fabri
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mercoledì 9 dicembre 2020
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tanto amaro quanto bello
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Film molto amaro, anche se in parte mitigato da scene leggere.
Un grande film, che mostra con disincanto perchè molti decidono di andarsene e trovare fortuna all'estero.
A tratti ricorda la grande commedia agrodolce italiana di Monicelli.
Lo consiglio di certo.
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enzo70
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martedì 7 febbraio 2017
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virzì va con ironia al cuore del disagio sociale
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Marta, giovane laureata con bacio accademico in filosofia, ha tutta la vita davanti. Il problema è il presente, con la chimera di un lavoro che non c’è; anche il fidanzato è un giovane e brillante laureato che non trova occupazione; e sceglie la strada più semplice, quella delle valigie e di un aereo verso un altro paese. Marta no, lei si ostina, anche la malattia della madre la tiene legata all’Italia e, alla fine, come tanti, finisce in un call center; condividendo l’appartamento con Sonia, al solito bravissima la Ramazzotti in queste parti, una bellissima ragazza madre la cui fragilità è facile approdo per gli uomini.
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Marta, giovane laureata con bacio accademico in filosofia, ha tutta la vita davanti. Il problema è il presente, con la chimera di un lavoro che non c’è; anche il fidanzato è un giovane e brillante laureato che non trova occupazione; e sceglie la strada più semplice, quella delle valigie e di un aereo verso un altro paese. Marta no, lei si ostina, anche la malattia della madre la tiene legata all’Italia e, alla fine, come tanti, finisce in un call center; condividendo l’appartamento con Sonia, al solito bravissima la Ramazzotti in queste parti, una bellissima ragazza madre la cui fragilità è facile approdo per gli uomini. Virzì ha dimostrato con questo film di riuscire perfettamente ad interpretare i disagi sociali di quest’Italia presa alla gola dalla paura di uscire da una crisi valoriale. E le figure principali del film, la Ferilli che interpreta l’iper aziendalista direttrice del call center innamorata del titolare, Massimo Ghini, o il venditore di aspirapolveri in carriera; o il sindacalista interpretato da Mastrandrea; ma, soprattutto, la figura di maggiore spessore, quella di una vecchietta che riesce, con la sua umanità, a far uscire dal pantano anche Sonia. Marta, poi, troverà una sua strada, ma, d’altronde, ha tutta la vita davanti. Bravissima l’Aragonese per un film decisamente ben fatto.
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fabio57
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mercoledì 27 gennaio 2016
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buon virzì
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Bella full immersion nel mondo dei call center.Credo e spero che alcuni aspetti siano enfatizzati per renderli cinematograficamente efficaci,perchè se il ritratto che Virzì fa di questo mondo è completamente veritiero,siamo messi male.Sabrina Ferilli quando non fa i cinepanettoni è brava.
Da vedere
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luca scial�
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domenica 4 ottobre 2015
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ennesimo affresco nevrotico della società odierna
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Da L'ultimo bacio in poi, quello di produrre film in chiave nevrotica e compulsiva per dipingere la società contemporanea, sembra essere diventato un Must del cinema italiano. Anche questa pellicola rientra in questa ampia cerchia, dove si estremizza, si ironizza e si drammatizza ma in modo ridicolo, la situazione della società odierna. Dove tutto sembra precario: i rapporti d'amore, d'amicizia, lavorativi. E così la protagonista Marta (Isabella Ragonese), neolaureata siciliana con tutte le lodi possibili e finita a Roma carica di speranze, finisce in un call center. Una sorta di regno del male in formato Grande fratello, guidato da un cinico capo (Massimo Ghini) e una strega megera (Sabrina Ferilli).
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Da L'ultimo bacio in poi, quello di produrre film in chiave nevrotica e compulsiva per dipingere la società contemporanea, sembra essere diventato un Must del cinema italiano. Anche questa pellicola rientra in questa ampia cerchia, dove si estremizza, si ironizza e si drammatizza ma in modo ridicolo, la situazione della società odierna. Dove tutto sembra precario: i rapporti d'amore, d'amicizia, lavorativi. E così la protagonista Marta (Isabella Ragonese), neolaureata siciliana con tutte le lodi possibili e finita a Roma carica di speranze, finisce in un call center. Una sorta di regno del male in formato Grande fratello, guidato da un cinico capo (Massimo Ghini) e una strega megera (Sabrina Ferilli). Dove i dipendenti sono controllati ed eventualmente eliminati proprio come fossero nel Reality. Questa descrizione estremizzata del mondo del lavoro comprende anche i sindacati, con un sindacalista giovane ma con vecchi ideali (Massimo Ghini) che sembra più un romantico e moderno Don Chisciotte. A completare gli stereotipi ci pensano un collega di Marta (Elio Germano), che frega pure i familiari pur di vendere quei prodotti farlocchi della sua azienda, e la sua coinquilina (Micaela Ramazzotti), ragazza madre che trascura la figlia finendo per prostituirsi per tirare avanti.
Un mondo contorto, frenetico e isterico destinato a crollare e quando lo fa irrimediabilmente offre però nuove prospettive a Marta.
Paolo Virzì ha fatto di meglio. E in modo più credibile.
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aristoteles
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venerdì 18 settembre 2015
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marta precaria della multiple
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Un altro bel film di Virzì.
Il film racconta in maniera significativa l'esperenzia di tanti giovani,anche laureati con il massimo dei voti,come la protagonista,alle prese con la dura realtà quotidiana nei termini di precariato e di mancanza di lavoro.
L'azienda in questione,come tante altre,purtroppo rispecchia la realtà,ovvero grandi scatole vuote pronte ad approfittare del giovane ,e non solo,malcapitato di turno.
In un mondo senza lavoro,tutto ,o quasi, è concesso,con poco spazio per un solido futuro.
Il film è del 2008 ,la condizione dei lavoratori è più o meno sempre la stessa.
A parte questo ,la regia è ottima,Isabella Ragonese sfodera una grande interpretazione,con la sua fiera andatura ed un meraviglioso sorriso pieno di speranza.
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Un altro bel film di Virzì.
Il film racconta in maniera significativa l'esperenzia di tanti giovani,anche laureati con il massimo dei voti,come la protagonista,alle prese con la dura realtà quotidiana nei termini di precariato e di mancanza di lavoro.
L'azienda in questione,come tante altre,purtroppo rispecchia la realtà,ovvero grandi scatole vuote pronte ad approfittare del giovane ,e non solo,malcapitato di turno.
In un mondo senza lavoro,tutto ,o quasi, è concesso,con poco spazio per un solido futuro.
Il film è del 2008 ,la condizione dei lavoratori è più o meno sempre la stessa.
A parte questo ,la regia è ottima,Isabella Ragonese sfodera una grande interpretazione,con la sua fiera andatura ed un meraviglioso sorriso pieno di speranza.
Ma complessivamente tutti gli attori fanno la loro parte al meglio.
Il film ,nonostante la delicatezza dei tremi trattati,fa anche sorridere e coinvolge lo spettatore,insomma non trasmette pesantezza.
Forse è eccessivo il finale drammatico,ma forse, come consiglia il regista,basta seguire la musica.
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fede81
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domenica 1 settembre 2013
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tutta la vita davanti
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Virzì trova un perfetto equilibrio tra la commedia, il dramma, la farsa e la feroce critica sociale in questo che è uno dei suoi migliori film. Attori in forma straordinaria (la nuova generazione, Isabella Ragonese, Micaela Ramazzotti ed Elio Germano, quasi rubano la scena ai pur bravi Massimo Ghini e Sabrina Ferilli), sceneggiatura al vetriolo, dialoghi esilaranti e mai banali. Sicuramente le chiavi di interpretazione sono molteplici e il piano socio-politico (evidente grazie al personaggio di Mastrandrea) si intreccia con quello psicologico e "culturale" in senso lato (che si snoda nelle dinamiche di crescita della Ragonese). Ne risulta un affesco della realtà italiana di oggi tra i più convincenti degli inizi degli anni Duemila, commovente, amaro e sincero.
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muttley72
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sabato 22 dicembre 2012
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ottimo film sulla crisi del lavoro. da vedere!
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Devo dire, per correttezza, che in genere non amo i film "buonisti", nè quelli stile Salvatores (per capirci), ma questo film di Virzì (che mi sta antipatico, senza un motivo) rappresenta un' ottima denuncia su cosa ormai riservi ai giovani (salvo fortunate eccezioni) da ormai più di 10-15 anni in Italia il "mercato del lavoro".
Il triste ambiente dei "call-center" (....in cui io ho lavorato) unisce sia persone poco istruite, sia brillanti laureati e nel film di questo ambiente si mettono in luce tutti i lati più abietti: la corsa per il risultato a tutti i costi nel'ambiente lavorativo, la "sola" data ai clienti, il cinismo e tante altre cose.
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Devo dire, per correttezza, che in genere non amo i film "buonisti", nè quelli stile Salvatores (per capirci), ma questo film di Virzì (che mi sta antipatico, senza un motivo) rappresenta un' ottima denuncia su cosa ormai riservi ai giovani (salvo fortunate eccezioni) da ormai più di 10-15 anni in Italia il "mercato del lavoro".
Il triste ambiente dei "call-center" (....in cui io ho lavorato) unisce sia persone poco istruite, sia brillanti laureati e nel film di questo ambiente si mettono in luce tutti i lati più abietti: la corsa per il risultato a tutti i costi nel'ambiente lavorativo, la "sola" data ai clienti, il cinismo e tante altre cose. Persino i gestori del "call center" (che ostentano sicumera e tiranneggiano i dipendenti) sono a loro volta patetiche vittime del "sistema".
Il film talvolta ricorre ad uno stile narrativo sopra le righe (quasi caricaturale) e unisce risvolti dalla comicità involontaria a fatti tragici. Per me è questo è un gran film-denuncia creato con uno stile quasi surreale e per questo mai noioso o prolisso: il tragico è che quello che si vede nel film è proprio la realtà (o parte della realtà) nei veri "call-center".
Ottimi tutti gli attori protagonisti: persino la Ferilli qui riesce qui ad immedesimarsi in un ruolo che sembra perfetto per lei e che forse è una delle sue migliori interpretazioni di sempre (o una delle poche che ricorderò oltre naturalmente alla sua bellezza)..
Film eccezionale e da vedere assolutamente: merita le 4 stelle piene.
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simona tudisco
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sabato 13 ottobre 2012
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vorrei che ci sei anche tu!
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Titolo del recensione tratto da "Tutta la vita davanti" di Paolo Virzì.
Non a caso scelgo questa battuta, tra l’altro una delle migliori del film. Inizio da questo perchè a pronunciarla è la Ferilli nel ruolo di coatta di effimero successo. Con la Ferilli, da cinefila, ho un rapporto molto particolare; l’avevo amata in "La bella vita", sempre di Virzì, e poi ho iniziato a detestarla perchè sceglieva sempre lo stesso ruolo, marciava sul suo accento romano, e ammiccava nel suo ruolo di bonona. Insomma era diventata famosa e tanti saluti alle belle speranze.
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Titolo del recensione tratto da "Tutta la vita davanti" di Paolo Virzì.
Non a caso scelgo questa battuta, tra l’altro una delle migliori del film. Inizio da questo perchè a pronunciarla è la Ferilli nel ruolo di coatta di effimero successo. Con la Ferilli, da cinefila, ho un rapporto molto particolare; l’avevo amata in "La bella vita", sempre di Virzì, e poi ho iniziato a detestarla perchè sceglieva sempre lo stesso ruolo, marciava sul suo accento romano, e ammiccava nel suo ruolo di bonona. Insomma era diventata famosa e tanti saluti alle belle speranze. Con questo film credo che abbia ritrovato un pò quello che era un tempo!
Il film, in generale, mi ha fatto uno strano effetto. Un’altalena di emozioni, per dirla alla Marzullo. Inizi con l’angoscia, poi vieni inglobato nel meccanismo come la protagonista, poi ridi, poi piangi, poi ti angosci di nuovo e ad alla fine piangi di nuovo mentre ridi. Sarà che siamo tutti un pò Marta, che siamo un pò tutti nella sua condizione di laureata a fondo perduto, nella sua condizione di lavoratrice precaria ma guardando lei che manda curricula e non ottiene nulla, che incontra gli ex colleghi e un pò si vergogna, che fa un lavoro sforzandosi di pensare che sia importante, mi sembrava di vedere la storia della mia vita…. Forse il trucco per sopravvivere è quello di rimanere sempre presenti a se stessi, rendersi conto che un lavoro part-time fatto di obbiettivi da raggiungere non è la vita, non sei tu. E’ soltanto una parentesi! E se ti fanno fuori pazienza, l’importante è non perdere di vista ciò che si vuole.
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johnny1988
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sabato 24 marzo 2012
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il degno erede di monicelli
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Nel bel mezzo di una surreale apertura, la calda voce di Laura Morante ci apre alla favola nera di Marta, siciliana trapiantata a Roma neolaureata con lode e abbraccio accademico. Umile, brillante e un poco illusa, Marta si vede sbattere in faccia tutte le porte editoriali, per ritrovarsi ad arrotondare i conti con due lavori, uno come baby-sitter della figlia della coetanea e sbandata Sonia (interpretata dall'intensa Micaela Ramazzotti) e l'altro come telefonista al call center della Multiple, azienda specializzata nella vendita di apparecchi depurativi “miracolosi”.
La disponibilissima Marta, copia adulta dell'indimenticabile Caterina (un'altra che andava in città), si catapulta nella dimensione a lei nuova del precariato, in una periferia deserta e quasi avveniristica.
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Nel bel mezzo di una surreale apertura, la calda voce di Laura Morante ci apre alla favola nera di Marta, siciliana trapiantata a Roma neolaureata con lode e abbraccio accademico. Umile, brillante e un poco illusa, Marta si vede sbattere in faccia tutte le porte editoriali, per ritrovarsi ad arrotondare i conti con due lavori, uno come baby-sitter della figlia della coetanea e sbandata Sonia (interpretata dall'intensa Micaela Ramazzotti) e l'altro come telefonista al call center della Multiple, azienda specializzata nella vendita di apparecchi depurativi “miracolosi”.
La disponibilissima Marta, copia adulta dell'indimenticabile Caterina (un'altra che andava in città), si catapulta nella dimensione a lei nuova del precariato, in una periferia deserta e quasi avveniristica. Intellettuale e generosa d'animo lei, conformistico e semplice l'ambiente di lavoro, la ragazza dà prova di essere molto sveglia, e in pochissimo tempo la sua efficienza conquista le attenzioni dei dirigenti. Ma la Multiple si smaschera presto per quello che è, un tirannico sistema pseudo meritocratico, con tanto di premi e incoraggiamenti - sms motivazionali, training da vacanze villaggio, coreografie ansiolitiche e chi più ne ha più ne metta. Dietro l'immagine rosea quanto grottesca della direzione non mancano certo le necessarie eliminazioni, degne di un vero e proprio reality show. In questo mondo plastico e instabile, vittime – come il fragile Lucio 2, Elio Germano – e carnefici – la Ferilli, così in forma non la si vedeva da anni – sono legati dalla stessa frustrazione, dall'insicurezza, fino ai margini estremi della follia. Virzì non lascia scampo a nessuno, e a nulla, per esempio, fruttano gli interventi sindacali del velleitario Giorgio (Mastandrea), neppure lui immune ai propri interessi. Ispirandosi al libro della blogger sarda Michela Murgia, "Il mondo deve sapere", Virzì questa volta rinnova la formula tragicomica e ci orienta in un purgatorio, evidenziando, come un Monicelli o un Germi dei tempi migliori, le sfumature tragiche della commedia nera. E se alla classe inferiore ignorante va almeno il merito di essere trasparente e consapevole della propria miseria, senza esclusione di colpi viene irrisa con innocente malizia la classe intellettuale – quella a cui invece dovrebbe appartenere la protagonista – così chic e dandy in apparenza, così tanto povera nella sostanza. Tutta la vita davanti è frizzante, articolato, fermo e senza mezze misure, con una buona sceneggiatura alle spalle; peccato solo che alcune soluzioni stilistiche (l'anziana signora strappalacrime – oltre un certo limite, stucchevole – o il funerale onirico), sembrino strizzare troppo facilmente l'occhio al pubblico. Con la medesima onestà intellettuale di Marta, però, Virzì non cede mai al giudizio spiccio o al pietismo di maniera, mantiene bensì inalterato il suo amore per la nuova generazione, figlia di una società malata, d'accordo, ma non priva della possibilità di rivncita. E con tutte le carte in regola per affermarsi come filosofa, intanto alla figlia di Sonia Marta riesce a far preferire Platone al Grande Fratello, sogna una società da musical che dà il buongiorno al mondo ballando i Beach Boys e si affeziona a una voce telefonica; tutto il resto ritrae benissimo le allarmanti contraddizioni di fondo del nostro paese. Come in Ovosodo, ma con più ferocia umoristica. Da non perdere i titoli di coda.
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allstars
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sabato 21 maggio 2011
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un film reale ma un filino "sopra le righe"!
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La prima cosa che ho notato di questo film è stata la bravura e l'enfasi di Micaela Ramazzotti, per me aveva una parte complicat, ma l'ha eseguita in modo F A V O L O S O!Seconda cosa ok la precarietà ma la "vita lavorativa" all'interno del CallCenter mi è parsa un filino esagerata come rappresentazione!Cmq tutto sommato un bel lavoro, agli attori semi esordienti tanto di cappello!
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