dello spettatore. Si tratta di un attimo, una fugace apparizione che tale non è, ma è sufficiente a donare spessore ulteriore a una storia che ne vantava già parecchio.
I ritmi compassati, l'ambientazione che non offre via di fuga e la colonna sonora di Clint Mansell, che pare dover esplodere da un momento all'altro ma non lo fa mai, fanno il resto, togliendo il respiro e lasciando Bell a cavarsela da solo.
Sorprende la qualità della messa in scena. Disponendo di un budget davvero ridicolo per una pellicola di questo genere, Jones mette insieme una scenografia più che dignitosa, arricchendola con una computer grafica visibile, ma addolcita dalla fotografia scura che permea il suolo lunare.
Di Moon non si può dire altro, perché facendolo si rischia di privarlo di tutti i piaceri che può offrire a chi non l'ha mai visto. Non resta da far altro che procurarselo e godersi la visione di questa piccola perla di cinema.
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inesperto
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lunedì 10 novembre 2014
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cosa non si fa per risparmiare sugli stipendi...
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L'idea di partenza, scopiazzata da "2001 Odissea nello spazio", è evidente. Fortunatamente, lo sviluppo se ne distacca un po'. Bel film di fantascienza, con un unico personaggio che cerca di reggere la scena da solo.
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yurigami
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domenica 26 ottobre 2014
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fantascienza da bere (cit.)
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che filmone, la fantascienza migliore per un Rockwell migliore. Mi ha fatto tornare alla mente 2001 odissea nello spazio, questo è un film toccante, tipo cast away. Molto bello lo consiglio vivamente
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