robert
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domenica 19 aprile 2009
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pubblicità ingannevole 2^ parte
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Alberto si è perso strada facendo,senza mai averne piena consapevolezza,è sostanzialmente incapace di prendersi cura di sé e degli altri,ma estremamente bisognoso lui stesso di affetto,di qualcuno cui affidarsi.Il fatto stesso che straparli è segno evidente della sua intima convinzione di non essere veramente ascoltato.L'improvviso attacco di cuore sembra proiettarlo in una dimensione completamente nuova,a lui sconosciuta,lo pone di fronte all'increscioso interrogativo su che cosa sta facendo della propria vita.E,paradossalmente,anziché sospingerlo verso quell'unico punto di riferimento che è la sua fidanzata,per aggrapparvisi saldamente e cercare di orientarsi,lo porta a prenderne le distanze,determinando la dolorosa scelta dell'abbandono da parte di lei.
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Alberto si è perso strada facendo,senza mai averne piena consapevolezza,è sostanzialmente incapace di prendersi cura di sé e degli altri,ma estremamente bisognoso lui stesso di affetto,di qualcuno cui affidarsi.Il fatto stesso che straparli è segno evidente della sua intima convinzione di non essere veramente ascoltato.L'improvviso attacco di cuore sembra proiettarlo in una dimensione completamente nuova,a lui sconosciuta,lo pone di fronte all'increscioso interrogativo su che cosa sta facendo della propria vita.E,paradossalmente,anziché sospingerlo verso quell'unico punto di riferimento che è la sua fidanzata,per aggrapparvisi saldamente e cercare di orientarsi,lo porta a prenderne le distanze,determinando la dolorosa scelta dell'abbandono da parte di lei.Finirà dunque col legarsi allo sconosciuto compagno di sventura e di convalescenza Angelo (Kim Rossi Stuart),borgataro verace dall'animo generoso,che instaurerà con Alberto una fraterna,pura e disinteressata amicizia.Angelo "trapianterà" senza esitazione Alberto nel suo mondo,così diverso dai canoni dell'amico,e nel suo stesso nucleo familiare (è sposato infatti con Rossana-Micaela Ramazzotti),facendone una sorta di genitore aggiunto per i 2 figli,il piccolo Airton (nome mutuato dalla passione automobilistica di Angelo)e la difficile Perla,in piena crisi adolescenziale.Il sentirsi parte di una vera famiglia,nel bene e nel male,consentirà ad Alberto di uscire dal bozzolo,e di sviluppare inaspettate capacità di dedizione e di attenzione al prossimo (non solo da un punto di vista puramente speculativo),nonché il coraggio di accettare più definite e convinte responsabilità.Come amava dire madre Teresa,la cura della propria sofferenza morale passa attraverso la cura,con abnegazione ed impegno,del dolore del prossimo.Inevitabile conseguenza di questo intimo lavorìo sarà per Alberto il ritorno stile "figliol prodigo" tra le braccia di Carla,ancora lì ad aspettarlo (come solo nei film accade)senza risentimenti,fiduciosa e paziente.Questa così delicata (nei toni e nella rappresentazione filmica),ma al tempo stesso solida amicizia virile,autentico nodo centrale del film,ciascuno nel rispetto del proprio ruolo (e senza derive "alla Brokeback Mountain"),verrà solo sul finire parzialmente e quasi inconsapevolmente "contaminata" in seguito ai risvolti preoccupanti del decorso post-operatorio di Angelo.Il quale,indelebilmente segnato dalla prematura scomparsa del padre,sempre per problemi cardiaci,costretto dalle circostanze,maturerà un piano improbabile e disperato nel tentativo di garantire un futuro alla sua famiglia,per giunta in espansione (la moglie è incinta).Piano che ovvio qui non illustriamo nei dettagli per non incorrere nelle ire di chi al cimena ci deve ancora andare.Il film della Archibugi è ben diretto e ben recitato,con interpreti credibili,qualitativamente lodevole in considerazione della generale mancanza di idee (e di spettatori)di cui soffre il nostro cinema,e delle minori risorse tecniche ed economiche di cui dispone,in confronto con quelle del cinema made in USA.Non pensiate sia un altro mattone lacrimoso e lacrimevole.Al contrario,è in equilibrio quasi perfetto tra commedia e dramma.Ci sono sprazzi comici godibili,momenti distensivi perfettamente incastonati nella trama come pregevoli tessere musive,e momenti più meditativi,spunti per più serie riflessioni.E' una sorta di parabola,il cui monito si traduce in sostanza nell'invito a dare sempre un senso alla vita.
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robert
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domenica 19 aprile 2009
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pubblicità ingannevole 1^parte
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Sarà capitato un po' a tutti di scegliere un prodotto in negozio attratti dall'invitante rappresentazione stampata sulla confezione,per poi vedere deluse le aspettative alla sua apertura.Fenomeno analogo potrebbe verificarsi nel fidarsi ciecamente della locandina di "Questione di cuore" e scegliere di vederlo,senza conoscerne il tema.Perché la giocosa coppia di mattatori al centro del manifesto indurrebbe a credere di trovarsi di fronte alla solita commedia "all'italiana" (estendendo generosamente la definizione anche alle sue forme più trash,tipo i cinepanettoni et similia),ad una sorta di improbabile riedizione di accoppiate vincenti al botteghino,come quella De Sica-Ghini,alle prese con collaudati repertori di gag e peripezie.
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Sarà capitato un po' a tutti di scegliere un prodotto in negozio attratti dall'invitante rappresentazione stampata sulla confezione,per poi vedere deluse le aspettative alla sua apertura.Fenomeno analogo potrebbe verificarsi nel fidarsi ciecamente della locandina di "Questione di cuore" e scegliere di vederlo,senza conoscerne il tema.Perché la giocosa coppia di mattatori al centro del manifesto indurrebbe a credere di trovarsi di fronte alla solita commedia "all'italiana" (estendendo generosamente la definizione anche alle sue forme più trash,tipo i cinepanettoni et similia),ad una sorta di improbabile riedizione di accoppiate vincenti al botteghino,come quella De Sica-Ghini,alle prese con collaudati repertori di gag e peripezie.Tutto insomma,titolo compreso,lascerebbe supporre di poter contare su poco meno di 2 ore si sana spensieratezza,col fazzoletto a portata di mano,ma solo per tamponare le lacrime di qualche irrefrenabile risata.Se non altro per la matrice cabarettistica di Antonio Albanese.E invece la questione di cuore del titolo non riguarda intriganti tresche o più o meno riuscite vicende sentimentali,ma è la trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Umberto Contarello.E la locandina,banale e quasi raffazzonata,finisce con l'apparire una scelta un po' frettolosa,comunque penalizzante,oltre che fuorviante,per il film che reclamizza.Il cuore...in questione è quello,ballerino,dei 2 protagonisti,Albanese e Rossi Stuart.L'uno, stralunato sceneggiatore settentrionale trapiantato a Roma,in crisi di idee (come il cinema nostrano?),l'altro,carrozziere romano d.o.c.,specializzato in auto d'epoca,che ha fatto fortuna e,scegliendo percorsi magari borderline rispetto all'evasione fiscale bella e buona,ha messo su un piccolo impero di immobili e un cospicuo patrimonio.Le vite dei 2,apparentemente così diverse e distanti,collidono accidentalmente in sala rianimazione,in seguito al quasi contemporaneo "scherzo" dei rispettivi organi cardiaci.Alberto(un Albanese la cui maturazione artistica sembra aver superato senza sforzo il limite dello stereotipo mimico di altri suoi colleghi passati al grande schermo)ha un'immeritata fama di "indovino",frutto di una sua portentosa e sviluppatissima capacità di osservazione e di deduzione.E' logorroico,e sincero da rasentare il cinismo e l'assoluta mancanza di tatto.E' abituato a guardare il mondo che lo circonda dai punti di vista più improbabili,sa trarre dall'analisi dei fatti più comuni spunti sorprendenti per il suo lavoro e cavare storie avvincenti da episodi che ad altri passerebbero inosservati.Ha conoscenze importanti ed invidiabili,di quelle a cui si chiede normalmente l'autografo (spiccano in proposito i cammei di Carlo Verdone,Stefania Sandrelli e Paolo Villaggio,anche sul set paludato nelle sue stravaganti tuniche extralarge),ma è sostanzialmente un solitario senza veri amici,è solo al mondo.Eccezion fatta per la sua Carla,che lo apprezza e lo ama per quel suo essere atipico e del tutto sui generis.Con lei vive una relazione in fase di stanca,che,come il suo lavoro,procede a rilento,con alti e bassi.E' un uomo,Alberto,che vive completamente immerso nel presente,con un passato doloroso da orfano in tenera età,e che guarda al futuro con diffidenza e apprensione.La perdita subìta da bambino lo ha indotto ad elaborare un mondo tutto suo,ricco di sollecitazioni e di suggestioni provenienti da quello reale,comune a tutti,ma,nonostante questo,eteroclito ed incomprensibile visto da fuori.
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pipay
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domenica 19 aprile 2009
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una stretta al cuore
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Due uomini, un meccanico-carrozziere e uno sceneggiatore cinematografico, si trovano, a seguito di un infarto che ha colpito ciscuno di loro, uno accanto all'altro nel reparto di terapia intensiva del Policlinico di Roma. L'episodio sarà fondamentale per la vita di entrambi. Il film non è a lieto fine e per rispetto verso chi ancora non ha visto la storia, non svelo perché. La sceneggiatura è quasi impeccabile e le interpretazioni di Antonio Albanese e di Kim Rossi Stuart sono da vero encomio. La regia non è da meno. Risibile la critica di qualcuno che avrebbe preferito il film con i sottotitoli (allora metà dei film italiani dovrebbero averli!): mi pare infatti che il gergo romanesco sia più che comprensibile.
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Due uomini, un meccanico-carrozziere e uno sceneggiatore cinematografico, si trovano, a seguito di un infarto che ha colpito ciscuno di loro, uno accanto all'altro nel reparto di terapia intensiva del Policlinico di Roma. L'episodio sarà fondamentale per la vita di entrambi. Il film non è a lieto fine e per rispetto verso chi ancora non ha visto la storia, non svelo perché. La sceneggiatura è quasi impeccabile e le interpretazioni di Antonio Albanese e di Kim Rossi Stuart sono da vero encomio. La regia non è da meno. Risibile la critica di qualcuno che avrebbe preferito il film con i sottotitoli (allora metà dei film italiani dovrebbero averli!): mi pare infatti che il gergo romanesco sia più che comprensibile. La storia fa riflettere sulla vita, sull'amicizia, sul rapporto di coppia, sulla malattia, sulla "presenza" della vita e della morte. E mette anche l'accento sull'aggregazione e disgregazione della famiglia. La storia non è certo allegra, anzi, lascia una penosa tretta al cuore. Francesca Archibugi ha saputo creare una vicenda che non può lasciare indifferenti, che tocca le corde più intime dell'animo umano, sempre fragile e in bilico tra essere e non essere, vivere o non vivere, combattere o lasciarsi andare.
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mamooo
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domenica 19 aprile 2009
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intenso e coinvolgente
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Un bel film, ottimamente diretto e ben recitato da tutti i protagonisti principali.
In alcuni tratti mette ansia, in altri rabbia, in altri ancora tenerezza. Insomma, emoziona. E scusate se è poco...
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chiarialessandro
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domenica 19 aprile 2009
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grazie, francesca.
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Da quando ho letto su Ciak che era iniziata la guerra tra critici cinematografici e blogger, mi sono cominciato a chiedere che cosa sia una recensione e, a prescindere da ciò che dice il vocabolario, mi sono risposto che per me una “recensione” è uno scritto su un film e che ciò che scrivo su di esso (come qualunque altra cosa che scrivo) dovrebbe servire per trasmettere una parte di me e delle mie sensazioni a chi lo legge, per condividere, stimolare, esprimersi, partecipare, capire. Partendo da questi presupposti, “Questioni di cuore” è un bellissimo film di cui consiglio caldamente la visione a tutti gli amanti del cinema fatto “in casa”, dove gli effetti speciali sono quelli dei sentimenti (che, pur essendo immateriali e “non visibili”, si fanno sentire in modo visibilissimo).
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Da quando ho letto su Ciak che era iniziata la guerra tra critici cinematografici e blogger, mi sono cominciato a chiedere che cosa sia una recensione e, a prescindere da ciò che dice il vocabolario, mi sono risposto che per me una “recensione” è uno scritto su un film e che ciò che scrivo su di esso (come qualunque altra cosa che scrivo) dovrebbe servire per trasmettere una parte di me e delle mie sensazioni a chi lo legge, per condividere, stimolare, esprimersi, partecipare, capire. Partendo da questi presupposti, “Questioni di cuore” è un bellissimo film di cui consiglio caldamente la visione a tutti gli amanti del cinema fatto “in casa”, dove gli effetti speciali sono quelli dei sentimenti (che, pur essendo immateriali e “non visibili”, si fanno sentire in modo visibilissimo). Il sentimento predominante è quello dell’amicizia disinteressata (merce rarissima, soprattutto di questi tempi) e già questo (e cioè il fatto di essere incentrato su un argomento che non è certamente tra i più gettonati del momento) ritengo che conferisca una nota di merito alla pellicola, la quale si snoda in un’altalena di situazioni comiche e drammatiche, riuscendo a muoversi con soave abilità tra le une e le altre, senza mai cadere nel rischio del grottesco. E’ un lavoro semplice, credibile e lineare in cui ognuno di noi potrebbe riconoscersi nei personaggi, immedesimandosi in essi quasi come se la finzione si trasformasse in realtà cinematografica. Albanese da Oscar: riesce ad essere sempre convincente, qualunque parte gli venga affidata; gli altri bravi o molto bravi. Amatelo appassionatamente. Credo proprio che non ve ne pentirete.
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francesca86
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domenica 19 aprile 2009
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un film che sa emozionare
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Angelo e Alberto sono i protagonisti del nuovo film di Francesca Archibugi, QUESTIONE DI CUORE. Angelo un carrozziere Alberto uno sceneggiatore. Due mondi paralleli quelli dei due protagonisti che si incrociano quando la vita li rende fragili, lontani dalla vita, più vicini alla morte. Entrambi colti da un infarto in una sera qualunque, si incontrano nel reparto di terapia intensiva. La paura della morte li rende simili e le diversità vengono attutite. Nasce un’amicizia, vera profonda, forse l’unica per entrambi. Davanti alla morte l’uomo si sente solo e sapere che c’è qualcuno che ti capisce, che vive i tuoi stessi dolori, e le stesse sensazioni, paure, ti rende meno fragile, e quella persona apparentemente sconosciuta irrompe nella tua vita e non riesci più a farne a meno.
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Angelo e Alberto sono i protagonisti del nuovo film di Francesca Archibugi, QUESTIONE DI CUORE. Angelo un carrozziere Alberto uno sceneggiatore. Due mondi paralleli quelli dei due protagonisti che si incrociano quando la vita li rende fragili, lontani dalla vita, più vicini alla morte. Entrambi colti da un infarto in una sera qualunque, si incontrano nel reparto di terapia intensiva. La paura della morte li rende simili e le diversità vengono attutite. Nasce un’amicizia, vera profonda, forse l’unica per entrambi. Davanti alla morte l’uomo si sente solo e sapere che c’è qualcuno che ti capisce, che vive i tuoi stessi dolori, e le stesse sensazioni, paure, ti rende meno fragile, e quella persona apparentemente sconosciuta irrompe nella tua vita e non riesci più a farne a meno. Stupenda la scena in cui i due protagonisti sono nel letto e chiacchierano e ridono come se si conoscessero da una vita, complici di quel qualcosa che solo loro sanno perché solo da loro è stato vissuto. Una scena semplice in cui però lo spettatore sente di stare lì ai piedi del lettone e ride con loro. Nel finale del film è Angelo a lasciare la scena e il mondo, la paura di lasciare sola la sua famiglia però è svanita prima della sua morte. Sa che il suo amico ci sarà dove lui non potrà esserci, a consolare sua moglie incinta con un abbraccio, ad aiutare il figlio a guardare il mondo di nuovo come un bambino senza la paura che la morte di un genitore inevitabilmente genera.
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natadiluglio
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sabato 18 aprile 2009
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sceneggiatura e cammei da cinque stelle
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Due uomini, due cuori in tilt. Uno è colto, cinico, mangiafemmine, l'altro pulito, ruspante, padre di famiglia col cuore.
L'ospedale li fa incontrare, lo strano feeling scatta, le strade si uniscono, finchè durerà la strada più breve del più giovane. Lo sguardo che li segue è gentile : il bello e fragile Kim tesse un filo di continuità fra Antonio l'inaffidabile, e la famiglia che resterà orfana.
Una storia di umanità triste, ma intessuta di ironia intelligente, di battute impagabili, e da cammei capolavoro, come quello di Verdone, e sublime quello di Paolo Villaggio, che termina di spalle una battuta che incanta.
Critica feroce alla scarsissima comprensibilità del solito romanesco bofonchiato.
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Due uomini, due cuori in tilt. Uno è colto, cinico, mangiafemmine, l'altro pulito, ruspante, padre di famiglia col cuore.
L'ospedale li fa incontrare, lo strano feeling scatta, le strade si uniscono, finchè durerà la strada più breve del più giovane. Lo sguardo che li segue è gentile : il bello e fragile Kim tesse un filo di continuità fra Antonio l'inaffidabile, e la famiglia che resterà orfana.
Una storia di umanità triste, ma intessuta di ironia intelligente, di battute impagabili, e da cammei capolavoro, come quello di Verdone, e sublime quello di Paolo Villaggio, che termina di spalle una battuta che incanta.
Critica feroce alla scarsissima comprensibilità del solito romanesco bofonchiato.
Natadiluglio
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natadiluglio
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sabato 18 aprile 2009
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supersceneggiatura
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Visto oggi. Trovo bellissimo. Unico, ma grande, neo che ritengo imperdonabile : necessita di sottotitoli. Quando la finirete, registi, di imporci un linguaggio incomprensibile se non agli abitanti di Roma e dintorni?
Sollievo Albanese, intanto eccellente attore, e poi, grazie! si capisce quel che dice!
Bravissimo Rossi Stuart, bello ma praticamente incomprensibile nel suo bofonchiare.
Troppo pochi gli scorci di Roma, peccato : gli Americani sono più furbi, le città ce le fanno vedere, così,senza enfasi, dolcemente.
Film da vedere, con il rammarico di non poter apprezzare fino in fondo una sceneggiatura che meriterebbe un Oscar, per quanto detto sopra.
Gli attori italiani,soprattutto giovani e giovanissimi, necessitano di scuole di dizione, non solo perchè sarebbe ormai ora di tornare a una lingua comprensibile, e se si vuole proprio sottolineare la regionalità, lo si può fare con garbo, senza gli eccessi diventati intollerabili.
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Visto oggi. Trovo bellissimo. Unico, ma grande, neo che ritengo imperdonabile : necessita di sottotitoli. Quando la finirete, registi, di imporci un linguaggio incomprensibile se non agli abitanti di Roma e dintorni?
Sollievo Albanese, intanto eccellente attore, e poi, grazie! si capisce quel che dice!
Bravissimo Rossi Stuart, bello ma praticamente incomprensibile nel suo bofonchiare.
Troppo pochi gli scorci di Roma, peccato : gli Americani sono più furbi, le città ce le fanno vedere, così,senza enfasi, dolcemente.
Film da vedere, con il rammarico di non poter apprezzare fino in fondo una sceneggiatura che meriterebbe un Oscar, per quanto detto sopra.
Gli attori italiani,soprattutto giovani e giovanissimi, necessitano di scuole di dizione, non solo perchè sarebbe ormai ora di tornare a una lingua comprensibile, e se si vuole proprio sottolineare la regionalità, lo si può fare con garbo, senza gli eccessi diventati intollerabili. Poi per la frettolosità, il mangiarsi le parole, che è pessima modalità, diffusa anche negli attori già noti e di qualche valore. Un esempio : Martina Stella, brava, duttile, insopportabilmente frettolosa mangiaparole.
Se cominciassero Registi coi fiocchi come l'Archibugi, forse ci solleveremmo dal livello scarso del nostro cinema, terribilmente provinciale.
Altro esempio : il bellissimo Gomorra. Bellisssimo, degno dell'Oscar che si è fregato con un linguaggio rionale.
A.C.
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[+] provinciale per chi non sa scegliere.
(di marezia)
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[+] senza polemica: ma tu di dove sei?
(di pipay)
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manfredi 4ever
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sabato 18 aprile 2009
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bello e raffinato
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Due uomini hanno un infarto lo stesso giorno e stringono amicizia nella sala rianimazione.
Usciti dall'ospedale sentono ancora più forte la loro amicizia e nessuno dei due riesce a staccarsi dall'altro, sono l'uno indispensabile per l'altro.
Dopo Lezioni di volo, Francesca Archibugi torno dietro la macchina da presa con un film che stavolta non ha nessun confronto fra generazioni ma in primo piano vi sono due uomini più o meno della stessa età ma con occupazioni diverse, uno sceneggiatore, l'altro carrozziere.
Ne esce fuori una storia molto bella e raffinata anche grazie alla convincente prova dei due protagonisti Albanese e Kim Rossi Stuart.
Divertente la scena con Verdone che fa un cameo interpretando se stesso
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