feliciar
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sabato 29 aprile 2017
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lode e plauso a pedro.
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Lode e plauso al grande Pedro.
Ho rivisto in Tv il film e mi è piaciuto di piu': è una non storia, una storia d'amore e, come sempre, un omaggio al Grande Cinema. E' molte cose insieme.
Veloce, intrigante, prende lo spettatore da subito, lo trascina in un vortice di vicende e personaggi, con la fascinazione che il regista sa creare, sentiamo che da lì si dipanerà una vicenda, forse assurda ma, umana e piena.
Colpi di scena: al centro Penelope, meravigliosamente fotografata, è il mistero della femminilità, ombrosa e reticente.
C'è l'uomo di potere, l'ossessione del possesso per una donna, l'amore del regista, ora cieco, che ha trovato una nuova identità.
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Lode e plauso al grande Pedro.
Ho rivisto in Tv il film e mi è piaciuto di piu': è una non storia, una storia d'amore e, come sempre, un omaggio al Grande Cinema. E' molte cose insieme.
Veloce, intrigante, prende lo spettatore da subito, lo trascina in un vortice di vicende e personaggi, con la fascinazione che il regista sa creare, sentiamo che da lì si dipanerà una vicenda, forse assurda ma, umana e piena.
Colpi di scena: al centro Penelope, meravigliosamente fotografata, è il mistero della femminilità, ombrosa e reticente.
C'è l'uomo di potere, l'ossessione del possesso per una donna, l'amore del regista, ora cieco, che ha trovato una nuova identità.
Passato e presente si mescolano e, in mezzo c'è il miglior cinema: Viaggio in Italia di Rossellini, Ascensore per l'inferno di Malle.
La Moreau è come la Cruz, femminilià intrigante e sfuggente.
La non storia si dipana tra realtà e finzione: alla fine ci sarà un figlio ritrovato ed un amore perduto.
Mais, c'est la vie!!!!;
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alessandro_
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domenica 13 dicembre 2009
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la vita è sogno, il cinema è vita
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Gli abbracci spezzati è un film intenso, palpitante di desiderio e passione per la vita. Il titolo fa riferimento alla scena del film in cui i due protagonisti uniti da un sentimento forte vengono separati violentemente uno dall'altra. Ma al posto del rimpianto e della tristezza il superstite, privato della vista, lui un regista che fa della visione la sua ragione di vita, trova la forza di superare il dolore e la perdita. Mateo Blanco, come Jack Nicholson in "Professione: reporter", decide che la sua vita è finita nel momento in cui viene diviso dalla sua Lena, e cambia persino il suo nome. Ma a differenza del film di Antonionisi dove la fuga in una vita e in un'identità diversa si risolve tragicamente e pessimisticamente, qui al protagonista è data una seconda opportunità.
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Gli abbracci spezzati è un film intenso, palpitante di desiderio e passione per la vita. Il titolo fa riferimento alla scena del film in cui i due protagonisti uniti da un sentimento forte vengono separati violentemente uno dall'altra. Ma al posto del rimpianto e della tristezza il superstite, privato della vista, lui un regista che fa della visione la sua ragione di vita, trova la forza di superare il dolore e la perdita. Mateo Blanco, come Jack Nicholson in "Professione: reporter", decide che la sua vita è finita nel momento in cui viene diviso dalla sua Lena, e cambia persino il suo nome. Ma a differenza del film di Antonionisi dove la fuga in una vita e in un'identità diversa si risolve tragicamente e pessimisticamente, qui al protagonista è data una seconda opportunità. Quella di "rivedere" la sua amata e farla rivivere per sempre. Poco importa se lui non potrà vederla: le sue mani scorrono sul video sgranato delle riprese notturne e sentono il calore di quegli attimi pieni di amore. Le mani del regista riescono a vedere quello che gli occhi non vedono più, come avveniva per la macchina fotografica di "Blow up" che registrava qualcosa che gli occhi non avevano colto. La lezione di Almodovar va oltre il visibile e l'udibile, come nella scena della lettura delle labbra dei protagonisti, e ci dimostra che il cinema è molto di più di quello che vediamo seduti in una sala buia. Il cinema è la vita, non solo la sua rappresentazione.
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ginger snaps
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lunedì 16 agosto 2010
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sempre magico
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il fantastico Almodovar, unico nelle sue inquadrature e originale. La sensazione di profano è sempre nella sua firma. Non ci sono malgrado la lentezza momenti critici e noiosi. La storia malgrado struggente è ricca di emozioni forti. Il sesso raccontato sempre con grande maestria, riesce a essere sempre sensuale ma mai volgare. La immensa Penelope che nei suoi film ha sempre lasciato un'impronta indelebile, in questo film è carica di personalità e un certo erotismo che non sfocia mai nel banale. Malgrado non sia di grande bellezza è sempre un'attice che calza a pennello tutti i personaggli interpretati. Ben diretto e ben costruito, non ha il sapore acre di altri film come ad esempio " La Maleducation" ma sa essere incisivo.
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il fantastico Almodovar, unico nelle sue inquadrature e originale. La sensazione di profano è sempre nella sua firma. Non ci sono malgrado la lentezza momenti critici e noiosi. La storia malgrado struggente è ricca di emozioni forti. Il sesso raccontato sempre con grande maestria, riesce a essere sempre sensuale ma mai volgare. La immensa Penelope che nei suoi film ha sempre lasciato un'impronta indelebile, in questo film è carica di personalità e un certo erotismo che non sfocia mai nel banale. Malgrado non sia di grande bellezza è sempre un'attice che calza a pennello tutti i personaggli interpretati. Ben diretto e ben costruito, non ha il sapore acre di altri film come ad esempio " La Maleducation" ma sa essere incisivo. Le forti passioni raccontate sono assolutamente prevedibili, perchè sempre di Almodovar si parla, ma hanno in maniera diversa dal solito, un che di tenerezza e amore. Struggente l'amore e la devozione della povera Judit che seppur innamorata e cela un bellissimo segreto resta e calza il suo personaggio con estrema nobiltà. Voto 9
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olgadik
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mercoledì 18 novembre 2009
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l'amour fou
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Omaggio alla bellezza che è “nata” con lui (Penelope Cruz), dichiarazione reiterata d’amore per il cinema, sentimenti senza se e senza ma forti decisi e drammatici sono ancora gli ingredienti dell’Almodovar maturo che ritroviamo in quest’ultimo film. Snobbato a Cannes e anche in Spagna, non è a mio parere dei migliori del regista, ma Pedro si riconferma sin dalle prime scene maestro nello stile, nell’analisi della passione amorosa che non ammette ostacoli e va oltre la morte. Né mancano citazioni ed autocitazioni, perché il cinema non è solo il suo ambito culturale ma un mezzo per capire la vita e rigenerarsi. In quest’opera compaiono come personaggi anche varie professionalità al servizio della settima arte (doppiatori, tecnici, sceneggiatori, ecc.
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Omaggio alla bellezza che è “nata” con lui (Penelope Cruz), dichiarazione reiterata d’amore per il cinema, sentimenti senza se e senza ma forti decisi e drammatici sono ancora gli ingredienti dell’Almodovar maturo che ritroviamo in quest’ultimo film. Snobbato a Cannes e anche in Spagna, non è a mio parere dei migliori del regista, ma Pedro si riconferma sin dalle prime scene maestro nello stile, nell’analisi della passione amorosa che non ammette ostacoli e va oltre la morte. Né mancano citazioni ed autocitazioni, perché il cinema non è solo il suo ambito culturale ma un mezzo per capire la vita e rigenerarsi. In quest’opera compaiono come personaggi anche varie professionalità al servizio della settima arte (doppiatori, tecnici, sceneggiatori, ecc.). La narrazione è strutturata come qualcosa in cui presente, passato, film nel film formano una trama a volte un po’ forzosa e non efficace, mentre in altri passaggi si ritrova tutta l’esperienza e la forza del regista. Frequenti i flash-back; scontate (da Tutto su mia madre), le agnizioni finali tra figli e genitori che non sanno di essere tali, lacerante la gelosia che scatena gli istinti più bassi, incontrollabile l’amore sullo sfondo di una Lanzarote magnificamente fotografata. Noir e melodramma sono ormai i generi che rintracciamo come dominanti nella produzione del regista spagnolo; manca invece, e a mio parere è un limite, il sorriso che ancora in Volver faceva capolino tra elementi surreali e magici. Questi ultimi erano presenti a piene mani e forse in eccesso nei primi colorati e coloriti film, ma ora tendono a scomparire come ne Gli abbracci spezzati. Penso invece che la loro presenza fornisse sostanza ed eleganza autoironica alla produzione precedente; oggi la preoccupazione di ribadire la sua “filosofia” in forma intensa e seria priva il racconto di un elemento di grazia che Almodovar manovrava con molta originalità. Perfetti e calzanti gli autori di riferimento (da Rossellini ad Antonioni), intelligente e tenero l’uso della mobilità espressiva di Penelope Cruz che interpreta molte sfaccettature del personaggio, riuscita l’immedesimazione da parte dell’autore nel personaggio del regista cieco Mateo Blanco, anche se Lluìs Omar risulta monocorde rispetto alla versatilità della Cruz. La storia è quella di un amour fou dominato dalla fatalità, stroncato dal caso, costellato di gelosie, fughe, incidenti, cambiamenti d’identità. Partendo dal presente del protagonista maschile, reso cieco da una sciagura automobilistica, risaliamo lentamente a tutta la sua vicenda, mentre via via anche i personaggi minori vengono messi a fuoco e prendono vita propria. Nell’andamento del thriller e nell’incastro degli elementi drammatici l’autore s’immerge, con l’aiuto del suo Virgilio che è il cinema di ogni età, nel desiderio, sentimento dominante di ogni sua invenzione.
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doni64
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venerdì 1 ottobre 2010
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film stile.....almadovar
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Film diretto da Almadovar adatto agli amanti del genere ove predominano sesso sfrenato,drammaticita' autentica e interpretazione di effetto.Buona l'interpretazione della bella Penalope Cruiz che, a mio parere, salva il film che nel complesso e' piu' che discreto.Voto 6+
[+] semmai...
(di luca-to)
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