ralphscott
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venerdì 9 maggio 2014
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tenue
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Questa volta Ozon non mi ha emozionato e nemmeno mi ha affascinato come in altre occasioni. Trovo che il regista francese riesca meglio sui registri del giallo e della commedia.
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gianleo67
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domenica 24 novembre 2013
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la maternità ai tempi dell'abbandono
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Coppia di amanti dediti all'eroina viene ritrovata agonizzante dalla madre di lui nel lussuoso appartamento parigino in cui convivono. Lui muore e lei, rimasta incinta, si rifugia nella casa isolata di una assolata località di villeggiatura sull'oceano per sfuggire alle pressioni della ricca e facoltosa suocera che la vorrebbe far abortire. Raggiunta dal fratellastro del suo ex amante, porterà avanti la gravidanza instaurando con questi una relazione affettiva di delicata intensità emotiva.
Terzo e ultimo film di una trilogia 'del Lutto' (dopo 'Sotto la sabbia' del 2000 e 'Il tempo che resta' del 2005) che articola gli elementi di realismo sociale della narrazione secondo le ambiguità psicologiche e l'allusività semantica tipiche del suo cinema, Ozon ci mostra il percorso di una riabilitazione esistenziale che partendo dall'epilogo traumatico di un menage sentimentale basato sui paradisi artificiali dell'eroina si sposta verso la lenta e sofferta elaborazione di un istinto di maternità come segno di una sconosciuta continuità affettiva, oltre la naturale resistenza di un immendabile egoismo.
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Coppia di amanti dediti all'eroina viene ritrovata agonizzante dalla madre di lui nel lussuoso appartamento parigino in cui convivono. Lui muore e lei, rimasta incinta, si rifugia nella casa isolata di una assolata località di villeggiatura sull'oceano per sfuggire alle pressioni della ricca e facoltosa suocera che la vorrebbe far abortire. Raggiunta dal fratellastro del suo ex amante, porterà avanti la gravidanza instaurando con questi una relazione affettiva di delicata intensità emotiva.
Terzo e ultimo film di una trilogia 'del Lutto' (dopo 'Sotto la sabbia' del 2000 e 'Il tempo che resta' del 2005) che articola gli elementi di realismo sociale della narrazione secondo le ambiguità psicologiche e l'allusività semantica tipiche del suo cinema, Ozon ci mostra il percorso di una riabilitazione esistenziale che partendo dall'epilogo traumatico di un menage sentimentale basato sui paradisi artificiali dell'eroina si sposta verso la lenta e sofferta elaborazione di un istinto di maternità come segno di una sconosciuta continuità affettiva, oltre la naturale resistenza di un immendabile egoismo. Costruendo le simmetrie artificiose di storie personali che finiscono provvidenzialmente per intrecciarsi e alternado la esemplare contrapposizione tra morte e rinascita, abbandono e riconquista, sessualità e amore materno, si ricerca un percorso di trasformazione dell'identità in cui l'energia latente di un misterioso impulso di sopravvivenza (a se stessi, al proprio passato, ad un'ambiente sociale ostile e meschino) viene innescata dalla presenza ammaliante di un giovane virgulto di ineffabile sensibilità, il candido emissario di un riscatto umano e sociale cui avvicinarsi dapprima con ostile diffidenza e poi con la lucida consapevolezza di un sentimento intimo e segreto. Pur nella complessità dei risvolti psicologici di una firma autoriale che fa dell'ambiguità e del gioco delle apparenze il suo marchio di fabbrica e nella pretestuosa artificiosità del racconto, Ozon riesce a trasmettere il senso materico di un sensuale fisicità che media il rapporto tra i personaggi, tracciando il percorso conturbante di una vibrante emotività alla riscoperta di sentimenti condivisi, di una struggente nenia materna come filo conduttore verso il recupero di un candore infantile ormai consegnato all'oblio della maturità. Nel finale di prevedibile e straziante tenerezza il cerchio si chiude nella continuità di un figlio abbandonato affidato alle cure amorevoli di un'altro figlio abbandonato, il senso di una eredità esistenziale che segna il riscatto sociale come tragico ed estremo atto d'amore di una madre rinnegata. Bellissima la colonna sonora che scorre lungo i titoli di coda, scritta dall'attore esordiente e cantautore di professione Louis-Ronan Choisy ed interpretata da questi insieme alla co-protagonista Isabelle Carré in reale stato interessante durante le riprese. Premio speciale della giuria al Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián.
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weach
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domenica 17 novembre 2013
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entrare nei perché delle azioni in silenzio
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Bello,
non ci sono risposte, piuttosto il protagonista è il silenzio o meglio il vuoto che ci circonda.
Attimi di vita scorrono scivolando mestamente e disperdendosi nell'inconsapevolezza .
Ozon è piuttosto osservatore che omette volutamento una risposta alle problematiche che vengono
messe in scena.
Bello essere spettatori senza l'invadenza di una regia decisionista .
Da vedere vle tre sttelle e mezzo
weach illuminati
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giuliob1
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martedì 5 marzo 2013
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così così
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A volte nel film ci sono scene che possono essere simili a Trainspotting però mentre in quest'ultimo era parte del filo del film, qui, originalissimo film di passioni, risultano pesanti. Con questo non voglio dire che il film sia brutto, il lato umano delle persone si fa sentire e conferisce sensazioni intime particolari e profonde in chi guarda, ma il problema è che spesso si perde in scene poco utili al fine del film anche fastidiose o morbose che aiutano a far odiare maggiormente i momenti, seppure umani, di profonda immaturità dei protagonisti.
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paride86
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martedì 30 ottobre 2012
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insomma
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Storia di una tossicomane che, perso il fidanzato per overdose, si accorge di essere incinta. Tra lei e il fratello del defunto si instaurerà un legame particolare.
François Ozon racconta una storia intimista e delicata, ma la fastidiosa immaturità dei personaggi prende il sopravvento sula compassione e la comprensione che si potrebbe provare per i loro drammi personali e le loro scelte private.
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luana
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domenica 7 agosto 2011
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proprio pochino
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Ozon è un regista che ha ben poco da dire ma grazie o malgrado questo riesce ad essere abbastanza realista anche se sul versante "piattume". La scelta degli attori è sempre perfetta e l'ambientazione pure. Ma il contenuto? Pura "problematica" omosessuale: sempre lì va a parare. Di questo film ricorderò una splendida e dolorosa Isabelle Carre' incinta. Punto.
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astromelia
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sabato 20 novembre 2010
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belli attori
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storia ai margini,ma quantomeno intensa e confaciente ad un film fuori dai soliti clichè,belli attori, peccato che io abbia indovinato il finale anzitempo, la riflessione che mi sovviene quando la protagonista alla fine asserisce di non essere pronta alla maternità,ecco,in realtà non si era resa conto che già accettando la gravidanza aveva concepito la sua realizzazzione di madre...
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renato volpone
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giovedì 9 settembre 2010
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la delicatezza del dolore
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Quanta poesia nelle immagini di Ozon. Un film non facile, che scorre lento, ma scorre e ti trascina in un turbinio di emozioni, di sensazioni, di pace, dove si perdona tutto e la delicatezza dei personaggi lascia lo spiraglio per credere in un mondo migliore, dove un sorriso può guarire mille ferite. Ma quanta sofferenza anche, bellissimo il pianto liberatorio della protagonista nel prato nel momento in cui resta sola, in quell'infinito dolore che sembra non uscire mai dai suoi occhi. Ognuno coi suoi peccati, ognuno con le sue motivazioni, nessuno è migliore, ma tutti hanno la dignità di esistere....anche la bimba che ci accompagna per tutto il film nella pancia della madre.
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laulilla
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domenica 29 agosto 2010
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ruoli e convenzioni
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Due giovani parigini, Mousse e Louis si amano da tempo e da tempo si drogano, senza troppe difficoltà, perché, essendo ricchi, non sono costretti a rubare o a prostituirsi. I loro privilegi sociali, però, non li rendono invulnerabili: dopo l'ennesima assunzione di eroina il fisico di Louis non regge. Si salverà, con difficoltà, Mousse, che all'ospedale apprenderà di essere incinta. Questo antefatto si chiude con i funerali di Louis e con un breve e freddo incontro fra Mousse e la madre di Louis, che le promette aiuto nel caso decidesse, come le sembrerebbe ovvio, di abortire. Il seguito del film si sposta sulle spiagge basche tra la Francia e la Spagna, in un paesetto dove Mousse, che non ha abortito, intende trascorrere in pace la propria gravidanza.
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Due giovani parigini, Mousse e Louis si amano da tempo e da tempo si drogano, senza troppe difficoltà, perché, essendo ricchi, non sono costretti a rubare o a prostituirsi. I loro privilegi sociali, però, non li rendono invulnerabili: dopo l'ennesima assunzione di eroina il fisico di Louis non regge. Si salverà, con difficoltà, Mousse, che all'ospedale apprenderà di essere incinta. Questo antefatto si chiude con i funerali di Louis e con un breve e freddo incontro fra Mousse e la madre di Louis, che le promette aiuto nel caso decidesse, come le sembrerebbe ovvio, di abortire. Il seguito del film si sposta sulle spiagge basche tra la Francia e la Spagna, in un paesetto dove Mousse, che non ha abortito, intende trascorrere in pace la propria gravidanza. Questa seconda parte del film è disseminata di indizi che rivelano che il rapporto di Mousse con la maternità è quanto meno problematico e che è comunque separato dalla saldissima convinzione (che mai l'abbandona), di portare a compimento la gravidanza: sono le motivazioni di questa sua scelta a rendere perplessi: per un aspetto Mousse vorrebbe far rivivere nel suo corpo, almeno per un po', Louis, che non c'è più; per un altro, è curiosa di vedere la nuova creatura, di capire a chi assomiglia, come avrà gli occhi...motivazioni, insomma simili a quelle di altre donne, ma accompagnate da un' inquietudine particolare, che diventa acuta dopo che, durante un casuale incontro sulla spiaggia, una donna, con una certa esaltazione enfatica, le prodiga consigli sul suo futuro ruolo materno. L'ha raggiunta, in questo luogo, il fratello gay di Louis, Paul, che stabilisce con lei un complesso rapporto, inizialmente conflittuale, poi sempre più affettuoso: sono entrambi soli, non accettati dal resto della società, un gay e una drogata, che non ha ancora deciso se smettere. Le confidenze fra i due rivelano ciò che non ci si aspetta: la madre di Louis, ostile alla gravidanza di Mousse, era stata in realtà una donna frustrata nello spasmodico desiderio di un secondo figlio; il gentilissimo Paul desidererebbe davvero l'affetto di un figlio, mentre Mousse anela ancora alla propria libertà e non si sente pronta a fare la madre. Il film, dunque, ci chiede che cosa significa il ruolo di madre in un mondo nel quale la condizione femminile è profondamente cambiata; ci chiede inoltre se altri soggetti che hanno dentro di sé quella profonda tenerezza che convenzionalmente viene ancora ritenuta una prerogativa esclusivamente femminile, non possano essere a loro volta altrettanto degni di svolgere quel ruolo. Mi pare che questa domanda, che si può considerare una provocazione intellettuale e culturale del regista Ozon, sia diventata, però, un film commovente e poetico, recitato benissimo dal giovane Paul, nella vita musicista e non attore, cui si devono le musiche del film, e da Isabelle Carré (incinta per davvero), umanissima Mousse.
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