filmicus
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lunedì 5 aprile 2010
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un concerto per l'europa.
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Il Concerto,film assai bello di Mihaileanu,riproduce l'incantesimo consolatorio di Train de vie,cioè il rovesciamento, in forme immutate, di una verità di dolore e di distruzione in una fantasia di speranza e di salvezza.Costituisce così una duplice metafora sulla storia e sulla vita.La prima:la bacchetta strappata dalle mani del direttore d'orchestra,spezzata in due in nome di una ideologia e della discriminazione razziale,antisemita è la storia dell'Europa del novecento.Una cultura unitaria è frantumata e separata.Un'armonia(parola spesso ripetuta nel film)è interrotta ed a questa nostra Europa contemporanea manca una parte fondamentale:perduta prima nel lento cadere delle nevi di una lontana Siberia,poi nel fragore di una chitarra elettronica e di armi automatiche.
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Il Concerto,film assai bello di Mihaileanu,riproduce l'incantesimo consolatorio di Train de vie,cioè il rovesciamento, in forme immutate, di una verità di dolore e di distruzione in una fantasia di speranza e di salvezza.Costituisce così una duplice metafora sulla storia e sulla vita.La prima:la bacchetta strappata dalle mani del direttore d'orchestra,spezzata in due in nome di una ideologia e della discriminazione razziale,antisemita è la storia dell'Europa del novecento.Una cultura unitaria è frantumata e separata.Un'armonia(parola spesso ripetuta nel film)è interrotta ed a questa nostra Europa contemporanea manca una parte fondamentale:perduta prima nel lento cadere delle nevi di una lontana Siberia,poi nel fragore di una chitarra elettronica e di armi automatiche.Fragore che rappresenta,con un eccesso che non va frainteso,la Russia moderna alla ricerca delle sue radici e tuttavia,quando il frastuono si attutirà, pronta(questo il senso della fila degli orchestranti a piedi,in cammino verso l'aereoporto) ad essere ancora parte integrante dell'Europa.Cadono e passano gli imperi non le culture dei popoli che sopravvivono e, sia pure in forme nuove, continuano.Mosca e Parigi,Tolstoi e Balzac torneranno a parlare per tutti gli Europei un linguaggio comune.L'orchestra riprenderà a suonare,si ricostruirà un'armonia cioè una civiltà comune.Se dunque la metafora sulla storia lascia aperta la via ad una concreta speranza,perchè il succedersi delle generazioni e delle memorie colllettive fa sì che nulla sia perduto per sempre,più cruda è la metafora sulla vita umana. Nella vita individuale quando una bacchetta è spezzata lo è per sempre.Una esperienza interrotta,un bene smarrito,una mano ed un sorriso che non ti cercano più,sono perdite oggettive,in quanto tali irrecuperabili.Così le sovvenzioni,gli strumenti,gli abiti,le ritrovate capacità tecniche dell'orchestra sono pura fantasia,cadono dal cielo come una manna.Manna di un sogno e dell'irrealtà.Così come è irreale la giovana violinista,fantasma affascinante della violinista vera morta in Siberia.Qui il film diviene puramente consolatorio ed evoca, sull'onda di una melodia eterna,emozione e commozione,sentimenti che hanno sempre campo libero quando la ragione non trova più parole capaci di alimentare una speranza.
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paul keating
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giovedì 1 luglio 2010
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picareschi personaggi in cerca di un'orchestra
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L'occhio caustico di Radu Mihaileanu ci regala un'altra opera magistrale. Dopo l'ottimo Train de vie, il regista franco rumeno rispolvera il registro tragicomico di tradizione yiddish per raccontarci le disavventure di uno scalcinato gruppo di musicisti ebrei del teatro Bolshoi decisi a riconquistare il loro lavoro dopo che il regime di Breznev li aveva degradati, costringendoli a umili lavoretti per sbarcare il lunario. L'ex maestro russo Andrej Filipov, relegato a uomo delle pulizie per aver difeso la sua orchestra, intercetta nell'ufficio del direttore un fax di un prestigioso teatro di Parigi, desideroso di ospitare l'orchestra russa. Da qui il lampo di genio: radunare la sua vecchia orchestra per presentarsi a Parigi spacciandosi per la vera orchestra Bolshoi, trasformatasi ormai in un nugolo di musicisti mediocri, destinati a screditare il prestigioso teatro di fronte alla ribalta internazionale.
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L'occhio caustico di Radu Mihaileanu ci regala un'altra opera magistrale. Dopo l'ottimo Train de vie, il regista franco rumeno rispolvera il registro tragicomico di tradizione yiddish per raccontarci le disavventure di uno scalcinato gruppo di musicisti ebrei del teatro Bolshoi decisi a riconquistare il loro lavoro dopo che il regime di Breznev li aveva degradati, costringendoli a umili lavoretti per sbarcare il lunario. L'ex maestro russo Andrej Filipov, relegato a uomo delle pulizie per aver difeso la sua orchestra, intercetta nell'ufficio del direttore un fax di un prestigioso teatro di Parigi, desideroso di ospitare l'orchestra russa. Da qui il lampo di genio: radunare la sua vecchia orchestra per presentarsi a Parigi spacciandosi per la vera orchestra Bolshoi, trasformatasi ormai in un nugolo di musicisti mediocri, destinati a screditare il prestigioso teatro di fronte alla ribalta internazionale. L'impresa si rivelerà più ardua del previsto, tra sketch rocamboleschi e musicisti beoni incapaci di un grado accettabile di disciplina. Il gruppo però saprà cementarsi, nel comune ricordo della violinista mandata nel gulag per aver rilasciato un'intervista a una radio americana, in cui denunciava le vessazioni del regime. La figlia della violinista, ignara dell'identità dei genitori, era stata salvata proprio da Andrej Filipov, che la ingaggia per il concerto. Lo svelamento finale, sublimato dalle note del concerto di Tchajkovsky, sarà il momento più lirico del film, in una sorta di parossistico climax, dove violinista e maestro affronteranno tutte le loro paure prima di abbandonarsi ad uno struggente abbraccio. Radu Mihaileanu conferma le sue doti narrative, la capacità di raccontare storie sofferte, atroci sofferenze con un taglio leggero, dove l'ironia si fonde a una struggente e dolcissima umanità. Straordinaria la caratterizzazione dei personaggi, tra clichè interrazziali e grottesche caricature; imperdibile il sedicente direttore d'orchestra anacronisticamente convinto di ripristinare il sogno comunista e i due ebrei ortodossi (padre e figlio) intenti a piazzare telefonini cinesi miracolosi nelle vie di Parigi.
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tatiana micaela truffa
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lunedì 12 novembre 2012
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capolavoro
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Indescrivibile. Ossessionante.
Lo si può solo vedere (sarebbe stato meglio, come me, al cinema) assaporandolo scena dopo scena, ascoltandolo profondamente, nota dopo nota.
Tchaikovsky colonna sonora e filo conduttore di una storia che interseca passione, sentimenti, vita sotto la dittatura.
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Indescrivibile. Ossessionante.
Lo si può solo vedere (sarebbe stato meglio, come me, al cinema) assaporandolo scena dopo scena, ascoltandolo profondamente, nota dopo nota.
Tchaikovsky colonna sonora e filo conduttore di una storia che interseca passione, sentimenti, vita sotto la dittatura...e una grande sorpresa finale.
Il tutto diretto e registrato magistralmente; se dovessi attribuire a questo film un voto da uno a dieci, mi vedrei costretta a ricorrere all'undici.
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notedo
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giovedì 27 gennaio 2011
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dal grottesco al melò
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E' noto che Mihaileanu è un regista molto determinato nel gestire gli attori ed un furbone straordinario nell'individuare ciò che la gente al cinema vuole vedere. Ed infatti il film deve buona parte del successo al passaparola. Dopo una prima parte grottesca ed anche paradossale successivamente cambia il registro narrativo scivolando sul melò. Ottimo il montaggio fatto con il concorso degli attori stessi la cui collaborazione è stata di grande aiuto per l'eliminazione di scene superflue fino all'ottenimento della ricetta vincente rappresentata dai dodici minuti conclusivi. Bravo il protagonista,grande attore russo di teatro.
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filmicus
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lunedì 5 aprile 2010
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un concerto per l'europa.
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Il Concerto,film assai bello di Mihaileanu,riproduce l'incantesimo consolatorio di Train de vie,cioè il rovesciamento, in forme immutate, di una verità di dolore e di distruzione in una fantasia di speranza e di salvezza.Costituisce così una duplice metafora sulla storia e sulla vita.La prima:la bacchetta strappata dalle mani del direttore d'orchestra,spezzata in due in nome di una ideologia e della discriminazione razziale,antisemita è la storia dell'Europa del novecento.Una cultura unitaria è frantumata e separata.Un'armonia(parola spesso ripetuta nel film)è interrotta ed a questa nostra Europa contemporanea manca una parte fondamentale:perduta prima nel lento cadere delle nevi di una lontana Siberia,poi nel fragore di una chitarra elettronica e di armi automatiche.
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Il Concerto,film assai bello di Mihaileanu,riproduce l'incantesimo consolatorio di Train de vie,cioè il rovesciamento, in forme immutate, di una verità di dolore e di distruzione in una fantasia di speranza e di salvezza.Costituisce così una duplice metafora sulla storia e sulla vita.La prima:la bacchetta strappata dalle mani del direttore d'orchestra,spezzata in due in nome di una ideologia e della discriminazione razziale,antisemita è la storia dell'Europa del novecento.Una cultura unitaria è frantumata e separata.Un'armonia(parola spesso ripetuta nel film)è interrotta ed a questa nostra Europa contemporanea manca una parte fondamentale:perduta prima nel lento cadere delle nevi di una lontana Siberia,poi nel fragore di una chitarra elettronica e di armi automatiche.Fragore che rappresenta,con un eccesso che non va frainteso,la Russia moderna alla ricerca delle sue radici e tuttavia,quando il frastuono si attutirà, pronta(questo il senso della fila degli orchestranti a piedi,in cammino verso l'aereoporto) ad essere ancora parte integrante dell'Europa.Cadono e passano gli imperi non le culture dei popoli che sopravvivono e, sia pure in forme nuove, continuano.Mosca e Parigi,Tolstoi e Balzac torneranno a parlare per tutti gli Europei un linguaggio comune.L'orchestra riprenderà a suonare,si ricostruirà un'armonia cioè una civiltà comune.Se dunque la metafora sulla storia lascia aperta la via ad una concreta speranza,perchè il succedersi delle generazioni e delle memorie colllettive fa sì che nulla sia perduto per sempre,più cruda è la metafora sulla vita umana. Nella vita individuale quando una bacchetta è spezzata lo è per sempre.Una esperienza interrotta,un bene smarrito,una mano ed un sorriso che non ti cercano più,sono perdite oggettive,in quanto tali irrecuperabili.Così le sovvenzioni,gli strumenti,gli abiti,le ritrovate capacità tecniche dell'orchestra sono pura fantasia,cadono dal cielo come una manna.Manna di un sogno e dell'irrealtà.Così come è irreale la giovana violinista,fantasma affascinante della violinista vera morta in Siberia.Qui il film diviene puramente consolatorio ed evoca, sull'onda di una melodia eterna,emozione e commozione,sentimenti che hanno sempre campo libero quando la ragione non trova più parole capaci di alimentare una speranza.
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ivanod
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mercoledì 25 agosto 2010
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la musica che salva il mondo
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Era in voga negli anni 80 e 90 una discussione nella critica internazionale su cosa si intendesse per "specifico filmico", ossia, se ci fosse un linguaggio o delle tematiche specificamente ed unicamente esclusivi del cinematografo, come per esempio esiste uno specifico pittorico nel connubbio arte/natura. Poichè il cinema arriva ultimo tra le sette arti, esso si è sempre nutrito delle arti "altre" per determinarne la propria . La discussione non fu mai risolta in quanto, contemporaneamente, la storia del cinema non si fermava e la contaminazione delle arti nel suo percorso erano sempre più frequenti.
Ecco un caso di contaminazione tra le arti: è "Il concerto" dove la forza e la struggente bellezza della Musica viene filmata da una cinepresa ed è come se il cinema se ne metta al servizio lasciando alle note di Chaikowski il primato,come nel capitolo finale del film.
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Era in voga negli anni 80 e 90 una discussione nella critica internazionale su cosa si intendesse per "specifico filmico", ossia, se ci fosse un linguaggio o delle tematiche specificamente ed unicamente esclusivi del cinematografo, come per esempio esiste uno specifico pittorico nel connubbio arte/natura. Poichè il cinema arriva ultimo tra le sette arti, esso si è sempre nutrito delle arti "altre" per determinarne la propria . La discussione non fu mai risolta in quanto, contemporaneamente, la storia del cinema non si fermava e la contaminazione delle arti nel suo percorso erano sempre più frequenti.
Ecco un caso di contaminazione tra le arti: è "Il concerto" dove la forza e la struggente bellezza della Musica viene filmata da una cinepresa ed è come se il cinema se ne metta al servizio lasciando alle note di Chaikowski il primato,come nel capitolo finale del film. Allora dove si nasconde, se esiste uno "specifico filmico"?
Io penso stia nella costruzione della storia e nella narrazione, nei colpi di scena. Il caso del fax indirizzato al Bolchoi finito nelle mani del netturbino, che ai tempi di Breznev era un grande direttore d'orchestra, decaduto in quanto dissenziente e difensore dei musicisti ebrei.Il quale ne fa l'occasione di riscatto personale nel tentativo fiabesco di rimettere a posto la storia stessa. Nell'invenzione della grande violinista esiliata in Siberia la cui figlia diventata a sua volta violinista di fama mondiale, viene richiesta dal direttore Filipov per il concerto del finto, ma in effetti vero, Bolchoi poichè la ritiene l'unica capace di riprodurre la magia di quel suono, in un' armonia suprema di strumenti che suonano all'unisono , capace di farle scoprire intimamente la propria identità, in quanto ignara che lei fosse sua madre.
Sta nel"rimette insieme l'orchestra" come John Belushi rimetteva insieme la Band per far fede alla missione per conto di Dio. Nel sogno del vecchio oligarca comunista che non si rassegna ai... dati elettorali che vedono un crollo del 99% del gradimento del PC, ma che, comicamente, (è l'unico personaggio che avrei doppiato esattamente così)trova la propria rivincita abbandonado quel sogno.
Il tutto con quel sapiente, solo a volte invadente, equilibrio tra dramma e commedia tra riso e lacrime che coinvolge lo spettatore un po' furbescamente e lo lascia ammaliato dai suoni del violino.
Il fim gioca magistralmente con la storia, comunismo Sovietico, consumismo Russo, ebraismo e con i luoghi comuni ebrei dediti al commercio amanti dei soldi, slavi disordinati amanti di Vodka.
Attori, tutti bravissimi, la Laurent anche bellissima, con quell'incedere verso il palcoscenico, e tutti "arminici" come in una grande orchestra.
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luigi chierico
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lunedì 11 aprile 2016
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non solo musica
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L’approccio con questo spettacolo che è al tempo stesso storia,dramma,comicità,romanticismo e musica è certamente difficile, soprattutto perché non è preceduto da una breve presentazione prima di entrare in argomento. Peraltro il doppiaggio ne ha fatto una inesistente lingua mista tale da far precipitare nel nulla la sceneggiatura, peccato! Non è facile inquadrare gli avvenimenti,i costumi ed abitudini senza sapere in quale precisa epoca si svolgono.Per queste ragioni credo utile riportare brevi cenni di storia per rendere il film più piacevole a qualsiasi spettatore. Durante il periodo in cui in Russia governava Breznev(1964-1982) vi fu una persecuzione contro ebrei e gitani per cui un grande direttore d’orchestra del famoso teatro Boòsoi di Mosca fu sospeso per non aver licenziato i musicisti di estrazione ebraica, tra cui una famosa violinista.
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L’approccio con questo spettacolo che è al tempo stesso storia,dramma,comicità,romanticismo e musica è certamente difficile, soprattutto perché non è preceduto da una breve presentazione prima di entrare in argomento. Peraltro il doppiaggio ne ha fatto una inesistente lingua mista tale da far precipitare nel nulla la sceneggiatura, peccato! Non è facile inquadrare gli avvenimenti,i costumi ed abitudini senza sapere in quale precisa epoca si svolgono.Per queste ragioni credo utile riportare brevi cenni di storia per rendere il film più piacevole a qualsiasi spettatore. Durante il periodo in cui in Russia governava Breznev(1964-1982) vi fu una persecuzione contro ebrei e gitani per cui un grande direttore d’orchestra del famoso teatro Boòsoi di Mosca fu sospeso per non aver licenziato i musicisti di estrazione ebraica, tra cui una famosa violinista. Lea,che fu perseguitata e deportata in Siberia. Trascorsi circa 30 anni il direttore d’orchestra ha l’occasione di riscattarsi,ricomporre la sua orchestra e andare a suonare a Parigi.Questo è l’aspetto storico del film a cui seguono una interminabile serie di situazioni che vanno dal comico alla farsa,dall’ironico alla pochade, prima di giungere all’attesa apoteosi.
I tentativi della comitiva russa arrivata a Parigi di realizzare soldi vendendo prodotti che vanno dal caviale alla bandiera rossa con Falce e Martello saranno pure storicamente verosimili ma è un’esagerazione in un film che non è dei fratelli Marx. La scena del matrimonio è fantastica e bellissima ma l’arrivo della mafia russa non rovina solo la festa ma anche il buono del film che si prefigge non di essere una farsa ma qualcosa di drammaticamente romantico per finire nel trionfo della musica,da cui è stato ispirato il film col suo titolo,Il concerto.La scelta di tutti,attori e comparse,è eccezionale,sembrano per davvero presi dalla strada, ripresi dal vivo, tutti nessuno escluso. Una particolare menzione per Aleksei Guskov,nella parte del direttore d’orchestra Andrei Filipov,Dmitri Nazarov, l’amico più caro Sacha Grossman, Valeri Barinov nella parte dell’impresario Ivan Gavrilov. In una girandola di situazioni che sanno di paradossali, improvvisamente prende corpo la parte migliore e più seria di questa vicenda. Andrei Filipov è una leggenda vivente, è la cellula che ha mantenuto viva l’orchestra formata da illustri suonatori dal violino alla tromba, dal flauto al contrabbasso e così via.
Alla base c’è la musica, la grande musica che è armonia, al contrario delle persone che la devono far ascoltare. Tutti gli attrezzi musicali si uniscono per emettere suoni e note che si confrontano, si rincorrono, si sovrappongono per elevarsi al cielo, in un trionfo che è tripudio del fantastico concerto di per Violino e Orchestra di Chaikovsky. Come nella vita è l’unione pacifica che porta al trionfo di un’idea che fa realizzare un sogno, ed è questo che Andrei Filipov dice: « L'orchestra è un mondo. Ognuno contribuisce con il proprio strumento, con il proprio talento. Per il tempo di un concerto siamo tutti uniti, e suoniamo insieme, nella speranza di arrivare ad un suono magico: l'armonia. Questo è il vero comunismo. Per il tempo di un concerto. »
Anne-Marie, la bella Melanie Laurent, fa la parte della violinista, ma su questo personaggio rimando il lettore a vedere il film che al di là della buona musica e l’ l’impegno profuso da tutti musicisti e partecipanti a mio parere non merita l’ottimo.
chibar22@libero.it
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samanta
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lunedì 28 maggio 2018
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ciaikovski e la libertà
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Ritengo che il Il concerto sia uno dei film più belli dell'ultimo decennio, ho rivisto la pellicola in DVD e non posso che confermare il giudizio. Il regista è Radu Mihaileanu che ha un curriculum di regista e sceneggiatore non folto ma significativo. La trama del fim è ambientato nella prima parte a Mosca nei primi anni del 2000 quando si risente ancora del caos economico e della corruzione conseguente alla caduta del comunismo e alla presidenza di Eltsin, solo negli ultimi anni la Russia con la presidenza Putin è riuscita a risollevarsi. Andrej Filipov (Aleksej Guskov) già prestigioso direttore dell'orchestra del Bolshoi, è stato epurato ai tempi di Brezhnev, la suo colpa aver protetto i musicisti ebrei dell'orchestra, durante un concerto in cui si suona il concerto per violino e orchestra di Ciaikovski la rappresentazione viene interrotta da un funzionario che dirige il Teatro, il direttore destituito e gli ebrei cacciati anch'essi ed alcuni mandati in Siberia.
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Ritengo che il Il concerto sia uno dei film più belli dell'ultimo decennio, ho rivisto la pellicola in DVD e non posso che confermare il giudizio. Il regista è Radu Mihaileanu che ha un curriculum di regista e sceneggiatore non folto ma significativo. La trama del fim è ambientato nella prima parte a Mosca nei primi anni del 2000 quando si risente ancora del caos economico e della corruzione conseguente alla caduta del comunismo e alla presidenza di Eltsin, solo negli ultimi anni la Russia con la presidenza Putin è riuscita a risollevarsi. Andrej Filipov (Aleksej Guskov) già prestigioso direttore dell'orchestra del Bolshoi, è stato epurato ai tempi di Brezhnev, la suo colpa aver protetto i musicisti ebrei dell'orchestra, durante un concerto in cui si suona il concerto per violino e orchestra di Ciaikovski la rappresentazione viene interrotta da un funzionario che dirige il Teatro, il direttore destituito e gli ebrei cacciati anch'essi ed alcuni mandati in Siberia. Filipov vive facendo le pulizie nello stesso teatro e per caso intercetta un fax del prestogioso teatro di Parigi che invita l'orchestra a un concerto per sostituire una importante orchestra americana che aveva disdettato. Andrej aiutato dall'amico Sacha (Dimitri Nazarov) e proprio dal funzionario che lo aveva cacciato, riesce a raccogliere i vecchi orchestratali e un certo numero di giovani bravi ma un po' raccogliticci. Vanno a Parigi e Andrej ha posto come condizione che il violinista sia la celeberrima Anne-Marie Jacquet (Melanie Laurent attrice emergente: Giù al Nord, Bastardi senza gloria)) che dapprima rifiuta e poi accetta. Il concerto dopo varie peripezie si farà e sarà un grande trionfo, ma soprattutto Anne-Marie scoprirà chi erano i suoi genitori e come sono, tragicamente, finiti. Il film è un insieme di tonalità differenti c'é il lato comico e quasi farsesco (ad esempio le nozze sontuose di un mafioso o le patetiche riunioni dei vecchi comunisti) , c'é il sarcasmo per la nuova società che si è formata dopo la caduta del comunismo e la satira deigli intellettuali radical chic francesi. Ma insieme c'è il sentimento, il dramma, la gioia della libertà che la musica offre, la musica è il vero collante del film grazie alla magia di Ciaikovski, il concerto per violino e orchestra è il filo conduttore di un film che riesce a far ridere e commuovere. Nella pellicola non ci sono fratture e la recitazione è perfetta e diretta con maestria, dentro il cuore di ogni spettatore rimarrano le note di una musica che ti eleva alle vette dello spirito.
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gabriella
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giovedì 20 maggio 2010
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uno spartito d'eccezione
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Ancora una volta Mihaileanu usa l'arma dell'ironia per raccontare e per sanare le ferite di chi nella vita ha subito umiliazioni e privazioni, ben consapevole che è il mezzo più efficace e sottile per incidere come un bisturi tra le piaghe di una rigida dittatura repressiva quale fu il regime di Breznev.
Andrej Filipov , ex direttore d'orchestra al Bolshoi , ridotto a fare le pulizie nel teatro stesso per non aver voluto cacciare dalla sua orchestra dei musicisti ebrei trent'anni prima, per un fortuito caso del destino, si trova tra le mani un fax d'invito dal theatre Chatelet di Parigi. Deciso a ritrovare l'armonia suprema, spezzata tanti anni prima, si spaccia per l'attuale direttore d'orchestra del teatro russo e dopo non poche traversie riunisce i vecchi amici musicisti con qualche bizzarra aggiunta gitana con l'intento di suonare il concerto della loro vita.
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Ancora una volta Mihaileanu usa l'arma dell'ironia per raccontare e per sanare le ferite di chi nella vita ha subito umiliazioni e privazioni, ben consapevole che è il mezzo più efficace e sottile per incidere come un bisturi tra le piaghe di una rigida dittatura repressiva quale fu il regime di Breznev.
Andrej Filipov , ex direttore d'orchestra al Bolshoi , ridotto a fare le pulizie nel teatro stesso per non aver voluto cacciare dalla sua orchestra dei musicisti ebrei trent'anni prima, per un fortuito caso del destino, si trova tra le mani un fax d'invito dal theatre Chatelet di Parigi. Deciso a ritrovare l'armonia suprema, spezzata tanti anni prima, si spaccia per l'attuale direttore d'orchestra del teatro russo e dopo non poche traversie riunisce i vecchi amici musicisti con qualche bizzarra aggiunta gitana con l'intento di suonare il concerto della loro vita. Così la sgangherata e improbabile compagnia di artisti si ritrova in una frenetica e moderna Parigi fino all'acclamata esibizione finale.
Il ritmo del film è travolgente, ci si lascia risucchiare dal vortive inarrestabile dove è proibito tirare il freno a mano, che metterebbe in discussione ii susseguirsi di grotteschi e funanbolici avvenimenti, come la falsificazione dei passaporti all'aeroporto, sotto il naso della polizia,o il disertare le prove d'orchestra con giustificazioni assurde e fantasiose, si rimane nel gioco e ci si diverte.
Mihaleanu sceglie una lingua universale come la musica per riunire gli uomini di qualsiasi razza, credo o ideologia appartengano, stemperando e predisponendo anche il più duro e cinico degli animi, liberando il sogno racchiuso in ognuno di noi, dove niente è impossibile. Perchè quando si è stati schiantati dalla vita, è lecito, anzi doveroso sognare in grande, per riscattare la dignità, che è propria di ogni essere umano, è per riscattare la memoria di coloro non possono più raccontare nulla, sepolti in uno dei tanti luoghi di deportazione.
La tensione sonora arriva ai centri nervosi, rilassandoli, è l'antidoto al dolore e si esce dal cinema tra le note del concerto
n. 35 per violino e orchestra di Tchaikoski, sul quale il regista rumeno ha scritto la sua partitura.
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enzo70
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martedì 9 novembre 2021
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un film intelligente di rara sensibilità
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La musica aiuta a superare i divari, i confini, ad avvicinare, ad integrare. I limiti dell’uomo, le sue tendenze all’asfissia trovano ristoro nell’armonia delle note, scritte da uomini, genere straordinario nel bene e nel male. Il regista rumeno Mihailenau è bravo nel trovare intorno ad un concerto, abusivo, l’occasione per porre temi importanti, l’odio, l’amore, la famiglia, le razze che possono trovare sollievo nella bellezza; in questo film la musica di Tchaikovsky, suonata da un’orchestra che ruota intorno ad un dittatore a cui la dittatura sovietica, era il turno di Breznev, ha sottratto la bacchetta. E che si avvale di una solista bella, quanto brava, la talentuosa violinista ignara che Andrei Filipov, il direttore d’orchestra allontanato dal Bolshoi per non aver accettato l’allontanamento dei musicisti ebrei, è il padre che non ha mai conosciuto.
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La musica aiuta a superare i divari, i confini, ad avvicinare, ad integrare. I limiti dell’uomo, le sue tendenze all’asfissia trovano ristoro nell’armonia delle note, scritte da uomini, genere straordinario nel bene e nel male. Il regista rumeno Mihailenau è bravo nel trovare intorno ad un concerto, abusivo, l’occasione per porre temi importanti, l’odio, l’amore, la famiglia, le razze che possono trovare sollievo nella bellezza; in questo film la musica di Tchaikovsky, suonata da un’orchestra che ruota intorno ad un dittatore a cui la dittatura sovietica, era il turno di Breznev, ha sottratto la bacchetta. E che si avvale di una solista bella, quanto brava, la talentuosa violinista ignara che Andrei Filipov, il direttore d’orchestra allontanato dal Bolshoi per non aver accettato l’allontanamento dei musicisti ebrei, è il padre che non ha mai conosciuto. Il film tocca nervi scoperti, quelli dell’emozione, e quindi ha gioco facile nel risultare gradevole. Ma ha un senso, eccome se ha un senso, perché ricordare e sapere non è solo un piacere, ma anche un dovere. Consigliatissimo.
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